AZIONI INNOVATIVE INTEGRATE PER L'INCLUSIONE SOCIALE · progettare e attuare un intervento che, ha...

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1 REPORT (Aprile 2013 - Maggio 2014) (A cura di: Moira Fusco) P.O. Puglia FSE 2007-2013 - Asse III - Inclusione Sociale, Avviso n. 6/2011 Progetti innovativi integrati per l'inclusione sociale di persone svantaggiate - approvato con Decisione C (2007) 5767 del 21/11/2007 COMUNITÁ S. FRANCESCO AZIONI INNOVATIVE INTEGRATE PER L'INCLUSIONE SOCIALE

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REPORT(Aprile 2013 - Maggio 2014)

(A cura di: Moira Fusco)

P.O. Puglia FSE 2007-2013 - Asse III - Inclusione Sociale, Avviso n. 6/2011Progetti innovativi integrati per l'inclusione sociale di persone svantaggiate -

approvato con Decisione C (2007) 5767 del 21/11/2007

COMUNITÁ S. FRANCESCO

AZIONI INNOVATIVE INTEGRATEPER L'INCLUSIONE SOCIALE

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Il Progetto “Isola” nasce per rispondere all'esigenza di far fronte in modo significativo,alle dinamiche complesse di (re)inserimento nel mercato del lavoro di un targetspecifico di destinatari individuati nell'ambito della definizione di “soggetto svantaggiato”.

Soggetto attuatore dell'intervento, la cooperativa “Comunità S. Francesco”, presentedal 1996 sul territorio regionale, con servizi alla persona finalizzati al miglioramento dellaqualità di vita delle fasce più fragili di popolazione.

Con l'attuazione di “Isola”, “Comunità S. Francesco” è riuscita a cogliere e rilanciarela novità introdotta dalla Regione Puglia - Partner Finanziatore del Progetto - attraversole finalità previste dall'Asse III - Inclusione Sociale del P.O. FSE Puglia 2007/2013, chepone in connessione formazione professionale, inserimento lavorativo e inclusionesociale e contribuisce al conseguimento del 5° obiettivo prioritario “Poverty/socialexclusion”, declinato, altresì, all'interno della nuova Strategia Europea 2020, al finedi “diminuire il numero di persone a rischio di povertà e di esclusione sociale”.

“Mission e vision” di “Comunità S. Francesco” è quella di offrire, alle destinatarie/beneficiarie del Progetto, l'occasione di sperimentare una reale esperienza di inserimentolavorativo, beneficiando dello strumento di borsa-lavoro per la durata di 12 mesi, - 1mese di attività di formazione in aula, 11 mesi di inserimento in azienda -, e di unProgetto Individualizzato di inclusione sociale, orientato alla piena e autonomaintegrazione sociale di ogni singola partecipante.

Beneficiarie del Progetto sono state: donne sole con figli e in situazione di fortedisagio sociale e economico - rispettivamente per gli Ambiti Territoriali Sociali di Maglie,Campi Salentina e Putignano -, individuate dai Servizi Sociali degli Ambiti di appartenenza,in collaborazione con gli altri Servizi Territoriali.

La necessità di mantenere sempre vivo il focus sulla centralità delle beneficiarie, reseprotagoniste attive del loro processo di inserimento e di cambiamento esistenziale, siconiuga nell'intero iter progettuale con l'utilizzo di una “metodologia partecipata” chepunta alla responsabilizzazione, ma anche alla sensibilizzazione di tutti gli attori socialicoinvolti nell'azione di promozione e sostegno di interventi integrati sul territorio, garantendoil superamento di una visione meramente assistenzialistica e ponendo le basi per unnuovo “welfare inclusivo”.

Stakeholder dell'iniziativa progettuale sono stati gli Ambiti Territoriali Sociali, unitàterritoriali di base coincidenti con i distretti socio-sanitari, che costituiscono il livello digoverno locale delle politiche sociali, e che mediante lo strumento del Piano Sociale diZona, possono essere considerati il luogo di incontro delle istanze provenienti dai territoriche le compongono, configurandosi come attori principali di un percorso di co-progettazione

PREFAZIONE: SCENARIO E MOTIVAZIONI PROGETTUALI

che preveda un processo di coinvolgimento degli enti locali, dei servizi pubblici e privati,ma anche di tutta la società civile, dell'associazionismo, del volontariato e della cooperazione.

Oltre agli Ambiti Territoriali Sociali, la scelta progettuale abbracciata da “Comunità S.Francesco”, ha compreso il network e il coinvolgimento interistituzionale delle associazioniimprenditoriali, di enti di formazione, delle organizzazioni del Terzo Settore, e lacollaborazione di Servizi Territoriali (oltre ai Servizi Sociali, Consultori Familiari, CentriAntiviolenza, UEPE, CSM, Ser.T), per la elaborazione, definizione e condivisione delProgetto Individualizzato di inclusione sociale. Il risultato tangibile è stato l'avvio diun significativo processo di aiuto e di auto-orientamento delle stesse beneficiarie,finalizzato, oltre all'obiettivo primario di rientro nel mondo del lavoro, anche al recuperodell'autostima, alla riscoperta e al potenziamento delle proprie abilità lavorative ecompetenze sociali e ad un accompagnamento “mirato”, volto ad evitare il rischio dipossibili fallimenti.

Elementi centrali per la riuscita del percorso si sono rivelati il supporto dell'EquipePsico -Socio - Pedagogica e della figura della Tutor, parte del Gruppo di Lavorocostituito per “Isola”, che hanno curato la messa in atto delle varie fasi degli interventiattraverso: attività di formazione, momenti di consulenza individuale, al fine di garantireil buon andamento del progetto personalizzato con interventi differenziati e personalizzati,così come previsto dalla L. 328/00.

Si auspica che la restituzione e diffusione dei risultati dei presenti percorsi progettuali,unita all'individuazione dei bisogni e delle attese espresse dalle stesse beneficiarie,possano tradursi in valido feedback per lo sviluppo futuro di esperienze simili, di significativaportata, e nell'elaborazione di policies centrate sulla multidimensionalità dei bisogni deibeneficiari finali.

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I dati illustrati nel presente Report si propongono di offrire una testimonianza tangibiledell'intervento promosso sul territorio da “Comunità S. Francesco” in favoredell'inclusione sociale di fasce deboli di popolazione.

L'inclusione sociale rappresenta, ancora oggi, una sfida decisamente complessa. Viviamoin una società caratterizzata da quella che Zygmunt Bauman chiama la “modernitàliquida” che si “autoriproduce sulla base della precarizzazione dell'esistenza e sullosviluppo del senso di insicurezza e di angoscia di fronte a un futuro che non offreoccasione di mostrare una direzione precisa 1” . Una precarietà che si ripercuote fortementesulla possibilità di parlare e realizzare progetti di vita, che traccia dimensioni di disuguaglianzasempre più marcate che si accompagnano a una riduzione dei diritti della persona: dirittisociali, diritto al lavoro, diritto all'istruzione, alle cure, diritto ad un alloggio dignitoso.

In questo quadro di riferimento, parlare di inclusione sociale, significa partire da unriconoscimento totale dei diritti di ogni persona in ogni sfera esistenziale, e garantirel'uguaglianza delle opportunità che si concretizza solo rendendo ogni individuo ingrado di agire e scegliere in piena autonomia. Occorre porre ogni soggetto nella condizionedi riappropriarsi delle capacità possedute, e di quelle attivabili, fornire gli strumenti checonsentiranno quel salto qualitativo per far si che ogni individuo si auto-riconosca evenga riconosciuto nel tessuto sociale: questo processo passa attraverso il recuperodell'identità e la capacità di darsi e ricoprire un ruolo.

Il lavoro è il principale mezzo di assunzione di un ruolo all'interno della società, oltread essere un elemento strettamente connesso con l'identità e la dignità umana. Il lavoromotiva l'essere umano a vivere, dandogli una percezione di “utilità” che investe più livelliesistenziali, da quello economico, fino a quello più profondo del valore umano.

Comunità S. Francesco ha fatto propri tali assunti, e muovendo da essi, ha saputoprogettare e attuare un intervento che, ha consentito alle destinatarie di sperimentareun'esperienza autentica per rimettersi in gioco e riconquistare un posto in quella societàche troppe volte le aveva ricacciate fuori perché pregna di pregiudizi.

Nel presente lavoro, la scelta di assegnare, già in prima battuta, centralità alle storiee ai vissuti delle beneficiarie, diviene pertanto, frutto di una decisione riflettuta eintenzionale, nella convinzione che solo partendo da essi, potranno comprendersi i risultatiemersi al termine del percorso delle borsiste, oggetto di valutazione nella parte finaledella presente analisi.

La prima parte del Report (Cap. 1) riporta alcune storie di vita delle beneficiarie del

INTRODUZIONE

1 Zygmunt Bauman, Modernità liquida, Laterza, Roma, 2006.

Progetto, risultato delle interviste somministrate durante la fase di “Ricerca - Azione”,e nelle quali le destinatarie si raccontano alla scrivente con un bisogno urgente dicomunicare quasi palpabile, emblematico del mutamento profondo che l'esperienza diborsa-lavoro sta generando in esse. Un cambiamento nella percezione, consapevolezzae centralità di sé, che segna un vero e proprio recupero dell'identità di ognuna:un'identità fatta di emozioni rielaborate e incanalate in direzioni più costruttive, colmadi attese, speranze, di capacità progettuale maturata.

La seconda parte (Cap. 2) si sofferma invece, sull'analisi dei punti nevralgici e delle fasidi sviluppo di “Isola”, ponendo in rilievo le caratteristiche del processo metodologicoattuato che si identifica con il modus operandi e con l'identità costitutiva di “ComunitàS. Francesco”.

La centralità assegnata alle beneficiarie del Progetto si attua attraverso una metodologiapartecipata che, lavorando sul doppio binario formazione-orientamento e monitoraggio-tutoraggio nel contesto aziendale, rende possibile il conseguimento della piena integrazionein azienda, lo sviluppo di competenze tecnico-specifiche e trasversali, nonché l'acquisizionedi strumenti fondamentali per la ricerca autonoma di lavoro.

Il Cap. 3 affronta la valutazione qualitativa dei risultati raggiunti dalle beneficiarie,utilizzando lo strumento d'analisi delle interviste, che hanno consentito, attraverso ledirette testimonianze di tutti gli attori coinvolti nella realizzazione di “Isola”, di effettuareun bilancio sui percorsi di borsa- lavoro, offrendo riflessioni utili in vista di futuriinterventi.

Sarebbe auspicabile che la collaborazione tra i vari stakeholder e gli attori menzionatisi traduca in partenariati su finalità condivise, che comprendano anche le aziende delsistema produttivo locale, ponendo, ancora una volta, al centro le priorità delle fasce piùdeboli di popolazione.

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Storie di vita..storie di donne,di emozioni,di identità ritrovate

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Donna che sogni la libertàmentre ti perdi tra gli anfratti di ricordi lontani,come madre mai stancaraccogli quelle voci all'unisonodi donne sospese tra onde di oceani dimenticati.Donna che sogni la leggerezza dell'animoancora calde le ferite lambiscono la pelle a tratti inerme,canto di malinconia affidato alla danza ciclica del ventonella storia identica da secoli.Tracci le distanze tra presente e passatoe rivivi nel futurocon l'intensità di un caldo mattino d'estateancora intriso dal profumo della pioggia notturna.Non è la paura che ti contraddistingue,ma il coraggio di osare nella tua ricerca di senso.Donna dai profili estranei all'immobilità quotidiananon concedi il passo all'occasione dei rimpianti,stringi forte tra le mani levigateil desiderio ardente di libertà e riscatto,mentre affondi dolcementein quel cielo rapito a una notte d'estatele tue speranze colorate di follie senza tempo, né fine.

“Una voce di donnaper tutte le donne”

Moira Fusco

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1. “Le emozioni che accolgono il cambiamento”

(Storia di C., anni 37)

Quanta forza ci vuole per lasciare uscire fuori le emozioni quando salgono alla gola?Siamo sempre in grado di farlo davvero?

C. mi guarda dritta negli occhi, non abbassa mai lo sguardo, sembra quasi voglia leggermidentro, per assicurarsi che la stia ascoltando fino in fondo. Mi parla di lei, di quelle“emozioni” che la Psicologa le ha detto di lasciare esplodere con tutta la tempesta chesi portano dentro.

“Ho un passato di violenza profonda, mio marito era molto violento con me e i miei figli.L'ho lasciato, me ne sono liberata, ma di quelle emozioni che salgono in gola, di quelledavvero non mi libero mai!”.

C. non è fatta per i giri di parole e in pochi minuti eccola lì a parlarmi della sua vita, quasicome ci conoscessimo da sempre, con un desiderio viscerale di dar voce a quel passatoche fa ancora sentire, in modo prepotente, tutta la sua presenza: un suono tonfo cheirrompe tra il silenzio di quei suoi ricordi. Un marito violento, il percorso di sostegno conun'associazione anti-violenza di Bari, il supporto psicologico per rielaborare le emozioninegative, per lasciarle scivolare via dalla pelle raccogliendo ciò che di “pulito” rimanein una vita ancora così giovane, ma già colma di esperienze a tratti devastanti.

Eppure la sofferenza non è bastata ad arrestare la forza di C., una donna che combatteper quei sogni dei suoi figli che amano così tanto la danza. Un domani, spera di vederliballare “in qualche Compagnia importante”, di quelle che viaggiando ovunque hanno lafortuna di conoscere il mondo.

La violenza fisica e ancor più, quella psicologica, non si rimuove mai dal corpocompletamente e nemmeno dall'anima. I ricordi e le emozioni giocano la loro parte, nellamaggior parte dei casi contraria all'equilibrio che faticosamente si cerca di ricostruire.La restituzione del valore di sé alla donna vittima di violenza, il riconoscimento del suoessere donna in tutte le infinite risorse che il suo mondo interiore contiene è il punto dalquale bisogna partire.

C. lo ha fatto quando ha tirato fuori quel male sordo accumulato negli anni, cercandoqualcosa che potesse riconoscerle il suo valore di donna e anche di madre. Il lavoro èstato il primo spiraglio di luce, la prima possibilità di recuperare la “forma” del mondocircostante, come quando si cammina nella nebbia per ore senza scorgere nulla, soloquando si fa meno fitta si riesce a intravedere di nuovo cosa c'è intorno: “L'inizio di unlavoro stabile per me è stato come vedere la luce! Il lavoro è vita e la possibilità di aiutarei miei figli a realizzare il sogno della danza. Sono proprio bravi, sognano di andare a

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Milano con l'hip-pop, speriamo! E' come se fossi ritornata nel mondo..”. Un mondo dalquale per troppo tempo C. era rimasta fuori.

Oggi C. lavora da quasi un anno in un Bar-Pasticceria del suo paese grazie a un Progettodi inclusione sociale, “Isola”, del quale le ha parlato l'Assistente Sociale del Comune,una borsa lavoro di dodici mesi, che lei spera si possa concretizzare in una possibilitàlavorativa più duratura, una svolta non da poco per la sua vita. Dapprima cliente, oradipendente della “Boulangerie dolce-salato”, che descrive con evidente orgoglio: “Iltitolare conosce bene il suo mestiere, si è conquistato la nomina di “Ambasciatore delGelato nel mondo”. Mi piace molto il mio posto di lavoro, sento di essere a “casa mia”.Abbiamo vinto la fiera del gelato con il nostro gusto di mandorla-miele, una cosa daprovare, non perché ci lavoro io, ma è buonissimo!”.

C. è nel laboratorio della pasticceria dal lunedi al venerdi: ha cominciato con la preparazionedegli impasti per poi passare alla fase più complessa della cottura e della conoscenzadei macchinari per fare il gelato. Un mondo del tutto nuovo per lei rispetto ai “soliti lavoridi pulizia”, che ha saputo incuriosirla, stimolarla nel mettersi alla prova, farle comprenderel'importanza di non mescolare la vita privata con quella professionale: “La mia titolaremi dice sempre che al lavoro si deve pensare solo a quello che si sta facendo e chedopo, quando siamo fuori, possiamo avere anche il tempo di una chiacchierata”.

Non è stato semplice per C. scindere i vissuti personali dai momenti lavorativi, non cederealla tentazione di dare voce a quei pensieri “che quando meno te lo aspetti ti sorprendono”.La sensibilità della titolare e il supporto dell'equipe di progetto si sono rivelati fondamentalinel garantire quel supporto necessario ad una adeguata gestione delle sue ansie,all'acquisizione di un metodo di lavoro fruibile anche in futuro e che le permettesse dinon inficiare la produttività e la sua crescente voglia di fare.

Probabilmente, ciò che ha fatto scattare il cambiamento che C. percepisce in sé stessaquando con voce carica di emozione dice “Mi sento diversa.. sento di dare tanto e diricevere tanto”, è racchiuso nella parola “fiducia”, qualcosa che forse fino a oggi nonaveva mai provato in modo totale: la fiducia di essere in grado di portare a termine quantole viene assegnato; di essere una persona con un valore profondo; di essere una buonamadre in grado di offrire la dovuta serenità ai figli.

C. è una donna che ha ritrovato il desiderio e il piacere di curare se stessa “Ho ripresoa mettermi lo smalto il fine settimana”, racconta sorridendo con fare misto a un po' divergogna, quella vergogna sana che sa di pudore e al tempo stesso di donna che esprimesenza timore la propria femminilità. Non ha smesso di credere in sé stessa e nella vita,al futuro chiede di continuare ad avere un'occupazione stabile perché sa cosa significala povertà dei mezzi economici. Oggi sente di avere acquisito qualcosa in più rispetto

al passato: delle competenze nuove da spendere, una maggiore sicurezza e capacitàdi proporsi, la volontà di cambiare i giorni che ancora devono arrivare, ma sono lì chela aspettano: “Se uno ha la volontà di cambiare può farlo! Certo, i segni lasciati sul corpoquelli non te li scordi mai, ma se uno vuole cambiare per ricominciare lo può fare davvero,io ci credo!”. C. non potrà rimuovere quanto ha vissuto, ma è intenzionata a sceglieresenza intrusione alcuna, quale forma dare al proprio futuro, cosa “regalarsi” in nomedi un rispetto che deve prima di tutto a sé stessa in quanto donna che ha il pieno dirittodi vivere con quella serenità dell'animo, che offre la lucidità di perseguire gli obiettivi chesi pone ogni giorno.

Il lavoro ha spinto C. verso una maggiore conoscenza delle proprie fragilità ed emozioni,le ha insegnato che solo una rielaborazione interiore costante, seppure per certi versiinnegabilmente dolorosa, potrà essere garanzia di superamento e di una progettualitànuova dalla quale potrà ripartire.

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2. “La volontà inarrestabile di ritrovarsi”

(Storia di A., anni 44)

Prima di incontrare A. non avevo idea di cosa fossero gli “alveari di cartone”: “Li conoscigli alveari? Sono dei divisori che si mettono nei cartoni che contengono le bottiglie. Ecco,io faccio proprio quelli nello scatolificio e mi piace un sacco perché è creativo! ”, mispiega A. mentre inizia a raccontare la sua esperienza di borsa lavoro e tutto quello chel'ha preceduta.

E' una donna giovane, dinamica, parla in modo rapido, quasi faccio fatica a seguirla,entusiasta di quanto sta vivendo grazie al nuovo lavoro. Il confine con il suo passato,nonostante la presenza dell'ex compagno che a fasi alterne compare ancora nella suavita, sembra essere ben definito con intromissioni nel presente ben contenute.

La vita di A. fino a oggi è stata molto “travagliata”, come lei stessa spiega: due compagni,due relazioni finite male e due figlie: “Ho avuto un trascorso particolare con il mio ex-marito, molto turbolento e ora mi ritrovo di nuovo a fare la “crocerossina”: lo aiuto perchéè stato colpito da un ictus, ma lo faccio con una consapevolezza diversa rispetto alpassato. Siamo stati sposati 23 anni, ne avevo 19 quando mi sono sposata. E' stato unmatrimonio sempre travagliato che si è distrutto nel corso degli anni perché, a volte, siprendono “cattive strade”.. Per questo ho deciso di separarmi, ma non è stato semplice,a causa di questa mia scelta ho subito aggressioni, violenze verbali e fisiche. Non ègiustificabile, lo so, ma comunque “non era in lui”… Avevamo un'attività insieme, tuttoperso, tutto distrutto: non era più lui”. A. ha subito una doppia perdita: la fine di unmatrimonio e di una attività nella quale aveva investito ogni sua energia, nella speranzache “agendo per il bene della famiglia” qualcosa potesse cambiare. E' una donna cheha assistito agli effetti distruttivi della droga nella sua interezza: al dolore della violenzafisica subita, ha aggiunto la lacerante destabilizzazione di chi vede la persona amatastravolgersi nel corso degli anni, fino quasi a non riuscire più a riconoscerla.

“La vita ti chiama a superare delle prove e tu devi essere pronta a rispondere: se nonce la fai vai giù con lei”. La capacità di richiamare tutta la propria forza interiore, perriprendere in mano quel poco che è rimasto in nome di due figlie che meritano risposteconcrete, è quello che A. ha cercato di fare: “Dal primo momento che ho deciso dichiedere istanza di separazione ho dovuto continuare a subire le persecuzioni di miomarito che non si rassegnava al fatto di averlo lasciato, ma non potevo permettermi didimenticare di avere due figlie, la forza me l'hanno data loro. Ho cominciato a chiederedi lavorare ovunque, in tutti gli alberghi del posto e così ho iniziato a fare attività dipulizie”.

Il lavoro è per A. “indipendenza: la soddisfazione di farcela da sola; il lavoro per me è

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vita”, una vita che necessariamente deve rinnovarsi trovando il modo di andare avanti.

Mentre A. è impegnata a lavorare negli alberghi il fine settimana, si fa strada un'opportunitàinaspettata: l'Assistente Sociale del Comune che conosce la sua delicata situazionefamiliare, le prospetta di prendere parte a un progetto di inclusione sociale, “Isola”, perdonne sole e in condizioni disagiate. L'idea di portare avanti due attività contemporaneamentenon rappresenta un problema, A. è abituata a lavorare tanto e non esita ad accettare.Il nuovo posto di lavoro è uno scatolificio, un ambiente diverso dai soliti alberghi, ungruppo di soli uomini con i quali si stabilisce immediatamente un rapporto di reciprocorispetto e positiva collaborazione.

La sua attività la riempie di entusiasmo perché appaga quel bisogno di creatività che haradici lontane: “Fin da piccola mi piaceva disegnare e mi sarebbe tanto piaciuto faredegli studi che mi permettessero di fare venire fuori la mia vena creativa”. Il lavoro alloscatolificio la occupa tutte le mattine dal lunedi al venerdi, il fine settimana è per le pulizienell'albergo. Si tratta di un'azienda a conduzione familiare presente da svariati anni sulterritorio pugliese, si occupa di imballaggi in cartone e attività di stampa. A. è partitadalla mansione basilare di costruzione degli alveari, per poi passare a fasi più complessecome quella dell'incollaggio: “Lavorare con il cartone mi piace mi fa venire fuori lacreatività. Per esempio, c'è una fase, quella della “pulitura” in cui bisogna togliere tuttolo scarto intorno al cartone per fare venire fuori la figura, è come un disegno, no? Diventaproprio una “piccola costruzione”, la mente viene sviluppata perché è un lavoro vario enon è come fare le solite pulizie, quelle ne fai già tante a casa!”.

La novità che determina una forte motivazione in A. è quest'aspetto assolutamente nuovoche il lavoro le dà modo di sperimentare: qualcosa che lascia emergere le sue attitudiniquali, la creatività e la comunicazione, dandole la sensazione che la mente si sviluppiulteriormente, compia un passo in avanti, superando la monotonia di un lavoro checonosce bene e che le impedisce di esprimere fino in fondo sé stessa. L'esperienza dellaborsa lavoro garantisce ad A. quel riconoscimento per tanti anni venuto meno a causadi scelte legate a persone significative, che si risolvevano poi nell'auto-negazione dellasua identità più profonda e di ciò che il suo essere donna avrebbe voluto perseguire persentirsi realmente realizzata.

Rispetto al passato, A. è cambiata tanto, oggi asseconda di più sé stessa, i suoi desideri,assegnando priorità diverse a persone e a cose: “Il lavoro mi ha aiutata a capire che hotante capacità, che devo pensare prima al bene dei miei figli e poi a tutto il resto. Mi fasentire valorizzata, qui mi chiamano tutti “Sig.ra A.”, anche il mio titolare! Lui mi hainsegnato che quando sono a lavoro devo pensare prima di tutto a fare ogni cosa conordine perché ci vuole precisione, come quando costruisci un puzzle, ogni pezzo va al

suo posto. I problemi vanno lasciati fuori dal posto di lavoro”. L'acquisizione di un metododi lavoro basato sulla precisione e la capacità di rimanere concentrati su ciò che si stafacendo, lasciando il vissuto personale fuori dal contesto produttivo, sono gli altri duepassi significativi che A. ha compiuto guadagnandosi la completa fiducia del datore dilavoro e dello staff aziendale: “La cosa più bella è che forse all'inizio con me erano unpo' prevenuti, pensavano che da donna non avrei potuto fare certi lavori fisici, come peresempio, usare il transpallet per trasportare i cartoni, cosa che faccio senza problemi!Non mi sono mai tirata indietro di fronte a nessun compito e questo ha conquistato lafiducia di tutti, è una cosa che mi fa sentire importante e al loro stesso livello”.

Alla domanda: “Cosa lasci nel tuo passato e cosa porti nel tuo futuro”, A. risponde digetto “Nel passato lascio una donna in cui non mi riconosco, con tutte le esperienzenegative che avrei voluto evitare di fare. Nel futuro spero di portarmi questo mio nuovolavoro!”.

Il superamento di quanto negativo è stato vissuto implica per A. una presa di coscienzadi ciò che realmente può e deve fare: essere una donna autonoma, indipendente, checonosce bene come prendersi cura di sé e dei suoi figli. Una consapevolezza che nonlascia spazio a rimpianti e che si appella a una volontà di miglioramento esistenziale chenel suo procedere non conosce la parola “fine”.

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3. “Quel desiderio acceso di continuare a vivere”

(Storia di A., anni 24)

A., è una ragazza minuta, volto fresco, giovane, in grado di trasmette un'energia quasicontagiosa mentre si racconta, che si accompagna all'aria tipica dei vent'anni e a quellavoglia di spaccare il mondo.

Prima di iniziare il suo lavoro attuale, A. si arrangiava come meglio poteva, lavori di puliziesaltuari e neanche del tutto retribuiti: “Ho fatto diversi lavori, tutti “a nero” e senza essereretribuita per le ore effettivamente lavorate. Ero arrabbiata, non trovavo giusto che nonmi pagassero le ore che facevo e poi ero preoccupata, perché se il lavoro ti manca nonhai da mangiare. Mi sentivo molto frustrata, come se non avessi più le gambe percamminare.. Vivo sola con mio fratello più piccolo, devo pensare io a lui. Mia madre sen'è andata da casa quando avevo 16 anni e mio padre ci ha abbandonati anche lui dueanni fa. Siamo rimasti soli, mi sarebbe tanto piaciuto continuare gli studi, ero brava, hopreso il diploma di Operatore Turistico”.

Non è facile trovare la forza per pensare a sé stessi e a chi si ama tanto e si vorrebbevedere felice sempre. L'assenza di punti di riferimento, quali due stabili figure genitoriali,è qualcosa di destabilizzante, di difficile comprensione soprattutto in età ancora giovane,che mina le basi più profonde della nostra autostima ponendo a serio rischio la qualitàdi ogni legame significativo futuro. A. tutto questo lo conosce fin troppo bene, ogni giornodeve fare i conti con quello strano senso di solitudine e la paura di non farcela chechiamano in causa tutta la sua determinazione nel proseguire senza tanti ripensamenti.

A. si vede costretta a rinunciare troppo presto a quei desideri che dovrebbero esseredei naturali diritti per tutti: l'istruzione, il bisogno di conoscenza, la possibilità di darsiun futuro diverso. Questa frustrazione si aggiunge al mancato riconoscimento dell'impegnolavorativo che non le viene retribuito in modo corretto. L'unica fonte di stabilità in unquadro di così precarie certezze è identificata nel lavoro, la speranza di un lavoro chepossa assicurarle quell'indipendenza e quell'autonomia, che anche in assenza di rapporticon la famiglia d'origine sappia tutelarla da una serie di difficoltà che gravano esclusivamentesulla sua forza e capacità di reagire.

“Il lavoro per me è la vita perché ti dà milioni di aspettative e ti rafforza l'autostima. Epoi non mi fa dipendere da nessuno, sono una persona autonoma e posso aiutare miofratello. Quando l'Assistente Sociale mi ha parlato di questo progetto che ti dava lapossibilità di lavorare per un anno, pagata regolarmente, mi è sembrato come un sogno,ho detto subito si! La ringrazierò sempre!”. A. è stata inserita in un Progetto di InclusioneSociale, “Isola”, per donne sole in condizioni di disagio conclamato: una borsa lavorodi dodici mesi preceduta da un periodo di formazione in aula. La sua vita ha imboccato

una strada diversa, fatta di una motivazione nuova e desiderio acceso di vivere.

L'azienda che ha dato la disponibilità alla borsa lavoro è un forno molto rinomato nelterritorio barese, una lunga tradizione di famiglia che di quei sapori pugliesi tipici dellanostra terra ha saputo fare la propria ricchezza: “Pane, friselle, taralli, facciamo tutto!E' bello qui, sempre pieno di profumo, hai sentito? E' un lavoro nuovo, che mi fa sentireutile e che mi sta insegnando tante cose: sto alla preparazione e mi occupo di tuttoquello che serve per l'impasto. E' un'altra cosa dalle solite pulizie e poi mi sento allostesso livello di tutti i dipendenti: è stato così fin da subito. Mi hanno fatta sentire unadi loro e ho anche invitato i colleghi a prendere il caffè a casa mia!”. A. ha trovato unambiente accogliente e valorizzante che oltre a farle sperimentare un contesto di lavoronuovo con competenze diverse da acquisire rispetto a quelle già possedute, ha ampliatola cerchia delle sue amicizie, costruendo una rete sociale sicura sulla quale poter contarein caso di necessità: un elemento non trascurabile e in grado di influire positivamentesul peso di quella solitudine che nonostante il vigore e l'energia che la contraddistinguono,di tanto in tanto riesce a pervaderla in tutta la sua interezza.

La possibilità di una remunerazione fissa per condurre una vita degna di tale nome,procede di pari passo a un vero e proprio percorso di auto-orientamento, nel quale A.si sente finalmente non più sola, ma “accompagnata”: “La Tutor del progetto mi haaiutata tanto. Prima non lavoravo qui, ma ero in un altro posto. Le ho detto delle miedifficoltà e mi ha spostata qui. Ha risolto i problemi che stavano nascendo, è importanteperché senti che non sei sola, ti senti accompagnata e senti di poter contare su qualcuno”.

Quello che sorprende è il modo in cui A. si descrive nonostante ciò con cui si confronta e vive quotidianamente: “Sono estroversa, solare e attiva”, dice mentre sorride con labocca e con gli occhi. Si sente cambiata rispetto a un anno fa, più ferma nel far rispettareciò che ritiene giusto, meno timorosa nell'esprimere i propri pensieri e idee.

Al futuro questa giovane donna chiede più sicurezza, un lavoro che continui a gratificarlacome quello che ha la fortuna di svolgere dallo scorso Aprile 2013. Un'occupazione chela faccia svegliare presto la mattina, uscire carica di motivazione, chiudere la porta dicasa e lasciarla alle sue spalle pensando: “Ho ancora una vita davanti!”.

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4. “Un salto nella vita”

(Storia di M., anni 44)

Napoli e i mercatini di Natale pieni di luce che ti fanno sentire l'aria di festa; Napoli e laforza di mostrare la sua faccia più cruda senza illusioni di dolci ipocrisie, sà rubarti ilcuore e tenerlo stretto a sé. Napoli e i bimbi che si rincorrono per le strade, rubanofrittelle calde, ricoperte di zucchero, al venditore ambulante che è fermo lì, ogni giornoall'angolo della via, all'incrocio con la Piazza di Gesù Nuovo, le lancette dell'orologio, perlui, si sono fermate. Odori di minestre calde che salendo su per i balconi di quei palazzipopolari si mescolano e si confondono, l'una con l'altra: profumi che sanno di tavoleapparecchiate, di focolare caldo, e di famiglia.

“Napoli mi manca tanto.. ogni tanto la sogno anche e quando la rivedo penso a quelloche ho lasciato: la vecchia M., quello che non sono più”. La malinconia della sua cittànatale è qualcosa con cui M. dovrà fare i conti probabilmente una vita intera, ma perdare una svolta, un taglio netto al passato c'è voluto il coraggio di recidere con i luoghiin cui è cresciuta e che rimangono fermi nel suo cuore come scatti eterni a colori o inbianco e nero, a seconda dei momenti e dei ricordi.

M. ripete più volte che tutto quello che era, adesso non lo è più. Il suo passato di“dipendenza dalla sostanza” l'ha riposto in un cassetto: non è chiuso ermeticamente,di tanto in tanto la sorprende, ma la consapevolezza che ha acquisito di sé stessa laaiuta a rielaborare e camminare dritta sulla strada intrapresa.

E' una donna che ha voglia di raccontarsi, che ha bisogno di tirare fuori quei ricordiinquieti fatti di illusioni amare che la droga sapeva bene simulare giorno dopo giorno.

M. parla del percorso in Comunità vissuto assieme al compagno e mai terminato: “laComunità ti forma, ma a un certo punto devi volerlo tu, devi volerne uscire tu”. E' questavolontà estrema che ha provato quel giorno in cui c'erano solo lei e la sua vita, lei a unpasso dal suicidio: attimi brevi in cui il cervello e la razionalità si bloccano mentre la vitale passa davanti come una folata impazzita di vento estivo; attimi intensi dove le emozionivuote lasciate dalla droga si sovrappongono all'immagine di suo figlio, il più piccolo, chele ricorda che prima ancora di essere schiava di una sostanza “che chi la prova nondimentica perché ti rende il mondo bello”, è mamma e donna insieme.

La fine con la droga segna per M. l'inizio di un periodo altrettanto problematico che portai segni della depressione profonda. “La depressione per comprenderla bisogna sperimentarlasulla propria pelle”, una frase che lascia passare tutto il senso ed il sentire della sofferenzapsicologica di una donna che sceglie un cambiamento determinante: lasciare la sua cittàper trasferirsi in Puglia, terra di Sole, di campagne, di ulivi verdi; ne parlano bene, illavoro è poco, ma la gente è tranquilla e poi anche lì c'è il mare, il mare del Salento..

La Puglia accoglie M. e il suo salto nella vita, una vita nuova completamente da rifare

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e progettare.

Un lavoro da cercare, la lotta contro la depressione che ancora fa sentire i suoi echisordi, relazioni significative da ricreare. I Servizi Sociali del territorio la aiutano a orientarsiverso una normalità che le consenta di vivere in modo sereno, a cominciare da una casaper lei e suo figlio.

La svolta è un progetto di inclusione sociale, una borsa-lavoro di dodici mesi, gliene haparlato l'Assistente Sociale del Comune: si chiama “Isola” ed è rivolto a donne come lei,che hanno vissuti forti, che sono sole, che hanno dei figli. Avere un'entrata fissa mensilee un impegno di lavoro quotidiano, per M. equivale a sentirsi “viva”, “rinata”, unriconoscimento personale nella possibilità di percepirsi come donna in grado di dare unsenso concreto alle proprie giornate.

“Il Melograno”, il posto di lavoro che le viene assegnato è un Centro per la Famiglia cheaccoglie le richieste di aiuto di quanti oltrepassano quel portone antico nella speranzadi poter riprendere un po' di fiato. In breve tempo, “Il Melograno”, diventa per M. quella“famiglia” mai avuta, quel luogo in cui si sente accolta per ciò che è, lontana dal pesodei pregiudizi. Descritta come “una donna sempre discreta e professionale, una vera epropria risorsa” dalle Operatrici del Centro, la sfida per M. è ora quella di acquisire un“metodo di lavoro” come le viene spiegato dall'équipe di Progetto, che non le facciadisperdere le energie e la voglia di fare, che punti sul rispetto dei tempi e sulla necessitàdi una suddivisione delle attività da eseguire giornalmente.

E' passato quasi un anno da quel primo giorno, quando M. entrando nel Centro con unfare che tradiva una certa insicurezza aveva chiesto: “Ce la farò a pulire tutto ognigiorno?”, quella donna ora è cambiata tanto. Ha acquisito più sicurezza e padronanzadi sé, del suo ruolo al “Melograno”, e probabilmente, anche nella sua vita.

Si chiede cosa farà al termine della borsa lavoro e spera di poterci rimanere ancora inquel posto che conosce ormai perfettamente, che “sente suo”, dove l'aria è familiare,dove ha percepito forse per la prima volta, cosa sia la “fiducia”.

La fiducia in sé stessi è qualcosa che spesso manca in chi ha vissuto situazioniparticolarmente critiche e problematiche e non ci si può aspettare che si conquistidall'oggi al domani. E' il risultato di un percorso lungo, a volte tormentato, di un mettersialla prova costante, di una riconquista che passa dall'accettazione e valorizzazione disé per giungere alla consapevolezza di una “nostra” identità che riconosciamo e che civiene riconosciuta. Il lavoro è la prima tra queste occasioni di riconoscimento, M. lo sabene ed è per questo che continua a ripetere che “il lavoro è vita”, quella nuova vitanella quale con un salto di coraggio ha saputo portarci dentro il suo “viso segnato”, isuoi progetti di madre e la sua autonomia di donna che non ha mai smesso di scommetteresu sé stessa nella convinzione profonda che da una guerra si possa sempre rinascere.

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5. “Il tempo pieno che precede la riscoperta dell'identità”

(Storia di A., anni 42)

Non è facile confrontarsi ogni giorno con il peso dei pregiudizi; non è semplice conservareintatta la motivazione e proseguire sulla strada del cambiamento.

I pregiudizi A. li conosce bene, ne ha avvertito il gelo sulla propria pelle; sono qualcosache combatte da anni, dal giorno in cui la droga è entrata nella sua vita.

“Non è stato semplice riprendere la vita di tutti i giorni all'uscita della Comunità. Non èstato semplice dare un senso alle giornate, combattere le opinioni che la gente si era fattadi me, cercare un lavoro..”, così Anna inizia a descrivere il percorso all'uscita della Comunitàe la fine della schiavitù dalla droga. Un passato di dipendenza vissuto con il suo compagno,morto ancora giovanissimo per overdose: “Lui non ce l'ha fatta, mi ha lasciato i nostri duefigli.. da quando non c'è più niente è come prima. Senza di lui non ho voluto fare nemmenol'albero a Natale”.

La perdita del compagno è un evento che A. non ha mai superato del tutto, una sofferenzatroppo importante e profonda, che ha posto fine a quel senso di “onnipotenza” che peranni aveva caratterizzato la sua vita rendendola “forte per due”, mostrandole la veritànuda di quello che la droga è in grado di fare in pochissimi secondi.

