AVVENTURE NEL MONDO • AVVENTURE NEL MONDO · restauro) ed infine il grande complesso della Piazza...

7
“E rano circa le cinque di una mattina di inverno, in Siria. Lungo il marciapiede della stazione d’Aleppo era già formato il treno che gli ora- ri ferroviari internazionali indicavano pomposamente col nome di Taurus Express. Domani sera, dunque, alle 17,40 sarà a Istanbul (Stazione di Haidarpascià).Poi ci vorrà un’al- tra ora per attraversare il Bosforo e prendere l’Orient Ex- press alle 21,00. Poirot è diretto a Londra, in vagone-let- to fino a Calais.” Così inizia “Assassinio sull’Orient Ex- press” di Agatha Christie, e così fantasticavo nell’intento di raggiungere la Turchia da Aleppo l’estate scorsa,per con- cludere il lungo viaggio di ricerca e conoscenza sul medio- oriente, iniziato anni addietro in Egitto e proseguito at- traverso Israele, Giordania, Libano e Siria. Siamo, però nel 2008 e non nel 1934, gli orari del treno non coincidono e soprattutto non coincide il ritmo della nostra vita, pro- grammata dall’alba al tramonto come un palinsesto tele- visivo. E così tra un suggerimento di amici e la lettura di antichi testi, nelle buie giornate autunnali, concepiamo di regalarci un viaggio in Turchia da Istanbul a Efeso,sicura- mente non tanto avventuroso come quello che fece nel 1870 il conte A. De Moustier, autore del memorabile dia- rio di viaggio “Da Istanbul a Efeso”. Questi, infatti, viaggia- va con l’ausilio di uno speciale “Firmano” con sigillo del Sultano, che oggi potremmo chiamare “Lasciapassare Di- plomatico o Multivisa”. In realtà bastava esibire il regale documento per ricevere ospitalità, assistenza e protezio- ne, ovunque. Noi, invece, ci dobbiamo accontentare degli alberghetti del nostro corrispondente Adil,con poche stel- le e senza ancelle, ma ugualmente buoni e decorosi. Dise- gniamo il nostro viaggio sulla scorta di scritti e antiche fo- to di inizio ‘900 del “Père Archéologue Guillaume de Jer- phanion”, il gesuita francese scopritore delle Chiese ru- pestri della Cappadocia (1907), che spese la sua esistenza in lungo e in largo sugli altipiani anatolici, alla ricerca di an- tiche tracce. 27/12: L’Aquila: Omaggio a Celestino V L’incontro a Fiumicino,previsto comodamente alle 16,30, ci suggerisce di fare una tappa intermedia a L’Aquila, sul- la strada dal Gargano a Roma. In otto siamo di Vieste, cit- tà in cui nel 1295 Papa Celestino V,dopo aver tentato inu- tilmente di imbarcarsi per l’opposta sponda adriatica in cerca di un eremo tranquillo,fu preso dagli armigeri di Bo- nifacio VIII. Il fraticello del Morrone vi risedette per oltre un mese dispensando grazie e miracoli, prima della fatale cattura. Non potevamo quindi non fermarci a Collemag- gio per rendere omaggio ai suoi resti mortali. L’Aquila è una città bellissima, pulita, ordinata e soprattutto ricchis- sima di chiese e monumenti, un vero gioiello.All’appunta- mento in aeroporto ci ritroviamo tutti: i cinque del grup- po di Forlì,Alessandro e Antonella da Verona con prosec- co e pandoro, Paola la bancaria di Pisa, Maria l’avvocates- sa di Napoli proveniente da Cortina d’Ampezzo e Gaeta- no l’ingegnere di Bruxelles. Con voli poco comodi arri- viamo a Istanbul, via Francoforte, alle 2,30 del giorno do- po. Con la precisione di Lufthansa arrivano tutti i bagagli, il tempo di fare cassa e cambiare gli Euro in YTL (Nuove Lire Turche),e ci dirigiamo in Hotel per qualche ora di son- no.Tra poco ci aspetta Istanbul con tante cose belle da ve- dere. Che tempo fa? Non piove ed è asciutto. 28/12: Déchirée par un bras de mer qui s’élance jusq’en elle, entre deux continents, la ville d’Istanbul est bien heureuse de supporter cette violence. Di buon mattino incontro Adil, il nostro corrispondente, il quale nonostante il torrone Condorelli portato dall’Ita- lia, non è riuscito a farci trovare un po’ di sole. Dalle fine- stre del nostro Hotel si vede un cantiere, forse per la co- struzione di un altro albergo. Nelle pozzanghere le gocce zampillano: piove. Usciamo, muniti di ombrello, per la no- stra prima esplorazione di Istanbul. Decidiamo di fare a piedi il tratto dall’Hotel Akgun fino a Piazza Sultan Ahmet. A passo veloce ci vogliono 15 minuti.A ritmo di passeg- giata e con qualche fotografia, di minuti ne occorrono 30. Questa via “Ordu Caddesi”, nella parte finale prenderà il nome di “Divan Yolu” e immette in Sultan Ahmet. Siamo nel quartiere Laleli, vicino all’Università, oggi frequentato da numerosi commercianti russi,invogliati dal libero mer- cato verso la madrepatria di tessuti e abbigliamento. Du- rante la passeggiata verso il centro, la prima Moschea che vediamo è Laleli Cami (si legge Giami). Più giù si vedrà la Beyazit Cami, quindi l’indicazione per il Gran Bazar,Atika- lipascià Cami, la Colonna di Costantino Cemberlitas (in 20 Turchia AVVENTURE NEL MONDO • AVVENTURE NEL MONDO Sulle tracce di Guillaume de Jerphanion Sulle tracce di Guillaume de Jerphanion da un Istanbul Cappadocia Soft Testo e foto di Franco Ruggeri Cappadocia Goreme Chiese rupestri Istanbul Yeni Cami e Bazar Egizio

Transcript of AVVENTURE NEL MONDO • AVVENTURE NEL MONDO · restauro) ed infine il grande complesso della Piazza...

Page 1: AVVENTURE NEL MONDO • AVVENTURE NEL MONDO · restauro) ed infine il grande complesso della Piazza Sultan Ahmet.Qui sono presenti i monumenti principali di Istan-bul.In sequenza:Basilica

“E rano circa le cinque di una mattina di inverno,in Siria. Lungo il marciapiede della stazioned’Aleppo era già formato il treno che gli ora-

ri ferroviari internazionali indicavano pomposamente colnome di Taurus Express. Domani sera, dunque, alle 17,40sarà a Istanbul (Stazione di Haidarpascià).Poi ci vorrà un’al-tra ora per attraversare il Bosforo e prendere l’Orient Ex-press alle 21,00. Poirot è diretto a Londra, in vagone-let-to fino a Calais.” Così inizia “Assassinio sull’Orient Ex-press” di Agatha Christie, e così fantasticavo nell’intentodi raggiungere la Turchia da Aleppo l’estate scorsa,per con-cludere il lungo viaggio di ricerca e conoscenza sul medio-oriente, iniziato anni addietro in Egitto e proseguito at-traverso Israele, Giordania, Libano e Siria. Siamo, però nel2008 e non nel 1934, gli orari del treno non coincidono esoprattutto non coincide il ritmo della nostra vita, pro-grammata dall’alba al tramonto come un palinsesto tele-visivo. E così tra un suggerimento di amici e la lettura diantichi testi, nelle buie giornate autunnali, concepiamo diregalarci un viaggio in Turchia da Istanbul a Efeso, sicura-mente non tanto avventuroso come quello che fece nel1870 il conte A. De Moustier, autore del memorabile dia-rio di viaggio “Da Istanbul a Efeso”. Questi, infatti, viaggia-va con l’ausilio di uno speciale “Firmano” con sigillo delSultano, che oggi potremmo chiamare “Lasciapassare Di-plomatico o Multivisa”. In realtà bastava esibire il regaledocumento per ricevere ospitalità, assistenza e protezio-ne, ovunque. Noi, invece, ci dobbiamo accontentare degli

alberghetti del nostro corrispondente Adil,con poche stel-le e senza ancelle, ma ugualmente buoni e decorosi. Dise-gniamo il nostro viaggio sulla scorta di scritti e antiche fo-to di inizio ‘900 del “Père Archéologue Guillaume de Jer-phanion”, il gesuita francese scopritore delle Chiese ru-pestri della Cappadocia (1907), che spese la sua esistenzain lungo e in largo sugli altipiani anatolici, alla ricerca di an-tiche tracce.

