Augusto Graziani

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Augusto Graziani: Riabilitiamo la teoria del valore Riabilitiamo la teoria del valore* di Augusto Graziani AUGUSTO GRAZIANI, Riabilitiamo la teoria del valore (da I conti senza l'oste, Bollati Boringhieri, pp. 235-240) Non poco dell'insegnamento economico di Marx è stato assorbito silenziosamente da economisti di tradizione estranea al marxismo. Non è difficile scoprire, all'interno della tradizione economica borghese, l'esistenza di una vasta corrente sotterranea di origine marxiana, a volte sepolta nel profondo, a volte affiorante in superficie, comunque sempre presente e vitale. L'analisi di Marx, per chi volesse utilizzare un termine moderno, può dirsi impostata in termini macroscopici. La definizione marxiana del capitalismo come sistema basato sulla separazione fra lavoro e mezzi di produzione, e sulla conseguente contrapposizione tra una classe di capitalisti proprietari e una classe di lavoratori nullatenenti, è espressa direttamente in termini di struttura sociale. Questa definizione del capitalismo, come sistema costituito da classi in conflitto, è quasi superfluo ricordarlo, viene fermamente respinta dalla teoria economica borghese, la quale resta saldamente affezionata all'idea del mercato come libera palestra di contrattazione, nella quale i singoli affermano le proprie preferenze e difendono i propri interessi. L'imposizione individualistica, com'è noto, prende come punto di partenza l'agire del singolo individuo e, dall'analisi del comportamento del singolo, desume l'assetto globale del sistema economico. A questa procedura, Marx, con la sua impostazione macroeconomica, contrappone una procedura inversa, di contenuto storico e concreto. Ridotta all'essenziale, la sua logica può essere espressa così: poiché l'esperienza storica mostra che un sistema sociale quale il capitalismo, basato sulla separazione tra lavoro e mezzi di produzione, si è affermato e perdura, ciò significa che i soggetti che lo compongono si comportano in modo da garantire la sopravvivenza. Compito dell'analisi economica è proprio quello di scoprire tali regole di sopravvivenza. Per spingersi nel profondo, occorre scoprire le vere condizioni di equilibrio del sistema economico, che sono le condizioni della sua riproduzione. Questo è il compito che Marx assegna alla scienza economica. Per un economista, questa regola di metodo significa riconoscere priorità e autonomia all'analisi macroeconomica, lasciando all'analisi microeconomica (e cioè allo studio del comportamento individuale) il carattere di residuo derivato. L'analisi di classe della società capitalistica conduce immediatamente Marx a una descrizione del processo economico inteso come circuito monetario. I lavoratori, privi per definizione di mezzi di produzione, non possono avviare alcuna attività produttiva. Le imprese, a loro volta, possono farlo soltanto dopo aver acquistato forza-lavoro. Il processo economico si mette dunque in moto soltanto nel momento in cui le imprese, ottenuto un finanziamento monetario dal settore delle banche, acquistano forza-lavoro e realizzano il processo produttivo. Lo stesso processo si conclude allorché le imprese, avendo vendute le merci prodotte, rientrano in possesso della moneta erogata e rimborsano alle banche il credito inizialmente ricevuto. Mercoledì 08 Gennaio 2014 21:51 CLICCA SOTTO PER ISCRIVERTI AL FEED RSS RSS Save page as PDF VUOI ISCRIVERTI ALLA NEWSLETTER? Nome Email Ricezione Testo HTML ISCRIVITI QUATTRO ANNI FA Duccio Cavalieri: Sulle cause reali e finanziarie nella crisi economica in corso Written on 09 Gennaio 2010, 12.23 by admin Condividi Sulle cause reali e finanziarie nella crisi economica in corso di Duccio Cavalieri La crisi globale... READ MORE 7730 Valerio Bertello: Divisione del lavoro e socializzazione Written on 09 Gennaio 2010, 11.53 by admin DIVISIONE DEL LAVORO E SOCIALIZZAZIONEValerio Bertello“Il lavoro annuale di ciascuna nazione è il fondo donde originariamente si traggono tutte le cose... READ MORE 1860 Mutallab e la Palla di Fuoco (tratto da una storia vera) Written on 09 Gennaio 2010, 10.58 by admin Mutallab e la Palla di Fuoco (tratto da una storia vera)Felice CaprettaAncora sotto le palle dell’albero di natale, poco dopo CERCA NEL SITO Cerca SEGUI SINISTRAINRETE ANCHE SU TWITTER! Segui Segui L'IMPERIALISMO GLOBALE E LA GRANDE CRISI TEGHIL: COSCIENZA ILLUSORIA DI SÉ E. EVERHARD: DIAZ, IL SENSO DI GIUSTIZIA DELLO STATO SINISTRAINRETE A R C H I V I O D I D O C U M E N T I E A R T I C O L I P E R L A D I S C U S S I O N E P O S I N I S T R A home crisi mondiale marxismo Analisi di classe politica politica italiana neoliberismo teoria cultura mondo/imperialismo geopolitica politica economica ecologia e ambiente lavoro e sindacato sinistra radicale società storia finanza filosofia globalizzazione archivio documenti teoria economica europa spesa pubblica keynes articoli brevi converted by Web2PDFConvert.com