La volontà di cambiamento nasce da questa tragica perdita, dalla consapevolezza di esseremadre e di dover garantire un futuro ai figli. Riprendere la vita non è semplice, fare i conticon “la depressione” che “ti toglie la forza di vivere e i pensieri”, cercare un lavoro checambi il tuo tempo facendolo diventare “pieno”, è qualcosa in cui A. vuole credererichiamando a sé tutta la sua forza interiore. I ricordi dei lavori passati, quelli in cui sisentiva piena di vita, le danno la motivazione di non arrendersi e continuare a proporsi,a dispetto di quel muro di preconcetti con il quale troppo spesso si ritrova a scontrarsi.

Poi un segno sembra arrivare: l'Assistente Sociale le parla di “Isola”, un progetto diinclusione sociale per donne sole, in condizioni disagiate che prevede una borsa-lavorodi dodici mesi, una possibilità per riprendere una boccata d'aria più lunga, una remunerazionefissa mensile sulla quale poter contare e magari una prospettiva di lavoro futuro. A. nonvede l'ora di iniziare.

L'attività di lavoro vera e propria è preceduta da un periodo di formazione in aula: “Sembravadi essere ritornata a scuola… mi hanno parlato dei miei diritti e dei miei doveri.. mi hannoinsegnato ad avere più autostima, quella è stata sempre bassa”. La formazione rappresentagià per A. un punto di partenza per il cambiamento: la fa riflettere su aspetti concreti dellarealtà di un contesto lavorativo, la pone di fronte a criticità personali, una bassa autostimache forse l'ha portata a fare delle scelte sbagliate e che ora riconsidera alla luce di quantosta apprendendo.

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“Il posto in cui lavoro è bellissimo”, mi dice A. con tono deciso mentre sgrana gli occhicome per mettere a fuoco ogni dettaglio: “ha un giardino molto grande.. ci sono i bambini,bisogna pulire bene tutti gli ambienti”. La descrizione della sua attività lavorativa è qualcosache riempie A. di orgoglio restituendole quella sicurezza probabilmente assente in passato.

Una piccola “oasi”, la Comunità Educativa che ha dato la disponibilità all'inizio del suopercorso, dove il lavoro da fare è tanto e bisogna vestire in modo adeguato al contestoperché “sei bella lo stesso anche se non metti dei colori tanto appariscenti”; dovesignificativo è il supporto che A. riceve dalla Coordinatrice dell'Istituto disponibile all'ascoltodelle sue difficoltà personali: i figli per A. non sono mai stati semplici da “gestire”,“soprattutto quello più piccolo mi dà tanti pensieri..”. La capacità di assunzione del ruolodi madre passa necessariamente attraverso una maturazione personale favorita da unimpegno quotidiano costante quale è ormai diventato il lavoro, che consente ad A. diaffrontare in modo più sereno le tipiche dinamiche genitore-figlio che corrispondono allafase delicata dell'adolescenza.

Il lavoro diventa per A. occasione per apprendere l'importanza di avere un ordine mentale,un prima e un dopo, che devono caratterizzare ogni attività da eseguire: “Bisogna farele cose in un certo modo, pulire prima gli ambienti dove non ci sono i bambini, poi tuttigli altri. Non puoi permetterti di non essere puntuale e nemmeno di non avvisare se faiun'assenza, non è corretto”. A. è orgogliosa di mostrare quanto si stia sforzando perchétutto proceda per il verso giusto per non vanificare l'opportunità ricevuta, un'occasioneche le permette di gestire delle risorse economiche liberandosi dall'umiliazione di doverchiedere aiuti esterni, qualcosa che le è sempre pesato tanto. L'attività la impegna l'interasettimana, richiede un modo diverso di organizzare le giornate e questo la stimola nellapercezione di un “tempo diverso” in cui non occorre sforzarsi a cercare un senso perchéè già li di fronte a lei: “Mi alzo con la motivazione di dover andare a lavorare e mi sentoviva”.

E poi c'è il calore familiare che la Comunità Educativa sa offrire: quel bisogno di famigliamai soddisfatto, quell'essere riconosciuta e valorizzata come persona, come donna capacedi darsi un posto nella società e un senso personale a prescindere dal passato che ormaisente non appartenerle più: “Sono libera, libera dalla droga.. ho paura del futuro, ho pauradella fine del lavoro per la depressione, ma non posso fermarmi ora”.

L'ansia per il futuro è qualcosa che A. dovrà imparare a gestire in modo adeguato, madi sicuro stavolta ha gli strumenti in più per farlo: un'autostima cresciuta, rafforzata, unamaggiore considerazione di sé stessa e delle risorse su cui puntare; la libertà conquistatacon la forza interiore, quella stessa forza che l'ha risvegliata senza mezze misure daltorpore della droga ricordandole che il confine tra illusione e realtà è pericoloso, labile eche solo la determinazione e il coraggio delle proprie scelte potrà renderla una donnasempre libera e migliore.

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6. “Il senso della libertà”

(Storia di M., anni 37)

“Se vuoi capire davvero che significa perdere la libertà dovresti provare a non poteruscire da casa perché ti viene vietato e se provi a farlo rischi di perderla ancora di piùdi quanto ti avevano detto. Ti senti proprio impazzire guarda…”.

M. è una donna giovane, ha 37 anni, una figlia di 7 affidata alla cognata e altri due figlidi cui non parla mai. Per un periodo ha conosciuto il carcere e poi gli arresti domiciliari.Ha capito qual è il valore della libertà: cosa significa perdere la possibilità di deciderecome organizzare i momenti della propria vita, le proprie pause, il piacere di quellanormalità che diamo sempre per scontato e della quale percepiamo il valore solonell'istante in cui non ce l'abbiamo più a portata di mano.

“Il carcere mi ha insegnato che non devo più sbagliare perché se sbaglio ancora perdomia figlia”.

La voglia di poter riavere sua figlia, di prendersi cura di lei come solo una mamma puòfare, accompagna M. ogni momento della giornata e in funzione di questo profondodesiderio investe tutto il suo impegno e la motivazione in quello che fa.

La vita di M. è cambiata quando ha avuto la possibilità di essere inserita in un Progettodi inclusione sociale proposto dall'Assistente Sociale del suo Comune: una borsa lavorodi dodici mesi con un mese di formazione in aula, la possibilità di sperimentarsi autonoma,un'entrata fissa mensile e la soddisfazione di poter dire “Ce l'ho fatta, mi sento valorizzata,ho ritrovato la motivazione per vivere”.

Il lavoro è stato una svolta determinante nella vita di M. segnata dal carcere e da unarelazione sbagliata. Piuttosto schiva, si racconta poco, forse per timore di essere giudicatao forse perché il suo passato le pesa ancora in modo considerevole e teme gli effetti suquel presente che sta cercando di ricostruire poco alla volta.

Il Centro a cui M. è stata assegnata è una struttura diurna che si occupa di soggettidisabili gravi, supportata da un'equipe specializzata e da una Responsabile che la gestisceconiugando continuamente l'aspetto professionale con quello umano. L'accoglienza perM. è stata fin da subito positiva, con un'attenzione particolare alla sua situazione dipartenza e con la voglia autentica di considerarla parte integrante dello staff senzadifferenze di sorta.

“Arrivo sempre alle 8:45 al lavoro e mi metto subito a pulire. Sono otto stanze dove iragazzi fanno le attività: faccio prima quelle dove i ragazzi non ci sono e poi a poco, apoco, tutte le altre. Devo pulire bene però, perché gli operatori del Centro mi hannospiegato dal primo giorno che l'igiene è importantissima perché ci sono tanti ragazzi”.M. descrive il suo lavoro con orgoglio: è fiera dei risultati raggiunti, della fiducia che gli

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operatori le dimostrano facendola sentire una di loro “vogliono che prepari solo io il caffèe poi lo bevo anche con loro”, dell'avere imparato a fare tutto con ordine, della suapuntualità e ricorda sorridendo “quella volta che non sono potuta andare a lavoro e hoavvisato in ritardo tutti si sono preoccupati perché sanno che sono sempre puntuale!”.

Il lavoro ha delle ricadute positive anche sul suo umore: “E' stato come prendere un po'di fiato, mi sento più motivata e meno nervosa…”. M. si sente più sicura nel riuscire aprovvedere a quanto occorre a sua figlia per stare bene, intravedendo sempre di più lapossibilità di riaverla con sé per essere di nuovo una famiglia.

Il suo percorso non è iniziato nel migliore dei modi e forse, per alcuni non lasciavaintravedere dei risultati positivi: l'inserimento lavorativo è avvenuto attraverso una faseimpegnativa di supporto da parte dell'equipe del progetto e degli operatori del Centro,ma le vittorie più grandi, si sa, sono sempre quelle che richiedono sacrifici maggiori e ilcoraggio di credere che niente di ciò che si sta facendo andrà perso. E così è stato perM.: per lei i cambiamenti significativi ci sono stati, a cominciare dal modo di parlare einteragire con gli altri divenuto più “morbido”, adeguato al contesto, fino all'impegno ela determinazione che giornalmente accompagnano ogni sua attività.

In futuro, forse si intravede la possibilità di continuare il percorso lavorativo allo scaderedella borsa lavoro, la sua Responsabile le ha promesso che si impegnerà a parlarne conchi di competenza. Di certo l'integrazione nel gruppo di lavoro c'è stata realmente, M.ha saputo conquistare il rispetto e l'apprezzamento di tutti.

Non sa nascondere la speranza accesa di proseguire nella direzione intrapresa, l'entusiasmodi percepirsi diversa, l'importanza di ritrovare quel senso di famiglia che le è sfuggitodi mano e che le preme recuperare. L'esperienza del carcere ha prodotto delle ripercussioniconsiderevoli su di lei e il lavoro ha costituito il primo passo per restituire un senso a séstessa, definire un ruolo attivo di donna che sa scegliere distinguendo cosa è giusto ecosa invece non lo è, senza cedere il passo a facili compromessi.

“Nel passato lascio una M. che ha sbagliato tanto”, mi dice, “e nel futuro vorrei portarmiun bel lavoro e mia figlia”, è questa la sua speranza più grande, quello di cui ha bisognoper non arrestare un processo di crescita che si è messo in moto nell'Aprile dello scorsoanno.

Il lavoro permette di sviluppare quell'autonomia necessaria per essere liberi da ogniforma di dipendenza esterna, contribuisce a definire la nostra identità e nel farlo, rafforzail senso di efficacia, la nostra autostima, il valore che siamo in grado di attribuire a noistessi e che di riflesso ci viene attribuito. Gli errori insegnano che si può sbagliare, mache poi bisogna fare i conti prima ancora che con gli altri “con noi stessi e con la nostracapacità di guardarsi allo specchio… quella che vedo oggi è una M. diversa, che mipiace di più perché è più forte… e poi è più pulita”.

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7. “La libertà di scegliersi ancora”

(La storia di F., anni 32)

E' mattino presto, l'umidità notturna non sembra voler abbandonare il giorno, tutto sisveglia a rilento, ma per qualcuno il mattino che nasce è un'occasione per sentirsi vivie ricominciare con più energia di quello precedente. F. è rapida, sono le otto e deveessere a lavoro per le 8:30, non può concedersi ritardi se non vuole ricevere rimproveri.Da quando lavora all'Autosalone la sua vita è cambiata: si sente utile per sé stessa eper sua figlia, per tutto ciò che le occorre e a cui ora è in grado di provvedere. Lasensazione di essere rinata è garanzia che tutto procede per il verso giusto e che inquesta direzione bisognerà continuare.

All'Autosalone i colleghi la aspettano, è lei a preparare il primo caffè del mattino. Si èinstaurato un rapporto di sintonia con tutti e F. perfettamente integrata nel contestoaziendale, si sente ormai una di loro, “una del gruppo”. Il clima che si respira è il risultatodi un valore profondo del lavoro e di reciproca collaborazione.

Chi l'ha conosciuta in passato, forse si stupirebbe nel vederla alle prese con programmidi fatturazione, eppure è proprio così: F. ce l'ha fatta. Una borsa lavoro di dodici mesiottenuta grazie a un Progetto di inclusione sociale, “Isola”, un nome che di certo nonscorderà perché le ha aperto le porte a un'esistenza diversa dal sapore di felice riscatto.

F. colpisce per la sua voglia di fare che non passa inosservata al suo datore di lavoro, ilquale le ha dato fiducia insegnandole il rispetto dei ritmi aziendali e l'importanza dellapuntualità. L'inizio di un percorso partito un po' in sordina, tra il timore di sbagliare e dinon essere all'altezza del compito, la paura dei pregiudizi della gente che con la gratuitàdi chi non ha conosciuto la sofferenza, sa cucirli perfettamente addosso come abiti perun'occasione importante. Il luogo in cui vive F. è una piccola realtà in cui “tutti sanno ditutti”, dove non è facile ridarsi un volto affrancato da ciò che è stato, anche se ormainon c'è più.

Nell'Autosalone, fin da subito, F. dà il suo contributo su più fronti: dalla pulizia degliambienti, alle macchine, alle fatture, ogni cosa va fatta con attenzione nel rispetto dellavoro degli altri, nella consapevolezza di essere lì per imparare e giocarsi una cartaimportante che potrà portare una nota di merito sul Curriculum, quel Curriculum che leispera tanto di poter spendere anche in futuro: “Faccio tutto quello che c'è da fare: pulizie,ma anche se c'è da lavare una macchina e poi faccio anche le fatture. Ho imparato ausare il programma che c'è al computer, cioè non è difficile eh, però l'ho imparato efaccio anche la fatture, mi piace”.

Tutto ciò che riguarda il lavoro è diventato per F. motivazione per impegnarsi a raggiungere

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risultati migliori, giorno per giorno, con la soddisfazione di poter contare su unaremunerazione fissa mensile che la rende indipendente dai suoi genitori da sempredistanti dal suo mondo e dal suo bisogno di riconoscimento. Un distacco affettivo subitoin modo così forte da temere di poterlo far vivere a sua figlia con la stessa intensità.

Il valore economico è qualcosa che F. ha imparato grazie al lavoro, compiendo uncambiamento significativo rispetto al passato. Un passato che non potrà mai essererimosso e che di tanto in tanto riaffiora in quei momenti di solitudine che precedonol'arrivo della notte fonte di ricordi che non riesci proprio a fermare; ricordi legati a unarelazione tormentata il cui unico regalo è stato sua figlia, alla droga e al percorso inComunità. Giornate lontane e che F. racconta, ripercorrendole, senza nascondere le suefragilità, l'amarezza e la rabbia intrise sulla sua pelle come solchi profondi lasciati dauna mano poco amica: “Ero sempre triste e insoddisfatta.. Mi sentivo molto sola”.

La droga, così come la ricorda F., è una sostanza che non perdona, che per anni l'haresa schiava di illusioni profuse a basso costo, ma al prezzo di risvegli sempre più tristie cari e la vita in Comunità non è semplice e la gente che ci lavora, a volte, pocoaccogliente. Un passato, dice F. tradendo nella voce ancora una punta di sgomento,scandito da “giornate vuote in cui il tempo sembrava essersi fermato”, alla ricerca di unsenso per continuare a vivere, per continuare ad esistere e a sperare, sperare di trovaredei legami significativi, delle relazioni autentiche a cui lasciarsi “affidare” allontanandoscelte e compagnie sbagliate.

Non è facile riprendere in mano la propria esistenza quando si è sole, ma al tempo stesso“in due” e in virtù di questo profondo amore materno, la forza di non arrendersi prevalesul desiderio prepotente di rinunciare a se stessa e la vita, inaspettatamente, regala aF. l'occasione di un percorso di riscoperta, di orientamento, di crescita personale eprofessionale. Il Progetto proposto dall'Assistente Sociale del suo Comune le si presentacome un treno da prendere al volo senza ripensamenti, perché la vita non sempre concedeuna seconda occasione e il coraggio e la presa di responsabilità sono valori che F. senteil bisogno di interiorizzare.

L'attività lavorativa la impegna dal lunedi al venerdi e questo impone di riorganizzare legiornate in funzione di un impegno quotidiano costante, ma a F. tutto ciò non dispiace:“Finalmente mi sento utile, mi sento impegnata!”. Seguita nel suo percorso lavorativodall'équipe del Progetto, F. sviluppa e acquisisce una serie di competenze e abilità nuoveche si traducono in maggiore fiducia in sé stessa, cura del suo essere donna, in unacapacità progettuale concreta, fatta di propositività, ottimismo e soprattutto, libertà!Libertà di scegliere la propria vita senza condizionamento alcuno.

Lo sguardo di F. colpisce nella sua vivacità e il nero acceso dei suoi occhi fa da contrasto

alla solarità con cui si racconta e vive, sforzandosi di contenere la propria ansia per queldomani dai tratti ancora incerti.

Nei sogni futuri di F. c'è il blu del mare estivo e l'intensità del caldo Sole di Rimini, la cittàche le piacerebbe raggiungere: “Sto mettendo qualcosa da parte, quest'estate spero dipartire a Rimini a fare la stagione estiva”. Una frase colma di speranza quasi palpabilie un'estate che forse aprirà a F. un altro ciclo al termine della borsa-lavoro: la ricercadi un albergo in cui spendere le proprie energie e la voglia di continuare per sé stessae per sua figlia, nella consapevolezza sempre più pregnante di aver ritrovato la propriaidentità di donna, di madre e una vita da vivere con la forza di chi riesce a ricostruiregiorno dopo giorno, uno ad uno, i propri sogni.

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8. “Il coraggio di proporsi”

(Storia di D., anni 31)

“Il lavoro è il pane della vita” dice D. con occhi carichi di luce e motivazione. Una vitasenza lavoro è come un uomo senza un nome, un volto che non ha più identità. “Senzail lavoro la famiglia si sgretola, la mia lo ha fatto..”.

D. è una donna separata, con tre figli minori, uno di loro è disabile. Racconta la suaesperienza di borsa-lavoro senza nascondere quanto l'assenza di esso abbia incisoprofondamente sulla sua esistenza nella totale interezza. L'amarezza e il dolore di vederei figli affidati ad un'altra famiglia, la profonda mortificazione del suo essere donna emadre. Il non riuscire a prendersi cura dei figli per tanti anni è stato qualcosa di difficileda mandare giù, ma D. è una donna combattiva, che non ha mai smesso di credere chequel “sogno familiare” tanto desiderato potesse un giorno ricomporsi in ogni suo singolopezzo.

Anni passati da un lavoro all'altro: lavori semplici e a volte svalutanti come lei stessa lidefinisce; lavori di pulizie che non ti lasciano nulla e ti fanno pensare a cosa avrestipotuto fare di diverso se solo lo avessi capito un po' “prima”, se solo ti fossi fermata achiederti “cosa voglio davvero dalla vita.. sarò felice andando avanti così?”.

La capacità di proporsi, il coraggio di desiderare di più per sé stessa e per i figli sonostati la molla che ha spinto D. a credere che quel desiderio acceso di una vita insieme,davvero dipendesse solo da lei e dalla determinazione che ci avrebbe messo nel riprenderein mano la sua esistenza. Zero tempo per rimorsi e rimpianti, solo tenacia e coraggiodi oltrepassare tutto ciò che fino a quel momento c'era stato procurandole un vuotoincolmabile, così difficile da comunicare.

D. non si arrende e continua la sua corsa che la porta lontano, regalandole la gioia diriavere i figli sotto il suo stesso tetto e un'occasione lavorativa importante che le concededi fermarsi, riprendere fiato, comprendere che qualcosa davvero sta cambiando e iniziaad andare per il verso giusto.

Una borsa-lavoro di dodici mesi grazie a un Progetto di inclusione sociale, “Isola”: “Chebel nome, già a sentirlo ti piace, mi fa pensare al mare!”, racconta sorridendo.

Chi la conosce è felice per lei: è felice di ritrovarla tra i colori e i profumi della frutta distagione, il vociferare del supermercato e i clienti che le chiedono quale sia la verduramigliore da comprare. D. si intrattiene volentieri a scambiare due chiacchiere con laclientela per alleggerire la fatica di quella che sarà l'intera giornata. Si muove in modosicuro, percepisce quell'ambiente ormai come fosse “suo”: un tempo anche lei semplicecliente, oggi invece dipendente di quel supermercato nel quale, decisa, passa da un

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reparto all'altro. Sa bene cosa si deve fare e come bisogna farlo, il suo datore di lavorole ha spiegato l'importanza di sistemare la merce sugli scaffali rispettando un ordinerigoroso e D. mette in pratica queste indicazioni con la motivazione di chi vuole dimostrarea sé stesso e agli altri, di poter riuscire bene giorno dopo giorno.

Il titolare del supermercato la descrive come una donna sveglia, solare, a volte un po'“chiacchierona”, che ama quello che fa: “questo è positivo per il clima lavorativo dell'interaazienda”. D. sorride a ogni cliente senza chiedere nulla in cambio, se non continuare asentirsi una persona viva, “utile” per i figli e negli ultimi tempi anche per il suo datoredi lavoro.

Le giornate scorrono veloci, le cose da fare sono tante, non è semplice dividersi trafamiglia e lavoro quotidiano, ma il bello della partita sta proprio in questo, nella capacitàdi sapersi organizzare in funzione di un impegno costante, dando ogni risorsa che sipossiede e spingendosi più in là di quanto si è sempre osato.

La remunerazione mensile per D. è qualcosa che alimenta la motivazione a esserecostante, è garanzia di salvaguardia del benessere dei suoi figli: quei figli tenuti lontanoper così tanto tempo, un tempo infinito per il suo cuore! Figli da riconquistare con l'amoreche si è sempre portata dentro e con la capacità di garantire loro le cure che meritano.

Il lavoro le ha dato una marcia in più, le ha fatto comprendere l'importanza della puntualità,del rispetto delle regole in ambito lavorativo: “Ci sono riuscita”, riferisce lei stessa conuna punta d'orgoglio. Il capo forse vorrebbe tenerla per il periodo estivo, ma è ancoratutto molto incerto. Si spera che periodi migliori per il mercato del lavoro possano arrivareportando un incremento delle vendite. L'incertezza fa crescere in D. l'ansia per quelfuturo che non riesce ancora a immaginare come vorrebbe, ma nel quale si vede proiettatacon la determinazione che l'ha contraddistinta anche nei momenti più critici.

D. mi dice di aver “preso il volo” e non ha intenzione di planare. La riscoperta dellacapacità di gestire il suo ruolo di donna e di madre la rinforza nell'affrontare i dubbi chesi affacciano tra i suoi pensieri. Non può fermarsi ora.

Quest'esperienza le ha insegnato tanto, lasciandole il segno al pari del suo passato: “unpassato che ho scelto, per questo devo essere in grado di scegliere anche il futuro”.Forse ora possiede più strumenti per farlo, più competenze da mettere in campo e piùrisorse da investire nel modo giusto.

E poi ci sono i sorrisi dei suoi figli: quelli valgono sempre la pena di rialzarsi, superandoa testa alta ogni battaglia che si è cominciata.

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9. “Il bisogno impellente di comunicare”

(Storia di M., anni 50)

“L'autismo non è un una malattia semplice e mia figlia non si riesce a gestire..”, con questafrase che non lascia spazio a troppe interpretazioni M. si racconta, sguardo basso, occhilucidi, voce colma di emozione, aprendo senza preamboli uno spaccato sulla sua vita segnatadalla malattia che ha colpito sua figlia più piccola.

M. è una donna sola, con due figlie avute da una relazione con un uomo tossicodipendentedel quale non ha notizie da un tempo che non ricorda nemmeno. La sua sfida è quotidiana,è la lotta alla sopravvivenza per il bene delle sue figlie, oltre che di sé stessa; è una battagliaper garantirsi almeno il minimo per rendere la vita degna di essere chiamata tale, animatada quella forza di volontà estrema risultato della disperazione e del peso della solitudine.

L'autismo è un disturbo complesso e M. non ha mai voluto ricorrere al sostegno di strutturespecializzate per paura che non sapessero badare a sua figlia con l'amore e la pazienza chela situazione richiede. Nessun aiuto esterno, nemmeno da sua madre che lei stessa descrive“inadeguata e agitata” per comprendere le complessità di sua figlia, che solo i suoi occhidi madre sanno cogliere. Medicine costose da comprare mensilmente, pensieri che corronotroppo velocemente per essere fermati e un senso di impotenza misto a solitudine, del qualevorrebbe liberarsi gridando al mondo intero la sua urgenza di trovare una via di fuga.

Una vita, quella di M., trascorsa ad arrangiarsi da un lavoro all'altro, presso famiglie privatee associazioni in cui dare una mano agli altri, è proprio in una di queste, di sostegno persoggetti dipendenti che M. ha conosciuto quel “compagno sbagliato”, poi dileguatosi senzalasciare più traccia alcuna, senza sentire il bisogno di avere notizie di lei e delle loro figlie.

Poi, finalmente, una boccata d'aria: la possibilità di partecipare a un progetto di dodici mesidi borsa-lavoro proposto dall'Assistente Sociale del suo Comune. Il progetto si chiama “Isola”e questo le fa venire in mente un piccolo “approdo di pace” al quale potersi aggrappare adispetto di una realtà che non risparmia di farle sentire il suo peso.

M. ha iniziato lo scorso Aprile a lavorare per il Comune del suo Paese, un luogo comodo chele permette di conciliare gli orari della scuola delle figlie con quelli del suo lavoro. L'emozioneè tanta, la possibilità di poter contare su un'entrata fissa mensile fa sentire fortemente laresponsabilità di essere all'altezza del compito, di riuscire a interiorizzare pienamente leindicazioni che gli operatori del Progetto le offrono già in fase di formazione. Una formazionein aula, prima di iniziare, che la fa sorridere forse un po' amaramente, come se fosse“ritornata a scuola”, riportandole la malinconia di ciò che avrebbe potuto essere e che invecenon è stato: tra i suoi sogni c'erano le professioni d'aiuto, il desiderio di diventare AssistenteSociale e supportare gli immigrati nel loro percorso di inserimento in un Paese straniero.

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Il Comune è un posto dove M. si sente finalmente accolta, valorizzata, riconosciuta, nel qualeritrova quel “calore familiare” da sempre mancatole, assieme a un senso di adeguatezza ericonoscimento che la spinge a percepirsi più autonoma, “meno problematica” e più sicura.

Il lavoro che svolge le permette di stare con gli altri, di relazionarsi con gente diversa. Oltreall'attività di pulizia, le capita spesso di dover rispondere al telefono del centralino, un'occasioneper parlare con “gente importante”, come lei la definisce, e questo le dà un senso d'orgoglioche manifesta con vivo piacere: “bisogna parlare bene in Italiano, e per essere educati nonc'è bisogno di avere una laurea!” .

Il lavoro la impegna tutte le mattine, offrendole degli spazi per sé stessa e per dare voce aquel bisogno impellente di comunicare a cui troppo spesso ha dovuto rinunciare. E' tantal'amarezza e il rimpianto che emergono da ogni parola di M.: il rimpianto di non aver potutopercorrere la strada desiderata, di non essere riuscita a coltivare le proprie risorse, lepotenzialità che sente rimanere inespresse e che riesce a tirar fuori durante gli incontri conla Psicologa del Progetto che mensilmente segue con le altre beneficiarie di “Isola”. E' proprioin quei momenti di condivisione che M. si racconta, abbassa le difese, esce allo scopertoliberando le ansie per un futuro che non le offre ancora la certezza dell'autonomia.

Dagli incontri con la Psicologa ha appreso che esistono differenti stili comunicativi e questola stupisce, la affascina decisamente. Scoprire quei lati fragili del suo carattere non laspaventa, al contrario, la induce a fermarsi e a pensare a sé stessa forse come mai avevafatto fino a quel momento: e M. si interroga, riflette e chiede aiuto alla Psicologa su “comesi può cambiare quel modo passivo di comunicare”, affinché quella timidezza che da troppianni le pesa addosso possa ridursi, affievolirsi, evolversi in una direzione diversa verso unamaggiore padronanza di sé stessa. Il coraggio di parlare, di chiedere ancora e di osare èqualcosa che le ha insegnato questo nuovo lavoro che le permette di costruire quelle relazionitanto desiderate: i colleghi le vogliono bene, la rispettano, la fanno sentire parte di quelmondo ordinato che le assegna un ruolo attivo e la sottrae da quel senso di impotenza cheaccompagna il suo rientro a casa.

“La vita non può cambiare del tutto in dodici mesi”: M. è una donna realista, sa cosa puòchiedere al domani, ma forse è ancora incapace di guardare in là con un po' di ottimismo.Spesso l'ansia la invade al pensiero del termine della borsa-lavoro, un'esperienza cosìsignificativa per la sua esistenza da non riuscire ad accettarne facilmente il termine. Un ponteper oltrepassare l'immobilità quotidiana, per riappropriarsi delle proprie risorse, lasciandoleemergere e potenziarle. Speriamo per lei, che questo circolo virtuoso possa proseguire.

30

- L'eguale rispetto per chiunque (jedermann) non concerne chi èsimile a noi, bensì la persona dell'altro (degli altri) nella sua specifica diversità.E la responsabilità solidale per un altro visto come uno di noi siriferisce in realtà al "noi" flessibile di una comunità che - riluttanteverso ogni forma di sostanzialità - estende sempre "più in là" i suoiporosi confini. Questa comunità morale può fondarsi soltanto sull'idea negativa dieliminare discriminazioni o sofferenza e di includere gli emarginati (ogni emarginato)nell'ambito del reciproco rispetto.Inclusione qui non significa accaparramento assimilatorio né chiusura contro il diverso.Inclusione dell'altro significa piuttosto che i confini dellacomunità sono aperti a tutti: anche - e soprattutto - a coloro chesono reciprocamente estranei e che estranei vogliono rimanere. -

Jürgen Habermas (L'inclusione dell'altro, 2008)

Progetto di Inclusione Sociale che fornirà una lettura partecipata degli interventi realizzatida Comunità S. Francesco per promuovere nel mercato del lavoro di un target specificodi destinatari individuati nell'ambito della definizione di “soggetto svantaggiato 2”.

2.1 Soggetto attuatore, destinatari, riferimenti normativi e stakeholderSOGGETTO ATTUATORE: “Comunità S. Francesco” presente dal 1996 in vari ambititerritoriali, con programmi d'intervento finalizzati al miglioramento della qualità di vitadelle fasce più fragili di popolazione.

RIFERIMENTO NORMATIVO: AVVISO n. 6 /2011 Regione Puglia - Partner finanziatore -:P.O. Puglia 2007 - 2013 Fondo Sociale Europeo, Asse III - Inclusione Sociale.

BENEFICIARIE: donne sole con figli e in situazione di forte disagio sociale eeconomico, individuate dai Servizi Sociali degli Ambiti di appartenenza in collaborazionecon gli altri Servizi Territoriali, rispettivamente per gli Ambiti Territoriali Sociali di CampiSalentina, Maglie e Putignano, rispettivamente così distribuite: 8 beneficiarie perl'Ambito di Campi Salentina; 12 beneficiarie per lAmbito di Maglie; 10 beneficiarie perl'Ambito di Putignano.

METODOLOGIA ATTUATA: Desk Analysis; Ricerca - azione - partecipata.

2.2 “MISSION E VISION” di COMUNITA' S. FRANCESCO: inserimento lavorativo -inclusione sociale

L'inclusione socio-lavorativa delle persone che si trovano in una condizione di svantaggiosociale costituisce un tema complesso sia sul piano teorico, che su quello operativo enormativo. La nozione di “svantaggio sociale” è alquanto difficile da definire essendodi per sé ampia in ragione della pluralità delle biografie e dei profili in cui può manifestarsi.

Si impone la necessità di riflettere profondamente sulla complessità dei “bisogni” acarico di persone che versano in una condizione di fragilità, determinata spessodall'interazione di fattori molteplici, quali, il disagio e l'emarginazione sociale, le condizionidi dipendenza da alcool o da stupefacenti, la presenza di patologie specifiche, la disabilità,ecc. Queste condizioni risultano ulteriormente aggravate dal periodo di grave crisieconomica che attraversiamo in cui i problemi e le tensioni ricadono maggiormente sullepersone più fragili, più deboli e più emarginate.

Con la volontà di realizzare un “welfare inclusivo”, e nell'urgenza di superare sussiditemporanei dettati da logiche assistenziali, Comunità S. Francesco ha previsto, per gliAmbiti Territoriali di Maglie, Campi Salentina e Putignano, la possibilità di sperimentare

CAP. 2: “ISOLA”

31

2 Legge n.381/1991, al Reg. Comunitario n. 800/2008 e al Regolamento Regionale n. 2/2009.

una reale esperienza di inserimento lavorativo a donne sole e con figli, beneficiandodello strumento di borsa-lavoro per la durata complessiva di 12 mesi - 1 mese diattività di formazione in aula, 11 mesi di inserimento in azienda - e, di un ProgettoIndividualizzato, orientato alla piena integrazione sociale di ogni singola partecipante(Avviso 6/2011).

I risultati illustrati nel presente Report intendono rappresentare, in modo esaustivo, ilpanorama delle risposte attivate sul territorio da Comunità S. Francesco, fornendo,al contempo, elementi utili che possano trasformarsi in buone prassi, da adottare peril superamento delle criticità esistenti.

2.3 ObiettiviIn riferimento a tale quadro, e tenuto conto degli interventi programmati nei Piani Socialidi Zona di Maglie, Campi Salentina e Putignano, gli obiettivi specifici che “Isola” si èpreposto di conseguire sono stati:- attivare un servizio di orientamento a favore delle beneficiarie, al fine di acquisire

consapevolezza delle proprie abilità, risorse e motivazioni, facilitando così il processodi inserimento lavorativo;

- favorire l'accrescimento del patrimonio delle competenze tecnico-specifiche e trasversali, per rendere le beneficiarie più autonome nella ricerca del lavoro e nel suo mantenimento;

- coinvolgere e responsabilizzare gli attori sociali a livello locale nell'azione di promozione e sostegno di interventi integrati sul territorio in favore di donne in condizionidi conclamato svantaggio;

- creare rapporti dinamici con le imprese locali disponibili ad accogliere le beneficiariecon borse-lavoro in azienda e, successivamente, nel loro organico.

2.4 Punti di forza

- Centralità delle beneficiarie: protagoniste attive del loro processo di inserimento edi cambiamento esistenziale;

- Metodologia partecipata: responsabilizzazione e sensibilizzazione di tutti gli attori sociali coinvolti nell'azione di promozione e sostegno di interventi integrati sul territorio;

- Gruppo di lavoro: Equipe Psico-Socio-Pedagogica, Equipe Formativa e Staff Organizzativo;

- Monitoraggio e Tutoraggio delle beneficiarie lungo l'intero iter di inserimento lavorativo;

- Network: coinvolgimento delle associazioni imprenditoriali, di enti di formazione, delleorganizzazioni del Terzo Settore e collaborazione con i Servizi Territoriali (oltre ai ServiziSociali, Consultori Familiari, Centri Antiviolenza, UEPE, CSM, Ser.T), funzionale ai fini

32

dell'elaborazione, definizione e condivisione del progetto individualizzato di inclusionesociale;

- Rispondenza ai principi di “Mainstreaming Gender” e di “non discriminazione”.

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Punti diforza di“ISOLA”

Centralità dellebeneficiarie

Principi di“MainstreamingGender” e “Nondiscriminazione”

Metodologiapartecipata

Network Gruppo lavoro

Monitoraggio etutoraggio

Fig.1 Punti di forza di “ISOLA”.

Il principale punto di forza di “Isola” (fig.1) consiste nell'aver realizzato una sinergiavirtuosa tra più elementi diversi, che, muovendo dal superamento di interventi legati alogiche assistenzialistiche in direzione di un “welfare condiviso”, hanno prodotto unmodello di intervento costituente l'identità del modus operandi di “Comunità S. Francesco”.La centralità assegnata alle beneficiarie del Progetto si attua attraverso una metodologiapartecipata che, lavorando sul doppio binario formazione-orientamento e monitoraggio-tutoraggio nel contesto aziendale, ha reso possibile il conseguimento della piena integrazionein azienda, lo sviluppo di competenze tecnico-specifiche e trasversali, nonché l'acquisizionedi strumenti fondamentali per la ricerca autonoma di lavoro. Tale aspetto metodologico siè accompagnato, per le borsiste, sul piano prettamente personale, al recupero del propriosé, della propria identità di donna e della propria autostima, elementi irrinunciabili perla riuscita di un significativo reinserimento sociale. Il Network, tra gli attori coinvoltinell'intervento, ha favorito il perseguimento degli obiettivi definiti, nella fase di start-up, neiProgetti Individualizzati, dall'Equipe psico-socio-pedagogica, grazie a una intensaattività di rete tra Servizi Territoriali, organizzazioni del Terzo Settore e associazioniimprenditoriali, assicurando, non da ultimo, il rispetto dei principi di “Mainstreaming Gender”e di “non discriminazione” da promuovere e tutelare in modo totale.

“Isola” si è articolato in fasi che hanno previsto azioni propedeutiche di sperimentazionee di supporto trasversale. Nello specifico:- 1ª fase START-UP;- 2ª fase DESK ANALYSIS: INDIVIDUAZIONE DEI POSSIBILI BACINI OCCUPAZIONALI;- 3ª fase SPERIMENTAZIONE: IL PROCESSO METODOLOGICO ATTUATO;- 4ª fase RICERCA - AZIONE: VALUTAZIONE E DIFFUSIONE DEI RISULTATI.

1ª fase - START-UP di coordinamento e amministrazione del Progetto: nella primafase, al fine di garantire una gestione efficace delle risorse progettuali, si è procedutoalla costituzione di un gruppo di lavoro, articolato nel seguente modo:- Equipe formativa: Tutor Educatrice, Tutor psicologo, Valutatrice, Orientatore. Talifigure professionali si sono occupate della fase di selezione orientativa, effettuata attraversoil bilancio di competenze delle beneficiarie, l'analisi delle problematicità esistenti, nonchél'acquisizione ed elaborazione di strumenti operativi.- Equipe psico-socio-pedagogica: costituita da Assistenti Sociali, Psicologi, Educatrici,si è focalizzata sui processi di monitoraggio, supporto e tutoraggio delle beneficiarie,lungo l'intero iter progettuale;- Gruppo di lavoro interistituzionale: composto da rappresentanti di Istituzioni e diEnti pubblici, di servizi privati e di altri soggetti interessati all'avvio di percorsi di inclusionesociale, con la funzione di discutere gli step realizzati nelle diverse fasi, ed i risultaticonseguiti, per proporre un modello innovativo di intervento;- Staff organizzativo: costituito dai Responsabili dell'amministrazione e rendicontazionedel Progetto.

2ª fase - DESK ANALYSIS - INDIVIDUAZIONE DEI POSSIBILI BACINI OCCUPAZIONALI

La necessità di formulare un modello di intervento, in grado di far emergere buoneprassi, da applicare al processo di inserimento delle beneficiarie, ha comportato un'attivitàdi desk analysis del mercato del lavoro in Puglia, con riferimento alla condizione dioccupabilità femminile, unitamente alla individuazione dei bacini occupazionalitendenzialmente interessati ai target:• Desk analysis del mercato del lavoro e del quadro regionale in materia di

occupazione;• Ricognizione dei soggetti e delle risorse attive nelle Politiche e nei servizi di

inclusione sociale e individuazione dei bacini occupazionali tendenzialmente interessatiai target.

