AUGURI Compromettiti nel nome di Cristo · 2019. 3. 11. · All’emeroteca Tucci la donna nella...

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N. 24 • 26 giugno 2011 • 1,00 Anno LXV • Poste Italiane S.p.A. • Spediz. in abbon. postale • D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, Aut.  014/CBPA-SUD/NA • Direzione e Redazione Largo Donnaregina, 22 • 80138 Napoli Teresa Beltrano Michele Borriello Rosanna Borzillo Vincenzo Cozzolino Stefania De Bonis Doriano Vincenzo De Luca Davide Esposito Giosuè Lombardo Enzo Mangia Gaetano Marino Fiorenzo Mastroianni Michela Nicolais Michelangelo Pelaez Marco Romano Andrea Riccardi Vincenzo Santoro Elena Scarici Ludovica Siani Antonio Spagnoli Gli interventi La sfida educativa di Balaguer 2 Il 28 giugno il Plenum diocesano 4 Il convegno regionale dei diaconi permanenti 5 Il Card. Sepe all’Arciconfraternita dei Pellegrini 6 In villa comunale “Giochi senza barriere” 13 Pastori per il popolo di Dio 14 Il libro di Don Virginio Colmegna 15 All’emeroteca Tucci la donna nella storia 15 Il 1° luglio ricorre il quinto anniversario dell’arrivo a Napoli del Cardinale Crescenzio Sepe. Nuova Stagione, interpretando i sentimenti dell’intera Diocesi, rivolge all’amato Pastore filiali auguri di un lungo e fecondo ministero pastorale. AUGURI Il Giubileo del mare 8 e 9 PRIMO PIANO Amici dei poveri a convegno 10 e 11 ATTUALITA’ Inaugurata la casa “Alma Mater” 12 CITTA’ Compromettiti nel nome di Cristo Oggi la liturgia ci fa celebrare la solennità della Santissima Trinità, cuore e fondamento della nostra fede. In questa celebrazione eucaristica, poi, conferiremo l’Ordinazione episco- pale al caro e stimato mons. Ciro Miniero, figlio della nostra Chiesa napoletana, scelto per essere Vescovo della Chiesa sorella di Vallo della Lucania. Per questi motivi, eleviamo tutti la nostra lode a Dio Trinità, immergendoci nel mistero di amore delle Tre Persone divine. La nostra contemplazione interiore deve essere come quel bambino di agostiniana memoria, che, di fronte alla vastità del mare capisce che non rie- sce a esaurire l’immensità dell’oceano attingendo l’acqua e versandola sulla sabbia, ma so- lo facendosi coinvolgere dalle sue onde. Crescenzio Sepe

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  • N. 24 • 26 giugno 2011 • € 1,00

    Anno LXV • Poste Italiane S.p.A. • Spediz. in abbon. postale • D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, Aut.  014/CBPA-SUD/NA • Direzione e Redazione Largo Donnaregina, 22 • 80138 Napoli

    Teresa Beltrano • Michele Borriello • Rosanna Borzillo •

    Vincenzo Cozzolino • Stefania De Bonis • Doriano

    Vincenzo De Luca • Davide Esposito • Giosuè Lombardo •

    • Enzo Mangia • Gaetano Marino • Fiorenzo Mastroianni

    • Michela Nicolais • Michelangelo Pelaez • Marco Romano

    Andrea Riccardi • Vincenzo Santoro • Elena Scarici •

    Ludovica Siani • Antonio Spagnoli

    Gli interventiLa sfida educativa di Balaguer 2

    Il 28 giugno il Plenum diocesano 4

    Il convegno regionale dei diaconi permanenti 5

    Il Card. Sepe all’Arciconfraternita dei Pellegrini 6

    In villa comunale “Giochi senza barriere” 13

    Pastori per il popolo di Dio 14

    Il libro di Don Virginio Colmegna 15

    All’emeroteca Tucci la donna nella storia 15

    Il 1° luglio ricorre il quinto anniversario

    dell’arrivo a Napolidel Cardinale

    Crescenzio Sepe. Nuova Stagione,

    interpretando i sentimentidell’intera Diocesi, rivolge

    all’amato Pastore filialiauguri di un lungo

    e fecondo ministero pastorale.

    AUGURI

    Il Giubileo del mare

    8 e 9

    PRIMO PIANO

    Amicidei poveri

    a convegno

    10 e 11

    ATTUALITA’

    Inauguratala casa

    “Alma Mater”

    12

    CITTA’

    Compromettiti nel nome di Cristo

    Oggi la liturgia ci fa celebrare la solennità della Santissima Trinità, cuore e fondamentodella nostra fede. In questa celebrazione eucaristica, poi, conferiremo l’Ordinazione episco-pale al caro e stimato mons. Ciro Miniero, figlio della nostra Chiesa napoletana, scelto peressere Vescovo della Chiesa sorella di Vallo della Lucania.

    Per questi motivi, eleviamo tutti la nostra lode a Dio Trinità, immergendoci nel misterodi amore delle Tre Persone divine. La nostra contemplazione interiore deve essere come quelbambino di agostiniana memoria, che, di fronte alla vastità del mare capisce che non rie-sce a esaurire l’immensità dell’oceano attingendo l’acqua e versandola sulla sabbia, ma so-lo facendosi coinvolgere dalle sue onde.

    Crescenzio Sepe

  • Vita Ecclesiale Nuova Stagione2 • 26 giugno 2011

    Borsedi studio per le figlie di TeresaBuonocore

    Fondazione Polis Tagore, grande anima

    Rabindranath Tagore nacque il 6 maggio del 1861, neipressi di Calcutta. La famiglia apparteneva ad una elevata ari-stocrazia, di rango quasi regale. Il ruolo che svolse nella vitaculturale, artistica, religiosa e politica del Bengala fu di ecce-zionale importanza. Il nonno, un principe, fu confondatoredella “Chiesa teistica dell’India” e fu uno dei primi indiani chevennero a contatto con la cultura e la civiltà europea. Fu rice-vuto con grandi onori alle Corti di Inghilterra e di Francia.

    Tagore, il più giovane di 14 fratelli, fu educato in casa. «Lascuola – scrisse – mi appariva come una prigione dell’intelli-genza, buona solo a produrre pappagalli ammaestrati. Dallefinestre spiavo la bellezza del mondo, il mondo della divinalibertà». Suo padre ed altri precettori si assunsero la respon-sabilità della sua educazione insegnandogli il sanscrito e l’in-glese.

    Nel 1874 muore la madre. Nel 1878 il suo primo viaggioin Europa: 17 mesi in Inghilterra, ove Henry Morley sarà ilsuo maestro di musica e letteratura alla University College diLondra. Tra il 1880 e il 1882, al suo ritorno in India, compo-ne “Il Genio di Valniki”, suo primo dramma, e per la criticadiventa lo “Shelley del Bengala”. Dal 1883 al 1900 scrivedrammi e saggi come “Dante e Beatrice”, “Petrarca e la suaLaura”. E poi, mano a mano, le tragedie in versi “Il re e la re-gina” e “Sacrificio” e la raccolta di poesie “Sonar Tarj” (Labarca d’oro).

    Dal 1902, dopo diversi lutti familiari, si dedica esclusiva-mente all’attività letteraria e pubblica: “Nashta Nir” (il nidodistrutto) e “Chokher Bali” (Pugno nell’occhio), romanzi. Nel1913 escono “The gardner” (Il giardiniere) e “The crescentmoon” (Luna crescente) per cui riceve il Premio Nobel per laletteratura. Ormai la sua fama è mondiale: era iniziata a cre-scere già dal 1912 per “Gitanjali” (Canti d’offerta) con un sag-gio introduttivo del grande poeta irlandese William ButlerYeats. Nel 1914 pubblica la sua opera più originale: “Balaka”e incontra in quello stesso anno la grande anima Gandhi.

    Chiaramente si manifesta affinità culturale, più che poli-tica, tra i due. E stringono un profondo rapporto di stima e diammirazione reciproca. Nel 1918, dopo un ciclo di conferen-ze negli Stati Uniti e in Giappone, Tagore, tornato in patria,trasforma la sua scuola di Santiniketan in università. Alla no-tizia della terribile repressione contro il movimento pacifistadel Mahatma Gandhi, Tagore scrive una lettera sdegnata alvicerè dell’India e rifiuta il titolo di Sir.

    Nel 1923 inizia la pubblicazione della magnifica rivista“Vishva-Bharati” e ancora viaggia: in Malesia, Cina,Giappone e poi nel 1926 viaggia dall’Italia all’Ungheria, dallaFrancia agli Usa. Significativo il soggiorno in Italia: a Romafu trionfalmente accolto da Vittorio Emanuele e daMussolini. Si incontra contemporaneamente con BenedettoCroce. Nel 1928 Tagore espone in Usa ed Europa opere pitto-riche che rivelano il suo genio poliedrico: fino alla morte, tradisegni e dipinti, ne produrrà circa 2400.

    Nel 1932, arrestato Gandhi per la seconda volta, Tagore lovisita in carcere e sostiene la lotta del Mahatma. Il suo ultimoromanzo fu “Char Adhyaya”. Nel 1940 Gandhi rende visitaper l’ultima volta al poeta. Questi gli affida tutta la sua opera.Il 7 agosto 1940 l’Università di Oxford conferisce a Tagore lalaurea honoris causa. Nel settembre si ammalò gravemente.Il poeta si spegne in Calcutta il 7 agosto 1941.

    La raccolta più significativa, di 45 liriche, ha per titolo“Balaka”, che significa “Volo di uno stormo di cigni selvatici”.«Per me – afferma il poeta – volo è una parola che evoca unviaggio lungo e lontano, che risponde all’urgenza di una chia-mata ineffabile. Un’urgenza di moto, di cammino nell’interouniverso evocato da un batter d’ali e un messaggio: Non qui,in luogo diverso, altrove!».

    Il moto per lui è il flusso incessante dell’essere universale,che pulsa nella natura e nella storia, flusso che si risolverà at-traverso la guerra, la distruzione, la sofferenza e le morti, inun’unità cosmica che sarà, in ultima analisi, affermazione divita e di gioia. Quali, allora, i messaggi, i temi spirituali chescaturiscono come da pura sorgente dalle opere di Tagore. Unprimo messaggio è quello cosmico e cioè unità e dinamicitàdell’universo. Il secondo messaggio riguarda la vita e la mor-te. Basta riflettere sulla seguente espressione per compren-derne il pensiero: «(Dopo la cremazione) il respiro del corposi fonda con il respiro dell’universo». La vita e la morte, per ilpoeta, non sono due realtà opposte: una trova senso in rap-porto all’altra e viceversa così per finito ed infinito, per distru-zione e costruzione, per guerra e pace. La morte, per Tagore,non è la distruzione dell’essere, ma anzi permette la realizza-zione dell’essere in una dimensione ultraterrena, lo avvicinaal mistero, lo riunifica con l’assoluto.