27/12: L’Aquila: Omaggio a Celestino VL’incontro a Fiumicino, previsto comodamente alle 16,30,ci suggerisce di fare una tappa intermedia a L’Aquila, sul-la strada dal Gargano a Roma. In otto siamo di Vieste, cit-tà in cui nel 1295 Papa Celestino V, dopo aver tentato inu-tilmente di imbarcarsi per l’opposta sponda adriatica incerca di un eremo tranquillo, fu preso dagli armigeri di Bo-nifacio VIII. Il fraticello del Morrone vi risedette per oltreun mese dispensando grazie e miracoli, prima della fatalecattura. Non potevamo quindi non fermarci a Collemag-gio per rendere omaggio ai suoi resti mortali. L’Aquila èuna città bellissima, pulita, ordinata e soprattutto ricchis-sima di chiese e monumenti, un vero gioiello.All’appunta-mento in aeroporto ci ritroviamo tutti: i cinque del grup-po di Forlì,Alessandro e Antonella da Verona con prosec-co e pandoro, Paola la bancaria di Pisa, Maria l’avvocates-sa di Napoli proveniente da Cortina d’Ampezzo e Gaeta-no l’ingegnere di Bruxelles. Con voli poco comodi arri-viamo a Istanbul, via Francoforte, alle 2,30 del giorno do-

po. Con la precisione di Lufthansa arrivano tutti i bagagli,il tempo di fare cassa e cambiare gli Euro in YTL (NuoveLire Turche),e ci dirigiamo in Hotel per qualche ora di son-no.Tra poco ci aspetta Istanbul con tante cose belle da ve-dere. Che tempo fa? Non piove ed è asciutto.

28/12: Déchirée par un bras de mer qui s’élancejusq’en elle, entre deux continents, la ville d’Istanbulest bien heureuse de supporter cette violence.Di buon mattino incontro Adil, il nostro corrispondente,il quale nonostante il torrone Condorelli portato dall’Ita-lia, non è riuscito a farci trovare un po’ di sole. Dalle fine-stre del nostro Hotel si vede un cantiere, forse per la co-struzione di un altro albergo. Nelle pozzanghere le goccezampillano: piove. Usciamo, muniti di ombrello, per la no-stra prima esplorazione di Istanbul. Decidiamo di fare apiedi il tratto dall’Hotel Akgun fino a Piazza Sultan Ahmet.A passo veloce ci vogliono 15 minuti.A ritmo di passeg-giata e con qualche fotografia, di minuti ne occorrono 30.Questa via “Ordu Caddesi”, nella parte finale prenderà ilnome di “Divan Yolu” e immette in Sultan Ahmet. Siamonel quartiere Laleli, vicino all’Università, oggi frequentatoda numerosi commercianti russi, invogliati dal libero mer-cato verso la madrepatria di tessuti e abbigliamento. Du-rante la passeggiata verso il centro, la prima Moschea chevediamo è Laleli Cami (si legge Giami). Più giù si vedrà laBeyazit Cami, quindi l’indicazione per il Gran Bazar,Atika-lipascià Cami, la Colonna di Costantino Cemberlitas (in

20

TurchiaAVVENTURE NEL MONDO • AVVENTURE NEL MONDO

Sulle tracce di Guillaume

de Jerphanion

Sulle tracce di Guillaume

de Jerphanion

da un IstanbulCappadocia Soft

Testo e foto di Franco Ruggeri

CappadociaGoreme

Chiese rupestri

Istanbul Yeni Cami e Bazar Egizio

(03-102) Articoli+Tac 19-09-2009 15:02 Pagina 20

Page 2: AVVENTURE NEL MONDO • AVVENTURE NEL MONDO · restauro) ed infine il grande complesso della Piazza Sultan Ahmet.Qui sono presenti i monumenti principali di Istan-bul.In sequenza:Basilica

restauro) ed infine il grande complesso della Piazza SultanAhmet.Qui sono presenti i monumenti principali di Istan-bul. In sequenza: Basilica Cisterna Yerebatan, S. Sofia,Top-kapy, Moschea Blu Sultan Ahmet e Ippodromo. E’ Dome-nica, i Bazar sono chiusi,ma c’è molta gente per strada.Cicolpisce l’ordine e la pulizia di questa metropoli, che inrealtà è paragonabile a una delle nostre capitali occiden-tali. La pioggia ci costringe a fare le visite in maniera stu-diata e serrata, al fine di vedere tutto e bagnarci poco.De-cidiamo, come tutti, di visitare prima il Topkapy Saray,con le sale del Tesoro e i padiglioni annessi. Le sorpren-denti e gigantesche cucine del Sultano ed i giardini, ma èinutile dire che l’attenzione era tutta concentrata sull’ Ha-rem. E non si comprende se per la sontuosità degli am-bienti o per il ménage che vi conducevano il Sultano e lesue donne.Ma quante donne aveva il Sultano? Le mogli uf-ficiali,secondo il Corano,non potevano essere più di quat-tro, le concubine in numero infinito. In realtà, le mogli coni divorzi diventavano diecine e le concubine centinaia. Siracconta che Murat III ne ebbe oltre 300, con 112 figli.Queste, poiché erano detenute in stato di schiavitù, do-vevano essere straniere e non appartenere alle religionidel Libro, in quanto era vietato tenere in schiavitù cristia-ni, ebrei o musulmani. Normalmente erano acquistate acaro prezzo per mezzo di ruffiani di corte. Spesso eranoportate in dono da regnanti e commercianti facoltosi. Peruna povera famiglia, avere una figlia concubina del Sultano,rappresentava una grande fortuna e soprattutto la so-pravvivenza di congiunti attuali e futuri. Ma la donna piùimportante dell’Harem non era né la prima moglie né laconcubina più bella. Era la madre del Sultano che imparti-va ordini perfino al Gran Visir e allo stesso Sultano, sottoforma di consigli. Possedeva enormi ricchezze ed un po-tere tale da influenzare la politica del paese. I suoi fedeliservitori erano gli eunuchi neri, una vera e propria casta.La sosta pranzo ci vede sulla terrazza del ristorante delTopkapy,affacciata sul Bosforo.Restiamo incantanti ad am-mirare il mare ed il cielo, a tratti terso a tratti cupo, e laferrovia del Corno d’Oro su cui viaggiava il mitico OrientExpress.Usciti dal Topkapy ci dirigiamo verso S.Sofia,Ba-silica Cristiana prima, Moschea poi ed oggi Museo Nazio-nale. Piove ancora e i venditori di ombrelli fanno affa-ri d’oro.Anche gli ultimi sprovveduti si munisconodi parapioggia, eccetto Rita, mia moglie.Testar-da, continua ad ostentare quello che una voltaera stato il gadget natalizio di Mauro, il suo

parrucchiere. Sbilenco,con le stecche tutte

fratturate, riparaormai poco dallapioggia. Cambiar-lo però con una n o n i m oombre l l o

turco lesembrava di

tradire Mauro,e così conti-nuava a ba-gnarsi erecare

per i -

colo agli ignari passanti.Ah, dimenticavo. Non erano mu-nite di ombrello le sorelline puffe. Paola puffo giallo e Ro-berta puffo blu, per via dell’impermeabilino con classicocappuccio. S. Sofia, una delle più antiche chiese cristiane, èimponente. Più volte distrutta, da eventi naturali e da at-tacchi dei seguaci di Maometto, conserva tesori di inesti-mabile valore.L’atmosfera dei primi anni del cristianesimoè ancora intatta. Costantinopoli e S. Sofia hanno incarna-to per secoli il Sacro Romano Impero d’Oriente. Tra lemura di questa antica basilica ha origine la cristianizzazio-ne della Santa Russia. Nel 988, infatti, gli emissari del prin-cipe Vladimir inviati per il mondo alla ricerca di una reli-gione per la sua nazione pagana, riferirono che nell’assi-stere ai sacri riti “non capivano più se erano in terra o incielo”.Nello stesso anno Vladimir ordinò al suo popolo dibattezzarsi nelle acque del fiume Dnepr. Quattro gigante-schi tondi, alla convergenza tra i pilastri principali della cu-pola con versetti del Corano, ci ricordano, invece, l’epocadell’impero ottomano. Oggi S. Sofia è un Museo finalizza-to alla preservazione della magistrale struttura architet-tonica e dei mosaici, ubicati al piano superiore. Di frontea S. Sofia si trova la Moschea di Sultan Ahmet, detta vol-garmente Moschea Blu, in virtù del colore azzurro del-le ceramiche che rivestono l’interno. Gran confusione al-l’entrata, perché la pioggia non ci fa capire quale è l’en-trata o l’uscita per i fedeli e quale quella per i turisti. Gliaddetti però ci indirizzano verso l’entrata giusta, e qui unavolta liberati i piedi dopo 7 ore di cammino, ci riposiamomeditando sui diversi modi di pregare l’unico Dio. Siamoun po’ stanchi, per non dire cotti, però non si può perde-re la Basilica Cisterna di Yerebatan, che è ubicata al-l’inizio di Yerebatan Caddesi, cioè a pochi passi da S. Sofia.Nel 1995,durante il mio primo viaggio in Turchia, la sua vi-sita era un po’ sottaciuta. Oggi è molto pubblicizzata e nevale veramente la pena.Trattasi di una antica cisterna sot-terranea di acqua potabile, costruita all’epoca di Giusti-niano (527-565 d.C.) che alimentava questo quartiere. In-fatti, nell’antichità ad Istanbul, di cisterne come questa, vene erano numerose. Oggi ne restano poche di cui questaè sicuramente la più suggestiva. Si consiglia di percorrere

la passerella fino in fondo per osservare la Me-dusa capovolta.Ci sarebbe il tempo per

un ristoratore bagno turco nel vi-cino Hammam Cemberlitas, ma

con un elevato rischio di ad-dormentarci tra i vapori del-le terme ed essere dimenti-cati dagli inservienti. Per cuisi opta per un meritato ri-

poso in Hotel in vista della ce-na. Il bagno turco viene rin-

viato in Cappadocia. Deci-diamo di cenare sul-

l’Istklal Caddesi alRistorante Ko-nak, così poi siha l’opportunitàdi arrivare fino

a Piazza Taxim. Ilquartiere è po-co distantedalla Torre

di Galata ed è molto vivace. Dopo l’ottima cena, da au-tentici stacanovisti, decidiamo di fare una bella passeggia-ta sulla Istklal per vedere negozi di lusso e negozietti tipi-ci. Ci fermiamo in una pasticceria a comprare lecca lecca,in una drogheria a contemplare il viagra turco (crema dipeperoncino in vasetto con evidente grafica pubblicitaria)e in una libreria a comprare CD musicali, attratti da unamelodiosa voce femminile che cantava “Lo Straniero” diGeorge Moustaki, chiaramente in lingua turca.A Piazza Ta-xim è allestito un futuristico abete illuminato, color plati-no, simbolo di Capodanno 2009, infatti lo vedremo anchein TV. Foto ricordo e poi Fuga di Mezzanotte per andarea nanna, sospinti anche dal freddo che incomincia a farsisentire.Sulla strada del ritorno ammiriamo illuminato l’ac-quedotto di Valente.