Desk analysis del mercato del lavoro e del quadro regionale in materia di occupazione

CAP. 3: FASI DEL PROCESSO

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L'attività di desk analysis del mercato di lavoro effettuata avvalendosi dei dati ricavatidal sondaggio svolto in Autunno 2013 dalla Banca d'Italia3, lascia emergere il quadrodi riferimento qui di seguito riportato.

Nei primi nove mesi del 2013, è proseguito in Regione il calo dell'attività produttivainiziato lo scorso anno. Secondo il sondaggio svolto in autunno 2013 dalla Banca d'Italia, presso un campione di imprese industriali, il fatturato e gli investimenti hanno continuatoa diminuire. Sono proseguite le difficoltà del settore delle costruzioni, che hanno riflessola debolezza del mercato immobiliare residenziale e, in minor misura, del comparto delleopere pubbliche.

Hanno continuato a registrare un andamento positivo le vendite all'estero dellacomponentistica per autoveicoli, del farmaceutico e dell'alimentare. I risultati dell'indaginecampionaria della Banca d'Italia sul turismo internazionale indicano, per i primi settemesi del 2013, un incremento del numero di viaggiatori stranieri in Regione del 12,6per cento.

Nei primi sei mesi del 2013, le condizioni del mercato del lavoro in Puglia si sonodeteriorate più che nel Mezzogiorno e in Italia; le difficoltà si sono estese anche alletipologie di lavoro più stabili e la disoccupazione è aumentata marcatamente.

Il calo dell'occupazione, più marcato rispetto alla media nazionale e a quella delMezzogiorno (-2,2 e -4,1 per cento, rispettivamente), si è esteso a tutti i settori. Il settoreterziario, che rappresenta oltre i due terzi degli occupati, ha infatti registrato nel primosemestre una flessione del 4,7 per cento, più elevata rispetto alla media nazionale e aquella del Mezzogiorno.

Il numero di persone in cerca di occupazione ha raggiunto 279 mila unità, oltre 50 milain più rispetto al primo semestre del 2012. Il tasso di disoccupazione è cresciuto di quasiquattro punti rispetto al primo semestre del 2012, al 19,2 per cento, livello non distantedalla media e Mezzogiorno e molto superiore a quella nazionale (12,4 per cento).

La condizione femminile nel mercato del lavoro è caratterizzata da profili di particolaripenalizzazioni rispetto a quella maschile, acuita dall'attuale situazione economicaparticolarmente negativa, specie nel Mezzogiorno.

Il tasso di occupazione nel 2012 della popolazione femminile in Puglia è pari al31,1%, inferiore a quello nazionale e delle altre ripartizioni, così come lo era stato ilvalore di 30,1% relativo al 2011.

L'andamento del tasso di occupazione femminile nel 2012 in Puglia, riferito alle varieclassi di età, mostra un picco nella classe 25-34 anni, diversamente da quello che

35

3 Rapporto Banca Italia - Puglia Novembre 2013.

36

4 Ufficio Statistico Regione Puglia: Focus Novembre 2013. Istat- Rilevazione Continua Forze Lavoro; Eurostat- Statistiche su NEET(Not in Employment, Education or Training).

Variazione tasso di disoccupazione femminilerispetto al valore nazionale

Laurea

Diploma

Licenza media

Licenza elementare

4,80%

8,30%

7,50%

5,10%

Fig. 1

Un ulteriore riscontro sulla situazione della manodopera femminile può essere evidenziatoquando si mostra che il 12,2% delle occupate pugliesi lavora nell'agricoltura (nelMezzogiorno è solo il 5,5% ed in Italia il 3,7%). Fig. 2.

Tasso di occupazione femminile in Agricoltura

Italia

Mezzogiorno

Puglia

3,50%

5,50%

12,2%

Fig. 2

accade a livello nazionale e nelle diverse circoscrizioni, in cui il picco si registra nellaclasse 35-44 anni.

Il tasso di disoccupazione femminile è molto più alto di quello nazionale per le donnecon licenza elementare (+5,1%), con licenza media (+7,5%), con diploma (+8,3%) econ laurea (+4,8%)4 . Fig. 1.

Nonostante tale quadro di riferimento, la scelta di Comunità S. Francesco per le beneficiariedi “Isola” si è orientata verso l'individuazione di aziende for profit, presenti sul territorio,nella convinzione che solo tale tipologia di realtà avrebbe rappresentato un'occasioneconcreta di prosieguo del percorso di inserimento, al termine dell'esperienza di borsalavoro, rispetto ad azioni di tipo meramente assistenzialistico.

Ricognizione dei soggetti e delle risorse attive nelle Politiche e nei servizi di inclusionesociale. Individuazione dei bacini occupazionali tendenzialmente interessati ai target

Tenuto conto della complessità della tematica dell'inclusione sociale, e degli interventiprogrammati dai Piani Sociali di Zona degli Ambiti Territoriali di Maglie, Campi Salentinae Putignano, si è proceduto a stilare una mappatura dei soggetti e delle risorseattive nelle Politiche e nei servizi di inclusione sociale presenti sul territorio, gettandole basi per la creazione di un network di collaborazione tra attori pubblici e privati,coinvolti nella realizzazione del Progetto.

Nel contempo, la Tutor di Progetto e i Promotori si sono occupati di definire i possibilibacini occupazionali, tendenzialmente interessati ai target, per mezzo di un'intensaattività di promozione e “sensibilizzazione”, tesa a diffondere e a far conoscere obiettivie opportunità del progetto alla popolazione residente nel territorio, nonché a ricercareaziende, pronte ad avviare i percorsi di borsa-lavoro.

Le aziende, presenti nei Comuni degli Ambiti di Maglie, Campi Salentina e Putignano,sono state catalogate attraverso elenchi pubblici, consultazione di siti internet aziendali,contatti con i diversi professionisti che svolgono mansioni di consulenza aziendale.Successivamente, le aziende sono state contattate e fissati gli incontri con i relativiresponsabili. Negli incontri con i responsabili aziendali, sono stati chiariti gli obiettivi di“Isola” e le opportunità connesse all'avvio delle borse-lavoro, esplicitando la possibilitàper le aziende di poter usufruire di nuove risorse umano, per un periodo di undici mesi,a costo zero.

3ª fase - SPERIMENTAZIONE: IL PROCESSO METODOLOGICO ATTUATO

Muovendo dai risultati ottenuti dall'attività di selezione delle beneficiarie, effettuatadai Servizi Sociali d'Ambito, nel rispetto dei requisiti di ammissibilità oggettivi e soggettivirichiesti da “Isola”, si è proceduto all'avvio dell'erogazione dei servizi, che hanno costituitol'attuazione vera e propria del processo metodologico d'intervento, come di seguitodescritto:a) Accoglienza-supporto, analisi dei bisogni e rilevazione degli atteggiamenti e

aspettative lavorative delle beneficiarie;b) Orientamento e couseling - bilancio di competenze;

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5 Congresso dell'Unesco, Bratislava 1970.

c) Sviluppo formativo di competenze personali, sociali e professionali (formazionein aula);

d) Progettazione e realizzazione di percorsi di inserimento lavorativo e delle relative misure di supporto (borse lavoro).

a) Accoglienza e supporto personale delle beneficiarie: analisi dei bisogni e rilevazionedegli atteggiamenti e delle aspettative lavorative

In relazione all'esigenza di ricostruire un contesto personale positivo e ben radicato, ealla necessità di rilevare bisogni, atteggiamenti e aspettative lavorative delle beneficiarie,gli operatori dell'equipe psico-socio-pedagogica di “Isola” hanno avviato una seriedi incontri antecedenti gli inserimenti in azienda. Tale scelta operativa ha consentito,all'Assistente Sociale dell'equipe di progetto, l'elaborazione dei Progetti Individualizzatiper ogni beneficiaria, funzionali a facilitare il percorso di inserimento, e al conseguimentodegli obiettivi di autonomia, potenziamento delle competenze tecnico-relazionali,consolidamento dell'autostima e dell'identità, indispensabili alla piena integrazione nelcontesto aziendale.

L'attività di analisi dei bisogni delle beneficiarie, e la rilevazione degli atteggiamentie delle aspettative lavorative, sono state condotte dal Tutor attraverso colloquiindividuali che hanno favorito il processo di anamnesi delle utenti e la raccolta diinformazioni utili al processo di reinserimento: curriculum vitae, aspetti generali dellapersonalità, valutazione delle capacità, lo stato dei legami affettivi primari, le aspettative,gli interessi, le risorse materiali di cui le beneficiarie disponevano e la situazione di disagiosociale.

b) Orientamento e counseling - Bilancio di competenze

La funzione dell'orientamento è sempre stata quella di facilitare l'accesso alleopportunità formative, al lavoro ed alle attività produttive esistenti. “Orientare” - secondola definizione data dall'Unesco 5 - significa rendere “l'individuo in grado di prenderecoscienza di sé e di progredire, con i suoi studi e la professione, in relazione alle mutevoliesigenze della vita, con il duplice scopo di contribuire al progresso della società e diraggiungere il pieno sviluppo della persona umana”.

Quando si parla di utenze “socialmente e lavorativamente deboli”, un primo elementodistintivo deriva dal dover inserire il percorso di orientamento all'interno di unprocesso più ampio di integrazione sociale, inteso come processo di non discriminazionee di inclusione delle differenze. Diventa fondamentale delegittimare l'etichettamento,che può portare gli utenti a identificarsi con una bassa spendibilità sul mercato dellaformazione e del lavoro.

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Forte di tale consapevolezza, l'équipe di “Isola” ha previsto nel proprio modello d'interventoun servizio di orientamento e counseling, che si richiama alla Teoria Rogersianadella “relazione centrata sul cliente”, in cui il protagonista principale del processo diorientamento diviene il soggetto, che risulta in grado di orientarsi autonomamente, sefacilitato nella comprensione/chiarificazione della sua problematica 6: tale assunto, si ètradotto per le beneficiarie, in un lavoro sulle potenzialità inespresse, sulle capacità,sulle attitudini e sulle competenze pregresse, senza tralasciare l'aspetto relativo agliatteggiamenti e alle aspettative lavorative.

Nello specifico, il programma di Orientamento ha previsto un periodo di formazionepari a 20 ore, condotto dall'Orientatore-Valutatore dell'équipe di “Isola”, suddiviso infasi distinte e così strutturate:- Accoglienza-motivazione: le finalità di questa prima fase sono state quelle di

fornire le informazioni per consentire alle utenti di aderire al bilancio delle competenze;favorire l'autonomina delle beneficiarie; innalzare i livelli di motivazione;

- Analisi delle esperienze di vita: la seconda fase ha puntato all'individuazione deipunti critici e alla valorizzazione delle risorse su cui lavorare emerse dall'analisi e dalla ricostruzione delle esperienze di vita delle beneficiarie;

- Sintesi: ha riguardato la definizione del progetto professionale, la sua messa in opera e la costruzione del portafoglio competenze delle beneficiarie funzionali a una maggiore consapevolezza e assunzione del ruolo lavorativo.

La metodologia attuata dall'Orientatore-Valutatore si è avvalsa della somministrazionedi questionari individuali e di gruppo (fig. 2) funzionali al bilancio di competenze eall'inventario delle risorse personali delle borsiste:- Scheda di rilevazione utente (dati anagrafici, esperienze formative, professionali, ecc.);- Scheda di rilevazione utente “Come mi vedo”;- Bilancio delle competenze “Quanto mi sento efficace”;- Bilancio delle competenze “Come fronteggio le situazioni critiche”;- Inventario delle risorse personali.

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6 Iannis G., (a cura di), Orientamento e integrazione socio-lavorativa per soggetti svantaggiati, Del Cerro, Pisa.

Fig. 2 Questionari funzionali al bilancio di competenze.

QUESTIONARI

Individuale

Individuale

Di gruppo

Di gruppo

Di gruppo

TIPOLOGIA

Scheda di rilevazione utente

Scheda di rilevazione utente “Come mi vedo”

Bilancio delle competenze “Quanto mi sento efficace”

Bilancio delle competenze “Come fronteggio le situazioni critiche”

Inventario delle risorse personali

c) Sviluppo formativo di competenze personali, sociali e professionali: alternanza formazione in aula - azienda

L'esigenza di mettere a fuoco potenzialità e risorse inespresse delle borsiste, si èaccompagnata con la necessità di effettuare un periodo di formazione della durata diun mese, che ha previsto l'alternanza di lezioni in aula svolte dalla docente dell'équipedi “Isola” e di una formazione tecnico-professionale personalizzata in azienda antecedenteall'avvio della borsa-lavoro.

La scelta di Comunità S. Francesco è stata quella di puntare su un'attività formativain grado non solo di valorizzare al meglio le potenzialità delle utenti, ma anche di formarele borsiste a una tenuta produttiva visibile a garanzia e riduzione di pregiudizi da partedel datore di lavoro.

L'attività di formazione in aula si è organizzata su tre moduli e ha mirato all'acquisizionedi nozioni “base” e trasversali applicabili a ogni contesto lavorativo. Le tematicheoggetto della formazione sono state:

- Sicurezza sul lavoro (D. Lgs 81/2008);

- Contratti di lavoro (analisi delle diverse tipologie contrattuali);

- Personal computer (indicazioni funzionali alla creazione di un Curriculum Vitaee gestione di posta elettronica) .

La formazione in aula oltre all'ampliamento delle conoscenze inerenti ai diritti e doveridei lavoratori, ha consentito alle beneficiarie di sperimentare l'esperienza del “gruppo”- elemento determinante per produrre cambiamenti - gettando le basi per la tenutarelazionale di ruolo all'interno di un contesto lavorativo, premessa irrinunciabile per unapositiva integrazione con lo staff e il contesto aziendale.

La formazione tecnico-professionale svolta direttamente in azienda ha facilitato nelleborsiste la conoscenza delle dinamiche aziendali e delle funzioni da espletare, rendendo“più soft” l'impatto con l'ingresso nella realtà produttive, momento emotivamente forteper le utenti chiamate alla riorganizzazione dei propri tempi in funzione di un impegnoquotidiano costante.

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Fig. 3 Orientamento - Formazione.

ORIENTAMENTO

CONSULTING

COMPETENZE

ALTERNANZA

FORMAZIONE

AULA-AZIENDA

d) Progettazione e realizzazione di percorsi di inserimento lavorativo e delle relative misure di supporto (borse lavoro)

E' questa la fase dell'ingresso in azienda delle beneficiarie che ha ricoperto un arcotemporale di undici mesi, retribuito con una borsa-lavoro di 500,00 Euro mensili piùrimborso spese.Le caratteristiche di tale fase sono stati gli elementi che hanno contraddistinto la strategiaoperativa di Comunità S. Francesco e che si identificano nelle seguenti attività:

- Formazione operatori Equipe Psico-Socio-Pedagogica e degli attori locali;- Tutoraggio e Accompagnamento;

- Monitoraggio e Valutazione in itinere.

- Formazione operatrici Equipe Psico-Socio-Pedagogica e attori locali: l'attivitàdi formazione è stata prevista non solo per le borsiste, ma anche per gli attori localie gli operatori dell'equipe di “Isola”; si è concentrata sullo sviluppo di competenzesulla programmazione dell'intervento, sul lavoro di rete, sul coordinamentoe gestione delle risorse e sulle tematiche sociali e ambientali nell'ottica di unosviluppo sostenibile a livello operativo.

- Tutoraggio e accompagnamento: si sono rivelati processi decisivi per la riuscitadell'integrazione delle beneficiarie nella realtà aziendale. Partendo dalla considerazionedella specificità di ogni singola persona, è stata attuata una metodologia basatasull'abilità di verifica e di correzione in corso, al cui interno sono stati associati tuttii partner di “Isola”: le beneficiarie, la tutor, l'équipe, gli operatori pubblici e le stesseaziende ospitanti. Gli inserimenti non sono sostenibili se anche le imprese nonattivano processi di facilitazione all'inserimento e all'integrazione; di conseguenza,Comunità S. Francesco ha previsto la possibilità di sperimentare non solo processidi presa in carico globale delle borsiste, ma anche di “presa in carico” globaledell'azienda. Ogni referente aziendale ha potuto contare lungo l'intero percorso diborsa-lavoro, sulla presenza costante delle operatrici dell'equipe psico-socio-pedagogica (Tutor, Assistenti Sociali, Educatrici) che hanno svolto la funzionedi trade union tra esigenze produttive e i bisogni delle borsiste.

- Monitoraggio e valutazione in itinere: sono stati caratterizzati dall'osservazionediretta effettuata dalle operatrici dell'equipe psico-socio-pedagogica del processodi inserimento in fieri. L'osservazione in “Isola” diviene elemento centrale perindividuare difficoltà o criticità emerse e valutare se gli obiettivi previsti dal ProgettoIndividualizzato sono stati conseguiti. Di pari passo all'osservazione nel contestoaziendale, sono stati previsti a cadenza mensile gli incontri con la Psicologad'équipe di Progetto che attraverso l'utilizzo di tecniche quali circle-time, test suilivelli di stress e autostima, hanno dato vita a momenti di restituzione del vissuto

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dell'esperienza di borsa-lavoro da parte delle beneficiarie, consentendo l'elaborazionee il superamento delle difficoltà riportate e una migliore gestione dello stress legatoallo svolgimento dei compiti previsti all'interno dell'azienda ospitante. La valutazionein itinere è stata effettuata periodicamente dall'équipe formativa che ha analizzatoi dati delle schede di osservazione, i dati delle riunioni di équipe e dei colloquiindividuali valutati attraverso griglie suddivise nelle seguenti sfere d'intervento:

- capacità relazionali e autonomia;- motivazione al lavoro e al contesto lavorativo;- tenuta dei ritmi di lavoro;- competenze professionali acquisite rispetto agli obiettivi definiti dal Progetto

Individualizzato.Gli strumenti utilizzati per l'attività di monitoraggio e valutazione in itinere sono stati:scheda monitoraggio utente; scheda monitoraggio referente aziendale; scheda per lavalutazione degli esiti; scheda di verifica finale con la beneficiaria; scheda di verificafinale con utente aziendale; scheda di valutazione finale degli impatti.

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Fig. 4 Il Processo Metodologico nei suoi principali nuclei d'intervento.

ANALISI

BISOGNI

ORIENTAMENTO

CONSULTING

COMPETENZE

ALTERNANZAFORMAZIONE

AULA-AZIENDA

FORMAZIONE EQUIPE

TUTORAGGIOACCOMPAGNAMENTO

MONITORAGGIOVALUTAZIONE

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4ª fase: RICERCA - AZIONE PARTECIPATA: VALUTAZIONE E DIFFUSIONE DEIRISULTATI

La fase di Ricerca - Azione - Partecipata ha previsto la collaborazione di:

Per l'ATS di MAGLIE:

- Attori ambito Pubblico: Responsabili dei Servizi Sociali d'Ambito, Responsabili di Uffici di Piano, Consultori Familiari, Figure Istituzionali deputate alle Politiche Sociali;

- Attori Privato Sociale: Operatrici di Cooperative Sociali, Responsabili Aziendali;- Aziende Ospitanti: Supermercato “SPESA PIU'”, Melpignano; Autosalone

“AUTO - IN”, Muro Leccese.

Per l'ATS di CAMPI SALENTINA:

- Attori ambito Pubblico: Responsabili dei Servizi Sociali d'Ambito, Responsabili di Uffici di Piano, Consultori Familiari, Figure Istituzionali deputate alle Politiche Sociali;

- Attori Privato Sociale: Operatrici di Cooperative Sociali, Responsabili Aziendali;- Aziende Ospitanti: Centro per la Famiglia e Antiviolenza “IL MELOGRANO”,

Squinzano; Centro Diurno Socio Educativo riabilitativo “L'OTTAVO GIORNO”, Squinzano; “OASI MAMMA BELLA”, Campi Salentina.

Per l'ATS di PUTIGNANO:

- Attori ambito Pubblico: Responsabili dei Servizi Sociali d'Ambito, Responsabili di Uffici di Piano, Consultori Familiari, Figure Istituzionali deputate alle Politiche Sociali;

- Attori Privato Sociale: Operatrici di Cooperative Sociali, Responsabili Aziendali;- Aziende Ospitanti: “BOULANGERIE MARILISA”, Castellana Grotte; “OMNIABOX”,

Noci; “PANIFICIO RECCHIA”, Noci.

La fase di Ricerca - Azione - Partecipata ha caratterizzato l'analisi qualitativa deirisultati conseguiti dalle beneficiarie, attraverso la valutazione delle intervistesomministrate alle beneficiarie, e a tutti gli attori sociali coinvolti nel Progetto.

- Strumenti d'indagine qualitativa: le interviste

Somministrate alle beneficiarie di “Isola” e a tutti gli attori coinvolti nel Progetto, leinterviste sono state definite attorno a otto categorie oggetto di analisi, al fine di offrireuna chiara fotografia, del processo di trasformazione attuato dall'esperienza di borsalavoro ed effettuare una valutazione qualitativa dei risultati conseguiti.

Nello specifico, sono state individuate le seguenti categorie oggetto d'analisi:- 1° Background: situazione antecedente al lavoro (componenti socio - anagrafiche

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e culturali);- 2° Emozioni: derivanti dall'assenza di lavoro (scoraggiamento, autovalutazione, ecc.);- 3° Significato attribuito al lavoro: rapporto tra identità e lavoro, valore attribuito

al lavoro, motivazione nella ricerca del lavoro, necessità di lavoro;- 4° Tempi di vita e di lavoro: tempi di lavoro e spazi per sé; il lavoro vissuto come

sprone per uscire da casa e prendersi “cura di sé”, fattore fondamentale al man-tenimento di un sano equilibrio e per la salvaguardia del proprio benessere complessivo;

- 5° Strategie di ricerca e di lavoro: supporti istituzionali e relazionali, risorse e supporti personali;

- 6° Opinioni sulla gestione del lavoro: sentirsi all'altezza del compito assegnato,abilità acquisite o ulteriormente sviluppate, sentimento di effettiva integrazione nelcontesto lavorativo;

- 7° Trasformazione personale: risorse attivate e processi di trasformazione nel vissuto della propria quotidianità;

- 8° Aspettative per il futuro: consapevolezza del proprio progetto di vita, progettualitàfutura.

- Scelta del campione di riferimento: le beneficiarie

Il campione di riferimento per le beneficiarie è stato quello di tre donne rispettivamenteper gli Ambiti Territoriali di Maglie, Campi Salentina e Putignano, d'età compresa trai 30 e i 50 anni. I criteri di scelta sono stati effettuati sulla base dei risultati particolarmentepositivi raggiunti dalle borsiste in termini di conseguimento degli obiettivi di autonomia,motivazione e piena integrazione nella realtà aziendale, sviluppo e acquisizione di strumentioperativi funzionali per una possibile ricerca lavorativa futura, nonché la possibilità peralcune, di trasformare la borsa-lavoro in una futura collaborazione lavorativa conl'azienda ospitante.

- Valutazione dei risultati

Le interviste di seguito riportate, e suddivise per Ambito Territoriale, si propongonodi fornire una valutazione dei percorsi effettuati dalle beneficiarie, attraverso la vocedelle stesse e le considerazioni degli attori dell'ambito Pubblico e del Privato sociale.Si auspica che, la restituzione e diffusione dei seguenti risultati, unita all'individuazionedei bisogni e delle attese espresse dalle beneficiarie, possano tradursi in valido feedbackper futuri interventi, e nell'elaborazione di policies centrate sulla multidimensionalitàdei bisogni dei beneficiari finali.

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Interviste: Ambito Territoriale Sociale di MAGLIE

Le interviste qui di seguito riportate, condotte nell'ATS di Maglie, offriranno una chiarafotografia del percorso di inserimento delle beneficiarie, valutato in toto, attraversole considerazioni di tutti gli attori convolti: le stesse borsiste, le operatrici dell'EquipePsico - Socio - Pedagogica; i Responsabili aziendali; i referenti dell'ambito Pubblico edel Privato Sociale; le Figure Istituzionali deputate alle Politiche Sociali.

La voce delle beneficiarieDalle parole delle beneficiarie si intravede un cambiamento sostanziale rispettoall'organizzazione del proprio tempo, definito “pieno” e diverso, che offre la possibilitàdi percepirsi impegnate e utili, produttive per sé e per i propri figli, grazie alla retribuzioneeconomica della borsa-lavoro. Un cambiamento che si riflette anche nella sfera dell'identità(ri)definita in termini meno problematici e più propositivi, segno evidente di una crescitadell'autostima, della motivazione e di una capacità progettuale più concreta. E' costantel'ansia del “dopo” e del futuro, ma permane la volontà di continuare a lavorare per dareun senso alla propria esistenza, e a quella dei figli, risultato di una maturazione consapevole,e dell'acquisizione di strumenti operativi funzionali all'assunzione del ruolo lavorativo.

• Beneficiaria: D., anni 36, (separata, 3 figli minorenni)

- Op.: Potresti descrivere brevemente la tua vita prima dell'inizio di quest'esperienza?Raccontami un po' com'erano le tue giornate..

- D.: Prima di iniziare a lavorare qui ero molto preoccupata per i miei figli, sonotre. Li ho tenuti lontani per 6 anni, erano affidati a un'altra famiglia...

- Op.: Non dev'essere stato facile stargli lontano così tanto tempo. E la tua famiglia?Non poteva tenerli?

- D.: No, per niente, sono pieni di problemi e comunque non ho un buon rapporto conloro...

- Op.: Ho capito. E cosa facevi in quel periodo?- D.: Ho iniziato a cercare lavoro e ad arrangiarmi con lavori saltuari, facevo pulizie,

vabbè, le faccio anche ora quelle e l'assistenza agli anziani. Adesso però finalmentesono riuscita a riaverli e stanno di nuovo con me tutti e tre (sorride felice, si illuminanogli occhi).

- Op.: Sono contenta per te, dev'essere stata davvero una bella vittoria! In generale,D. che significato attribuisci al lavoro?

- D.: Il lavoro è il pane della vita! Se ti mancano i soldi la famiglia si sbriciola!

- Op.: Com'è cambiata la tua organizzazione del tempo? Com'è il tuo tempo ora?- D.: Adesso devo organizzare bene la giornata. La mattina devo essere puntuale,

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andare al supermercato, sistemare quello che c'è da sistemare, che c'è sempre tantoda fare, sai no? E poi il pomeriggio devo pensare a sistemare la casa e ai miei figli,vedere quello che manca, se c'è bisogno di fare la spesa. Insomma, le solite cose chesi fanno..- Op.: Certo è impegnativo stare dietro alla casa, i figli e al lavoro, ce la fai a fare tutto

o ti pesa dover pensare a tante cose insieme?- D.: No, no ce la faccio, mi piace, mi fa sentire utile.

- Op. Credi che la possibilità di lavorare ti consenta di prenderti più cura di te stessa,della tua persona?

- D.: Insomma, non mi rimangono molti soldi per me, però posso pensare allecose che servono ai miei figli, a non fargli mancare niente e sono contenta.

- Op.: E' una grande soddisfazione immagino. Ascolta, mi racconti com'è iniziatoquesto nuovo percorso di borsa-lavoro?

- D.: Si, certo. E' stata l'Assistente Sociale del Comune a dirmi di quest'occasionee ho accettato subito. Abbiamo iniziato prima a fare la formazione, che quella ciserviva per “prepararci” proprio al lavoro e poi mi hanno detto che dovevo iniziarea lavorare in un supermercato.

- Op.: Avete fatto formazione prima di iniziare quindi, l'hai trovata utile? In cosaconsisteva esattamente? Cosa ti ha lasciato?

- D.: Si la formazione per me è stata molto utile. Ci hanno parlato dei contratti dilavoro e anche di come dobbiamo comportarci al lavoro, come bisogna rispondereal datore di lavoro, per me è stata davvero utile.

- Op.: Bene, mi pare di averti sentito dire che lavori in un supermercato del tuo paese,di cosi ti occupi?

- D.: Si, sto alla frutta, alla vendita, ma poi faccio anche altre cose, come per esem-pio sistemare gli scaffali, la merce nuova che scaricano, no? La metto tutta negliscaffali, in ordine, c'è sempre da fare..

- Op.: Vedo che ne parli con entusiasmo, ti piace quello che fai? Cosa pensi di averimparato di nuovo, che magari potrà tornarti utile anche in un'esperienza lavorativafutura?

- D.: Mi piace molto quello faccio perché mi fa stare a contatto con la gente. Primad'iniziare, avevo “paura” di parlare con la gente. Ora sono diventata più spigliata,più forte, forse parlo pure troppo adesso (sorride divertita) ! Ogni tanto mi hannorimproverata per questo, ma niente di grave, eh? Ah, poi ho imparato a rispettaregli orari di lavoro e a fare tutto quello che si deve fare nella giornata del supermercato.

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- Op.: E con i colleghi come va? Come sono i rapporti con loro, ti senti davvero partedel contesto lavorativo?

- D.: Si certo! I rapporti sono con tutti buonissimi, pure con il datore di lavoro, è bravo.E poi da subito mi hanno fatto vedere tutto quello che dovevo fare, mi hanno spiegatocome si sistema la merce: ah ecco, un'altra cosa che ho imparato è questa, l'ordine!Ho imparato a mettere ogni cosa al posto giusto e non a caso come facevo prima.

- Op.: Certo l'ordine è importante, quando vai a fare la spesa, in particolare, memorizzidov'è una cosa e la volta dopo vai a cercarla sempre nello stesso posto, così risparmitempo! Mi fa piacere sapere che l'impatto con il contesto lavorativo è stato buono.E dalle operatrici d'equipe del progetto, che mi dici? Ti sei sentita realmente supportada loro?

- D.: Tantissimo! L'Assistente Sociale e l'Educatrice mi sono state sempre moltovicine. All'inizio venivano qui ogni giorno, mi chiedevano come andava il lavoro,se avevo bisogno di qualcosa, se c'erano problemi, se mi stava piacendo il posto. E poi mi piace molto la Psicologa, mi piacciono gli incontri che facciamo con lei perché mi fa riflettere su come sono io, se ,magari devo cambiare qualcosa di me per stare meglio. E' bello, non ci avevo mai pensato!

- Op.: Ti sei sentita valorizzata grazie a quest'esperienza?- D.: Si mi sono sentita più valorizzata rispetto a prima perché sto facendo un lavoro

diverso dalle pulizie e dall'assistenza e poi ho preso anche più coraggio a parlare: per esempio, mi sono proposta con i clienti, ho detto alle persone che vengono quiche faccio anche lavori di pulizie a casa, in caso ne hanno bisogno..

- Op.: Brava, sei diventata più propositiva! E sei riuscita a trovare qualcosa?- D.: Si (orgogliosa di sé) ! Una signora mi ha chiesto di andare a fare pulizie da lei

qualche giorno a settimana, così posso arrotondare con i soldi che prendo qui.- Op.: Sei davvero in gamba, brava! Senti so che oggi è giornata di pagamenti, qual

è la prima cosa che farai con i soldi che ti daranno?- D.: Compro qualcosa di scuola ai miei figli!- Op.: Dimmi come ti vedi proiettata in futuro e di cosa hai bisogno?- D.: Ho bisogno per forza di continuare a lavorare, mi servono i soldi per la mia

famiglia e mi vedo lavorare tanto e sempre meglio! Sono spaventata perché nonso se alla fine del contratto mi terranno al supermercato..

- Op.: Ti piacerebbe vero? Ti senti più motivata dopo quest'esperienza nella ricerca di lavoro?

- D.: Si, comunque sono ottimista e mi devo dare da fare per trovare, devo lavorare

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per forza! Poi te l'ho detto, sono diventata pure più spigliata da quando lavoro alsupermercato! Mi propongo di più!- Op.: Questo è importante, bisogna anche farsi conoscere, avere un po' più di coraggio

e mi pare di aver capito che di certo non ti manca! Forza! Grazie D.- D.: No, non mi manca! Grazie a te!

• Beneficiaria: F., anni 32, (una bambina di 13 anni)

- Op. : Potresti descrivere brevemente la tua vita prima dell'inizio di quest'esperienza?Raccontami un po' com'erano le tue giornate?

- F.: Non vivevo bene, mi svegliavo tardi. Passavo le giornate a pulire la casa e a stare con i miei genitori. Prima ancora, sono stata in una Comunità terapeutica per tossicodipendenti a Bari, per quasi due anni, ti dico 6-7 anni fa…

- Op.: Come ti sentivi? Che emozioni provavi?- F.: Ero sempre triste e insoddisfatta..- Op. : All'uscita dalla Comunità è stata difficile la vita?- F.: Si molto.. mi sentivo molto sola.. I miei genitori sono sempre stati poco affettuosi

con me.- Op.: Ho capito, immagino che non deve essere stato semplice ridare un senso alle

tue giornate. In generale, che significato attribuisci al lavoro?- F.: Mi piace, mi fa sentire utile. Mi piace svegliarmi presto e pensare che devo

andare a lavorare.

- Op.: Com'è cambiata la tua organizzazione del tempo? Com'è il tuo tempo ora?- F.: Bhe il tempo è diverso, ora so che cosa fare: lavoro la mattina dalle 8 alle

13, poi il pomeriggio lo passo con mia figlia. Ha 13 anni, mi sono persa i primianni della sua vita, stava con i miei.

- Op.: Credi che la possibilità di lavorare ti consenta di prenderti più cura di te stessa,della tua persona?

- F.: Si, ogni tanto vado dal parrucchiere (sorride), ma prima penso a mia figlia,a comprare quello che gli serve, magari per la scuola…

- Op.: Che brava mamma che sei! Ascolta, mi descriveresti com'è iniziato questo nuovo percorso?

- F.: E' iniziato che l'Assistente Sociale mi ha detto che c'era la possibilità di lavorare e io ho detto subito di si! Allora ho iniziato all' “Auto In”, che è un autosalone di macchine che sta a Muro Leccese.

- Op.: E nello specifico, in cosa consiste l'attività che svolgi?

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- F.: Faccio tutto quello che c'è da fare: pulizie, ma anche se c'è da lavare unamacchina e poi faccio anche le fatture. Ho imparato a usare il programma chec'è al computer, cioè non è difficile eh, però l'ho imparato e faccio anche la fatture,mi piace!

- Op.: Brava! Questa sicuro è un'abilità che potrai utilizzare anche in un altro contestolavorativo.. A proposito com'è stato l'ingresso nel contesto di lavoro, voglio dire, è un momento emotivamente forte, come l'hai vissuto? Ti sei sentita realmente partedell'azienda?

- F.: Si è stato forte.. Inizialmente, non avendo grande stima di me stessa, avevopaura che mi vedeva qualcuno che mi conosceva e che poteva influenzare il miodatore di lavoro.. Con lui ho un bel rapporto e anche con i colleghi. Si ma devolavorare, se no giustamente mi rimprovera, devo lavorare bene come tutti! Mitrovo bene davvero, mi piace, mi vogliono bene e mi prendo anche il caffè contutti!

- Op.: Quello che dici è davvero bello, vuol dire che sei riuscita a farti apprezzare eche stai dimostrando di essere professionale, è un grande traguardo, brava! Qualisono le abilità che pensi di aver acquisito grazie a questo lavoro?

- F.: Bhe tante! Allora, a stare innanzitutto con la gente, perché prima stavo sempresola e poi finiva che mi legavo a qualcuno di sbagliato per colpa della solitudine..Poi ho imparato ad alzarmi presto la mattina, a essere puntuale e fare le coseche ci sono per bene, a non spendere tutti i soldi a caso e a essere più forte eindipendente.

- Op.: Ci sono stati dei momenti “critici” in azienda? Dei momenti in cui magari hai avvertito un po' lo stress del lavoro?

- F.: Ma in generale no, devo dire no… Solo qualche “litigio” ogni tanto con il datoredi lavoro, ma più all'inizio perché non ero puntuale!

- Op.: E in questi momenti di difficoltà, anche se piccoli a quanto mi dici, quantohanno contato le operatrici d'equipe coinvolti nel progetto? Ti sei sentita realmentesostenuta da loro?

- F.: Si moltissimo, anche se devo dire la verità, all'inizio avevo paura delle educatriciperché sapevo che passavano per controllare come lavoravo.. avevo paura di nonfare bene le cose, questo sempre per colpa della bassa stima di me! Poi invecesiamo diventate “amiche”, mi hanno spiegato bene come dovevo comportarmianche con il datore di lavoro, che dovevo essere puntuale, fare le cose conattenzione. Insomma loro mi ascoltavano sempre se avevo qualche dubbio! Sonobrave…

- Op.: E' importantissimo avere dei punti di riferimento ed è bello che tu sia riuscitaa comprendere l'importanza di ciò che ti veniva detto. A proposito di operatorid'equipe, so che avete fatto dei momenti di formazione prima di iniziare. Come lihai trovati, ti sono stati utili? Cosa ti hanno lasciato?

- F.: Si la formazione è stata sui contratti di lavoro, un po' mi annoiavo però è statautile, anche per essere più informata io, per capire meglio in caso qualcuno undomani mi vuole pagare di meno!

- Op.: Tornando invece a te F., prova a dirmi quattro aggettivi con cui ti definisci.- F.: Solare, paziente, ottimista, testarda!

- Op.: Si lo vedo che sei solare e ottimista, non perdere mai queste belle doti! Pensiche la possibilità di vivere un'esperienza di borsa lavoro ti abbia fornito degli strumentiutili per l'inizio di una nuovo percorso di crescita e cambiamento per la tua vita?

- F.: Si assolutamente! Ora mi sento più motivata e propositiva. Il lavoro mi hadato più fiducia, mi ha fatto capire che ce la posso fare, che le cose le so fare.Voglio continuare a lavorare, mi piace, mi fa stare bene!

- Op.: In termini di arricchimento personale, cosa lasci della “vecchia” F. e cosa portinel futuro della “nuova” F.?

- F.: Nel passato lascio una bassa autostima e la droga. Nel futuro porto la nuovaF. con un'autostima migliorata, pronta a essere più forte anche nella ricerca di lavoro.

- Op.: E come ti vedi proiettata nel futuro?- F.: Mi vedo più indipendente e sicura. Sto mettendo un po' di soldi da parte per

andare a Rimini a fare la stagione estiva, in caso quando mi scade il contrattoa fine Aprile non mi fanno continuare. Mi piace Rimini, è bella, c'è il mare.. e poi ilmio sogno è trovare un lavoro fisso e avere una casa solo per me e mia figlia.

- Op.: Sei una ragazza piena di entusiasmo e di energia, sono convinta che questadeterminazione ti aiuterà a realizzare ciò che stai cercando! Un'ultima domanda achiusura di questa bella e interessante chiacchierata: di cosa senti di aver bisogno?

- F.: Ora? Di continuare a lavorare!!- Op.: Grazie.

• Beneficiaria: M., anni 50, (separata, due figlie minorenni: una figlia autisticadi 10 anni, un'altra di 17)

- Op.: Potresti descrivere brevemente la tua vita prima dell'inizio di quest'esperienza?Raccontami un po' com'erano le tue giornate...

- M.: Prima di lavorare qui mi arrangiavo con lavori di pulizie per il Comune,

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ma erano saltuari. Poi tanti anni fa facevo parte di un'associazione che aiutava itossicodipendenti.. Niente, la mattina mi arrangiavo con questi lavoretti e dopopensavo a mia figlia tutto il tempo, è autistica.. bisogna seguirla sempre, nonsta mai ferma..

- Op.: E non hai nessuno che ti aiuti in questo? Qualche struttura a cui fai riferimento,alla quale ti appoggi?

