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Dicembre 2006 – 1 AUGURI Ben ritrovati a questo nuovo numero del Flogisto pre nata- lizio; ed P proprio in virtj di questa festa che la redazione implora le scuse dei suoi lettori per la ripetizione dell’arti- colo “DE MORIBUS AC INSTITUTIS ZARRORUM” che P apparso sia sullo scorso numero del Flogisto che su quello della Fenice, per un banale errore di non comunicazione tra autore e redazione/i. Dobbiamo inoltre le nostre scuse all’autore il cui nome P Filippo e non Andrea. Ci ritroviamo ad uscire con cosX poca distanza dal numero scorso per il semplice motivo che non volevamo lasciarvi un vuoto nelle vacanze natalizie, e che ci pareva giusto venire a voi in questi giorni di gestione congiunta della scuola, che il sottoscritto dal passato si augura siano anda- ti/ stiano andando bene e siano utili per tutte le compo- nenti scolastiche. Inoltre per aumentare ancora un po’ le aspettative, sono fiero di annunciarvi che l’Agisco a cui stiamo lavorando sta venendo veramente bene, grazie soprattutto agli stu- denti delle altre scuole, ma non voglio dirvi di pij, tanto saprete tutto tra pochi giorni; mi auguro solo che abbiate mangiato/stiate mangiando i panettoni ed i pandori che servono all’autofinanziamento dello stesso. Per concludere con un buon proposito: Siamo lieti di vedere come il nostro contraddittorio gior- nalistico sia pij attivo quest’anno e riconosciamo anche gli errori commessi circa l’articolo censurato (tra le altre co- se tutte interne alla redazione), d’altronde non esitiamo a ricordare ai colleghi della Fenice che la tattica della sterile accusa e dei toni aspri tra redazioni fu giB usata in passato e non portb da nessuna parte, speriamo pertanto che nes- suna ulteriore polemica dia adito a situazioni di questo genere, che non giovano a nessuno. Detto questo, non mi resta altro che augurare a tutti delle buone feste ed un arrivederci all’anno prossimo! Francesco Sala

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AUGURIBen ritrovati a questo nuovo numero del Flogisto pre nata-lizio; ed � proprio in virt� di questa festa che la redazioneimplora le scuse dei suoi lettori per la ripetizione dell’arti-colo “DE MORIBUS AC INSTITUTIS ZARRORUM” che �

apparso sia sullo scorso numero del Flogisto che su quellodella Fenice, per un banale errore di non comunicazionetra autore e redazione/i.Dobbiamo inoltre le nostre scuse all’autore il cui nome �

Filippo e non Andrea.

Ci ritroviamo ad uscire con cos� poca distanza dal numeroscorso per il semplice motivo che non volevamo lasciarviun vuoto nelle vacanze natalizie, e che ci pareva giustovenire a voi in questi giorni di gestione congiunta dellascuola, che il sottoscritto dal passato si augura siano anda-ti/ stiano andando bene e siano utili per tutte le compo-nenti scolastiche.Inoltre per aumentare ancora un po’ le aspettative, sonofiero di annunciarvi che l’Agisco a cui stiamo lavorandosta venendo veramente bene, grazie soprattutto agli stu-denti delle altre scuole, ma non voglio dirvi di pi�, tantosaprete tutto tra pochi giorni; mi auguro solo che abbiatemangiato/stiate mangiando i panettoni ed i pandori cheservono all’autofinanziamento dello stesso.

Per concludere con un buon proposito:Siamo lieti di vedere come il nostro contraddittorio gior-nalistico sia pi� attivo quest’anno e riconosciamo anche glierrori commessi circa l’articolo censurato (tra le altre co-se tutte interne alla redazione), d’altronde non esitiamo aricordare ai colleghi della Fenice che la tattica della sterileaccusa e dei toni aspri tra redazioni fu gi� usata in passatoe non port� da nessuna parte, speriamo pertanto che nes-suna ulteriore polemica dia adito a situazioni di questogenere, che non giovano a nessuno.

Detto questo, non mi resta altro che augurare a tutti dellebuone feste ed un arrivederci all’anno prossimo!

Francesco Sala

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BENVENUTI TRA GLI ONESTILa festa del criminal pride

Davanti alla milionata di persone scese in piazza il2 dicembre a Roma per difendere come leoni lalibertà e la democrazia, i potenti tiranni della sini-stra dovrebbero tremare e aver paura per il lorotrono vista la ribellione generata nel popolo dalleloro spropositate gabelle.Il paladino della democrazia, il campione dellalibertà e della giustizia altrimenti detto “il Cavalie-re”, ha arringato la folla numerosa dando una spe-ranza a quei poveri lavoratori soverchiati dalle tas-se tiranniche; e anzi a qualcuno di Forza Italia èsembrato bene dire che non è stato Berlusconi achiamare in piazza la gente, ma è stata la gente achiamare lui per liberarli dall’oppressione; for-nendo così anche una specie di investitura dalbasso che mancava al nostro eroe.È dunque per paura di non permettersi più le ratedel 15 metri, la casa a Cortina e il jeeppone cheabbiamo visto scendere nelle strade romane unasquallida accozzaglia in fermento di fascisti, com-mercianti evasori, omofobi e secessionisti chemanifesta il proprio sdegno i nome della libertà edella democrazia. In questa settimana sono riusci-to ad a carpire discorsi di commercianti che dice-vano: “Se non cade questo governo, non so se riu-scirò a tenere aperto...”, oppure “Solo contanti, io ilbancomat l’ho tolto per scelta. “quale scelta michiedo, quella di poter evadere con comodità?Dubbio che mi è stato confermato quando mi sonovisto fare uno scontrino di 100 euro inferiore allamia spesa. Eppure sembrano lamentarsi i commer-cianti che specularono sull’euro, che fecero gliarrotondamenti creativi... sembrano lamentarsi delrigore dei finanzieri, sembrano lamentarsi dellerestrizioni imposte, sembrano lamentarsi se qual-cuno osa far rispettare loro le regole...È dunque per questo che i leoni della libertà hannoruggito? Hanno mostrato i loro artigli perché lostato cerca di risanare una situazione economicaalla deriva, chiedendo a gran voce la libertà?La libertà ovviamente di far quel che si vuole.Qualcuno dovrebbe spiegare a tali campioni, chela libertà non è il liberismo sfrenato e menefreghi-sta e la democrazia non è populismo né “dico laprima cosa che mi passa per la testa”. E quantun-que questo governo fosse veramente statalista eopprimente sicuramente sia la libertà che la giu-