    Significativo il suo messaggio storico riguardante la pace.Tagore con piena convinzione affermava: «Non può essere di-segno del Creatore che l’Europa chiuda la strada della pace atutti con il suo orgoglio e con il suo interesse personale. Noidobbiamo progettare un tempo futuro che significhi pace pertutti gli uomini» (1917).

    Il poeta chiarisce il concetto di pace: non è pigrizia, non èegoismo, non è chiusura nel propri particolarismi. La pace è,al contrario, il risultato di un processo che, per realizzarsi, habisogno dell’opposizione e della lotta. La pace risulta così unostato superiore, che è gioia e amore. In una poesia di “Balaka”afferma che la pace è «l’approdo più dolce di tutta l’attivitàumana, ciò per cui hanno lottato e sofferto, e stanno lottan-do e soffrendo, gli uomini migliori, è l’Amore e la Pace».

    di Michele Borriello

    San Josemarìae la sfida educativaSan Josemarìa Escrivà (1902-

    1975) promosse un gran numero diistituzioni finalizzate all’educazionee formazione di uomini e donne diogni età e condizione sociale: scuoleagrarie, istituti professionali, scuoledi ogni livello, università, collegiuniversitari. Egli era guidato daprofonde motivazioni soprannatu-rali, accompagnate da alcuni princi-pi specificamente pedagogici, non discuola ma ispirati al Vangelo, che ca-ratterizzano il suo messaggio e lofanno entrare a far parte anche nelnovero dei santi educatori; pur affer-mando il primato della grazia, davamolta importanza all’educazionedelle virtù “umane”, che fanno ono-re ad ogni persona anche senza co-noscere Cristo.

    Il fondatore dell’Opus Dei si èbattuto sempre per un’educazioneradicata nell’attività libera e respon-sabile dell’educando avendo comescopo preparare buoni cristiani,amanti della libertà e della responsa-bilità personali, capaci di impegnar-si da buoni cittadini nella costruzio-ne della storia che Dio ha voluto la-sciare in una indeterminazione nel-la quale trovano spazio molteplicitàdi scelte politiche e culturali.

    San Josemarìa aveva un suo stileeducativo, frutto della sua intimaamicizia con Gesù, caratterizzato daun’attività personale di costanteamicizia con chiunque incontrasse,il che lo portava a calarsi totalmentein qualsiasi situazione umana pertrovare il modo appropriato di dialo-gare a tu per tu, con ogni persona.Un suo interlocutore ebbe a dire:“Mi ascoltò con una concentrazionetale che mi sembrò di essere per luil’unica persona al mondo”. Per sanJosemaria ogni vera educazione sifondamenta nell’amicizia personaletra educatore ed educando, amiciziache genera nuove amicizie.

    L’amicizia è un bene-valore frut-to di una particolare relazione corri-spondente alla nativa inclinazionedi ogni uomo a vivere in società; in-clinazione che si rafforza con l’edu-cazione delle virtù proprie dell’ami-co: fiducia, reciprocità, lealtà, since-rità. E’ la virtù e non l’uguaglianza adessere condizione di vera amicizia,perciò si può stabilire anche con per-sone costituite in autorità, come peresempio tra genitori e figli, tra pro-fessori e alunni.

    L’amicizia da sola non basta a fa-re famiglia, ma la famiglia educa al-l’amicizia. E’ nell’ambiente familia-re dove si acquistano quelle virtù so-ciali che rendono la persona capacedi costituirsi amico nelle relazionicon gli altri familiari, senza che ciòcomporti rendere meno autorevoli irapporti amichevoli tra genitori e fi-gli. L’ideale educativo “per i genitori,affermava san Josemarìa, consistenel farsi amici dei figli, amici ai qua-li si confidano le proprie inquietudi-ni, con cui si discutono i diversi pro-blemi, dai quali ci si aspetta un aiu-to efficace e sincero (…) Ascoltate ivostri figli, dedicate loro anche iltempo vostro, date fiducia, credete aciò che vi dicono, anche se talvolta viingannano; non meravigliatevi delleloro contestazioni”.

    Si va facendo strada, ancora tramolte resistenze ideologiche, unarealtà: la promozione e organizza-zione di istituzioni scolastiche non èaffidata ai professionisti dell’educa-zione o ai politici ed amministratoripubblici prescindendo dalle fami-glie; i genitori sono i primi soggettisui quali si deve contare per portare

    avanti una educazione efficace. Iprofessori partecipano, sulla base diun’alleanza, più o meno esplicita,della primaria responsabilità educa-tiva dei genitori.

    San Josemarìa, già negli anni ‘60del secolo scorso, stimolò con forzaentusiasmante i genitori perchépromovessero, nell’ambito delle leg-gi di ciascun paese, delle scuole per iloro figli e per i figli dei loro amicicon una proiezione universale, aper-te cioè a tutti. Riferendosi a questescuole disse qualcosa di rivoluziona-rio:”nella scuola vi sono tre cose im-portanti: prima i genitori, poi i pro-fessori, e in terzo luogo gli alunni…”

    Infatti, se ai genitori spetta il pri-mato nella decisione di scegliere unascuola a cui mandare i propri figli, aiprofessori spetta, insieme a loro, diassumersi la responsabilità di diri-gere l’attività scolastica . In questosenso occupano una posizione se-condaria rispetto ai genitori, e pri-maria rispetto agli alunni . Senza ladecisione dei genitori non vi sono ra-gazzi per le scuole, senza il lavoro deiprofessori non vi è attività nellescuole. La scuola però si istituisceper gli alunni. Perché allora sono gliultimi? Tutto diventa chiaro se si saordinare la posizione dei genitori,professori e alunni dicendo che lamissione dei genitori risiede nel ren-dere possibile l’azione dei professo-ri, la missione dei professori sta nel-lo stimolare il lavoro degli alunni, eil significato del lavoro degli alunniè la loro educazione e il loro perfe-zionamento.

    Quindi, nella comunità scolasti-ca genitori, professori ed alunni oc-cupano posti diversi che danno ori-gine a relazioni asimmetriche tra diloro. Cemento di questa comunità èl’amicizia che avvicina i genitori aifigli, i professori agli alunni. Lascuola è allora un ampliamento del-la famiglia. A volte l’educazione sco-lastica fallisce per la mancanza dicollaborazione o per il conflitto piùo meno dichiarato tra i valori istilla-ti dalla scuola e quelli che si vivonoin famiglia, per questo sanJosemarìa suggeriva agli insegnantidi chiedere aiuto ai genitori perchénon sia mai che dopo un mese di la-voro stupendo arrivi una parola sar-castica del papà o un risolino dellamamma e vadano in fumo tutte lesue ore di lavoro.

    In occasione di un incontro nu-meroso di genitori e professori, ri-spondendo alla domanda di un pro-fessore che chiedeva un criterio daseguire nel suo lavoro docente, dis-se: “prepara bene le lezioni e sii lealecon i tuoi alunni, di modo che, a po-co a poco, diventino i tuoi amici.Infine, non mantenete le distanzenei confronti dei ragazzi. Cerca diandare loro incontro, a metà strada,perché percorrano volontariamentel’altra metà ”.

    di Michelangelo Pelàez

    Lo scorso 16 giugno, nellasede della Fondazione Pol.i.s.della Regione Campania perl'aiuto alle vittime innocentidella criminalità e il riutilizzoa fini sociali dei beniconfiscati alla camorra, èstata consegnata una borsadi studio alle figlie di TeresaBuonocore, uccisa il 20settembre 2010 presso ilPonte dei Francesi a Napoli.L'iniziativa è stata realizzatagrazie alla FederazioneInternazionale Città Sociale eall'Associazione GiancarloSiani, che hanno dedicato ilpremio Città sociale 2010 aTeresa Buonocore, e aifamiliari di AntonioRuggiero, espertointersettoriale in sicurezza elegalità della RegioneCampania e componente delConsiglio diAmministrazione dellaFondazione Pol.i.s.,scomparso il 15 luglio 2010.Erano presenti l'assessoreregionale ai Rapporti con leAutonomie Locali PasqualeSommese, il vicecapo diGabinetto della RegioneCampania Alberto DiFerrante, il presidente dellaFederazione InternazionaleCittà Sociale SalvatoreEsposito, la presidentedell'associazione GiancarloSiani Adriana Maestro, ilvicepresidente e il segretariogenerale della FondazionePol.i.s., rispettivamente donTonino Palmese ed EnricoTedesco, Pina Buonocore,sorella di Teresa, e unanutrita delegazione delCoordinamento campano deifamiliari delle vittimeinnocenti di criminalità,guidata dal presidenteLorenzo Clemente.Erano altresì presenti lamoglie e il figlio di AntonioRuggiero.«Servono azioni concrete afavore dei familiari e noi,attraverso la FondazionePol.i.s., le stiamo portandoavanti", ha affermatol'assessore Sommese. "Insituazioni come questa dellefiglie di Teresa Buonocorenon conta l'appartenenzapolitica ma la sensibilitàdelle persone", ha proseguitoSommese. "Dobbiamoproseguire tutti assieme suquesta strada, i temidell'aiuto alle vittime e delriutilizzo sociale deipatrimoni confiscati allacriminalità organizzataassumono un'importanzacentrale nella nostra azioneamministrativa», haconcluso l'assessore.

  • Primo Piano ChiesaNuova Stagione 26 giugno 2011 • 3

    L’abbraccio del Cilento(dvdl) Commovente litirgiaa Napoli, in occasione dellaconsacrazione a vescovo dimons. Ciro Miniero. Lacerimonia si è svolta nelpomeriggio del 19 giugnonel Duomo di Napoli allapresenza di centinaia dicilentani e di primi cittadinidel Cilento guidati dalsindaco di Vallo dellaLucania Antonio Aloia. Al termine dellacelebrazione, Miniero haespresso i suoiringraziamento al Papa, alCardinale Sepe,sottolineando il valore dellamissione sacerdotale e si èdichiarato pronto al suoservizio ecclesiale nelladiocesi del Cilento. Dopol’ordinazione il lungoabbraccio con il vescovoemerito mons. GiuseppeRocco Favale che, dopo oltre22 anni, ha lasciato la guidadella diocesi di Vallo.L’insediamento del neoVescovo è previsto per il 4settembre.Presenti alla Celebrazione,tra gli altri, anche AntonioValiante, vice presidente delConsiglio Regionale e ilconsigliere regionale LuigiCobellis. «Voglio formulare,a nome mio edell’Amministrazione chepresiedo le più vivefelicitazioni a monsignorCiro Miniero – ha detto ilPresidente della ProvinciaEdmondo Cirielli -. Unuomo tra la gente e per lagente, grazie al suo lungocammino pastorale accantoai più deboli, saprà guidarecon sapienza eautorevolezza la comunitàdei fedeli del Cilento».«Mi ha colpito molto la suaumiltà e semplicità, pensoche fare bene e sarà amatodai nostri cittadini». «Inquesto momento nonpossiamo nascondere che ilnostro pensiero – hasottolineato ancora ilsindaco Aloia - va anche alVescovo Giuseppe RoccoFavale che si appresta alasciare la guida dellaDiocesi di Vallo. Siamodispiaciuti di questaseparazione perché Favaleha fatto tanto e bene per ilnostro territorio e a lui vatutta la nostra gratitudinecome cittadini di Vallo».«Salutiamo il VescovoFavale – ha concluso Aloia -con lo stesso affetto con cuinegli ultimi venti anni glisiamo stati vicini e allostesso modo abbracciamomons. Miniero, un vescovoadatto in questo momentoper la Diocesi di Vallo dellaLucania, un territorio in cuic’è bisogno sicuramente diumiltà ma anche di tantadeterminazione».

