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PERIODICO DI INFORMAZIONE MUSICALE DELL’ASSOCIAZIONE AMICI DEL CARLO FELICE E DEL CONSERVATORIO N. PAGANINI Autorizzazione del Tribunale di Genova del 22/1/92 Ricordo di Luzzati Roberto Iovino D onizetti compone L’Elisir d’amore nel 1831, a circa metà della sua carriera. L’opera ha un immediato enorme suc- cesso nazionale, che diventa presto europeo e successi- vamente, nell’arco di dieci anni, addirittura “planetario”. Dopo la pri- ma al Teatro della Canobbiana di Milano, viene infatti rappresentata a Londra, Barcellona, Madrid, New York, Praga, Città del Messico, Costantinopoli, Rio de Janeiro, Melbourne, Il Cairo. Il compositore bergamasco era reduce, sempre a Milano, dal fiasco del precedente “Ugo, Conte di Parigi”. Accetta però la sfida lancia- tagli dall’impresario Alessandro Lanari, lungimirante direttore del Teatro della Canobbiana, contraltare della Scala (fu anch’esso pro- gettato dal Piermarini) per parecchi anni. Di Elisir esiste un precedente, vale a dire l’opera Le Philtre di Daniel Auber su libretto di Eugène Scribe dell’anno prima, il 1830. Il soggetto è il medesimo e L’Elisir donizettiano eclisserà inconfu- tabilmente il suo precedente francese. DINO BURLANDO ORAFO Pezzi unici di laboratorio 16121 GENOVA - PIAZZA COLOMBO, 3/10 TEL. E FAX 010 589362 [email protected] L‘eterna freschezza dell’Elisir A dieci anni dalla sua scomparsa, il Carlo Felice rende omaggio all’ar- te di Lele Luzzati, riprendendo una sua storica lettura dell’Elisir d’a- more di Gaetano Donizetti. Per gentile concessione del “Giornale del- la musica” si pubblica qui di seguito parte di una intervista rilasciata allo scrivente dal grande scenografo e disegnatore nel giugno 1996. E ra il 1936 quando nel vecchio Carlo Felice, in una storica edi- zione dell’Elisir d’amore, la dolcissima voce di Tito Schipa entu- siasmò la platea genovese nella celebre “Una furtiva lacrima”. Fra il pubblico, folgorato dalla storia e dalla musica, un bambino, Le- le Luzzati. “A quell’epoca – rac- conta – avevo in casa un teatro di burattini, mi divertivo ad ani- marli. E per mia so- rella realizzai subito un Elisir d’amore”. Scenografo, illustra- tore, disegnatore, in- segnante in una scuo- la di scenografia, Luz- zati vanta una straordinaria attività nella quale il teatro d’opera è di- ventato sempre più importante: “In pratica – spiega – oggi mi inte- ressa quasi esclusivamente l’opera. Prosa ne faccio poca, solo al Tea- tro della Tosse che sento particolarmente mio. Il fatto è che la pro- sa è sempre più noiosa. La lirica, invece, è viva. Quando mai si sente il pubblico della prosa fischiare?” - Abbiamo ricordato il suo primo impatto con la musica. Come si è arrivati ad un coinvolgimento professionale? “Da bambino, come ho detto, ascoltavo opere e mio nonno, grande melomane, mi raccontava trame teatrali invece di fiabe. Seguirlo non era facile perché quando arrivava ad una romanza ce la cantava per intero mentre mia sorella ed io avremmo preferito che proseguisse n. 122 - marzo 2017 Lorenzo Costa (segue a pagina 2) (segue a pagina 5)

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PERIODICO DI INFORMAZIONE MUSICALE DELL’ASSOCIAZIONE AMICI DEL CARLO FELICE E DEL CONSERVATORIO N. PAGANINIAutorizzazione del Tribunale di Genova del 22/1/92