stizia non si dovrebbero difendere con le croci cel-tiche, né con volgari allegorie omofobe, né con idisgustosi slogan del Senatür né tanto meno conl’ignoranza che sembrava regnare sovrana tra imanifestanti: “Quali tasse ti colpiscono maggior-mente? “chiede la giornalista comunista e capzio-sa... risposta “Bhè io sono una studentessa, le tas-se non le pago, però di certo se ne vedono molte inquesta finanziaria...” o ancora: “Come mai avetebandiere dell’UDC? ““No, no, noi siamo berlusco-niani, ma queste ce le hanno regalate...”.Sembra stupito il popolo italiano nel vedere ungoverno che non promette paradisi fiscali, condo-ni e miracoli economici; e poi orrore, se si provasoltanto a dire rimbocchiamoci le maniche, poi-ché far ripartire il paese sarà duro, questo poi èinaccettabile.Appariva evidente anche l’intento politico dell’expremier di compattare la maggioranza e ribadire ilproprio ruolo di leader indiscusso; ma tra l’UDCche si dissocia le intemperanze leghiste e quelle digruppi come Forza Nuova non sembra che il pro-getto sia riuscito gran ché. D’altronde non ci sipuò aspettare molta solidarietà in una folla compo-sta da individui pronti a battersi solo per se stessiper i propri interessi contingenti.Quindi io vorrei sapere dove sta il gran successodi questa manifestazione, e quali siano i meriti diSilvio. Mostrare a quante persone non frega nien-te del pubblico in Italia? Riunire in un sol colpo tut-ti gli intolleranti del bel paese? O forse fondareuna nuova festa nazionale dell’orgoglio ladro, nel-la quale tutte le persone con un’indefinita e sbiadi-ta identità politica possano infine riconoscersi?Possiamo tranquillamente dire che tutti i buoni pro-positi per questa manifestazione siano naufragati nelmare dell’ignoranza degli italiani e valutando anchesolo gli effetti politici, non riesco a intravedere nes-sun beneficio per la Casa delle Libertà.Se volete vivere i uno stato federale e con unasocietà divisa in classi, andatevene pure dal vostroamico Gorge, lì si che si sta bene! Ma non vilamentate quando l’ambulanza vi chiederà la cartadi credito, quando non potrete permettervi unistruzione decente in una scuola privata e quandoprenderanno i vostri figli e li sbatteranno a morirein guerra. L’Italia non la vogliamo così.

Francesco Sala 3 I

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DEAGLIO E LA PRESUNTA DITTATURAMEDIATICA

Da quando un giornalista di provata professionalità, puressendo notoriamente di sinistra, ha rimesso in dubbio lalegittimità delle scorse elezioni politiche, nell’opposizionenon si fa altro che gridare alla dittatura mediatica delgoverno e chiedere di indire nuove elezioni.Il reportage di Enrico Deaglio, direttore di “Diario”, piùche un duro colpo al centro destra, si sta rivelando essereuna mossa del tuttocontroproducente perquello che secondoBerlusconi dovrebbeessere uno scagnozzoprezzolato dall’Unio-ne per legittimarne lavittoria elettorale. Rie-piloghiamo breve-mente i fatti: a ottobreDeaglio pubblica incollaborazione conBeppe Cremagnani undocumentario intitola-to “Uccidete la demo-crazia” in cui si sostie-ne la tesi che la nottedel 10 aprile qualcunoavrebbe forzato il soft-ware del Viminalefacendo calare leschede bianche eattribuendole allaCasa delle Libertà.Due interpretazionisul documentario inquestione: da una par-te l’opposizione ripetecon ostinazione che inquesto paese non c’è più libertà di opinione, in quantoormai le redazioni di qualsiasi giornale sono costituitequasi esclusivamente da giornalisti di sinistra che, solo inbase alle loro opinioni politiche, sono ritenuti certamentefaziosi; l’altra interpretazione è che il lavoro svolto da Dea-glio sia un reportage interessante ma suffragato da troppepoche prove, infatti le pressioni sono state tali da riuscireaddirittura a indurre la procura di Roma ad aprire un’in-chiesta; quello che però appare evidente è che la sua inizia-tiva non poteva essere più personale di così.Un mese fa Silvio Berlusconi e alcuni altri esponenti del-l’opposizione non si facevano troppi problemi a gridare albroglio nelle elezioni politiche avvenute la scorsa primave-ra, ma, com’era prevedibile, un film che sostiene la tesiopposta non ha mancato di destare l’indignazione di tutto ilcentrodestra, che non ha perso l’occasione di tacciareanche Rai Tre di essere una rete di propaganda bolscevica,dopo che sul canale Rai è andata in onda un’intervista diLucia Annunziata a Deaglio dove il giornalista presentavail suo reportage.A parte l’eccessiva gravità delle imputazioni rivolte al gior-

nalista dalla procura (“diffusione di notizie false, esagera-te e tendenziose atte a turbare l’ordine pubblico”) quelloche sembra importante dover sottolineare, al di là del fat-to che le tesi di Deaglio siano fondate o meno, è l’incoe-renza delle accuse di controllare i mass-media che Berlu-sconi e i suoi alleati rivolgono da mesi al governo di cen-trosinistra; sorvoliamo sul fatto che un personaggio che

durante il suo man-dato controllava, piùo meno legittima-mente, tutti i piùimportanti canalitelevisivi, dovrebbeessere l’ultima per-sona a sentirsi indiritto di accusareun governo legitti-mamente eletto didittatura mediatica.Le insinuazioni delleader forzistadiventano ancorameno credibili, searriva a dire che ipartiti della sinistraitaliana complottanocontro la libertà d’in-formazione, mano-vrando giornalisti lacui attività rischia dicostringere il paesea ripetere delle ele-zioni che potrebbe-ro essere sfavorevolia un governo che haappena varato una

controversa manovra finanziaria.È evidente che se il governo Prodi stesse davvero rivaleg-giando con la precedente amministrazione quanto a pro-paganda mediatica, si starebbe rivelando alquanto incapa-ce in confronto alla possente macchina da consensi messain piedi da Berlusconi negli anni in cui era al potere. Se lapubblicazione di “Uccidete la democrazia” non è riuscita afar venire alla luce i presunti brogli, per lo meno ha messoin evidenza la totale assurdità delle accuse all’attualegoverno di essere una dittatura che sfrutta a suo piaci-mento i mass-media.Al contrario, la possibilità che alcuni giornalisti hanno dirivolgere accuse e critiche alla destra come a chiunquealtro può solo essere considerato un segno positivo; sisentiva il bisogno in questo paese di un governo più preoc-cupato dei veri interessi del paese, piuttosto che di pilota-re gli argomenti dei servizi nei telegiornali in modo dacomparire ogni sera con discorsi demagogici e rassicu-ranti barzellette.