29/12: Et soudain surgit devant nous l’antique muraille de Bysance.Alle h. 7,00 squilla la sveglia e mi affaccio: non piove.Vedoche nel cantiere durante la notte hanno fatto la gettata dicemento armato per le fondazioni.Memori dell’acqua pre-sa il giorno prima, decidiamo di accogliere la proposta diAdil di noleggiare un pullman per visitare i monumenti lon-tani, guidati da lui personalmente. E’ stata un’ottima scel-

ta perchè abbiamo visitato luoghi al difuori dei circuiti turistici. Prima

tappa S. Salvatore in Choraper ammirare i magnifici mo-saici bizantini. Durante il tra-gitto Adil ci fa una panorami-ca sulla Turchia sotto l’aspet-to storico, politico, sociale ed

economico,incominciando conle civiltà anatoliche per termi-

nare con il genocidio degli ar-meni e le riforme di Ataturk.Riconosciamo che è una va-lida guida. Infatti è,tra l’altro,anche Guida Professionistacon tanto di tesserino go-vernativo. S. Salvatore inChora è in cima ad una col-lina ove sono presenti an-cora molte case in legno,

21

TurchiaAVVENTURE NEL MONDO • AVVENTURE NEL MONDO

Mosaici a S. Sofia

IstanbulMoschea Blu

(03-102) Articoli+Tac 19-09-2009 15:02 Pagina 21

Page 3: AVVENTURE NEL MONDO • AVVENTURE NEL MONDO · restauro) ed infine il grande complesso della Piazza Sultan Ahmet.Qui sono presenti i monumenti principali di Istan-bul.In sequenza:Basilica

molto belle. Il pensiero, attraverso le fotografie di Jerpha-nion, va all’inizio del secolo scorso. Una città bellissimacon case bellissime. Le vere case degli uomini e non gli al-veari contemporanei in cui siamo costretti a vivere noipoveri mortali del XXI secolo. La vicinanza delle case dilegno ci fa comprendere la causa dei grandi incendi chedistrussero gran parte di Istanbul tra il 1913 ed il 1917.Una lama di fiamma più lunga incendia la casa vicina e que-sta a sua volta attacca quella che viene dopo, e così via amò di effetto domino. Ciò mi fa tornare alla mente le pa-role del grande poeta turco Nazim Hikmet (1902 – 1963):“Avevo tredici anni.Abitavamo ad Istanbul. Scoppiò un in-cendio di fronte alla nostra casa.Era la prima volta che ve-devo un incendio.Ne fui stupito e ne ebbi paura.Mio non-no, affinché l’incendio non arrivasse a casa nostra, si misein piedi davanti alla finestra, brandendo il Corano aperto.L’incendio si spense, ma non per la forza del Corano, enemmeno per quella dei pompieri, si spense da solo, do-po aver lasciato la casa che bruciava di fronte a noi. E iodue ore dopo, scrissi la mia prima poesia: L’incendio”.Arrivati a S. Salvatore incomincia a nevicare con il sole. Imosaici di epoca bizantina sono notevoli e per alcuni ver-si ci ricordano quelli di S.Vitale a Ravenna. Seconda tappala Moschea Eyup, ove è il mausoleo del portabandieradi Maometto.La leggenda vuole che il profeta venne in so-gno al Sultano Mehmet il Conquistatore, indicando di sca-vare in un preciso punto della collina. Qui infatti fu trova-to il corpo di Eyup (Ayub al Ansari) e nello stesso luogovenne fatta costruire una imponente Moschea. E’ la quar-ta Moschea in ordine di importanza del mondo islamico,dopo la Mecca, Medina e Gerusalemme e, luogo di pelle-grinaggio da tutte le nazione islamiche. Intorno ad essa ènato nel tempo un grande cimitero ove le persone ambi-scono essere seppellite per essere più vicine ad Eyup equindi ad Hallah. In questa Moschea molti bambini vengo-no circoncisi e molta gente porta animali vivi per farli sa-crificare. La pratica del sacrificio è da ricollegare alle gra-zie richieste o ricevute, alla inaugurazione di una casa, al-la nascita di un bambino, ad un esame superato e via dis-correndo.Numerosi sono i sacrifici che vengono effettuatiin un anno, al punto che se ne occupa una organizzazioneumanitaria, che distribuisce la carne degli animali macella-ti ad orfanotrofi ed istituti di assistenza per tutta la na-zione.A breve distanza vediamo la funivia che porta in ci-ma alla collina ove si trova il famoso Caffè di Pierre Loti.Non ci andiamo perché optiamo per il belvedere della Tor-

re di Galata, più interessante secondo il parere di Adil. Ecosì per la seconda volta ad Istanbul salto Pierre Loti. Spe-ro di andarci nella terza. Per arrivare al Patriarcato Or-todosso di Istanbul si oltrepassa il Ponte di Fatih. Dall’e-sterno il complesso non si nota. Non appare né il tetto acapanna né la cupola.All’interno,però,vi è la Chiesa di SanGiorgio che è un vero tesoro, con una iconostasi incredi-bile. E’ la sede di Bartolomeo, Patriarca di Costantinopo-li, in cui ha ricevuto la visita di Benedetto XVI nel novem-bre del 2006.Anche noi,come il Papa,accendiamo una can-delina in segno di pace e di riconciliazione tra i popoli.Sfruttiamo il pullman noleggiato per farci portare nei pres-si della Torre di Galata nell’antico quartiere italiano, ve-neziano prima e genovese dopo.A distanza di 14 anni no-to che la piazza intorno alla torre è stata tutta ristruttu-rata in maniera impeccabile. Un ascensore ci porta in ci-ma, ove è ubicato un caffè-ristorante. Dalla balconataesterna si gode un panorama superbo sul Bosforo e suimonumenti del Corno d’Oro. In origine la Torre era piùalta, oggi misura 68 metri, e serviva ai genovesi per con-trollare il traffico dei propri navigli. L’arrivo, le partenze esoprattutto le soste in rada, onde evitare furti. Insommauna vera torre di controllo, non per il traffico aereo mamarittimo. Serviva anche per l’avvistamento degli incendi.Tutt’intorno un dedalo di viuzze in forte pendio, degra-danti verso il Bosforo, che ci ricordano i carrugi di Geno-va. Di genovese è rimasta solo l’insegna di un ristorante edi una pensione. Però ci fa molto piacere passeggiare inquella che un tempo era una piccola colonia della Repub-blica Marinara di Genova. Bellissima anche la passeggiatache dalla torre facciamo per arrivare al Ponte di Galata,sul quale decine di pescatori sperano nell’ambita preda.Notiamo però che il bottino di una intera giornata di pe-sca è una semplice fritturina.Alla fine del Ponte è la Mo-schea Nuova (Yeni Cami) nella cui piazza si affaccia il Ba-zar Egizio. Prima di visitare questi due luoghi decidiamo difare uno spuntino in uno dei tanti locali che si trovano sot-to il ponte, a base di pesce alla griglia. In realtà è una spe-cie di sgombro in un caldo panino con verdure fresche:ottimo. Sono ritrovi molto caratteristici frequentati daturchi e da stranieri. Il Mizir Bazar, Bazar delle Spezieo Egizio (in lingua turca Egitto si dice Mizir), costruito trail 1597 ed il 1664, è molto interessante soprattutto per lespezie, i dolciumi e l’artigianato.Usciti dal Bazar delle Spe-zie prendiamo un stradina che in leggera salita porta drit-to al Gran Bazar (Kapali Carsi - 1461) stracolmo di mer-

ci e souvenirs per turisti. Interessanti gli ogget-ti lavorati in osso e le ceramiche, oltre