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Augusto Graziani: Riabilitiamo la teoria delvalore

Riabilitiamo la teoria del valore*di Augusto Graziani

AUGUSTO GRAZIANI, Riabilitiamo la teoria del valore (da I conti senza l'oste, Bollati Boringhieri, pp.235-240)

Non poco dell'insegnamento economico di Marx èstato assorbito silenziosamente da economisti ditradizione estranea al marxismo. Non è difficilescoprire, all'interno della tradizione economicaborghese, l'esistenza di una vasta corrente sotterraneadi origine marxiana, a volte sepolta nel profondo, avolte affiorante in superficie, comunque semprepresente e vitale.

L'analisi di Marx, per chi volesse utilizzare un terminemoderno, può dirsi impostata in termini macroscopici.La definizione marxiana del capitalismo come sistemabasato sulla separazione fra lavoro e mezzi diproduzione, e sulla conseguente contrapposizione trauna classe di capitalisti proprietari e una classe dilavoratori nullatenenti, è espressa direttamente intermini di struttura sociale. Questa definizione del

capitalismo, come sistema costituito da classi in conflitto, è quasi superfluo ricordarlo, vienefermamente respinta dalla teoria economica borghese, la quale resta saldamente affezionata all'idea delmercato come libera palestra di contrattazione, nella quale i singoli affermano le proprie preferenze edifendono i propri interessi.

L'imposizione individualistica, com'è noto, prende come punto di partenza l'agire del singolo individuoe, dall'analisi del comportamento del singolo, desume l'assetto globale del sistema economico. A questaprocedura, Marx, con la sua impostazione macroeconomica, contrappone una procedura inversa, dicontenuto storico e concreto. Ridotta all'essenziale, la sua logica può essere espressa così: poichél'esperienza storica mostra che un sistema sociale quale il capitalismo, basato sulla separazione tra lavoroe mezzi di produzione, si è affermato e perdura, ciò significa che i soggetti che lo compongono sicomportano in modo da garantire la sopravvivenza.

Compito dell'analisi economica è proprio quello di scoprire tali regole di sopravvivenza. Per spingersi nelprofondo, occorre scoprire le vere condizioni di equilibrio del sistema economico, che sono le condizionidella sua riproduzione. Questo è il compito che Marx assegna alla scienza economica. Per uneconomista, questa regola di metodo significa riconoscere priorità e autonomia all'analisimacroeconomica, lasciando all'analisi microeconomica (e cioè allo studio del comportamentoindividuale) il carattere di residuo derivato.