Ricordo di Luzzati

Roberto Iovino

Donizetti compone L’Elisir d’amore nel 1831, a circa metàdella sua carriera. L’opera ha un immediato enorme suc-cesso nazionale, che diventa presto europeo e successi-

vamente, nell’arco di dieci anni, addirittura “planetario”. Dopo la pri-ma al Teatro della Canobbiana di Milano, viene infatti rappresentataa Londra, Barcellona, Madrid, New York, Praga, Città del Messico,Costantinopoli, Rio de Janeiro, Melbourne, Il Cairo.Il compositore bergamasco era reduce, sempre a Milano, dal fiascodel precedente “Ugo, Conte di Parigi”. Accetta però la sfida lancia-tagli dall’impresario Alessandro Lanari, lungimirante direttore delTeatro della Canobbiana, contraltare della Scala (fu anch’esso pro-gettato dal Piermarini) per parecchi anni.Di Elisir esiste un precedente, vale a dire l’opera Le Philtre di DanielAuber su libretto di Eugène Scribe dell’anno prima, il 1830.Il soggetto è il medesimo e L’Elisir donizettiano eclisserà inconfu-tabilmente il suo precedente francese.

DINO BURLANDOORAFO

Pezzi unici di laboratorio16121 GENOVA - PIAZZA COLOMBO, 3/10

TEL. E FAX 010 [email protected]

L‘eterna freschezza dell’ElisirA dieci anni dalla sua scomparsa, il Carlo Felice rende omaggio all’ar-te di Lele Luzzati, riprendendo una sua storica lettura dell’Elisir d’a-more di Gaetano Donizetti. Per gentile concessione del “Giornale del-la musica” si pubblica qui di seguito parte di una intervista rilasciataallo scrivente dal grande scenografo e disegnatore nel giugno 1996.

E ra il 1936 quando nel vecchio Carlo Felice, in una storica edi-zione dell’Elisir d’amore, la dolcissima voce di Tito Schipa entu-siasmò la platea genovese nella celebre “Una furtiva lacrima”.

Fra il pubblico, folgorato dalla storia e dalla musica, un bambino, Le-le Luzzati.“A quell’epoca – rac-conta – avevo in casaun teatro di burattini,mi divertivo ad ani-marli. E per mia so-rella realizzai subitoun Elisir d’amore”.Scenografo, illustra-tore, disegnatore, in-segnante in una scuo-la di scenografia, Luz-zati vanta una straordinaria attività nella quale il teatro d’opera è di-ventato sempre più importante: “In pratica – spiega – oggi mi inte-ressa quasi esclusivamente l’opera. Prosa ne faccio poca, solo al Tea-tro della Tosse che sento particolarmente mio. Il fatto è che la pro-sa è sempre più noiosa. La lirica, invece, è viva. Quando mai si senteil pubblico della prosa fischiare?”

- Abbiamo ricordato il suo primo impatto con la musica.

Come si è arrivati ad un coinvolgimento professionale?

“Da bambino, come ho detto, ascoltavo opere e mio nonno, grandemelomane, mi raccontava trame teatrali invece di fiabe. Seguirlo nonera facile perché quando arrivava ad una romanza ce la cantava perintero mentre mia sorella ed io avremmo preferito che proseguisse

n. 122 - marzo 2017

Lorenzo Costa(segue a pagina 2)(segue a pagina 5)

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ta da una cantabilitàdiffusa che valorizzail il versante idilliacosentimentale, i lcarattere civettuolodi Adina utilizza ilvocalizzo acrobaticoe le atmosfere bril-lanti, la mascolinitàun po’ ostentata diBelcore è ottenutada una certa marzia-lità e dal vigore rit-mico, rappresentatisubito dalla marciamilitare che ne accompagna la primaapparizione. E poi c’è Dulcamara, epigonodi molti personaggi rossiniani, per cui laspettacolarità è la prima caratteristica eviene musicalmente rappresentata da unascrittura variopinta: si riascolti l’aria “Udi-te o rustici” ancora una volta e ci si ren-derà conto della varietà di passaggi: dalrecitativo iniziale al maestoso spianato emagniloquente, alla vertigine ritmica chesi dipana da “E’ questo l’odontalgico” inavanti, sostenuta da note ripetute ed insi-stenti di violini, flauto ed ottavino, chesostengono un fiume in piena di parole,come avveniva anni prima nell’Italiana inAlgeri, Cenerentola e Viaggio a Reims ros-siniani.

