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AZIONI PARALLELE QUADERNI D’ARIA

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AZIONI PARALLELE

QUADERNI D’ARIA

DirettoriGabriella B

Aldo M

Andrea B

Comitato scientifico

Ferruccio AUniversità di Parma

Riccardo AUniversidade de Campinas

Emilio BUniversità di Roma Tor Vergata

Pietro BUniversità di Bergamo

Remo BUniversity of CaliforniaLos Angeles, UCLA

Giuseppe CUniversità di Napoli “Federico II”

Fabio CUniversità di Catania

Enrique DUniversidad Nacional Autonomade México

János KAccademia Ungherese delle Scienzee Università di Budapest

Fabrizio LUniversità di Napoli “Federico II”

Gilberto LUniversità di Verona

Francesco MUniversità di Roma Tor Vergata

Teresa SSapienza Università di Roma

Miguel VUniversità di Buenos Aires

Paolo VSapienza Università di Roma

Comitato redazionale

Roberto C

Antonio Stefano C

Giuseppe D’A

Antonino I

Fiorinda L V

Enrico M

Gabriele M

Marcello M

Federica N

Riccardo P

Massimo P

AZIONI PARALLELE

QUADERNI D’ARIA

Azioni Parallele è il plurale dell’Azione parallela, il centro inesistente ol’impossibile motore del grande romanzo musiliano, contenitore mutevoledi pratiche discorsive aperte e di una sconfinata ontologia del possibile.L’Azione parallela è il Comitato che si riunisce sotto la guida del conteLeinsdorf per i festeggiamenti in occasione dei settant’anni di trono diFrancesco Giuseppe; in questa «occasione per far trionfare finalmente laverità» si trova coinvolto Ulrich, il protagonista, L’uomo senza qualità.

Ora, titolare una rivista di filosofia Azioni Parallele — rivista che con-tinua, sia pure in altre forme e in altre modalità, la precedente esperienzakainotica — significa delineare musilianamente segmenti e profili, campie ombre del presente minacciato dalla estinzione dei propri strumenti dirappresentazione, e rilevare al contempo (cioè marcare di un tratto indi-viduante) la filosofia come arte di svelamento e di scavo che porti anchead una pratica di saggezza e di ben vivere. Non ultima ragione è afferrareed esplorare paralleli lembi di saperi, di linguaggi, di reperti anche visivi etangibili, non in senso trans–disciplinare ma come accumulo, inserzione ecoesistenza di materiali, perché ogni oggetto, ogni problema, ogni eventosfugge a visioni immobili e a postazioni univoche.

Pertanto la rivista apre varchi laterali oltre l’asettico e asfissiante universodella specializzazione, che cancella — come afferma l’Ulrich musiliano —«certi interrogativi dal cuore degli uomini». Il nostro tempo fluido, magmati-co, reale e virtuale insieme, che solo il pensiero può far vedere dopo attentisopralluoghi e rapide deviazioni di forme e visioni, è ancora, malgradotutto, aperto.

Azioni Parallele

Quaderni d’aria

Annuario di filosofiaFascicolo ,

Dimenticarea cura di

Gabriella BaptistAndrea Bonavoglia

Aldo Meccariello

Contributi diGabriella Baptist

Andrea BonavogliaGiuseppe D’Acunto

Alexandru DragomirJohann Eduard Erdmann

Giovanna FrongiaAntonino Infranca

Aldo MeccarielloMassimo Piermarini

Copyright © MMXIVAracne editrice int.le S.r.l.

[email protected]

via Quarto Negroni, Ariccia (RM)

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Non sono assolutamente consentite le fotocopiesenza il permesso scritto dell’Editore.