    Domenica 19 giugno il Cardinale Sepe ha conferito l’ordinazione episcopale a mons. Ciro Miniero,nominato dal Papa lo scorso 7 maggio Vescovo di Vallo della Lucania. L’omelia dell’Arcivescovo

    Compromettiti nel nome di CristoAnche noi, lasciamoci prendere dal mi-

    stero di amore della Trinità che, nella sua im-mensa bontà, pervade la vita di tutti noi, suecreature. L’amore trinitario, infatti, è puro,senza misura, supera sempre le barriere del-la nostra fragilità e limitatezza e ci trasfor-ma in offerta di vita. Come il Padre, fonte diogni vita, che ci offre la vita nuova nel suoFiglio incarnato e ce la dona nello SpiritoSanto. Da questo amore trinitario nasce laChiesa di Cristo che riceve il mandato di rea-lizzare sulla terra le stesse missioni trinita-rie.

    Caro don Ciro, l’ordinazione episcopaleche riceverai tra poco e che ti farà successo-re degli Apostoli, è l’irruzione della Trinitànella tua vita. È Dio che manifesta e fa pre-sente la grandezza e la trascendenza del suoamore per te che, certamente, resterai sgo-mento di fronte ad un mistero così incom-prensibile e un dono così incommensurabi-le. Ma Dio ti ha scelto da sempre e oggi timanda come padre e pastore perché tu pos-sa proclamare il Vangelo alla tua comunitàdiocesana e annunciare a tutti che la perso-na di Gesù, morto e risorto, è il Signore eSalvatore. Per realizzare questa missione ri-ceverai lo Spirito Santo, mandato dal Padree dal Figlio.

    Come gli Apostoli, sei chiamato a com-piere le opere del Maestro, a metterti a servi-zio del Regno con totale donazione, nellaconsapevolezza di essere mandato, di essereportatore e donatore di ciò che non ti appar-tiene, come del resto hai fatto esemplarmen-te fino ad oggi nelle diverse mansioni che tisono state affidate come, ad esempio, il tuolodevole ministero di Decano e di parrocodella comunità dell’Ave Gratia Plena diBarra.

    Ogni chiamata è per la missione. Gli apo-stoli, chiamati da Gesù, vengono messi aparte, lasciano le reti e diventano, in qualchemodo, diversi dagli altri, con una nuovaidentità, una nuova vita, nuovi e diversi cri-teri, un nuovo modo di pensare e di vivere.Ma questa separazione, questa diversità non

    è fine a se stessa, ma è per tornare dagli altri,dal popolo, ed essere per tutti mediatore deldono della salvezza. Per questo, l’annunciodegli apostoli è sempre profetico. I profeti,che dicono al popolo la parola di Dio, sonoquelli che sanno vedere l’oggi con gli occhi diDio e lo interpretano per tutti coloro ai qua-li sono inviati; vedono più lontano degli altri,più in profondità, e sanno andare al di là del-le apparenze.

    Caro Don Ciro, Dio ti manda nellasanta Chiesa di Vallo, terra benedettada Dio con ricchezze e bellezze natura-li, culturali e religiose: va con gioia,con semplicità, con povertà, con fidu-cia soltanto in Dio Trinità, pronto a vi-vere con spirito di donazione totale inmezzo al tuo popolo, soprattutto ai piùpiccoli e bisognosi delle tue cure di pa-dre e fratello. Il tuo servizio episcopa-le è dono da adempiere. Ricevuto gra-tuitamente, perché senza meriti e sen-za poter dare nulla in cambio, offrilogratuitamente a coloro a cui sei invia-to.

    Compromettiti nel nome di Cristo,incarnando la carità in tutte le neces-sità spirituali e materiali del tuo popo-lo, accettando anche di correre il ri-schio della incomprensione e dell’osti-lità di un mondo che non crede o sbar-ra le porte alla venuta di Cristo. Con laforza che viene da Dio, accetta il ri-schio del male e affrontalo per vincer-lo col bene, di cui sei testimone e pro-feta.

    Questa è la Chiesa; questo è, comeè descritto negli Atti degli Apostoli, ilcammino della Chiesa di Cristo che,sotto l’azione dello Spirito, annunciala salvezza a tutti gli uomini. Questosia anche il cammino della Chiesa diVallo della Lucania che, sotto la guidadel buon pastore, troverà la via sicurache porta alla comunione con laSantissima Trinità.

    Ti assistano i nostri Santi protetto-ri: San Gennaro, Sant’Anna e la Beata

    Maria della Passione.Maria Sanissima, Regina degli Apostoli,

    ti assista nel tuo delicato ministero episco-pale e ti insegni ad essere come Gesù, a pen-sare come Lui pensava, e a fare quello cheLui faceva. ‘A Maronna t’accumpagna!

    Crescenzio Card. SepeArcivescovo Metropolita di Napoli

    Il ringraziamento al termine della liturgia di ordinazione

    «Il Signore benedica il nostro popolo cilentano»(dvdl)Oltre duemila fedeli della diocesi di Napoli e di Vallo del-

    la Lucania si sono stretti domenica 19 giugno attorno a mons. CiroMiniero, che ha ricevuto l’ordinazione episcopale. A presiedere il ri-to il Cardinale Crescenzio Sepe, conconsacranti i Vescovi ausiliaridi Napoli, mons. Antonio Di Donna e mons. Lucio Lemmo.Numerosi gli arcivescovi e i vescovi intervenuti dalla Campania e daaltre regioni, i sacerdoti di Napoli e di Vallo, guidati dal Vescovoemerito mons. Giuseppe Rocco Favale.

    La croce, dono del Cardinale Sepe, un’anello d’argento offertodal vicario parrocchiale di Ave Gratia Plena in Barra don Mauriziod’Alessio, un pastorale con le immagini di Sant’Anna e della BeataMaria della passione e una reliquia del Beato Giovanni Paolo II do-no della comunità parrocchiale, la mitria, offerta dalla comunità sa-cerdotale, sono i simboli che ha ricevuto mons. Miniero, nel rito diordinazione episcopale. «La vita è il più bel dono che il buon Dio havoluto farci», ha esordito il novello Vescovo nel ringraziamento, aconclusione della liturgia di ordinazione.

    Ha ringraziato i Santo Padre per il grande dono dell’episcopatoe il Cardinale Crescenzio Sepe per la fiducia e la stima. Un saluto par-ticolare ai Cardinali Ursi, che lo ordinò prete, e Giordano, che lo no-minò parroco, decano, vicario episcopale, padre spirituale delSeminario ed Economo diocesano. Mons. Miniero esprime la sua ri-conoscenza anche al Cardinale Vallini e a mons. Iannone.

    Particolarmente toccante il ricordo dei genitori, papà Michele emamma Filomena «che, tra le pareti domestiche, trasformate in pic-cola chiesa, hanno saputo trasmettere al sottoscritto e a Gioacchino,Vincenzo, Maria, Pasquale e Anna, miei fratelli e sorelle, i valori cri-stiani incentrati sull’umiltà, sulla cordialità e sulla disponibilità.Questi valori ricevuti sopravvivono ancora oggi nelle famiglie allar-gate dei miei fratelli e sorelle; non posso non ricordare zia Maria e

    zia Maddalena che presero il posto di mamma nel governo della ca-sa quando mamma andò, ancora giovane, in Paradiso. L’educazioneimpartitaci ha prodotto i suoi frutti vocazionali anche in Pasquale,mio fratello, Missionario Comboniano in Guatemala».

    Grande e interminabile applauso quando mons. Miniero ha ri-cordato il clima di vita ecclesiale vissuto nella Parrocchia di originedell’Ave Gratia e la riconoscenza alle persone incontrate: «donVincenzo Perone, di venerata memoria, alle religiose, agli oltre due-cento collaboratori e a tutti i fedeli. Tutte le persone che ho incon-trato, appartenenti a questa bella Chiesa napoletana, hanno lascia-to in me un segno indelebile. Esse hanno avuto un ruolo importan-te nella mia vita e hanno fatto fruttificare i talenti che il Signore miha dato». Ha ricordato gli amici di ordinazione, il Servizio diAnimazione Comunitaria del “Movimento per un Mondo Migliore”,mons. Salvatore Esposito e i suoi collaboratori, per l’organizzazio-ne della liturgia e ai confratelli della Comunità Sacerdotale: donArmando Sannino, don Pasquale Di Luca, don Doriano Vincenzo DeLuca e, con essi, don Maurizio D’Alessio, stimato collaboratore perlunghi nella parrocchia di Barra.

    E poi il saluto alla diocesi di Vallo della Lucania. «Da Pastore mirivolgo a voi con le parole con le quali era solito salutare l’ApostoloPaolo nelle sue lettere: “Grazia, misericordia e pace da Dio Padre eda Gesù Cristo Signore nostro” (1Tm 1,2b) - ha detto mons. Miniero-. La Grazia di Dio abiti sempre in voi; la sua misericordia senza li-miti, sia la spinta di ogni vostra azione; la sua pace alimenti ogni vo-stro progetto di vita personale e comunitario. Ringrazio ciascuno divoi per le preghiere che avete innalzato al Signore per me, per l’af-fetto che in vario modo già mi avete fatto giungere e per l’accoglien-za nella terra benedetta della Diocesi Vallese. Il Signore benedica ilnostro popolo cilentano, la nostra terra e il nostro mare».

  • Nuova Stagione4 • 26 giugno 2011 Vita Ecclesiale

    AssembleaPresbiterio Diocesano

    Nel 2010, la Chiesa italiana è rimasta alsecondo posto (come avviene già da qual-che anno) nella graduatoria mondiale trai Paesi donatori, subito dopo gli Stati Unitid’America. A fornire questo dato al SIR èmons. Tullio Poli, direttore dell’UfficioObolo di San Pietro, in vista dellaGiornata per la Carità del Papa che si cele-bra il 26 giugno in tutte le diocesi italiane.I dati sull’Obolo – come avviene ogni anno– verranno sottoposti al Consiglio dei car-dinali per lo studio dei problemi organiz-zativi ed economici della Santa Sede ilprossimo 1° luglio, prima di essere divul-gati ufficialmente. “Molto confortante epositiva – commenta mons. Poli – la rispo-sta dei settimanali diocesani all’opera disensibilizzazione sulla Giornata che ognianno portiamo avanti con il nostroUfficio: anche quest’anno l’adesione è sta-ta alta, a conferma della grande sollecitu-dine della Chiesa italiana per le attività ca-ritative del Santo Padre”.