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La Lirica

(dalla prima pagina)

Ancora oggi L’Elisir è rappresentato in tut-to il mondo con grande successo. Donizet-ti, che scriverà in tutto 77 opere, si rivelamaestro sia per quanto riguarda la trage-dia che la commedia. Pur rifacendosi a schemi tradizionali eripetuti, riesce a vestire le forme canoni-che dell’opera di abiti originali ed avvin-centi sia quando racconta al pubblicovicende di follia amorosa e di intrighi poli-tici, sia quando narra musicalmente divicende sentimentali inquadrate in corniciaristocratiche e/o contadine, come nelcaso dell’Elisir.La trama è poca cosa, ma la varietà musi-cale donizettiana riesce a caratterizzareprecisamente ed efficacemente tutti i pro-tagonisti così da renderli attuali, vicini,simpatici nella loro immediatezza.Dal punto di vista musicale l’ossatura del-l’opera è una prosecuzione della comme-dia buffa italiana di Paisiello, Cimarosa edel primo Rossini, arricchita però di unatrama orchestrale e di una ricercatezzatimbrico strumentale romantica e moder-na. I caratteri di Adina, Nemorino, Belcore eDulcamara, diversi psicologicamente e sce-nicamente, vengono infatti rappresentatimusicalmente con un’impronta stilisticadiversificata per ognuno di loro. La sem-plicità contadinesca di Nemorino è descrit-

L’ELISIR D’AMOREdi G. Donizetti

Direttore: Daniel Smith

Regia: Filippo CrivelliScene: Emanuele LuzzatiCostumi: Santuzza Calì

InterpretiADINA Serena GamberoniNEMORINO Francesco MeliBELCORE Roberto De CandiaDULCAMARA Alfonso Antoniozzi

Teatro Carlo Felice dal 19 al 28 marzo 2017

LA LOCANDINA

L‘eterna freschezza dell’Elisir

Da ultimo l’orchestrazione donizettiana,ricercata, raffinata, ricca di preziosismi epagine in cui diversi strumenti hanno pas-saggi solistici che imprimono un’inconfon-dibile colore a mille situazioni. Per tuttequeste ragioni L’Elisir è sempre il bentor-nato.

Lorenzo Costa

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L’intervista

Jonathan Webb, direttore d’orchestrainglese, laureato all’università di Man-chester, è stato nei giorni scorsi sul po-dio di Così fan tutte di Mozart al CarloFelice. In questo incontro ci racconta ilsuo percorso musicale e la sua intensaesperienza lavorativa.

- Come ha intrapreso la carriera didirettore d’orchestra? Ho iniziato i miei studi con il pianofortee il violino. A causa di un incidente a unbraccio che, ormai ventenne, mi avrebbe precluso una carriera daviolinista, ho optato per il ruolo che si avvicinasse maggiormente almio vissuto musicale: il direttore, colui che è “nudo” di fronte al-l’orchestra, l’unico incapace di creare suoni, e che “prova” a guida-re quegli altrui. Ho debuttato così a 21 anni, dirigendo West SideStory all’Opera House di Manchester, senza aver mai provato, e dalì ho iniziato questa carriera: una scelta non voluta, ma di cui sonosoddisfatto.

- Come considera dirigere Così fan tutte di Mozart?Ritengo che quest’opera sia una delle più difficili di Mozart. «E’ unacommedia che non è una commedia»: si potrebbe definire un’ope-ra tragicomica. «E’ stato detto che suonare Mozart è come giocarea scacchi con Dio»: dunque va fatto con umiltà e onestà, cercandodi tornare a quella limpidezza musicale che oggi è sempre più diffi-cile raggiungere.

- Quale dev’essere il rapporto tra direttore e regista nell’alle-stimento di un’opera? E’ fondamentale la collaborazione tra le parti, in un’unione di ideesenza compromessi, affinché il risultato finale sia credibile. Il lavo-ro deve cominciare dal testo, ossia dall’idea teatrale. In Così fan tut-te ho avuto un buon rapporto con il regista Marco Scola Di Mam-bro, che ha ripreso la regia di Ettore Scola.

- Viviamo in un momento molto difficile: quali sono le riper-cussioni sul mondo della musica?Viviamo in effetti in una fase storica molto delicata e pericolosa. Dainglese, considero l’uscita dell’Inghilterra dall’Unione europea unascelta oscena che porta alla divisione e che non condivido. Siamo di

Webb: “Il mio impegno per i giovani”fronte a una società e a un mondo noninclusivi, e in questo contesto la musica el’arte hanno il compito di dire la verità edi arrivare a tutti. Esse sono un bisogno,che, se negato, porterà a una condizionetragica le generazioni future.