I edizione: dicembre

Indice

Materiali

Editoriale. Per far memoria dell’oblio e ricordarsi didimenticare

Gemme di primavera, foglie d’autunno. Introduzionead Alexandru Dragomir, Sull’oceano dell’oblioGabriella Baptist

Sull’oceano dell’oblioAlexandru Dragomir

Saggi

The Internet is foreverAndrea Bonavoglia

Oblio e memoriaMassimo Piermarini

Itinerari

Mnemosine e Lete. Weinrich a proposito di oblio ememoriaGiuseppe D’Acunto

Dimenticare PalermoAntonino Infranca

Berlino. Topografie della memoriaAndrea Bonavoglia

Indice

Discussioni

Matteo Borri, Storia della malattia di AlzheimerRecensione di Giovanna Frongia

Günther Anders, Dopo Holocaust, Recensione di Aldo Meccariello

Marco Fortunato, L’offesa, la colpa, il fantasma. Muo-vendo da Caducità di FreudRecensione di Aldo Meccariello

Tony Judt, L’età dell’oblio. Sulle rimozioni del ’Recensione di Aldo Meccariello

Appendice

Del dimenticareJohann Eduard Erdmann

Sei schede sull’oblioa cura di Gabriella Baptist

Materiali

Azioni ParalleleISBN 978-88-548-8590-5DOI 10.4399/97888548859051pag. 11–12 (dicembre 2014)

Editoriale

Per far memoria dell’oblio e ricordarsi di dimenticare

Saper dimenticare è una fortuna più che un’arte. Le coseche si vorrebbero dimenticare sono quelle di cui meglioci si ricorda. La memoria non solo ha l’inciviltà di nonsopperire al bisogno, ma anche l’impertinenza di capitarespesso a sproposito.

B. G, Oráculo manual y arte de la prudencia

A Simonide, il virtuoso della memoria che voleva insegnarglicome ricordare tutto, Temistocle, il grande politico e militareateniese ormai bandito dalla patria, avrebbe risposto di preferirepiuttosto apprendere l’arte di dimenticare, in modo da evitarela sofferenza ossessiva che impongono i traumi e gli scacchi:« Nam memini etiam quae nolo, oblivisci non possum quaevolo » — infatti ricordo anche ciò che non voglio, e non riescoa dimenticare ciò che vorrei.

Se l’antichità e la modernità sono state caratterizzate piuttostodall’esaltazione della memoria e delle sue tecniche, il Novecentopiù tragico, certamente anche in seguito alle sue esperienzeestreme che ci impongono il dovere di non dimenticare, ha datospunto a riflessioni che, senza tradire l’imperativo del ricordare— quello Zahor che invita a onorare le vittime e il debito versoi trapassati —, hanno inteso restituire l’onore perduto al gestomisurato, giusto e pacificatore del voler sorvolare, si pensi soloagli studi di Paul Ricœur o alle indagini di Harald Weinrich. Masi pensi anche alle esperienze storiche che hanno evidenziato lo

. C, De fin., II, , § .

Editoriale

spessore politico del perdono difficile, arendtianamente capace disciogliere il passato alleggerendone il fardello, perdono che purenon sconfessa l’imprescrittibilità del crimine contro l’umanità,da contrapporre come un monito ai tradizionali usi tattici estrategici dell’amnistia, della grazia o del condono.

Nei tempi stressati e stressanti che indeboliscono il pensieroa favore dell’efficienza, che cosa dobbiamo ricordare, che cosadobbiamo ad ogni costo dimenticare? Sono quesiti urgenti che siimpongono alle nostre società multimediali, caratterizzate da uneccesso di conoscenze e di saperi che si accumulano in manieraimpressionante, al punto da mettere in forse, in senso nietzschea-no, i modi e la possibilità stessa di rievocare il passato. Si insegue,infatti, una memoria forsennata sempre più bulimicamente me-morizzante fino al parossismo del non poter più cancellare daarchivi mostruosamente onnipresenti ciò che magari imbarazzao offende. Nelle realtà sociali e politiche che invecchiando edeclinando da un lato si affannano in rottamazioni e discariche edall’altro si consegnano alla demenza e alla regressione, forse ènecessario saper dare nuovo lustro anche al cesello selezionatoree inventariante dell’oblio, perché quando si parla di oblio non sideve pensare necessariamente al contrario della memoria, piut-tosto a ciò che rende possibile la memoria stessa: certamentenon si tratterebbe di celebrare demolizioni scriteriate, ma di farespazio a un dimenticare illuminato che, non più antagonista delricordo, anzi come suo più geloso custode, additi la finitezza ela vulnerabilità, rammemorandone disfatte e conquiste. L’oblionon è solo il segno del reale, e del reale come evento, ma èesso stesso evento e, come tale, passibile di oblio. Il memento piùradicale non sarà più solo allora quello, ancora narcisistico, checi richiama alla nostra individuale mortalità, ma l’appello a ricor-dare che saremo dimenticati e ad essere perciò finalmente ancheun po’ più dimentichi di noi stessi, consapevoli dell’incompiutezza,ma anche della bellezza e libertà del finito.