    Formazione in Amazzonia.Tra le realizzazioni rese possibili dai

    contributi giunti all’Ufficio Obolo di SanPietro per il 2010, mons. Poli segnala “ilgrande aiuto dato alle Chiesedell’Amazzonia per la formazione dei sa-cerdoti, dei seminaristi e degli animatorilaici”. Tema, questo, molto presente nelmagistero di Benedetto XVI, che a più ri-prese torna sull’“emergenza educativa”, escelto anche dai vescovi italiani come ar-gomento portante degli Orientamenti del-la Cei per il decennio. In particolare, gra-zie al contributo dell’Obolo si sono finan-ziati corsi di studio e iniziative pastoraliutilizzate dalle diocesi dell’Amazzoniatramite la Conferenza episcopale brasilia-na. Quella a favore dell’Amazzonia – spie-ga mons. Poli al SIR – “è un’opera di largorespiro, cominciata già da qualche tempoe che continuerà con una certa continuitànei prossimi anni”. Continuano ad essereerogate, inoltre, borse di studio per stu-denti di tutto il mondo. Sempre grazie aiproventi dell’Obolo, nel corso del 2010 sisono potuti stanziare aiuti per i terremo-

    tati di Haiti, del Cile, dell’Indonesia e delGiappone.

    Culto spirituale.La locandina curata, come negli anni

    precedenti, da “Avvenire”e che sarà diffu-sa nelle parrocchie – sottolinea mons. Poli- mette in evidenza, in particolare, l’aspet-to “spirituale” dell’offerta. Viene subito al-la mente il concetto di “culto spirituale”espresso da san Paolo nella lettera aiRomani e poi ripreso e sviluppato nella se-conda lettera ai Corinzi. “Il culto spiritua-le – osserva mons. Poli – è un culto che sifa con la vita, e del quale fa parte anchel’offerta del cristiano, che è espressione divera e autentica carità. Tante volte, invece,quando si parla di offerta come ‘opera ge-nerosa’, ci si ferma solo all’aspetto mate-riale, trascurando l’aspetto spirituale”.

    Pratica antica.L'Obolo di san Pietro è una pratica an-

    tica quanto la Chiesa, come testimonial'attività delle comunità cristiane delle ori-gini: nasce con lo stesso cristianesimo, silegge infatti negli Atti degli Apostoli, lapratica di sostenere materialmente coloroche hanno la missione di annunciare il

    Vangelo, perché possano impegnarsi inte-ramente nel loro ministero prendendosianche cura dei più bisognosi (cfr At 4,34;11,29). Si chiama "Obolo di san Pietro"l'aiuto economico che i fedeli offrono alSanto Padre, come segno di adesione allasollecitudine del successore di Pietro perle molteplici necessità della Chiesa uni-versale e per le opere di carità in favore deipiù bisognosi. Le offerte dei fedeli al Papasono destinate alle opere ecclesiali, alleiniziative umanitarie e di promozione so-ciale, come anche al sostentamento delleattività della Santa Sede. Il Pontefice, co-me pastore di tutta la Chiesa, si preoccupaanche delle necessità materiali di diocesipovere, istituti religiosi e fedeli in gravidifficoltà: tra i destinatari degli aiuti figu-rano infatti poveri, bambini, anziani,emarginati, vittime di guerre e disastri na-turali, senza contare gli aiuti particolari avescovi o diocesi in situazione di neces-sità, nell'ambito ad esempio dell'educa-zione cattolica, ma anche dell'assistenza aprofughi e migranti.

    a cura di M. Michela Nicolais

    Obolo di San Pietro:un’opera generosa

    Domenica 26 giugno la Giornata per la Carità del Papa

    Parrocchia SanVincenzo PallottiL’adozione a distanza è unaforma di solidarietà verso tutti ibambini meno fortunati di ogniparte del mondo. Le Suoredell’Apostolato Cattolico(Pallottine), hanno dato vita, inIndia, a un’organizzazione chefavorisce e tiene vivi i contati trale persone interessateall’adozione e gli adottati. Sitratta di un piccolo impegno,per chi offre, ma per chi loriceve significa tanto. Basta uncontributo di 300 euro all’annoper sostenere un bambinopovero, con l’obiettivo dimantenerlo agli studi.Le Suore Pallottine si trovano aRoma, in via Caio Canuleio 150(telefono 06.71.58.22.86 – e-mail [email protected]),ma per ulteriori informazioni econtributi è possibile saperne dipiù presso la parrocchia di SanVincenzo Pallotti, in viaManzoni, rivolgendosidirettamente al parroco, padreVittorio Missori (081.714.33.36– 339.157.08.61).

    Comunità delMagnificatLa Comunità del Magnificat sitrova a Castel dell’Alpi, inprovincia di Bologna,sull’Appennino Tosco-Emiliano,a 750 metri di altitudine, sullago omonimo. È facilmenteraggiungibile con autobus dilinea che partonodall’autostazione di Bologna,oppure con mezzo propriodall’Autostrada del Sole.Questi i prossimi appuntamentiin programma per i “Tempidello Spirito”.Da venerdì 5 a mercoledì 10agosto, ritiro per giovani eadulti, “L’anima mia ha sete diDio, del Dio vivente”, da venerdì 30 settembre amartedì 4 ottobre, ritiro sultema “Libertà e Gioia”.Da mercoledì 23 a lunedì 28novembre, ritiro per la“Famiglia Magnificat” sul tema:“Liturgia: celebrazione dellasalvezza”. Come quota di partecipazione èrichiesto un contributopersonale alla condivisione divita. Portare con sé la Liturgiadelle Ore e il Messalino festivo. Inoltre la Comunità delMagnificat è apertaall’accoglienza di giovani“cercatori di Dio” nell’ultimofine settimana di ogni mese.Per ulteriori informazioni eprenotazioni: 0534.94.028 –328.27.33.925.

    Chiesa del Gesù NuovoTerzo mercoledì del mese,incontro mensile di preghieradei malati con San GiuseppeMoscati. Il prossimoappuntamento è per mercoledì20 luglio, a partire dalle ore 16.Alle ore 17, celebrazione dellaSanta Messa, i padri sonodisponibili ad accogliere i fedeliche desiderano ricevere ilSacramento della Penitenza.

    APPUNTAMENTI

    Martedì 28 giugno a Cappella Cangiani

    Il Cardinale Arcivescovo convoca l’Assemblea del Presbiterio

    diocesano per martedì 28 giugno presso la Casa “Sant’Ignazio” dei

    Padri Gesuiti a Cappella Cangiani.

    L’incontro avrà inizio alle ore 10 e terminerà con il pranzo.

    Questo terzo “Plenum” dell’anno viene convocato all’indomani del

    Convegno diocesano di Materdomini, al fine di comunicare a tutto il

    Presbiterio la programmazione del prossimo anno pastorale.

    Pertanto, all’ordine del giorno sono previsti i seguenti punti:

    - Linee programmatiche per il nuovo Anno Pastorale alla luce del

    Convegno diocesano di Materdomini (Cardinale Arcivescovo).

    ✠ Antonio Di Donna ✠ Lucio LemmoVescovo Ausiliare Vescovo Ausiliare

  • Vita EcclesialeNuova Stagione 26 giugno 2011 • 5

    L’annuale incontro regionaledei diaconi permanenti efamiglie quest’anno si è tenutoa Napoli presso la Casa “S.Ignazio di Loyola”,organizzato dalla diocesi diNapoli, per conto dellaConferenza EpiscopaleCampana Mons. VincenzoMango, direttore dell’UfficioDiaconi Permanenti, dopo ilsaluto a tutti i convenuti haintrodotto i lavori con una suarelazione. Con la meditazione (At 2,1-11), nel corso dell’Ora Media,il vescovo mons. Arturo Aielloha sottolineato il significatocristiano di Pentecoste,richiamandone i tre segni: ilvento, il fuoco, l’ascolto nellalingua natia. Il vento è quelloprimaverile, che ci destabilizzadai vecchi egoismi, spazza viadivisioni, pregiudizi,incertezze, porta forza e fiducianovità di vita, contro loscoraggiamento e proiettaverso nuovi equilibri. Il fuoco esprime la passioneper il Vangelo, lo spirito che fanuove tutte le cose in famiglia,nella parrocchia, nellerelazioni con il prossimo, la“conversione pastorale” conl’amore al prossimo comeCristo ci ha amati. Lo Spirito attraverso la Chiesaci dona una nuova lingua,l’uso corretto della parola,parole giuste ed eloquentiverso i giovani, gli emarginati,uomini provenienti da “popolidiversi”, affinché questiabbiano la possibilità diascoltare stupìti nella proprialingua natia il messaggiod’amore e di salvezza delRisorto. Con la Pentecoste i diaconi –ha concluso mons. Aiello –sono chiamati al serviziodell’annuncio con la parola econ le opere, con la capacità diveicolare il messaggiosalvifico, farsi annunciatoricoraggiosi e forti del vangeloperché il vero problema dellaChiesa è essere ponte, farsicapire. Dopo numerosi interventi deipartecipanti, appartenenti allediocesi di Napoli, Sant’Angelodei Lombardi, Capua,Pozzuoli, Nocera Inferiore-Sarno, è giunto il cardinaleCrescenzio Sepe, presidentedella CEC, che ha celebratol’Eucarestia e con i presenti haringraziato il Signore per ildono del diaconato. Nelpomeriggio i diaconi si sonotrasferiti a Capodimonte,presso il tempio del BuonConsiglio, là dove ebbe iniziol’itinerario di preparazione eformazione al camminodiaconale, ed hanno presoparte ad una visita guidata alle

    catacombe di San Gennaro.

    di Gaetano Marino

    L’11 giugno, a Cappella dei Cangiani,presso la Casa dei padri Gesuiti, il CardinaleCrescenzio Sepe ha presieduto la SantaMessa nell’ambito dell’incontro regionaledei diaconi permanenti. Erano presenti ol-tre 251 diaconi (mogli, diversi presbiteri de-legati arcivescovili) della regioneCampania. Il presule ha tenuto l’omelia par-tendo dalla scelta del diacono e terminandocon l’affidamento alla Vergine Maria. Un di-scorso molto profondo, ma allo stesso tem-po reale, che ha commosso per lo spessoredottrinale e l’originalità teologica.