- Dunque come vede il futuro musi-cale per i giovani di oggi?Sicuramente il futuro non si prospettaper nulla facile ed è per questo che biso-gna investire sui giovani, coinvolgerli ilpiù possibile e non abbandonarli. Riten-

go che sia un dovere e una responsabilità per noi musicisti. Dal set-tembre 2014 sono il direttore musicale della Camerata Strumenta-le “Città di Prato”, orchestra che coinvolge 10.000 bambini, all’in-terno di un progetto musicale, culturale, e sociale per i giovani.

- Uno dei dibattiti attuali verte sul rapporto di scarso dialo-go tra conservatorio e teatro. Com’è la situazione all’estero?Riscontro spesso questa realtà anche all’estero, come una proble-matica generalizzata e non semplice da affrontare, in quanto unteatro richiede un livello molto elevato di professionalità che nonsempre si sposa con le realtà e le finalità didattiche di una scuola.Ho avuto il piacere di vedere un bell’esempio di collaborazione inSpagna, a Santiago de Compostela, dove sono stato invitato dal-l’Orchestra Filarmonica di Galizia, che coinvolge gli alunni più meri-tevoli a suonare con i professionisti.

- Quali sono i suoi impegni futuri?Continuare il mio lavoro a Prato, in quanto sento molto forte il do-vere sociale che deve ricoprire la musica. Ritengo sia molto più im-portante cambiare la vita di una città che fare tournée in giro per ilmondo.

-L’esperienza musicale che ricorda con maggiore affetto?L’anno scorso, a Prato, abbiamo rappresentato in chiesa L’Arca diNoè di Benjamin Britten. Per lo spettacolo sono stati coinvolti 200bambini a cantare e 70 a suonare. E’ stato un grande successo. An-che il pubblico ha partecipato attivamente, sentendosi personal-mente coinvolto. Per me è stato un bel risultato, la dimostrazioneche la musica può unire ed ha un a funzione sociale fondamentale.

Nicole Olivieri

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Cosa accomuna Schubert,Dvořák, Bruckner, Mah-ler? Certo furono insigni

musicisti, autori di capolavori indi-scussi … ma furono anche le vittimedi una presunta “maledizione”, mol-to nota tra gli addetti ai lavori, la“maledizione della nona”, secondola quale diversi compositori roman-tici e post-romantici sarebbero mor-ti dopo la loro nona sinfonia. In al-tre parole non potevano superare ilsommo maestro di Bonn, Ludwigvan Beethoven. Secondo Arnold Schoenberg, la cre-denza ebbe inizio quando Mahler,completato questo suo lavoro, morì,lasciando incompiuta una decimasinfonia da poco iniziata. La Nona –l’11 marzo potremo ascoltare que-st’opera immensa al Carlo Felice nel-l’interpretazione di Fabio Luisi – è ineffetti l’ultima sinfonia che Mahler riuscì a terminare, il con-gedo del compositore boemo dalla vita e dalla musica. Nel suo accumulo di slanci e di sospensioni, essa rende lasua testimonianza estrema, un programma spirituale mos-so dal pensiero della morte, che irrompe con drammaticaviolenza … O giorni svaniti della gioventù, o disperso amo-re, annoterà lo stesso musicista in partitura. Gustav Mah-ler iniziò la sua composizione nell’estate del 1908 a Dob-biaco. Da quando aveva lasciato la direzione dell’Opera diVienna, nel 1907, per trasferirsi negli Stati Uniti e fissarea New York la sede della sua attività di direttore d’orche-stra, era diventata un’abitudine per lui dedicare i mesi esti-vi dopo il ritorno in Europa esclusivamente alla composi-zione, isolato dal mondo e dai grandi centri urbani. Mahleraveva abitudini piuttosto rigide. Si rinchiudeva per lavorare in una casetta in mezzo al bo-sco, come se la sua anima si potesse nutrire solo a contat-to con la natura, un mondo “altro” e “felice”, contrappostoa quello meschino e di sofferenza degli uomini. La Nona, dicevamo, fu l’ultimo lavoro sinfonico portato atermine da Mahler, segno di come l’idea fissa, per quantooscura, fosse ben più di un vago presagio, e non fece nep-pure in tempo a dirigerla o a sentirla eseguita, poiché essafu presentata postuma per la prima volta a Vienna nel giu-gno 1912 da Bruno Walter.