ai soliti pistacchi e dolciumi. Mol-to belle le volte decorate

dei vari padiglioni. Im-provvisamen-

te, per strada veniamo assaliti da un aroma celestiale dicannella e vaniglia.Cerchiamo di capire la fonte di tale de-lizia, ma invano. Più su notiamo un capannello di personeda cui esala un tenue filo di vapore. L’abbiamo trovato.Ungrande bollitore di ottone su un carrettino ed un signoreche da un rubinetto elargisce la deliziosa bevanda. E’ lat-te cremoso, dal sapore del budino alla vaniglia, ma con untocco orientale di cannella. Bollente ma ottimo per scal-darci. Le stradine intorno al bazar sono un brulicare digente indaffarata. Sembra di stare in un formicaio umano,stuoli di donne dedite a fare acquisti di ogni genere, fac-chini stracolmi di merci a spalla, venditori ambulanti di pi-stacchi, ciambelle e spremute di frutta. Sbuchiamo infinesull’Ordu Caddesi a pochi passi dalla Colonna di Costan-tino “Cemberlitas” e all’omonimo Hammam costruito dal-l’architetto di corte Sinan. La sua più grande opera, però,è la Grande Moschea di Suleyman che non possiamo visi-tare a causa dei restauri in corso. Tornati in hotel cari-chiamo i bagagli sotto una insistente nevicata, che ci in-fonde una fanciullesca euforia.Al porticciolo ci imbarchia-mo con i bagagli su un battello e iniziamo in notturna lacrociera sul Bosforo, per ammirare le moschee e i palaz-zi illuminati.A bordo vi è un dolce tepore che proviene dauna serie di caloriferi, identici a quelli delle nostre case.Inutile dire che i sedili posti vicino alle fonti di calore ven-gono presi subito d’assalto. Il viaggio ha termine davantialla stazione ferroviaria Haidar-Pascià. È strano sbar-care ed entrare attraverso lo stesso marciapiede nella sta-zione. Haidar-Pascià è un’antica stazione del 1903 co-struita in stile Art Déco che ci ha ricordato i fasti dell’O-rient Express. In realtà chi proveniva dall’Europa si ferma-va alla stazione del Corno d’Oro, e per proseguire versoAleppo e Bagdad con il Taurus Express,attraversava in bat-tello il Bosforo fino a Haidar-Pascià. Proprio come abbia-mo fatto noi.Solo che invece di prendere il Taurus Expresscon destinazione Siria e Iraq, noi abbiamo preso l’Anado-lu Express con destinazione Ankara. E’ freddo e ci rifugia-mo prima nella sala d’attesa e poi nel Ristorante dove cipreparano alle 19,30 due tavoli. Si fuma alla grande, ma èpreferibile il caldo affumicato di dentro al freddo di fuori.L’atmosfera è accogliente, con un arredamento di altritempi.Mangiamo in allegria una ottima zuppa di lenticchiebianche (Roberta ne prende tre ciotole), bistecche e spie-dini alla griglia, contorni di verdure e patatine fritte, innaf-fiati con una buona birra Efes. Il capo stazione ci aveva det-to di stare sul binario alle 21,00 per imbarcarci sull’Ana-dolu Express in partenza alle 22,00. Invece ci fanno saliresul treno alle 22,00 e partiamo con un ritardo di oltre 30minuti. Quasi tutto il vagone è occupato da due nostrigruppi.Gaetano e Gabriele capitano con due turchi, di cuiuno piuttosto caloroso, al punto che spesso aprirà il fine-strino durante la notte, facendo congelare Gaetano cori-

cato in direzione dello spiffero. Con i bagagli ci si sta un

22

Turchia AVVENTURE NEL MONDO • AVVENTURE NEL MONDO

Cappadocia Trek nella Valle Rossa

(03-102) Articoli+Tac 19-09-2009 15:03 Pagina 22

Page 4: AVVENTURE NEL MONDO • AVVENTURE NEL MONDO · restauro) ed infine il grande complesso della Piazza Sultan Ahmet.Qui sono presenti i monumenti principali di Istan-bul.In sequenza:Basilica

po’ stretti ma ci organizziamo e riusciamo a fare qualcheora di sonno. All’alba dò uno sguardo fuori: l’Anatolia ètutta bianca.

30/12:Ankara:Au voyageur venant de Constantinople, le spectacle est fantastique par la couleur rouge des murailles.Arriviamo ad Ankara alle 8,00. I cartelli solo in lingua tur-ca ci fanno fare un lungo giro di Peppe prima di arrivareal bar della stazione, dove facciamo una meritata colazio-ne con pizze calde e tè. Per fortuna il nostro autista Arued il pulmino sono pronti ad aspettarci.Avevamo già de-ciso di visitare il Museo Nazionale delle Civiltà Anatolichee la cittadella, escludendo il Mausoleo di Ataturk, a causadel poco tempo disponibile.Quest’ultimo,d’altronde, vie-ne visitato soprattutto dalle scolaresche e dai Capi di Sta-to. Il Museo Nazionale, premiato come miglior museoal mondo per il 1997, va visitato con una guida per capirea fondo il susseguirsi delle civiltà in Anatolia. Chiediamoall’ingresso una guida in lingua italiana e dopo un po’ arri-va una giovane e bella ragazza di nome Edel. Ci dice peròche non potrà stare con noi per il tempo canonico ma unamezz’ora di meno.Accettiamo lo stesso e alla fine restia-mo contenti e soddisfatti, per aver avuto una eccellentevisita ben guidata. Il gruppo parallelo non ha voluto con-dividere la spesa ed hanno fatto la visita per proprio con-to (contenti loro). Giudizio sul museo: eccezionale.Fondamentale per capire la storia antica diquesta nazione.Oltre che per la ricchezzadei reperti, restiamo colpiti dalle tavo-lette di argilla con scrittura cuneifor-me e da arcaiche statuette di opu-lente donne, simbolo di fertilità.Usciti dal Museo, a destra, pren-diamo una strada che in salitaconduce alla Cittadella. Im-maginavo che la Cittadellafosse solo una fortezza edinvece all’interno vi è unantico quartiere abita-to da famiglie che visvolgono le normaliattività di lavoro edi vita domestica.A saperlo prima,avremmo fattocolazione qui, inun localino ricava-to in un’antica casa turca. La scarpinata fino in cima allafortezza la facciamo solo in tre, io,Mimmo e sua figlia Pao-la, a causa della neve e del ghiaccio. Il panorama, però, chesi gode dalla sommità è incantevole. E’ difficile concepire,da questo punto di osservazione, che Ankara è la capita-le di una nazione europea. Per me, comunque, la sensa-zione è bellissima. Un’infinità di casupole, a perdita d’oc-chio, con il tetto spiovente ricoperto di neve, abbarbicatesu più colli. Immagino che Guillaume de Jerphanion aves-se avuto la stessa impressione. Ci informiamo se è possi-bile arrivare ad Hattusa (capitale degli Ittiti) con il pullman.Risposta: è chiuso per neve. Quindi prendiamo la stradache attraverso il Lago Tuz conduce a Goreme in Cappa-docia. La strada è libera, anche se il paesaggio tutto in-torno è di un bianco abbagliante.Ci accorgiamo che il pull-man non può superare i 90/h in quanto ha un limitatoredi velocità sonoro, con scheda magnetica. Lungo la stradaAru, il driver, si ferma anche su nostra richiesta, in un au-togrill di sua scelta, per fare uno spuntino. E’ ottimo, puli-to e si paga poco. E poi ci sono le famose poltrone conmassaggio a gettone, molto gettonate.Tappa d’obbligo ilLago Tuz, che diventerà il più grande lago salato d’Euro-

pa, quando la Turchia entrerà ufficialmente nella Comuni-tà Europea. Ci fermiamo in un Bar-Ristorante, dal quale lavista sul lago è ostacolata da “diversi fattori di disturbo”:tettoie, pali per l’illuminazione, pubblicità, ecc. Per goder-ci il lago in santa pace, attraverso un sentiero, ci incammi-niamo fin sulla riva. Qui isolati dal mondo, tutt’intornobianco di neve, contempliamo questa immensa distesa diacqua calma e salata, sotto un sole splendente. La assag-giamo con un dito. E’ vero, è proprio salata.Di pesci nean-che l’ombra, giusto rare specie di piante acquatiche abi-tuate alla elevata salinità. Ripartiamo alla stessa velocità esi capisce che arriveremo a Goreme con il buio. Infatti, gliaddormentati vengono destati dagli Oooh, esclamati allavista dei primi camini di fata, illuminati. Sembra di stareproprio in un paese fiabesco.Aru si ferma per farceli ve-dere e fotografare da vicino. E’ una sensazione difficile dadescrivere. L’Hotel è fuori Goreme. E’ nuovo, pulito e ri-scaldato. Dopo un’ottima cena incontriamo Efe Altinok,referente in Cappadocia di Adil, e Giafer la guida che hocontattato dall’Italia. Prima di tutto stabiliamo con Giafer,maestro elementare,ottimo fotografo e appassionato co-noscitore di Jerphanion, il programma di visita delle duegiornate, escludendo Zelve a causa di crolli e la Valle Ilha-ra chiusa per neve. In compenso ci sono tante altre coseda vedere, sempre di prima categoria.Con Efe, invece, de-liberiamo dopo una rapida assemblea condominiale di par-

tecipare al veglione di Capodanno, organizzatoper famiglie turche e straniere, ad Avanos,

in un locale tipico. Il prezzo di Euro45,00,oltre alle danze, include la ce-

na, che decidiamo di saltare inHotel, pur se già pagata. An-

diamo quindi a nanna e quiconstatiamo che i termo-sifoni non sono riusciti ariscaldare bene gli am-bienti. Dormiamo, in-fatti, col berretto di

lana.I giorni succes-sivi,però,va tutto

bene. I termosi-foni sono rima-sti accesi pertre giorni, inmaniera con-secutiva, sì daavere un belcaldo.