Eugenio Bono 1 G

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IL VELO ISLAMICOLe opinioni e i provvedimentida parte di nazioni e comunitàreligiose

Sull’obbligo di indossare il velo(higab in arabo) non c’è unicità divedute a partire dallo stessomondo islamico. La discordanza,come per molte altre questioni,deriva dall’interpretazione che sidà ai precetti del Corano, fonte

primaria della fede e del dirittomusulmani, ed esprime solita-mente, ma non necessariamente,una contrapposizione tra islammoderato e fondamentalista.Semplificando, da un lato c’è chisostiene che l’uso del velo nondovrebbe essere messo in discus-sione: il Corano si esprimerebbeesplicitamente in tal senso nellesure (capitoli) XXIV, 31, e XXXIII,

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BULLISMOLa guerra dei deboli

Un commento ai fatti avvenuti in una scuola diTorino, in cui alcuni ragazzi hanno picchiato perpuro divertimento un loro compagno autisticomentre un complice filmava la scena con il telefo-nino; il video, messo su Internet, era uno dei piùvisti. L’ennesima manifestazione del bullismogiovanile. Potrebbe sembrare banale parlare dietica in seguito alla diffusione del video choc sulragazzo autistico preso in giro e picchiato daisuoi compagni di classe; potrebbe sembrarescontato definire il fatto deplorevole e veramentetriste; potrebbe sembrare mero moralismo biasi-mare quegli (passatemi il termine) sfigati che sela prendono con chi non ha la facoltà di reagire:ma è lecito lasciare passare la notizia come senulla fosse successo? Non credo proprio.La volontà di prevaricazione sugli altri è per natu-ra presente nell’indole di ciascuno di noi: in alcu-ni è più accentuata, in altri è meno notevole. Ilproblema sorge quando questo istinto umano, diper sé buono e utile (se non lo avessimo avuto,ora sarebbero gli altri animali a dominare su dinoi), raggiunge una potenza eccessiva e si tra-sforma in una voglia morbosa di essere il più for-te: ma agli occhi di chi? Perché diffondere ilvideo di una bravata tanto vile quanto insensata?Sentirsi forte è una cosa, esserlo è un’altra, appa-rire tale un’altra ancora.Chi si sente forte non ha bisogno di dimostrarlo,perché è per definizione convinto di esserlo.Chi è forte, solitamente si sente tale, e non ènecessario che lo dimostri apparendolo.Ma chi appare forte, non è detto che lo sia, e pro-

babilmente non è sicuro di esserlo: non si spiegaaltrimenti il fenomeno del bullismo.Il bullo altro non è che un ragazzo che vede comeunico mezzo per guadagnarsi un nome la violen-za. Ma come può essere realmente forte chi ha asua disposizione solo un’arma, e per di piùmeschina, come la violenza?Il vero squallore del video choc sta nel fatto chequello messo in scena è un combattimento fradeboli: tra dei bulli, che non hanno, come ho det-to sopra, armi potenti a loro disposizione, e unragazzo autistico, che è per natura impossibilita-to a reagire. Allo squallore della scena si aggiun-ge quello della motivazione: il ragazzo autisticoveniva pestato per divertimento, il gioco consi-steva nel beccarlo in pieno sul naso e fargli cade-re gli occhiali.Ora, io non so quale pena meritino gli autori diquesto misfatto: da parte mia, sul momento ilmio carattere mi porterebbe (sicuramente erro-neamente, perché la violenza non è MAI giustifi-cata), se li incontrassi per strada, a tirargli undestro diretto ben piazzato sul naso; e poi me neandrei come se non li avessi mai visti, come senon sapessi chi sono: perché io davvero non sochi siano, perché essi non sono nessuno.Non è degno di attenzione chi, nel tentativo diacquisire una fama, un nome, una reputazione, sidimostra invece vigliacco. Chi può contare solosul branco, sulla violenza, e non su se stesso, chisolamente appare, ma in realtà non è, ebbene èdefinibile con un’unica parola: fallito.

Giacomo Fedeli 2 C

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59, in cui si esprime che il velo è simbolo di obbe-dienza a Dio, di modestia e pudore. Alle donnesarebbe consentito mostrare soltanto il viso, lemani e i piedi, considerati non sessualmente pro-vocanti. Ma è anche vero che in alcuni paesimusulmani, come l’Afghanistan, le donne sononascoste sotto tuniche che le rivestono completa-mente dalla testa ai piedi. Dall’altro lato c’è chiinvece ritiene che lo higab non abbia mai costitui-to un dogma: il Corano non lo considera tale e lequattro grandi scuole giuridiche dell’Islam, uffi-cialmente riconosciute da tutti i fedeli, non hannomai sostenuto una teoria sul velo. Lo higab sareb-be entrato in scena solo successivamente per unaquestione di necessità, quando le contaminazionidel mondo esterno e i processi di modernizzazio-ne richiesero una difesa strenua di un’identità incrisi, ovvero ciò che negli elementi più estremistisi traduce in una chiusura e in un’opposizioneantioccidentale.In questo senso, il velo diventa il simbolo diun’appartenenza che può, secondo il governofrancese, intaccare la laicità dello Stato. Ed è cosìche, nel 2004, la Francia promulga la cosiddettalegge sulla laicità per cui “nelle scuole, nei collegie nei licei pubblici è proibito portare segni o abiticon i quali gli alunni manifestino ostentatamenteun’appartenenza religiosa”. Oltre al velo islami-co, sono stati banditi le croci di una certa dimen-