    L’Arcivescovo ha iniziato richiamandoche l’incontro era l’occasione per rinnovarela fedeltà del diacono al Signore, perringraziarLo della missione che ha loro as-segnato, riflettendo sulla gratuità del donoricevuto. Dio sceglie liberamente: «Nessunopuò pensare di essere stato scelto, chiamatoparticolarmente da Dio, per i meriti perso-nali, nessuno può dire io ho meritato il dia-conato. Dio ha scelto in base alla gratuità, al-l’amore e dice: “Ti ho preso, ti ho chiamato,la chiesa ti ha consacrato”». Quindi bisognaentrare nell’ottica che è la scelta del Signorea determinare l’identità, la personalità, lamissione, dei diaconi, chiamati ad andare;accolti o non accolti, ciò che è importante èdefinire la propria identità all’interno delcorpo mistico della chiesa. Ne scaturisceche il diacono ha ricevuto una vocazione, èchiamato a vivere in conformità al Cristoservo. Un preciso «impegno che vi siete as-sunti davanti a Dio e davanti alla Chiesa af-finché questa vostra missione possa essereadeguatamente realizzata».

    La Chiesa sta facendo un cammino at-

    traverso il diaconato e con il ConcilioVaticano II ha voluto mettere in luce questadimensione fondamentale di servizio perrealizzare la missione diaconale all’internodelle nostre comunità. È importante averechiara questa visuale per meglio inserirsinella progettualità della Chiesa, perché nonsono i titoli di studio o le opere buone cheabilitano al ministero, ma la convinzionedella gratuità. Il Cardinale ha asserito:«Certo voi avete famiglia, ma questo non de-ve condizionare il vostro apostolato, la vo-stra disponibilità, superando la chiusura,siete mandati a testimoniare Cristo».

    Nel corso dell’omelia l’Arcivescovo ha ri-chiamato l’importanza della missionarietàdel diacono che non è a servizio di quellaparrocchia o di quel decanato, ma dellaChiesa, e se la Chiesa sentisse la necessità dimandare i diaconi altrove questi devono an-dare per testimoniare Cristo servo perchétale missione deriva dal sacramento ricevu-to. Il Cardinale, prima di terminare ha riba-dito che i diaconi hanno una dignità propria

    che dipende dalla loro identità e ha esortatofraternamente i presenti a fare comunione:«Come esiste una comunione presbiterale,come esiste una comunione episcopale, co-sì deve esserci una comunione diaconale».

    Un vivere insieme la missione di Cristoquesta è la cultura della Chiesa, lo stare in-sieme. Questa è apertura. Una Chiesa chenon si apre non è la Chiesa di Cristo: «ama-te gratuitamente, sentitevi prediletti - haconcluso il Cardinale Sepe -, testimoni dellasua carità, del suo servizio alla chiesa e aifratelli, mediante la gioia di donare in mez-zo ai fratelli, specialmente a chi chiede testi-monianza, solidarietà, apertura a tutti, af-finché Cristo servo continui ad essere il di-retto nutrimento del vostro spirito, stru-mento per gli altri, a disposizione dellaChiesa per compiere e continuare la missio-ne affidataci, sull’esempio di Maria: “Sonola serva del Signore”. Ella ha capito la vo-lontà del Padre. Gratuitamente avete ricevu-to, gratuitamente date».

    Il diaconato è istituito dagli Apostoli come primo gradodell’Ordine sacro e si stabilizza nel IV sec. con Costantino (313).Nelle direttive sinodali e conciliari, il diaconato è considerato comeelemento essenziale della gerarchia della Chiesa locale e si sviluppacon le cosiddette “Diaconie”, prima in Oriente (Siria, Palestina,Egitto, Asia minore), poi anche a Napoli e in altre città come Roma,Ravenna e Pesaro. Benedetto XVI in “Deus Caritas est” 23, elenca le“diaconie” come strutture giuridi-che già presenti fin dalla metà delIV secolo, «a cui le autorità civili af-fidano addirittura una parte di gra-no per la distribuzione pubblica», ecita Papa Gregorio Magno che ri-corda la presenza a Napoli di unadiaconia già affermata.

    La funzione diaconale si espri-me, come risulta dalle fonti patri-stiche, soprattutto nella distribu-zione del pane, nell’ospitare la not-te, nell’assistere ammalati, vedove,orfani, stranieri e bisognosi; nel vi-sitare e sostenere i fratelli perse-guitati o in carcere; finanche con ilpio compito di “fossores” (becchi-ni) per lavare, ungere e seppellire imorti o battere le coste dopo le tempeste per eventuali naufraghi dasoccorrere o seppellire. Questi impegni, tipici di ogni battezzato,vengono però fatti propri da persone inviate dal vescovo, perché conl’imposizione delle mani, il loro servizio potesse diventare impegnodi vita e non azione occasionale.

    Per città più grandi e strategiche, come Roma e Napoli, per le po-vertà e il sovraffollamento di tali tessuti urbani, la chiesa offrivamaggiori sostegni economici del vescovo, collette dei cristiani e do-nazioni private. A Napoli una lapide ancora presente in Santa Mariain Donnaròmita ricorda una donna Candida, morta nel 585, comefondatrice o patrona della diaconia di Sant’Andrea a Nilo. Altra dia-conia a Napoli è San Gennaro all’Olmo (fine VII secolo) detta SanGennaro ad Diaconiam, (era vescovo Sant’Agnello 680-701), con an-nesso ospedale e un “ospitium” per viandanti e malati. Alle diaconiesubentrarono poi gli ordini religiosi e gradualmente la carità finì peressere esercitata nelle foresterie dei monasteri. Così il diaconato en-tra in declino nel Medioevo (l’ultimo esempio di diacono permanen-

    te è San Francesco di Assisi) e bisognerà attendere il suo ripristinocon il Concilio Vaticano II, anche per le persone sposate. CosìNapoli, grazie al fervore del Cardinale Corrado Ursi, sarà una delleprime diocesi a reintrodurre il diaconato permanente e il 29 giungo1975, venivano ordinati i primi nove diaconi. Ora ne sono 249.

    Ripristinando il diaconato, il Concilio Vaticano II sancisce cheil diaconato permanente non est ad sacerdotium sed ad ministe-

    rium e ne sottolinea gli ambiti. LaChiesa, nella sua varietà di cari-smi e organicità, deve presentarsiministeriale e carismatica. I dia-coni devono avere la coscienza dipoter rispondere a questi intenti efondare il loro ministerosull’Eucarestia a nome dellaChiesa Serva dei Poveri, da profe-ti e testimoni accanto ai nuovi po-veri e alle esigenze di un mondoche cambia.

    Il diacono è il “ministro dellasoglia”, è tra la liturgia, la Parolae la strada come ministro (da mi-nus), con il grembiule, comeCristo-servo. Il suo ruolo «non è di“supplenza”, cioè da esercitarsi in

    assenza dei presbiteri o nei momenti di emergenza. Egli ha un vol-to e una funzione originale: è “segno” manifestativo e strumentooperativo della diaconia di Cristo e della Chiesa, di quella carità di-vina che deve animare il cristiano, la comunità ecclesiale e la fami-glia umana»” (Ursi).

    La Campania conta 573 diaconi, con numero di presenze varie-gate che vanno dai 249 di Napoli, ai quasi 50 in 2 diocesi, ai 30 in 2,ai 20 in 3 e il resto da 0 a 10 nelle altre. La disparità si può giustifi-care dalla diversità di abitanti o da difficoltà di vario genere, indi-rizzi diversi di pastorale, poca fiducia o visioni soggettive sul mini-stero, linee non comuni di discernimento, tempo formazione, visio-ni poche chiare sull’identità o destinazione del diacono, sul come ar-monizzare il triplice impegno di famiglia, lavoro e ministero. È ne-cessario tuttavia leggere in modo sapienziale la ricchezza di questoministero, l’attualità della sua esperienza e mettere a fuoco gli ele-menti positivi e quelli problematici per un suo rilancio.

    Ampi stralci dell’intervento di mons. Vincenzo Mangoresponsabile diocesano del diaconato permanente

    Il ministro della “soglia”

    A Cappella Cangiani l’incontro regionale dei diaconi permanenti. L’omelia del Cardinale Sepe

    Una nuova Pentecoste

    di Vincenzo Santoro

    La comunione diaconalea servizio della missione

  • Nuova Stagione6 • 26 giugno 2011

    Siate missionari della caritàAlla celebrazione della Pentecoste di dome-

    nica scorsa è seguita quella della SantissimaTrinità. L’Arcivescovo per il solenne rito nonpoteva che scegliere la chiesa della SS. Trinitàdei Pellegrini, sita nel cuore di Napoli, una cap-pella ricca d’arte sacra. Sull’altare maggioretroneggiano le statue marmoree di Dio uno etrino, Padre, Figlio e Spirito Santo.

    Il card. Crescenzio Sepe all’arrivo era statoaccolto da mons. Raffaele Ponte, vicario per illaicato della Curia arcivescovile, da donAntonio De Luca, preposito del sodalizio, dalcommissario Oreste Ciampa, da GaetanoNotturno addetto al culto e alla cappelle cimi-teriali, Guido Belmonte governatore agli Affarilegali, Giulio Mendozza cerimoniere,Bonfantino Ludovico, governatore al Bilancio.

    Il corteo guidato dalla Croce e seguito daiconfratelli e dalle consorelle, tutti vestiti colsaio rosso, si è portato sull’altare maggiore, do-ve il Preposito ha dato il benvenutoall’Arcivescovo, ringraziando il Presule per lasua presenza e la visita all’AugustissimaArciconfraternita.

    Il card. Sepe ha espresso innanzitutto il suocordiale saluto ai nuovi membri del sodalizio,che nel primo pomeriggio avevano partecipatoalla cerimonia della vestizione, presieduta da

    mons. Raffaele Ponte. Si tratta di nove sacerdo-ti e tre suore, figlie della Carità, che già opera-no all’interno dell’Ospedale dei Pellegrini.Sono intervenuti anche rappresentanti di di-versi Ordini religiosi, don Luigi Ortaglio per ifrancescani, P. Pasquale prof. Riillo per i bar-nabiti ecc.

    «Dio conceda – ha detto il card. Sepe, pren-dendo la parola dopo l’introduzione di donAntonio De Luca – a questi nostri confratelli ditestimoniare con fedeltà il comandamento del-l’amore annunciato da Cristo, di essere lievitodi santificazione per rinnovare la società allaluce del Vangelo».

    «Qual è la missione affidataci? – s’è chiestoil Poporato rivolto ai fedeli che gremivano lanavata centrale del tempio – Certamente nonsoltanto l’esercizio del culto divino, ma com-piere opere di carità, come fu stabilito dai fon-datore di questa Congrega, quindi restare fede-li alle origini, senza deviare, cioè realizzareopere di soccorso per i bisognosi e per i pove-ri». «Siamo quindi missionari della carità.Siamo testimoni di quello che Dio ha compiu-to per noi. Il Signore benedica i nostri proposi-ti, il nostro impegno per la carità. Il Signore cibenedica e la Madonna ci accompagni».