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L’approfondimento

La maledizione della nonaCiascuna sinfonia di Mahler rac-chiude un nucleo poetico, chestabilisce nella forma e nello sti-le musicale un determinato con-tenuto spirituale. Dopo la gigantesca Ottava, lacosiddetta Sinfonia dei Mille, unaffresco in cui lo spirito dell’ar-tista creatore sembra compiereun proprio cammino verso lagrazia e la redenzione, la Nonaè una composizione più leggerae al tempo stesso più introspet-tiva. Qui la forma è un unicum,non tanto perché l’Adagio èproposto alla fine - esempi inquesto senso già si erano avutia cominciare dalla Patetica diCiaikovski –, bensì perché Mah-ler si libera del supporto extra-musicale dei suoi lavori prece-denti alla ricerca di un’espres-

sione sinfonica pura, oscillando tra una poetica improntataalla riflessione introspettiva ed il desiderio incalzante di af-ferrare la realtà del mondo circostante … e la volontà didescrivere questo mondo, la natura, gli uomini, assumespesso i tratti di una deformazione grottesca, tra bizzarreesasperazioni e visioni trasognate. Se il primo tempo, scrisse Alban Berg è l’espressione di unamore inaudito per questa terra, del desiderio di vivere inpace su di essa, di godere della natura fino nelle sue più“profonde profondità”, prima che venga la morte, i duetempi centrali reintroducono il tema della reminiscenza,come se Mahler ripensasse ora al passato, accumulando ri-cordi, immagini, suoni e sensazioni, ripercorrendolo un’ul-tima volta nel suo insieme. Mahler sembra affidare come mai prima ad un’opera d’ar-te musicale il compito di indagare l’essenza misteriosa del-l’anima, tanto da assegnare all’Adagio finale quella stessafunzione che nella sinfonia “classica” rivestiva il tempo al-legro: quella di chiudere coerentemente con il superamen-to dei conflitti esposti nelle pagine precedenti. Ma non èsolo la conclusione di una sinfonia, l’ultimo percorso com-piuto dell’autore … è anche il canto del cigno di tutta unaciviltà, la “civiltà della sinfonia”, giunta al termine del suociclo dopo oltre un secolo e mezzo di storia.

Aureliano Zattoni

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il racconto. Poi da ragazzo mi sono avvicina-to al concerto. C’era, allora, uno strano at-teggiamento mentale che ha coinvolto inte-re generazioni. L’opera era vista con disprez-zo, solo il sinfonico meritava attenzione. Miadeguai alla moda e mi allontanai dal teatromusicale”.

- Subito dopo la guerra incontrò Be-

nois…

“Mi propose i costumi per il “Cavaliere dellaRosa” alla Scala. Li disegnai, naturalmente, mami sembra un lavoro di minima importanza ericordo che non andai neppure a vedere lospettacolo. E anche quando Pavolini mi chie-se le scene per “La diavolessa” di Galuppi al-la Biennale le realizzai senza grande entusia-smo. E dire che in quell’edizione diretta daGiulini c’erano artisti come Bruscantini, Ca-labrese e la Noni”.

- Il colpo di fulmine avvenne, nel nome

di Mozart, a Glyndebourne…

“A Glyndebourne c’è un Festival che oggi ècertamente fra i più importanti e originali alivello internazionale e che è nato in modoalquanto curioso. Lo ha creato, infatti, un ric-co signore che aveva sposato una cantantemozartiana. Per la moglie e per Mozart que-sto signore ha creato nella sua tenuta unapiccola Salisburgo e ha dato vita ad una viva-

ce e originale manifestazione estiva. Le ope-re vengono proposte in genere in due atti.Nell’intervallo il pubblico fa un picnic suiprati. E in genere il secondo atto, dopo qual-che bevuta, ha più successo del primo. Unambiente, insomma del tutto particolare an-che per quanto riguardava il lavoro che na-sceva da uno spirito diverso rispetto a qual-siasi altro teatro. Lì con il “Flauto magico”scoprii il fascino del teatro d’opera. E da al-lora questo mondo mi ha sempre più con-quistato. Sempre in Inghilterra ho fatto altreopere mozartiane: “Il ratto dal serraglio”,“Così fan tutte”, “Don Giovanni”. Ho impa-rato lì l’amore per la lirica”.[…]- Cosa è cambiato nella lirica dal ’63 ad

oggi?