- M.: No, non è facile trovare un posto dove la seguano come faccio io, è difficile. Nonc'è niente e poi lei è particolare. Mi aiuta mia madre, anche se con lei non ho unrapporto buono, anzi, la agita sempre. Perciò meglio quando sta con me.

- Op.: Ho capito, certo la situazione non è facile. Però forse dovresti cercare di fartiaiutare da qualche esperto del settore, magari sarebbe meglio per te e per lei..Ascolta, tornando invece al lavoro, in generale, cosa significa per te lavorare?

- M.: Il lavoro mi fa sentire più utile, prima mi sentivo inutile e più “problematica”!Il lavoro mi dà la possibilità economica di pensare alla mia bimba, di non farglimancare nulla.. il padre è un tossicodipendente non mi ha mai aiutato e non lovedo più ormai..

- Op.: Capisco, sei stata forte ad andare avanti da sola, devi essere fiera di questo. E allora, raccontami com'è cambiato il tuo tempo ora?

- M.: La mattina vado a lavorare e il pomeriggio sto sempre con la mia bambina, ce la faccio a fare tutto, mi piace.

- Op.: Secondo te M., la possibilità di lavorare ti consente di prenderti più cura di te e della tua persona?

- M.: Bhe, si, anche se io devo pensare prima alle spese fisse che ho ogni mese conle medicine. La mia bimba deve prendere per forza delle medicine che costanotanto, ma servono per calmarla. Perciò prima penso a lei, poi se riesco a me.

- Op.: M. ti va di descrivermi le tappe di questo percorso, com'è cominciato?- M.: Devo ringraziare l'Assistente Sociale del Comune di Scorrano. E' stata lei a

dirmi di questa possibilità e io contenta ho detto subito “Si!” e se no che fai? Comefai a vivere? E' stata brava a farmi lavorare qui perché io non ho possibilità dispostarmi, non ho la macchina e posso lavorare solo la mattina che il pomeriggiodevo pensare a mia figlia.

- Op.: Una bella occasione davvero. In cosa consiste l'attività che svolgi?- M.: Faccio le pulizie, ma anche le altre cose, per esempio, rispondere al telefono

del centralino! (Le brillano gli occhi, lo dice contenta e inorgoglita)- Op.: Mi sembra che ti piaccia rispondere al telefono?- M.: Si moltissimo e certe volte sono pure più brava io dell'altro che risponde

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sempre, perché parlo sempre in italiano e invece quell'altro parla in dialetto, maquesta cosa non si può fare.. devi essere sempre educata quando rispondi altelefono perché qui chiamano tutti, chiamano anche persone importanti!

- Op.: E' bello il tuo entusiasmo e quello che dici è davvero importante, quandorispondi, tu in quel momento rappresenti il Comune perciò devi saperti porre in modoadeguato. E senti, ti sarebbe piaciuto fare questo lavoro nella vita?

- M.: Si tanto, davvero! Anche se, a dire la verità, il mio rimpianto più grande è nonaver potuto fare un lavoro diverso dalle pulizie…

- Op.: E cosa ti sarebbe piaciuto fare?- M.: Bhe, qualcosa che mi fa aiutare gli altri.. mi sarebbe piaciuto fare l'Assistente

Sociale e aiutare gli immigrati e poi, vabbè, ma questo non riguarda il lavoro, misarebbe piaciuto togliermi il vizio del fumo!

- Op.: (Sorrido) Questo puoi sempre farlo!! Insomma ti piace molto sentirti utile e starea contatto con le persone mi sembra di capire. Quali sono le abilità che pensi diaver acquisito grazie a quest'esperienza di borsa-lavoro?

- M.: Guarda penso il fatto di poter stare con altre gente e di comportarmi semprebene. Prima di lavorare ero più introversa e mi sentivo molto sola, non riuscivo adavere amicizie per la situazione che ho della mia bambina.. mi “lega” un po'..

- Op.: Immagino.. E al lavoro ti sei sentita parte di tutto realmente? Come sono i rap-porti con i colleghi?

- M.: Buonissimi, mi trattano bene, sono uguale a loro, non ci sono problemi.- Op.: E' importante sentirsi parte dell'organizzazione lavorativa, ti serve anche da

stimolo per fare sempre meglio e di più. E che mi dici invece delle operatrici dell'equipedel progetto? Ti sei sentita sostenuta da loro? Ti hanno supportata in momentiparticolari in cui magari eri preoccupata per qualcosa?

- M.: Si loro mi hanno aiutata sempre, sono presenti, mi chiedono come va, comesto. Mi sono sentita aiutata soprattutto dalla Psicologa, è bravissima, organizzasempre questi incontri dove possiamo parlare tanto e possiamo anche rifletteresu come ci comportiamo con gli altri, come comunichiamo.. Hai visto stamattinano? (la beneficiaria fa riferimento all'attività di gruppo condotta dalla Psicologa sullascoperta, analisi e uso dei propri stili comunicativi).

- Op.: Si è stato molto interessante e poi è utile che possiate confrontarvi tutte assiemevoi beneficiarie del progetto, credo che ognuna possa dare qualcosa all'altra perproseguire serenamente la propria esperienza. Mi sembra di capire che ti sei sentitadavvero valorizzata?

- M.: Si, più valorizzata, mentre prima mi sentivo solo “problematica”, adesso mi

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sento più sicura, sto imparando cose nuove, anche questa cosa di come devocomunicare con gli altri, che devo essere meno “passiva” diceva il test della psicologae devo avere più fiducia in me.

- Op.: Di cosa hai bisogno in questo momento M. ? Hai qualche preoccupazione peril tuo futuro?

- M.: Ho bisogno di continuare a lavorare! Vorrei poter continuare a lavorare qui.Sono preoccupata per il futuro, lo vedo un poco “nero” perché non ho lamacchina per spostarmi e sono molto vincolata agli orari di mia figlia. Penso semprealla fine di quest'esperienza e mi sento depressa.

- Op.: Certo, posso immaginare, è un pensiero normale il “dopo”, però forse potrestiprovare a pensare una cosa alla volta e concentrarti ora sul lavoro giorno per giorno,continuando a svolgerlo nel migliore dei modi, come già fai! Dai, ti faccio unadomanda un po' diversa, vediamo che mi dici: cosa lasci nel passato della “vecchia”M. e cosa ti porti nel futuro della “nuova” M.?

- M.: Nel passato lascio una M. più introversa, nel futuro invece mi porto una M. che parla un po' di più..

- Op.: Grazie M., ti faccio un grosso in bocca al lupo!- M.: Grazie a te! Crepi!

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Le valutazioni delle operatrici dell'EQUIPE PSICO- SOCIO - PEDAGOGICA

• EDUCATRICE

Le valutazioni dell'Educatrice risultano positive, sia in termini di conseguimento degliobiettivi previsti nei Progetti Individualizzati e di piena integrazione nel contestoproduttivo, che in termini di crescita personale delle beneficiarie, migliorate su piùlivelli: dalle capacità comunicative-relazionali, all'assunzione di un abbigliamento piùconsono al contesto. Le criticità riscontrate, e sulle quali l'équipe di Progetto ha insistitoparticolarmente, sono state la capacità di organizzare le giornate in funzione di unimpegno costante; l'adattamento alla situazione lavorativa in termini di rispetto delleregole che essa prevede; l'importanza della puntualità. Fondamentali si rivelano iprocessi di tutoraggio e monitoraggio costante, sia per le borsiste, che per il datoredi lavoro, e la capacità di saper fare “rete” con i Servizi Territoriali.- Op.: Come nasce il Progetto “Isola” e in cosa consiste?- Ed.: Il progetto nasce per offrire un'opportunità a donne che versano in condizione

di forte svantaggio sociale: sono donne sole, spesso separate con figli, che hannoalle spalle vissuti forti a livello familiare o segnati da un passato di dipendenzada sostanze.

- Op. : Parliamo quindi di un'utenza accomunata da una situazione di forte disagio sociale: come si crea il rapporto di fiducia con un'utenza così particolare?

- Ed: Sicuramente con la presenza. La presenza costante dell'operatore diventa unelemento basilare per la costruzione di un rapporto di fiducia con le beneficiarie.Presenza e ascolto permettono di aprirsi e raccontarsi un po' alla volta, fino a parlaredi problemi di un passato molto lontano, di cui ancora non riescono a liberarsi.

- Op.: L'esperienza lavorativa comporta indubbiamente una riorganizzazione dellapropria quotidianità, richiedendo la presenza di fattori quali, capacità di reggere lostress connesso all'espletamento dei compiti, ma anche ansia per eventuali fallimenti.Come si sono dimostrate le beneficiarie rispetto alla capacità di sostenere i ritmilavorativi e attenersi al rispetto delle regole?

- Ed.: Le difficoltà principali sono state proprio la capacità di gestire l'organizzazionedella propria giornata in funzione di un impegno lavorativo quotidiano. Abbiamolavorato molto in questo senso. Abbiamo insegnato alle beneficiaria l'importanza ela necessità del rispetto degli orari lavorativi, ma anche la capacità di esserepiù flessibili alle richieste dell'ambiente lavorativo.

- Op.: Elementi fondamentali per la buona riuscita di un percorso di inserimentolavorativo sono la chiara definizione degli obiettivi e la messa a punto di un progettodi inserimento individualizzato che riesca a far emergere le capacità presenti e quelle

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attivabili. Elementi tutt'altro che semplici da realizzare nella pratica. Come avetelavorato in tal senso? Su cosa si è puntato?

- Ed.: Certo non sono dei passaggi facili da realizzare. Noi operatori d'equipe abbiamolavorato in “simbiosi”, confrontandoci continuamente, avendo sempre comeobiettivo primario il conseguimento dell'autonomia delle beneficiarie. I progettiindividualizzati servono proprio per questo: per individuare le risorse e gli elementidi debolezza sui quali lavorare in funzione di un'autonomia nello svolgimento deicompiti, nell'organizzazione della propria attività e della propria quotidianità.

- Op.: Prima dell'effettivo ingresso in azienda sono state previste attività di formazioneal lavoro?

- Ed. : Si naturalmente è stata prevista anche la formazione in aula: è durata unmese e ha preceduto l'effettivo avvio all'attività lavorativa. Si è trattato di lezionitenute da professionisti della nostra equipe sulla sicurezza sul lavoro e attività diorientamento, bilancio competenze.

- Op.: E anche per voi operatrici sono stati previsti dei momenti di formazione?- Ed.: Certo, sono stati condotti dalla psicologa e incentrati principalmente sulla capacità

di gestire le emozioni, sugli stili comunicativi e sull'importanza della comunicazioneverbale e non verbale.

- Op.: Insomma, un piano di lavoro davvero completo. Spostandoci invece sul pianodella prassi operativa, può spiegarmi come avete proceduto alla “messa in atto” delpercorso d'inserimento? Come si è svolto?

- Ed.: Per prima cosa, abbiamo avviato il processo di ricerca delle aziende presentisul territorio che risultavano conformi alle caratteristiche delle beneficiarie - in terminidi abilità e competenze pregresse - , rilevate dai test somministrati dallo psicologonella fase “start-up” del progetto. Successivamente, ci siamo presentati - Tutor delprogetto, Educatrice e Assistente Sociale -, ai responsabili aziendali e abbiamoillustrato le finalità di “Isola”. Definiti gli “abbinamenti”, le beneficiarie sono stateaccompagnate da noi educatrici nelle aziende e seguite quotidianamente per laprima settimana.

- Op.: Davvero un bel lavoro di squadra, complimenti! Sostegno e tutoraggio in azienda,diventano elementi irrinunciabili per il conseguimento di risultati positivi: come sirealizzano questi due momenti?

- Ed. : Si sono fondamentali e le beneficiarie hanno dimostrato fin da subito la capacitàdi “affidarsi”. Il sostegno e il tutoraggio si traducono con la presenzadell'educatore in azienda, che diventa un punto di riferimento per la beneficiariae per lo stesso datore di lavoro evitando che entrambi si sentano “lasciati soli”

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in questo percorso, per poi trasformarsi in momenti di restituzione dell'andamentolavorativo da parte dell'uno e dell'altro.

- Op.: Quindi l'educatrice è una figura che funge da “trade union” tra la beneficiariae il responsabile d'azienda: questo è funzionale anche rispetto al sorgere di eventualidifficoltà connesse al contesto e all'adattamento lavorativo. Su quali di queste, avetelavorato maggiormente?

- Ed.: L'adattamento alla situazione lavorativa con il rispetto di tutte le regoleche comporta, è stato ciò su cui abbiamo insistito parecchio, assieme alla capacitàdi sapersi rapportare in modo corretto al datore di lavoro e a quella di assumeresempre un abbigliamento consono al contesto.

- Op.: Invece, in termini di risorse, quali sono state quelle attivate dalle beneficiarie che vi hanno particolarmente stupito?

- Ed.: La grande motivazione e forza che hanno dimostrato tutte nel rimettersi ingioco, raccogliendo quanto gli veniva detto, sforzandosi a migliorare giorno pergiorno.

- Op.: La possibilità di poter contare su una numerazione mensile, comporta il concedersianche delle piccole “attenzioni” in più per la propria persona. Hai potuto notare deicambiamenti significativi nelle beneficiarie, ad esempio, a livello di cura di sé, ma anche nell'agire comunicativo e relazionale?

- Ed.: Decisamente si. Molte di loro sono più curate nel loro aspetto, vanno piùspesso dal parrucchiere e anche a livello di comunicazione hanno fatto deimiglioramenti importanti.

- Op.: Tirando un po' le somme, credi si possa parlare di concreta integrazione dellebeneficiarie nel contesto aziendale oppure hai colto qualche resistenza legata avisioni un po' stigmatizzate?

- Ed. : Forse qualche piccolo pregiudizio si è colto solo nella fase iniziale, quellain cui non c'era un'effettiva conoscenza della beneficiaria da parte del datore dilavoro, perché di fatto non solo c'è stata una piena integrazione nel contestolavorativo, ma anche un raggiungimento completo degli obiettivi prefissati nellafase iniziale del progetto.

- Op.: Questo risultato è una bella vittoria sia per queste donne che per voi operatori.A livello di autostima e crescita personale, quindi, pensi siano cresciute?

- Ed.: Stando a quanto loro stesse ci riferiscono anche durante i colloqui mensili conla psicologa, la loro autostima è notevolmente cresciuta. C'è un riconoscimentopiù consapevole delle proprie risorse e una maggiore propositività futura.

- Op.: La garanzia di poter contare sul supporto di una rete strutturata con i servizi

territoriali si rivela senza dubbio funzionale alla riuscita del progetto a estremovantaggio delle beneficiarie stesse. Come si struttura questo network?

- Ed.: Il lavoro di rete è fondamentale, soprattutto in questo tipo di interventi. C'èstata un'ottima collaborazione ad esempio, con le Assistenti Sociali d'Ambito chehanno curato la fase iniziale di selezione delle beneficiarie e con le quali abbiamocontinuato ad avere continui contatti anche a inserimento avviato, in fase dimonitoraggio. Non è possibile pensare di lavorare come unità a sé stanti, il confrontodeve essere continuo e costante.

- Op.: Quindi, lavoro di rete, confronto e aggiornamento continuo tra professionisti delsettore e profonda fiducia nelle possibilità di riuscita di queste donne. Speriamo sipossano ripetere iniziative di questo tipo anche in futuro! Grazie.

• ASSISTENTE SOCIALE

Vicina alle considerazioni dell'Educatrice è l'Assistente Sociale dell'équipe Psico-Socio-Pedagogica, che sottolinea la ragione d'essere di “Isola”, un Progetto nato per rispondereal bisogno di donne sole e con figli, connotate da situazioni di forte svantaggio sociale.In tale contesto, diventa fondamentale riuscire a stabilire con le utenti un rapportobasato sulla fiducia, al fine di sperimentare l'esperienza costruttiva dell'“affidarsi” nelloro percorso d'inserimento. L'Assistente Sociale insiste, in termini di risultati conseguitidalle beneficiarie, sulla maggiore consapevolezza delle proprie risorse e abilità,sull'incremento della motivazione, e sulla capacità di riflettere e attuare i suggerimentidegli operatori. L'attività di formazione, antecedente all'ingresso delle borsiste in azienda,prevedendo un periodo di alternanza aula - contesto produttivo, si è rivelata funzionalea una prima conoscenza della realtà aziendale. I pregiudizi riscontrati nelle realtàlocali con un esiguo numero di abitanti, non si ritrovano nelle aziende ospitanti, chehanno attuato dinamiche autentiche di integrazione, tra beneficiarie e staff-aziendale.- Op.: Come nasce il Progetto “Isola” e in cosa consiste?- Ass. Soc.: L'idea è nata per rispondere al bisogno di donne sole e con figli minori,

che si trovano in situazione di forte svantaggio sociale, abitativo e lavorativo. Ledestinatarie del progetto sono dodici, una beneficiaria per ogni Comunedell'Ambito Territoriale Sociale di Maglie. Il progetto ha favorito fondamentalmentel'inclusione sociale delle stesse signore, sostenendole nelle aree di maggiorecriticità: occupazione, cura di sé stesse e dei figli, cura dei rapporti con gli altri.

- Op.: Che ruolo svolge la figura dell'Assistente Sociale all'interno del progetto?- Ass. Soc.: L'Assistente Sociale nel progetto ha il compito di seguire le beneficiarie

durante tutto il percorso, offrendo supporto e sostegno continuo e, laddoveci fossero divergenze tra datore di lavoro e beneficiaria, interviene per risolverle.

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Fortunatamente non si sono presentati episodi particolarmente critici, solo qualchepiccolo malinteso: dai tutoraggi effettuati settimanalmente si evince che molte dellebeneficiarie hanno instaurato un buon rapporto con i titolari e i rispettivi tutoraziendali.

- Op.: Parliamo di un'utenza connotata da vissuti forti e situazioni di grave svantaggiosociale. Come si crea il rapporto di fiducia con un'utenza così particolare?

- Ass. Soc. : E' stato molto importante stabilire un rapporto di fiducia con le beneficiariedella borsa-lavoro. Trattandosi di donne con vissuti particolarmente ”forti”, molte diloro hanno una bassa autostima, per questo è stato necessario farle rifletteresulle proprie caratteristiche personali, evidenziando le potenzialità e le carenzeda colmare. La presenza costante, fin dalla fase di formazione in aula, ha favoritol'instaurarsi di un rapporto basato sulla fiducia e sul rispetto. E' stato importante faravvertire la nostra presenza e il nostro sostegno anche attraverso l'ascolto dei lorosfoghi, accogliendo le ansie e i timori sulle incertezze del futuro.

- Op.: In un percorso di inserimento sociale e lavorativo, quali sono gli obiettivi daperseguire in funzione di un miglioramento qualitativo di vita?

- Ass. Soc. : Bisogna lavorare principalmente su due fronti: autonomia e autostima.Il progetto “Isola” ha previsto, ad esempio, nella fase di formazione, delle attivitàdi orientamento per le beneficiarie finalizzate alla consapevolezza e al bilanciodelle competenze. Inoltre, non bisogna trascurare il coinvolgimento degli attorisociali a livello locale e la sensibilizzazione delle imprese presenti sul territorio.

- Op.: Nel progetto “Isola”, su quali aspetti si è insistito e che metodologia è stataadottata?

- Ass. Soc.: Come ti dicevo prima, appunto, sul raggiungimento di un buon livello diautonomia e di autostima. Per la maggior parte di loro, è stato importante insisteresul conseguimento della capacità organizzativa su tre livelli: lavoro - impegnoquotidiano - gestione della propria giornata. La metodologia adottata è stata“partecipata” e ha puntato al coinvolgimento attivo di tutti i partecipanti al progetto,a partire dalle singole beneficiarie sino a tutti gli altri attori sociali - datori di lavoro,servizi sociali, ecc. -. Il monitoraggio e il tutoraggio costante sono stati gli strumentiche hanno permesso di cogliere prontamente i piccoli, seppur sporadici, comportamenti“devianti” rispetto alle buone prassi lavorative, modificandoli e incanalandoli versola direzione corretta: rispetto delle regole e degli orari di lavoro; gestione organizzatadelle attività da svolgere; stile di comunicazione; abbigliamento adeguato al contestolavorativo, ecc.

- Op.: In cosa è consistita l'attività di monitoraggio?- Ass. Soc.: Il monitoraggio ha seguito l'intero progetto nelle sue varie fasi. In

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particolare, gli aspetti che sono stati oggetto di valutazione sono stati l'organizzazionedelle risorse umane e delle risorse strumentali, il clima, il grado di soddisfazionedelle beneficiarie, la loro crescita comportamentale e l'azione formativa. Gli strumentiutilizzati principalmente sono stati: questionari di apprendimento e di gradimento,come quello sulle attività di formazione. Inoltre, durante tutto il percorso riservatoalle beneficiarie si è cercato di favorire occasioni di colloqui individuali finalizzati afar comprendere meglio alle borsiste alcuni aspetti principali del percorso intrapreso.

- Op.: Come è stato vissuto dalle beneficiarie il momento d'ingresso nella realtàlavorativa?

- Ass. Soc. : E' stato vissuto serenamente, già nella fase di formazione in aula -avvenuta nel mese di Maggio - alle beneficiarie era stata data la possibilità diconfrontarsi con quello che sarebbe stato il futuro contesto lavorativo. L'attività diformazione prevedeva negli ultimi 15 giorni, l'alternanza tra giornate di presenza inaula e giornate di presenza in azienda: i momenti di presenza in aula permettevanola restituzione dei momenti trascorsi in azienda, raccogliendo gli eventuali dubbi oincertezze delle beneficiarie.

- Op.: Quanto si sono rivelati importanti i processi di supporto e tutoraggio ai fini dellala riuscita del progetto?

- Ass. Soc.: Sono stati decisamente importanti. E' stato fondamentale far percepirela nostra presenza come “risorsa”: questo ha permesso alle beneficiarie di migliorarsisia dal punto di vista professionale, che nella gestione dei rapporti con l'”altro”. Iprocessi di supporto e tutoraggio hanno compreso anche momenti di ascolto diproblematiche personali delle beneficiarie, finalizzati alla rielaborazione di esperienzeancora dolorose, nonché alla presa di coscienza delle proprie capacità, motivazionie progettualità future.

- Op.: Parlando invece delle aziende che hanno offerto la loro disponibilità ai percorsidi borsa-lavoro, che rapporti ci sono stati con queste? Ha colto degli atteggiamentidi “resistenza” legati a qualche stigma nei confronti dell'utenza?

- Ass. Soc.: Nella fase di promozione e individuazione delle aziende ospitanti, in alcuniComuni, soprattutto in quelli più piccoli dove i pregiudizi sono più difficili da eliminare,alcune realtà lavorative hanno manifestato degli atteggiamenti “ostili” e pocoinclini alla partecipazione. Invece, nelle aziende che hanno preso parte al progettoc'è stata una reale integrazione delle beneficiarie nell'organizzazione lavorativa e ibuoni rapporti creati tra loro e i colleghi di lavoro, lo dimostrano pienamente.

- Op.: Ha rilevato dei cambiamenti significativi nelle beneficiarie?- Ass. Soc.: Sicuramente hanno acquisito maggiore consapevolezza delle proprie

capacità e abilità: molte di loro sono maturate dal punto di vista umano e

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professionale, dimostrando un atteggiamento più responsabile nella sfera lavorativae in quella relazionale.

- Op.: Che tipo di risorse hanno tirato fuori?- Ass. Soc.: Una grande voglia di rimettersi in gioco e in discussione; la capacità di

riflettere su ciò che gli veniva suggerito durante il percorso e di attuarlo, avviandoun processo di crescita che si è rivelato positivo per la riuscita del percorso lavorativointrapreso e, che le ha rese protagoniste attive della loro vita e di un futuro che orasentono il bisogno di ridefinire verso una direzione più propositiva e ottimista.

- Op.: Cosa pensa che siano riuscite a imparare e interiorizzare da quest'esperienzadi borsa-lavoro?

- Ass. Soc.: Molte di queste donne hanno intrapreso dei percorsi lavorativi nuovi rispettoalle precedenti esperienze, maturando nuove abilità, nuove modalità di comunicazionee competenze nella gestione dei rapporti interpersonali. Tuttavia, avvicinandosi lafine del progetto cresce in loro l'ansia e il timore dell'incertezza per il futuro..

- Op.: Speriamo bene per tutte loro! A lei, cosa lascia quest'esperienza?- Ass. Soc.: Mi lascia tantissimo! Ho potuto affinare ulteriormente le mie competenze

attraverso il confronto continuo con le figure professionali coinvolte nel progetto. Homaturato stimoli nuovi e ora osservo la realtà che mi circonda con occhi nuovi. Sonoconvinta che lavorare nel sociale richieda concrete abilità professionali, ma ancheuna certa “attitudine” rapportandosi con realtà profondamente complesse: il contattocontinuo con le beneficiarie e con i loro difficili vissuti ha accresciuto ulteriormentequesta mia convinzione. E' una realtà il fatto che il contesto socio culturale a voltepuò porre degli ostacoli, ma sono convinta che con la determinazione e la voglia dicambiare si possa - e si deve - fare tanto.

- Op.: Grazie.

• PSICOLOGA

Le riflessioni della Psicologa pongono in rilievo il lavoro profondo svolto sul fattore“autostima”, generalmente molto basso o spesso inesistente nelle beneficiarie,fondamentale per il recupero del sé e del senso della propria identità. Le attività digruppo hanno prodotto miglioramenti significativi sui livelli di stress, sull'autostima, e sugli stili comunicativi delle beneficiarie. La scomparsa di comportamenti disadattivifa strada al rafforzamento del senso di auto-efficacia (self-efficacy) percepita,migliorando anche le future prestazioni professionali delle borsiste.

- Op.: Se dovesse provare a descrivere il senso del suo lavoro come lo definirebbe?- P.: Grande passione, questa è la parola principale, lavoriamo con persone e solo

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provando una passione forte per ciò che si fa si potrà riuscire davvero negli interventi.- Op.: E' possibile spiegare in poche parole come si costruisce la fiducia con un'utenza

così particolare?- P.: Non è facile creare il senso di fiducia negli utenti. Ovviamente, un elemento

fondamentale è l'assenza del giudizio, il relazionarsi a loro con la mente aperta.Gli utenti si accorgono immediatamente se c'è pregiudizio nei loro confronti, loavvertono e si sentono trattati come dei “diversi”, soprattutto nel nostro caso dibeneficiari che vivono una condizione di forte svantaggio sociale. Il pregiudizio loabbiamo riscontrato nella difficoltà, per alcune, di effettuare degli inserimenti al difuori di ambienti “protetti”, quali ad esempio, il Comune di appartenenza.

- Op.: La ricostruzione dell'identità delle beneficiarie passa indubbiamente attraversoil recupero dell'autostima. Come si effettua questo passaggio, su cosa si lavoraprincipalmente?

- P.: Il lavoro sull'autostima è fondamentale, rappresenta il presupposto irrinunciabileper il recupero del proprio sé, per riconoscersi e riappropriarsi in modo completodella propria identità. Personalmente, ho lavorato su un percorso di riscopertadelle emozioni, del proprio sentire, degli stili comunicativi adottati in modoinconsapevole e sulla possibilità di modularli in modo appropriato a seconda deicontesti. Anche la retribuzione economica ha contribuito ad accrescere l'autostimanelle beneficiarie che si sono sentite al pari di tutte le altre donne nelle azioniconcrete, come ad esempio, andare dal parrucchiere, comprare ciò che occorrevaper la scuola dei figli, concedersi qualche attenzione in più. Il mio astenermi dapossibili giudizi le ha portate a riconoscersi e a comprendere che non è sbagliatochi viene giudicato, ma lo è chi si arroga il diritto di farlo.

- Op.: Molto interessante il lavoro sulle emozioni, può spiegarmi meglio in cosa èconsistito?

- P.: Circle time, tavole rotonde sulle emozioni positive: per esempio il “Test dellafelicità”, come scoprire la felicità, quanto valgo, cosa posso dare agli altri e quindi,se posso dare agli altri non sono uno scarto.

- Op.: Davvero bello come lavoro, complimenti. Ha notato durante il percorso deicambiamenti significativi nelle beneficiarie?

- P.: Si decisamente, a distanza di sei mesi dalla prima presentazione, la seconda èstata significativamente diversa: i test sui livelli di stress e dell'autostima rivelavanodei cambiamenti. Anche fisicamente molte di loro hanno apportato delle modificheal proprio modo di vestire, al colore dei capelli diventato via, via più sobrio.

- Op.: Dal punto di vista personale, cosa le lascia quest'esperienza?

- P.: E' un'esperienza che ti riempie, che ti gratifica.- Op.: Crede che questo percorso abbia fornito alle beneficiarie gli strumenti utili per

una ricerca autonoma di lavoro?- P.: Si, perché molti comportamenti disadattivi sono scomparsi. Alcune di loro

hanno paura di ricadere in quei comportamenti e nella depressione, ma sono convintache ciò non avverrà. Il lavoro svolto le ha comunque fortificate, è stato un lavoro disquadra, noi operatori abbiamo costruito una rete di supporto che le ha fatte cambiare,crescere e rinforzare. Sono cambiate tanto, sono donne diverse rispetto a quelleincontrate un anno fa.

- Op.: Grazie.

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• Le valutazioni della Tutor di Progetto

La figura della Tutor occupa una posizione cruciale nel Progetto: individua, nella fasedi sperimentazione, i bisogni delle beneficiarie e i profili funzionali a garantire abbinamentiaziendali proficui per la riuscita dell'integrazione lavorativa. Punto di raccordo tra lebeneficiarie, i Servizi, le aziende ospitanti e l'équipe di Progetto, la Tutor supporta in totoi processi di monitoraggio, accompagnamento e valutazione in itinere, ricordando quantosia fondamentale, al termine della borsa-lavoro, non abbandonare le beneficiarie a lorostesse, e fornire loro, suggerimenti per la ricerca autonoma di lavoro.

- Op.: Quale è stato il suo ruolo nel Progetto?- T.: Dopo la selezione delle beneficiarie effettuate dai Servizi Sociali, ho avviato a una

serie di colloqui conoscitivi finalizzati a rilevare i profili e i bisogni delle beneficiarie,funzionali agli abbinamenti con le aziende. Il passo successivo è stato quello diavviare la ricerca delle realtà lavorative ospitanti.

- Op.: Quali sono state le aspettative che ha rilevato più di frequente nelle beneficiarie?- T.: Sicuramente, le aspettative iniziali erano piuttosto “alte”: le beneficiarie

speravano che la possibilità di essere inserite in un contesto lavorativo, seppureattraverso lo strumento della borsa-lavoro, fosse già “garanzia” di un'assunzionefutura. E' stato invece spiegato che le dinamiche, per una possibile collaborazionefutura, non erano esattamente queste.

- Op.: Quali sono state le difficoltà, se ce ne sono state, nell'individuare le aziendeospitanti? Con quali criteri sono state scelte?

- T.: Sicuramente, il periodo di forte crisi economica che stiamo vivendo non aiuta,molte realtà non hanno dato la loro disponibilità per carenza di lavoro. Le aziendesono state individuate tenendo conto di una molteplicità di fattori, quali ad esempio:la possibilità per le beneficiarie di poterle raggiungere. Un problema frequente èquello dell'autonomia degli spostamenti: la maggior parte delle utenti non possiedeun mezzo proprio, né la patente, perciò, spesso la ricerca si è limitata alle realtàproduttive presenti nel Comune di residenza delle beneficiarie. Un altro elementoconsiderato è stata la possibilità di conciliare gli orari di lavoro aziendali con leesigenze legate alla quotidianità delle utenti: molte di loro sono donne sole, con figli.E' stato necessario considerare queste esigenze e agire di conseguenza.

- Op.: Ci sono state altre figure coinvolte nella ricerca delle aziende ospitanti?- T.: Si, ho coinvolto altre figure professionali, tra cui, quella del Promotore, assieme

alle Assistenti Sociali e alle operatrici dell'Equipe Psico - Socio - Pedagogica,tutti dovevano prendere parte al Progetto, coerentemente con la nostra sceltametodologica “partecipata”. La fase successiva è stata quella di organizzare gli

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orari di lavoro e la conoscenza dell'ambiente lavorativo che doveva essere“accogliente”, non competitivo, corrispondente il più possibile alle competenze dellebeneficiarie.

- Op.: Dal punto di vista metodologico, quali sono state gli elementi su cui si è insistitoal momento dell'effettivo inserimento in azienda e come si colloca la figura dellaTutor rispetto a essi?

- T.: Monitoraggio, tutoraggio, accompagnamento e valutazione in itinere, sono,senza dubbio, gli elementi cardine attorno ai quali si è strutturato il processo diinserimento e la Tutor ha rappresentato il punto di raccordo tra le beneficiarie, leaziende ospitanti, i Servizi e la stessa équipe di Progetto. In alcune situazioni holasciato intenzionalmente più spazio alla figura dell'Educatrice o all'Assistente Sociale,laddove c'era bisogno di quel tipo di intervento, intervenendo invece se vi fosseronecessità di mediazione, ad esempio, tra l'azienda e la beneficiaria.

- Op.: Quindi, oltre alle funzioni di monitoraggio, accompagnamento e valutazione,la Tutor deve avere anche una pronta capacità di lettura dei bisogni che emergonoin itinere, cercando di rispondervi in tempi rapidi. Riguardo ai rapporti con i Servizi,mi pare di capire che abbiate lavorato in rete?

- T.: Assolutamente si: i rapporti con i Servizi sono stati buoni e nel momento in cuila rete è mancata per diverse ragioni, tale mancanza si è avvertita parecchio: iServizi conoscono gli utenti da più tempo ed è fondamentale, sia per le beneficiarieche per l'Equipe di Progetto, attivare una collaborazione autentica con essi. Si ècercato di sostenere le beneficiarie nel mantenere il rapporto con i Servizi territorialidi riferimento: la nostra presenza non andava a sostituire la loro, ma era funzionaleal Progetto, senza escludere, naturalmente, un “rapporto” continuativo, anche connoi operatori di “Isola” al termine della borsa-lavoro.

- Op.: Una volta che il Progetto sarà terminato, dal suo punto di vista, quali crede chesiano gli ulteriori interventi da attuare nell'interesse delle utenti?

- T.: Sicuramente non abbandonarle a loro stesse. Continuare a supportarle, perquanto possibile, anche nella ricerca di lavori futuri, fornendo loro delle indicazionie verificando quanto in effetti riescano a metterle in pratica. Questo è sicuramenteun valido modo per valutare il livello di autonomia raggiunto, altrimenti si rischiadi rimanere in situazioni cristallizzate e deleterie di dipendenza.

- Op.: Cosa le lascia quest'esperienza?- T.: A livello umano è un'esperienza che lascia tantissimo. Il lavoro è il passaggio

obbligato per avere anche dei punti di vista diversi per la risoluzione dei problemi,ti dà un impegno, ti rimette in gioco, fa sperimentare una percezione diversa di sè.

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Sicuramente le donne vivono ancora tanta discriminazione e hanno bisogno dipunti di riferimento e di Progetti simili per recuperare fiducia nelle proprie capacità,trovare condivisione e nuove relazioni sociali.

- Op.: Grazie.

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• Il punto di vista delle AZIENDE OSPITANTI

Le interviste rilasciate dai Responsabili aziendali lasciano emergere chiaramente irisultati conseguiti dalle beneficiarie, definite ora in termini di maggiore professionalità,puntualità e consapevolezza dei propri compiti nel contesto aziendale. La formazionecondotta sul luogo di lavoro è consistita, ancora una volta, nell'insegnamento delrispetto delle regole, della puntualità, nella capacità di mantenere costante l'attenzionesull'attività lavorativa e nella necessità di dare ordine e organizzazione a tutte lemansioni da eseguire. Positiva la risposta delle aziende a ripetere esperienze similifuture, percepite come iniziative in grado di offrire alle beneficiarie una concretaopportunità di riscatto sociale e di reinserimento. La possibilità di proseguire l'esperienzalavorativa al termine della borsa-lavoro non è esclusa e fortemente correlata alla“ripresa” dall'attuale situazione di esigua produttività economica.

Intervista azienda ospitante AUTOSALONE “AUTO-IN” (Responsabile), Muro Leccese

- Op.: Da quanto tempo siete presenti sul territorio? Di cosa vi occupate?- R.: Siamo un autosalone che si occupa della vendita di auto e di assistenza.

La nostra attività è presente a Muro dal 2002.- Op.: Come siete venuti a conoscenza del progetto “Isola”?- R.: Ce ne ha parlato una delle educatrici che segue F., mi ha spiegato in cosa

consisteva e mi è sembrata una bella iniziativa e una buona occasione per dareun'opportunità a una donna che magari non ha la fortuna di avere una vita tranquilla.

- Op.: Come è stato l'inizio per F. e in cosa consiste il suo lavoro?- R.: F. ha iniziato a lavorare a fine Aprile dell'anno scorso. Io la definisco il “jolly”

perché è un tutto fare: dalla contabilità, alla registrazione di fatture, alle pulizie, nonsi tira indietro su nulla, fa tutto quello che c'è da fare. Viene a lavoro ogni mattinadal lunedi al venerdi e, qualche pomeriggio, se ci sono ore da recuperare. All'inizioperò ho dovuto spiegarle un po' di cose: per esempio, che doveva essere puntualecome tutti sul lavoro, altrimenti non l'avrei fatta più lavorare. Le ho fatto giustoqualche rimprovero, ma niente di che perché poi è andato tutto liscio e hadimostrato una grande voglia di lavorare.

- Op.: Com'è il rapporto di F. con gli altri colleghi?- R.: Buonissimo! F. è a tutti gli effetti una di noi. Andiamo a prendere tutti insieme

il caffè, si scherza, si ride, ma quando c'è da lavorare si lavora, lei come tuttigli altri, sono tutti uguali.

- Op.: Ci sono stati momenti di tensione o di difficoltà particolari?- R.: Ma niente in particolare, le ho fatto giusto qualche rimprovero inizialmente sempre

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sulla puntualità e sull'importanza di comunicare per tempo ogni sua eventualeassenza sul lavoro.

- Op.: So che durante il suo percorso di borsa-lavoro, F. è stata seguita costantementeda una operatrice d'equipe del Progetto che lei ha conosciuto bene: ha ritenutoutile la sua presenza?

- R.: Bhe si, perché è sempre un punto di riferimento in più, no? Non c'è statobisogno perché con F. si è creato un ottimo rapporto di fiducia e collaborazione,però sapere che c'è qualcuno a cui rivolgersi in caso sorgono problemi con lei, tifa stare più tranquillo.

- Op.: Ha notato dei cambiamenti in F. rispetto all'inizio del suo percorso?- R.: Si, ci sono stati dei cambiamenti anche nel suo aspetto che è più curato e poi

soprattutto nel comportamento, è più professionale.

- Op.: Secondo lei, cosa crede che possa significare un'esperienza di questo tipo perF.?

