Auto elettrica del conte Carli (1891)

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C ’era una volta, tanto tanto tempo fa, un veicolo elettrico del Conte Carli di Castelnuovo di Garfagnana Disegno originale del veicolo, anno 1891 « con questo nuovo mezzo di trazione si possono percorrere le strade con una velocità straordinaria per parecchie ore di marcia l’avvenire gli dev’essere propizio. È certamente un mezzo di viaggiare molto economico …» dal «Corriere di Garfagnana» del 1 ottobre 1891

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Ipsia "Simoni" e Iti "Vecchiacchi" di Castelnuovo di Garfagnana (LU)

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C’era una volta, tanto tanto tempo fa, un veicolo elettrico…

… del Conte Carli di Castelnuovo di Garfagnana

Disegno originale del veicolo, anno 1891

«…con questo nuovo mezzo di trazione si possono percorrere le strade con una velocità straordinaria per parecchie ore di marcia ……l’avvenire gli dev’essere propizio. È certamente un mezzo di viaggiare molto economico…»

dal «Corriere di Garfagnana» del 1 ottobre 1891

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In copertina: disegno originale del veicolo, anno 1891

Stampato con il contributo del Comune di Castelnuovo di Garfagnana,della Comunità Montana della Garfagnana e della Fondazione Banca del Monte di Lucca

Alla realizzazione del fascicolo hanno collaboratoil Dirigente Scolastico Pietro Paolo Angelini e gli insegnanti:Daniele Giampaoli, Leonardo Innocenti, Alfredo Rocchiccioli, Simonetta Vergamini, Arturo Franceschini. Un particolare ringraziamento a Lorenza Rossi per il materiale raccolto dal suo libro I Conti Carli di Castelnuovo di Garfagnana. Nobiltà e progresso nell’Italia del XIX secolo

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C’era una volta, tanto tanto tempo fa, un veicolo elettrico…

… del Conte Carli di Castelnuovo di Garfagnana

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comune di castelnuovo di garfagnana

Ho preso visione della pubblicazione realizzata dagli studenti dell’IPSIA «S. Simoni», dell’ITI «F. Vecchiacchi» e dagli aderenti all’Associazione Culturale «Antiche Ruote» di Castelnuovo di Garfagnana dedicato alla ricostruzione del veicolo elettrico realizzato alla fine dell’800 dal Conte Giuseppe Carli.

Questa opera, veramente meritoria, dimostra, se ve ne fosse stato bisogno, sia l’alto grado di preparazione tecnica degli studenti dell’IPSIA e dell’ITI, sia l’avvenieristica con-cezione dei pionieri castelnuovesi dell’automobile.

Allo scopo di portare un piccolo contributo a questa pubblicazione, vorrei ricordare che anche nella «Enciclopedia dell’automobile» edita nel 1967, nella parte storica, è ri-cordato espressamente il veicolo elettrico del Conte Carli, nonchè le vicissitudini che im-pedirono la sua partecipazione alla «Parigi-Rouen». Il disegno di questo veicolo è infatti raffigurato nel primo volume di tale enciclopedia.

Prima di concludere queste brevi note, vorrei auspicare che la meritoria attività di ricerca intrapresa dagli studenti dell’IPSIA «S. Simoni», dell’ITI «F. Vecchiacchi» e dal-l’associazione «Antiche Ruote» di Castelnuovo di Garfagnana possa continuare anche in futuro, al fine di portare a conoscenza del grande pubblico aspetti sconosciuti ma estre-mamente importanti della storia della nostra Città.

Castelnuovo di Garfagnana ha infatti annoverato nel corso della storia fra i suoi abi-tanti, personaggi di grande spessore in qualunque campo.

Avanti quindi con iniziative di questo genere che sono al tempo stesso espressione di passione e di umana intelligenza.

Il SindacoGaddo Lucio Gaddi

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comunità montana della garfagnana

La grande passione e l’impegno dell’Associazione «Antiche Ruote», coadiuvata con gran-de professionalità dagli studenti e dagli insegnanti dell’Istituto Professionale «S. Simoni» e dell’Istituto Tecnico Industriale «F. Vecchiacchi» di Castelnuovo Garfagnana, hanno con-sentito di vedere oggi ricostruito il veicolo elettrico ideato dal nobile garfagnino Giuseppe Carli alla fine dell’Ottocento.

Il Conte Carli, ricordato in Garfagnana come una figura geniale e illuminata, interessa-ta alle innovazioni e alle tecnologie, è stato infatti anche uno straordinario precursore in-tuendo che l’elettricità avrebbe potuto essere utilizzata per muovere i veicoli. La macchina elettrica che egli brevettò fu una delle prime al mondo e con questa cercò di realizzare quello che molti hanno definito il suo “sogno” iscrivendosi alla prima gara automobilisti-ca della storia, la «Parigi-Rouen» del 22 luglio 1894.

Il paziente lavoro di ricostruzione del veicolo, delle stesse dimensioni dell’originale, curato nei particolari e perfettamente funzionante, ha portato alla realizzazione di un prototipo, presentato al pubblico il 5 settembre 2009, il cui valore è sia tecnologico, rap-presentando gli albori della motorizzazione moderna, sia storico mettendo in evidenza la potenza d’ingegno e la passione di questo personaggio del nostro territorio.

L’iniziativa ha consentito di far conoscere e toccare con mano ad un vasto pubblico l’esistenza di questa realizzazione al cui progetto la Comunità Montana ha aderito soste-nendolo fin dall’inizio.

Il Presidente Mario Puppa

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istituto d’istruzione superiore i.s.i «s. simoni»I.P.S.I.A. «S. Simoni» - I.T.I. «F. Vecchiacchi» - Liceo Scientifico «G. Galilei»

LA NUOVA MACCHINA DEL CONTE CARLI

Di fronte a questo “nuovo” veicolo elettrico molti di noi sono spettatori attoniti, presi dalla “Meraviglia” di tanto evento del passato e del presente.

