Autunno, che negli occhi suoi specchiasti e nel mar taciturno il tuo fulvo oro - tutte le acque un...
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Autunno, che negli occhi
suoi specchiasti
e nel mar taciturno il tuo
fulvo oro
- tutte le acque un immobile
tesoro
parvero, e gli occhi più del
mare vasti -,
Autunno, io non sentii mai
così forte
la tristezza che tu solo
diffondi
- quante di me ne’ tuoi
boschi profondi
son cose morte tra le foglie
morte!
come ieri. Fu ieri la
suprema
tristezza e fu l’amor
supremo. Ah mai,
ne l’ore più segrete, mai
l’amai
come ieri. Ancor l’anima ne
trema.
Ella taceva, chiusa ne la
nera tunica
dove sparsi erano fiori
pallidi,
Autunno, come i tuoi che
indori
sul vano stelo; e, china a
la ringhiera,
guardava il golfo solitario,
china
come colei che un peso
immane aggrava.
- ombra de la sua fronte! - o
non guardava
forse dentro di sé la sua
ruina?
Forse. Non domandai. Ma
così
pienamentre a lei
rispondean
tutte le cose visibili,
apparenze dolorose
d’anime involte ne la stessa
pena,
che io credetti vedere il
suo dolore
in quelle forme, vivere in
un mondo
espresso intero dal suo
cuor profondo,
irradiato da quel solo
cuore;
e fu per me ciascuna
forma un segno
che svelava un mistero:
quasi un muto
verbo; e più nulla fu
disconosciuto,
anche per me, ne l’infinito
regno.
Gabriele D’Annunzio
Realizzazione: LuluMusica: Autumn leaves, piano