“Quando ho iniziato c’erano francamentemolte differenze fra l’ambiente di Glynde-bourne e quello italiano. Nei nostri teatri sisono fatto molti passi avanti in questi anni.Mi dispiace però constatare che si costrui-scono scenografie anche impegnative, costo-se e dopo pochi giorni si buttano. Ogni vol-ta si ricomincia daccapo. C’è molto spreco”.

- Un aspetto importante della Sua at-

tività è il film di animazione…

“Era un mio pallino da tanto tempo. Un gior-no ho conosciuto Giannini che era un tecni-

co, un cameraman. Abbiamo messo insieme le

nostre esperienze e siamo partiti con “I Pala-

dini di Francia”. Da lì si è passati all’opera. Ri-

cordo “Il flauto magico”, “L’italiana in Algeri”,

“La gazza ladra, ”Il turco in Italia”. Abbiamo

anche preso parte al video di Abbado “La ca-

sa dei suoni” un lavoro estremamente inte-

ressante che in Italia ha avuto però scarsa dif-

fusione. Oggi, purtroppo, fare animazione è di-

ventato carissimo. E’ un lavoro lunghissimo”.

- Tornando all’opera, non crede che

oggi si dia troppa importanza all’a-

spetto visivo?

“Può essere, ma dipende anche dall’epoca in

cui viviamo. Il cinema, la TV hanno creato il

culto dell’immagine. C’è bisogno di spettaco-

larità. Probabilmente si sta esagerando. Sen-

za contare che si spende tanto quando si po-

trebbero realizzare certi lavori con niente.

Da scenografo, comunque, non mi lamento.

Quando un regista mi chiama, lo fa perché ci

sono, in genere, affinità. Qualche volta mi è

successo di realizzare lavori in cui non cre-

devo. In questi casi noi scenografi dobbiamo

rimetterci alle decisioni registiche. Ma per

fortuna è accaduto di rado”. […]

Roberto Iovino

(dalla prima pagina) Ricordo di Luzzati

26 marzo:Gita a Piacenza per assistere all’opera “I Puritani”

29 marzo: ore 16 stazione di Nervi per visita allaWolfsoniana Mostra OSCAR SACCOROTTI

3 aprile: ore 16 visita alla Chiesa dell’Annunziata delVastato

13 aprile:ore 16 Palazzo Rosso e Palazzo della MeridianaMostra SINIBALDO SCORZA

22 maggio: ore 16 Palazzo Ducale: Mostra AMEDEO MODIGLIANI

ANDAR PER TEATRI e per Mostre

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Attualità e attivitàEDIL

SEDIL SANTORO GEOM. VITTORIO

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Al Teatro della Corte, lunedì 6 marzoLe cattive ragazze per la festa della donna

Per il secondo anno con-secutivo il Teatro Stabiledi Genova e il Conserva-

torio “Niccolò Paganini” propon-gono uno spettacolo in collabora-zione per la festa della donna.L’appuntamento con “Femminileplurale II” è per lunedì 6 marzo,ore 20,30 (replica per le scuole,martedì 7 alle ore 10,30). Lo spettacolo, scritto da GiannaSchelotto, Alessandro Cassinis eLazzaro Calcagno (che firma an-che la regia) è dedicato alle “Cat-tive ragazze” (Alma Mahler, Em-

ma Cristina Bellomo, FrancaViola, Lina Volonghi e DianaSpencer), a quelle donne, cioè,che andando controcorrentehanno aperto vere e propriecrepe nella massicciata delconformismo del loro tempo.Interpreti saranno gli attoriMauro Pirovano, Federico Van-ni e Orietta Notari, le cantantiCamilla Biraga, Dina Eldemar-dasch, Luana Lauro e MilaOgliastro e le pianiste NataliaPytaeva e Susanna Traverso.