L'analisi di classe della società capitalistica conduce immediatamente Marx a una descrizione delprocesso economico inteso come circuito monetario. I lavoratori, privi per definizione di mezzi diproduzione, non possono avviare alcuna attività produttiva. Le imprese, a loro volta, possono farlosoltanto dopo aver acquistato forza-lavoro. Il processo economico si mette dunque in moto soltanto nelmomento in cui le imprese, ottenuto un finanziamento monetario dal settore delle banche, acquistanoforza-lavoro e realizzano il processo produttivo. Lo stesso processo si conclude allorché le imprese,avendo vendute le merci prodotte, rientrano in possesso della moneta erogata e rimborsano alle bancheil credito inizialmente ricevuto.

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L'idea del processo economico come circuito monetario, più volte scoperta e più volte dimenticata, èalla base di numerose acquisizioni teoriche. Ne citeremo soltanto tre. Nell'analisi del processoeconomico come circuito monetario, la moneta compare come credito iniziale concesso alle impreseper l'erogazione dei salari e l'acquisto di forza-lavoro. Allorché la moneta entra nel circuito, essarappresenta quindi il capitale investito dall'imprenditore e impegnato nel processo produttivo a scopo diprofitto. La moneta non è quindi, così come vorrebbe la teoria individualistica, un sempliceintermediario dello scambio, introdotto a guisa di perfezionamento tecnico allo scopo di superare gliinconvenienti del baratto. Nell'assetto capitalistico, la moneta è il capitale iniziale di cui si avvalel'imprenditore per l'acquisto di forza lavoro. La circolazione monetaria, quindi, non svolge unicamente lafunzione di consentire più agili rapporti commerciali, ma anche quella assai più rilevante di mettere inrapporto la classe dei capitalisti con quella dei lavoratori.

È sempre la definizione del processo economico come circuito monetario che consente di analizzare ilfenomeno della crisi. Tale fenomeno si presenta come un arresto del circuito. Nulla garantisce infatti che,nel corso del processo economico, i redditi monetari percepiti vengano spesi per intero. Fintantoché ciòavviene, la continuità del processo economico è assicurata. Ma se, per ragioni connesse alle prospettivepiù o meno pessimistiche degli imprenditori o degli speculatori, risulta conveniente trattenere ricchezzain forma liquida, il circuito si arresta e subentra la fase di crisi.

A sua volta, il problema della crisi è strettamente legato a quello della disoccupazione e delfunzionamento del mercato del lavoro. Nell'immediato, la crisi si manifesta attraverso la presenza dimerci prodotte e non vendute; ma, se la crisi si protrae, il volume di produzione finisce con l'adattarsi allivello della domanda e il fenomeno delle merci non vendute scompare. A questo punto, la crisi simanifesta soltanto nel mercato del lavoro, sotto la forma di disoccupazione. Secondo la teoriatradizionale, anche in questo mercato, grazie al gioco della domanda e dell'offerta, si dovrebbe giungereprima o poi a un assetto di equilibrio. La teoria del processo economico come circuito monetario aiuta acomprendere perché invece ciò non accada, e come la disoccupazione scompaia soltanto quando gliimprenditori, in base alle loro previsioni e secondo strategie proprie, decidono di porvi fine, rimettendoin moto il processo produttivo.

Da questa analisi della disoccupazione discende infine un ultimo insegnamento, anche questo più omeno tacitamente assorbito da vasti settori dell'economia non marxiana. È noto che, secondo la teoriatradizionale della domanda e dell'offerta, il lavoratore per il fatto stesso di possedere una capacitàlavorativa e di poter offrire il proprio lavoro, sarebbe titolare di una ricchezza immediatamenteconvertibile in altri beni. La teoria del processo economico come circuito insegna invece che l'offerta dilavoro in sé non conferisce al lavoratore alcun comando diretto sui beni, se non dopo che il lavoro siastato convertito in moneta, il che avviene soltanto nei lim iti in cui gli imprenditori-capitalisti in base apropri calcoli personali, decidono che ciò debba avvenire. Il lavoro in sé non è quindi ricchezza; lodiventa subordinatamente a una decisione dell'imprenditore. Il capitalista, nel mettere in moto il circuitomonetario, è spinto dall'intento di conseguire un profitto o, nella terminologia marxiana, di accrescere ilvalore del capitale investito.