31/12:Toute la pleine de Cappadoce était à mespieds, avec ses ondulations puissantes, ses brusquescoupures, dans la robe fauve de ses gazons dessé-chés et des roches calcinées par le soleil.Con la prima sfera di luce (non ci sono né persiane né tap-parelle) veniamo svegliati da un grande respiro provientedalla valle. Scosto la tenda e vedo uno spettacolo meravi-glioso: un quadro naif. La Cappadocia tutta bianca, concamini di fate qua e là, da cui spuntano mongolfiere colo-rate, sospinte dalla rumorosa combustione del gas.Aven-do visto, prima di partire, delle eccezionali fotografie del-la Cappadocia innevata, mi auguravo di essere un po’ for-tunato e di rivederle in questo viaggio. La realtà, però, èandata oltre la speranza.Tutti i luoghi programmati eranoovattati con abbondante neve, al punto che alcuni sentie-ri trek erano stati chiusi. Non si può avere tutto dalla vi-ta! Iniziamo con Pasabagi e la Valle dei Camini delle Fate,detta anche dei Monaci, per la somiglianza della sommitàdei coni tufacei con i camini e con il cappuccio dei mona-ci. Qui tra l’altro è localizzata la Chiesa di San Simeone loStilita (detto anche Simone), in cui visse da eremita primadi essere “cacciato” e obbligato a trasferirsi in Siria vicino

ad Aleppo. Sulla strada per il Parco di Goreme facciamodue brevi soste per vedere le Très Belles di Urgup e la val-le del Cammello, per via di una roccia simile ad un dro-medario.Finalmente entriamo nel Parco Nazionale di Go-reme, sito Unesco, definito Museo all’aperto delle ChieseRupestri.Anche se si paga un biglietto extra non bisognaescludere la visita della Chiesa Azzurra, che insieme allaChiesa Buia rappresentano i gioielli dell’arte basiliana. Imonaci greci-cattolici ispirati alle Regole di San Basilio Ma-gno (329 – 379) ebbero una importante diffusione anchenel meridione d’Italia a seguito della persecuzione icono-clasta decretata dall’ imperatore di Bisanzio Leone III Isau-rico (distruzione delle immagini sacre 725 – 842 d.C.). Lechiese rupestri di Mottola (TA) definite le Grotte di Dio,sono il massimo esempio di arte sacra rupestre in Italia,da me ribattezzate la “nostra piccola Cappadocia”.Notia-mo che ai personaggi delle raffigurazioni sacre sono staticancellati gli occhi.Giafer ci spiega che ciò veniva fatto daimusulmani che avevano occupato tali luoghi, per timoredi essere guardati (pare tra il 1950 e il 1960). Per fortunarestano indenni le opere della Chiesa buia e quelle postemolto in alto. Paesaggio e panorama incantevoli: un veropresepe. Facciamo una puntata nella valle dell’amore pri-ma di effettuare la sosta pranzo nella fabbrica dei tappetidella Cooperativa di Avanos. Qui è interessante vederetutte le fasi della filiera.Dall’allevamento e lavorazione delbaco da seta alla produzione e vendita dei tappeti.Alcunibellissimi, delle vere e proprie opere d’arte. Pur se cari necompriamo due che saranno dichiarati poi all’Ufficio TaxFree in aeroporto. La visita è allietata da uno spuntino of-ferto dalla cooperativa, con ottima pizza turca a base diformaggio, the e anche vino.Al pomeriggio visitiamo il Ca-stello di Uchisar e la valle dei Piccioni ove è segnato unsentiero trekking, percorribile in primavera-estate.Al ca-lar delle ombre si torna in Hotel per riposarci e prepara-ci per il veglione di Capodanno. Pronti Spumante,Champagne,Pandoro, torrone,panforte, gianduiotti, taral-li, mostaccioli (insomma tutta l’Italia dolciaria è ben rap-presentata). Ci mancano i fuochi d’artificio, non li abbia-mo portati dall’Italia per ovvi motivi di sicurezza, né li ab-biamo trovati da comprare in Turchia, perché non si usa.Comunque si va.Il locale è caratteristico:scavato nella roc-cia tufacea, a mò di cupola.Tutt’intorno si aprono delle ca-vità in cui sono posizionati dei lunghi tavoli e sedili sem-pre scavati nel tufo. Prendiamo posto, dando la preceden-za alle donne di occupare i posti anteriori, da cui si godemeglio lo spettacolo. Nella cavità contigua vi è il gruppodi Alberto, parallelo al nostro, l’altro di Francesca (lo stes-so del Museo di Ankara), invece, come pensavamo ha de-sistito. Pochi turisti stranieri, noi siamo gli unici italiani,l’80% sono turchi e questo ci fa piacere. Una tipica or-chestrina turca, simile a quelle in voga in Italia, fino agli an-ni ’60 del secolo scorso, allieta tutta la serata, accompa-gnando danze e balli. Iniziano i Dervisci che secondo menon erano all’altezza dei migliori esecutori egiziani e si-

23

AVVENTURE NEL MONDO • AVVENTURE NEL MONDO Turchia

Istanbul Gran Bazar Kapalicarsi

Istanbul La Torre di Galata

(03-102) Articoli+Tac 19-09-2009 15:03 Pagina 23

Page 5: AVVENTURE NEL MONDO • AVVENTURE NEL MONDO · restauro) ed infine il grande complesso della Piazza Sultan Ahmet.Qui sono presenti i monumenti principali di Istan-bul.In sequenza:Basilica

24

riani.Poi seguono le danze folk,molto interessanti,per co-stumi e per esecuzione. Quindi il clou della serata con ladanza del ventre, eseguita in maniera impeccabile da unadanzatrice brava e bella.Tutta meritata la mancia di 10 YTLdella cassa comune, che mi hanno “obbligato” ad inserirenel reggiseno,sfiorando il morbido contenuto.Tra una dan-za e l’altra incominciano ad arrivare le portate. Sincera-mente siamo più interessati all’aspetto artistico e folklo-ristico che a quello culinario,anche se il cibo non era nien-te male. Dopo le 23,00 iniziano i balli di rito dei convenu-ti, nei quali ci inseriamo benissimo anche noi.Verso mez-zanotte,Alessandro mi fa un cenno d’intesa per andare aprendere le bottiglie di spumante, messe nella ghiacciaiadel pullman, cioè sotto il pullman, direttamente sulla ne-ve. Infatti, con tutta la neve che c’era non abbiamo sco-modato i camerieri,ma le abbiamo nascoste dietro le ruo-te del nostro “AllegroBus” (il nome dell’agenzia del cor-rispondente Adil).Antonella, intanto,affetta il Pandoro ori-ginale portato da Verona, mentre le altre donne prepara-no gli altri dolci. La nostra organizzazione è perfetta edabbondante al punto che si fa partecipare i vicini turchiche apprezzano molto il gesto e la qualità. Evviva. E’ Ca-podanno si accendono le fontanine offerte dai camerieri.Auguri, siamo nel 2009, e vai con il trenino italiano, pro-posto dalla nostra Celenin, che coinvolge tutti i convenu-ti, sì da farci riprendere dalla locale TV turca. E’ opinionedi tutti: da questa sera la Turchia è entrata, seppur ufficio-samente, nella Comunità Europea.

01/01: ... beauté des lignes d’horizon, vibration de la lumière d’or, douceur de la température,charme de la solitude, évocation de souvenirs trèslointains se réunissaient pour faire de cette étape la plus impressionnante de tout le voyage.Causa bagordi, la partenza per il giro odierno viene po-sticipata alle h. 9,00. Il primo sito è la città sotterranea diKaymakli. Inizialmente, immaginavo, che queste cittàsotterranee, realizzate su più livelli, erano co-munque collegate con l’esterno attraversofinestre e balconcini affacciati sulla valle, sìda prendere luce ed aria, come abbiamoosservato a Goreme, e come si può os-servare nella Cava d’Ispica in Sicilia e nel-le gravine di Puglia. Invece, la storia è ben diver-sa.Trattasi di vere e proprie città costruite conil sistema delle miniere a pozzo. Un pozzoprincipale ricavato, dal cortile di unanormale casa scende in profondità.Ad una distanza prestabilita si di-partono dei corridoi lateralilungo i quali si sviluppano leabitazioni troglodite chenon hanno alcuna apertu-ra laterale verso l’ester-no.Dal pozzo principa-le tutti i locali scavatiin roccia tufacea ab-bastanza tenera,prendono l’ele-mento vitale: l’a-ria. I piani esplo-rati sono 8, for-se ve ne sonoaltri. A Derin-kuyu sono 12 di cui8 visitabili. Si preferi-sce visitare Kaymakli (8 pia-ni 4 visitabili) in quanto ilcomplesso è ben delineatoin senso verticale e quindi