- R.: Un'occasione per rimettersi in moto e per imparare la gestione interna diun lavoro. Un'occasione per imparare a essere davvero più responsabile e poi lefa curriculum anche per un lavoro futuro. Una giorno mi ha detto che vorrebbe fareanche un'esperienza di lavoro estivo a Rimini, anche se ogni giorno non fa chechiedermi se qui le rinnoverò il contratto, ormai siamo vicini alla fine di Aprile..(sorride)

- Op.: E lei cosa le risponde?- R.: Eh che ancora non lo so, bisogna vedere come va il mese di Febbraio, se ci sarà

una ripresa, molto volentieri, se lo merita, è una ragazza davvero volenterosa!- Op.: Allora incrociamo le dita per lei! Sarebbe disposto a ripetere un'esperienza di

questo tipo?- R.: Certo, perché no!- Op.: Grazie.

Intervista azienda ospitante SUPERMERCATO “SPESA PIU” (Responsabile),Melpignano

- Op.: Da quanto tempo siete presenti sul territorio?- R.: La nostra attività è aperta dal 2007, ci conoscono tutti ormai, abbiamo una

buona clientela, non ci possiamo lamentare.- Op.: Come siete venuti a conoscenza del progetto “Isola”?- R.: Me ne ha parlato l'Assistente Sociale del Comune: mi ha fatto capire che

era una bella iniziativa per andare incontro alle difficoltà di queste donne sole, chemagari hanno anche dei figli e poi io la conoscevo pure D. ..

- Op.: La conosceva già? Eravate amici?- R.: No amici, no, ma la conoscevo perché veniva anche lei a fare spesa qui.- Op.: Ho capito. Ha avuto qualche titubanza ad intraprendere questa esperienza?- R.: No, alla fine era sempre un'opportunità anche per noi di avere una risorsa

di lavoro in più.. certo volevo capire bene però, se D. si sarebbe data da fare cometutti gli altri dipendenti.

- Op.: E com'è andata? Come è stato l'inizio per D. e in cosa consiste il suo lavoro?- R.: E' andata meglio di quanto pensassi! Il lavoro di D. è principalmente alla

vendita della frutta, ma si occupa anche di sistemare la merce che arriva negliscaffali, di fare pulizie negli ambienti del supermercato.

- Op.: Com'è stato l'impatto di D. con l'inizio della sua attività, come si è comportata?- R.: Bhe all'inizio ho dovuto spiegarle un po' di cose: prima di tutto l'ordine...

- Op.: L'ordine nel fare le cose?- R.: Si anche, nel fare una cosa, portarla a termine e solo dopo averla terminata

iniziarne un'altra.. poi proprio l'ordine nel sistemare ogni cosa al proprio posto: quiin un supermercato è si importante, ogni prodotto ha il suo scaffale, se no si creail caos! All'inizio metteva a caso le cose…

- Op.: E come si è dimostrata D. nei confronti di questa indicazione, l'ha ascoltata?- R.: Si mi ha ascoltato, si è impegnata a fare più attenzione perché il suo problema

iniziale era la mancanza di attenzione, si distraeva facilmente…- Op.: In che senso si distraeva, cosa faceva?- R.: Si distraeva perché perdeva tempo a parlare con i clienti, D. è una persona a

cui piace molto parlare, è allegra (sorride). Le ho spiegato che mi andava beneil fatto che fosse educata e sorridente con i clienti, ma che doveva sempre pensarea lavorare e non perdersi in chiacchiere e ha capito. E poi le ho fatto anche capireche era importante essere sempre puntuale sul lavoro, come tutti gli altri.

- Op.: Ha notato dei cambiamenti quindi nel suo comportamento lavorativo rispetto all'inizio?

- R.: Si, è più professionale: è puntuale, sistema tutta la frutta per bene, allavendita è simpatica a tutti i clienti, sistema ogni cosa al posto giusto, non sidistrae come prima insomma e, soprattutto, è molto volenterosa, questa cosa mipiace.

- Op.: Com'è il rapporto di D. con gli altri colleghi?

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- R.: Buonissimo con tutti, è proprio parte del gruppo!

- Op.: So che durante il suo percorso di borsa-lavoro, D. è stata seguita costantementeda una operatrice d'equipe del Progetto che lei ha conosciuto bene: ha ritenutoutile la sua presenza?

- R.: Si, è una figura su cui sai di poter contare, a cui fare riferimento se c'èqualcosa che non va, anche se non è successo mai niente. Però per il datore dilavoro è importante sapere che c'è.

- Op.: Cosa crede che possa significare un'esperienza di questo tipo per D.?- R.: Un'occasione di “riscatto” per se stessa penso e poi per imparare a svolgere

un lavoro in modo serio, professionale, veramente responsabile.- Op.: A fine Aprile terminerà il contratto di borsa-lavoro, D. le chiede mai informazioni

su questo? C'è qualche possibilità per lei di continuare a lavorare qui?- R.: Mi chiede sempre di rimanere, è volenterosa gliel'ho detto! Io non faccio mai

promesse anche perché non voglio illuderla, ma se il lavoro va bene, è probabileche la tenga almeno fino a quest'estate perché è un periodo un po' più pieno.

- Op.: Cosa le lascia quest'esperienza? Sarebbe disposto a ripeterla?- R.: Guarda, ripeterla certo.. .mi ha lasciato... mi ha dimostrato insomma che a

volte le persone possono essere migliori di quanto avremmo immaginato!- Op.: Bella questa riflessione! Allora speriamo per D. che questo bel percorso continui!

Grazie, buon lavoro.

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• Le considerazioni degli Attori dell'Ambito Pubblico

Le considerazioni espresse dagli attori dell'ambito Pubblico denotano la logica dinetwork che ha caratterizzato l'intervento attuato da Comunità S. Francesco con iServizi Territoriali e la Comunità in generale. Gli attori dell'ambito Pubblico, inoltre,sottolineano il taglio sociale che ha caratterizzato l'intero Progetto, emerso dalla attenzionecostante a rendere la parola “inclusione” concreta prassi operativa. Permane laconsapevolezza delle penalizzazioni indotte dalla attuale crisi che attraversa il mercatodel lavoro, in tutte le conseguenze negative che essa reca con sé. Le voci delle AssistentiSociali concordano sulla necessità di offrire agevolazioni fiscali alle aziende, al finedi incrementare le possibilità di inserimento per le fasce deboli, e per tutti, ingenerale.

ASSISTENTE SOCIALE D'AMBITO (Maglie), Dott.ssa P. De Donno

- Op.: Qual è il ruolo svolto dall'Assistente Sociale d'Ambito nel Progetto “Isola”?- Ass. Soc.: Mi sono occupata della prima fase organizzativa del Progetto, collaborando

in sinergia con Comunità S. Francesco e della selezione delle beneficiarie cheavrebbero preso parte al percorso di inserimento, ma anche di aspetti quali,l'informazione e la sensibilizzazione sul territorio, la scelta di linee idonee diazioni.

- Op.: Bene, mi pare di capire, quindi, che ci sia stato un intenso lavoro di rete travoi operatori dei Servizi, Comunità S. Francesco e la comunità in generale.

- Ass. Soc.: Siamo sempre state in contatto con la Tutor del Progetto, ci sono statinella incontri frequenti con l'équipe per comprendere quali fossero, rispetto ai profilidelle beneficiarie, le aziende più consone agli inserimenti. Da questo punto di vista,infatti, sono state scelte intenzionalmente realtà profit, piuttosto che Enti Pubblicicome i Comuni, per cercare di garantire un prosieguo al percorso di borsa-lavoro.D'accordo con la Tutor di Progetto, abbiamo pensato che, probabilmente, in uncontesto produttivo, la professionalità acquisita grazie al lavoro di formazioneantecedente all'ingresso in azienda, potesse aprire la strada, laddove vi fossero statele condizioni, a una assunzione futura.

- Op.: E' interessante quello che dice a proposito della formazione, un elemento sulquale si è puntato molto quindi. In termine di effetti, quale riscontro avete avutonelle utenti, si sente di riconoscere una crescita personale nelle beneficiarie?

- Ass. Soc.: Si, certamente la crescita c'è stata, soprattutto nel modo di comunicare,di relazionarsi, di rielaborare il proprio vissuto: le beneficiarie si sono incontratemensilmente, presso la sede del nostro Comune, per le attività con la Psicologa e

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io stessa ho avuto occasione di rilevare grande partecipazione da parte del gruppo,che ha sviscerato, in più di una occasione, problematiche legate alla propria vitaquotidiana.

- Op.: Secondo lei, quanto è importante offrire un'opportunità formativo-lavorativacome quella progettata da Comunità S. Francesco?

- Ass. Soc.: A me il Progetto è piaciuto molto: le beneficiarie sono state realmentesupportate nel loro percorso di inserimento da un assiduo lavoro di equipe, nonsono mai state abbandonate a sé stesse. Il taglio è stato prettamente “sociale”,con un'attenzione alta al significato del termine “inclusione”. Gli incontri di grupposono serviti a farle socializzare tra loro, a dare un punto di uscita, dei nuovi contattia cui potersi agganciare, anche delle relazioni amicali, in alcuni casi, uno tra gliaspetti più carenti per queste donne.

- Op.: Secondo il suo parere, cosa si potrebbe fare per realizzare degli interventi, infuturo, che possano offrire opportunità più durature?

- Ass. Soc.: E' difficile rispondere a questa domanda. Sicuramente il taglio del Progettoha superato l'ottica dei sussidi assistenzialistici temporanei, ma di fatto, permanela situazione critica del mercato del lavoro e in termini di inclusione sociale, c'èda dire che in questa criticità rientrano tutti, non solo le beneficiarie del Progetto.

- Op.: Secondo il suo punto di vista e basandosi sulla sua esperienza nell'ambito deiServizi, qual è il punto di forza di “Isola”?

- Ass. Soc: L'aver reso possibile una svolta nella vita delle beneficiarie, non solodal punto di vista lavorativo, ma anche personale: è stato come dare loro uncontenitore in cui riversare quanto si portavano dentro, probabilmente, non sarebberoriuscite a manifestarlo, con la stessa “facilità”, in altri contesti.

- Op.: Grazie.

RESPONSABILE DEL SETTORE WELFARE E CULTURA (Corigliano d'Otranto), Dott.ssaN.A. De Giorgi

- Op.: Quale è stato il suo ruolo in “Isola”?- R.: E' stato un ruolo significativo di raccordo e monitoraggio continuo della

beneficiaria che ha svolto il percorso di borsa-lavoro presso il nostro Comune. Illavoro è stato condotto con l'ottima collaborazione degli operatori di Comunità S.Francesco, sempre presenti come pochi, a dire il vero!

- Op.: Cosa ne pensa dell'inclusione sociale?- R.: L'inclusione sociale è un processo che offre alle utenti la possibilità di farsi

conoscere in modo nuovo e diverso, e di avere un'autonomia economica che

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consente di risolvere problemi quotidiani, quali, ad esempio, il pagamento dell'affitto,delle bollette, ecc.. E poi l'inclusione è fondamentale nell'aspetto del riconoscimentopersonale, della riconquista dell'autostima, e per il riappropriarsi dei ruoli all'internodella società.

- Op.: Cosa ne pensa dell'intervento progettato da Comunità S. Francesco?- R.: Auspico che questo Progetto possa essere rinnovato, per gli effetti positivi

riscontrati per le beneficiarie, e per il modo in cui è stato condotto. Ci siamoconfrontati continuamente, in itinere, con le operatrici dell'équipe psico-socio-pedagogica, è stato un lavoro di sinergia che ha dato ottimi risultati, stimolando asupportare sempre, con entusiasmo e fiducia, le borsiste nel loro percorso.

- Op.: Dalle parole raccolte dalle beneficiarie si percepisce la costante ansia per iltermine della borsa-lavoro: secondo il suo punto di vista, cosa si potrebbe fare peroffrire delle opportunità più durature?

- R.: Le risponderei volentieri se ne avessi la possibilità.. Il problema è la mancanzadi risorse economiche: presso il nostro Comune, ad esempio, non ci sono possibilitàdi proseguire la collaborazione lavorativa al termine della borsa-lavoro. Credo cheun'attenzione maggiore vada data alle aziende, in termini di agevolazioni previsteper questo tipo di assunzioni. Speriamo che qualcosa in futuro si smuova!

- Op.: Grazie.

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Interviste: Ambito Territoriale Sociale di CAMPI SALENTINA

Le interviste qui di seguito riportate, condotte nell'ATS di Campi Salentina, offriranno unachiara fotografia del percorso di inserimento delle beneficiarie, valutato in toto, attraverso leconsiderazioni raccolte da tutti gli attori convolti nel processo: le stesse borsiste, le operatricidell'Equipe Psico - Socio - Pedagogica; i Responsabili aziendali; i referenti dell'ambito Pubblice del Privato Sociale; le Figure Istituzionali deputate alle Politiche Sociali.

La voce delle beneficiarieSoddisfazione, orgoglio, sicurezza ritrovata, motivazione nel vivere (“il lavoro è vita”) eautoriconoscimento, sono tutti elementi che pervadono le riflessioni delle beneficiarierispetto all'esperienza di borsa-lavoro. Un'esperienza che, per alcune, si è tradotta inoccasione per individuare dei punti di riferimento assenti nella propria vita quotidiana,vissuti come “nuova famiglia” non giudicante, in grado di supportare e motivare almiglioramento delle proprie prestazioni, e a una maggiore cura di sé. I forti vissuti emotiviche irrimediabilmente hanno segnato il passato di ognuna, e le loro ripercussioni nellavita attuale, sono stati ulteriormente elaborati nel percorso di inserimento lavorativo,attraverso le funzioni di supervisione, accompagnamento e tutoraggio dell'èquipe Psico-Socio-Pedagogica. La paura del “dopo” permane, ma l'acquisizione di nuove strategiedi problem-solving consente una riorganizzazione in termini di ridimensionamento e dimaggiore fiducia nelle proprie capacità.

• Beneficiaria: A., 42 anni (vedova con un figlio di 13 anni, uno di 21)

- Op.: Potresti descrivere brevemente la tua vita prima dell'inizio di quest'esperienza?Raccontami un po' com'erano le tue giornate…

- A.: Non lavoravo da due anni, non vivevo bene.- Op.: Come ti sentivi? Che emozioni provavi?- A.: Mi sentivo malissimo, molto depressa. La depressione è una cosa bruttissima

non auguro a nessuno di provarla. Ti toglie la forza di vivere e i pensieri...

- Op.: Ti sentivi così depressa perché non riuscivi a trovare un lavoro? Che tipo didifficoltà dovevi affrontare?

- A.: Si certo, non lavorando ero depressa perché non avevo i soldi per comprarequello che serviva ai miei figli, sono due, dovevo chiederli sempre e questo midava fastidio!

- Op.: Quanti anni hanno i tuoi figli, sono piccoli?- A.: Mha insomma, uno ha 13 anni e l'altro è grande ormai, ne ha 21.- Op.: E a chi chiedevi aiuto, alla tua famiglia?

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- A.: No, non ho contatti con loro.. (abbassa lo sguardo un po' turbata). Li chiedevoa mia suocera, la mamma del mio compagno che purtroppo è morto, ma leicontinua a essere sempre un punto di riferimento forte per me.

- Op.: E' importante avere dei punti di riferimento, soprattutto se hai dei figli a cuipensare. Ascolta A., vorrei capire meglio che tipo di difficoltà avevi nel cercarelavoro?

- A.: In pratica, ti spiego tutto così capisci meglio: ho avuto problemi con la drogaper moltissimi anni e purtroppo pure il mio compagno che è morto di overdose..sempre lo penso e quest'anno senza di lui non ho voluto nemmeno fare l'albero aNatale. Siamo stati insieme in Comunità però, non abbiamo finito il percorso siamoscappati..

- Op.: Perché non avete terminato il percorso, non vi piaceva stare lì?- A.: No, non ci piaceva, comunque sono 13 anni che mi sono liberata della droga.

Ora sto bene, solo che non è stato facile riprendere la vita quando siamo usciti dallaComunità, però ce l'ho fatta.

- Op.: Immagino.. hai fatto qualche esperienza di lavoro che ricordi con piacere primadi questa?

- A.: Si ho lavorato all' “Alba” che è sempre una Comunità, dove coltivavo prodottibiologici, era un'esperienza di gruppo, andavo tre volte a settimana; poi all'“Alaska”,quanto mi piaceva lavorare lì! Confezionavo i gelati, era bellissimo!

- Op.: Si vede che ti piaceva, ti brillano ancora gli occhi! In generale A., che significatodai al lavoro?

- A.: Il lavoro lo vedo come aiuto economico e vorrei un lavoro costante che mi diala sicurezza di non fare mancare niente ai miei figli.

- Op.: Com'è cambiata la tua organizzazione del tempo? Com'è il tuo tempo ora?- A.: E' un tempo diverso, “pieno”, le giornate hanno senso, prima mi alzavo, ma

le giornate passavano tanto per passare…- Op.: Credi che la possibilità di lavorare ti consenta di prenderti più cura di te stessa,

della tua persona?- A.: Si, posso andare dal parrucchiere, ogni tanto mi compro qualcosa, ma prima di

tutto penso a quello che serve ai miei figli, sempre prima a loro. Sono soddisfattaperché riesco a pagarmi tutto da sola senza chiedere soldi a nessuno, quellacosa era un'umiliazione per me!

- Op.: Mi descrivi com'è iniziato questo nuovo percorso?- A.: L'Assistente Sociale del Comune mi ha detto che c'era questa possibilità, non

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mi sembrava vero, ho detto si subito! Abbiamo fatto prima la formazione di unmese, dove ci hanno spiegato le cose della sicurezza su lavoro, come dovevamocomunicare con il datore di lavoro e dopo ho incominciato a lavorare a “MammaBella”.

- Op.: A proposito della formazione, pensi che sia stata utile, che ti sia servita o avrestiavuto bisogno di una formazione di un altro tipo?

- A.: Guarda mi è piaciuta, soprattutto perché mi ha fatto avere un'idea dei contrattidi lavoro, come sono, che diritti ho. Per me è stato importante, non me ne avevaparlato mai nessuno. Mi è piaciuta anche la parte sull'autostima: la mia è statasempre bassa, ma da quando ho un lavoro è cambiata.

- Op.: Ti senti valorizzata nel lavoro che svolgi?- A.: Si perché mi sento davvero utile.- Op.: Bene questo rappresenta una motivazione forte a fare sempre meglio! E nello

specifico, a “Mamma Bella” che attività svolgi? Parlami un po' di questa struttura.- A. : Faccio le pulizie, mi piace quello che faccio, il posto è bellissimo, ha un

giardino grandissimo! Dentro c'è la scuola dell'infanzia, la comunità educativa, ilcentro diurno e anche il campo sportivo. L'Istituto è molto grande, quindi, c'è sempretanto da fare, poi bisogna pulire davvero bene perché ci sono i bambini.

- Op.: Deve essere un bel posto da come ne parli. Senti, come hai vissuto l'ingressonel contesto lavorativo? Hai avuto delle difficoltà particolari?

- A. : Ero molto emozionata, anche se c'era l'educatrice con me, mi è stata sempremolto vicina, mi sentivo sostenuta, mi ha fatto capire come migliorare: per esempio,chiamare in caso di assenza, essere sempre puntuale… ah si, anche vestirmisemplice perché è un posto dove ci sono le suore e i bambini, è importante(sorride soddisfatta con consapevolezza di responsabilità)! E poi mi ha aiutatatantissimo la Coordinatrice dell'Istituto: mi ha dato un “ordine” da seguire negliambienti che dovevano essere puliti: prima i posti dove non ci sono i bambini, poile stanze delle attività; mi ascolta anche se ho problemi miei personali. E' bravissima!

- Op.: Mi sembra di capire che ti sei integrata perfettamente sul posto di lavoro e chehai trovato dei punti di riferimento forti sia negli operatori d'equipe che nellacoordinatrice, è positivo per te...

- A.: Si sono dei punti di riferimento, è vero: nelle operatrici ho trovato quellafamiglia che non ho mai avuto e da loro non mi sono mai sentita giudicata e perme questa è la cosa più bella! Non è facile quando hai un passato lungo ditossicodipendenza, la gente ti giudica sempre, ti toglie forza! Io la forza l'ho trovatagrazie a mio figlio piccolo...

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- Op.: Certo non è facile sopportare il peso delle “etichette” esterne, ma di forza nestai dimostrando tanta anche in quest'esperienza. Credi che ti abbia cambiata rispettoa prima? Come ti senti ora?

- A.: Mi ha cambiata tanto perché mi sento più forte e solare, ho solo paura chefinisca e di cadere di nuovo in depressione...

- Op.: Ora non pensare alla depressione e continua su questa strada. La depressioneè stata una fase trascorsa della tua vita, la lasciamo al passato, insieme a...?

- A.: Insieme alla droga! (Sorride, ha un tono deciso).- Op.: Brava! Allora come ti vedi nel futuro?- A.: Libera! Libera dalla droga, con un lavoro e con i miei figli. Ce la dobbiamo

fare!- Op.: Grazie A., forza e in bocca al lupo!

• Beneficiaria: M., 37 anni, (una figlia di 7 anni affidata a una cognata)

- Op.: Potresti descrivere brevemente la tua vita prima dell'inizio di quest'esperienza?Raccontami un po' com'erano le tue giornate…

- M.: Prima di cominciare a lavorare al Centro non avevo uno stipendio fisso e miarrangiavo con le pulizie, facevo quello e poi le solite cose che si fanno a casa.

- Op.: Come ti sentivi, che emozioni provavi in quel periodo?- M.: Ero preoccupata perché ho una figlia piccola, domani compie 7 anni e lei

ha bisogno di tante cose... Mi dispiace non avere una foto altrimenti te la fareivedere.

- Op.: Auguri! E la tua famiglia, puoi contare sul suo aiuto se ne hai bisogno?- M.: No, i miei sono grandi, non possono aiutarmi. Ho una cognata che mi aiuta, per

ora mia figlia sta con lei.. Sta con lei perché ho avuto anche altri problemi, sonostata in carcere e poi agli arresti domiciliari.

- Op: Sei stata, in carcere a Lecce?- M.: Si a Borgo S. Nicola, ma per poco, poi sono stata agli arresti domiciliari e alla

fine si è risolto tutto. L'avvocato mi ha detto pure che mi daranno di nuovo mia figlia.- Op.: Te lo auguro, ma spiegami durante il periodo dei domiciliari avevi già iniziato

a lavorare?- M.: Si andavo già al Centro. Poi quando ho finito quella per me è stata proprio la

svolta!- Op.: Ti sei sentita libera finalmente?- M.: Si finalmente!

- Op.: E com'è stato vivere quel periodo insieme all'inizio di un'esperienza importantecome quella della borsa-lavoro? Avevi delle paure in particolare?

- M.: No, non avevo paura, avevo solo voglia di finire i domiciliari perché come dicitu, mi sono sentita libera e anche più motivata nel lavoro a fare meglio!

- Op.: E' importante la motivazione, permette sempre di raggiungere degli ottimirisultati. Spiegami che significato attribuisci al lavoro? Cosa significa per te poterlavorare?

- M.: Il lavoro è la motivazione per vivere e la possibilità di non fare mancare nientea mia figlia.

- Op.: Quindi un modo per vivere bene anche. Avere un impegno di lavoro quotidiano,comporta un'organizzazione diversa del tempo e delle giornate: com'è il tuo tempoora?

- M.: Si è cambiato tutto! Prima le giornate erano vuote, tutte uguali, mentre orainvece devo pensare alla casa e al lavoro che devo fare, ma ci riesco, facciotutto, sono molto veloce, mi piace perché mi fa sentire impegnata!

- Op.: Parlami un po' del posto in cui lavori e di quello che fai...- M.: Lavoro in un Centro Diurno di Squinzano, si chiama l'”Ottavo Giorno”, faccio le

pulizie. Mi piace perché mi fa stare a contatto con tanti ragazzi. Mi voglionobene, dicono anche che come faccio il caffè io non lo fa nessuno! (sorride divertita)

- Op.: Ah che brava! Ascolta M., descrivimi un po' la tua giornata lavorativa.- M.: Allora, arrivo sempre alle 8:45 al lavoro e mi metto subito a pulire. Sono otto

stanze dove i ragazzi fanno le attività: faccio prima quelle dove i ragazzi non ci sonoe poi a poco, a poco, tutte le altre. Devo pulire bene però, perché gli operatoridel Centro mi hanno spiegato dal primo giorno che l'igiene è importantissimaperché ci sono tanti ragazzi.

- Op.: Certo, immagino e dimmi, ti è capitato di avere qualche difficoltà, per esempio,l'abitudine ai ritmi di lavoro, è stata facile da raggiungere?

- M.: No, difficoltà no in quel senso, anzi sono sempre puntuale e arrivo in anticipo!Una volta, non sono potuta andare e ho avvisato in ritardo e tutti si sono preoccupatiperché sanno che sono sempre puntuale!

- Op.: Mi sembra di capire che hai un buon rapporto anche con i tuoi colleghi dilavoro?

- M.: Si buonissimo, anche con la Responsabile del Centro, si fida di me, forsemi tiene anche dopo, gliel'ho chiesto.

- Op.: Le hai chiesto se quando scadrà il contratto potrai rimanere?

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- M. : Si e mi ha detto che per lei non ci sono problemi e che quando scade il contrattoa fine Aprile prova a parlare con gli altri responsabili, perché alla fine serve semprequalcuno che pulisce!

- Op.: Certo, te lo auguro di poter continuare! So che durante questo tuo percorso seistata sempre affiancata delle operatrici d'equipe del Progetto, come l'hai vissutaquesta cosa?

- M.: Bene, soprattutto all'inizio mi hanno aiutato molto perché mi hanno spiegatoproprio come si doveva pulire bene, che le cose vanno fatte sempre con ordine, chedevo organizzare le attività e poi che devo essere sempre puntuale e avvisare incaso non posso essere presente per qualche motivo personale.

- Op.: Insomma ti hanno formata al lavoro. A proposito di formazione, so che c'è statoun periodo di formazione in aula prima di iniziare il lavoro al Centro, che cosa ti halasciato? Quanto tempo è durato?

- M.: La formazione è cominciata un mese prima, è durata un mese e poi hocominciato all' “Ottavo Giorno”. Mi sono piaciuti gli incontri in cui ci hanno spiegatocome bisogna parlare con il datore di lavoro e con gli altri.

- Op.: Vi hanno spiegato a usare una comunicazione più adatta all'ambiente lavorativovuoi dire? Perché ti è piaciuta tanto?

- M.: Mi è piaciuta perché erano cose su cui non avevo mai riflettuto, non me ne avevamai parlato nessuno, solo che è durata poco, avrei voluto che durasse di più...

- Op.: Ti sarebbe piaciuto saperne di più?- M.: Si, è pure un modo per migliorarsi penso, no?- Op.: Certo, per conoscersi meglio e aggiustare il tiro se qualcosa non va. Pensi che

quest'esperienza ti abbia dato delle abilità che prima non avevi?- M.: Guarda mi ha insegnato a stare con i ragazzi che è una cosa che mi piace

moltissimo! Poi che devo sempre avere un ordine quando faccio le cose:comincio una cosa, la finisco per bene e poi ne comincio un'altra..

- Op.: E rispetto al passato, ti senti cambiata?- M.: Si, mi sento più responsabile proprio nel modo di lavorare, riesco a organizzare

da sola quello che devo fare e, poi sicuramente più tranquilla, prima ero semprenervosa.. Poi pure con la cosa che mi è successa del carcere, mi ha insegnato chenon devo sbagliare più, se no perdo mio figlia!

- Op.: Certo, le esperienze negative servono a non ripetere determinati errori sevogliamo vivere tranquilli. Allora, cosa lasci nel passato e cosa porti nel futuro diquesta nuova M.?

- M.: Nel passato lascio una M. che ha sbagliato tanto e nel futuro invece una M. che

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ha una famiglia unita e un bel lavoro!- Op.: E che lavoro ti piacerebbe fare guardando al futuro?- M.: Quello di ora, nello stesso posto di ora!- Op.: Grazie M., in bocca al lupo.

• Beneficiaria: M., 44 anni, ( 3 figli, di cui 1 minorenne )

- Op.: Potresti descrivere brevemente la tua vita prima dell'inizio di quest'esperienza?Raccontami un po' com'erano le tue giornate…

- M.: Prima non vivevo qui, vivevo a Napoli, sono di Napoli, lavoravo lì.- Op.: E che lavoro facevi?- M.: Facevo l'assistenza agli anziani per 5 euro all'ora, una miseria! Assistevo

due anziani, marito e moglie, due volte a settimana, davo il cambio a una donnarumena quando si prendeva i giorni di riposo. E' stato brutto se ci penso lasciareNapoli, ho lasciato lì le mie due figlie...

- Op.: Ah, hai due figlie? Quanti anni hanno?- M.: Si ho due figlie grandi, sulla ventina, sono rimaste lì a lavorare e poi ho un figlio

piccolo, di 7 anni che vive con me, però l'ho avuto da un altro compagno.- Op.: Immagino che ti manchino, è normale! E la tua città ti manca, ci pensi ogni

tanto a Napoli?- M.: Si mi manca e anche se ne parlano male per le zone degradate, mi manca tanto

per delle cose bellissime che ha, per esempio, i mercatini di Natale, pieni di luce!- Op.: Mi piacerebbe vederli! Ti va di raccontarmi come sei arrivata qui?- M.: Guarda la mia storia è lunga, non basterebbe una giornata per raccontartela!

Io non avevo niente prima di venire qua.. ho avuto problemi di droga in passato,ecco perché mi trovo a Lecce, ho fatto la Comunità a Napoli, ma non l'ho finita..

- Op.: Come mai non l'hai finita? Quanto dura in genere un percorso terapeutico?- M.: In genere dura due anni, ma non l'ho finita perché non mi piaceva stare lì. Non

mi è piaciuta nemmeno quella di Lecce, perché l'ho fatta pure qui, avevo 33 anni.- Op.: Ah sei stata anche a Lecce e nemmeno qui hai terminato il percorso?- M.: No, (sorride), non l'ho finito nemmeno qui.. Guarda la Comunità ti forma però,

devi volerlo tu, devi volerne uscire, lo devi volere solo tu. Mio figlio mi ha datola forza, prima avevo deciso di lasciarmi andare.. sai quante volte mi sono ritrovatain un letto di ospedale vestita, con tutte le scarpe a Napoli.. Poi oramai sono 9 anni,ho smesso.

- Op.: Sono nove anni che hai smesso di assumere sostanze? Quindi, ne sei uscita,

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è una vittoria per te..- M.: Si, si, ne sono uscita però non sono ipocrita... chi ha provato la “robba” non

se la scorda...

- Op.: Cosa vuoi dire con questo, che la tentazione di ricaderci può essere forte anchecon il trascorrere del tempo?

- M.: No, voglio dire che chi l'ha provata, sa cos'è con tutte le cose che ti porta! E'un mondo di illusioni: all'inizio “ti fai per sentirti bene”, tutto il mondo è bello;poi dopo una, due settimane, ti accorgi che tu sei dipendente, che se non lo faistai male, diventa un bisogno per stare una persona “normale”...

- Op.: Mi ha colpito molto quest'ultima frase “diventa un bisogno per stare una personanormale”, perché non ti sentivi una persona “normale” senza la droga?

- M.: Mi sentivo piena di problemi, non tranquilla e quel mondo ti dava l'illusioneche i problemi non c'erano più, ma poi appunto è un'illusione perché invece iproblemi ci sono e aumentano! Quando ho smesso sono stata malissimo, ho avutola depressione...

- Op.: Hai avuto problemi di depressione?- M.: Si, nel 2000, non mangiavo più, ora mi sono ingrassata, ho preso 11 kg! La

depressione è bruttissima e non la auguro a nessuno: “si prende” quando moltecose non le vedi come vuoi tu e ingoi, ingoi e ingoi tante cose… Mi ricordo che eraFebbraio, mi alzavo sudata, con il cuore a mille, non parlavo più con nessuno,piangevo da sola... poi all'inizio mangiavo e vomitavo, poi non mangiavo più.

- Op.: E hai anche avuto problemi di anoressia?- M.: No, quello no, ero andata sottopeso e poi dopo un anno, tra vitamine e cose per

l'ansia mi sono ripresa. Una la depressione la deve provare sulla propria pelle.Un giorno ho tentato pure di “buttarmi”, ma devo essere onesta, mettevo il piedefuori e tenevo paura.. poi pensavo alle mie figlie, non ho avuto il coraggio, non hoavuto la “forza”...

- Op.: Bhe credo che tu il coraggio l'abbia avuto invece! Ci vuole più coraggio acontinuare a vivere affrontando i problemi. Che dici se ci prendiamo un bel bicchiered'acqua?

- M.: Dico proprio di si!Facciamo una breve interruzione: M. ha gli occhi colmi di lacrime, la rievocazionedel passato le comporta ancora una sofferenza notevole.

- M.: Apposto (sorride)!- Op.: Bene! Allora apriamo un capitolo nuovo, parlami di questa nuova esperienza

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di lavoro che stai vivendo, cosa ha significato per te l'inizio di questo percorso?- M. : Sono rinata! La mattina mi sveglio con la voglia di venire a lavorare, perché

mi piace proprio il posto dove sto! Ho iniziato l'anno scorso a Maggio e ho legatocon tutte le operatrici che lavorano qui, mi sono sentita in famiglia...

- Op.: Di cosa ti occupi qui e quali sono le abilità che pensi di aver acquisito graziea questo lavoro?

- M. : Faccio le pulizie e le operatrici, una in particolare, mi hanno insegnato comeorganizzare la mia giornata di lavoro. Qui hai visto è grande: c'è il giardino, cisono tante stanze grandi, c'è pure sempre un via vai di gente che viene a parlare.Perciò pulisco con ordine tutte le stanze, poi faccio tutti i vetri, lavo a terra. La veritàmi dicono anche che lavoro troppo! Ogni tanto mi dicono di fermarmi! (Sorridesoddisfatta di sé).

- Op. : Ci vieni tutti i giorni?- M.: Si dal lunedi al venerdi, mezza giornata.- Op.: E hai incontrato delle difficoltà particolari?- M.: No, solo all'inizio che ho dovuto capire cosa fare prima! All'inizio qualche volta

mi scoraggiavo, tutte queste stanze grandi, avevo paura di non riuscire a finire tutto!Poi l'operatrice mi ha fatto un “piano di lavoro”, mi ha spiegato che potevo fareuna cosa alla volta. Ora sono organizzata bene e addirittura sono io che decido chedetersivi prendere per pulire!

- Op.: Mi sembri molto contenta di lavorare qui. Ti senti realmente valorizzata e parteintegrante del contesto?

- M. : Si moltissimo e poi sono una di loro, mi fanno prendere il caffè anche con loroe nessuno mi giudica per il mio passato, anzi mi hanno dato sempre tanta fiducia!Lo sai che certe volte apro pure il Centro? Qualche volta mi lasciano le chiavi ela mattina presto apro e inizio a pulire! (parla con orgoglio e soddisfazione).

- Op.: E' una grande dimostrazione di fiducia e sei stata brava anche tu a meritarla!Prima di iniziare l'attività lavorativa vera e propria, so che c'è stato un periodo diformazione. Come l'hai trovato, in cosa consisteva?

- M.: Si è iniziato a Maggio ed è durato tutto il mese. Abbiamo fatto le cose dellasicurezza sul lavoro, dei contratti e poi la parte più bella è stata quella di capireche immagine abbiamo di noi e come comunichiamo. Anche se, ti devo dire laverità, io preferisco la parte pratica!

- Op.: Quindi la formazione ti è piaciuta o avresti preferito che fosse diversa, magarisu un settore specifico?

- M.: Si mi è piaciuta. Diversa no, perché alla fine ci hanno spiegato cose utili: èimportante capire come ci vediamo per migliorarci, no? Così come è importantesapere i diritti che abbiamo al lavoro, solo che io preferisco sempre “fare”!

- Op.: Lo vedo che sei una persona dinamica dall'energia con cui ti racconti. Mi dicicome sono i rapporti con le operatrici dell'equipe del Progetto? Ti sei sentita supportatada tutte?

- M.: Moltissimo! Mi sono sentita accolta, in famiglia, quella famiglia che non ho maiavuto perché sono cresciuta in collegio. Le operatrici mi hanno aiutata a migliorarenel lavoro, a non farmi prendere dall'ansia e mi hanno sempre ascoltata anchese avevo delle cose da raccontare, preoccupazioni su mio figlio in generale..

- Op.: Bene, è fondamentale avere dei punti di riferimento. Riesci a concederti qualcosaper te con quello che guadagni?

- M.: La verità un po' mi trascuro, penso prima a mio figlio e poi se rimane qualcosapenso a me..

- Op.: Sei una brava mamma, è bello quello che dici. Se dovessi descriverti conqualche aggettivo cosa mi diresti?

- M.: Ti direi che mi piace molto ironizzare, sono logorroica, sono una chiacchieronae penso di essere anche molto forte: ho avuto una vita molto forte e te lo può direil mio viso segnato, sono forte per i miei vissuti.

- Op.: Sicuramente i tuoi vissuti ti hanno resa anche molto combattiva, questo titornerà sempre utile nella vita. Mi dici di cosa hai bisogno ora e come ti senti rispettoal passato?

- M.: Mi sento serena e vorrei che il lavoro continuasse, perché mi piace. Mi piaceil posto dove sono, ormai “lo sento mio”. Lo so che niente è per sempre però…Io sono ottimista!

- Op.: Brava, devi esserlo! Come ti vedi proiettata nel futuro?- M.: Spero di continuare a lavorare qui perché te l'ho detto mi trovo bene e poi perché

il lavoro è vita!

- Op.: In bocca al lupo M. e grazie.

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Le valutazioni delle operatrici dell'EQUIPE PSICO- SOCIO - PEDAGOGICA

• EDUCATRICE

L'intervista rilasciata dall'Educatrice dell'équipe Psico - Socio - Pedagogica permettedi effettuare un bilancio in termini di risultati raggiunti, e identificabili nell'acquisizionedella sistematicità di organizzazione delle giornate, nella capacità di assegnare unordine dapprima mentale, e poi pratico, alle mansioni da svolgere. La definizione di un“piano di lavoro” ha fornito alle beneficiarie un metodo rivelatosi utile all'acquisizionedi nuove competenze tecnico-specifiche, e una modalità di “contenimento”dell'ansia connessa alla situazione lavorativa. Le beneficiarie, rispetto all'inizio delpercorso lavoro, appaiono più tranquille, ricettive e inclini all'ascolto, riportando cambiamentinotevoli anche nella sfera psico-fisica. L'educatrice insiste sugli ricadute positive dellavoro di rete condotto con i Servizi Territoriali. In termini di obiettivi conseguiti lariuscita del percorso di borsa-lavoro è totale.

- Op.: Come nasce il Progetto “Isola” e in cosa consiste?- Ed.: Il Progetto nasce per offrire un'opportunità a donne sole, che vivono in condizione

di forte svantaggio sociale e la finalità è quella di favorire il raggiungimentodell'inclusione sociale rendendole protagoniste attive del loro percorso.

- Op.: Come si crea il rapporto di fiducia con un'utenza così particolare?- Ed.: Innanzitutto, è fondamentale porsi allo “stesso livello” dell'utente perché

questo permette il realizzarsi di un'autentica comprensione empatica. Occorre stabiliree mantenere un rapporto continuo con le beneficiarie: passare spesso sul luogodi lavoro per verificare il loro andamento e raccogliere eventuali dubbi o perplessità.Ciò che consenta il salto verso la conquista profonda della fiducia è crederefermamente nelle possibilità di riuscita delle utenti: l'operatore deve essere ingrado di trasmettere e restituire all'utente questo senso di fiducia nelle sue potenzialitàdi riuscita e di riscatto sociale.