Abbiamo riaperto una finestra sul passato, incuriositi, sorpresi; molto coinvolti davan-ti a tanto genio…

Un uomo, un conte illuminato, che in una società conservatrice focalizzata sulla civiltà contadina, faticosamente orienta, spinge il suo tempo verso la modernizzazione; investe tutta la sua genialità e le sue risorse economiche per lo sviluppo e la crescita del nostro territorio.

Un progetto che fallì: la macchina non arrivò a Parigi come invece aveva auspicato il Conte e la nostra Valle continuò ad avere nell’emigrazione la principale e drammatica soluzione ai problemi economici e sociali…

Grazie al Conte Carli Castelnuovo raggiunse importanti primati, quali essere stata in provincia la prima cittadina ad avere l’illuminazione elettrica, ad aver avuto la prima tele-ferica a vapore o il primo opificio dotato di energia elettrica.

Una figura che dovrebbe essere di esempio e di stimolo alle nostre generazioni oltre che vanto per la nostra terra.

Siamo portati a vedere solo nell’oggi lo splendore del progresso scientifico-tecnologico e attribuire al passato le caratteristiche dell’oscurità…

La riscoperta del veicolo elettrico del Conte Carli ci ha permesso di ritrovare anche nei secoli passati un ulteriore esempio vivace di grande talento e di luminosità creativa.

Un periodo importante della nostra storia viene così recuperato, una famiglia e un personaggio salvati dall’umano oblio anche grazie al recente lavoro di Lorenza Rossi, pub-blicato nel 2004 dal Comune di Castelnuovo di Garfagnana I Conti Carli di Castelnuovo di Garfagnana, nobiltà e progresso nell’Italia del XIX secolo, lavoro che dedica al veicolo elettrico alcune pagine ben documentate.

In più occasioni mi sono chiesto quali siano i motivi che hanno spinto le nostre scuole, l’IPSIA «Simone Simoni» e l’ITI «Francesco Vecchiacchi» a lavorare su questo progetto:

1. l’aver colto che mentre gran parte di noi eravamo e siamo spettatori, i docenti e gli alunni potevano diventare i veri attori restituendo miracolosamente la vita a quel veicolo, facendolo rinascere e nuovamente camminare per le vie di Castelnuovo…;

Istituto Tecnico Industriale

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2. l’aver compreso che sarebbe stato, come di fatto è avvenuto, un lavoro molto com-plesso e pertanto altamente formativo e professionalizzante; ovvero il dover partire da una vecchia foto e pochi dati tecnici, unico riferimento per ridisegnare, ripro-gettare e ricostruire tutte le parti del veicolo elettrico, ottenendo così una copia che risultasse, come di fatto è avvenuta, molto fedele all’originale;

3. l’aver colto la modernità del progetto, sia se osservato nel contesto scientifico e tecnologico della seconda metà dell’ottocento sia se posto nel contesto della ricerca dell’oggi, a centoventi anni di distanza;

4. l’aver visto in questo lavoro elementi di attualità grazie sia all’operatività delle nostre scuole nel settore dell’energia alternativa, del risparmio energetico e ri-dotto l’impatto ambientale, sia all’interesse del mondo della ricerca che, a livello mondiale, va verso il superamento del motore benzina-gasolio a favore del moto-re elettrico;

5. l’aver colto in questo nostro lavoro il poter essere trait d’union tra passato e presen-te, tra presente e futuro… Una scuola attiva e dinamica che esce coraggiosamente dalle proprie aule per collegarsi in partenariato al territorio, per riallacciare la no-stra storia e lanciarsi verso il futuro.

A conclusione, mi chiedo ancora, quale messaggio voglia la scuola lasciare oggi: 1. Alle aziende… il nostro invito… «Noi vogliamo collaborare con voi…; questa è

una scuola tecnico – professionale, molto vicina al vostro contesto di ricerca e di produzione; questa è la vostra scuola…; adottatela, adottate una classe, un progetto, un alunno… con reciproco grande vantaggio»;

2. A tutti noi… «Per ricordare che la scuola deve dare ai nostri giovani le ali per volare, verso il loro futuro, per un domani che vada oltre i confini ristretti dell’oggi…; ma anche le radici, perché le difficoltà non li travolgano…; le radici della nostra storia, del nostro passato. E questo progetto è riuscito a far sentire ai nostri ragazzi che hanno ali e radici».

Con questo progetto abbiamo aperto una finestra alla quale ci siamo affacciati con tanta emozione. È la finestra sul passato, rimasta in parte socchiusa, lasciandoci così in-travedere solo in parte un passato suggestivo, luminoso…

Ma la finestra è aperta anche sul presente, spesso incerto, velato e forse senza storia. Quella finestra è sicuramente aperta sul futuro fatto di speranze, di illusioni, di qualche

cosa che sappiamo che esiste ma che spesso non riusciamo ancora a mettere a fuoco…Noi affacciati a questa finestra, attori o spesso solo spettatori.

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Noi, al centro del tempo e dello spazio, piccola misura di tutte le cose che ci circonda-no, piccolo granello di sabbia nel cammino della storia.

Il veicolo elettrico, miracolosamente rigenerato da una foto d’epoca, percorrerà il suo itinerario iniziale verso l’Europa, verso Parigi, verso quella Tour Eiffel simbolo universale della tecnologia di fine ottocento, in un viaggio che porterà con sé tanti messaggi, quelli del suo passato accanto a quelli del nostro presente.

Il Dirigente Scolastico ISI «S. Simoni»Pietro Paolo Angelini

Castelnuovo di Garfagnana, 5 settembre 2009

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associazione «antiche ruote»

L’associazione culturale «Antiche Ruote» nasce dalla passione di alcuni amici per oggetti antichi riguardanti in particolar modo la meccanica e mezzi del passato, collezionisti e amatori di vetture d’epoca, che insieme stanno cercando di recuperare e conservare tutto ciò che ha fatto la storia della movimentazione, in particolar modo quella riguardante la Garfagnana.