compatto,mentre a Derinkuyu e più dispersivo e non ren-de il senso della profondità. Se non vi si entra fisicamentenon si può avere una reale idea dei fatti. La visita è bentracciata ed illuminata anche se alcuni passaggi sono ve-ramente stretti, ma non impossibili. I claustrofobici po-trebbero avere dei problemi, ma non è il nostro caso. Intutta la Cappadocia sono state individuate 36 città sot-terranee di cui solo 3 visitabili. Giafer, la nostra guida, hapartecipato a diverse esplorazioni archeologiche.Pare chela loro costruzione (VI-X sec. d. C.) sia dovuta alle incur-sioni musulmane contro le comunità cristiane. Ciò sareb-be provato da precisi marchingegni per la chiusura di pas-saggi principali, mediante grandi ruote di pietra, tuttoraesistenti.Visto il caldo che vi era nei piani inferiori ed ilfreddo dell’esterno (-10) ci è venuto in mente che vi po-teva essere anche una convenienza energetica. Usciti nelmondo esterno veniamo accolti da uno splendido sole chefa brillare qua e là sulla neve i piccoli cristalli di ghiaccio.Facciamo una sosta d’obbligo in un bar per degustare undiscreto caffè Lavazza. Giovani del luogo giocano a lottanella neve o scivolano con l’ausilio di sacchi di plastica perl’immondizia.Tale sport è praticato anche in Italia e pren-de il nome di “Monnezza Ski”. Proseguiamo quindi attra-verso un paesaggio magnifico per giungere fino alla citta-dina di Mustafapascià.Potrebbe sembrare una città mor-ta, per via delle tante abitazioni abbandonate e dell’assen-za di persone per strada. La storia , però, è un’altra. Quifino al 1926 viveva una comunità cristiana (come anchenei paesi vicini ed in altre città), che in base ad un proget-to di Ataturk e di altri Capi di Stato balcanici, emigrò ver-so la Grecia. Dalla Grecia, invece, e da altri paesi balcani-ci arrivarono comunità islamiche che vivevano da secoli inenclave europee. Il progetto sembrava ideale e fu accoltovolentieri dalle popolazioni. Ma in seguito tutti si reseroconto che la vita per le une e le altre comunità era piut-tosto triste, in quanto sradicate dalla loro storia e dalla lo-

ro terra. Giafer ci ha raccontato che spesso in estatearrivano i figli di quei vecchi turchi cristiani che

lasciarono questa città,per vedere i luo-ghi natii dei loro genitori, e li si ve-

de percorre le viuzze con le la-crime agli occhi. La co-munità odierna è quindimusulmana di originegreca e balcanica (Bul-

garia, ex Jugoslavia, ecc.) elo si nota dai caratteri soma-

tici di molte persone. I vecchi parla-no greco.L’ultima superstite di quel-l’esodo,nata in Grecia,è morta l’an-no scorso.Giafer ci fa vedere la suacasa scavata nella roccia, subito do-po il grande ponte.A causa del no-

stro vociare la gente esce di ca-sa a curiosare. Una bambina da-gli occhi azzurri e dai capelli

biondi ci mostra dei foulard.Ne compriamo diversi.

La mamma ci fa ve-dere come pre-disporlo sul ca-po. Maria 2 sipresta per lamessa in opera,molto ben ri-uscita . Prima diripartire, in tre

entriamo, a curiosarenell’unico Caffè del paese.

C’è un bel caldo irradia-

to da un’unica stufa posta al centro di una grande sala,molto illuminata dal sole che entra dalle finestre. Le siga-rette in vendita sono esposte sulla cappa della cucina, for-se per tenerle asciutte. Sono tutti uomini di età avanzata.Non ci sono giovani. Passano il tempo a giocare a domi-no o a carte.Vi è il tipico odore stagnante di tabacco fu-mato, ma l’atmosfera è bellissima. Non notiamo tristezzané rassegnazione. La vita continua anche se lontano dallavecchia patria. Il governo per impedire l’abbandono dellacittà ha istituito una sede universitaria con corsi specialiper piloti di Mongolfiere, Equitazione e Ceramisti. Per lasosta pranzo Giafer ci consiglia di farla in un localino diUrgup, in cui lui ci va ogni tanto con la famiglia. E’ piccinoma accogliente e pulito.Accettiamo subito. Per scaldarciprendiamo una ottima soup di lenticchie bianche conspruzzata di limone. Quindi assaggiamo le varie pizze del-la casa, costolette e spiedini d’agnello. Veramente tuttobuono e a poco prezzo. Il pomeriggio ci riserva finalmen-te il nostro Trek, sull’unico sentiero percorribile: la ValleRossa. Per molti è stata l’esperienza più bella del viaggio,attraverso un incantevole paesaggio innevato e illuminatodal sole. In lontananza vediamo le mongolfiere. Dopo lascarpinata, per riposarci un pò ci rechiamo in una fabbri-ca di ceramiche molto belle ma anche molto care. Un an-ziano operaio ci mostra il funzionamento del tornio ed in-vita alcuni di noi a cimentarsi. Ci prova Paola 2, la qualenon si sa se caso o intenzionalmente, tira fuori un pro-dotto ispirato alla Valle dell’Amore. Potete ben immagina-re la formaSul finire della luce solare visitiamo il complesso rupestredi Cavusin. La scalata sembra difficile, ma si fa benissimoin scioltezza. Pregevole la Chiesa di San Giovanni Battistadalla singolare struttura architettonica. Le intemperie e leinfiltrazioni d’acqua ne stanno compromettendo la stati-cità.Se non si interviene subito la perderemo tra non mol-to.Tutt’intorno piccionaie attive per la produzione di gua-no. In una, addirittura, è stato ricavato un Hotel, dicono,molto suggestivo. Un bellissimo tramonto rosa ci intro-duce nella fabbrica di onice e di pietre preziose. Questoargomento non è di mio interesse, di acquisti però se nefanno lo stesso. Roberta, la mascotte del gruppo, 9 anni,nominata all’unanimità vice-coordinatore,chiama la mam-ma e dice:“Mamma che strane pipe ci sono in quella ba-checa”. E’ l’attrazione principale che coinvolge tutto ilgruppo, con ammirazione e commenti diversi. Pino pro-pone di acquistare la Pipa della Casa,ma Milena un po’ im-barazzata dice che è un pò sconveniente. Come prezzo oper altro? Si torna in Hotel per riposarci in attesa dellacena. Un drappello decide di andare all’Hammam di Go-reme.Tutto Ok se non fosse per la mancanza del classicotè di fine bagno.

02/01:Toujours curieux, hereux à la fois et genés de poser devant l’appareil du voyageur qui importera leur image à Paris.Oggi abbiamo la tappa di trasferimento più lunga del viag-gio: 700 Km da percorrere in circa 12 ore, da Goreme aPamukkale. Partenza dall’Hotel Ciner alle 6,45, dopo averfatto colazione e caricato i bagagli. Lungo la strada deci-diamo di fare due soste importanti. La prima a Sultanhanidopo circa 100 Km e la seconda a Konya, la città santa deiDervisci. Ci fermiamo a Sultanhani per visitare l’impor-tante caravanserraglio costruito tra il 1229 e il 1232. Eraun importantissimo nodo lungo la via della seta e lo di-mostra l’imponenza della costruzione.All’interno vi è unamoschea ed in fondo una sala a 5 navate con volta a cu-pola. Sotto i portici si aprono locali che venivano adibiti acamere, magazzini, hammam. E’ molto freddo, circa – 20perché siamo nella steppa. Però è un freddo secco e quin-di sopportabile.Arriviamo a Konya verso le 11,00,con un

AVVENTURE NEL MONDO • AVVENTURE NEL MONDOTurchia

Guillaume de Jerphanion

(03-102) Articoli+Tac 19-09-2009 15:03 Pagina 24

Page 6: AVVENTURE NEL MONDO • AVVENTURE NEL MONDO · restauro) ed infine il grande complesso della Piazza Sultan Ahmet.Qui sono presenti i monumenti principali di Istan-bul.In sequenza:Basilica