Sul problema del valore e della sua misurazione, lo scontro fra teoria marxiana e teoria borghese é stato ilpiù lungo e accanito. È opinione comune, condivisa al giorno d'oggi sia a destra sia a sinistra, che suquesto terreno Marx sia rimasto soccombente. Senza pronunciarsi su questo verdetto, cerchiamo diindividuare gli insegnamenti che anche per questo aspetto la teoria marxiana è in grado di dare.Nell'affrontare il tema del valore, il primo punto da stabilire è che l'intero problema va studiato nell'otticache abbiamo detto macroeconomica: non già quindi dal punto di vista del capitalista singolo, in lottacon i suoi concorrenti, bensì nella prospettiva generale che contrappone l'intera classe dei capitalisti aquella dei lavoratori. In questa ottica, di classe, valorizzazione significa non già produzione di profittoindividuale per il singolo capitalista, e tanto meno creazione di valore per la collettività, bensìaccrescimento di ricchezza per la classe dei capitalisti.

Se ci poniamo in questa prospettiva, emerge un primo risultato significativo: nessuno scambio cherimanga puramente all'interno del sistema delle imprese può contribuire alla valorizzazione del capitaleinvestito; infatti, ogni vantaggio che un singolo capitalista dovesse eventualmente trarre dallo scambiocon altri capitalisti sarebbe compensato da una perdita identica a carico della sua controparte, e le suepartite si annullerebbero a vicenda. La trasmissione di materie prime, di macchinari, o di beni intermedida un capitalista all'altro, non può quindi produrre alcun valore aggiuntivo per la classe dei capitalisti nelsuo insieme. I beni strumentali possono tutt'al più trasmettere immutato il proprio valore, passando daun capitalista all'altro (di qui la denominazione di capitale costante che Marx assegna ai mezzi diproduzione materiali). La valorizzazione del capitale, per i capitalisti come classe, può derivareunicamente da scambi che i capitalisti effettuino al di fuori della propria classe, e quindi nell'unicoscambio esterno possibile, che consiste nell'acquisto di forza-lavoro. Soltanto nella misura in cui icapitalisti utilizzano lavoro e si appropriano di una parte del prodotto ottenuto, essi possono realizzare unsovrappiù e convertirlo in profitto ( di qui l'insistenza di Marx sul fatto che sovrappiù e profitto nasconoesclusivamente nella fase della produzione).

Giungiamo così ad una ulteriore conclusione, frutto anch'essa dell'impostazione stessa delragionamento: che il profitto dei capitalisti come classe nasce unicamente dal rapporto che si instaurafra capitalisti e lavoratori e che di conseguenza esso può nascere soltanto dalla differenza fra quantità dilavoro totale impiegato e quantità di lavoro che torna al lavoratore sotto forma di salario reale.

Resta un punto da esaminare. Se, come abbiamo visto, soltanto l'impiego di lavoro produce unavalorizzazione del capitale investito, sembrerebbe potersene dedurre che soltanto il lavoro attribuiscavalore alle merci e che di conseguenza le merci debbano anche scambiarsi sul mercato secondo prezzi

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CristinaMorini:Vogliamo

DIAZ, IL SENSO DIGIUSTIZIA DELLOSTATO

di E. Everhard

La violenza di Stato durante il g8del 2001 è impressa nellacoscienza di milioni di uomini edonne, al di là delle sentenze deitribunali: "Il punto è che Genovanon è finita perché per Jimmy,Marina, Fagiolino e Luca non èancora finita".

Già sono stati scritti fiumid'inchiostro in questi giorni sullecondanne ai domiciliari, tredicianni dopo, dei super poliziottiSpartaco Mortola, GiovanniLuperi e Francesco Gratteri per lamattanza alla scuola Diaz nellanotte tra il 21 e il 22 luglio 2001a Genova.