È grazie a Lorenza Rossi e a suo padre Guido Rossi, noto storico, che nel corso degli anni ha pubblicato diversi articoli sulla «Garfagnana», che siamo venuti a conoscenza di questo straordinario veicolo dei conti Carli del tutto elettrico, ideato e costruito dall’inge-gnere Francesco Boggio nella fabbrica di tessuti qui a Castelnuovo di Garfagnana.

Ricordiamo che siamo agli albori dell’automobilismo mondiale, che si basava sul pe-trolio, sul vapore e sull’elettricità. Per noi scoprire che il primo mezzo elettrico della storia italiana circolava per le vie della nostra cittadina è stato un fatto entusiasmante che ha dato la spinta iniziale alla nostra associazione.

A questo punto è stato inevitabile pensare di coinvolgere l’Istituto Tecnico Industriale e L’Istituto Professionale di Castelnuovo di Garfagnana per la ricostruzione del veicolo

Il PresidenteMaurizio Donati

“Anti che Ruote”

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Il conte Giuseppe Carli*

Giuseppe Carli nacque a Castelnuovo di Garfa-gnana il 27 Febbraio del 1854, quarto figlio del conte Luigi ed unico maschio.

Il giovane Giuseppe, seguendo l’esempio del padre, si laureò in legge e fu molto attivo nella promozione delle iniziative locali, prima tra tutte la fondazione del Club Alpino della Garfagnana.

Secondo quanto riportato dallo statuto «sco-po del club sarà di promuovere le escursioni, le ascensioni e lo studio delle regioni circostanti, di procurare cenni itinerarii ed indicazioni utili sulle medesime, di formare buone guide, di incoraggia-re il miglioramento delle comunicazioni e degli alberghi, di stabilire tariffe per gli animali da tra-sporto e per le vetture e di contribuire in generale

ad attivare la venuta ed il soggiorno di viaggiatori forestieri ed a sviluppare le cognizioni di ogni sorta intorno ai monti ed alle colline».

I soci fondatori erano, oltre al ventenne conte Giuseppe che ebbe la carica di presidente per diversi anni, un altrettanto giovane Agostino Rosa, gli avvocati Edoardo Aloisi e Lo-renzo Lorenzetti e il dottor Marco Pelliccioni.

Un’iniziativa interessante del Club Alpino fu la fondazione della biblioteca popolare circolante di Castelnuovo di Garfagnana che, grazie all’interessamento del conte Giusep-pe, di Agostino Rosa e dell’avvocato Marco Pelliccioni, poté accogliere un numero sempre crescente di libri ed essere sistemata in una sala adeguata.

L’interesse di Giuseppe per la cultura non si spense con questo primo progetto, ma si concretizzò nella pubblicazione del «Corriere di Garfagnana», che, nato nel 1881, cessò la sua pubblicazione solo 12 anni più tardi.

Insieme al conte non poteva mancare il fidato amico Agostino Rosa, fondatore e proprie-tario del giornale, oltre che titolare della tipografia dove il periodico veniva stampato.

Si trattava di un settimanale che usciva regolarmente il giovedì e che, nel momento di maggior sviluppo, arrivava a stampare anche mille copie, in gran parte destinate ai garfagnini residenti all’estero. Questo spiega il gran numero di notizie relative a problemi che riguardavano l’immigrazione. Dalle pagine del «Corriere» il conte Carli denuncia-va le problematiche locali. L’interesse del conte Giuseppe per le esigenze della regione si manifestò non soltanto attraverso il «Corriere di Garfagnana», ma soprattutto tramite la partecipazione a diverse organizzazioni.

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Sicuramente coinvolto dal padre fu tra i promotori del «Commitato Permanente per l’aggregazione della Garfagnana a Lucca» e delle varie as-sociazioni che si battevano per il col-legamento ferroviario tra Castelnuovo e Lucca.

L’impeto che animava Giuseppe nelle lotte condotte per dare alla Gar-fagnana un futuro migliore si poteva riscontrare anche nell’attività ammi-nistrativa.

Durante gli anni ’80, tanto per fare un esempio, in qualità di consigliere comunale rischiò addirittura di dover sostenere un duello.

In seguito alla presentazione, da parte di Coli di una lettera di dimissioni, che aveva come motivazione la partecipazione di Pelliccioni al consiglio comunale, il Carli si fece promotore di una sorta di mozione di fiducia nei confronti di quest’ultimo, approvata ad unanimità dagli altri membri del consiglio.

Il Coli, reputando che l’ordine del giorno Carli fosse «un voto di biasimo e di spregio al suo nome», si ritenne in diritto di chiedere una riparazione colle armi.

Il Carli si dichiarò «sempre pronto a qualsiasi riparazione d’onore», ma i suoi avvocati, a differenza di quelli della parte avversa, non ritennero essere presenti motivazioni suffi-cienti. Non si ebbe, in conclusione, nessun duello.

Nel 1884, quando infieriva l’epidemia colerica a Castelnuovo, egli fu il primo a rialzare gli animi sbigottiti allo scoppio del morbo. Egli tenne le redini dell’amministrazione, fu molto vigile e premuroso verso tutti, provvedendo a tutto con sollecitudine e generosità impareggiabili.

Come attestato di stima per il grande impegno profuso, gli venne assegnata dal gover-no una medaglia di bronzo in qualità di «benemerito della pubblica salute».

Il conte Carli, però, decise di non accettare il riconoscimento conferitogli. Le motiva-zioni che lo avevano spinto al rifiuto vennero spiegate in una lettera indirizzata alla Socie-tà Filarmonica: «Io non posso accettare una tale onorificenza poiché in tal modo verrei a sanzionare un fatto che ritengo ingiustamente e illegalmente compiuto.