freddo ancor più pungente al punto che la colonnina dimercurio scende oltre -20. Qui è da visitare il complessodel monastero dei Dervisci fondato da Mevlana intornoal 1240 e fatto chiudere da Ataturk nel 1936, per trasfor-marlo in Museo. In realtà, all’interno vi è il mausoleo diMevlana, in cui è custodita la sua tomba sotto una impo-nente cupola verde smeraldo. E’ meta di continui pelle-grinaggi da parte di fedeli che sostano in preghiera. Que-sto ci impone di assumere un contegno rispettoso del luo-go, anche se si paga un ticket come se fosse la visita di unnormale monumento.Adiacente alla tomba vi è una pic-cola ma interessante esposizione di oggetti antichi e pre-ziosi: volumi manoscritti originali di Mevlana, corani mi-niati ed una teca in cui è custodita (ma non visibile) unareliquia del profeta Maometto. Un pezzo della sua barbarossiccia. Gli angoli della teca non sono sigillati e i pelle-grini avvicinano il naso per aspirarne la santità della reli-quia. E’ interessante anche la raccolta di antichi strumen-ti musicali, utilizzati per accompagnare le preghiere du-rante le danze sacre. Per visitare l’adiacente moschea sideve uscire dall’area museale e girare l’angolo sulla pro-pria destra. Siamo capitati di venerdì durante il sermonedell’Imam. Quindi la visita è stata più composta del solito.I fedeli erano tutti inginocchiati in direzione della Mecca,mentre l’Imam era seduto sul penultimo gradino del Min-bar (l’ultimo, quello più in alto, è riservato a Maometto).Erano tutti uomini. Uno di questi ha fatto cenno alle no-stre donne di accomodarsi nella stanza chiusa riservata al-l’altro sesso (durante la preghiera i due sessi non si de-vono guardare per non distrarsi e per non offendere Hal-lah).Anche se interessante, questa esperienza non è tan-to piaciuta alle nostre donne ed ha provocato nel pullmanun acceso dibattito sulla condizione della donna nell’Islame nel Cristianesimo. Fuori della Moschea abbiamo assisti-to ad una cerimonia funebre. Facciamo due passi nella cit-tà, in cui non si notano tracce di turismo né di occidenta-li. Quindi una autentica città turca, dell’altopiano anatoli-co, la cui atmosfera ci è molto piaciuta. Il freddo ci fa ve-nire fame, compriamo delle ciambelle con sesamo chemangiamo accompagnate con datteri. Ottima accoppiata.Abbiamo comunque ancora scorta di dolci di Capodan-no. La partenza da Konya è ritardata a causa di una dis-cussione tra Aru ed un poliziotto.Come succede anche inItalia, vi partecipano i vari passanti e, da una discussione adue si trasforma in un vero e proprio dibattito pubblico.Capiamo che Aru non poteva fermare il Pullman in quelposto in cui ci eravamo dati appuntamento, e si teme peruna multa.Alcuni passanti con fare sorridente cercano diintercedere verso il poliziotto che però si mostra infles-sibile. Poi Aru fa una telefonata con il cellulare ad Adil epare che la questione sia stata messa a posto. Col buio,come previsto, arriviamo a Pamukkale.Aru si ferma all’i-nizio del parco archeologico delle terme di travertino.Tut-to illuminato è un vero spettacolo. Siamo soddisfatti an-che perché notiamo che gli scavi sono condotti da unaMissione Italiana (tuttora attiva) sin dagli anni ’50. L’HotelHerakles è lussuoso. Si cena con piano bar e balli, e dopocena uno splendido bagno gratis nella piscina termale macon massaggi a pagamento per compensare la gratuità.

03/01: Il semble que l’attention meme dont cesmonuments commencent à etre l’objet de la part des voyageurs, les menace d’une plus prompte destruction.Per questa giornata abbiamo studiato la strategia sin daigiorni precedenti, in quanto la più campale.Ben tre siti ar-cheologici importanti da visitare: Hierapolis, Aphrodisiased Efeso. Sempre in virtù della scarsa luce solare del po-meriggio, abbiamo deciso di partire presto per il tour diHierapolis, di non pranzare fuori ma nel bus con spuntini

presi dalla colazione e dalle nostre scorte e ridurre le so-ste idrauliche (WC) lungo la strada.A tale difficoltà met-tiamoci anche il fatto che la pioggia dalle h. 7,00 ci ha la-sciato solo alle 23,00. Non era torrenziale ma certamen-te fastidiosa e a volte persistente.Una precisazione su Pa-mukkale – Hierapolis.Trattasi in realtà dello stesso si-to, ossia l’antica città romana di Hierapolis contiene neisuoi confini oltre alla zona archeologica anche il complessotermale con le vasche di candido travertino, denominatoPamukkale. (Se le relazioni e le guide turi-stiche lette fossero state più precise sul-l’argomento, avremmo potuto fare an-che il bagno nelle antiche terme ro-mane).Allora, iniziamo dal principio. Ilnostro Hotel Herakles non era pro-prio vicino al cancello di ingresso delParco Archeologico – Termale. Per-tanto, dopo aver caricato i bagagli, ilpullman ci ha portati alla biglietteria, os-sia all’inizio della necropoli. Qui c’è ancheun efficiente Ufficio Postale da dove abbia-mo approfittato per spedire le nostre cartoli-ne di auguri. Con l’autista ci diamo appuntamen-to dopo due ore all’altro ingresso (lato opposto), incui sono ubicate le cascate di travertino. E così, iniziamola passeggiata archeologica verso le h.8,00,guidati da Gae-tano e Paola 1. Infatti, per rendere più piacevole e avvin-cente la visita, già dai giorni precedenti erano stati indivi-duati alcuni partecipanti,che a seguito di approfondita pre-parazione, si sono cimentati a fare da guida al gruppo. Letombe sono imponenti, oserei dire belle. Ci ricordano iquadri di pittori-viaggiatori del romanticismo,al punto cheGaetano, ispirato, ci recita l’Urna dei Forti di Ugo Fosco-lo. Nell’antichità Hierapolis era una sorta di luogo sacro.Molti malati appartenenti a famiglie agiate venivano a cu-rarsi nelle terme. E se questo non risolveva il problema sifacevano costruire una tomba per guarire nell’aldilà.Con-siglio di visitare tutto ma di tenere anche un passo soste-nuto, al fine di guadagnare tempo prezioso, utile per fareil bagno termale.Al termine della passeggiata archeologi-ca si arriva al complesso di travertino. Una passerella dilegno costeggia il sito geologico, non calpestabile. Si notache non vi è molta acqua. Infatti, delle originarie tre sor-genti, due si sono seccate a causa degli emungimenti scri-teriati degli alberghi, effettuati sin dagli anni ’80. Ne restasolo una, individuabile dalle spirali di fumo, che alimenta leultime vasche geologicamente attive.A queste si può ar-rivare attraverso un sentierino, togliendosi le scarpe.An-data e ritorno 20/30 minuti. Poco più avanti si nota l’in-gresso delle antiche terme romane, con bar ristorante episcina per fare il bagno, il tutto in un contesto tipo oasi.Alle spalle si intravede il grande anfiteatro. E’ consigliabi-le andare prima all’anfiteatro,costeggiandolo dal lato di si-nistra guardando le gradinate, se si vuole avere una pano-ramica dall’alto. Dedicare quindi il tempo residuo per fa-

re un bagno ristoratore nella piscinaromana, nel cui fondo vi sono resti di colon-

ne, capitelli e pezzi di frontone. Molto suggestivo.Noi non abbiamo fatto il bagno perché non sapevamo

di trovare questo bel sito (ma le guide chi le scrive?). In-fatti, le guide consultate non sono per niente precise sul-l’argomento. Quindi consiglio di partire già con il costu-me da bagno indossato e portarsi un asciugamano. Conuna piccola consumazione al bar, si possono usare sedie,tavolini e fare un bagno memorabile immersi nella Storia.Si parte quindi per Aphrodisias (Afrodisia Caria) uno deisiti archeologici più interessanti della Turchia, anche per ilcontesto paesaggistico in cui è inserito. Sotto la perfettaguida di Antonella, visitiamo il tetrapylon, lo Stadio, pare ilpiù integro al mondo, le terme di Adriano, l’agorà meri-dionale, ed infine l’acropoli ed il teatro,da dove si gode uneccellente panorama sull’intero complesso archeologico.Visitare Aphrodisias con la pioggia è stato ugualmente bel-lo, con il sole credo sarebbe stato superbo. Ritornati al-l’ingresso ci aspetta un trenino tirato da trattore che ciconduce al parcheggio dei Pullman, con chioschetto, dovefacciamo scorta di biscotti, acqua e bibite, per il pranzo abordo. Prendiamo la strada per Efeso e la pioggia aumen-ta. Chiedo ad Aru quanto occorre per arrivare a destina-zione, ci risponde a gesti che forse saremo alla bigliette-ria verso le 16,00 (chiude alle 17,00). Meglio di niente. E’la giornata più rocambolesca, a causa delle distanze e del-la pioggia battente. Infatti, proprio la pioggia crea una dis-puta sul rinvio della visita di Efeso al giorno successivo,persfruttare la mezza giornata libera a Smirne. In realtà nonsi può modificare il tragitto del pullman senza autorizza-zione del corrispondente e comunque essendo ormai neipressi di Efeso, si prende la seguente decisione. Si visitaEfeso, anche sotto la pioggia, e l’indomani chi non è sod-disfatto può tornarci con mezzi pubblici o privati,visto che

25

TurchiaAVVENTURE NEL MONDO • AVVENTURE NEL MONDOTrek inCappadocia

A pesca sul Ponte di Galata

Festival del Kebab

(03-102) Articoli+Tac 19-09-2009 15:03 Pagina 25

Page 7: AVVENTURE NEL MONDO • AVVENTURE NEL MONDO · restauro) ed infine il grande complesso della Piazza Sultan Ahmet.Qui sono presenti i monumenti principali di Istan-bul.In sequenza:Basilica