Vale la pena ribadire alcune cosesottolineate in ordine sparso inquesti giorni. Prima di tutto lamitezza della pena (non che sianole condanne in tribunale a scriverela "sentenza" della storia e lacoscienza diffusa sulle vicende delg8 genovese): otto mesi didomiciliari per Spartaco Mortola,da dirigente della Digos di Genovaa questore dal pugno di ferro aTorino, un anno per GiovanniLuperi, ex dirigente Ucigos nel2001 ora pensionato, nonché perFrancesco Gratteri, terza caricadella polizia italiana. Non può poiche balzare l'ennesima volta agliocchi la folgorante carriera di tuttigli uomini coinvolti nella gestionedell'ordine pubblico genovese,nonostante le inchieste e i giudizidi ogni tipo di organismointernazionale in difesa dei dirittiumani. In ultimo le motivazionidella sentenza: i giudici hannorifiutato le misure alternative aquesti fedeli servitori dello Statoperché questi non si sono maipentiti, non hanno mai risarcito,neanche parzialmente, le vittimemassacrate di botte e torturate.

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FRANCESCOSANTOIANNI:“LOBBY” VERSUS “AFRA’, CHE TE SERVE?”

“Lobby” versus “A Fra’,

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relativi proporzionali al lavoro contenuto in ciascuna di esse. Questa è la versione volgare della teoria delvalore-lavoro, versione che peraltro lo stesso Marx non ha mai sostenuto, e che si può dire sia servitaprincipalmente agli avversari della dottrina marxiana come pretesto per confutarne la fondatezza. Marxnon sostenne mai che le merci si dovessero scambiare secondo il valore contenuto in ciascuna di esse,per il semplice fatto che questa proposizione non discende in alcun modo dalle premesse del suoragionamento. Abbiamo detto che il problema della valorizzazione investe la classe dei capitalisti nei suoirapporti con i lavoratori; lo scambio di merci, in quanto fenomeno interno alla classe dei capitalisti,costituisce invece un problema del tutto diverso. Plusvalore e profitto possono trarre origine soltanto daun rapporto fra le due classi; ma lo scambio di merci e tutt'altra cosa, in quanto fenomeno interno allaclasse dei capitalisti. I prezzi relativi delle merci si formano infatti negli scambi fra capitalisti, sotto ildominio della regola della concorrenza, fenomeno questo che riguarda esclusivamente i capitalisti neiloro rapporti reciproci.

In questo campo, valgono le regole dell'equilibrio concorrenziale (mille volte esposto in forma analitica',dall'equilibrio generale di Walras alla teoria dei prezzi di Sraffa), regole che spiegano appunto ladeterminazione dei prezzi relativi nello scambio fra merci. Tale scambio non dà luogo a rapporti fra classie non configura alcun fenomeno di valorizzazione. È quindi erroneo affermare, come peraltro soventeviene fatto, che nella spiegazione dei prezzi, la teoria marxiana del valore fallisca. Si tratta infatti di unfenomeno nel quale, non essendovi un problema di valorizzazione da analizzare, la teoria marxiana delvalore non entra in modo diretto. La teoria del valore spiega che il plusvalore ottenuto dall'utilizzazionedella forza- lavoro è l'unica ricchezza che i capitalisti nel loro complesso possano spartirsi e convertire inprofitto; per cui, nel suo complesso, l'elemento di profitto contenuto nei prezzi di mercato discende dalmodo in cui si è realizzato il rapporto tra classi. Ma, al di là di questo collegamento, resta il fatto cheanalisi dei rapporti tra classi, o analisi sociale macroeconomica da un lato, e analisi dei rapporti interni auna singola classe, o analisi microeconomica concorrenziale dall'altro, sono fenomeni diversi, cherispondono necessariamente a logiche distinte.