    E’ seguita la recita dei Primi Vespri, in cui,

    tra l’altro, l’Arcivescovo nella ricorrenza dellaSS. Trinità ha invocato il Padre: «O Dio, tu chehai mandato nel mondo il tuo Figlio, Parola diverità, e lo Spirito santificatore per rivelare agliuomini il mistero della tua vita, fà che nellaprofessione della vera fede riconosciamo lagloria della Trinità e adoriamo l’unico Dio intre persone». I fedeli a loro volta hanno letto lapreghiera per il Giubileo per la Chiesa diNapoli: «Gesù, luce che illumini ogni uomo,donaci in questo Speciale Anno Giubilare diimpegnarci nella pratica delle sette opere dimisericordia corporale e spirituale, testimo-nianza viva della Carità evangelica, della fra-ternità della comunione e dell’attenzione aipoveri. In quest’Anno di grazia e di rinnova-mento, benedici il nostro Vescovo Crescenzio,guidalo, sostienilo, fortificalo, mentre introdu-ce la Chiesa e la città di Napoli nei sentieri del-la speranza… San Gennaro e Santi Patroni del-la nostra Comunità ecclesiale e civile, custodidelle Porte di Napoli, intercedete per tutti gliuomini e per tutte le donne di buona volontà,che in questo Giubileo aderiscono all’appellodel Pastore della Chiesa di Napoli, per costrui-re insieme la Città, che tutti chiameranno“Città della giustizia”, “Città fedele”».

    All’Arciconfraternita dei Pellegrini ammissione di nuovi

    confratelli e rito dei Vespri presieduto dal Cardinale Sepe

    di Enzo Mangia

    Animatoredi ComunitàcercasiIl candidato è un giovanedinamico, con buone capacitàrelazionali ed esperienzanell’evangelizzazione di gruppigiovanili parrocchiali oassociativi, spiccato interesseper il mondo dei giovani e il suorapporto col mercato del lavoro.Un incontro informativo si terràmercoledì 6 luglio, alle ore 17presso l’Ufficio di PastoraleGiovanile a largo Donnaregina,23, Napoli.Segnalare la partecipazioneall’incontro inviando una mail eil CV, entro il 6 luglio,all’[email protected] Progetto Policoro è uno“spazio” di evangelizzazione,formazione e promozioneumana dove si mettono allaprova, con la necessaria umiltà,strade nuove e soluzioni inediteintorno al grave problema delladisoccupazione.L’Animatore di Comunità è ilvero protagonista del ProgettoPolicoro, è colui il qualeincontra i giovani nelle scuole enelle parrocchie per diffondereuna nuova cultura del lavorobasata sui principi dellaDottrina Sociale della Chiesa;stimola l’ideazione e la nascita dinuove realtà imprenditoriali;cura il rapporto con il vescovo, iltutor, i direttori degli uffici dipastorale, il clero e con ilcoordinamento regionale; prestaservizio presso il Centro Serviziper l’orientamento al lavoro;partecipa alla formazionenazionale e regionale; intesse reticon i responsabili delle filieredella formazione edell’evangelizzazionePer ulteriori informazioniwww.giovaninapoli.it

    Progetto Policoro

    Con il beato Vincenzo Romano, in preghiera per la santificazione

    dei sacerdotiI seminaristi di Torre del Greco hanno

    proposto di organizzare un momento dipreghiera per la santificazione del clero,nei primi vespri della Solennità del SacroCuore di Gesù. Hanno pensato alla Basilicadi Santa Croce, perché in essa è custoditala memoria del beato Vincenzo Romano,che ha avuto delle intuizioni profeticheproprio sulla santificazione dei sacerdoti.Nel contesto culturale in cui viviamo, parequanto mai urgente richiamare il nostropopolo a pregare per i pastori, più che a la-sciarsi scoraggiare da una certa propagan-da che tende a fare emergere il male e nonil bene delle loro azioni. Il decano donFrancesco Contini, informato dell’idea, in-tende aprire l’iniziativa a tutto il decanato.Non si tratterebbe, quindi, dell’ennesimoimpegno che va ad infoltire la nostra agen-da pastorale, ma di una bella opportunitàgiubilare da non lasciarsi sfuggire, indiriz-zata a tutti quelli che in quel giorno santosentono nel cuore il desiderio di pregareper questa intenzione.

    La Basilica Pontificia di Santa Croceaprirà le sue porte e in quella notte sarà lacasa della preghiera per la santificazionedel clero, facendo risplendere davanti agliocchi dei fedeli l’esempio e l’intercessionedel Parroco Santo.

    Abbiamo pensato ad una solenneAdorazione Eucaristica alle ore 21.00 digiovedì 30 giugno, che si protrarrà silen-ziosa per tutta la notte. All’alba si potrebbeconcludere con una solenneConcelebrazione Eucaristica con tutto ilPresbiterio Torrese. Interverranno: ilCardinale Arcivescovo di NapoliCrescenzio Sepe, con un messaggio scrittoe inviato agli organizzatori, e il VescovoAusiliare Mons Antonio Di Donna.

    I seminaristi, guidati da me e da donAniello Di Luca, lavoreranno in equipe perun programma più dettagliato, per l’elabo-razione degli schemi di preghiera e di tuttol’impianto organizzativo.

    È importante la tua adesione a questaintuizione dello Spirito Santo, che, attra-verso i nostri giovani in discernimento vo-cazionale, vuole coinvolgerci, come pre-sbiterio, e vuole radunare le nostre comu-nità, come l’unico popolo di Dio in cammi-no verso l’avvento del Regno.

    Giosuè Lombardo

    Vita Diocesana

  • Nuova Stagione 26 giugno 2011 • 7Pastorale e Domenica

    26 giugno: Corpus Domini

    I sensi della Scrittura nei Vangeli domenicaliLittera gesta docet: la lettera insegna i fatti. Quid credas allegoria: l’allegoria cosa credere.Moralis quid agas: la morale cosa fare. Quo tendas anagogia: l’anagogia indica la meta

    Lettera (Giovanni 6,51-59: “Io sonoil pane vivo disceso dal cielo. Se unomangia di questo pane vivrà in eterno eil pane che io darò è la mia carne per lavita del mondo”. Allora i Giudei si mise-ro a discutere aspramente fra loro:“Come può costui darci la sua carne damangiare?”. Gesù disse loro: “In verità,in verità io vi dico: se non mangiate lacarne del Figlio dell’uomo e non beveteil suo sangue, non avete in voi la vita. Chimangia la mia carne e beve il mio san-gue ha la vita eterna e io lo risusciterònell’ultimo giorno. Perché la mia carneè veramente cibo e il mio sangue vera be-vanda. Chi mangia la mia carne e beve ilmio sangue rimane in me e io in lui.Come il Padre, che ha la vita, ha manda-to me e io vivo per il Padre, così anchecolui che mangia me vivrà per me.Questo è il pane disceso dal cielo; non ècome quello che mangiarono i padri emorirono. Chi mangia questo pane vi-vrà in eterno”. Gesù disse queste cose,insegnando nella sinagoga a Cafarnao”.

    Allegoria: l’allegoria è ciò che dob-biamo credere: quid credas, allegoria.Alla domanda: “perché il Verbo si fece

    carne?”, ordinariamente si risponde:“per salvarci”. Ma come ci salva? La ri-sposta ordinaria è: “morendo e risusci-tando per noi”. Ma la salvezza dal pecca-to non equivale al possesso della vitaeterna, la quale viene dall’Eucaristia:“se non mangiate la carne del Figlio del-l’uomo… non avete in voi la vita”. Unacosa è essere in pace con Dio, un’altra èavere il dono della vita eterna. Ad ambe-due le domande di sopra si può rispon-dere: il Verbo si fece carne per essere eu-caristia, e per donare con essa la vitaeterna; l’Eucaristia è il Cristo morto e ri-sorto! L’Eucaristia non è un dono ag-giunto o a parte ma è completamentodella redenzione e il prolungamentodella stessa per l’eternità. La morte diGesù ha ristabilito l’amore tra il Padre enoi; l’Eucaristia è come lo sposalizio trapersone che già si amano. Il capolavoro– l’unicum di Dio - non è tanto la passio-ne e morte, poiché chiunque può dare lavita per un altro, ma è il farsi mangiareda noi per darci la vita eterna. Questonon può farlo nessun essere che non siadivino! I discepoli di Emmaus “riconob-bero” la persona di Gesù nello spezzare

    il pane, allegoria eucaristica. Noi rite-niamo di conoscere già Gesù. Ma se loconosciamo solo come Maestro eSignore, come Figlio unigenito di Dio,come colui che è morto e risorto per noi,non conosciamo tutto di lui. E’nell’Eucaristia che – come i discepoli diEmmaus - lo riscopriamo nella sua di-mensione totale, cioè come colui che siconsuma per darci la vita eterna.

    Morale: la morale è impegno all’a-zione: moralis, quid agas. La naturaleaspirazione a vivere eternamente è inef-ficace senza l’impegno a mangiare Gesùeucaristico.

    Anagogia: L’Eucaristia è per Gesùl’esatto contrario dell’anagogia: questaporta verso l’alto, l’Eucaristia è per Gesùl’ultimo gradino verso il basso o kènosio annientamento di sé. Ma chi si uniscea lui nell’Eucaristia non resta in bassoma viene elevato fino a Dio per l’eter-nità. Infatti, “chi mangia la mia carne ebeve il mio sangue rimane in me e io inlui”, e, insieme a lui, nella Trinità beata!

    Fiorenzo MastroianniOfm Cappuccino

    Il secondoannuncio

    Con il “secondo annun-cio” la Chiesa si rivolge a que-gli adulti che hanno ricevuto,da bambini, una prima edu-cazione cristiana, ma si sonopoi allontanati dalla fede edalla pratica cristiana. Perpèoter ricominciare un cam-mino di fede, essi necessitanodi essere avvicinati nelle si-tuazioni reali di vita.

    Il volume fornisce un’in-troduzione al tema e alcuneindicazioni teoriche e meto-dologiche di base. Presentapoi alcune delle situazioni divita che saranno oggetto deisuccessivi sussidi di forma-zione: il mondo giovanile, ilmatrimonio e la sua crisi, illavoro, la disabilità e la po-vertà.Enzo BiemmiIl secondo annuncio.La grazia di ricominciareEdizioni Dehoniane 2011 100 pagine – euro 7.50

    ALFABETO SOCIALEi RECENSIONI

    Fratelli d’ItaliaL’arte, e in particolare la musica, da sempre e in tutte le culture è lin-

    guaggio che interpreta, traduce e esalta sentimenti, esperienze, azionicollettive favorendo unità d’intenti. Il Risorgimento italiano, con le suespinte ideali che hanno attraversato la penisola da nord a sud, da est aovest, non fa eccezione.