Amici del Carlo Felice e del Conservatorio N. Paganini

Quote sociali

Socio ordinario da € 85,00Socio sostenitore da € 145,00Socio familiare € 50,00Giovani € 30,00 (fino al 25° anno di età)

Per coloro che desiderano iscriversi o rinnovare con bonifico: IBAN: IT 92 I 05034 01424 000000021647

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di Macchiavello Maura & Vescina Maria Flora s.n.c.Via Roma, 70-72 RECCO (GE) - Tel. 0185 74336

[email protected] - www.mangiareinliguria.it/dalino

Il concerto dei Solisti del Carlo Feli-ce è stato dedicato al repertorioclassico napoletano. Lo hanno inter-pretato Elisabetta Valerio, soprano eSirio Restani al pianoforte. La vocedi Elisabetta e l’accordo con il pia-noforte, con la delicatezza delle can-zoni partenopee, hanno incantatotutti i presenti per il calore e la deli-catezza dell’interpretazione. Natu-ralmente, richieste di bis e di solleci-

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I nostri Concerti

Grandissimo successo

Matteo Provendola è ungiovane pianista che cono-

sciamo da quando era ancora al-lievo al Conservatorio Paganini. Siè presentato ai nostri soci con unprogramma ben articolato: Balla-ta n. 2 di Chopin, Klavierstuck op.118 Di Brahms, Fantasia in Dominore di Mozart per concluderecon una superba interpretazionedella Ciaccona dalla 2^ Suite diBach, trascritta per pianoforte daF. Busoni. Come sempre, ha otte-nuto un grandissimo successo!

to ritorno.

Concerto Solisti del Carlo Felice

Alessandro Ricciardi

Glass Trio

Il 10 gennaio abbiamo inaugurato il nuo-vo anno con il Glass Trio, una formazio-

ne composta da Luca Sciri, clarinetto, Lu-ca Soi, Violino/viola e Giorgio Ameglio,pianoforte. Il gruppo, di recente forma-zione, si rivolge a diversi linguaggi musi-cali, il programma comprendeva: ElegiaBv 286 di Busoni, Due pezzi dall’op.83 diBruch, Konzertstuch op. 113 e 114 diMendelssohn e Romanza di Sivori.La sonorità e l’estro interpretativo dei gio-vani musicisti hanno ben impressionato inumerosi soci presenti con ripetute richie-ste di bis.

Abbiamo conosciuto Alessandro Ric-cardi l’anno scorso in Duo e, viste

le sue qualità lo abbiamo invitato a tenerepresso di noi un récital da solista. Alessan-dro ha presentato un programma incen-trato per la prima parte su Chopin (Im-

promptu op. 29, op. 36, op 51, Fantasie-Impromptu op. 66 e Ballata op. 52). Nel-la seconda parte, tutta dedicata a Liszt hasuonato Sei Consolazioni S 172, Funérail-les S 173 e lo Studio trascendentale n.10S 139.

L’anno scorso avevamo visto giusto nel ri-chiamarlo, perché Alessandro ha dimo-strato una capacità interpretativa sensibi-lissima e già matura nonostante la giova-ne età. A grande richiesta lo risentiremoancora per ascoltare i suoi progressi.

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Attività sociale

Periodico d’informazione musicaleDirettore responsabile

Roberto IovinoAssociazione Amici del Carlo Felice

e del Conservatorio N. PaganiniPresidente: Giuseppe Isoleri

Segreteria: Maria Grazia RomanoTel. 010 589059 - Cell. 347 0814676

www.AmiciCarloFeliceConservatorioPaganini.orgcontatti@AmiciCarloFeliceConservatorioPaganini.org

Stampa:Arti Grafiche Francescane - Genova

ATTIVITÀ SOCIALE DAL 4 MARZO AL 18 MAGGIO 2017 Salone di Rappresentanza del Circolo Unificato - Concerti del Martedì, ore 16,00dell’Esercito - Via S. Vincenzo, 68: - Conferenze Musicali del Martedì e - Un Palco all’Opera, ore 15,30Auditorium “E. Montale” del Teatro Carlo Felice: - Conferenze illustrative - Professione Direttore!, ore 16,00Concerti nei Musei, ore 16.30