sione, la kippah ebraica e il turbante sikh. Di con-seguenza questo provoca reazioni diverse nonsoltanto tra i musulmani, ma anche tra i fedeli dialtre religioni coinvolte e non limitatamente alterritorio francese.Da tempo sono note le posizioni del Vaticano,che accusa la difesa della laicità in quanto politi-ca laicista che trascura le differenti tradizionireligiose. Per altri la legge promulgata è valida inquanto parte dello statuto civile di una nazione, icui abitanti, proprio in quanto membri di quellanazione, devono attenersi a quanto stabilito.Paesi islamici come l’Iran affermano che sia unattacco alla libertà religiosa e per Al Qaeda “sitratta di un altro segno dell’odiosa crociata scate-nata dagli occidentali contro i musulmani”.In Italia sono stati espressi pareri più o menoradicali, tra i quali anche quello di proporre unalegge simile. Ma non bisogna dimenticare chel’articolo 8 della Costituzione italiana affermache” i rapporti delle varie confessioni religiosecon lo Stato sono regolati per legge sulla base diintese con le relative rappresentanze” e dunqueprovvedimenti come la legge francese compro-metterebbero le “intese” citate suscitando rea-zioni e movimenti di opposizione da parte di cia-scuna comunità.

Federica Clerici 1 D

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LAICITÀ, LAICITÀ, LAICITÀIl Centrosinistra di Romano Prodi governa que-sto Paese dal maggio scorso.Le luci e le ombre non mancano, anche sele prime prevalgono sulle seconde: è statafinalmente avviata una seria politica econo-mica che riporterà l’Italia entro i parametrieuropei e al Ministero dell’Economia sie-de un economista di fama internazionaleche in passato ha ricoperto un importanteincarico nel direttivo della Banca CentraleEuropea, non un dilettante allo sbaragliocon un’irritante vocettina robotica che,nella precedente legislatura, ha sconquas-sato le finanze pubbliche.Sul fronte della laicità dello Stato, sono sta-ti fatti alcuni passi in avanti.

1) È stata reintrodotta l’ci. sugli immobili

per uso commerciale della Chiesa, che il Centro-destra aveva vergognosamente cancellato.

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2) Il Ministro della Salute, la diessinaLivia Turco, ha raddoppiato il limitemassimo di marijuana detenibile peruso personale, scandalizzando i pate-tici benpensanti dell’opposizione.

3) Quattro anni fa l’allora Ministrodella Salute, Girolamo Sirchia, e l’al-lora Ministro dell’Istruzione, LetiziaMoratti, fecero stampare 1.300.000copie di un opuscoletto da distribuirenelle scuole della penisola, nel qualesi affermava perentoriamente che l’u-nico modo per evitare il virus del-l’HIV era quello di astenersi da qual-siasi rapporto sessuale.La mitica Livia ha detto che questolibretto verrà ristampato e che i gio-vani verranno incitati ad avvalersi deipreservativi.

4) È in discussione al Senato un importante prov-vedimento redatto dall’intera maggioranza. Laproposta: legalizzare e regolamentare il testamen-to biologico.

Risultati importanti, inimmaginabili nei cinqueanni dell’era berlusconiana, durante i quali legerarchie vaticane hanno dettato a Palazzo Chigile leggi illiberali e oscurantiste sulla fecondazio-ne assistita e sulle droghe.Prodi e il suo esecutivo, tuttavia, devono andareavanti e proseguire una seria azione di laicizza-zione del Paese.L’Italia, il Portogallo, l’Irlanda e la Grecia sonoormai gli ultimi Paesi europei a non aver ancoralegiferato sulle coppie di fatto, sia eterosessualiche omosessuali.Nel famoso programma dell’Unione le forze dellacoalizione di governo avevano trovato un com-promesso annacquato, che dovrebbe far sì che inItalia si introduca qualcosa di quantomeno simileal P.A.C.S. (Patto Civile di Solidarietà) francese.In Parlamento varie proposte di legge giacciono,senza che si avvii in tempi rapidi una discussioneseria e costruttiva.Certamente Prodi non può fare miracoli: al Sena-to della Repubblica, dove la maggioranza si reg-ge per un pugno di voti, il voto sul P.A.C.S.potrebbe arrecare problemi al Presidente delConsiglio, dato che un illustre senatore a vita,

Giulio Andreotti, idolo delle masse cielline deimeeting agostani di Rimini e indicato dalla Cas-sazione, con una sentenza del 16 ottobre 2004,come un colluso con la mafia fino al 1980, reatocaduto malauguratamente in prescrizione, ha giàdichiarato che non voterà mai una legge chevada contro i valori del suo principale, che risie-de nella Città del Vaticano.Inoltre, altri senatori a vita e alcuni componentidella maggioranza minacciano di fare altrettanto.Il tema è scomodo e il governo quindi l’hainsabbiato.Solo la Rosa nel Pugno, la Sinistra radicale e alcu-ni esponenti dei Democratici di Sinistra chiedo-no con forza che si arrivi all’approvazione delP.A.C.S.: la Margherita e l’U.D.E.U.R. fanno orec-chie da mercante.La laicità dello Stato è importante. Il Presidentedella Repubblica, Giorgio Napolitano, durante ilsuo recente colloquio con Benedetto XVI, l’haribadita con forza.Camillo Benso, conte di Cavour, uomo della vec-chia Destra liberale piemontese, già a metà delXIX secolo sosteneva: “Libera Chiesa in liberoStato”.È giunta l’ora di respingere con forza le ultime,indebite ingerenze ecclesiastiche nella vita politi-ca nazionale.Anche questo è uno dei molti compiti che aspet-tano il Centrosinistra nei prossimi mesi.