    In queste pagine scopriamo i grandi musicisti che hanno accompa-gnato, in qualche caso consapevolmente, in altri casi in modo del tuttospontaneo, la maturazione del sentimento di unità di un popolo divisoda dominazioni straniere. E se Giuseppe Verdi è il nome che ricorre im-mediatamente, in queste pagine scopriamo altri musicisti e soprattut-to pensatori che hanno elaborato pensiero politico con grande attenzio-ne al ruolo della musica, primo fra tutti Giuseppe Mazzini.

    Il libro è una miniera di informazioni, alcune non molto note, su per-sonaggi che hanno fatto il Risorgimento. Molto interessanti le paginededicate alla ricostruzione dell’inno “Fratelli d’Italia” di cui l’autore of-fre molti elementi per comprendere anche il senso letterario e poeticodelle frasi che lo compongono.

    Una documentazione precisa e uno stile molto piano, fanno di que-ste pagine una lettura piacevole e ricca di dettagli. Un contributo del tut-to originale alla riflessione sul Risorgimento e sull’Unità d’ItaliaAdriano BassiFratelli d’Italia.I grandi personaggi del Risorgimento, la musica e l’unitàEdizioni Paoline 2011 136 pagine – euro 12.50

    Zingari, un popolonel cuore della Chiesa

    di Antonio Spagnoli

    Pamela Suffer è una mamma cattolica italiana di 28 anni, del grup-po dei Sinti. La sua famiglia è in Italia da molti secoli. Carlo Mikic, gio-vane appartenente al gruppo dei rom Rudar, è nato e ha sempre vissu-to a Roma, anche se purtroppo ancora non è cittadino italiano. CeijaStojka, di una famiglia di zingari austriaci, è superstite dei campi diconcentramento di Auschwitz-Birkenau e Bergen-Belsen. SuorAtanazia Holubova è una donna zingara slovacca divenuta suoraBasiliana, oggi impegnata nella pastorale tra i Rom. Pamela e Carlo,Ceija e Suor Atanazia, insieme a duemila zingari – rom, sinti, cammi-nanti e di altre etnie – sono stati ricevuti in udienza da Benedetto XVI,in occasione del 150° anniversario della nascita del Beato Zeffirino(Ceferino) Gimenez Malla (1861-1936), il primo zingaro elevato aglionori degli altari, il rom spagnolo massacrato e ucciso durante la guer-ra civile solo perché osò difendere un prete e la propria fede semplicee popolare.

    L’udienza si tiene in un momento in cui la questione rom è di gran-de attualità in tutta Europa. È stata richiamata in più occasioni negliultimi tempi anche da uomini di Chiesa per denunciare discriminazio-ni e vessazioni e chiedere alle istituzioni maggiore attenzione e acco-glienza degli zingari.

    «Oggi – ha detto Pamela nel suo intervento nel corso dell’udienza –ho anch’io una mia famiglia, un marito e due bellissimi bimbi. È sem-pre a loro che penso, al loro futuro, a come cresceranno e a come vi-vranno. I bambini sono la speranza delle nostre famiglie e del nostropopolo, ma sono anche molto fragili».

    Pamela desidera per i suoi figli, e per tutti i bambini rom e sinti, unfuturo di pace e serenità, in cui possano crescere e vivere insieme aglialtri bambini d’Europa e del mondo senza essere esclusi e discrimina-ti. Ha sempre vissuto in un campo, ha potuto studiare ed è cittadina ita-liana.

    «Quando sono in città – ha raccontato al Papa – nessuno si accorgeche sono sinta. E succede anche che qualcuno mi parli male degli “zin-gari”!».

    Pamela è stata educata alla fede dai suoi genitori e afferma che da-vanti al Signore Gesù non si è mai sentita diversa, estranea. «Io so – haconcluso – che l’uomo guarda l’apparenza, ma il Signore guarda il cuo-re».

    Carlo ha 18 anni e i suoi genitori sono venuti dalla Jugoslavia. È na-to qui in Italia ed è cresciuto nei campi nomadi. Ha studiato ma nullaè stato semplice. «Quando sei un bambino che vive in un campo, – hadetto – a scuola non sei considerato come tutti gli altri. Quando crescie cerchi un lavoro e nei documenti vedono nell’indirizzo “campo no-madi”, ti dicono “no grazie”. Lo so ci sono dei rom che sbagliano, chesi comportano male, ma la responsabilità è sempre personale e la col-pa non è mai di un’etnia o di un popolo. Noi rom, soprattutto giovani,pensiamo al futuro e sogniamo di poter studiare, lavorare, abitare inuna casa, di avere dei documenti. Sembrano cose banali e scontate, maper troppi zingari non lo sono ancora».

    (1 – continua)

    Il sacramento della gioiaLa gioia è una delle caratteristiche dell’annuncia evangelico. Fin dal-

    le prime pagine del Vangelo infatti siamo invitati alla gioia. una gioiache viene dalla consapevolezza di un Dio che è sempre alla ricerca del-l’uomo, per offrire vita sempre nuova anche in situazioni di fragilità edi negatività. A partire da questa constatazione, l’Autore del libro ha rac-colto e commentato alcuni brani del Vangelo che invitano alla conver-sione, alla consapevolezza del proprio limite, alla riflessione sul perdo-no di Dio sempre possibile, sempre gratuito, sempre fonte di gioia.L’obiettivo è quello di offrire percorsi di riflessione e di preghiera sui te-mi e gli atteggiamenti che il sacramento della riconciliazione suggeri-sce e che sono fonte di sicura pace e di libertà. In un contesto come ilnostro, segnato dal relativismo etico, queste pagine sottolineano la ne-cessità di confrontarsi sempre con la Parola e con le esigenze della vitacristiana e offrono stimoli di riflessione e di meditazione sul tema del-la misericordia e del perdono.

    Il volume, commentando alcuni passi del Vangelo, si propone comeguida per chi desidera confrontarsi con la Parola e impostare una veri-fica delle propria vita; molto utile per una sosta di riflessione persona-le e comunitaria. Pagine stimolanti per sacerdoti e animatori di gruppi.Andrea MardeganIl sacramento della gioia.Prepararsi alla confessione meditando il VangeloEdizioni Paoline 2011 184 pagine – euro 13.50

    A proposito di sfida educativa

    Imparate

    a rifletteredi Teresa Beltrano

    La scorsa settimana PapaBenedetto XVI, ha visitato la dio-cesi di San Marino-Montefeltro.In questa occasione il Papa haincontrato i giovani a Pennabilliinvitandoli a non aver paura diporsi le domande più vere eprofonde sul senso e sul valoredella vita. Domande che sonopresenti nella vita di ognuno dinoi. Non si finisce mai di scopri-re che portiamo nel cuore, nel piùprofondo, il desiderio di Dio. Luiè vicino a noi, più di quanto nonimmaginiamo, come affermavaSant’Agostino! Papa Benedettoha detto: “Non fermatevi alle ri-sposte parziali, immediate, certa-mente più facili al momento epiù comode, che possono darequalche momento di felicità, diesaltazione, di ebbrezza, ma chenon vi portano alla vera gioia divivere, quella che nasce da chicostruisce – come dice Gesù –non sulla sabbia, ma sulla solidaroccia. Imparate allora a riflette-re, a leggere in modo non superfi-ciale, ma in profondità la vostraesperienza umana: scoprirete,con meraviglia e con gioia, che ilvostro cuore è una finestra aper-ta sull’infinito! Questa è la gran-dezza dell'uomo e anche la suadifficoltà. Una delle illusioni pro-dotte nel corso della storia è stataquella di pensare che il progressotecnico-scientifico, in modo as-soluto, avrebbe potuto dare ri-sposte e soluzioni a tutti i proble-mi dell’umanità. E vediamo chenon è così”. Papa Benedetto XVIha ancora affermato, “In realtà,anche se ciò fosse stato possibile,nulla e nessuno avrebbe potutocancellare le domande piùprofonde sul significato della vitae della morte, sul significato dellasofferenza, di tutto, perché questedomande sono scritte nell’animoumano, nel nostro cuore, e oltre-passano la sfera dei bisogni.L’uomo, anche nell’era del pro-gresso scientifico e tecnologico -che ci ha dato tanto - rimane unessere che desidera di più, piùche la comodità e il benessere, ri-mane un essere aperto alla veritàintera della sua esistenza, chenon può fermarsi alle cose mate-riali, ma si apre ad un orizzontemolto più ampio. Tutto questovoi lo sperimentate continua-mente ogni volta che vi doman-date: ma perché? Quando con-template un tramonto, o unamusica muove in voi il cuore e lamente; quando provate che cosavuol dire amare veramente;quando sentite forte il senso dellagiustizia e della verità, e quandosentite anche la mancanza digiustizia, di verità e di felicità”.

  • Speciale Nuova Stagione8 • 26 giugno 2011

    Un’azione semplice e concretaper celebrare il Giubileo delMare: lo scorso 15 giugno, la di-visione subacquea dell’associa-zione “Marevivo”, dopo la bene-dizione del Cardinale Sepe, èpartita dal molo 5 del porto diNapoli per andare a recuperarele batterie esauste abbandonatenei fondali del porticciolo diMergellina. L’operazione si è av-valsa della collaborazione diCastalia Ecolmar, SocietàItaliana per l’Ecologia Marina,che ha messo a disposizione peril trasferimento dei subacqueiun mezzo navale, Cobat,Consorzio Nazionale BatterieEsauste e del decisivo supportodella Divisione Sub diMarevivo, NucleiSommozzatori del Centro SubSant’Erasmo, PoliziaPenitenziaria, Carabinieri,Vigile del Fuoco, Guardia diFinanza e Capitaneria di Porto,Guardia Costiera. Marevivo, che da decenni sibatte per la salvezza del mare diNapoli, ringrazia il CardinaleSepe per il suo appello a nonperdere la speranza. L’associazione ambientalistacontinua il suo impegno per ilGolfo di Napoli e coglie congioia l’occasione di poter parte-cipare ad una giornata dedicataal mare, risorsa fondamentaledella città partenopea. Per il coordinamento dell’even-to Marevivo esprime la propriariconoscenza a mons. GennaroMatino, all’ammiraglioDomenico Picone, al presidentedell’associazione NapoliEuropea Salvatore Lauro, alpresidente “Terminal Napoli”Nicola Coccia, all’ammiraglioLuciano Dassatti, presidenteAutorità Portuale. Durante tutta la Giornata delGiubileo, presso la StazioneMarittima, polo della manife-stazione, è stato esposto il pla-stico “Il Golfo di Napoli nellamorsa degli scarichi killer”, rea-lizzato per Marevivo dagli stu-denti del Liceo Artistico diSorrento “Francesco Grandi”,presenti e pronti a risponderealle domande dei visitatori. Ilmodello tridimensionale, mo-strato per la prima volta in con-ferenza stampa lo scorso 7 giu-gno ed ideato per suscitare il di-battito e la partecipazione so-prattutto dei giovani, riproducelo stato drammatico della depu-razione e degli scarichi delGolfo di Napoli dai Regi Lagni aPunta Campanella, comprese leisole di Ischia, Capri e Procida.