Sabato 4 marzo, ore 16INCONTRI ALL’AUDITORIUM: LE CONFERENZE ILLUSTRATIVEL’ELISIR D’AMORE di G. DonizettiRelatore Lorenzo Costa,Martedì 7 marzo, ore 16CONCERTO DEI SOLISTI DEL TEATRO CARLO FELICEEnsemble,Venerdì 10 febbraio, ore 15,30UN PALCO ALL’OPERA: LUCREZIA BORGIA di G. DonizettiA cura di Claudia Habich,Martedì 14 febbraio, ore 15,30IL GRUPPO DEI CINQUE (II^) - A cura di Lorenzo Costa,Martedì 21 marzo, ore 16CONCERTO DI ANGELA SERAPIONE e UGO ARMONI, pianoforte a quattro maniMusiche di Chopin, Schumann, Brahms, Ravel,Martedì 28 marzo, ore 15,30PROSPER MERIMEE: UN PRECURSORE DEL ‘900A cura di Silviano Fiorato,Sabato 1 aprile, ore 16INCONTRI ALL’AUDITORIUM: PROFESSIONE, DIRETTORE!IL SACERDOTE DELLA MUSICA: SERGIU CELIBIDACHERelatrice Guendalina Cattaneo della Volta,Martedì 4 aprile, ore 16CONCERTO DI MARCO VISMARA, pianoforteMusiche di Schubert, Schumann,Giovedì 6 aprile, ore 16,30CONCERTI DI PRIMAVERA: ACCADEMIA LIGUSTICA DI BELLE ARTIDARIO BONUCCELLI, pianoforteVenerdì 7 aprile, ore 16INCONTRI ALL’AUDITORIUM: LE CONFERENZE ILLUSTRATIVEDON CARLO di G. VerdiRelatore Lorenzo Costa,Martedì 11 apri le, ore 15,30LE GRANDI VOCI DELLA LIRICA: ALFREDO KRAUSA cura di Maria Teresa Marsil i,

Giovedì13 aprile, ore 16,30CONCERTI DI PRIMAVERA: ACCADEMIA LIGUSTICA DI BEL-LE ARTI - GIOVANNI NESI, pianoforte,

Martedì 18 aprile, ore 16CONCERTO DI STEFANO SANCASSAN, viola e SILVIA VIGNO-LO, pianoforteMusiche di Mendellsohn e Schumann,Giovedì 20 aprile, ore 16,30CONCERTI DI PRIMAVERA: ACCADEMIA LIGUSTICA DI BEL-LE ARTIMATTEO COSTA, pianoforte,Venerdì 21 aprile, ore 15,30UN PALCO ALL’OPERA: LA FIABA DELLO ZAR SALTAN, di N.Rimsky KorsakovA cura di Lorenzo Costa,Giovedì 27 aprile, ore 16,30CONCERTI DI PRIMAVERA: MUSEO D’ARTE ORIENTALE “E.CHIOSSONE”DAVIDE RUNCINI, pianoforte,Martedì 2 maggio, ore 15,30GIUSEPPE VERDI: GLI ANNI DI GALERAA cura di Maria Luisa Firpo,Giovedì 4 maggio, ore 16,30CONCERTI DI PRIMAVERA: MUSEO D’ARTE ORIENTALE “E. CHIOSSONE” - CHRISTIAN PASTORINO, pianoforte,Venerdì 5 maggio, ore 15,30UN PALCO ALL’OPERA: CAVALLERIA RUSTICANA di P. Mascagni - A cura di Leonardo Paganelli,Martedì 9 maggio, ore 16I RAGAZZI DI NEVIO ZANARDIEnsemble,Giovedì 11 maggio, ore 16,30CONCERTI DI PRIMAVERA: MUSEO D’ARTE ORIENTALE “E.CHIOSSONE” - EMANUELE DELUCCHI, pianoforte,Sabato 13 maggio, ore 16INCONTRI ALL’AUDITORIUM: LE CONFERENZE ILLUSITRATIVEMARIA STUARDA di G. DonizettiRelatore Athos Tromboni,Martedì 16 maggio, ore 15,30MARIA CALLAS, PRIMA, DURANTE E DOPOA cura di Athos Tromboni.