* l'Unità, 10 giugno 1983

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pubblicò un libro

intitolato "Le due

destre" (1832)

Sergio Cesaratto: Quel

pasticciaccio brutto

dell’euro (1818)

Mario Tronti: Per una

critica

dell'immaterialismo

storico (1793)

Vittorio Rieser : Sulla

coscienza di classe

nell'attuale fase del

capitalismo (1772)

Giovanni Mazzetti: Marx

e Keynes, per non

banalizzare le forme dei

conflitti di classe (1762)

Vladimiro Giacchè:

Fisco, populismo e lotta

di classe in Italia (1714)

R.Bellofiore e J.Halevi:

La Grande Recessione e

la Terza Crisi della Teoria

Economica (1693)

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Page 6: Augusto Graziani

Paul De Grauwe: "In Europa

commessi gli stessi errori

degli anni '30"

Slavoj Žižek : L’ideologia

continua

Leonardo Mazzei: L'Opa di

Natale della signora Spinelli

Paolo Vineis: Perché bisogna

difendere il Servizio pubblico

Francesco Santoianni:

“Lobby” versus “A Fra’, che te

serve?”

Lea Melandri: L’attualità

inattuale di Elvio Fachinelli

Quarantotto: Riflessioni sulla

"Unione Bancaria"

Giorgio Salerno: Identità e

affabulazione. Vendola a fine

corsa

Antonio Di Meo: Storia e

storie

Alfio Neri: Breve elogio del

complottismo

Digressioni

Alberto Burgio: Egemonia del

capitale e unità della sinistra

G.Giannelli e A.Fumagalli: Il

fenomeno Bitcoin

Riccardo Bellofiore: Un

economista controcorrente

Silvia Federici: Tra crisi della

riproduzione sociale e welfare

comune

D.Palma e F.Sylos Labini:

Neoliberismo e egemonia

culturale

Girolamo De Michele:

Banche, crisi, porti. La vecchia

talpa scava ancora

Guglielmo Forges Davanzati:

L’ingiustizia fiscale e la

recessione

Federico Stoppa:

Renzinomics: The Times They

Are Not A-changin’

Luciano Gallino: Il colpo di

Stato di banche e governi

Guido Viale: Il Quinto Stato

Collettivo City Strike – Noi

saremo tutto - Genova:

Populismo e imperialismo

Sandro Mezzadra: Nei cantieri

marxiani. Il soggetto e la sua

produzione

Jacques Bidet: Il capitale:

un’economia del capitalismo

in una teoria della società

moderna

Federico Chicchi: Il governo

dell’uomo indebitato

Elisabetta Teghil:

"L’impossibile è il nostro

possibile"

Andrea Sartori: La società del

debito

Benedetto Vecchi:

Manuel Castells (1646)

Slavoj Zizek : L'effetto

Berlusconi (1589)

Toni Negri: Il potere

alienato dalla folla

(1566)

LE FALSE PENSIONI

(1557)

Carlo Formenti: I guru

pentiti rileggono

McLuhan (1521)

G.De Bellis e M.Fragnito:

Produttività alle stelle,

salari e occupazione alle

stalle; si va verso la

catastrofe (1520)

Carlo Vercellone: La

legge del valore nel

passaggio dal

capitalismo industriale

al nuovo capitalismo

(1516)

E.Brancaccio e

L.Cavallaro: Leggere "Il

Capitale Finanziario"

(1512)

Andrea Fumagalli: La

nuova generazione

(1502)

Enzo Modugno: I

conflitti svelati nella

società della

conoscenza (1478)

Count Down: La società

della miseria (1476)

Ernesto Screpanti:

L'imperialismo globale

del nuovo secolo (1473)

Karlo Raveli: Precarietà

operaia: leva decisiva

per l'affossamento del

capitalismo? (1468)

S.Bologna e D.Banfi:

Mettersi di traverso. Per

una critica del

biocapitalismo

contemporaneo (1454)

Christian Raimo: La

nuova scuola premia i

signorsì senza spirito

critico (1454)

Sergio Bologna: Lavoro

autonomo in crescita

anche se colpito dalla

crisi (1446)

Jacques Sapir : Lo

scioglimento dell'euro,

un'idea che si imporrà

nei fatti (1446)

Sergio Bologna: Operai

della conoscenza (1445)

Luciano Vasapollo: Una

campagna del mondo

del lavoro contro il

massacro imposto

dall’euro (1439)

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Page 7: Augusto Graziani

Stefano Perri: Ascesa e caduta

del modello economico

italiano

Quarantotto: L'Italia ha

sufficienti risorse culturali per

uscire dalla crisi?