- Op.: L'esperienza lavorativa comporta una riorganizzazione della propria realtàquotidiana, implicando la presenza di fattori quali capacità di reggere possibili stressconnessi all'espletamento dei compiti, ma anche ansia per eventuali fallimenti. Comesi sono dimostrate le beneficiarie rispetto alla capacità di attenersi al rispetto delleregole e di reggere i ritmi lavorativi?

- Ed.: Questo è un punto sul quale si è lavorato molto: si è insistito sull'acquisizionedella sistematicità di organizzare la vita in funzione di un impegno lavorativocostante, ma anche sull'importanza del rispetto di regole, quali ad esempio: lapuntualità, il rispetto delle consegne, la comunicazione tempestiva di eventualiassenze. In alcuni casi, si è provveduto a elaborare un vero e proprio “piano di

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lavoro” che da un lato, agevolasse le beneficiarie fornendo loro un “metodo” diesecuzione delle attività e dall'altro, che le guidasse supportandole, contenendol'ansia della riuscita del compito. Riguardo ai ritmi lavorativi, non ci sono statedifficoltà: hanno dimostrato tutte una grande voglia di lavorare e a volte, facendoanche più di quanto gli venisse richiesto.

- Op.: Può illustrarmi come avete proceduto alla messa in atto del percorso d'inserimento?Come si è svolto? Come è stato vissuto dalle beneficiarie?

- Ed.: Le beneficiarie hanno dapprima effettuato un mese di formazione in aula, chesi è poi alternato negli ultimi 15 giorni con attività sul futuro luogo di lavoro:quest'alternanza era diretta a verificare l'adeguatezza dell'abbinamentobeneficiaria-azienda. Il processo di inserimento non ha mostrato particolari difficoltà:l'impatto è stato positivo e le beneficiarie sono state costantemente seguite esupportate dall'operatore di riferimento d'equipe di Progetto. La presenza dell'operatriceha consentito alle beneficiarie di sentirsi “accompagnate” durante l'intero percorsodi borsa-lavoro: le operatrici “vigila” sull'andamento lavorativo delle utenti, raccogliele loro impressioni, difficoltà o perplessità e le indirizza verso l'assunzione diresponsabilità dell'impegno lavorativo con il rispetto di tutte le regole che essocomporta.

- Op.: E anche per voi operatrici sono stati previsti dei momenti di formazione?- Ed.: Si naturalmente. Si trattava di attività condotte dalla Psicologa dell'equipe di

Progetto, sulla capacità di gestire le emozioni, sulla conoscenza dei propri stilicomunicativi e sull'importanza della comunicazione verbale e non verbale.

- Op.: La possibilità di poter contare su una numerazione mensile, consente il concedersidi piccole “attenzioni” in più per la propria persona. Ha potuto notare dei cambiamentisignificativi nelle beneficiarie, ad esempio, a livello di cura di sé , ma anche nell'agirecomunicativo e relazionale?

- Ed. : Si decisamente. Molte beneficiarie appaiono più curate nel loro aspetto,più sobrie rispetto al loro arrivo e migliorate anche nell'agire comunicativo: gliincontri mensili con la Psicologa d'équipe sono serviti anche a questo, a farle rifletteresui propri stili comunicativi e sulla considerazione di adottarne di nuovi, più idoneial contesto in cui le erano chiamate ad operare.

- Op.: La garanzia di poter contare sul supporto di una rete strutturata con i serviziterritoriali si rivela senza dubbio funzionale alla riuscita del Progetto a estremovantaggio delle beneficiarie stesse. Può descrivermi brevemente come si strutturatale network?

- Ed.: Il lavoro di rete c'è stato: sono stati coinvolti tutti i Servizi Sociali diriferimento degli otto Comuni dell'Ambito di Campi Salentina. Ci siamo

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costantemente interfacciati con loro compiendo una vera e propria attività dimonitoraggio sull'andamento del percorso di borsa-lavoro. Inoltre, ci siamo occupatidella rilevazione dei bisogni di alcune beneficiarie in particolare, effettuando attivitàdi monitoraggio anche con il Sert.

- Op.: Si sente di affermare che gli obiettivi a cui si è puntato in fase di definizionedel percorso d'inserimento siano stati effettivamente conseguiti? Crede che abbianosviluppato oltre a delle competenze specifiche spendibili nel mercato del lavoro, unmiglior livello di autostima?

- Ed. : Si indubbiamente c'è stata un crescita nelle beneficiarie e dei cambiamenticonsiderevoli sia a livello personale, che professionale, tutti risultati traducibili inun'effettiva riuscita del percorso di inclusione sociale. Anche riguardo alla loroautostima, sono stati evidenti i progressi compiuti. Credo soprattutto, che questoprogetto abbia rappresentato per ognuna delle beneficiarie, un'ottima occasioneper proporsi e farsi conoscere sul territorio, al di là delle problematiche e deivissuti trascorsi: un'opportunità per rimettersi realmente in gioco e ridefinirsi intermini nuovi e più propositivi.

- Op.: Grazie.

• ASSISTENTE SOCIALE

L'Assistente Sociale conferma le considerazioni della collega, ponendo in rilievo il puntodi forza della metodologia progettuale: la centralità delle beneficiarie e l'assunzionedi un ruolo attivo nel loro percorso di inserimento, garanzia del raggiungimentodell'autonomia e del miglioramento dell'autostima. Rispetto alle risorse attivate colpiscefortemente la capacità delle borsiste di mettersi in gioco, di farsi conoscere in modonuovo, e diverso rispetto al passato, sul territorio.

- Op.: Che ruolo svolge la figura dell'Assistente Sociale all'interno di “Isola”?- Ass. Soc.: L'Assistente Sociale segue le beneficiarie durante il loro percorso di borsa-

lavoro attraverso una continua attività di monitoraggio e offrendo loro supportoalle problematiche che possono presentarsi; si interfaccia con le aziende accoglientie con i servizi territoriali coinvolti; definisce gli obiettivi da conseguire nelProgetto Individualizzato previsto per ogni beneficiaria.

- Op.: Parlando di Progetto Individualizzato, quali sono gli obiettivi da perseguire infunzione di un miglioramento qualitativo di vita delle utenti?

- Ass. Soc.: Indubbiamente il raggiungimento dell'autonomia attraverso ilpotenziamento delle risorse presenti e di quelle potenzialmente attivabili. Lavorandosu questi aspetti si raccoglieranno dei risultati positivi anche per ciò che riguarda

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il miglioramento dell'autostima, fattore irrinunciabile ai fini di un miglioramentoqualitativo di vita delle beneficiarie.

- Op.: Nel progetto “Isola” che metodologia è stata adottata?- Ass. Soc. : Nel Progetto la metodologia è stata “partecipata” e questo credo sia

un punto di forza perché comporta una serie di ricadute positive per la riuscita delpercorso di inclusione, tra le quali: l'assunzione di un ruolo attivo per le beneficiarie;l'acquisizione di un metodo di lavoro - aspetto fondamentale e spesso deficitario-; la responsabilizzazione nei confronti dell'impegno lavorativo quotidiano e infine,un coinvolgimento costante di tutti gli attori sociali del Progetto, - dalle aziende aiservizi territoriali - grazie all'assidua attività di monitoraggio.

- Op.: Parlando appunto delle aziende che hanno offerto la loro disponibilità ai percorsidi borsa-lavoro, ha colto degli atteggiamenti di “resistenza” legati a qualche stigmanei confronti dell'utenza?

- Ass. Soc.: E' innegabile che ci siano state delle “resistenze” in alcuni casi acausa del passato delle beneficiarie. Per alcune di loro, il pregiudizio era talmentemarcato da prospettare una difficile attuazione del percorso di borsa-lavoro. Una diqueste, è stata accolta dal Centro “Il Melograno”, che ha deciso di scommetteree di credere fermamente nelle capacità di riuscita della beneficiaria, rivelandosipoi tra gli inserimenti più significativi e soddisfacenti in termini di risultatiraggiunti!

- Op.: La definirei una “doppia” vittoria, complimenti! In termini di “risorse”, qualisono quelle tirate fuori dalle beneficiarie che vi hanno stupito perché un po' inaspettate?

- Ass. Soc. : Indubbiamente la capacità di mettersi in gioco, di scommettere su lorostesse tirando fuori una motivazione così profonda e una voglia di lavorare che leha portate a migliorare professionalmente. Il rovescio della medaglia è il cresceredell'ansia in vista dello scadere del contratto di borsa-lavoro.

- Op.: Certo, immagino che non sia semplice per loro. Cosa crede che siano riuscitea imparare e interiorizzare da quest'esperienza di borsa-lavoro?

- Ass. Soc. La possibilità di spendersi in settori nuovi, l'acquisizione di nuovecompetenze “trasversali” legate non solo all'esecuzione del compito e probabilmentemaggiore fiducia nelle proprie possibilità di riuscita.

- Op.: Grazie.

• Le valutazioni della Docente - Formatrice (Gruppo di Lavoro), Ing. N. Cairo

Le considerazioni della Docente che si è occupata della formazione inducono a rifletteresulle valenze diverse che ha assunto il percorso formativo, percepito dalle borsiste

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come un “qualcosa in più” che le ha fortificate al momento dell'effettivo ingresso inazienda: oltre a fornire delle competenze spendibili in più contesti lavorativi, l'attivitàformativa ha rappresentato una base da cui partire per sganciare le borsiste daatteggiamenti “vittimistici”, e quasi passivi verso la vita, inducendole a una maggioreassunzione di responsabilità rispetto a possibili scelte future, sulla scorta di quanto ilpassato ha loro insegnato.

- Op.: Può spiegarmi il suo ruolo nel Progetto?- Ing.: Mi sono occupata della parte relativa alla formazione in aula delle beneficiarie,

articolando le ore di docenza su tre moduli: un modulo di Sicurezza sul Lavoro;uno sui Contratti di Lavoro e un terzo modulo base di Personal Computer.

- Op.: Per un totale di quante ore?- Ing.: Per un totale di 24 ore di formazione.

- Op.: Bene. Mi diceva allora, che ha affrontato le tematiche di Sicurezza sui luoghidi Lavoro, dei Contratti di Lavoro e una parte prettamente informatica, può descrivermelein termini di contenuti?

- Ing.: Le prime lezioni sono state teoriche con riferimento al D. Lgs 81/2008, lenovità introdotte, a chi si applica, gli obblighi dei lavoratori; poi, abbiamo affrontatola tematica dei rischi generici e in particolare del rischio incendio, essendo quellotra i più trasversali di tutti. Successivamente, ci siamo soffermate sull'analisi delContratto finalizzato al reinserimento sociale e lavorativo - in sostanza il lorocontratto - per capire quali fossero i loro diritti-doveri e dissolvere eventuali dubbiin proposito - le beneficiarie erano particolarmente desiderose di affrontarequesta tematica! -; poi c'è stata la parte incentrata sull'utilizzo di Internet e delComputer, essendo la maggior parte di loro particolarmente carenti in questo senso:la creazione di un documento word, di una casella di posta elettronica, tutti elementibase, ma che potranno aiutarle a sapersi orientare nell'uso del pc; infine, indicazionirelative a come si crea un Curriculum Vitae e le distinzioni delle varie tipologiecontrattuali, quindi, il contratto di “Apprendistato”, di “Formazione”, “A Chiamata”,ecc.

- Op.: Quanto crede che sia importante il momento della formazione in un processodi inclusione socio-lavorativa?

- Ing.: E' fondamentale perché innanzitutto offre l'occasione di creare il gruppoe fa sentire le beneficiarie pronte ad affrontare l'esperienza lavorativa con unqualcosa “in più”: dal loro atteggiamento emergeva una maggiore sicurezza, comese avessero superato un esame e ottenuto una qualifica! Anche la Tutor del Progetto,ha riportato il fatto che in azienda le beneficiarie rimarcavano con orgoglio il fatto

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di aver seguito un periodo di formazione.- Op.: Le borsiste si sono dimostrate partecipi o per certi versi è stato difficile mantenere

costante il loro livello di attenzione e concentrazione?- Ing. : Le borsiste si sono dimostrate decisamente partecipi, anche se, inizialmente,

l'impatto non è stato semplice, ho avvertito qualche “resistenza” e un po' didisinteresse nei confronti dell'attività formativa, in fondo parliamo di nozioni puramentetecniche..

- Op.: E come si è evoluta la situazione? Come è riuscita a superare quest'inizialemancanza di concentrazione?

- Ing. : Sono riuscita a farle interessare poco alla volta, fino a renderle partecipi e, altempo stesso, curiose di apprendere cose nuove: ho cercato di stemperare gliinevitabili nozionismi servendomi dell'uso del computer e sviluppando le lezioni inpower point per renderle più semplici e sintetiche possibile. Solo il gruppo diMaglie mi ha dato qualche difficoltà..

- Op.: Che tipo di difficoltà?- Ing.: Alla base non c'era un forte motivazione all'apprendere, oltre ad essere un

gruppo più disgregato rispetto a quello dell'ambito di Campi Salentina e di Putignano.- Op.: Questi altri due gruppi si sono dimostrati più propensi all'ascolto?- Ing.: Si, facevano continuamente domande e mettevano in gioco anche problematiche

personali, si raccontavano tantissimo. Parlavano delle esperienze lavorativeprecedenti.. Per esempio, utilissimo è stato affrontare il tema degli infortuni sullavoro, piccole cose che non conoscevano e che le hanno interessate molto; tantenozioni tecniche sono riuscita a trasmetterle riagganciandomi alle esperienze chemi riportavano.

- Op.: Quali sono gli obiettivi che si è posta nel suo piano di lavoro?- Ing.: Innanzitutto far acquisire alle beneficiarie la consapevolezza dei loro diritti in

quanto lavoratrici e - pur in presenza di un decreto che garantisce la tutela in tuttigli ambiti lavorativi - la presa di coscienza che tale tutela si accompagna semprealla necessità di responsabilizzarsi sul luogo di lavoro. Un altro obiettivo è statoquello di sganciarle da un atteggiamento decisamente “vittimistico” e quasipassivo nei confronti di ciò che era capitato loro in passato come se fossero statespettatrici delle loro vite. Ho cercato di far passare un altro messaggio: in realtà staa voi scegliere e decidere.

- Op.: Davvero interessante questa sua riflessione. Questa lettura credo che le abbiapermesso di compiere un “salto” in più, ridimensionando la percezione distorta chequeste donne avevano di sè e dell'esito della loro vita, inducendole ad assumere

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un ruolo attivo, principio che si sposa pienamente con la finalità dell'autonomiaperseguita dal vostro intervento di “Comunità S. Francesco”.

- Ing.: Si assolutamente. Ho cercato di far mettere a fuoco il concetto che, le loro vitesono il risultato di scelte, che per quanto giuste o sbagliate siano state, sonolegate alla loro volontà e, quella stessa volontà, ora è necessario indirizzarla inuna direzione costruttiva e migliorativa del proprio futuro.

- Op.: Sono pienamente d'accordo; è bello notare come un percorso formativoprettamente tecnico assuma dei significati nuovi per il vissuto delle beneficiarie eper il loro modo di approcciarsi alla vita. Ascolti, è stata prevista una valutazione deimoduli formativi?

- Ing.: Si c'è stata anche quella. Ho somministrato dei test di valutazione sulla parterelativa alla Sicurezza sul Lavoro. Le beneficiarie hanno mostrato notevole impegnoe curiosità anche nel conoscere l'esito della valutazione: era come se fossero ritornatea scuola! Gli esiti sono stati positivi.

- Op.: Cosa pensa che abbiano acquisito al termine della formazione? Ha colto delleinsoddisfazioni rispetto al percorso compiuto?

- Ing.: Credo che abbiano realmente assimilato l'assunto che lavorare è un loro dirittonella misura in cui si impegnano totalmente in quello che fanno; che esiste unasfera di diritti-doveri che sono tenute a conoscere e a rispettare, che potràfungere da “modello” generale da seguire nella propria vita per vivere con piùresponsabilità e consapevolezza. Ho cercato inoltre, di demolire alcuni pregiudizisulla figura del datore di lavoro per allontanare i rischi di dinamiche relazionalidisfunzionali a una comunicazione produttiva tra beneficiaria-datore di lavoro. Unaltro messaggio che è passato, è l'importanza di lavorare con un contrattoregolare, che le tuteli anche in caso di infortunio: molte di loro erano pregne dellaconvinzione che il lavoro in “nero”, in alcuni casi sia preferibile perché comporta unaretribuzione maggiore… E poi naturalmente, hanno acquisito delle nozioni tecnichespendibili in futuro. La scelta di una formazione di questo tipo è stata intenzionale,si è trattato di nozioni “base” e trasversali, applicabili a ogni contesto lavorativo.

- Op.: In termini personali, cosa le lascia quest'esperienza?- Ing.: Ho imparato molto da ognuna di loro. Sono tutte donne incredibilmente forti

e con tanta grinta nell'affrontare i problemi quotidiani e situazioni particolarmente“critiche”.. ma in fondo sono anche donne che si emozionano con facilità e chedietro la combattività possiedono anche quella paura, quell'ansia per le incertezzedel futuro che non le lascia mai completamente serene.. E poi sono mamme, nonce lo dimentichiamo: è emersa fortemente la paura che i figli possano esserediscriminati per colpa dei loro errori compiuti in passato...

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- Op.: E' evidente che si sia instaurato un rapporto di fiducia e anche stimolante,fondamentale per la loro motivazione al fare sempre meglio ogni giorno, un bellavoro davvero. In bocca al lupo a tutte. Grazie.

• Il punto di vista delle AZIENDE OSPITANTI

Intervista azienda ospitante Centro per la Famiglia e Antiviolenza “IL MELOGRANO”(Coordinatrice), Squinzano

La Coordinatrice del Centro “Il Melograno”, nel descrivere la riuscita del percorsod'integrazione, sottolinea la valenza di “Isola” come opportunità per la beneficiariadi rivalutarsi come donna che può e deve reinserirsi nel tessuto sociale, riflettendo,inoltre, sulla necessità di attuare interventi futuri che coprano una prospettiva temporaledalla durata più ampia.

- Op: Di cosa si occupa il Centro “Il Melograno”?- C.: “Il Melograno” è un Centro per la famiglia e offre una serie di servizi per la

famiglia, tra cui: sostegno alla genitorialità, sostegno pedagogico, psicologico.Inoltre, offre un servizio di mediazione familiare e gestione del conflitto, uno spazioneutro annesso e di recente, ha implementato la sua attività con un ulteriore servizioper donne vittime di violenza e maltrattamento, costituendo al suo interno anche unCentro Antiviolenza.

- Op.: Un servizio completo a 360°, complimenti. Come è stato l'inizio per M.? Cheimpatto ha avuto con il nuovo contesto di lavoro?

- C.: L'impatto è stato fin da subito molto positivo. Inizialmente abbiamo dovuto“contenerla” perché faceva anche troppo! Le abbiamo spiegato che non c'erabisogno di fare le cose in fretta, che poteva suddividere giornalmente gli ambientida pulire: come può vedere gli spazi sono molto grandi ed è impensabile riuscire apulirli tutti ogni giorno! Si è impegnata fin da subito tanto, dandosi da fare sempreed è diventata una vera risorsa per il Centro.

- Op.: Bene, quindi c'è stata una effettiva integrazione?- C.: Si assolutamente. Non abbiamo mai avuto alcun tipo di problema con lei, né a

livello relazionale, né professionale. E' stata sempre molto discreta e competente.- Op.: E' riuscita a rispettare sempre le regole tipiche di un contesto lavorativo?- C.: Si sempre. Ha sempre chiesto in anticipo anche la possibilità di poter terminare

l'attività qualche minuto prima per motivi personali, recuperando la volta successiva.Ha dimostrato un grande senso di responsabilità nei confronti dell'impegno e delruolo lavorativo.

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- Op.: Quale crede che possa essere la valenza di un percorso di inclusione sociale come quello proposto da “Comunità S. Francesco”?

- C.: Sicuramente una grande opportunità. Nel caso specifico, per M. rappresentaun'opportunità per rivalutarsi come donna che può e deve reinserirsi neltessuto sociale perché ha tutte le capacità e le competenze per farlo. E' stataparticolarmente orgogliosa quando noi Operatrici del Centro le abbiamo detto “M.da quando sei qui, il Centro splende sempre come uno specchio!”. La possibilità disperimentarsi come donna, come lavoratrice efficace che è in grado di mantenereun impegno è importante anche per proseguire, in futuro, nella ricerca autonomadi un lavoro. Avere alle spalle un'esperienza di efficacia e competenza induce aspronarsi e a proporsi sul mercato del lavoro.

- Op.: Ci sono possibilità per M. di continuare il suo percorso al termine della borsa-lavoro?

- C.: Mi spiace, ma in merito a questo non so risponderle perché non sono io adoccuparmene. Sicuramente sarebbe auspicabile vista l'esperienza positiva che c'èstata.

- Op.: Per il vostro Centro che valore assume l'aver preso parte a questo progetto diinclusione sociale?

- C.: Indubbiamente abbiamo acquisito una ricchezza attraverso M., c'è stato unoscambio professionale, umano realmente molto positivo.

- Op.: Partendo da quest'esperienza e in prospettiva di interventi futuri, ritiene checi sia qualcosa da migliorare o su cui puntare maggiormente?

- C.: Sarebbe interessante nella fase di ricerca delle aziende ospitanti affiancare alTutor la beneficiaria della borsa-lavoro, in modo che possa sperimentare l'esperienzadi proporsi e imparare a farlo, grazie alla supervisione costante del Tutor, nel modopiù adeguato al contesto di lavoro. E comunque dovrebbero essere dei Progettispalmati in un arco di tempo maggiore...

- Op.: Ha notato dei cambiamenti significativi in M. rispetto all'inizio del suo percorso?- C.: Ho notato in lei più serenità derivata da una maggiore stabilità economica e poi,

ha sviluppato una maggiore autostima.- Op. : A livello personale cosa le lascia quest'esperienza?- C.: Mi lascia M. con tutto il suo vissuto, la sua forza di lottare nonostante tutte le

difficoltà. La sua speranza in un futuro che si può costruire in modo diverso.- Op. : Grazie.

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7 La Sindrome di Rett è una grave patologia neurologica, che colpisce nella maggior parte dei casi soggetti di sesso femminile. Lamalattia è congenita, anche se non subito evidente e si manifesta durante il secondo anno di vita e comunque entro i primi quattroanni. Spesso la sindrome è associata a ritardo mentale grave o gravissimo, con gravi ritardi nell'acquisizione del linguaggio e nellacoordinazione motoria, La perdita delle capacità di prestazione è generalmente persistente e progressiva. La sindrome prende ilnome da Andreas Rett, il professore di origine austriaca che per primo la descrisse.

Intervista azienda ospitante CENTRO DIURNO SOCIO EDUCATIVO RIABILITATIVO“L'OTTAVO GIORNO” (Coordinatrice), Squinzano

Piena soddisfazione da parte della Coordinatrice dell'azienda ospitante “L'OttavoGiorno”, che dichiara la volontà di proporre al suo Ente Gestore, il proseguimentodella collaborazione lavorativa per la beneficiaria. La fiducia accordatale è cresciutacon il trascorrere dei giorni, constatando l'impegno profuso della borsista in ogni attività,accompagnato da cambiamenti significativi nel modo di relazionarsi, nel rispetto dellapuntualità dei tempi di lavoro e nella capacità di integrarsi perfettamente con lo staff-aziendale. Positiva per l'azienda la partecipazione al Progetto in termini di arricchimentoreciproco, umano e professionale.

- Op: Da quanto tempo siete presenti sul territorio e di cosa si occupa il vostro Centro?- R.: Siamo un Centro socio-educativo-riabilitativo, il tipo di utenza dovrebbe essere

medio-grave, ma in realtà è grave-gravissimo e siamo presenti sul territorio dal 4Settembre 2012. Abbiamo cercato di dare vivacità alla struttura, come può vedere,usando tanti colori sulle pareti.

- Op.: Da chi è composta la vostra equipe?- R.: Siamo 12 operatori, più due volontari: una musicoterapista e un “tutto fare”,

un “jolly” che viene chiamato a seconda delle necessità che possono sorgere; poici sono gli educatori professionali (tra cui uno, che segue la Sindrome di Rett7),un'assistente sociale e tre psicologi.

- Op.: Come avete conosciuto M.?- R. : Ce l'ha presentata la Tutor di “Isola” spiegandoci in cosa consistesse il Progetto

e quali fossero le finalità perseguite. Ci è sembrata un'iniziativa interessante.- Op.: Come è stato l'impatto di M. al momento dell'inserimento all'interno del Centro

e come è stato vissuto da voi operatori?- R.: Devo dire che l'inserimento si è rivelato fin da subito positivo: con M. non abbiamo

mai avuto grossi problemi. Ha trovato un clima accogliente e comprensione anchedelle sue problematiche personali, siamo a conoscenza dei suoi trascorsi.

- Op.: Che attività svolge M.? Avete riscontrato delle difficoltà particolari?- R.: M. si occupa delle pulizie delle stanze del Centro, con diligenza e precisione

accurata. A Natale di quest'anno ci ha dato anche una mano a organizzare il Presepe

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Vivente, e nella serata ha indossato la maglia delle operatrici partecipando alledinamiche della manifestazione. Le difficoltà ci sono state solo nella fase inizialee hanno riguardato l'organizzazione e la gestione delle modalità di lavoro inrapporto ai bisogni dell'utenza.

- Op.: Può spiegarmi meglio quest'ultimo passaggio?- R. : Le abbiamo spiegato che essendo un Centro con persone con disabilità e difficoltà

dal punto di vista biologico, quali ad esempio, la salivazione, oltre ad essere tenutoin ordine, necessita di essere costantemente igienizzato. Inoltre, le abbiamo insegnatoil rispetto dei ruoli e dei messaggi, inizialmente, c'era confusione anche in questo:M. interveniva nelle attività di laboratorio dei ragazzi, si metteva in gioco anche lei,sovrapponendosi al lavoro degli operatori, probabilmente lo faceva un po' anche percuriosità.

- Op.: E come ha recepito le indicazioni che le davate?- R.: Le indicazioni sono state recepite pienamente e mi sento di affermare che

oggi M. “funziona bene”. C'è stato un notevole cambiamento che l'ha portata acrescere e migliorare professionalmente: è diventata molto attenta e scrupolosa,esegue le attività con ordine, è sempre molto puntuale: arriva sempre quindici minutiprima dell'apertura e una mattina che non si è presentata perché ha avuto deiproblemi personali, ci siamo subito preoccupati tutti!

- Op.: Si, me l'ha raccontato anche lei! Da quello che mi dice, mi pare di capire chec'è stato un cambiamento profondo in M. e che si è integrata nel vostro staff?

- R.: Assolutamente si, M. è una di noi! I rapporti con i colleghi sono ottimi. E'cambiato il suo linguaggio e anche il suo aspetto: ora è decisamente più sobria epiù curata.

- Op.: Nel suo percorso di borsa-lavoro, M. è stata seguita costantemente da un’operatrice d'equipe del progetto che lei ha conosciuto bene: ha ritenuto utile la suapresenza?

- R.: Decisamente si, l'operatrice è stato sempre un punto di riferimento costantesu cui poter contare anche se, a dire il vero, non abbiamo avuto problemi.

- Op.: Volendo fare una piccola previsione futura: ci sono possibilità per M. diproseguire il suo percorso lavorativo al termine della borsa-lavoro?

- R.: Lei vorrebbe restare e me l'ha già chiesto più volte e forse c'è qualche possibilità:sono in attesa di risposta, l'ho proposto al mio Ente gestore, ora vediamo,l'intenzione c'è. Speriamo di poter concretizzare perché se lo merita.

- Op.: Volendo fare un piccolo bilancio, mi pare di capire che il percorso di M. siastato positivo anche in termini di obiettivi raggiunti: per il vostro Centro che valenza

assume quest'esperienza? Sareste disposti a ripeterla?- R. : Si certamente! Per noi ha rappresentato uno scambio, un arricchimento

reciproco: anche i ragazzi hanno potuto interagire con lei beneficiando del suolavoro.

- Op.: Allora in bocca al lupo a M. . Grazie e buon lavoro.

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8 La pedagogia calasanziana si fonda su una scuola aperta a tutti (non solo ai ricchi, ma anche e soprattutto ai poveri) e sensibilealle problematiche della realtà circostante.

Intervista azienda ospitante “OASI MAMMA BELLA” (Coordinatrice), Campi Salentina

La Coordinatrice del Centro “Mamma Bella” definisce l'esperienza di borsa-lavorodella beneficiaria un'educazione alla vita, per tutto ciò che attiene agli aspetti delrigore, assunzione di responsabilità, capacità di relazionarsi in modo adeguato,rispetto delle consegne, fattori sui quali si è insistito particolarmente, che hanno permessola realizzazione degli obiettivi di integrazione, e l'assunzione del ruolo lavorativo.Le operatrici dell'équipe Psico-Socio-Pedagogica sono definite il “ponte dicongiunzione” tra l'azienda ospitante e la beneficiaria, indispensabili per il superamentodi eventuali problematiche di percorso. La possibilità per la beneficiaria di proseguirela collaborazione con l'azienda è fortemente penalizzata dal personale già al completo.

- Op.: Da quanto tempo siete presenti sul territorio? Di cosa vi occupate?- C.: “Mamma Bella” è una Comunità Educativa per adolescenti e bambini e

Centro Diurno e anche una scuola dell'infanzia di ispirazione calasanziana8. Lanostra struttura è sul territorio dal 1953.

- Op.: Un arco di tempo considerevole, complimenti! Come siete venuti a conoscenzadel Progetto “Isola”?

- C.: Ce ne ha parlato l'Educatrice che fa parte dell'equipe del progetto e siamo statisubito disponibili a prendere parte all'iniziativa.

- Op.: Come è stato l'inizio per A. e in cosa consiste il suo lavoro?- C.: L'impatto è stato subito positivo, ha dimostrato fin da subito una grande voglia

di lavorare, ed è stata sempre molto rispettosa, educata e rigorosa, ad esempio,indossa sempre il camice, l'ha indossato anche quest'estate quando c'era moltocaldo! Abbiamo dovuto per così dire, “ridimensionare” le sue aspettative: A.inizialmente pensava di poter fare compagnia alle suore anziane, ma le abbiamospiegato che necessitavamo di figure per la funzione di giardinaggio - comevede abbiamo un giardino immenso - e per le pulizie interne e esterne. A. amamolto il giardino e lo cura gelosamente!

- Op.: Si lo vedo, la struttura è completamente immersa nel verde, è un ambientebellissimo e molto tranquillo. Avete incontrato delle difficoltà particolari con A. duranteil suo percorso?

- C.: In particolare nessuna: le abbiamo spiegato l'importanza della pulizia degliambienti e di avvertire per tempo in caso di assenze per motivazioni personali.

- Op.: E' mai capitato che non si sia presentata senza avvisare?

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- C.: E' capitato qualche volta e in questo senso si è dimostrata poco diligente. E'capitato che dicesse qualche bugia sulle motivazioni di queste assenze: noisappiamo che è ancora seguita dal Ser.T in regime di metadone, ma lei in questosenso è stata molto riservata e inizialmente non aveva detto nulla in proposito, cel'ha raccontato solo dopo quattro mesi di lavoro. Sappiamo anche che ora sta vivendoun momento di particolare difficoltà con il figlio, che viene seguito dal servizio dieducativa domiciliare dal Centro “Il Melograno”. Dal punto di vista familiare non hagrandi aiuti, ha solo la suocera del suo ex compagno a cui si appoggia e necessitadi un forte sostegno alla genitorialità…

- Op.: Capisco, sicuramente questo le crea ulteriori ansie che possono interferire conl'andamento lavorativo. Quanto crede possa rivelarsi importante il vivere un'esperienzadi questo tipo per A.?

- C.: Il rapportarsi con delle persone estranee, prendere delle consegne e rispettarleè stato importante a livello di crescita personale, di “educazione alla vita”, elementoche probabilmente le è mancato da sempre e questo si rispecchia palesementeanche nel suo rapporto con i figli...

- Op.: Al di là dei problemi che dovrà affrontare inevitabilmente con i figli, sicuramentecon il ricorso ad un sostegno alla genitorialità, una crescita personale però, c'èstata? Si può parlare di un cambiamento da parte di A. anche nella percezione disé stessa?

- C.: Si crescita e cambiamento sicuramente, perché finalmente si sente utile!So per certo che è capitato, che con i soldi guadagnati grazie al lavoro A. abbiaaiutato delle persone in difficoltà: probabilmente, le sembra un piccolo riscatto versoun passato che l'ha vista partecipe di situazioni simili legate a forti difficoltàeconomiche...

- Op.: E' un gesto che denota generosità d'animo e probabilmente, l'indipendenzaeconomica si trasforma per lei anche in sinonimo di libertà. Pensa che ci sia statala piena integrazione di A. nel vostro staff?

- C.: Certamente A. si è integrata alla grande, i rapporti con i colleghi sono statiottimi da subito. Si è sempre dimostrata molto educata e in grado di utilizzare unregistro adeguato a tutte le persone che frequentano il nostro Centro.

- Op.: Riguardo invece alla figura dell'operatrice d'équipe che segue A. nel suopercorso lavorativo, che ne pensa della sua presenza?

- C. : La presenza dell'operatrice diventa un ponte di congiunzione tra noi e labeneficiaria, quindi è indispensabile: qualsiasi problema possa sorgere, sappiamodi poter fare riferimento a qualcuno che conosce bene A. e che può aiutarci a

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comprendere ancora meglio le sue difficoltà.- Op.: Ci sono possibilità per A. di proseguire questa collaborazione con voi al termine

della borsa-lavoro?- C.: Purtroppo al momento il nostro personale è al completo.. forse in tempi diversi

da questi che stiamo vivendo segnati da una crisi così profonda, sarebbe statodiverso e più semplice proseguire.

- Op.: Sareste disposti a ripetere un'esperienza come questa?- C.: Per noi è stata una bellissima esperienza, sicuramente da ripetere. Credo

che vadano incoraggiati interventi di questo tipo perché si offre qualcosa diconcreto ai destinatari dei progetti, seppure per un arco di tempo limitato a unanno, è sempre un occasione per rimettersi in gioco e per acquisire degli strumentinuovi da spendere in esperienze simili future.

- Op.: La ringrazio. Buon lavoro.

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• Le considerazioni degli attori dell'Ambito Pubblico

ASSISTENTE SOCIALE D'AMBITO (Veglie), Dott.ssa S. CALASSO

Interessanti e positive considerazioni espresse dalla Dott.ssa S. Calasso, AssistenteSociale d'Ambito, che definisce l'inclusione sociale una “strategia fondamentale e unobiettivo non trascurabile”. La capacità di fornire, alle fasce più deboli, gli strumentiper reinserirsi nel tessuto sociale, è una caratteristica che viene riconosciuta a “Isola”,assieme ai punti di forza che contraddistinguono il Progetto rispetto a esperienzeprecedenti: la funzione di accompagnamento e monitoraggio delle beneficiarie.Entusiasmo per il lavoro di squadra condotto tra Servizi e l'Equipe di “Isola”. Opportunitàlavorative più durature saranno possibile, probabilmente, coniugando tali strategieoperative con maggiori sgravi fiscali per le aziende.

- Op.: Qual è stato il suo ruolo nel Progetto “Isola”?- Ass. Soc.: Il mio ruolo è stato quello di individuare le beneficiarie del Progetto che

prospettava non solo l'opportunità di un inserimento lavorativo, ma anche unpercorso di crescita personale.

- Op.: Cosa ne pensa dell'inclusione sociale?- Ass. Soc.: Penso che sia una strategia fondamentale: lavorare per garantire una

possibilità di reintegrarsi nel tessuto sociale a chi vive una situazione di fortesvantaggio, è un obiettivo che non possiamo assolutamente trascurare. E'necessario fornire a questa tipologia di utenti gli strumenti per ritrovare una lorodimensione nella comunità, solo così potranno realizzarsi gli obiettivi che il processodi inclusione sociale persegue.

- Op.: E' importante quello che lei sottolinea, il fatto di fornire gli strumenti in gradodi garantire il raggiungimento dell'autonomia nella società e dalle testimonianzeraccolte, mi pare di capire che con “Isola” questi strumenti siano stati forniti. Qualecrede sia stato il punto di forza dell'intervento progettato da Comunità S.Francesco, rispetto ad altre esperienze di inserimento precedenti?

- Ass. Soc.: L'accompagnamento, senza dubbio è questo l'elemento che hacontraddistinto l'azione di Comunità S. Francesco. Se per altri progetti si prediligeval'aspetto burocratico, l'aspetto delle scadenze, ecc., con “Isola” si è promossoinvece il continuo relazionarsi con le beneficiarie, il monitoraggio costante,allontanando il rischio di risolvere il percorso di inclusione in situazioni sterili dovele persone vengono lasciate sole e senza alcun parametro di orientamento. Il valoreaggiunto di Comunità S. Francesco è stato quello di far acquisire una maggioreconsapevolezza di sé alle beneficiarie, di sperimentarsi in un contesto nuovo e

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di intrecciare nuove relazioni sociali. E poi c'è stato un bel lavoro di squadra conl'Equipe di Progetto con cui mi sono confrontata sia durante la fase iniziale, chein itinere. Abbiamo lavorato bene.

- Op.: Complimenti, un lavoro di rete che ha prodotto dei risultati visibili. Dalle esperienzeraccolte dalle beneficiarie, tutte lamentano la paura del “dopo” la borsa-lavoro,temono la ricaduta in circuiti depressivi. Secondo lei, che soluzioni si possono cercareper fornire delle opportunità più durature?

- Ass. Soc.: Credo che dovrebbe cambiare l'intero sistema: le aziende devonoessere messe nella condizione di trarre dei vantaggi ad assumere dei dipendenti nelproprio organico. Si dovrebbe pensare a garantire degli sgravi fiscali in vista diassunzioni future.

- Op.: Le faccio un'ultima domanda Dott.ssa, cosa le lascia quest'esperienza dal puntodi vista personale?

- Ass. Soc. : Un po' di amarezza al pensiero di quante donne sono rimaste “fuori”non avendo potuto intraprendere quest'esperienza. Per questo, auspico la realizzazione,in un futuro non troppo lontano, di interventi simili.

- Op.: Grazie.

ASSISTENTE SOCIALE S.S. PROFESSIONALE E SEGRETARIATO (Salice Salentino),Dott.ssa P. Galizia

Le riflessioni dell'Assistente Sociale del S.S. Professionale e Segretariato richiamanoancora la forza del Progetto: l'aver perseguito, a 360°, gli obiettivi definiti in fase distart-up. Il lavoro di empowerment, come capacità di lasciare emergere le potenzialitàinespresse, è stato particolarmente favorito dalla metodologia adottata, correlata alsostegno psicologico offerto alle borsiste e alla formazione “in situazione”.

- Op.: Può descrivermi il suo ruolo in “Isola”?- Ass. Soc.: La nostra assunzione come Servizio Sociale Professionale è avvenuta

qualche settimana prima della partenza dell'Avviso 6/2011 relativo all'inclusionesociale, perciò potrei dire di aver visto “nascere” il Progetto. Il mio ruolo è statoquello di collaborare con il Capo Settore per individuare la beneficiaria cherispondesse alle caratteristiche richieste dal Progetto e al vissuto personale, alleesperienze della destinataria stessa.