Luca Quaglia 2 G

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CORTOMETRAGGIO TRAGICO PARTE IIA cura della redazione de “La Fenice”

“In primisque homini est propria veri inquisitio atque investigatio. Ex quo intellegitur quod verum simplex sincerumque sitid esse naturae homini aptissimum”“Soprattutto è caratteristica dell’uomo l’assidua ricerca del vero. Da ciò si arguisce che specialmente adatta alla naturaumana è la verità, semplice e schietta”(Cicerone, De officiis, 1, 13)

Ho scelto di introdurre con il “cogitatum” contenuto nell’ultimo numero de “La Fenice” per sottolineare l’incoerenzaresa evidente dal direttore Niccolò Bencini. Mi sembra infatti inutile elogiare filosoficamente la ricerca del vero citandoriflessioni di Cicerone e nello stesso tempo sputare false sentenze su fatti e persone.Com’è logico, il signor Bencini, senza essersi documentato in modo appropriato sulla vicenda dell’articolo “incrimina-to” inizialmente tolto dal Flogisto e poi diffuso tramite volantini tra gli studenti del Berchet, ha colto l’occasione perinsultare in modo infantile e carico di preconcetti offensivi l’intera redazione di questo giornale, per l’appunto estraneaalla distribuzione dell’articolo.Oltre il fatto che non è stato richiesto alcun parere da parte dei “colleghi” ciellini, mi preme ricordare al direttore che lacritica è un metodo di dimostrazione indiretta che fa apparire la verità di una tesi mediante la confutazione della tesiopposta e non uno sproloquio contro individui aventi idee diverse dalle proprie. E vorrei ribadire che ciò vale sempre ecomunque; a prescindere dai giudizi personali sull’articolo in questione e dagli schieramenti politici.

Federica Clerici 1 D

Sbeffeggi e sberleffiQuesta è una rubrica di satira che colpisce, come da sempre proprio della satira, tutto e tutti, senza alcun rispetto esenza guardare in faccia nessuno. Speriamo che tutte le persone che, direttamente o indirettamente, si sentono chia-mate in causa capiscano lo spirito del gioco.Essendo un inguaribile nipotino di Stalin, l’autore di questa rubrica è riuscito a scovare, imitando l’indimentica-bile compagno Berija, un documento censurato dal giornale (?!) clericale e reazionario “La Fenice”. Trattasi diuno scritto vagamente satirico, tipico della cultura piccolo borghese, nel quale i massimi vertici del SovietSupremo Berchettiano vengono vergognosamente denigrati. Perché allora l’articolo è stato tenuto nascosto?Semplice: in seguito alla bolla papale “contra satiram”, il pio Bencini ha scelto di non pubblicare qualsiasi scrittosatirico. Noi stalinisti, che nel frattempo ci siamo convertiti a un più mite stalinberalismo, rendiamo nota questaperla della propaganda capitalista.“Guerre insanabili stanno dilaniando dall’interno quella ridicola congrega di vetero bolscevichi chiamata Colletti-vo. Da una parte, SuperRestuccia sta mostrando la sua vera natura, cioè quella di un rappresentante d’istitutomenefreghista e amorale, attorniato da personaggi squallidi e cinici come il malefico Satirico del Flogisto. Dall’al-tra, Marta Marzorati continua a molestarci con i moduli per il corso di Greco Moderno, in attesa di redigere anchequelli per un convegno sul Sanscrito e per un seminario sull’antica lingua dei Maya.Il vero problema per i vecchi comunisti, però, è un altro.I ragazzi che si recavano ai summit leninisti per rollarsi uncannone di nascosto all’ultimo banco sono stati stanati. Quelli che frequentavano il Collettivo per fare quattrochiacchiere e che prestavano soltanto una minima attenzione a quello che dicevano i patetici capi del Soviet Supre-mo Berchettiano sono stati sbattuti nelle oscure prigioni nei sotterranei del Berchet.Il motivo di tutto questo sconvolgimento: l’entrata in scena di Debby, la moralizzatrice. Vorremmo dare un consiglioalla sorella Deborah: è inutile tentare di mettere in riga una massa informe di libertini sfaticati che inneggiano aChe Guevara o, peggio ancora, sono passati ad adorare la musica metal!È del tutto futile proporre di spostare le riunioni di questa lobby rossa in mezzo alla settimana, facendola diventarequindi qualcosa di quantomeno interessante, mai, in ogni caso, come i nostri Raggi! Unisciti a noi, cara Debby:ricordati che la Morale è sempre dalla nostra parte!”.

Post scriptum.L’articolo era firmato dai Paranza Boys e forse a questo punto si può tranquillamente dire che Bencini non avevatutti i torti quando ha deciso di non pubblicare questo testo: dopo il delirante “Memorie di gloria” il fondo era giàstato toccato.

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raCruciverba

Silvia Brambilla 4B

Orizzontali:1. La prima parte del giorno8. Persona fedele12. Thomas Alva inventore17. La studia il matematico19. Attraversa Roma21. Di nuovo22. Non Chiaro23. Leggenda24. Le iniziali di Scamarcio26. Nome di donna27. Zagabria agli opposti28. C’è quella d’Aosta e quellaCamonica29. La bevanda delle cinque30. Imperfezione32. Borsa inglese33. Uno a Liverpool34. Napoli in auto35. Altari sacrificali38. Ambiente, condizioneatmosferica39. Negazione40. Rimedio a una malattia42. Ci si infila il bottone43. Era il re di tutte le Russie44. Hernest che scrisse Il vec-chio e il mare46. Fata, strega, illusionista47. Le iniziali di Battisti49. Stupefacente50. Non di montagna54. Azione Cattolica56. Tra Mao e Tung

58. Devoto a Dio60. Vespro61. Il sistema solare ne fa parte67. In Como e in tromba68. Nei templi, la camera dove sitrova la statua70. La dea della sapienza71. È possibile solo con un paiodi ali74. Non molto77. Né sì né no78. Rovigo (sigla)79. Avverbio di negazione80. Il segno che moltiplica81. Il Piccolo Carro lo è Minorenelle costellazioni82. Prigione83. Brescia in auto84. Il numero perfetto

Verticali:1. Scrisse i Promessi sposi2. Misterioso, non ancorascoperto3. A te4. Doppie in atto5. Il filosofo Kant6. Il primo uomo che andò sullaLuna7. Inizio dell’ottocento8. Arte Contemporanea9. Il dio della guerra10. Consulente Tecnico11. Nel sole e nelle nuvole12. Doppie in pietre