Ingiustamente – perché dimenticati o non considerati bastantemente tanti nostri con-cittadini che assai più di me ne erano meritevoli, tanti che nella disgraziata epoca dell’in-vasione colerica abbiamo veduti compiere atti di eroismo e di abnegazione. Tra gli altri mi limito a citare il Dottor Pietro Bertagni che non cessò di rimanere a capo della pubblica amministrazione, nemmeno dopo che il fatal morbo, gli colpiva la moglie e gli uccideva la sorella; il collega Avv. Giulio Pesetti operosissimo sempre instancabile; il dottor Francesco Franchi che al principio del morbo si trovò quasi da solo a curare i colpiti.

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Illegalmente – poiché dalle nostre autorità locali nel fare le proposte di tali onorifi-cenze al Ministero non furono osservate le prescrizioni determinate dal Regio Decreto che istituiva».

Nel 1888, all’età di 34 anni, il conte Giuseppe sposò Elmira Bacci di Livorno, apparte-nente ad una famiglia di possedenti molto ricca e conosciuta.

A dimostrazione dell’attaccamento che gli operai della Fabbrica di Tessuti nutrivano nei confronti del conte, non possiamo dimenticare il regalo preparato appositamente per festeggiare l’avvenimento. Si trattava di un volume rilegato in pelle, contenente le foto dei dipendenti dell’opificio, partendo dal direttore Boggio per arrivare fino alle operaie più umili. Tutti per l’occasione avevano indossato gli abiti migliori.

Ad attestazione del buon rapporto intercorrente con la classe lavoratrice, un impor-tante riconoscimento venne al conte Carli anche dalla Società Operaia di Pieve Fosciana, che lo nominò presidente onorario.

Molto significativo fu soprattutto il contributo dato da Giuseppe nella fondazione e nella gestione della Fabbrica di Tessuti, rimasta poi con il Banco di Sconto, sotto il suo controllo dopo la morte del conte Luigi.

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Il Veicolo elettrico del conte Giuseppe Carli

Nel 1891 proprio la Fabbrica di Tessuti fu protagonista di un’iniziativa singolare e molto interessante: la costruzione di «un veicolo elettrico a tre ruote brevettato dal Ministero d’Agricoltura e Commercio».

Si riporta la suggestiva descrizione fatta in un articolo del «Corriere di Garfagnana» pubblicato il 1° ottobre 1891, Anno XI, n° 537, a pagina 2:

Il veicolo elettrico

«Ci viene comunicata una illustrazione del veicolo elettrico a tre ruote, sistema Boggio, costruito nell’Officina Meccanica dei signori Carli e C. in Castelnuovo e brevettato dal Ministero d’Agricoltura e Commercio: non tardiamo a farne conoscere i dettagli ai nostri lettori.

È un veicolo elettrico leggerissimo, solidissimo, fatto con tubi di acciaio verniciati, fissati tra loro sull’asse di tre ruote di ferro elegantissime.

Comporta due persone a cassetto.Con questo nuovo mezzo di trazione si possono percorrere le strade con una velocità

straordinaria per parecchie ore di marcia secondo lo stato di esse. La forza elettro-motrice viene data da una batteria speciale di 10 accumulatori della capacità di 25 amperes –ore per K.ma di placca, chiusi ermeticamente in cassette d’ebanite, aventi un potenziale ac-cumulato di circa 2000 Watts. Pesano K.mi 70. Detta forza viene distribuita al motorino per mezzo di un commutatore regolatore di 8-12-16-20 volts, cosi marciando in media a 12 voltampere, dura circa 10 ore. Nella discesa non si consuma forza, come pure nella fermata viene interrotta.

Il motorino ha la potenza di un cavallo, assorbisce 942 watts per 736 resi. Fa 3000 giri al minuto e può elevarsi fino a 15 mila giri per la grande leggerezza dell’indotto corrispon-dente alla periferia delle dinamo usuali, con un rendimento dell’80 per cento – Pesa 20 Kg. Il veicolo è pure munito di lampade elettriche – suoneria di allarme – freno – valvole fusibili di sicurezza – invertitore di rotazione – guida a manubrio ecc. ecc.

È un complesso di meccanica ingegnoso e ben disposto, che apre un vasto campo alla formazione di tanti altri veicoli di tutte le foggie e gradazioni 3-4-5 e 6 ruote, con batterie e motori di maggiore e minore entità.

La lunghezza di questo primo veicolo è di metri 1,80 per 1 metro di larghezza e metri 1,20 di altezza.

Pesa in complesso chilogrammi 140.

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L’avvenire gli dev’essere propizio. È certamente un mezzo di viaggiare molto economi-co, facile al maneggio, alla portata di tutti, perche costa assai meno della trazione a cavalli, si può adottare nelle attuali linee delle tramvie a cavalli, con veicoli di 4 e 6 ruote.

A completamento del quesito che il costruttore si è prefisso, dove non vi saranno sta-zioni di elettricità per la carica, si può supplire con un semplice meccanismo a manovella asportabile applicato alle ruote del veicolo stesso, per imprimere un movimento a mano diretto al motorino da convertirlo in dinamo, ossia in generatore di corrente, per la carica delle batterie. Servirà, anche a volerlo, per illuminazione elettrica».

I giornali scientifici non si fecero scappare l’occasione di descrivere questo veicolo e nel 1894 se ne occuparono oltre a «La Garfagnana» anche «L’Elettricità» di Milano e «Le Petit Journal» di Parigi. Sempre nello stesso anno la rivista «Locomotion Automobile» di Parigi ha riprodotto questa vettura, nel frontespizio del periodico illustrato, come emble-ma della trazione elettrica.

L’interesse venutosi a determinare a distanza di tre anni dalla messa a punto del veicolo elettrico era dovuto principalmente alla decisione del conte di iscriverlo alla prima gara automobilistica del mondo, «La Parigi-Rouen», fissata per il 22 luglio 1894.

Il pilota sarebbe stato lo stesso Carli, mentre il Boggio avrebbe dovuto svolgere la fun-zione di tecnico.