Azioni ParalleleISBN 978-88-548-8590-5DOI 10.4399/97888548859052pag. 13–16 (dicembre 2014)

Gemme di primavera, foglie d’autunno

Introduzione ad Alexandru Dragomir, Sull’oceano dell’oblio

G B

Non si può certo sostenere che Alexandru Dragomir sia unfilosofo dimenticato, giacché questo presupporrebbe che eglisia stato precedentemente riconosciuto o che si sia affermatoin qualche modo. Invece la sua vicenda è quella di chi è statosommerso dai tempi bui nei quali è vissuto e ai quali si è volutoopporre nell’unica postura onesta della sottrazione, assumibiledall’intellettuale che non voglia essere un ciarlatano; ma la suastoria è stata anche quella di chi poi però è stato salvato dalnaufragio definitivo nell’oblio grazie alla generazione successi-va dei più giovani filosofi romeni, che nel suo destino hannovoluto riconoscere il compito del riscatto loro affidato.

Allievo di Heidegger e da lui altamente apprezzato per lalucida intelligenza nel partecipare alle discussioni del celebreOberseminar, come testimonia Walter Biemel, suo compagnodi studi a Freiburg, nell’ottobre del Dragomir è costrettoa lasciare gli studi perché reclutato in guerra. Dopo il ’, im-possibilitato a proseguire le ricerche dottorali, che comunquerisultavano ormai sospette per la nuova realtà politica romena,si guadagnerà la vita con disparati lavori subordinati e modesti,mai abbandonando peraltro gli interessi filosofici e le letture

. W. B, Erinnerungen an Dragomir, in « Studia Phænomenologica. Roma-nian Journal for Phenomenology », IV, , n. –: The Ocean of Forgetting. AlexandruDragomir. A Romanian Phenomenologist –, pp. –. Le informazioni su Ale-xandru Dragomir sono in gran parte riprese dai saggi pubblicati nel numero a luidedicato dalla citata rivista fenomenologica romena, cfr. in part. G. L, TheNotebooks from Underground, in ivi, pp. –.

Gabriella Baptist

poliglotte, clandestinamente perseguite. Solo nell’ultimo scor-cio degli anni Ottanta e negli anni Novanta del secolo scorsosi presterà a tenere seminari privati che lo faranno presto di-ventare una specie di segreto e leggendario campione dellafilosofia romena, rimasta ardente anche sotto la cenere delledevastazioni novecentesche.

Più o meno della stessa generazione dei vari Eliade, Ionesco,Noica, Cioran o Celan, nasce a Zalau, in Transilvania, nel dauna famiglia di intellettuali. Dopo studi di lettere e legge pressol’Università di Bucarest e dopo ripetute interruzioni per il ser-vizio militare, dal settembre del ’ è dottorando in filosofia aFriburgo grazie a una borsa di studio della Fondazione “Alexan-der von Humboldt”. Di Heidegger segue le celebri lezioni sugliInni di Hölderlin, su Parmenide ed Eraclito, oltre che semina-ri sulla Fenomenologia dello spirito di Hegel e sulla Metafisica diAristotele. Spirito socratico, in vita non volle pubblicare nulla,ma alla sua morte, nel minuscolo appartamento in cui abitavasono stati ritrovati centinaia di quaderni con commenti, appunti,microanalisi fenomenologicamente condotte su temi spesso trat-ti dalla banalità della vita quotidiana (quali lo specchio — brevesaggio che aveva preparato per la “scuola del sapere” di Con-stantin Noica —, l’errore, il risveglio, l’usura), ma anche analisisulle grandi questioni filosofiche del Novecento (per esempiosul tempo, l’unicità, l’attenzione).