13. La prima e la terza dormono14. Metà di iena15. È una costellazione insieme alpiccolo carro16. Le cascate più alte del mondo18. La nona lettera greca20. Aziona le pale dei mulini25. Forse26. Località turistica31. Volatile da fattoria36. La capitale della Lettonia37. Popoli vissuto in Messico pri-ma di Colombo40. Svizzera (sigla)41. Malattia infettiva a trasmissio-ne sessuale45. Iniziali di Manzoni48. Ci si prende il caffè51. Non comune52. Non antico53. Famoso favolista greco55. Imbarcazione da fiume57. Europa (sigla)59. Scrisse l’Iliade e l’Odissea62. Imbarcazione63. In Internet significa Italia64. Non falsa65. Prefisso per il vino66. Articolo maschile69. Amen72. Conta al centro73. Produce il miele75. Il centro della mora76. Centro Sociale79. Non sufficiente

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LO STUPIDO SOGNO DEI PORCUPINE TREECinque accordi di pianoforte. Sospesi, nello spa-zio e nel tempo. Una voce echeggiante. Un po’alla volta, quasi senza che nessuno se ne accorga,emergono dal nulla suoni ed effetti, in un’atmo-sfera lisergica.Fino al gran finale dove anche noi siamo traspor-tati in uno spazio senza tempo, sospesi. E poi tut-to svanisce e rimaniamo con cinque accordi checontinuano a ripetersi. Poi si fermano e ci sor-prendiamo a trovarci nella nostra camera. Sulloschermo: Collapse The Light Into Earth – Porcu-pine Tree.Quando quest’estate è morto Syd Barrett, fonda-tore dei Pink Floyd ormai rapito dalla follia daquasi quaranta anni, ci si è chiesti quale gruppoavrebbe potuto meglio rappresentare ciò che era-no i Pink Floyd.I critici italiani hanno subito pensato ai Porcupi-ne Tree, gruppo inglese semisconosciuto inpatria.Gli “Albero di Porcospino” nacquero nel ’92 conl’album “Sunday Of Life”, interamente suonatodal multistrumentista Steven Wilson, genio dicomposizione e di effettistica, cantante di ottimolivello, nonché, come dimostrano i live, chitarri-sta abbastanza virtuoso. I primi Porcupine Treesono un tributo ai Pink Floyd: trasportano le loroatmosfere in sonorità moderne.Non sono molto innovativi, ma va segnalataRadioactive Toy, capolavoro della psichedelia,ballata in stile Dark Side Of The Moon, con sono-rità alla Shine On You Crazy Diamond e belleimprovvisazioni.L’anno successivo si aggiunge a Wilson il tastieri-sta Richard Barbieri, creando suoni impalpabili,eterei, con melodie trascendenti, stile“Everything In Its Right Place” dei Radiohead. Aitempi il pubblico, durante i concerti si sdraiavaper terra a guardare le stelle. Diventano moltopiù creativi e sperimentatori: uno dei gruppi piùd’avanguardia della nascente psichedeliaelettronica.Tuttavia risultano difficili da ascoltare e sono piùvicini alla musica d’atmosfera che al rock.Nel ’96 il grande cambiamento: entrano nel grup-po basso e batteria. È una netta virata verso sono-rità più progressive, con atmosfere fiabesche sti-le primi King Crimson. Nel ’99 esce uno dei capo-lavori dei Porcupine Tree (il primo in cui le can-

zoni sono composte da tutti i membri del grup-po): “Stupid Dreams”. I brani continuano a pos-sedere quelle atmosfere sognanti, ma basso ebatteria danno loro molto più corpo, inserendole

in una struttura rock.Da segnalare soprattutto “Stranger By TheMinute”, con un tappeto di batteria prog-jazz,una chitarra limpida come la voce che gioca insottofondo. “Mi è sempre piaciuto il suono diuna musica senza limiti – ha detto Wilson –capace di abbracciare ogni cosa, dal jazz allaclassica, al punk, al blues, una fusione di suoni estili”.Proprio questa sperimentazione non più fine ase stessa, questo sfruttare le peculiarità di varigeneri e riutilizzarle per ottenere delle emozio-ni uniche ci permette di definire i PorcupineTree un gruppo Progressive Rock, anzi, come sidefiniscono loro, “space progressive infarcito diun pizzico di psichedelia”. “Il prog-rock deglianni ’60 e ’70 – continua Wilson – nasceva dauna contaminazione di stili diversi. C’erano iPink Floyd che partivano dal blues, EmersonLake & Palmer che prendevano in prestito dallamusica classica, i Jethro Tull che mutuavanodal jazz e dal folk. Oggi i veri gruppi progressi-ve sono gente come Portishead e Radiohead:loro, come pochi altri, sanno unire diverse atti-tudini creandone una nuova”. E i PorcupineTree sono tra questi.Ma il loro viaggio non finisce qui, anzi: nel 2002esce quello che da molti è considerato il loroalbum migliore. In Absentia racchiude tutti i lati

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dei Porcupine Tree. “Blackest Eyes” cominciacon i classici effetti evocativi: dopo 20 secondi tistordisce una schitarrata al limite del metal. Riffhard rock e poi ripartono i Porcupine Tree floy-diani di Strange Dreams. Trains è un capolavoro,con i suoi cambi di tempo, di intensità, la voceevocativa, la batteria che passa dal jazz al thrashmetal, la chitarra quasi acustica. L’album è unmanifesto dell’eclettismo.Atmosfere malinconiche, assoli rock classico, rit-mi progressive (The Sound Of Muzak), violentisfoghi liberatori (Wedding Nails), testi accurati eprofondi. La palma d’oro del disco va, però, a Col-lapse The Light Into Earth.L’ultimo album è del 2005: le sonorità sono quel-le di In Absentia, ma la vena hard rock è moltopiù marcata (Wilson collabora anche con il grup-po metal Opeth). La chitarra passa molto fre-quentemente dalle sonorità più robuste a quellepiù dolci, anche nella stessa canzone (Shallow).In qualche brano c’è addirittura un’eco del prog-metal dei Tool.Si colgono ancora richiami a Pink Floyd e King

Crimson, ma del secondo periodo di entrambi(The Wall, le improvvisazioni di Lark Tongues’ InAspic) e a questi si aggiungono i Genesis. Anchequesto è un album molto vario e ai brani più com-plessi o forti si alternano piacevoli melodie malin-coniche: coinvolgenti, anche se leggermente ten-denti al pop, come Lazarus.Il rock non è un genere definito da regole specifi-che di ritmo o di contenuto, come il punk: l’animadel rock è l’innovazione. Per continuare a viveredeve evolversi ininterrottamente.Era abbastanza triste notare come in questi ulti-mi anni gli unici gruppi interessanti non facesse-ro altro che ripetere ciò che si faceva negli anni’60, tra l’altro le cose più banali.Gruppi come i Porcupine Tree ci danno la spe-ranza che il rock possa sopravvivere e che un bri-ciolo d’inventiva torni a popolare questo mondo.Questo, in fondo, è il loro stupido sogno.L’Albero di Porcospino ci ha già dato molto, ma lastrada che ha da compiere è ancora lunga.