Alberto Melotto: Geopolitica

e disinformazione strategica

Lelio Demichelis: J’accuse!

L’Europa è morta il 22

settembre

Davide Grasso: Anche Marx

bloccherebbe le strade

Marco Revelli: L’invisibile

popolo dei nuovi poveri

Guido Viale: “Siamo un po’

più uguali ai movimenti

globali”

Sandro Moiso: Talking Dead

Salvatore Cominu: I nodi

vengono al pettine

Ars Longa: Il forcone e il

capitale

Robert Kurz: Lo stato e il suo

doppio

Euro, mercati, democrazia

2013

Diritto alla Resistenza

Antonio Negri: “Fabbriche del

soggetto”

Aldo Giannuli: L’imbarazzante

caso Napolitano

Miguel Martinez: Tempi nuovi

Guglielmo Forges Davanzati:

Gli effetti perversi della

privatizzazione del welfare

Renziana, la squadraccia

digitale che fa parlare di sé

Giorgio Salerno: Identità e

cattiva coscienza

Sergio Parrinello: Una politica

per crescere

Redazione Infoaut_Torino:

Avviso ai naviganti: succederà

qualcosa il 9 dicembre?

Alfonso Gianni: Con Tsipras,

per una lista di cittadinanza

europea

Collettivo Noi saremo tutto

Genova: Genova per noi

Yann Moulier-Boutang: Crisi

finanziaria e capitalismo

cognitivo

Piero Valerio: Rivalutazione

delle quote di Banca d'Italia

Guido Viale: Il debito porta

scompiglio nei fan di Monti e

Letta

Hagen Kopp: Freedom not

Frontex

Sebastiano Isaia: Sul concetto

di miseria sociale e sui

proudhoniani 2.0

Marco Gatto: Il ritorno della

Gigi Roggero:

Insolvenza di classe

(1434)

Franco Berardi Bifo: La

rottamazione

dell'intelligenza (1395)

Sergio Bologna:

Conoscenza, cultura,

competenza (1395)

De Nicola e Raparelli: Il

sapiente e il parassita

(1379)

Angie Gago: I disaccordi

tra le classi dirigenti

dell’eurozona sono

un’opportunità per la

lotta di classe (1377)

Emiliano Brancaccio: La

rivoluzione da Mosca a

Cambridge (1375)

Emilio Quadrelli: Lo

Stato in guerra (1374)

Repressione in Bahrain

(1342)

L’ipotesi della instabilità

finanziaria e il ‘nuovo’

capitalismo (1300)

Elisabetta Teghil: Vite

parallele (1300)

Sebastiano Isaia: La

"rimozione" di Massimo

Recalcati (1296)

Riccardo Realfonzo:

Non una authority ma

l’acqua pubblica (1294)

Alain Badiou: Il

capitalismo oggi (1282)

M.Badiale e

M.Bontempelli: L'Italia

nella crisi (1276)

Massimo Recalcati:

L’Italia senza inconscio.

E senza desideri (1267)

Guglielmo Forges

Davanzati: Le politiche

di austerità: un'analisi

critica (1267)

Giulietto Chiesa: Siria:

comincia l’ultimo atto

(1251)

Riccardo Bellofiore,

Francesco Garibaldo:

Euro al capolinea?

(1222)

Dino Greco: Del mito

dell'Europa occorre

liberarsi al più presto

(1215)

Arrighi e Lu Zhang:

Dopo il neoliberismo. Il

nuovo ruolo del Sud del

mondo (1196)

Robert Skidelsky:

Keynes, Hobson, Marx

(1158)

Frédéric Lordon: Uscire

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Page 8: Augusto Graziani

dialettica

Mauro Poggi: MES: il metodo

e la follia

Sandro Moiso: Andare oltre

Andrea Fumagalli: Reddito di

povertà

Alcuni/e compagni/e: Anzola

è il mondo?