Un intoppo burocratico, purtroppo, impedì la partecipazione della singolare vettura alla competizione automobilistica. Il conte Giuseppe, non volendo perdere l’occasione di far conoscere la sua invenzione, cercò anche l’appoggio delle autorità consolari a Roma per riuscire a superare la dogana Francese, ma senza nessun risultato.

Il Giornale Milanese «L’Elettricità» esprimeva in questi termini la sua delusione: «Tutti coloro che hanno preso interesse al concorso di vetture automotrici promosso l’anno passato dal «Petit Journal» e che si ripeterà anche in quest’anno, ricorderanno parimenti con qual disappunto si sia appreso che la sola vettura elettrica iscritta, quella costruita a Castelnuovo Garfagnana, fosse alla dogana proprio al momento in cui essa avrebbe dovu-to percorrere le vie di Parigi. Il grido fu unanime: Come, l’elettricità non avrà in tal modo rappresentanti da opporre al petrolio e al vapore?».

L’originalità dell’invenzione veniva messa in evidenza sia dall’epitaffio del conte Giu-seppe, in cui si affermava: «Ideò e costruì una automobile elettrica prima nel tempo in Italia», sia da «L’Elettricità»: «La vettura costruita nella Fabbrica di Tessuti di Castelnuovo di Garfagnana ha il merito di essere stata una delle prime e i giornali scientifici del mondo ne hanno fatto cenno».

Un particolare interesse per il veicolo elettrico costruito nel capoluogo garfagnino ven-ne manifestato anche parecchi decenni dopo la sfortunata spedizione parigina.

Risale infatti al 26 ottobre 1937 la lettera che l’ordinatore del Museo Nazionale del-l’Automobile, Carlo Biscaretti di Ruffia, inviò al podestà del Comune di Castelnuovo per ricevere informazioni. «Sfogliando vecchie riviste francesi, leggo che alla prima corsa di

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automobili nel 1894 sul percorso Parigi-Rouen, era iscritto un conte Carli di Castelnuovo Garfagnana, deputato al Parlamento italiano. La macchina, una vettura elettrica, giunse regolarmente a Parigi, ma per difficoltà insorte all’ultimo momento, non poté essere svin-colata in tempo alla dogana e quindi non prese parte alla gara. Io desidererei sapere dalla sua cortesia, se posso avere qualche informazione sulla esistenza o meno della famiglia Carli, nella città di Castelnuovo, e se Ella vorrebbe essere tanto cortese da mettermi in relazione con quei signori, affinché io possa interpellarli su questo loro antenato ed avere qualche precisazione su quanto mi interessa».

Purtroppo, però, il Comune non seppe fornire alcuna indicazione utile, anche perché la famiglia Carli aveva lasciato Castelnuovo da parecchi anni.

Un’occasione persa, quindi, per veder valorizzato al meglio e tramandato ai posteri questo interessante prodotto dell’ingegno garfagnino, sempre ammesso che, all’epoca, fosse ancora esistente.

Dopo la descrizione delle numerose attività intraprese, saremmo quasi autorizzati a pensare che Giuseppe abbia seguito in tutto e per tutto il sentiero tracciato dal padre. Invece le cose non stavano così, proprio perché uno degli elementi che maggiormente lo differenziarono dal conte Luigi fu la scelta di entrare nell’agone politico in qualità di deputato, decisione che molti ritennero alla base delle tragiche difficoltà cui si trovò di fronte negli anni successivi.

L’attività politica del Conte Giuseppe Carli

Nel novembre 1892 il Conte Giuseppe Carli partecipò alle elezioni politiche ed ebbe come suo avversario Paolo Fabrizi, nipote del generale Nicola Fabrizi, personalità di spic-co della zona e con notevole influenza politica.

Il Conte Carli ebbe un risultato straordinario, riuscendo a vincere in quasi tutti i co-muni del collegio.

La pubblicazione di Lorenza Rossi riporta quest’evento con queste parole: «Dopo la comunicazione dei risultati la piazza, come per incanto, venne illuminata a luce elettrica e sulla estremità di Via Vittorio Emanuele rifulgeva una stella portante l’iscrizione: “W l’amico del popolo, lavoratore instancabile”».

I festeggiamenti per la vittoria elettorale del conte Carli si protrassero per due giorni, fino al martedì successivo, quando il neo deputato fece ritorno al paese natale ricevendo un’accoglienza veramente degna di nota.

Il discorso improvvisato dal balcone della sua abitazione ribadiva un concetto fonda-mentale: «Amici di fronte alle manifestazioni di stima e di affetto che a voi è piaciuto darmi io non ho parole che servano ad esprimervi i sentimenti dell’animo mio. Solo vi dico che eterna ne serberò nel mio cuore la memoria e la gratitudine. Avevo deliberato di rimanere

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estraneo alla presente lotta elettorale. Ciò nonostante con una splendida votazione avete voluto affermarvi sul mio nome. Ora io non mi sento il coraggio di rifiutare il mandato che con tanta spontaneità mi viene offerto dalla Garfagnana e dalla Lunigiana».

La figura del conte Giuseppe Carli aveva chiaramente la fiducia del popolo, con il quale aveva uno stretto legame, affettivo, culturale ed economico (attività industriali, commer-ciali, bancarie e finanziarie).

Il fallimento del Banco di Anticipazioni e di Sconto e di tutti i suoi progetti

Il principale investimento della famiglia Carli fu quello di creare e sviluppare una ban-ca locale, il «Banco di Anticipazioni e di Sconto», attività finanziaria che purtroppo non ebbe successo e andò incontro al fallimento nel 1894.

In un documento dell’11 febbraio 1895, veniva dichiarato aperto il fallimento di Giu-seppe Carli, fissata la data di cessazione dei pagamenti al 1° gennaio 1894 e nominato curatore provvisorio il ragionier Enrico Montauti.