Francesco Restuccia 3 I

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LA MISURA DEL MONDOdi Daniel Kehlmann

Nella Germania di fine Settecento, ancora fram-mentata in una miriade di stati e staterelli, nasco-no due uomini che dedicheranno entrambi lapropria vita alla misurazione del mondo.Il primo è Alexander von Humboldt, aristocraticoprussiano la cui madre aveva chiesto consigli perl’istruzione sua e del fratello a Goethe in personae ne aveva ricevuto una risposta incomprensibileche viene intesa come un invito per entrambi aeccellere in tutti i campi del sapere. Per questoAlexander, dopo aver deciso di dedicarsi alla bio-logia, studio della vita, sebbene il suo cameriere-mentore Kunth sostenga che si debbano studia-re cose ben più nobili che il semplice stare almondo, parte per un viaggio nei territori ancorapressoché inesplorati del Sudamerica e inventala geografia moderna strisciando nelle cavità del-la terra, navigando l’Orinoco, sperimentando sudi sé i veleni e, soprattutto, misurando tutto ciòche incontra sul suo cammino.L’altro è Carl Friedrich Gauss, bambino prodigiodi Gottinga che si rende conto di non avere biso-gno, come tutto il resto della gente, di parlare o

di agire solo dopo una breve pausa. Lui è fulmi-neo e rapido in tutto quello che fa: a otto annisfugge al violento maestro della scuola elementa-re per passare direttamente al liceo nonostantel’umile condizione della sua famiglia, a venti scri-ve il suo capolavoro, le Disquisitiones Arithmeti-cae, e pochi anni dopo, tra le mura domestichedella sua piccola città da cui non si è mai mossose non per obbligo, dimostra la curvatura dellospazio.Questi due uomini di scienza così diversi, il pri-mo illuminista convinto e il secondo assoluta-mente estraneo alla politica, l’uno solitario e l’al-tro morbosamente legato alla famiglia, s’incon-trano ormai anziani a Berlino, e si ritrovano subi-to coinvolti nei disordini politici della Germaniapostnapoleonica. Eppure le vicende, sebbeneinserite in un preciso contesto storico, non entra-no nei dettagli della cronologia: non c’è nessunadata, solo riferimenti. Il libro infatti non intendemostrare uno spaccato di un’epoca né essere lasolita parata di personaggi e fatti del passato, maprende spunto da questo secolo in cui la Scienza

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e la Tecnologia rifiorirono per raccontarci la vitedi questi due uomini, paradigmi del fatto che lagrandezza si espliciti in tante diverse maniere,nell’avventura o nella riflessione, con lo studioassiduo o con il talento naturale, che forse, comequalcuno intese, misuravano ogni cosa per averemeno paura di un mondo di cui non si sentironomai del tutto parte.In Germania lo scrittore Daniel Kehlmann è con-siderato uno dei massimi esponenti della lettera-tura contemporanea e questo libro ha scalato leclassifiche arrivando a vendere più copie di“Harry Potter”.“La misura del mondo” meriterebbe un analogosuccesso anche qui in Italia a causa dei suoi con-tenuti poetici e affascinanti, soprattutto la partesui viaggi di von Humboldt in giro per il mondo,e per il bellissimo stile in cui è scritto, originale eraffinato, che si vede soprattutto nei bellissimi eacuti dialoghi.Questo libro riesce ad avvicinare anche a chicome me è quasi del tutto digiuno di scienze e difisica due grandi geni e facendoci in qualchemodo appassionare anche alle loro scoperte.

Lidia Zanetti Domingues 1 C

DIFFICOLTÀ ED EROISMO DEL FEMMINILENELLA STORIA

Scorrendo la lista degli argomenti della cogestio-ne, sono subito stata attirata da un titolo in parti-colare: “La donna intellettuale e artista nel mon-do occidentale”.Poche donne, malauguratamente, hanno saputospiccare nei vari campi della letteratura, dell’ar-te e della scienza; e queste poche hanno dovutospesso rinunciare alla propria femminilità, allaloro identità per raggiungere gli scopiprefissati.È risaputo, infatti, che la maggior parte delle vol-te fossero le figlie femmine a essere sacrificate avantaggio dei loro fratelli maschi.Nessuno si preoccupava di farle istruire, o sem-plicemente di insegnare loro a leggere e a scri-vere: dovevano restare in casa e imparare adiventare brave mogli e madri, a sostenere iloro mariti.

E non parlo di cinquecento anni fa; agli inizi delnovecento la situazione non era cambiata di mol-to da quella dei tempi passati.Sono state le due guerre mondiali a dare impor-tanza alla donna in società, grazie al ruolo chemolte di loro ricoprirono svolgendo varie man-sioni nelle città bombardate, e mantenendo dasole tutti quelli che erano troppo giovani o troppovecchi per andare in guerra.Addirittura al giorno d’oggi non si può ancoradire di aver raggiunto la totale parità fra i sessi(benché i progressi che si sono fatti negli ultimidecenni siano stati enormi: basta vedere la leggesul divorzio, la legalizzazione della pillola, o sem-plicemente la svolta radicale compiuta nel 1946:fu solo allora, infatti, che alla donne fu permessodi votare, e quindi di adempiere al dovere civileper eccellenza).