. Il progetto di tesi sul concetto hegeliano di spirito, inizialmente concertata conMartin Heidegger, successivamente evolverà in un proposito di dissertazione, peraltromai presentata, su intuizione e dialettica in Platone, come scriverà dalla Romania inuna lettera a Heidegger del , fino all’autoironica considerazione, riportata in unanota dell’ gennaio del , in cui Dragomir, ormai quasi ottantenne, riconosce distar preparando una tesi di dottorato sotto la supervisione del buon Dio.

. Di Heidegger tradurrà in romeno con Walter Biemel, nella prima metà deglianni Quaranta, Was ist Metaphysik?, pubblicazione però rifiutata in Romania giacchél’autore era considerato persona non gradita agli occupanti tedeschi del tempo; latraduzione sarà successivamente pubblicata in Francia nel a cura di Virgil Ieruncain una rivista della diaspora intellettuale romena: « Caiete de Dor ».

. A partire dal la casa editrice Humanitas di Bucarest ha pubblicato diverseraccolte di suoi testi (Crase banalitat,i metafizice, Cinci plecari din prezent. Exercit,iifenomenologice, Caietele timpului, Semint,e, Meditat,ii despre epoca moderna) in parte

Gemme di primavera, foglie d’autunno

In uno dei suoi frammenti, datato al dicembre , cosìscrive:

I pensieri sono come alberi che gemmano in primavera, promessedi frutti, carichi di futuro; gli scritti sono come foglie d’autunno,estremamente colorate, ma presto disseccate, piene di nostalgia.Come le foglie d’autunno, scrivere ha la morte nel cuore.

Lasciamo al lettore la scelta di decidere se la breve riflessionesull’oblio che presentiamo rechi in sé piuttosto gemme foriere dimaturazioni future o non sia invece un’altra fascinosa foglia d’au-tunno che aggiungiamo alla raccolta di analisi sul tempo che ilNovecento filosofico, scientifico e artistico ha prodotto in grandequantità. Certamente vi si ritroverà l’eco delle celebri riflessio-ni fenomenologiche a proposito di ritenzioni e protensioni cheHusserl aveva affidato alle sue analisi sulla coscienza interna deltempo, notoriamente edite da Heidegger negli anni Venti. Si po-tranno poi anche leggere le riflessioni di Dragomir nella sequeladelle prospettive agostiniane e parallelamente alle coeve indagini

accessibili anche in altre lingue, cfr. A. D, Banalités métaphysiques, éd. par G.Liiceanu et C. Partenie, Paris, Vrin, ; I., Les Cahiers du temps, tr. par R. Otal,Paris, Vrin, ; I., Chronos. Notizbücher über Zeit, hrsg. von B. Minca, C. Partenie,Würzburg, Königshausen & Neumann, in corso di stampa, annunciato in uscitaper il dicembre . Su Dragomir si veda anche C. C, Philosophy withoutFreedom: Constantin Noica and Alexandru Dragomir, in I. Copoeru, H.R. Sepp (ed. by),Phenomenology , vol. III: Selected Essay from Euro–Mediterranean Area, Bucharest,Zeta Books, , pp. –, in part. pp. – (accessibile anche in rete all’indirizzo:www.academia.edu//Philosophy_without_Freedom_Constantin_Noica_and_Alexandru_Dragomir). Si veda anche il sito dello “Alexandru Dragomir — In-stitute for Philosophy”, fondato nel sotto gli auspici della Società romena diFenomenologia e diretto da Cristian Ciocan: http://institute.phenomenology.ro

. Cit. in C. P, Archive Relief. Dragomir’s Perspective, in « StudiaPhænomenologica », IV, , n. –, cit. alla nota , p. .

. E. H, Vorlesungen zur Phänomenologie des inneren Zeitbewusstseins, hrsg.von M. Heidegger, Halle, Niemeyer, (« Jahrbuch für Philosophie und phänomeno-logische Forschung », Bd. ); cfr. anche I., Zur Phänomenologie des inneren Zeitbewusst-seins (–), hrsg. von R. Boehm, Husserliana. Gesammelte Werke, Bd. , Den Haag,Nijhoff, ; trad. it. di A. Marini, Per la fenomenologia della coscienza interna del tempo(–), Milano, FrancoAngeli, .