In questo modo il conte veniva privato «dell’amministrazione dei suoi beni e di quelli che pervenissero durante lo stato di fallimento».

L’intento, come riferisce anche Lorenza Rossi, era quello di tutelare in tutti i modi possibili la massa dei creditori che avrebbe visto ripartito proporzionalmente il danno, impedendo così che alcuni, più vicini al debitore, o più nelle sue grazie, riuscissero a pre-valere a scapito degli altri.

Per quanto riguarda la famiglia Carli, sembra quasi scontato dire che per il conte Giu-seppe non ci fosse più posto nel capoluogo garfagnino, sia a causa del risentimento della popolazione nei suoi confronti, sia per la profonda delusione provata durante tutta la delicata situazione.

Giuseppe decise di trasferirsi a Livorno insieme alla sua famiglia e lì visse nei possedi-menti che ancora rimanevano alla moglie fino al 1913.

La lontananza dalla sua Garfagnana

La triste esistenza condotta in quel periodo venne testimoniata anche dall’avvocato Demade Nelli, figlio di Michele, storico sostenitore del Fabrizi, che si recò dal Carli per consegnargli alcuni incartamenti.

La descrizione della sua casa non era quella di un’abitazione lussuosa, ma, pur trattan-dosi di una villa, l’aggettivo utilizzato dal narratore era “modesta”, come riferisce il lavoro di Lorenza Rossi.

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Le domande rivolte dal conte al suo interlocutore facevano trasparire in tutto e per tutto il suo profondo amore verso la Garfagnana e la grande tragedia interiore sopportata a causa della critica situazione economica che ancora attanagliava la sua terra natale.

Molti erano i rimproveri che muoveva a se stesso: «in primo luogo come proprietario e direttore del Banco di Sconto non avrei dovuto scendere in lotta contro Paolo Fabrizi. Per quanto poco o nulla abbia fatto per la Garfagnana costui non cessava di essere il nipote del generale Nicola Fabrizi. In secondo luogo perché un proprietario e un direttore di banca, se vuole resistere alla concorrenza, deve mantenersi estraneo ad ogni competizione: sia quella politica che amministrativa».

Un riferimento esplicito era rivolto anche agli amici del conte, ai loro consigli, alle loro pressioni. L’amara affermazione finale era veramente molto eloquente: «Ma oggi ne sopporto, da solo, le tristi conseguenze».

Oltre quindi alla desolazione e al senso di colpa provati per la rovina di molti suoi compaesani, c’era anche il profondo dolore determinato dalla constatazione che, nel mo-mento del bisogno, gli amici che tanto lo avevano supportato e animato all’apice del suc-cesso, lo avevano abbandonato senza la minima esitazione.…………………………

Questo è l’epilogo della triste vicenda che coinvolse la famiglia Carli, dall’apice della po-tenza economico-finanziaria, oltre che sociale, alla rovina più completa sotto tutti i punti di vista.

La Garfagnana patì parecchio per risollevarsi da questa delicata situazione e le tristi conseguenze di questa vicenda sarebbero state assai più gravi e durature senza l’aiuto del-l’emigrazione che colmò ben presto la penuria di denaro, ristabilendo l’equilibrio morale e finanziario del Circondario.

Il Conte Carli morì a Livorno nel 1913.

È da ritenere che Il fallimento sia politico che economico del conte Carli non abbia permesso uno sviluppo completo del progetto del veicolo elettrico, che rimase così ab-bandonato.

Forse, se tale iniziativa fosse stata sviluppata, oggi avremmo potuto già viaggiare su «automobili elettriche» e Castelnuovo, forse sarebbe stato protagonista in questo settore, oggi ritenuto da tutti essenziale.

* Documentazione tratta dal libro I Conti Carli di Castelnuovo di Garfagnana. Nobiltà e progresso nell’Italia del XIX secolo di Lorenza Rossi.

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IPSIA «S. SIMONI» e I.T.I. «F. VECCHIACCHI»Castelnuovo di Garfagnana (Lucca)

Gli alunni delle classi IV I.T.I. Meccanici e IV Tecnici Industrie Meccanichedell’anno scolastico 2008-2009

presentano:

La ricostruzione del veicolo elettrico del Conte Carli

Dal disegno del veicolo elettrico del 1891 e dalla breve descrizione riportata da una rivista dell’epoca abbiamo iniziato la riprogettazione del veicolo. Questa fase, fondamentale per la buona riuscita del progetto, è stata, benché complessa, molto interessante e stimolante: innanzitutto si sono fatte varie ipotesi sul funzionamento degli organi meccanici e sulla struttura del veicolo. Si è verificato quindi, tramite un processo logico interattivo, che tali ipotesi potessero offrire delle soluzioni compatibili sia con il disegno e la descrizione, sia con i macchinari, la strumentazione e le risorse a nostra disposizione.

La progettazione è stata supportata dall’utilizzo di un programma di modellazione solida tramite il quale sono state disegnate le varie parti fino all’assemblaggio e alla rico-struzione virtuale del veicolo stesso. Sempre tramite l’ausilio di questo programma sono stati simulati i movimenti dei vari organi meccanici.

Per quanto riguarda la struttura si è optato per una scelta che si è rilevata molto inte-ressante e funzionale: scocca portante in legno e telaietto in lamiera piegata che sostiene gli organi meccanici. Questa soluzione ha permesso: di poter lavorare in parallelo con il falegname; un agevole montaggio e registrazione degli organi meccanici e al contempo di rimanere il più fedeli possibile al disegno dell’epoca.

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Il movimento del veicolo è generato da un motore elettrico in C.C. ed è trasmesso alla ruota tramite un tampone gommato tenuto premuto da una molla sul cerchio interno alla ruota stessa. La riduzione dei giri è affidata ad una coppia di ruote dentate, tutto il gruppo (motore, riduttore, tampone) può oscillare su un perno fissato al telaio di lamiera.