- Op.: Quali sono stati i criteri di selezione delle beneficiarie?- Ass. Soc.: Nel territorio di Salice abbiamo riconosciuto come utente una donna

che viveva una condizione sociale particolarmente svantaggiata: due figli a carico,

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vedova. Si è pensato che “Isola” potesse fornire a questa donna gli strumentie le risorse per apportare un cambiamento nella propria vita, primo fra tutti,la necessaria retribuzione economica.

- Op.: Come definisce l'inclusione sociale?- Ass. Soc.: Credo che l'inclusione sociale e nello specifico, mi riferisco in particolar

modo a “Isola”, corrisponda a offrire un'opportunità di riscatto sociale: considerandoche si tratta nel nostro caso di una donna con un vissuto particolare, segnato dadifficoltà quotidiane costanti che coinvolgono vari livelli, le sarebbe stato difficileesprimere tutto il proprio potenziale in assenza di un supporto come quello previstodal Progetto. Il lavoro di “presa in carico” e di empowerment agito dai Servizi Socialiva combinato con la capacità degli utenti di misurarsi con loro stessi, diconfrontarsi con il mondo e camminare con le proprie gambe.

- Op.: Mi piace molto il concetto di “empowerment” nel senso di “venire fuori”, dilasciare emergere il proprio potenziale crescendo anche in termini di consapevolezzadi sé: da questo punto di vista, crede che l'intervento attuato da Comunità S. Francescosia riuscito a valorizzare anche questo aspetto? Quale pensa che sia il punto di forzadi “Isola”?

- Ass. Soc.: Si sicuramente questo aspetto è stato colto in pieno. Il punto di successodi “Isola” rispetto ad altri interventi realizzati in precedenza che hanno conseguitodegli obiettivi “parziali”, è stato il perseguimento completo degli obiettivi grazie alcostante sostegno psicologico rivolto alla borsista, che ha affiancato il percorsoformativo e lavorativo generando un vero e proprio rafforzamento della personalità.

- Op.: Secondo lei, cosa di potrebbe fare per offrire delle opportunità più durature nel tempo?

- Ass. Soc.: Purtroppo la Programmazione Regionale frammentaria, in questo, non ciaiuta. L'arco di tempo di queste esperienze, si spera ripetibili quanto prima, è piuttostolimitato. Una buona soluzione a mio avviso, sarebbe prevedere al termine della borsa-lavoro un contratto di apprendistato per i beneficiari, in modo da non renderel'inserimento fine a sé stesso, cercando realmente di promuovere l'autonomia neidestinatari. Ovviamente, si tratta di un impegno economico diverso per le aziende che,a loro volta, dovrebbero essere messe in condizione di assumere nuova forza-lavoro.

- Op.: Cosa le lascia quest'esperienza?- Ass. Soc.: E' stata un'esperienza importante anche per noi operatori chiamati a

confrontarci con professionisti diversi: e qui si apre nuovamente il discorso sullanecessità di saper lavorare in rete nella prospettiva di tutelare l'utente, il veroprotagonista di ogni nostro intervento, la cui centralità non va mai persa di vista.

- Op.: La ringrazio.

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Interviste: Ambito Territoriale Sociale di PUTIGNANO

Le interviste qui di seguito riportate, condotte nell'ATS di Putignano, offriranno unachiara fotografia del percorso di inserimento delle beneficiarie, valutato in toto,attraverso le considerazioni di tutti gli attori convolti: le stesse borsiste, gli operatoridell'Equipe Psico - Socio - Pedagogica; i Responsabili aziendali; i referenti dell'ambitoPubblico e del Privato Sociale; le Figure Istituzionali deputate alle Politiche Sociali.

• La voce delle beneficiarie

“ Il lavoro è tutto.. il lavoro è vita.. il lavoro ti dà la vita.. ti dà l'indipendenza, lasoddisfazione di farcela da sola”, frasi estratte dalle interviste delle beneficiarie chechiariscono fino in fondo il senso assegnato al lavoro, e la consapevolezza di darsiun'identità, una “collocazione” nel tessuto sociale per mezzo di esso. I vissuti di ognunadi queste donne sono forti, ma la volontà e la determinazione di rimettersi in giocorisulta pari o, probabilmente, più forte di essi. Si evince, come il supporto degli operatorisi sia rivelato per le borsiste una “rete di riferimento” sconosciuta nella loro quotidianità,fungendo così da orientamento, e “bussola”, per la riuscita del percorso intrapreso.

• Beneficiaria: A., (separata con due figlie minorenni)

- Op.: Ti va di parlarmi un po' di te, com'era la tua vita prima dell'inizio di quest'espe-rienza?

- A.: Sono separata e ho due figlie, una di 17 anni avuta dal primo matrimonio eun'altra di 5 del mio precedente compagno. Abbiamo avuto un trascorso particolarecon il mio ex-marito, molto turbolento e ora mi ritrovo di nuovo a fare la“crocerossina”: lo aiuto perché è stato colpito da un ictus. Siamo stati sposati 23anni, ne avevo 19 quando mi sono sposata. E' stato un matrimonio sempretravagliato che si è distrutto nel corso degli anni perché, a volte, si prendono “cattivestrade”.. Per questo ho deciso di separarmi, ma non è stato semplice, a causa diquesta mia scelta ho subito aggressioni, violenze verbali e fisiche. Non è giustificabile,lo so, ma comunque “non era in lui”..

- Op.: Perché mi dici che “non era lui”, faceva uso di sostanze tuo marito?- A. : Si, la figlia grande aveva 5 anni quando iniziò a fare uso di sostanze. Mi hanno

spiegato che il passaggio da una droga all'altra gli ha provocato l'ictus. Ti cadonole braccia perché non ce la fai e lui da solo non riusciva ad uscirne. Avevamoun'attività che ho provato a salvaguardare in tutti i modi..

- Op.: Che tipo di attività?- A.: Un negozio di casalinghi, detersivi, c'era di tutto ed era intestato al mio ex

marito.15 anni di lavoro, mai retribuiti, mai registrati, niente! Pensavo al bene della

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famiglia.- Op.: E che fine ha fatto questo negozio?- A.: E' stato venduto dopo la separazione a causa di problemi legati a lui. Ho aperto

un altro negozio dopo due anni che ci siamo separati, ma anche in questo caso, hoavuto nuovamente dei problemi e sono stata costretta a denunciare il mio exmarito per un'altra aggressione, da lì, ho deciso di chiedere istanza di separazione.Ho risolto tutto burocraticamente, ma sentimentalmente e mentalmente è più difficile,soprattutto se hai una figlia in comune e se è legata molto al padre.

- Op.: Vuoi dire che ti senti ancora legata a lui?- A. : Si, siamo legati da sentimenti viscerali da ragazzini e vederlo trasformato

per colpa delle sostanze non è facile, per questo se posso continuo a dargli unamano, ma ora con una consapevolezza diversa. Poi, a 37 anni, ho incontrato il mioex compagno, è durata due anni: doveva essere la classica “avventura” e invece hoavuto un'altra gravidanza e lui ha rinunciato alla paternità. Insomma, la mia vita èstata un po' travagliata.. però vado avanti e non mi arrendo per le mie figlie.

- Op.: Che emozioni provavi in quel periodo?- A. : Ho avuto inizialmente una forte depressione perché ho rinunciato a tutto,

all'amore e alla mia attività.- Op.: E non hai potuto contare sull'aiuto della tua famiglia? Hai contatti con i tuoi

genitori?- A.: No non potevo contare su di loro. Ho ancora contatti, ma rari. Mi sono stati poco

vicino, anche economicamente, sono pensionati e non stanno bene in salute. Mela sono sempre cavata da sola. L'unico sostegno è stato un pò d'aiuto con lebimbe quando erano piccole, restavano qualche ora da loro quando avevo l'attività.

- Op.: E dopo la chiusura della tua attività che lavori hai svolto?- A.: Ho iniziato a lavorare negli alberghi, mi occupavo di pulizia delle camere e poi

contemporaneamente mi è arrivata la chiamata per questo progetto..- Op.: Sei riuscita a conciliare i due lavori?- A.: Si perché il lavoro nell'albergo mi impegnava solo durante il fine settimana, il

sabato e la domenica, perciò non avevo problemi, anzi mi piaceva la cosa.- Op.: Sei stata brava nel condurre insieme due impegni! Ascolta A., che significato

dai al lavoro?- A.: Il lavoro è tutto, il lavoro è vita.

- Op.: Molto bella quest'affermazione, spiegamela meglio...- A.: Il lavoro è vita perché ti dà tutto: l'indipendenza, la soddisfazione di farcela

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da sola.

- Op.: In che consiste il lavoro che svolgi grazie alla borsa-lavoro?- A.: Quando questo lavoro mi è stato proposto dall'Assistente Sociale del Comune,

sono stata subito contentissima. Lavoro in un'azienda nella zona industriale diPutignano, uno scatolificio, il titolare si trova molto bene con me e non ha mai avutolamentele nei miei confronti. Lavoro sola con nove uomini, ma non ho problemi inquesto senso, mi rispettano tutti, mi chiamano Sig.ra A.! Quando ho visitato loscatolificio con l'educatrice, prima di iniziare, per capire di cosa si occupava l'aziendae conoscere il titolare, ho pensato : “Prima le rompevo le scatole, adesso invece lemonterò!”

- Op.: Hai un forte senso dell'umorismo A.! Puoi descrivermi come è stato l'impattoe cosa si fa in uno scatolificio?

- A.: Mi hanno accolta benissimo! E' un'azienda a conduzione familiare che puòchiamare del personale, diciamo “extra”, a lavorare in base alle esigenze. Hocominciato con una mansione semplice, tra le più leggere, fare gli alveari, liconosci?

- Op.: Gli alveari? No, non credo, cosa sono?- A.: Sono dei divisori che si mettono nei cartoni che contengono le bottiglie. Poi,

sono passata all'“incollaggio” perché ho dimostrato di avere capacità e ora, usoanche il transpallet per trasportare i cartoni.

- Op. : Insomma, le tue mansioni sono quasi identiche a quelle dei tuoi colleghi?- A. : Si, non mi tiro indietro di fronte a nessun compito, anzi! Ah, sono anche

“l'addetta al caffè”: dicono che lo faccio meglio di tutti, lo preparo io durante lapausa!

- Op.: Ti senti parte del gruppo, mi pare di capire, è importante questo. Che tipo diabilità pensi di aver acquisito grazie a questo nuovo lavoro?

- A.: Penso che sia un lavoro dove ci vuole creatività, questa cosa mi piace. Dapiccola amavo disegnare: lavorare con il cartone mi piace mi fa venire fuori lacreatività. Per esempio, c'è una fase, quella della “pulitura” in cui bisogna toglieretutto lo scarto intorno al cartone per fare venire fuori la figura, è come un disegno,no? Diventa proprio una “piccola costruzione”, la mente viene sviluppata perché èun lavoro vario e non è come fare le solite pulizie.

- Op.: E' evidente che lo fai con entusiasmo. Come ti senti ora? E come ti vedi proiettatanel tuo futuro?

- A. : Mi sento proprio più serena, più tranquilla perché faccio un lavoro che mi piace, che mi stimola e non le solite pulizie, che già ne fai tante in casa!

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Insomma, la speranza per il futuro è poter continuare anche con un part-time, mivedrei bene qui.

- Op.: Te lo auguro A.! Ci sono stati momenti in cui hai dovuto affrontare delle difficoltàparticolari sul lavoro? E se ci sono state, ti sei sentita supportata dalla presenzadell'educatrice o pensi che avresti potuto farne a meno?

- A.: Ma ti dirò, difficoltà nessuna in particolare, solo qualche piccola incomprensioneiniziale con un collega, ma poi si è risolto tutto subito. L'educatrice c'è semprestata, mi ha aiutata, anche se non sono il tipo che chiama continuamente al telefono,sono molto autonoma.

- Op.: Ti sei sentita realmente valorizzata?- A.: Si mi sono sentita valorizzata. Capita sai, che quando inizi un lavoro nuovo

tendono a scaricare le cose più brutte da fare sul nuovo arrivato, per me invece nonè stato così, sono stata messa allo stesso livello di tutti: forse sono partiti unpo' “prevenuti” in caso da donna non riuscissi a fare anche dei lavori pesanti, ti hodetto che uso il transpallet, no? Invece, poi hanno visto che facevo davvero di tuttoe mi hanno dato fiducia completa.

- Op.: Ti faccio un'ultima domanda: cosa lasci di te nel passato e cosa ti porti nelfuturo?

- A.: Nel passato lascio tutte le esperienze negative che avrei voluto evitare e nelfuturo quello che mi porterò è l'esperienza, le persone che ho incontrato e conosciuto,ma soprattutto, spero di portarmi nel futuro quello che ho ora: il lavoro!

- Op.: Grazie e in bocca al lupo!

• Beneficiaria: A., (tutor del fratello minore)

- Op.: Ti va di parlarmi un po' di te, com'era la tua vita prima dell'inizio diquest'esperienza?

- A.: La mia vita era problematica prima di iniziare a lavorare qui. Ho fatto diversilavori, tutti “a nero” e senza essere retribuita per le ore effettivamente lavorate.

- Op.: Come ti sentivi in quel periodo?- A.: Ero arrabbiata, non trovavo giusto che non mi pagassero le ore che facevo e

poi ero preoccupata, perché se il lavoro ti manca non hai da mangiare. Misentivo molto frustrata, come se non avessi più le gambe per camminare.

- Op.: Non hai rapporti con i tuoi genitori, non potevi chiedere un aiuto a loro?- A.: Vivo sola con mio fratello più piccolo, devo pensare io a lui. Mia madre se

n'è andata da casa quando avevo 16 anni e mio padre ci ha abbandonati anchelui due anni fa. Siamo rimasti soli, mi sarebbe tanto piaciuto continuare gli

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studi...

- Op.: Non deve essere semplice, immagino. Eri brava a scuola? Ti piaceva studiare?- A.: Si mi piaceva, ho preso il diploma di “Operatore Turistico”, mi sarebbe piaciuto

continuare!- Op.: Magari un giorno lo farai, riprenderai a studiare! Raccontami A., come sei

arrivata a lavorare qui?- A.: Mi ha aiutata l'Assistente Sociale di N., la ringrazierò sempre! Mi ha parlato

di questo Progetto che ti dava la possibilità di lavorare per un anno, pagataregolarmente e mi è sembrato come un sogno, ho detto subito si!

- Op.: Che significato dai al lavoro?- A.: Il lavoro per me è la vita perché ti dà milioni di aspettative e ti rafforza l'autostima.

E poi non mi fa dipendere da nessuno, sono una persona autonoma e posso aiutaremio fratello.

- Op.: In cosa consiste il lavoro che svolgi?- A.: Come puoi vedere sto in un forno, è bello qui, sempre pieno di profumo di pane,

di friselline! E' un lavoro nuovo, che mi fa sentire utile e che mi sta insegnandotante cose: sto alla preparazione e mi occupo di tutto, dal fare il pane, alle friselline,ai taralli, è diverso dalle solite pulizie!

- Op: Ti senti più valorizzata con questo tipo di attività rispetto a ciò che hai fatto in passato?

- A.: Assolutamente si e poi mi sento allo stesso livello di tutti i dipendenti: è statocosì fin da subito. Mi hanno fatta sentire una di loro e ho anche invitato i colleghia prendere il caffè a casa mia!

- Op.: Bella questa cosa, quindi ti senti parte integrante dell'organizzazione lavorativa!Quante ore lavori, com'è la tua giornata descrivimela...

- A.: Lavoro 5 ore al giorno, dal lunedi al venerdi e quando finisco al panificio tornoa casa e organizzo tutto quello che c'è da fare, a casa c'è sempre qualcosa da fare,ma io me la cavo bene!

- Op.: Ci credo, mi sembri una ragazza molto dinamica! Ascolta A., ti è capitato inquesto periodo, di avere delle difficoltà particolari sul lavoro?

- A.: L'unico problema che ho avuto è stato risolto, mi ha aiutata la Tutor delProgetto. Prima lavoravo in un bar che non si trovava nello stesso posto dove vivoe le spese da sostenere per gli spostamenti erano parecchie per me! La Tutor miha spostata qui e mi trovo ancora meglio di dov'ero prima!

- Op.: Quindi, la presenza del Tutor è stata davvero importante per te?

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- A. : Si perché ha risolto i problemi che stavano nascendo! E' importante perchésenti che non sei sola, ti senti accompagnata e senti di poter contare su qualcuno.

- Op.: E della formazione cosa mi dici? So che è stato previsto un mese di attività diformazione in aula, tu come l'hai trovato? Che impressioni hai avuto?

- A. : Purtroppo non l'ho fatta perché sono entrata a Giugno, in ritardo rispetto allealtre che hanno cominciato ad Aprile, però mi è dispiaciuto non farla.

- Op.: C'è qualche Operatore del Progetto a cui ti sei legata in modo particolare?- A.: Si, mi piace molto la Psicologa: parliamo con lei due volte al mese, raccontiamo

quello che ci accade in azienda, com'è il nostro andamento lavorativo. E' importanteparlare tutte insieme di quello che viviamo, non ti so spiegare bene perché, masenti proprio che scatta una solidarietà forte fra tutte!

- Op.: Probabilmente perché condividete la stessa esperienza e fare gruppo diventa un aspetto molto importante. Mi dici qualche aggettivo con cui ti definiresti?

- A.: Estroversa, solare e attiva!- Op.: Cosa lasci di te nel passato e cosa porti con te nel futuro?- A.: Nel passato lascio l'incapacità di esternare ciò che non mi andava bene e invece,

nel futuro mi porto la sicurezza che ho acquisito nel farmi rispettare di più.

- Op.: E' positivo che tu abbia acquisito maggiore fiducia in te stessa: allora, comevedi A. nel futuro?

- A. : Spero di essere felice e più tranquilla di ora, con un lavoro che mi gratifica eche mi fa alzare la mattina e pensare che ho una vita davanti!

- Op.: Grazie, A. e in bocca al lupo!

• Beneficiaria: C., separata, (tre figli minorenni)

- Op.: Com'erano le tue giornate prima di iniziare il percorso di borsa-lavoro?- C.: Guarda ho avuto una vita molto forte, sono giovane, ma ho fatto tante esperienze.

Vengo da un passato di violenza familiare...

- Op.: Vuoi dirmi che hai subito violenza?- C.: Si, purtroppo il padre dei miei bambini era molto violento. Ho già fatto un

percorso di due anni con un'associazione anti-violenza, di Bari. Sono stataincanalata verso un percorso di recupero, in cui le psicologhe mi hanno insegnatoa tirare fuori le emozioni negative che ho dentro, a viverle e a superarle. Anchela Psicologa del Progetto me l'ha detto più volte di fare venire fuori le emozioniquando salgono in gola, di viverle...

- Op.: Mi sembra che tu sia in una fase di rielaborazione, di superamento o sbaglio?

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E' stato un momento della tua vita, guardiamo al futuro e soffermiamoci suqualcos'altro: ti va di descrivermi che significato assume per te il lavoro?

- C.: Il lavoro è tutto! Lavoro per i miei figli, per i loro sogni: i miei figli hanno lapassione della danza! La più grande vive per la musica e il suo sogno è andare aMilano, speriamo! Il più piccolo fa hip-pop e il terzo fa calcio.

- Op.: Davvero bello! Ti piace ballare? L'hanno ereditato da te?- C.: No, no, sono proprio negata! Non so da chi l'hanno presa questa passione!

Comunque sono bravi, speriamo!- Op.: Tornando al lavoro, invece, in cosa consiste la tua borsa-lavoro?- C.: Lavoro in un Bar-Pasticceria-Gelateria dolce e salato: sto nel laboratorio con

il proprietario, è un pasticcere e “Ambasciatore del gelato nel mondo”!- Op.: Sembra una nomina autorevole! Sei contenta di lavorare in questo bar-pasticceria?- C.: Si moltissimo, mi fa sentire importante! Abbiamo anche fatto la fiera del gelato

e abbiamo vinto il primo posto per il gusto “mandorla-miele”.- Op.: Com'è stato l'inizio del tuo percorso e che abilità hai acquisito?- C.: L'inizio non è stato difficilissimo. Il posto lo conoscevo già perché ero una

cliente. In passato avevo già lavorato in un'altra pasticceria, però non facevo lecose che faccio ora: sto imparando il dosaggio, sto sulla preparazione, mi hannoanche spiegato le temperature di cottura. Mi potranno servire queste cose, anchein futuro, in un altro posto di lavoro. Sto imparando a conoscere macchinari nuovi,per esempio, la macchina del gelato che non conoscevo affatto.

- Op.: Un bel passo avanti! E com'è il rapporto con i tuoi colleghi? Puoi dire di essereparte integrante dello staff?

- C.: I miei colleghi sono i miei due titolari con cui mi trovo benissimo. Mi ritengo unadonna fortunata: sono una persona che dà tanto e che riceve tanto. Mi sentoin famiglia: quando entro lì dentro sento di entrare in “casa mia”, le cose checi sono, le macchine, deve essere tutto pulito e perfetto!

- Op.: Questa attività lavorativa ti fa sentire realmente valorizzata?- C.: Si molto, anche perché loro mi hanno dato tanta fiducia, hanno capito che

ero lì per imparare veramente un lavoro nuovo e che ero motivata anche a mantenerlo!- Op.: Pensi che quest'esperienza di borsa lavoro abbia prodotto dei cambiamenti in

te stessa?- C.: Penso di si e penso che se uno ha la volontà di cambiare può farlo davvero.

Per esempio, prima avevo sempre l'abitudine di portare lo smalto, ma il mio titolaremi ha spiegato che non posso tenerlo perché a contatto con gli alimenti potrebbe

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alterarli. Ho capito che non si trattava di una critica, ma di un consiglio di lavoro perfare meglio e ho rinunciato a metterlo, perché è importante essere sempre apposto,tanto lo metto il fine settimana!

- Op.: Ascolta C., che mi dici della formazione? So che avete seguito un periodo diformazione in aula prima di cominciare a lavorare, l'hai trovata utile?

- C.: La formazione è stata utilissima. Abbiamo seguito le lezioni di Sicurezza sullavoro, sui Contratti, ci hanno spiegato i nostri diritti, i doveri che abbiamo, comefunziona una contratto di lavoro regolare: una ci pensa poco ai vantaggi di unlavoro in regola finché non gliene danno uno vero e proprio! Mi sono piaciuti moltoi colloqui con la ho Psicologa, quelli di cui ti parlavo prima, forse perché ha colpitoil mio lato più fragile… i segni lasciati sul corpo non te li scordi mai, ti tornano inmente improvvisamente, qualsiasi cosa stai facendo, non importa...

- Op.: Certo, non deve essere semplice, ma sembri determinata a lasciarti tutto allespalle! Ascolta C., come ti vedi nel tuo futuro?

- C.: Mi vedrei lì dove sono ora. Di sicuro c'è il problema della crisi, perciò non si samai, però è anche vero che il titolare mi ha detto che il posto per me lì c'è, cispero..

- Op.: Te lo auguro! Di cosa hai bisogno ora?- C.: Ho bisogno di sicurezza, una sicurezza lavorativa a lungo termine proprio per i

miei figli che sto crescendo da sola, non ho nessuno da cui farmi aiutare.- Op.: Allora ti faccio un grosso in bocca al lupo! Grazie.

• Le valutazioni delle operatrici dell'EQUIPE PSICO- SOCIO - PEDAGOGICA

Le riflessioni qui di seguito riportate dell'Assistente Sociale e dell'Educatrice racchiudonoi punti cardine della metodologia progettuale in termini di obiettivi e di prassi. Si èpuntato all'acquisizione di autonomia e dell'autostima favorendo inserimenti validi,pensati “ad hoc” per ogni singola beneficiaria, sulla base dei Progetti Individualizzati.L'attività di monitoraggio ha permesso la realizzazione di tale modalità d'azione,innescando un circuito virtuoso di fiducia nelle beneficiarie, chiamate a confrontarsicon dinamiche nuove, proprie del contesto aziendale: interazioni con i colleghi, insorgeredi possibili competitività, gestione dello stress correlato alle esigenze di produttività, ritmilavorati e vita quotidiana. Tali fattori, positivamente gestiti e superati, hanno condottoall'acquisizione di competenze spendibili in altri contesti lavorativi, rendendo le borsistepiù propositive nella ricerca futura di lavoro. La “vicinanza emotiva”, e la fiduciaespressa nell'accompagnamento costante dell'équipe Psico-Socio-Pedagogica, si rivelanodeterminanti per la motivazione e la responsabilizzazione delle beneficiarie verso l'impegnolavorativo assunto.

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• ASSISTENTE SOCIALE

- Op.: Qual è stato il suo ruolo nel Progetto “Isola”?- Ass. Soc. : Mi sono occupata della definizione degli obiettivi del Progetto

Individualizzato previsto per ogni beneficiaria, dell'attività di monitoraggio edell'individuazione delle aziende ospitanti presenti sul territorio.

- Op.: Parliamo di un'utenza accomunata da situazioni di conclamato disagio sociale,come si costruisce la fiducia con un'utenza così particolare?

- Ass. Soc. : Sicuramente non bisogna porsi in posizione asimmetrica: occorre stabilireuna certa “vicinanza” con l'utenza, una “vicinanza emotiva” che richiede la capacitàdi saper cogliere i bisogni espressi e inespressi degli utenti.

- Op.: Davvero bello questo concetto di “vicinanza emotiva”. Quali sono stati gli obiettividefiniti attraverso il Progetto Individualizzato?

- Ass. Soc. : Ci siamo posti l'obiettivo di realizzare inserimenti validi, che potesserocondurre le beneficiarie verso una crescita professionale e personale attraversoil conseguimento di un buon grado di autonomia e di un miglioramento dell'autostima.

- Op.: Durante il percorso d'inserimento quali sono state le problematiche più frequenti?- Ass. Soc.: Sono emerse per lo più problematiche familiari trattandosi di donne

sole, separate, con figli a carico, che devono riuscire a gestire adeguatamente laloro vita. Soprattutto nella fase iniziale, le beneficiarie hanno dovuto impararea gestire la loro quotidianità rispettando gli orari di lavoro; si è cercato di condurleall'acquisizione di un metodo di lavoro nella consapevolezza dei doveri che essocomporta.

- Op.: Quindi tra gli obiettivi del vostro intervento, c'è sicuramente anche quello ditrasmettere il senso di responsabilità?

- Ass. Soc.: Certo, il senso di responsabilità verso ciò che si sta compiendo affinchéogni mansione venga svolta con precisione e accuratezza: dalla compilazione deiregistri delle presenze, alla comunicazione per tempo di un eventuale assenza, allagestione corretta delle dinamiche con la propria équipe lavorativa. Abbiamo lavoratosul fare acquisire un “modus operandi” adeguato al contesto che spesso perloro risultava “nuovo:” agire all'interno di un'azienda con tanti dipendenti è decisamentediverso dallo svolgere attività di pulizia in un'abitazione privata. Essere inserite inun contesto aziendale implica saper gestire una serie di dinamiche legate allacomunicazione tra colleghi, con il datore di lavoro e la capacità di saper fronteggiareeventuali competitività che possono sorgere tra dipendenti...

- Op.: Si tratta di dinamiche inevitabili, ma che possono indurre ansia o stress nellebeneficiarie: in tal senso, quanto si rivelano determinanti i processi di sostegno e

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tutoraggio realizzati delle operatrici d'equipe di Progetto?- Ass. Soc.: Ritengo che sia fondamentale la presenza degli operatori d'equipe

perché, in tal modo, le beneficiarie non sono mai sole, ma costantementeaccompagnate da figure di riferimento quali, l'Educatrice che le segue in azienda,la Psicologa che effettua colloqui di gruppo periodicamente. Anche la condivisionein gruppo di quante si trovano a vivere la stessa esperienza si rivela funzionale alsuperamento delle problematiche lavorative.

- Op.: Quindi, un altro elemento cardine dell'intervento progettato da ComunitàS. Francesco è l'attività costante di monitoraggio?

- Ass. Soc.: Esatto, le beneficiarie sono costantemente monitorate nel loro andamentolavorativo. Attraverso il monitoraggio, noi operatrici individuiamo le criticità chepossono verificarsi tra beneficiarie e datore di lavoro, per poi insistere nella risoluzionedi esse garantendo a ogni borsista la crescita professionale e la possibilità di giocarsiquesta carta nel migliore dei modi possibile in previsione di un'assunzione futura.E' importante, far comprendere a tutte come quest'esperienza lavorativa offra lapossibilità di acquisire competenze nuove che arricchiscono il proprio curriculume che potranno essere contestualizzate in ambiti professionali futuri.

- Op.: Riguardo invece alle fase di ricerca delle aziende ospitanti, che tipo diatteggiamento avete rilevato da parte di esse?

- Ass. Soc.: C'è stata una certa curiosità nel comprendere le finalità dello stessoProgetto e disponibilità a parteciparvi. La risposta è stata positiva.

- Op.: Ha notato dei cambiamenti significativi nelle beneficiarie?- Ass. Soc.: In alcune si, decisamente. Sono più propositive e speranzose per il

futuro.- Op.: Quali sono le risorse che le borsiste hanno tirato fuori?- Ass. Soc.: Indubbiamente una grande forza. Hanno tutte situazioni profondamente

problematiche, eppure dimostrano forza e voglia di proiettarsi nel futuro in modoottimistico.

- Op.: Cosa pensa che siano riuscite a imparare e interiorizzare da quest'esperienzadi borsa-lavoro?

- Ass. Soc.: Sicuramente, oltre alla comprensione del rispetto delle regole, alla maggioreresponsabilizzazione nei confronti di un impegno quotidiano, hanno acquisito piùautonomia e sicurezza nei confronti della stessa ricerca di lavoro. Tra gli obiettiviche ci siamo posti nella fase iniziale, c'era anche quello di riuscire a fornire queglistrumenti che rendessero le beneficiarie autonome nella ricerca di un'occupazionefutura.

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- Op.: Cosa le lascia quest'esperienza?- Ass. Soc.: La forza delle donne mi ha colpita tanto. Non è facile rimettersi in

gioco, proporsi in un'età non più “giovanissima” e in un contesto nuovo: denotaun'autentica volontà di cambiare e di riuscire in ciò che si sta facendo.

- Op.: Grazie e in bocca al lupo a tutte.

• EDUCATRICE

- Op.: Come nasce il Progetto “Isola” e in cosa consiste?- Ed.: E' un Progetto finalizzato ad andare incontro a beneficiarie segnalate dai

Servizi Sociali. Si tratta di un'utenza che versa in condizione di svantaggio sociale el'obiettivo che il Progetto persegue è di offrire un'opportunità lavorativa per circa un anno,sia per affinare abilità già acquisite, sia per apprenderne nuove sperimentandosi in ambitifino a quel momento estranei. Le beneficiarie si sono dimostrate veramente in gamba!

- Op.: Parliamo quindi di un'utenza accomunata da una situazione di forte disagiosociale; può darmi delle ulteriori informazioni sui profili delle beneficiarie?

- Ed.: Sono donne separate con vissuti di maltrattamenti psicologici e anchefisici: mariti tossicodipendenti, alcolizzati; alcune di loro, sono tutt'oggi vittime di stalkingdall'ex partner.

- Op.: Queste donne non hanno rapporti con le loro famiglie d'origine?- Ed.: La maggior parte dei casi fanno riferimento solo a relazioni amicali provenendo

loro stesse da famiglie fortemente disagiate.- Op.: Come si crea il rapporto di fiducia con un'utenza così particolare?- Ed.: Avviene in modo molto spontaneo: il lavoro diviene un veicolo automatico per

raccontare di sé e della loro vita gettando le basi per un rapporto basato sulla fiducia.Da questo punto di vista, ho cercato di porre un “freno” per evitare che il rapportodiventasse eccessivamente invischiante e si perdesse il senso della figura dell'educatorecome risorsa e supervisione.

- Op.: Non deve essere semplice però, credo sia necessario porre dei “limiti” per noncreare situazioni di dipendenza. Come si sono dimostrate le beneficiarie rispetto allacapacità di reggere i ritmi lavorativi e attenersi al rispetto delle regole?

- Ed.: Fin dall'inizio si sono messe in discussione a 360°, anche in ambitiprecedentemente estranei: ad esempio, una beneficiaria ha intrapreso un percorso dilavoro in uno scatolificio, in un contesto dove ci sono solo uomini e, indubbiamente, nondeve essere stato semplice, ma l'andamento lavorativo è stato costantemente positivo.Posso affermare che a livello di dinamiche relazionali non ci sono stati

problemi rilevanti e si sono dimostrate tutte all'altezza dei ritmi lavorativi e delleaspettative aziendali. Solo una beneficiaria ha rinunciato a proseguire il Progetto acausa di una situazione personale particolarmente problematica..

- Op.: Elementi fondamentali per la buona riuscita di un percorso di inserimentolavorativo sono la chiara definizione degli obiettivi e la messa a punto di un progettodi inserimento individualizzato che riesca a far emergere non solo le capacità presenti,ma anche quelle attivabili. Quali sono stati gli obiettivi a cui si è puntato?

- Ed.: Innanzi tutto la responsabilizzazione nei confronti dell'impegno lavorativo: adesempio, la necessità di informare per tempo il datore di lavoro laddove vi fosseun'assenza per motivazioni personali e poi sicuramente, il raggiungimentodell'autonomia nell'organizzazione e gestione della propria attività nel contestoaziendale. Obiettivi che sono stati pienamente raggiunti.

- Op.: Qual è stato il suo ruolo nel Progetto?- Ed.: Ho svolto varie funzioni correlate alle esigenze emerse: dalla ricerca delle aziende

sul territorio da coinvolgere nella partecipazione alle borse-lavoro, alla supervisione,alla mediazione tra beneficiaria e datore di lavoro in presenza di piccole incomprensioni.

- Op.: Ce ne sono state? Di che tipo?- Ed.: Non sono state vere e proprie incomprensioni, a volte si è trattato di definire

più chiaramente il numero di ore da effettuare da parte delle beneficiarie: possonolavorare solo mezza giornata, dal lunedi al venerdi e, anche il sabato se c'è lanecessità di recuperare delle ore. Oppure, ci sono stati casi in cui sono dovutaintervenire per spiegare che durante le ore di lavoro non era permesso usare ilcellulare, se non in caso di particolari urgenze!

- Op.: Spesso le aspettative dell'utente che effettua un percorso di inserimento nonsono esattamente coerenti con le sue effettive potenzialità e capacità. Come si èlavorato in questo senso?

- Ed.: Non ci sono stati casi di aspettative disilluse. Abbiamo cercato di individuarele aziende in funzione delle aspettative e delle precedenti esperienze dellebeneficiarie: mi sono occupata io stessa di fissare dei colloqui conoscitivi con lebeneficiarie, al fine di poter scegliere nello step successivo, le aziende più vicineal background di ognuna, per evitare uno spreco di risorse.

- Op.: Complimenti, davvero un bel lavoro. Sostegno e tutoraggio in azienda, elementiirrinunciabili per il conseguimento di risultati positivi: come sono stati realizzati questiprocessi?

- Ed.: Una volta a settimana visito le aziende in cui lavorano le beneficiarie peraccertarmi che si attengano agli orari di lavoro e alle presenze da effettuare.

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Una strategia che si è rivelata efficace e che ha permesso di “rimettere in riga”qualcuna di loro che inizialmente non rispettava diligentemente gli orari di lavoro:devo ammettere però, che si è trattato solo di casi sporadici durante la fase inizialeche non si sono più ripetuti.

- Op.: Bene, questo fa capire che le beneficiarie sono riuscite a interiorizzare il sensodi responsabilità connesso al loro lavoro. In generale, che tipo di difficoltà hariscontrato e su quali si è dovuto lavorare maggiormente?

- Ed.: Non ho riscontrato delle difficoltà particolari. Le uniche problematiche sono statedi carattere amministrativo nella compilazione dei registri riguardo alla firma inentrata e in uscita dal posto di lavoro, c'è stata qualche imprecisione nel firmarequotidianamente il registro delle presenze. Un altro elemento su cui ho lavoratoparecchio, è stata la continua ridefinizione dei ruoli e delle distanze da rispettare:come ti dicevo, molte beneficiarie mi rimandavano in modo eccessivo le loro ansiepersonali...

- Op.: Invece, in termini di risorse, quali sono state quelle attivate dalle beneficiarieche vi hanno particolarmente colpito?

- Ed.: La forza che loro hanno e che dimostrano nel combattere situazioni estremamenteproblematiche, questa forza di continuare a lottare nonostante tutte le delusionisubite colpisce estremamente.

- Op.: Una forza notevole e probabilmente risultato delle loro stesse esperienze, chese da un lato le segnano nel profondo, dall'altro le rafforzano notevolmente. Volendotirare le somme, crede si possa parlare di concreta integrazione nel contestoaziendale?

- Ed.: Al momento si, anche se ritengo che il tempo a disposizione non sia tanto.. Mirendo conto che l'adattamento al contesto e all'attività lavorativa è statoimpegnativo: sarebbe bello se si potesse trasformare in un'integrazione a lungotermine, ne beneficerebbero sia le utenti che le aziende.

- Op.: Lei vede nelle beneficiarie una risorsa concreta per le aziende?- Ed.: Certamente si: si tratta di “manodopera” formata a costo zero perché retribuita

con i fondi regionali, che ha finito con l'integrarsi pienamente con lo staff aziendale.- Op.: Si sente di affermare che gli obiettivi a cui si è puntato in fase di definizione

dell'intervento sono stati effettivamente conseguiti?- Ed.: Si, se dovessi effettuare un bilancio tra il passato e il presente, posso affermare

che ci sono stati dei cambiamenti considerevoli nelle beneficiarie, anche nell'agirecomunicativo e relazionale.

- Op.: Quale crede che sia la reale valenza di una simile opportunità formativo-lavorativa

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e quindi, di inclusione sociale per le beneficiarie?- Ed.: Quest'esperienza ha cambiato la vita delle beneficiarie: una di loro, ad

esempio, che ha dovuto interrompere per due mesi la borsa-lavoro a causa di ungrave problema di salute, riferiva “Quanto me la sono passata male senzalavorare”!

- Op.: Una frase decisamente esemplificativa...- Ed.: Si parecchio. La valenza dell'esperienza della borsa-lavoro, è stata quella di

favorire l'emergere di abilità e risorse spesso sconosciute per le stessebeneficiarie, unita alla possibilità di poter contare su una remunerazione stabileche funge da motivazione profonda a spendersi sempre meglio giorno, per giorno.La loro autostima ne esce rafforzata e in termini di propositività il Progetto ha fornitoa tutte nuove abilità e competenze sicuramente spendibili anche in esperienze similifuture.

- Op.: Grazie.