26

la distanza non è eccessiva (80 Km circa). Con questa im-postazione proseguiamo il viaggio verso Efeso leggendouna lettera di San Paolo agli Efesini, per indurre il buonDio a placare la pioggia.Dalla strada principale prendiamouna deviazione che scende verso Efeso, e poco dopo sul-la nostra destra notiamo un complesso con una tabellache indica la “Casa della Vergine Maria”.Vorremmo visi-tarla dopo il sito archeologico, tempo permettendo.Allabiglietteria arriviamo alle 15,30. Bravo Aru. Con i nostriombrellini andiamo alla scoperta di Efeso, ci guida Mile-na,e devo dire che visitare Efeso con la pioggia è stato bel-lo perché si vede il sito da un’altra ottica, rara e suggesti-va. Sicuramente diversa da come la visitai 14 anni fa nellasoffocante calura estiva. La direzione è unica, e i monu-menti sono ben segnalati. La cartina del Touring è statasempre all’altezza. Quindi la via dei Coreti con i monu-menti che vi si affacciano, fino alle bellissime case dipinte,protette da una eccellente struttura di copertura, già diper sè un’opera d’arte, anche se di ingegneria moderna.Prima di arrivare alla Biblioteca di Celso,diamo uno sguar-do alle Latrine e al Bordello.Verso la biblioteca scendonoruscelli di acqua alimentati da una pioggia che non vuolesmettere. Si vede che oggi le divinità non sono dalla no-stra parte. Con l’anfiteatro chiudiamo la visita ad Efeso.Siamo bagnati ma soddisfatti. Ce l’abbiamo fatta. Il buio ela pioggia ci fanno desistere per la visita alla Casa di Ma-ria, anche se alle 18,00 del sabato sera (oggi) si poteva as-sistere alla S. Messa in rito orientale, sicuramente inte-ressante. Pazienza, sarà per la prossima volta. Ci attendeSmirne. Sotto la pioggia il traffico cittadino è caotico e l’-Hotel Vesta è ubicato in una stradina nascosta e poco co-nosciuta.Alla fine ci arriviamo, ci danno le camere, un po’lillipuziane e ci organizziamo per la cena. Dietro l’angolodell’Hotel vi è il Ristorante Pirpirim. Lo visito e mi sem-bra ottimo. Parlo con il maitre e fisso un tavolo unico. Lapioggia non ci permette di andare altrove, né me la sentodi chiedere ad Aru (stanchissimo) di rimettersi in motosotto la pioggia nel traffico cittadino, per portarci in un ri-storante che mi ero appuntato. Il gruppo è d’accordo direstare nel Pirpirim, caldo e pulito. E’ molto accogliente,c’è un’ orchestrina con molti avventori del sabato sera(tutti turchi). L’atmosfera però è molto occidentale o po-co orientale se vogliamo dire la verità. D’altronde Smirneessendo uno dei porti più importanti del Mediterraneo ècittà di incontro della tradizione orientale con quella oc-cidentale. Il servizio è eccellente. Ci cambiano le posatecontinuamente anche se pulite.Ahi, già si immagina che ilconto sarà una bella sorpresa. Le portate decise dal mai-tre riguardano assaggi della cucina turca, alcuni ottimi, co-me antipasti e spiedini, altri poco gustosi, a causa del for-te sapore speziato di cumino (polpette e panzerottini).

Conto finale: Euro 25 a testa contro i 20 pagati da altrigruppi in altri ristoranti.Però,considerando l’ambiente di-ciamo che ci può stare. Dopotutto equivale ad un pizzacon birra e dolce a Milano. In ogni caso, il prezzo pagatoè passato in second’ordine, in virtù della bella scena a cuiabbiamo assistito. In un tavolo di fronte al nostro vi erauna coppia, non proprio giovane, sui 55. Mentre il cantan-te cantava un brano, evidentemente famoso, lui l’accom-pagnava a braccia spalancate rivolgendosi alla sua bella, amò di antica serenata. Lei con uno sguardo sensuale, re-plicava con un cenno ripetitivo della spalla sinistra, in se-gno di carnale accettazione.Troppo bello!!!!

04/01: Mustafa Kemal Ataturk: Padre della PatriaCi alziamo con comodo e facciamo colazione con como-do. Poiché siamo a due passi dall’inizio del Cordon, dal la-to opposto a Piazza dell’Orologio (Konak Meydani) deci-diamo di fare una bella passeggiata a piedi, in compagniadei nostri ombrellini. Ormai non c’è speranza di chiuderein bellezza. Ed invece, dopo un po’ smette di piovere e ciòci permette di arrivare fino al centro di Izmir. Il Lungo-mare Ataturk Caddesi, detto Cordon, si affaccia sull’Egeoed è bellissimo. Sembra di stare sul lungolago di Ginevra.La gente passeggia o fa jogging.A metà lungomare è ubi-cata Piazza della Repubblica con il suo monumento eque-stre. Qui Gaetano tira fuori un naso da clown, di colorerosso, e si fa fotografare. Subito imitato da Roberta. Que-ste foto unite a tante altre saranno diffuse in ricordo diPippa Bacca, la giovane artista italiana, uccisa in Turchia il31.3.2008, mentre con l’abito da sposa stava compiendoin autostop un viaggio,da Milano a Gerusalemme,per rea-lizzare un suo progetto artistico, missione di pace tra po-poli in guerra. Il naso da clown dona un sorriso alle per-sone che ci stanno intorno, proprio come faceva Pippa.Quindi arriviamo alla vecchia Dogana,nei cui pressi ci sfre-niamo a prendere spremute di frutta fresca, più fantasio-se possibili, dette “mixed”. Robertina prende un latte cal-

do. Finalmente arriviamo in Piazza dell’Orologio. Dobbia-mo stare un po’ attenti, perché vi è una manifestazionecontro Israele per l’invasione di Gaza.C’è la polizia e i to-ni sono accesi,ma tutto si svolge pacificamente.Dalla Piaz-za dell’Orologio prendiamo una stradina,Anafartalar Cad-desi, che in circolo ci riporta sul Cordon. Passeggiare perle stradine di Smirne e scoprire una miriade di piccole mo-schee, tra la gente intenta agli acquisti nei mercatini delladomenica, è stato molto bello. Chiudiamo con il festivaldel Kebab.All’inizio nessuno lo voleva, eccetto chi vi scri-ve.Alla fine lo hanno preso tutti,con qualche bis, in un sim-patico chioschetto. Ottimo eccellente e a buon prezzo.Abbiamo pagato, incluso bevande, appena Euro 1,40 a te-sta.Così abbiamo compensato la batosta della sera prima.Ritornati sul Cordon si incontra la residenza di Ataturk,donata dal Municipio di Smirne al Padre della Patria, per isuoi soggiorni in città. Oggi è un Museo, che da un lato cifa vedere l’arredamento di una casa patrizia di inizio ‘900e dall’altro racconta con cimeli e fotografie la biografia diquesto grande statista, tuttora un mito della Turchia mo-derna. In realtà sappiamo poco del personaggio MustafaKemal.Attraverso tabelle esplicative, ritagli di giornali edelogi pervenuti (emblematico quello di W. Churchill) do-po la sua morte nel 1938 ad appena 57 anni, riusciamo acapire che il popolo turco gli è molto devoto.Ancora og-gi a distanza di oltre 70 anni, per aver realizzato l’ordina-mento giuridico sulla base di quelli più accreditati d’Euro-pa (Francia,Germania,Gran Bretagna e Italia),per aver isti-tuito il diritto di voto alle donne sin dal 1926 ossia ben 20anni prima che in Italia, per aver adottato l’alfabeto latinoe fondato la lingua turca, per aver garantito l’obbligo diistruzione gratuita a tutti. Per aver dato ai turchi una na-zione democratica, laica ed indipendente. Questa visita èpiaciuta a tutti, perché ci ha permesso di conoscere Ata-turk ed aver capito perché in Turchia, ancora oggi, non viè luogo senza una sua icona. Bellissimo viaggio nonostan-te due giorni di pioggia.

AVVENTURE NEL MONDO • AVVENTURE NEL MONDOTurchiaE PER FINIRE:Questo diario è dedicato ai miei fanta-stici amici di viaggio:a Mimmo che oltre a fare il cassiere èstato un eccellente collaboratore;a Celenin che ha ideato un fantasticotrenino di Capodanno;a Paola 1 che ci ha allietato con le suebattute toscane;a Maria 2 che ha dispensato pezzi digianduiotto a tutti i vicini di tavolo;ad Alessandro che ha portato il Pandoroin giro per la Turchia fino a Capodanno;ad Antonella che sotto la pioggia è ri-uscita a farci conoscere Aphrodisias;

a Pino che voleva comprare la pipa del-la casa;a Milena che non sapeva in quale postodella casa metterla;a Fulvia che ha insistito a spiegare a ungatto i mosaici di S. Salvatore in Chora;a Enrico che sotto la pioggia ci raccon-tava del sole della Namibia;a Gabriele che ha tentato di conquistarela prima musicista (diciamo così) di Rimini;a Paola 2 che finalmente è riuscita acomprare un tris di Kefiah;a Robertina che è stata la simpatia ditutto il gruppo;a Gaetano che ha lasciato il sole della

Sicilia per le nuvole del Belgio;ad Antonio che pensa già al prossimoviaggio sulle civiltà del Messico;a Maria 1 che invece pensa a marzo me-se in cui finisce la pacchia;a Rita, mia moglie, che ha ben soppor-tato le mie attenzioni verso il gruppo;...e a mio padre che dalla Turchia ha ri-cevuto la nostra ultima cartolina.Un ringraziamento particolare a Vincen-zo Ruggieri, Pontificio Istituto Orientale,autore dell’opera “Guillaume de Jerpha-nion et la Turquie de Jadis” (Rubbettino,1997). I brani riportati in lingua france-se sono tratti dalla suddetta opera.

CappadociaUrgup

Vetta raggiunta

(03-102) Articoli+Tac 19-09-2009 15:03 Pagina 26