Terminata la fase di progettazione, reperito il materiale grezzo, abbiamo iniziato la costruzione dei particolari, avendo cura di realizzarli con tecniche di costruzione similari a quelle che potevano essere usate nell’epoca della costruzione dell’originale. Tale lavo-ro è stato svolto nelle ore di approfondimento pomeridiano (corso di terza area) con la classe 4° TIM, mentre al mattino, nell’area di progetto, è stata coinvolta la classe 4° ITI meccanici. Gli studenti hanno dimostrato un interesse e una passione al di sopra delle aspettative, e questo ha reso possibile il conseguimento di obiettivi didattici normalmente non raggiungibili. Tutto questo ha attivato un circolo di sinergie che ha permesso anche una stretta collaborazione fra i docenti che giorno dopo giorno, insieme agli alunni, han-no affrontato gli innumerevoli piccoli e grandi problemi che si sono presentati, superati soltanto grazie alla caparbietà e al desiderio di tutto il team di portare a termine il lavoro. L’obbiettivo di fatto era quello di far ripercorrere al veicolo alcune delle strade sulle quali il Conte, quasi 120 anni fa, aveva stupito i suoi concittadini con un sistema di locomozio-ne che, molto probabilmente, sarà il più usato nel nostro prossimo futuro.

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Particolari della realizzazione dei raggi delle ruote mediante fucinatura

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Particolare della realizzazione dei mozzi delle ruote

Particolari dell’assemblaggio della ruota

Fasi dell’assemblaggio del veicolo

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Il Veicolo finito Il team

Tutti i particolari meccanici del veicolo (la parte meccanica del veicolo è composta da circa 800 particolari) sono stati prima studiati e disegnati, poi dopo aver acquistato il materiale grezzo necessario, sono stati realizzati (il nostro laboratorio meccanico è attrez-zato con torni paralleli, fresatrici verticali, rettifica, saldatrici e attrezzature per la mag-gior parte delle lavorazioni meccaniche), verniciati e assemblati nell’officina meccanica dell’Istituto Professionale «S. Simoni» di Castelnuovo di Garfagnana dagli alunni delle classi 4° Meccanici dell’ITI «F. Vecchiacchi» e 4° Tecnici Industrie Meccaniche dell IPSIA «S. Simoni».

Il Veicolo è dotato di motore elettrico-batterie-carica batterie (questi componenti sono stati smontati da un vecchio transpallett, recuperato da un ferrivecchi, quindi adattato al nostro veicolo), variatore di velocità, sistema di inversione di marcia, sistema di frenatura, luci anteriori.

Velocità massima circa 10 Km/h.

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Il collaudo del veicolo Il team

Alunni che hanno partecipato al progetto:

Andrea Andolfo, Fabio Beniti, Giacomo Cecchini, Michael Nannini, Saverio Turri, Marco Viviani , Massimiliano Lana, Nicola Castelli, Matteo Chiocchetti,

Nicolò Micheletti, Michele Motroni, Jonathan Pierotti, Davide Pioli, Iacopo Pucci, Silvio Redenti, Filippo Isacco Rossi, Florin Bushi, Mattia Fontanini, Simone Gualtieri,

Carlo Lemmi, Valerio Tofanelli.

Insegnanti:Alfredo Rocchiccioli, Leonardo Innocenti, Daniele Giampaoli, Carlo Brisighelli

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Presentazione del veicolo

Il Giorno 5 settembre 2009 il veicolo è stato presentato presso il teatro comunale «Alfieri» di Castelnuovo di Garfagnana alla presenza di numerose autorità e della cittadinanza.

Tale artistico teatro, recentemente restaurato, è stato costruito dalla famiglia del Conte Giuseppe Carli, inventore del veicolo.

La presentazione al Teatro «Alfieri»

Premiazione degli alunni I discendenti del conte Carli

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Il Giorno 27 ottobre 2009 il veicolo elettrico è stato presentato nel cortile di Palazzo Bastogi, a Firenze, sede del Consiglio regionale della Toscana, alla presenza di Fabio Roggiolani, Presidende della Commissione Sanità, al Consigliere Regionale Ardelio Pel-legrinotti, al dirigente Dottor Elio Satti, a vari funzionari regionali, alla stampa e alle televisioni locali.

Articolo del quotidiano «La Nazione» del 28/11/2009

Fabio Roggiolani e Ardelio Pellegrinotti alla guida del veicolo

Il Dirigente Scolastico Pietro Paolo Angelini riceve da Fabio Roggiolani e Ardelio Pellegri-notti un riconoscimento per il lavoro svolto dai suoi docenti e alunni

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L’I.S.I. «SIMONE SIMONI»

L’Istituto di Istruzione Superiore di Castelnuovo di Garfagnana nasce nel 1996 per aggre-gazione dell’Istituto Professionale per l’Industria e l’Artigianato (IPSIA) «S. Simoni» e del Liceo Scientifico «G. Galilei».

Le due scuole sono associate sotto un’unica Presidenza e sviluppano, a livello forma-tivo, un cammino comune che le vede impegnate nella realizzazione di progetti d’appro-fondimento di alcune tematiche interessanti per gli allievi di entrambe le scuole, nono-stante le due realtà scolastiche vantino ognuna la propria storia nella realtà culturale della Garfagnana.

❖ Il Liceo Scientifico «G. Galilei» viene istituito nel 1946 quale sezione staccata del Liceo Scientifico Vallisneri di Lucca e acquisisce l’autonomia nell’a.s. 1954/55. Per parecchi anni rappresenta l’unica scuola media superiore della Garfagnana.

❖ L’IPSIA «S. Simoni» nasce nel 1961 come sezione distaccata dell’IPIA «Giorgi» di Lucca e acquista la propria autonomia il primo ottobre del 1971 con decreto del Presidente della Repubblica.

Negli anni ’50 l’Istituto Professionale era già attivo come scuola di avviamento profes-sionale, contribuendo, già allora, alla qualificazione di tanti alunni che non frequentavano la scuola media.