• PSICOLOGA-VALUTATRICE

L'intervista alla Psicologa fa emergere la dimensione del gruppo quale “luogo dicontatto”, e espressione di problematiche legate alla sfera prettamente personale dellebeneficiarie. Il senso di condivisione, e la solidarietà che scattano in tale tipologia disetting, si rivelano funzionali alla rielaborazione di criticità che, diversamente,rischierebbero di inficiare l'efficacia delle prestazioni lavorative. I colloqui individualicon la Psicologa costituiscono un'ulteriore modalità operativa di insistere sull'auto-responsabilità, sul recupero della centralità di sé, e di limitare la tendenza agliatteggiamenti di dipendenza attraverso la restituzione della fiducia nel proprio potenziale,scardinando così, l'immagine distorta che fino a quel momento le beneficiarie avevanoavuto di loro stesse.

- Op.: Qual è stato il suo ruolo nel Progetto?- P.: Il mio ruolo è stato quello di Psicologa e Valutatrice. Ho curato gli incontri

di gruppo con le borsiste ogni 15 giorni, per 2 ore. Negli incontri le borsisteesplicitano le difficoltà legate al contesto lavorativo, alle relazioni con i colleghi dilavoro o aspetti prettamente burocratici legati alla compilazione dei registri, allaregistrazione delle presenze.

- Op.: Quali sono state le difficoltà che avete incontrato più frequentemente?- P.: Inizialmente, scarsa motivazione delle borsiste di partecipare a quest'incontri,

forse perché non era stato esplicitato con chiarezza l'obiettivo di essi e forse ancheperché queste giornate coincidevano con il loro orario di lavoro. Successivamente

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però, c'è stata una svolta: la motivazione è cambiata.- Op: In che senso e in che modo è cambiata la motivazione?- P.: Le borsiste hanno trovato utile la partecipazione al gruppo perché offriva

loro la possibilità di confrontarsi con chi viveva la stessa esperienza.Diversamente, non avevano modo di ritrovarsi tutte e di poter discutere su quantostavano vivendo.

- Op.: In cosa consistono questi incontri di gruppo?- P. Sono dei colloqui “liberi”, non sono a tema, in cui spesso ci si sgancia

volutamente da tematiche legate al contesto lavorativo per sfociare in vicendepersonali che possono preoccupare in modo particolare le beneficiarie..

- Op.: Si possono equiparare a gruppi di “mutuo-aiuto”?- P.: In un certo senso si, sono dei gruppi di “mutuo-aiuto” perché ognuna consiglia

all'altra come risolvere le difficoltà che vive giorno, per giorno. Trattandosi di donnecon disagio psico-sociale, è inevitabile che riportino nel gruppo il loro disagiopersonale.

- Op.: Nel percorso delle borsiste, quali sono stati gli elementi sui quali si è dovutolavorare maggiormente?

- P.: Si è dovuto insistere sull'auto-responsabilità, sull'essere responsabili del proprioruolo all'interno dell'azienda: si è cercato di spingerle a crescere, perché nellebeneficiarie persiste spesso una certa tendenza alla dipendenza. E poi si è lavoratosodo sul rafforzamento dell'autostima, sul fare emergere le capacità esistenti.

- Op.: Quindi, si può dire che gli obiettivi principali di questo percorso di inclusionesociale siano il raggiungimento dell'autonomia e di un buon livello di autostima?

- P.: La conquista dell'autonomia indubbiamente e della centralità di sé cheprobabilmente non hanno mai avuto: alcune di loro faticano, in modo evidente, acostruire questa centralità di sé, mentre altre sono a un buon punto di conseguimentodi quest'obiettivo, due, tre sicuramente...

- Op.: Ha notato dei cambiamenti significativi nelle beneficiarie, nel comportamentoo nella maggiore cura di sé?

- P.: In realtà, sono apparse molto curate nell'aspetto fin da subito. Ciò che è cambiatoprofondamente è la motivazione, è cambiata l'energia, c'è maggiore propositivitàe spinta al fare. E' una bella esperienza poter offrire, seppure per un anno, lapossibilità di sperimentare sé stesse e l'autonomia.

- Op.: E' un modo per restituire a tutte la fiducia in sè stesse, che ne pensa?- P.: Certo, perché si tratta di donne che hanno sentito parlare di sé sempre in modo

svalutante, come delle “buone a nulla”, quando invece si sono sempre date da fare

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e questo non gli viene riconosciuto. Quindi, all'interno dei gruppi si rimandaproprio questo: la grande forza, le capacità e le risorse che hanno e che nonutilizzano; si cerca perciò di scardinare la percezione, l'immagine, distorta, cheavevano fino a quel momento di loro stesse.

- Op.: Cosa le lascia quest'esperienza?- P.: La forza inesauribile di queste donne!- Op.: Grazie.

• La voce del PROMOTORE sul territorio

L'attività di promozione sul territorio è servita a far conoscere obiettivi e finalità chel'intervento di “Comunità S. Francesco” si proponeva di attuare. Le resistenze inizialidelle aziende sono state scardinate dai risultati positivi raggiunti dalle beneficiarie, rispettoalla produttività aziendale. La valenza del Progetto si rivela, inoltre, nella possibilità difavorire ricadute territoriali positive, in termini di circolo virtuoso tra le beneficiarie e laComunità nelle sue molteplici componenti.

- Op.: Qual è stato il suo ruolo nel Progetto?- P.: Il mio ruolo ha riguardato la fase iniziale di “Isola”, mi sono occupato di

promuovere il Progetto sul territorio ai soggetti interessati, come aziende e Entiper l'Ambito di Putignano.

- Op.: Qual è stata la risposta delle aziende?- P.: Inizialmente, ho riscontrato un po' di diffidenza riconducibile per lo più alla

poca conoscenza dello strumento della borsa-lavoro e ai vantaggi che esso comporta.- Op.: Come si è articolata questa fase di ricerca delle realtà produttive sul territorio?- P.: C'è stato dapprima un contatto telefonico e via e-mail nel quale ho presentato

a grandi linee il progetto e le sue finalità; nella fase successiva ho fissato dei colloquicon i Responsabili aziendali. La difficoltà è stata parlare con il Responsabile,piuttosto che con un dipendente che lo rappresentava. E' preferibile parlare conil titolare per evitare che le informazioni relative al progetto siano riportateindirettamente in maniera errata.

- Op.: Nel presentare il Progetto alle Aziende, quali sono stati gli aspetti che ha postoin rilievo?

- P.: Innanzitutto, l'utilità sociale del Progetto che offre la possibilità di un reinserimentosociale e lavorativo alle beneficiarie e poi, i vantaggi per le aziende di avere per11 mesi un dipendente da formare e far lavorare nella propria organizzazione senzacosti aggiuntivi. In sostanza, è un investimento per l'azienda. Prima di partire con

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l'inserimento vero e proprio, le aziende temevano che le beneficiarie non avrebberoassunto un ruolo “attivo” in termini di produttività, come a volte accade in altreesperienze di formazione quale, ad esempio, uno stage. La forza di volontà e lamotivazione delle beneficiarie ha dimostrato l'esatto contrario e oggi, standoa quanto riferiscono gli stessi Responsabili aziendali, i risultati di questo percorsosono davvero positivi.

- Op.: Quali sono, a suo parere, le ricadute territoriale dell'intervento progettato da“Comunità S. Francesco”?

- P.: Il Progetto offre la possibilità di spendere le risorse pubbliche non comesemplici sussidi finanziari, ma come base da cui partire per inserirsi in un sistemasociale senza ulteriori costi per la Comunità. Questo permette di superare latradizionale concezione di Servizio Sociale nella quale si proponeva il sussidioeconomico fine a se stesso, che nella maggior parte dei casi si rivelava mortificanteper lo stesso utente, ledendo la sua autostima e innescando paradossalmente deicircuiti depressivi. Le ricadute territoriali di un percorso come “Isola” sono invecela possibilità di aprire un “circolo virtuoso” tra le beneficiarie e la Comunità nellemolteplici realtà che la compongono.

- Op.: Cosa le lascia questa esperienza?- P.: E' stata un'esperienza senza dubbio positiva rapportarsi con la realtà del territorio,

ricevere e dare messaggi positivi che mi auguro siano da stimolo a crescere emigliorare.

- Op.: Grazie.

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Il punto di vista delle AZIENDE OSPITANTI

• Azienda ospitante “BOULANGERIE MARILISA” (Responsabile), Castellana Grotte

Piena soddisfazione espressa dalla Responsabile di “Boulangerie Marilisa” cheintravede, fin da subito, nella beneficiaria una risorsa da formare a costo-zero. Ilpercorso di inserimento ha insistito sulla necessità di separare i vissuti personalidall'attività lavorativa, facendo comprendere alla borsista le differenze tra tempi dilavoro e ruoli da rispettare. La notevole crescita personale e professionale dellabeneficiaria ha aperto la strada alla collaborazione futura con l'azienda al terminedella borsa-lavoro.

- Op.: Da quanto tempo siete presenti sul territorio?- R.: Abbiamo inaugurato la nostra Boulangerie appena un anno fa, il 17 Maggio

2013, ma siamo del “mestiere”, mio marito è Presidente del “Comitato Italiano perla Tutela e la Valorizzazione del gelato artigianale in Italia e nel Mondo”. A Gennaio2013 è stato nominato “Ambasciatore del Gelato Artigianale Italiano nel Mondo”.

- Op.: Complimenti, una nomina autorevole! Come avete conosciuto il Progetto e C.?- R.: In realtà è stata C. a proporsi, dopo che l'Assistente Sociale del Comune le

aveva parlato di questo progetto. C. era già una nostra cliente, mi ispirava fiduciae abbiamo deciso di scommettere su di lei.

- Op.: Di cosa si occupa C.?- R.: Lavora in laboratorio come aiuto-pasticcera, “ha già rubato il mestiere” dico

io! Si è dimostrata in gamba e volenterosa fin da subito.- Op.: Su quali aspetti avete insistito principalmente?- R.: Innanzitutto, è stato importante guidarla nel “contenere” le sue problematiche

personali: le abbiamo fatto capire che c'è un momento per lavorare e uno perparlare; se ha bisogno di fare una chiacchierata possiamo farla, ma non sul luogodi lavoro, è sempre bene differenziare momenti e ruoli. Abbiamo anche lavoratosull'importanza di attenersi al Regolamento HCCP: dobbiamo essere sempreapposto, avere il camice di lavoro pulito tutti i giorni. Si è cercato di orientarla eformarla professionalmente a 360°. Oltre alla preparazione, sta iniziando a capirele temperature dei forni e a imparare il funzionamento della macchina del gelato.

- Op.: Come si è dimostrata C. rispetto alle indicazioni che le davatequotidianamente? Sono emerse difficoltà particolari?

- R.: C. è sempre molto disponibile all'ascolto e questo l'ha portata a maturare moltoprofessionalmente. L'unica “difficoltà”, iniziale, è stato farle comprendere che

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non doveva impregnare l'attività lavorativa dei suoi vissuti, altrimenti avrebberischiato di perdere in efficienza e anche in questo si è dimostrata attenta a rispettarequanto le veniva chiesto.

- Op.: Credo le sia servito anche per essere più forte e per assumere con maggioreresponsabilità il ruolo lavorativo. Secondo lei, qual è il punto di forza di C.?

- R.: E' una donna molto sveglia, attiva, oltre che una mamma responsabile. L'esseresvegli rappresenta sempre una marcia in più in ambito lavorativo. La rapidità adapprendere e attuare in modo autonomo quanto le viene detto, questo credo chesia il suo punto di forza.

- Op.: Ha notato dei cambiamenti significativi in C. rispetto all'inizio del percorso?- R.: Guardi, come le dicevo, è migliorata tantissimo professionalmente. E' sempre

più autonoma, riesce a gestire meglio anche le sue ansie personali.- Op.: So che C. viene seguita dall'operatrice di équipe del Progetto, com'è stato il

vostro rapporto con questa figura di riferimento, l'ha ritenuta utile?- R.: I rapporti sono stati di collaborazione reciproca fin da subito. Per noi, in quanto

datori di lavoro, è fondamentale avere un punto di riferimento che possa fare da“tramite” tra le nostre esigenze e le difficoltà che potrebbero insorgere con la borsista.Fortunatamente, non ne abbiamo avute.

- Op.: Quale valenza assume per voi azienda, la partecipazione a un Progetto come“Isola”? Pensa che possa avere delle ricadute positive sul territorio in termini di unamaggiore conoscenza della vostra azienda?

- R.: Assolutamente si, è stata un'esperienza utile, oltre che umanamente bella.Sicuramente C. è capitata in un momento “perfetto”, inizio attività e il vantaggio pernoi come azienda è stato duplice, sia economico che produttivo: abbiamo avutola possibilità di formare una risorsa lavoro a costo zero, insegnandole tutto ciòche necessita la nostra attività per proseguire in modo qualitativo secondo la nostratradizione. Naturalmente, offrire collaborazione a un Progetto finanziato da fondiregionali è anche un modo per presentare la nostra attività e l'impegno profuso inessa da sempre.

- Op.: Ci sono possibilità per C. di continuare questa collaborazione, mi pare di capirepiù che positiva, anche al termine della borsa-lavoro?

- R.: Credo proprio di si. Dopo averla formata così scrupolosamente e visti i risultatiche ha ottenuto, non sarebbe vantaggioso andare a cercare un altro dipendente chericopra il suo ruolo, C. è perfettamente inserita.

- Op.: Un ottimo risultato, sono contenta per lei. Grazie del suo tempo e in bocca allupo.

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• Azienda ospitante “OMNIABOX” (Responsabile), Noci

Un bilancio positivo anche da parte dei Responsabili di “Omniabox” e “PanificioRecchia”, nelle interviste qui di seguito riportate. Entrambi i Responsabili si dichiaranodisposti a ripetere esperienze simili, esprimono riconoscimenti e soddisfazione perla riuscita dell'integrazione delle beneficiarie nel contesto aziendale. Per l'aziendaospitante “Omniabox” si prefigura la possibilità di una collaborazione futura con labeneficiaria, della tipologia “a chiamata”, in base alle necessità produttive. Per il“Panificio Recchia” non ci sono possibilità per la beneficiaria di proseguire il percorsoallo scadere della borsa-lavoro: avendo, di recente, inserito nell'organico aziendale unsoggetto disabile, il personale risulta essere al completo.

- Op.: Da quanto tempo siete presenti sul territorio?- R.: La nostra è un'azienda nata da più di 10 anni, è una cooperativa di soci

dipendenti con una sede a Noci e un'altra a Macerata. Siamo fieri della nostraattività e lavoriamo con passione. E' un lavoro che richiede attenzione costante,precisione e, aggiungerei, creatività.

- Op.: Interessante e di cosa vi occupate?- R.: Ci occupiamo di imballaggi in cartone ondulato eseguendo vari tipi di lavorazione,

tra le quali, fustellatura e anche attività di stampa.- Op.: E' un'attività che si coniuga con le richieste del territorio?- R.: Prima sicuramente di più, ora stiamo risentendo molto della crisi…- Op.: Come avete conosciuto “Isola”?- R.: Me ne ha parlato un amico dicendomi che anche altre aziende del luogo avevano

offerto la loro partecipazione e mi ha presentato A.. Ho pensato che fosse un'occasioneanche per noi come azienda avere una forza-lavoro in più a costo zero.

- Op.: Qual è stato l'impatto di A. con la realtà aziendale?- R.: A. si è dimostrata subito vincente e molto brava a inserirsi in un ambiente

esclusivamente maschile; certo anche noi abbiamo fatto la nostra parte, rispettandolasempre e non facendo mai riferimenti alle sue problematiche personali, siamo aconoscenza dei suoi vissuti...

- Op.: E' riuscita ad attenersi alle regole lavorative dettate dalla vostra attività?- R.: E' stata sempre molto corretta e puntuale. Inizialmente, avevo dei dubbi, lo

riconosco: qui c'è bisogno di personale dinamico, le attività sono varie, bisognaessere rapidi per non intralciare il lavoro degli altri, ci sono operazioni che funzionanotipo “catena di montaggio” e A. ha dimostrato grande volontà a imparare e precisione.E' partita dalla mansione più semplice, la costruzione degli alveari, per poi passare

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alla fase più complessa di incollaggio che richiede maggiore precisione.- Op.: Quali sono state le difficoltà, se ce ne sono state, incontrate da A.?- R.: Non posso dire di avere avuto difficoltà con la Sig.ra, ad esempio, per il rispetto

dei ritmi lavorativi o dei compiti che le venivano assegnati, più che altro a volte lavedevo particolarmente preoccupata per problemi personali e, alla lunga, credoche questo possa riflettersi negativamente sul suo lavoro.

- Op.: Mi sta dicendo che teme che A. non sia in grado di scindere i due momenti,vita personale e lavorativa e che questo potrebbe provocare un calo sul suorendimento?

- R.: Si, mi sono chiesto quanto riuscirebbe a gestire un monte ore completo,ora lavora solo mezza giornata; quanto inciderebbero le sue problematiche sulla suapresenza a lavoro? A. è una donna sola, ha una famiglia a cui pensare, riuscirebbesempre a conciliare un impegno quotidiano con le sue esigenze familiari?

- Op.: Probabilmente, per capirlo bisognerebbe offrirle un'opportunità concreta. Secome lei stesso mi dice, A. è una donna dinamica e motivata, penso che saprebbetrovare una modalità di organizzazione delle giornate nel rispetto degli impegniassunti, soprattutto in virtù di una stabilità economica a lungo termine. Ci sonopossibilità di inserimento per lei?

- R.: Al momento, come le spiegavo prima, risentiamo molto della crisi, perciò nonriuscirei a garantirle un'assunzione con un tempo pieno. Si potrebbe pensare adelle collaborazioni “a chiamata” a seconda delle necessità della produzione edel mercato del lavoro. Tenga presente che, generalmente, assumiamo delle figure“a tampone” per due, tre mesi.

- Op.: Parlando della presenza dell'operatrice dell'equipe di Progetto che ha seguitoA. nel suo percorso, com'è stata percepita questa figura dall'azienda?

- R.: E' una figura importante per il datore di lavoro, la definirei “un gancio” tra lenostre esigenze e la beneficiaria: dove ci sono indicazioni in funzione di unmiglioramento della prestazione lavorativa, l'educatrice gioca questo ruolo dimediazione fra noi e la beneficiaria.

- Op.: Ha notato dei cambiamenti significativi nella beneficiaria?- R.: Si, devo dire che mi sembra più serena: è come se fosse entrata in un “circolo

virtuoso” di risoluzione dei suoi problemi.. Sicuramente il lavoro le dà più forza.- Op.: Questo è un fatto estremamente positivo e che, probabilmente, fa riflettere

anche su quanto parlavamo prima.. Cosa crede che sia riuscita a interiorizzare A.grazie alla borsa-lavoro?

- R.: Sicuramente la necessità di rispettare le regole lavorative e di non “portare”

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sempre i suoi problemi al lavoro.- Op.: Si sente di affermare che c'è stata una concreta integrazione di A. nel contesto

produttivo?- R.: Si, senza dubbio, anche con i colleghi ha instaurato un ottimo rapporto, è stata

nominata da tutti l' “addetta ai caffè”! Ad A. va riconosciuta una grossa componentedi merito e, probabilmente, meriterebbe ancora di più.

- Op.: E' un bel risultato! Invece, per la vostra azienda, qual è la valenza di averpartecipato a un percorso di inclusione sociale? Sareste disposti a ripetere un'esperienzasimile?

- R.: Ho visto di buon occhio questo Progetto e penso che dovrebbero essercipiù esperienze simili anche per un arco di tempo superiore all'anno, noi comeazienda la ripeteremmo volentieri. La trovo una sinergia vincente questa trabeneficiaria-azienda-Cooperativa che la propone. Bisogna aiutare le impresea sostenere i costi dei dipendenti e un'esperienza di questo genere offre risorseda formare a costo zero e, eventualmente da assumere; per le beneficiarie costituisceun'occasione di arricchimento per il proprio curriculum e per acquisire nuove abilitàda utilizzare in ambiti lavorativi futuri.

- Op.: Grazie.

• Azienda ospitante “PANIFICIO RECCHIA” (Responsabile), Noci

- Op.: Da quanto tempo siete presenti sul territorio?- R.: La nostra è una lunga tradizione di famiglia, il nostro panificio risale al '66,

quando lo aprì mio nonno. Qui facciamo di tutto: taralli, friselle, vari tipi di pane ebiscotti.

- Op.: Un arco di tempo considerevole, complimenti! Come siete venuti a conoscenzadel Progetto “Isola”?

- R.: Ce ne ha parlato l'educatrice che segue A. nel suo percorso lavorativo e mi èsembrata da subito un'ottima cosa per la beneficiaria e per la nostra azienda.

- Op.: Come è stato l'inizio per A. e in cosa consiste il suo lavoro?- R. : Siamo partiti con una prima fase di conoscenza in cui sono stati definii fin

da subito i ritmi lavorativi e le ore di lavoro: A. lavora solo di mattina svolgendovarie mansioni che vanno dalla produzione al confezionamento, all'attività dipulizie degli ambienti.

- Op.: Come si è dimostrata A. nello svolgere il suo lavoro, avete incontrato delledifficoltà particolari durante il suo percorso?

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- R.: No non abbiamo avuto problemi con A., si è cercato di farle capire subito che,pur trattandosi di un progetto di borsa lavoro, era tenuta a compiere il propriodovere come tutti gli altri dipendenti, a essere sempre puntuale, ad avere il camicepulito, ad avvisare per tempo in caso di assenza, insomma si doveva attenere atutta una serie di regole che contraddistinguono la nostra azienda e che garantisconoda sempre la qualità del nostro lavoro.

- Op.: E come se l'è cavata? E' mai capitato che non si presentasse senza avvisare?- R.: No, non è mai capitata una cosa del genere. I risultati per lei sono stati ottimi

e ha instaurato anche un buon rapporto con tutti i suoi colleghi. C'è stata una veraintegrazione di A. nel gruppo di lavoro e questo ha reso felice lei, prima di tutto,ma anche noi.

- Op.: Una bella soddisfazione davvero. Quanto crede che possa rivelarsi importanteper A., la possibilità di vivere un'esperienza di inclusione sociale?

- R.: Credo che sia determinante per la possibilità di rimettersi in gioco, di farsiconoscere e di spendersi in un contesto nuovo rispetto a quelli passati: mi haraccontato che precedentemente, i suoi lavori comportavano attività di pulizie, cheper quanto possano essere onorevoli, forse, alla lunga sono un po' monotoni…

- Op.: Qui le è stata data l'occasione di acquisire abilità nuove e comunque semprespendibili in futuro. Secondo lei, si può parlare di un cambiamento da parte di A.anche nella percezione di sé stessa?

- R.: Guardi io credo di si: a livello professionale è migliorata tantissimo rispettoalla fase di partenza e questo di sicuro, ha inciso positivamente sulla suaautostima: sembra più sicura di sé, anche più motivata ed energica.

- Op.: Riguardo invece alla figura dell'operatrice dell'équipe che segue A. nel suopercorso lavorativo, che ne pensa della sua presenza?

- R.: Non abbiamo avuto problemi tali per cui rivolgerci all'operatore, ma sapere chec'era ha rappresentato un punto di riferimento importante per non sentirsi “soli” inquest'esperienza di inserimento. E' una sorta di monitoraggio reciproco che svolgiamonoi come azienda e l'educatrice come operatore che segue l'andamento lavorativodella borsista.

- Op.: Ci sono possibilità per A. di proseguire questa collaborazione con voi al terminedella borsa-lavoro?

- R.: Francamente al momento no, ma non perché A. non abbia acquisito quello chele servirebbe per continuare a lavorare con noi, ma perché abbiamo assunto direcente un ragazzo disabile e il personale ora è al completo.

- Op.: Sareste disposti a ripetere un'esperienza come questa?- R.: Sicuramente si. Queste esperienze di formazione-lavoro sono utili sia per

i beneficiari, che per i datori di lavoro perché mentre la borsista viene formataviene anche valutata dall'azienda - a costo zero per quest'ultima - trasformandosiin una vera e propria risorsa.

- Op.: Cosa le lascia quest'esperienza?- R.: E' un'esperienza decisamente costruttiva, A. è stata per noi un esempio di forza

e di voglia di dare una svolta nuova alla propria vita.- Op.: Grazie.

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• Le considerazioni degli attori dell'Ambito Pubblico

La voce degli attori dell'Ambito Pubblico richiama nuovamente l'urgenza di rifletteresul fattore “durata temporale” delle borse-lavoro: ciò che viene chiesto è la possibilitàdi spalmare queste esperienze in un arco di tempo più ampio, preferibilmente triennale,al fine di conseguire risultati più stabili, e di lunga durata. Soddisfazione espressa perl'intensa attività di collaborazione tra Comunità S. Francesco e la rete dei Servizi, che ha permesso di condividere le scelte più opportune nell'interesse delle beneficiarie.

• ASSISTENTE SOCIALE D'AMBITO (Castellana Grotte), Dott.ssa A. Mazzarisi

- Op.: Che ruolo svolge l'Assistente Sociale d'Ambito nel Progetto “Isola”?- A.S.: L'Assistente Sociale si occupa di selezionare le beneficiarie del Progetto

e poi segue il percorso lavorativo interfacciandosi - con una continua attività dimonitoraggio - con la Tutor del Progetto. In particolare, per una beneficiaria misono occupata io stessa di individuare anche il luogo di lavoro adatto al suobackground. Mi sento di sottolineare il ruolo di supporto di “Comunità S. Francesco”anche nel condividere delle scelte progettuali opportune per le beneficiarie evorrei citarle, come esempio, un caso emblematico su Castellana: ci siamo ritrovatidi fronte ad una situazione d'urgenza, l' allontanamento coatto di una beneficiariadalla propria abitazione con immediato inserimento in Casa Rifugio; ho trovato nellaCooperativa non solo disponibilità d'interazione, ma anche condivisione di una seriedi scelte tali da far recuperare le ore perse dalla beneficiaria in fase di allontanamento.

- Op.: Sicuramente parliamo di un'utenza particolare, molto fragile: la possibilità divivere l'esperienza dell'autonomia, crede che sia colta pienamente da tutte?

- A.S.: Non tutte le donne soprattutto quelle che hanno subito violenza sono in gradodi cogliere pienamente l'opportunità dell'autonomia, c'è chi rimane ancora vittimae schiava di alcune situazioni e perciò collabora poco...

- Op.: In base alla sua esperienza nel settore dei Servizi Sociali, che valenza puòassumere uno strumento come la borsa-lavoro?

- A.S.: Senza dubbio è importante la valenza economica: cinquecento euro sonouna somma significativa per chi non ha avuto nemmeno un euro in tasca.Credo che il limite delle borse-lavoro risieda nella durata temporale. Si dovrebbefinanziare queste iniziative per un periodo di tempo maggiore, di almeno treanni. Tre anni sono sufficienti per recuperare dei soldi, cercare un'abitazionedecorosa per quelle donne che si trovano completamente prive di reddito e raggiungeredei risultati significativi in termini di autonomia. Occorre inoltre lavorare sulleaspettative delle beneficiarie: bisogna avere la capacità di ridimensionarle perchél'assunzione a fine percorso non sempre è garantita, soprattutto considerato il

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periodo di profonda crisi che viviamo.- Op.: Comprendo il discorso sulla durata temporale della borsa lavoro, ma rispetto

alla sinergia tra formazione - inserimento lavorativo - inclusione sociale non credeche possa rivelarsi positiva?

- A.S.: Vedo molto positiva questa sinergia, questo è fuor di dubbio, così come nonsi discute sulla qualità degli inserimenti effettuati. Le aziende accoglienti sono statescelte in modo coerente, tutte hanno offerto alle beneficiarie un lavoro dignitosoe, probabilmente, se ci fosse stata maggiore ricchezza imprenditoriale le più meritevolisarebbero state assunte.

- Op.: In termini di effetti, cosa ha rilevato nelle beneficiarie?- A.S.: Un maggiore senso di equilibrio e tranquillità connessa al fatto di ricevere

mensilmente una somma che consente di fronteggiare le problematiche economichefamiliari.

- Op.: Cosa bisogna fare, quindi, dal punto di vista di un miglioramento degli interventifuturi?

- A.S.: Credo che la Regione dovrebbe finanziare questi interventi per un arcotemporale più lungo di quello previsto attualmente. Se la borsa lavoro non puòessere rinnovata giuridicamente per un periodo superiore ai 12 mesi, bisogneràtrovare delle forme diverse, anche di Apprendistato, dove sia possibile. C'è ancoratanto da fare e su cui riflettere, mi auguro di cuore che questi Report diventinooggetto di analisi e di verifica nelle sedi opportune.

- Op.: Grazie del suo tempo.

• SEGRETARIATO SOCIALE E P.U.A., (Ats Putignano) Dott.ssa NOME Del Vecchio

- Op.: Può descrivermi quale è stato il suo ruolo nel Progetto?- Ass. Soc.: La figura dell'Assistente Sociale si occupa dell'individuazione dei possibili

beneficiari destinatari del percorso di borsa lavoro. E' un Progetto che condividopienamente perché spinge al raggiungimento dell'autonomia attraversol'accompagnamento lavorativo.

- Op.: Cosa ne pensa dell'inclusione sociale? Come definisce questo processo?- Ass. Soc.: Penso che parlare di inclusione sociale significhi dare concretezza al

diritto di integrazione di quanti vivono in condizioni di disagio conclamato.L'occupazione è un fattore importante per la promozione dell'inclusione e sarebbeun bel risultato riuscire a garantire con l'utilizzo di strumenti, quali appunto le borse-lavoro, una continuità lavorativa che abbracci una prospettiva di tempo “a lungotermine”.

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- Op.: Secondo lei, quanto è importante offrire un'opportunità formativo-lavorativacome quella progettata da Comunità S. Francesco?

- Ass. Soc.: Riagganciandoci a quanto le dicevo prima, gli interventi di questo tipomuovono in direzione del raggiungimento dell'autonomia, pertanto, risultano essenzialianche per sganciarsi da una modalità di intervento assistenzialistica che in passatoha fortemente caratterizzato gli interventi rivolti a una certa tipologia di utenza.

- Op.: Interessante questa sua affermazione, la possibilità di sganciarsi da unaprospettiva assistenziale in favore di una concreta inclusione sociale, quanto credepossa rivelarsi utile?

- Ass. Soc.: Diventa utilissima perché permette di sganciare l'utente da un ruolopuramente passivo e ricoprire quello di soggetto attivo del proprio processo dicrescita e di cambiamento, producendo implicazioni decisamente positive anche sulrafforzamento dell'autostima, elemento spesso carente, se non del tutto assentenegli utenti.

- Op.: Nello specifico, in termine di effetti, che riscontro avete avuto negli utentidell'intervento progettato da Comunità S. Francesco?

- Ass. Soc.: Oltre al raggiungimento di un buon grado di autonomia e autostima, lebeneficiarie hanno sicuramente hanno allargato le loro relazioni sociali ecreato un maggior numero di contatti nella loro quotidianità, anche questo è unelemento centrale: chi vive una vita segnata da difficoltà persistenti, che releganoai margini, spesso risente della mancanza di un tessuto di relazioni sociali significativoal quale poter fare riferimento, e dal quale poter trarre forza per contrastare il propriovissuto problematico.

- Op.: Dalle esperienze raccolte dalle beneficiarie di “Isola”, emerge grande motivazionee il desiderio di continuare il percorso intrapreso anche dopo lo scadere della borsa-lavoro: quali potrebbero essere, secondo lei, le strategie per offrire delle opportunitàpiù durature?

- Ass. Soc.: E' vero in tutte le beneficiarie si evince una profonda motivazione e ilbisogno di continuare il percorso intrapreso, uniti alla comprensibile ansia perl'incertezza del futuro. Credo che sarebbe interessante incentivare la creazionedi auto-imprese in forma cooperativa per soggetti svantaggiati, che possanostabilire delle convenzioni con gli Enti e con le aziende locali, in favore di progettisimili a questo proposto da Comunità S. Francesco, ponendo la dovuta attenzioneai risultati ottenuti e rafforzando le metodologie che sono risultate più efficaci eproduttive.

- Op.: Grazie del suo tempo.

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• Le considerazioni dell'ASSESSORA alle POLITICHE SOCIALI (Noci),C. Gentile Fusillo

L'Assessora alle Politiche Sociali riflette sull'importanza di ampliare la definizione di“soggetto svantaggiato”, allontanando riduzionismi che relegano il concetto a situazionidi disagio profondo, e sulle quali occorre sì intervenire, senza però rinunciare a unosguardo di insieme a 360°, onde evitare la fallimentarietà degli interventi. Un approccioall'inclusione sociale, per l'Assessora, di più ampio respiro, connotato dalla necessitàdi lavorare sinergicamente in rete per tutti gli attori chiamati alla realizzazione del processo,nella convinzione che, solo spendendosi senza riserve, si otterranno risultati tangibili, epositivi, per il benessere dell'intera Comunità.

- Op.: Come significa per lei parlare di “inclusione sociale”?- Ass.: Allo stato attuale, mi pare che l'inclusione sociale sia rimasta un passo

indietro. A volte la si rivolge a una categoria di soggetti decisamente “ristretta”,rischiando di far diventare fallimentari i percorsi attuati, laddove non si prevedanouna serie serrata di interventi. Parlare di inclusione sociale significa realizzareintegrazione autentica coinvolgendo più attori assieme che puntino tutti allasoluzione di un problema. Significa riconoscimento dei bisogni fondamentali ditutti gli individui, tra i quali l'occupazione, la possibilità di vivere una vita dignitosa,e la garanzia di tutela e attuazione di tali bisogni in un'ottica di diritti inalienabili.

- Op.: Quali crede che possano essere le risorse e le scelte in grado di garantire ilpassaggio da una visione assistenzialistica ad un welfare inclusivo?

- Ass.: La risorsa deve essere la capacità di insistere sul territorio secondo unalogica di rete che chiami in causa tutti gli attori sociali coinvolti: le Istituzioni, iServizi Territoriali, il Terzo Settore, gli Enti pubblici e privati. Solo così si potrannorealizzare degli interventi che escano fuori dal circuito assistenzialistico.

- Op: Cosa ne pensa di questa sinergia tra formazione-inclusione lavorativa-inclusionesociale che ha caratterizzato la scelta progettuale di “Comunità S. Francesco”?

- Ass. Soc.: La sinergia è fondamentale, oggi occorre puntare proprio su questo.Nel nostro Piano di Zona abbiamo previsto, su cinque Comuni, 18 posti di lavoronell'ambito dell'inserimento lavorativo. Ritengo che un intervento di inclusionelavorativa debba basarsi su un approccio a 360° di inclusione sociale: per farle unesempio, se la beneficiaria individuata ha dei bambini molto piccoli, bisogneràgarantirle un servizio di nido per non rischiare di rendere fallimentare l'interventoe disperdere i Fondi Regionali. In più, sarebbe bene ampliare il concetto di“soggetto in condizione di svantaggio” che, per certi versi, è limitato a situazioni

di disagio ormai profondo e esasperato sulle quali, naturalmente, si deve intervenire.- Op.: In termini di bacini occupazionali lo stato attuale dell'inserimento lavorativo di

soggetti svantaggiati è fortemente condizionato dagli effetti di un periodo di perpetratacrisi economica. Diviene perciò ancora più forte l'urgenza di lavorare in una logicadi network: crede che questa logica venga sempre attuata?

- Ass. : Le Istituzioni attraversano un momento di profonda difficoltà culturale:manca la concezione di lavorare per il proprio Paese e, di conseguenza, per il benedi ogni singolo cittadino. A volte, alcuni Comuni non fanno la propria parte nelmettersi in rete per tutta una serie di difficoltà. Deve essere responsabilità di tuttilavorare per la riuscita di un intervento. Occorre collaborare.

- Op.: Cosa manca secondo lei per realizzare un modello operativo in cui il lavoro direte sia garantito?

- Ass.: Quello che manca è il risultato di un enorme anomalia che va avanti da vent'annise non di più: fino a oggi nel proprio lavoro si è fatto lo stretto indispensabiletrasformando quest'atteggiamento in cultura; ora è necessaria una contro tendenzaper cui bisognerà spendersi di più, lavorare maggiormente nella consapevolezzache questo condurrà a perseguire realmente il benessere dell'intera Comunità.

- Op.: La ringrazio del suo tempo Assessora. Buon lavoro.

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CONCLUSIONI

Al termine di questa attività di analisi ci si rende conto di come parlare di “inclusionesociale” implichi abbracciare una prospettiva di ampio respiro, che sappia assegnarevalore ai soggetti destinatari degli interventi, riconoscendo pienamente il diritto ad unaqualità di vita rispettosa della dignità e della unicità di ogni individuo.L'attenzione all'aspetto metodologico che deve ricondursi a obiettivi chiari e percorsiprogettati “ad hoc” per ogni singolo utente, va coniugata necessariamente con l'aspetto“umano” di ogni intervento: ciò significa garantire la costruzione di relazioni socialinuove, che possano trasformarsi in quella “rete sociale” troppo spesso assente nellaquotidianità dei singoli, e sulla quale gli utenti potranno sempre contare.La valenza profonda di “Isola” risiede proprio nell'aver promosso e attuato un interventoconnotato dalla sinergia tra formazione professionale, inserimento lavorativo einclusione sociale, gettando al contempo le basi per la costituzione di relazionisignificative tra le beneficiarie e le operatrici dell'équipe di Progetto, le quali, lungidal rappresentare sterili situazioni di dipendenza, si traducono, al termine del percorsodi borsa-lavoro, in ulteriori indicazioni e suggerimenti funzionali alla ricerca di lavoroe in momenti di ascolto delle utenti, puntando al rafforzamento di quel senso del sée di self-efficacy che è stato il leitmotiv dell'intero Progetto.“Accogliere” chi viene relegato “ai margini” non significa creare ulteriori circuiti didipendenza, ma rimuovere etichettamenti e posizioni viziate dal pregiudizio, affinandolo sguardo e la propria capacità di analisi: comporta attivare un processo di empowermentche riesca a far emergere il “sommerso” di ogni utente. Un “sommerso” che vavalorizzato, ri-orientato e potenziato nella autentica fiducia che possa offrire risultatitanto inattesi, quanto stabili nel tempo, come dimostrano le storie e i percorsi dellebeneficiarie illustrati nel presente lavoro.Offrire risposte adeguate ai bisogni delle fasce più fragili diviene sì possibile, a pattoche i centri di responsabilità interessati - sia sociali, che istituzionali - sappianoaffrontare il problema in termini di autentica collaborazione. Tra le azioni auspicabilivi sono sicuramente il favorire l'integrazione tra politiche attive del lavoro e servizidi welfare, unite ad attività di sensibilizzazione delle Istituzioni Pubbliche, delleorganizzazioni sociali e della Comunità in generale. Con gli Enti e i Servizi Territorialipotrebbero così interagire organicamente, non solo il privato sociale cooperativo, associativoe di volontariato, ma anche le imprese profit favorendo uno spettro di “comportamentiimprenditoriali” e buone prassi che si allargano all'ospitalità di fasce più deboli.Sarebbe la migliore applicazione del principio di sussidiarietà che rimette al centrodelle sue priorità le persone meno tutelate.

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Pertanto, tutti gli stakeholder che concorrono al processo d'inclusione sono chiamati aoperare in una logica di rete, di riconoscimento, e di condivisione di intentinell'interesse univoco dei destinatari finali, nella volontà di attivare un circolo virtuosoin difesa del valore intrinseco di ogni differenza, che non può essere appiattita o uniformata,ma va esaltata in ogni sua essenziale specificità.

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