Diego Fusaro: Slavoj Žižek

pensatore pericoloso?

Francesco Maringiò:

L’unificazione della Germania

ed il futuro dell’Europa

Franco Senia: Il comune

senso del pudore

P.Dardot e C.Laval: La nuova

ragione del mondo

Marcello De Cecco: Ma che

cos'è questa crisi

Per il buon uso dell'intelletto

Jacopo Guerriero: Clic! Grillo,

Casaleggio & co.

Elido Fazi: Ma è possibile

uscire dall'euro e adottare in

Italia le politiche della

Modern Monetary Theory?

Mario Pezzella: La Teologia del

denaro di Walter Benjamin: il

debito

Mimmo Porcaro: E adesso,

povero euro?

Paolo Giussani: La Great

Recession e il Saggio del

Profitto

Ernesto Screpanti:

Moltitudine, classi e azione

sociale

Guglielmo Forges Davanzati:

Il futuro pre-industriale

dell’economia italiana

Pasquale Cicalese: Smith,

Schumpeter e Marx a Pechino

Dante Barontini: Fine corsa

Tomaso Montanari: Il garante

dello stato delle cose: Matteo

Renzi

Thomas Fazi: Tutto quello che

non vi hanno mai raccontato

sul debito pubblico italiano

SHINYSTAT

CONTATTI

Per con tatti, p recisazion i,

p rob lemi:

ton in o@ sin istra in rete. in fo -

ton in o .g@ mclin k . it

dall’Euro ma come?

(1153)

Domenico Losurdo:

L'industria della

menzogna, parte

integrante della

macchina di guerra

dell'imperialismo (1135)

Vladimiro Giacché:

Teoria della crisi. 100 tesi

(1128)

Comidad: Eurobond?

No, meglio una buona

contraerea (1104)

Marco Bertorello: Euro

sì o euro no? (1087)

Pino Cabras: Syrialeaks:

come dare la colpa ad

Assad (1069)

Alessandro Roncaglia:

Le origini culturali della

crisi (1068)

Sebastiano Isaia:

Impiccarsi al

"comunismo" di Badiou

o al "comune" di Negri?

Meglio vivere! (1068)

A.Fracasso e

R.Tamborini: Che

differenza c'è tra la

Grecia e la California

(1067)

Diego Fusaro:

Cristianesimo,

capitalismo e

rivoluzione (1062)

Samir Amin: Il

capitalismo entra nella

sua fase senile (1049)

Elisabetta Teghil:

Secondo alcune e

alcuni.. (1041)

Riccardo Bellofiore:

Potrebbe andare

peggio, potrebbe

piovere (1038)

Toni Negri: Per la

costruzione di coalizioni

moltitudinarie in Europa

(1036)

Elisabetta Teghil: Gioco

di società : il Tav, il

femminicidio, l’odio, le

armi, lo Stato… (1017)

Diego Fusaro: Il

liberalismo di

Napolitano (1016)

Domenico Mario Nuti:

Euro, una moneta

prematura e divergente

(1000)

Giulietto Chiesa: La

guerra dei bugiardi al

cubo (998)

Anselm Jappe:

Scorciatoie pericolose

(995)

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(995)

R.Lampa e A.Fiorito: Un

keynesismo forte fa

respirare l'Argentina

(986)

L.F. Palazzini Finetti:

L’incubo tedesco di

Berlino (983)

Bruno Amoroso: I falsi

dilemmi (978)

Alberto Bagnai: Per

un'economia

simmetrica (976)

Mimmo Porcaro: L'Euro

preso sul serio (973)

Elisabetta Teghil:

Aspettando Godot (968)

Gaetano Colonna:

L'accordo economico

transatlantico (TTIP) e il

potere dell'economia

(967)

Mario Pezzella: Gioco e

teologia del denaro

(966)

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