Gabriella Baptist

ricœuriane su La memoria, la storia, l’oblio. Indubbiamente alcunitratti dovranno essere considerati nella loro originalità, sugge-stione e profonda dirittura intellettuale: per esempio la stessaimmagine dell’oceano dell’oblio — il cui solo orizzonte certo ènel soccombere — e del lago del ricordo che garantisce riparo esalvataggio, quasi a sottolineare la consustanzialità liquida di me-moria e oblio, riformulando al tempo stesso la celebre metaforakantiana dell’oceano tempestoso della parvenza che circondereb-be l’isola dell’intelletto. Interessante risulta anche la messa inguardia contro gli errori e le distorsioni della memoria, così comelo scetticismo sull’onestà selettiva del “canone” culturale, spessoispirato dalla moda del momento. Ma soprattutto colpisce il trat-to socratico dell’accentuazione di un non sapere/dimenticare alquale siamo inevitabilmente consegnati e poi commuove, perchéha il tono amaro della testimonianza, la consapevolezza dolorosadel fatto che anche le civiltà muoiono, che la regola è il naufragio,rispetto al quale assai poco riesce a salvarsi e a sopravvivere. Lariflessione di Alexandru Dragomir sull’oceano dell’oblio diventaallora un appello ad essere consapevoli dell’immane lavoro dicernita affidato ad ogni tradizione e insieme un invito a ricordaretutti quei cadaveri abbandonati sul fondo, nell’auspicio che, conShakespeare/Benjamin/Arendt, i loro occhi possano diventareperle e coralli le loro ossa, invulnerabili alla decomposizioneindotta dagli elementi e ormai solo in attesa di un palombaro.

. P. R, La mémoire, l’histoire, l’oubli, Paris, Seuil, ; trad. it. di D. Iannotta,La memoria, la storia, l’oblio, Milano, Raffaello Cortina Editore, .

. I. K, Kritik der reinen Vernunft, A /B –; trad. it. di P. Chiodi, Criticadella ragion pura, Torino, UTET, , p. . Per Paul Ricœur i ricordi si distribuisconoin arcipelaghi separati da abissi, cfr. P. R, La mémoire, l’histoire, l’oubli, cit., p. ;trad. it. cit., p. .

. Cfr. H. A, Walter Benjamin, in « Merkur », XII, , pp. –; trad. it. acura di L. Ritter Santini, Walter Benjamin: l’omino gobbo e il pescatore di perle, in Il futuroalle spalle, Bologna, il Mulino, , pp. – (il riferimento è a W. Shakespeare, Thetempest, ,: « Full fathom five thy father lies; / Of his bones are coral made: / Thoseare pearls that were his eyes » — « A cinque tese tuo padre è sepolto; / coralli gli si sonfatte le ossa; / son perle gli occhi nel suo volto »).

Azioni ParalleleISBN 978-88-548-8590-5DOI 10.4399/97888548859053pag. 17–21 (dicembre 2014)

Sull’oceano dell’oblio∗

A D

Non intendo avanzare una tesi particolare; la mia sola ambi-zione è quella di condividere con voi ciò che mi sembra esserel’oblio.

Tutto ciò che ci accade è còlto. Per dire il modo in cui co-gliamo tutto ciò che ci accade Husserl ha utilizzato il termine“ritenzione”. Tutto ciò che mi accade mi è dato in modo ri-tenzionale, il che significa, per esempio, che quando ricordoche qualcuno mi ha detto una certa cosa — diciamo: che avevodetto una stupidaggine — io ricordo sia quando, sia in qualeoccasione questo mi è stato detto. Certamente è possibile cheio abbia trattenuto erroneamente nella memoria qualcosa chemi è successo: non era stata quella persona a dire che avevodetto una stupidaggine, ma un’altra; non lo aveva detto esatta-mente a quel modo, ma in un altro; anche il momento in cui lo