La scuola nasce con due corsi di qualifica, meccanico ed elettrico, della durata di tre anni ciascuno e nel 1972 viene istituito anche il biennio sperimentale post-qualifica (cl. 4 e 5) per tecnici delle industrie elettriche.

Con l’autonomia inizia un lungo e continuo lavoro per il miglioramento della funzio-nalità didattica ed operativa dell’Istituto.

Vengono così allestiti nuovi laboratori e la scuola si apre alle innovazioni culturali, tese a qualificare il futuro professionale dei propri allievi.

Nell’anno scolastico 1987/88 la scuola accoglie il PIANO NAZIONALE DELL’INFOR-MATICA e successivamente, nell’a.s. 1989/90, attiva, per prima a livello provinciale, un nuovo corso sperimentale denominato PROGETTO ’92 per portare a livello europeo la preparazione dei giovani.

Dall’a.s. 92/93 tale sperimentazione diviene «corso ordinario» articolato nei seguenti due corsi di qualifica:

• OPERATORE ELETTRICO-ELETTRONICO• OPERATORE MECCANICO-TERMICO

e nel corso post-qualifica: • TECNICO DELLE INDUSTRIE ELETTRICHE.

In grado di offrire agli allievi diversi percorsi ed opportunità.

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Questi sono i corsi presenti attualmente nell’istituto professionale, che dall’anno sco-lastico 1997/98 ha ottenuto anche il corso post-qualifica TECNICO DELLE INDUSTRIE MECCANICHE.

❖ L’ITI «F. Vecchiacchi». Dall’anno scolastico 2006/2007 per rispondere alle esigenze formative del territorio, è stato istituito, a partire dalla classe terza, il corso ITI per il conseguimento del diploma di Perito Industriale per l’Elettrotecnica e l’Auto-mazione e del diploma di Perito Industriale per la Meccanica. Nel corso dell’an-no scolastico 2007/08, a seguito di un’indagine nel territorio, si è proceduto alla cerimonia di intitolazione dell’Istituto Tecnico Industriale al prof. F. Vecchiacchi, illustre scienziato Garfagnino, nato a Filicaia (Camporgiano) il 9.10.1902 e morto a Milano, precocemente, il 20.11.1955.

I Nostri Progetti

L’IPSIA «S. Simoni» e l’ITI «F. Vecchiacchi» attuano significativi progetti di Alternanza Scuola – Lavoro nonché attività obbligatoria di stage nelle aziende della Valle del Serchio. In particolare l’incontro con le aziende permette di approfondire la tematica della Sicurez-za nei luoghi di lavoro già oggetto di moduli didattici nell’attività curricolare. Realizzano, inoltre altri importanti progetti quali: Mostra itinerante dal titolo «Dall’elettromagneti-smo a Francesco Vecchiacchi», ricerche storico-scientifiche sulle figure del prof. Francesco Vecchiacchi, La macchina del Conte Carli, Le mappe di Domenico Cecchi ed esperienze laboratoriali con costruzione di apparecchi tecnologici con cui gli alunni hanno consegui-to diversi premi a livello provinciale, regionale e nazionale.

Le due scuole sviluppano infine dei percorsi didattici integrativi nell’ambito della Le-galità, dell’Educazione alla Salute, della Cittadinanza e Costituzione, delle lingue (Trinity), delle nuove tecnologie informatiche (ECDL – CAD di modellazione solida), dell’ambien-te e hanno realizzato varie pubblicazioni nonché materiale audiovisivo divulgativo. Da vari anni l’IPSIA «S. Simoni» partecipa a progetti di Mobilità Europea con varie esperien-ze lavorative in Francia, più recentemente in Spagna, nonché a diverse discipline sportive durante le varie fasi dei Giochi Sportivi Studenteschi.

Il Dirigente ScolasticoProf. Pietro Paolo Angelini

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L’amministrazione Provinciale di Lucca in questi anni ha apprezzato il nostro impegno per la metodologia seguita di interazione della nostra scuola con il territorio. In Particolare ha inserito nell’anno scolastico 2008/2009 il lavoro «Ricostruzione del veicolo elettrico del Conte Carli» nella rassegna regionale «Pianeta Galileo». Per la presentazione della macchina del

Conte Carli abbiamo ricevuto quale riconoscimento gradito il presente attestato:

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“Anti che Ruote”

Istituto Tecnico Industriale

comune di castelnuovo di garfagnana

comunità montana della garfagnana

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C’era una volta, centoventi anni fa, un veicolo elet-trico, unico esempio lungimirante di tecnologia, di lu-minosità creativa, di grande talento…

C’era una volta a Castelnuovo Garfagnana, nella seconda metà dell’Ottocento, una famiglia importante quella dei Conti Carli ed un Conte illuminato Giuseppe che, in una società conservatrice focalizzata sulla civiltà contadina, faticosamente spingeva il suo tempo e la sua Val-le verso la modernizzazione…; un uomo che investì tutta la sua genialità e le sue risorse economiche per la crescita imprenditoriale e lo sviluppo del nostro territorio…; un progetto che purtroppo fallì.

La macchina non partecipò a Parigi alla prima gara automobi-listica del mondo, come era negli auspici del Conte e la nostra Valle continuò ad avere nell’emigrazione la principale e drammatica solu-zione ai problemi economici. Il progetto del veicolo elettrico rimase così abbandonato e Castelnuovo perse questo unico e straordinario appuntamento con la Storia.

Solo dopo centoventi anni la macchina del Conte Carli è rina-ta, su proposta dell’Associazione Antiche Ruote, rigenerata da una foto d’epoca, dalla mente dei nostri docenti, dall’operosità dei nostri alunni.

E così la nostra macchina potrà ripercorrere il suo itinerario ini-ziale verso Parigi, in un viaggio che porterà con sé tanti messaggi, quelli del suo passato accanto a quelli del nostro presente.

Pietro Paolo Angelini