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33 BRANIELEMENTI FONDAMENTALI DI HARD ROCK

Proto-hard rock (1964-1969)

Kinks – You Really Got Me – 1964 (il primo riffdi chitarra)

Who – My Generation – 1964 (i primi a romperegli schemi della vecchia generazione: rockselvaggio)

Jimi Hendrix – Purple Haze – 1967 (la chitarraabusata e la psichedelia selvaggia)

Iron Butterfly – In-A-Gadda-Da-Vida – 1967(psichedelia e riff blues)

Rolling stones – Jumpin’ Jack Flash – 1968 (lamentalit� dell’hard rock)

Beatles – Helter Skelter – 1968 (secondo alcunicritici la prima canzone metal)

Cream – White Room – 1968 (hard blues psi-chedelico e virtuosismo)

Jeff Beck – Beck’s Bolero – 1968 (la sperimenta-zione chitarristica e l’innovazione post-psichedelia)

Steppenwolf – Born To Be Wild – 1968 (lo spiri-to dell’hard rock: “...heavy metal thunder!”)

Mc5 (Stooges/Litter) – Kick Out The Jams –1969 (la forza selvaggia e pre-punk del garagerock)

King Crimson – 21st Century Schizoid Man –1969 (la sperimentazione estrema del progressi-ve mostra una nuova visione della musica)

Prima generazione dell’hard rock (1969-1976)Deep Purple – Speed King – 1970 (fondazionedell’hard rock)

Blue Cheer – Second Time Around – 1970(l’hard rock americano: selvaggio bluespsichedelico)

Led Zeppelin – Whole Lotta Love – 1969 (i LedZeppelin... sperimentazione hard folkpsichedelica)

Black Sabbath – Paranoid – 1970 (l’hard rockcupo: suoni pesanti e proto-metal, ma basi blues-psichedeliche)

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Ma alcune rare eccezioni vi sono state; donnenate in una determinata classe sociale, che leobbligava a essere colte e istruite, all’essere ingrado di sostenere conversazioni intellettuali.Sebbene la nascita le avesse favorite, però, nonebbero mai vita facile: famoso è l’esempio diGeorges Sand, scrittrice costretta a camuffarsida uomo e a nascondersi dietro a uno pseudoni-mo maschile per pubblicare le proprie opere.A quell’epoca nemmeno le donne istruite e bene-stanti erano ammesse ai circoli culturali, alleaccademie più prestigiose e nemmeno a quellepiù infime: erano donne, e questo bastava aescluderle.Non era quindi sufficiente avere dalla propriaparte un titolo o un cospicuo patrimonio, coseche invece lasciavano via libera alla maggior par-te degli uomini: era proprio l’idea della donnaintelligente e colta, o semplicemente della donnaattiva e partecipe, a essere bocciata per partitopreso.Dunque gli scritti, i quadri, le sculture delle don-

ne artiste e intellettuali sono da ammirare nonsolo per la loro pregevole fattura (quante opere,per quanto belle, sono sempre restate nell’ombrarispetto a quelle dei colleghi maschi?) ma ancheper la passione con cui sono state fatte, per ilcoraggio espresso nell’averle sottoposte a un’opi-nione pubblica critica e sfavorevole nei loro con-fronti. Perché nessun merito sarebbe stato lororiconosciuto, nessuno; le donne ciò che hannoora lo hanno preso con la forza, più o menopassivamente.E a tutti i lettori di sesso maschile dico questo:non prendete il mio articolo come un’ode al fem-minismo, perché non è questo il mio intento (sel’impressione finale è stata quella, chiedo venia:deve essermi venuto spontaneo, in quantoragazza).Soltanto chiedetevi il perché dell’aver dedicatouno dei maxi-gruppi della cogestione alla donna,e non all’uomo.

Eloisa Zendali 4 C

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Alice Cooper – Billion Dollar Baby – 1973 (spe-rimentazione degli Who, hard rock dei Deep Pur-ple, cupezza dei Black Sabbath, ma con ironia)

Budgie – Breadfan – 1973 (ma il metal non �

degli anni ’80?)

Uriah Heep – Poet’s Justice – 1972 (hard rockpurpleiano con accenno d’atmosfera epica)

Blue Oyster Cult – The Red And The Black –1975 (selvaggia e trascinante battaglia virtuosi-stica; altrimenti hard rock d’atmosfera floydiana)

Sweet – Hell Raiser – 1974 (glam hard rockdemenziale)

Aerosmith – Sweet Emotions – 1975 (afferma-zione dei canoni dell’hard rock con attenzione alblues)

Queen – Ogre Battle – 1974 (glam pop progres-sive hard rock)

Rainbow – Stargazer – 1976 (Deep Purple eBlack Sabbath: nasce l’epico)

Rush – 2112 – 1976 (progressive hard rock)

Seconda generazione dell’hard rock (1976-1986)AC/DC – Whole Lotta Rosie – 1977 (whiskey,chitarre distorte e rock ‘n’ roll)

Thin Lizzy – The Boys Are Back In Town – 1976

(hard rock virtuosistico/melodico country/bra-siliano/irlandese)

Motorhead – Overkill – 1979 (forza dell’hardrock e rabbia del punk)

Van Halen – Hot For Teacher – 1984 (tecnico,virtuoso, tamarro, simpatico)

Scorpions – Another Piece Of Meat – 1978(geometria germanica, potenza metallara, virtu-osismo tamarro)

Motley Crue – Piece Of Your Action – 1981(potente rock ‘n’ roll vizioso, trasgressivo egrezzo)

Twisted Sister – We’re Not Gonna Take It –1984 (oltraggiosi e ambigui: semplice rock ‘n’roll distorto. Giudicati “street metal” o “shockrock”)

Terza generazione dell’hard rock (1987-oggi)Guns N’Roses – Paradise City – 1987 (rifonda-zione dell’hard rock: utilizzo di peculiarit� di tuttii generi. Per alcuni l’ultimo gruppo rock)

Red Hot Chili Peppers – Give It Away – 1991(utilizzo dell’hard rock per sperimentazionifunky)

Francesco Restuccia 3 I

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La Redazione

Caporedattore:Francesco Sala 3 I

In redazione:Francesco Restuccia 3 I; Elena Ruzza 2 E; Eugenio Bono 1 G; Giulio Gipsy Crespi 5 G;Luca Quaglia 2 G; Francesca Monaco 5 I; Federica Clerici 1 D; Silvia Brambilla 4 B;Eloisa Zendali 4 C

Vignettisti:Beatrice Valè 3 I; Valerio Cataldo 2G; Daynée Leal 2E

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