∗ La traduzione è stata inizialmente effettuata a partire dalla versione inglese(About the Ocean of Forgetting) pubblicata in « Studia Phaenomenologica », IV (),n. –, pp. –, è stata successivamente confrontata con la traduzione in france-se, Sur l’océan de l’oubli, in A. D, Banalités métaphysiques, Paris, Vrin, ,pp. –, così come con il testo originale in lingua romena, Despre oceanul ui-tarii, in I., Crase banalitati metafizice, Bucuresti, Humanitas, , pp. –. Latraduzione in italiano avviene grazie alla gentile autorizzazione della casa editriceHumanitas, detentrice dei diritti d’autore, e grazie alla generosa mediazione delprof. Cristian Ciocan, direttore dello “Alexandru Dragomir — Institute for Philo-sophy”, fondato nel sotto gli auspici della Società romena di Fenomenologia.Ringraziamo entrambi con viva cordialità. [N.d.T.].

. Questo testo raccoglie una delle numerose “piccole conferenze” tenute daAlexandru Dragomir a partire dal . Queste erano presentate nel corso dei nostriincontri come delle “comunicazioni brevi” di o minuti, di fatto si trattava ingenere di meditazioni ispirate dalle realtà con le quali tutti ci confrontavamo dopo ildicembre del . Il testo si basa sulla trascrizione di una registrazione approntatada Sorin Vieru [N.d.R.].

Alexandru Dragomir

ha detto può essere stato memorizzato in maniera erronea. Inogni caso la costituzione della nostra memoria ha comunquequeste due caratteristiche: riteniamo nella memoria ciò che ciaccade e ricordiamo sempre anche le circostanze dell’evento euna certa data a questo connessa. Questa “ritenzione”, comela chiama Husserl, costituisce man mano il nostro capitale diricordi, indipendentemente dal fatto che questi ricordi possanoalterarsi con il passare del tempo, sia riguardo al loro contenutoche rispetto alla loro datazione.

Di fatto, se rifletto su che cosa accade alle cose che trat-teniamo nella memoria, posso distinguere tre situazioni: inprimo luogo queste possono essere trattenute correttamenteper un lungo periodo, cosicché me le ricordo dopo qualchegiorno, dopo un anno o dopo diversi anni. Oppure, in secondoluogo, posso trattenerne il ricordo, ma, come stavo dicendo,con errori di contenuto o di datazione. Oppure, infine, possosemplicemente dimenticare sia che cosa è accaduto, sia in qualicircostanze, sia quando esattamente.

Se le cose stanno così, allora dovremmo chiedere — anchese la questione può forse essere mal posta — quanta oggettivitàabbiano i nostri ricordi. Quante delle cose che ci sono successesono ritenute nella memoria e quante di quelle trattenute lo sonocorrettamente sotto ogni aspetto? Coloro che hanno una buonamemoria preservano i loro ricordi nel loro contenuto e secondola loro datazione. Se, d’altro canto, alteriamo qualcosa di ciò cheè avvenuto, questo significa che avviene una deformazione dellafacoltà della memoria. Questo non significa affatto che si ha ache fare con una malattia mentale. Un gran numero di motivipossono indurre una persona a deformare i suoi ricordi, sia poiche questo avvenga coscientemente o resti inconscio.

Ma che cosa significa dimenticare? La risposta è alla portata diciascuno: dimenticare significa perdere qualcosa di ciò che soo di ciò che ho saputo una volta. È evidente che non posso di-menticare qualcosa che non ho mai saputo. Comunque a questopunto sento il bisogno di sollevare un problema che solitamentenon siamo soliti porre e al quale non è facile dare una risposta:

Sull’oceano dell’oblio

quanto si dimentica, e perché, e quanto si ritiene invece nellamemoria, e perché, di ciò che si è saputo una volta? Una rispostaindubbiamente corretta, ma solo provvisoriamente, potrebbeessere: noi tratteniamo nella memoria e ci ricordiamo quandoe per tutto il tempo in cui siamo interessati all’oggetto ricordato.Oggetti che non hanno per noi più alcun interesse hanno lamassima probabilità di essere dimenticati e perduti. E allo stessomodo, quando non dimentichiamo che cosa ci è successo e ciòche abbiamo saputo? Quando il ricordo resta vivo in noi perragioni che riguardano la nostra vita interiore.

Comunque nel dare una risposta del genere restiamo, conHusserl, su un piano soggettivo. Ma mi interesserebbe saperequanto si trattiene nella memoria e quanto si dimentica ogget-tivamente di tutto ciò che avviene e di tutto ciò che sappiamo.E qui la risposta, sebbene sia evidente e semplice, è in realtàsorprendente: si perde molto di più di quanto si tiene a mente.Un vero e proprio oceano di cose entra nel regno dell’oblioin confronto con la scarsità di ciò di cui ci ricordiamo e chesappiamo. E giacché esiste un vero e proprio baratro tra quan-to avviene realmente e quanto si trattiene nella memoria, illavoro della ritenzione di quanto è successo diventa subito si-gnificativo. E qui di nuovo è importante constatare che alcunecose accadono e il loro ricordo è coltivato, mentre altre sonoabbandonate all’oblio, come si dice in romeno. Parte delle re-sponsabilità dei ministeri della cultura dappertutto nel mondoconsiste precisamente in questo mantenimento del ricordo diciò che è unanimemente considerato degno di essere ricordatoe che perciò non deve essere lasciato in preda all’oblio. Tuttorientra in questa rubrica, dalle pietre tombali, alle chiese, aimonumenti e persino i discorsi. Si tratta sempre di due piani di-stinti: l’evento in quanto tale e il lavoro necessario a mantenereil ricordo di questo evento. E se parliamo di oblio è precisamen-te perché ci preoccupiamo del lavoro necessario a mantenere ilricordo. Quando parlo de « il lavoro del mantenere il ricordo »,ho in mente una delle più importanti attività umane, un’attivitàche ha le sue tecniche, che comporta un’istituzionalizzazione

Alexandru Dragomir

e fa ricorso a specifici mezzi di azione nella sfera interiore espirituale.

Nonostante esista tutta questa attività, nonostante tutti glisforzi umani possano ottenere risultati importanti, resta il fattooggettivo che la maggior parte della realtà finisce nel domi-nio dell’oblio. Come ho già detto, abbiamo un intero oceanodell’oblio in confronto col minuscolo lago del ricordo. Ma cio-nonostante lo sforzo immenso del preservare deve essere con-siderato separatamente. È impressionante il fatto che possiamoancora leggere — dopo . anni! — l’Iliade e l’Odissea. Inlinea generale tutta la nostra cultura consiste in effetti di tuttociò che si è potuto salvare dal naufragio dell’oblio.

Comunque, si profila un nuovo problema: nel salvare tuttociò che riesce a salvare, lo spirito umano applica sempre unagiusta misura? Ci affrettiamo a rispondere: se oggi sappiamochi è Omero è solamente perché . anni fa egli ha creatodei veri e propri capolavori. Diciamo lo stesso di Shakespeare edi un gran numero di altri eiusdem farinae. Siamo poi inclini acredere, quando si tratta delle creazioni dei nostri tempi, chesi preserverà ciò che è di maggior valore e solo per il fatto cheha un valore. Ma ho molti dubbi in proposito. Perché? Perchéla misura che si applica a queste creazioni, in altre parole ilnostro giudizio, appartiene ad un certo Zeitgeist. Consentitemidi proporre il primo esempio che mi viene in mente. Quandoero uno studente, ci chiedevamo chi fosse il più grande poetadel nostro tempo. Come gli altri, io credevo e insistevo for-temente sul fatto che, per quanto riguardava la poesia, Rilke,l’autore dei Sonetti e delle Elegie, fosse insuperabile. Che eglifosse né più e né meno che un nec plus ultra. Soprattutto dopoessermi sforzato di padroneggiare il tedesco dei Sonetti a Orfeo,tutto mi sembrava essere di una bellezza senza pari. Dopo lagrande stagione di Goethe e Schiller, gli altri poeti sembravanodei pigmei in confronto con Rainer Maria Rilke. Egli saliva sulpodio della poesia universale ottenendo la medaglia di bronzo,se non la medaglia d’argento. Così ho incominciato a pensareche Rilke rappresentasse il culmine insuperabile della poesia