    Via le batterieesaustedal portodi Mergellina

    «Non ci poteva essere un Giubileo perNapoli senza il mare, una risorsa

    imprescindibile, perchè Napoli è natadal mare e nei suoi tremila anni distoria è sempre vissuta di mare.Napoli è nata quando Partenopevenne qui con Cimone dal mare e

    fondò questa città. Se vogliamo dareuna scossa a questa città non

    possiamo prescindere dal mare edalla sua naturale ricchezza storica,

    culturale, sociale, economica ereligiosa. Dobbiamo riscoprirne tuttala grandezza e con essa i valori della

    gente di mare: l’amicizia, lafratellanza, la solidarietà, espressa

    soprattutto con il soccorso marino. Ilmare rappresenta anche un ponte didialogo con gli altri popoli, le altre

    civiltà, le altre religioni che siaffacciano, in modo particolare, sul

    Mediterraneo.Ma nel giorno del “Giubileo del mare”

    dobbiamo pensare anche a chi,

    attrvaverso il mare, ha intrapreso unviaggio di speranza e ha trovato,

    purtroppo, invece la morte. Questagiornata è quindi un’occasione perrisveglire la coscienza a ricordarci diquesti eventi, perchè l'indifferenza oaddirittura il rifiuto sono il pericolopeggiore. La fratellanza universale cideve spingere a guardare con occhioe cuore aperto a questi fratelli chevanno in cerca di speranza e che

    invece trovano la morte. Mavogliamo ricordare anche coloro che,

    come i nostri ragazzi di Procida,Sorrento, Torre del Greco, in mare

    hanno trovato la prigionia e tutt’oggisono in mano ai pirati. Nonpossiamo non ricordare ai

    responsabili istituzionali di tutti ilivelli la loro sofferenza»

    ✠ Crescenzio Card. SepeArcivescovo Metropolita di Napoli

    «Il mare per portare Napoli a largo»

    Gli operatori marittimi napoletani, al termine delle celebra-zioni del Giubileo del Mare, intendono solennemente assume-re l’impegno forte a tutelare e promuovere, anche attraverso illoro lavoro e la loro quotidiana testimonianza, Napoli e il suomare. L’impegno assunto sarà teso a sviluppare ogni possibileiniziativa economica, sociale e culturale direttamente o indi-rettamente legata al mare.

    I marittimi napoletani intendono così, inoltre, svolgere unruolo attivo nella città, proponendo, nelle opportune sedi isti-tuzionali, soluzioni per migliorare la qualità della vita, la ge-stione responsabile dell’ambiente cittadino, anche in relazio-ne al mare che ha sempre rappresentato e tuttora rappresenta

    una risorsa imprescindibile per Napoli.Gli operatori del mare sanno bene come esso sia fonte di oc-

    cupazione e sviluppo economico e si impegnano a promuove-re presso le giovani generazioni le professioni e i mestieri ad es-so legati.

    Gli uomini e le donne del mare, al termine del Giubileo a lo-ro dedicato, intendono ribadire i valori che animano il loro la-voro. I sentimenti di fratellanza che accomunano la gente dimare, la centralità della persona, i cristiani valori di accoglien-za, della solidarietà, della generosità e del mutuo soccorso, sa-ranno la stella polare del cammino di vita e di lavoro dei marit-timi napoletani.

    Il manifesto

  • SpecialeNuova Stagione 26 giugno 2011 • 9

    Nell'ambito della celebrazionedel “Giubileo del mare” l’Assessorato regionale allavoro e alla formazione hasiglato un accordo conl’Associazione CabottaggioArmatori Partenopei, per lasperimentazione di percorsi diapprendistato nel settoremarittimo. «Lo scopodell'intesa - ha spiegatol’assessore regionale SeverinoNappi- prima di questo tipoin Italia, e' di facilitarel'accesso al lavoro del mareper i giovani della Campania,con percorsi di incentivazionealle imprese. L'accordo, inparticolare, introduce azionid'intesa col sistemaproduttivo, funzionali acreare forme di partenariatonell'orientamento e nellaformazione professionale deinostri giovani in un settore digrande interesse come quellomarittimo, nel qualeattualmente, il costo dellaformazione obbligatoria dibase, ricade integralmente suilavoratori. Successivamenteall’accordo del 15 giugnoscorso–ha concluso Nappi - laRegione riunira' le partisociali per stabilire le regoledella sperimentazione deicontratti di apprendistato».

    Lavoro per 50giovani

    L’accordotra la Regionee l’AssociazioneArmatori Partenopei

    «Non ci poteva essere un Giubileo perNapoli senza il mare, una risorsa

    imprescindibile, perchè Napoli è natadal mare e nei suoi tremila anni distoria è sempre vissuta di mare.Napoli è nata quando Partenopevenne qui con Cimone dal mare e

    fondò questa città. Se vogliamo dareuna scossa a questa città non

    possiamo prescindere dal mare edalla sua naturale ricchezza storica,

    culturale, sociale, economica ereligiosa. Dobbiamo riscoprirne tuttala grandezza e con essa i valori della

    gente di mare: l’amicizia, lafratellanza, la solidarietà, espressa

    soprattutto con il soccorso marino. Ilmare rappresenta anche un ponte didialogo con gli altri popoli, le altre

    civiltà, le altre religioni che siaffacciano, in modo particolare, sul

    Mediterraneo.Ma nel giorno del “Giubileo del mare”

    dobbiamo pensare anche a chi,

    attrvaverso il mare, ha intrapreso unviaggio di speranza e ha trovato,

    purtroppo, invece la morte. Questagiornata è quindi un’occasione perrisveglire la coscienza a ricordarci diquesti eventi, perchè l'indifferenza oaddirittura il rifiuto sono il pericolopeggiore. La fratellanza universale cideve spingere a guardare con occhioe cuore aperto a questi fratelli chevanno in cerca di speranza e che

    invece trovano la morte. Mavogliamo ricordare anche coloro che,

    come i nostri ragazzi di Procida,Sorrento, Torre del Greco, in mare

    hanno trovato la prigionia e tutt’oggisono in mano ai pirati. Nonpossiamo non ricordare ai

    responsabili istituzionali di tutti ilivelli la loro sofferenza»

    ✠ Crescenzio Card. SepeArcivescovo Metropolita di Napoli

    «Il mare per portare Napoli a largo»

    L’Associazione Napoli Europea, presieduta dal se-natore Salvatore Lauro, è stata tra gli organizzatoridel Giubileo del Mare. Lo scopo dell’Associazioneconsiste nella tutela, valorizzazione e promozione deibeni di interesse artistico, storico e paesaggistico,nonché nella diffusione in Italia e nel mondo, della co-noscenza del patrimonio culturale, spirituale e scien-tifico della Città di Napoli mediante la realizzazionedi studi, convegni, ricerche ed iniziative dirette a sti-molare occasioni di confronto e di intervento sui prin-cipali temi che interessano la vita, lo sviluppo civile esociale della città, anche al fine di valorizzare ed im-plementare il ruolo di Napoli sulla scena europea.«Napoli è una città che, nel bene e nel male, fa parla-re di sé in ogni parte del mondo – spiega il presidenteLauro – purtroppo, la coscienza civile di questa città,è spesso sopita, in attesa di eventi che non si provoca-no, ma di cui si attende in silenzio il verificarsi. Napolinon è solo questo, non è fatta di gente “alla finestra”,è la nostra dimora e come tale va curata, difesa, abbel-lita ed è proprio questo è ciò che Napoli Europea sipropone di fare».

    «Il sogno - aggiunge Salvatore Lauro – è creare unsalotto della cultura, qui al porto per aprire le porte aduna città che deve risvegliarsi».

    «Grazie al cardinale Crescenzio Sepe, il mare dadistante torna protagonista della città», dice Lauro.«Per molto tempo – spiega – il mare è stato considera-to separato da Napoli. Eppure è la prima risorsa del-la città. Sul modello di Genova e Barcellona – conti-nua – anche da noi è necessario che le istituzioni tor-nino a occuparsi dello sviluppo di tutte le attività col-legate con il Mediterraneo».

    «Il porto è la porta di Napoli - continua - apertaverso il mare, fa sì che la città guardi al Mediterraneocome fonte di investimento». Poi conclude «il maredivide i territori unendo gli uomini: da qui bisogna farsì che i nostri giovani trovino l’imput per guardare adun futuro lavorativo in simbiosi con il mare».

    Il mare continua a bagnare Napoli. Con le sue risorse e le sue enormi poten-zialità. Parte dalla Stazione Marittima, al termine delle celebrazioni del Giubileodel Mare, l’impegno di Chiesa ed operatori marittimi per tutelare e promuovereNapoli e il suo mare. Una giornata intensa quella dedicata al Giubileo del maree svoltasi il 15 giugno quella che il cardinale Sepe ha definito «una risorsa im-prescindibile, perché Napoli è nata dal mare e nei suoi tremila anni di storia èsempre vissuta di mare». Ma il mare qualche volta ha ucciso. E l’arcivescovo nondimentica chi ha perso la vita in mare: la celebrazione eucaristica, nella salaGalatea, è dedicata a tutti coloro che sono morti, vittime dei “viaggi della speran-za”. Alla celebrazione erano presenti, tra gli altri, il prefetto di Napoli Andrea DiMartino, il procuratore capo di Napoli Amedeo Lepore, l'assessore comunale al-lo sport e politiche giovanili Pina Tommasielli, il presidente dell'AutoritàPortuale di Napoli Luciano Dassatti, il presidente della Camera di CommercioMaurizio Maddaloni, il comandante della Capitaneria di Porto di Napoli, ammi-raglio Domenico Picone.

    L’arcivescovo ha aggiunto che «non ci poteva essere un Giubileo per Napolisenza il mare e senza offrire un’opportunità per i giovani». Perciò nasce l’idea dicorsi di formazione necessari per intraprendere il lavoro marittimo. «Perché ilGiubileo – spiega l’ammiraglio Picone - vedrà concretizzarsi iniziative per farscoprire il mare come volano dell’economia». Picone cita il primo gruppo di 50giovani meno abbienti che saranno avviati al lavoro marittimo, la nascita di unacappella multietnica all’interno del Porto e la collaborazione con i 52 volontaricominciata ieri con la pulizia dei fondali ed il recupero di 15 batterie esauste gia-centi sui fondali del porticciolo di Mergellina, da parte di un gruppo di subac-quei dell'Associazione Marevivo.

    Napoli si è poi affidata alla Madonna di Portosalvo: l’arcivescovo in una im-barcazione, messa a disposizione dalla Capitaneria di Porto, ha seguito la pro-cessione via mare che ha raggiunto l'imboccatura del porto fino alla statua diSan Gennaro. Preghiera e ricordo per chi è morto in mare con canti e corone difiori. Poi il progetto per i giovani illustrato dall’assessore al Lavoro della RegioneCampania Severino Nappi, intervenuto alla tavola rotonda del pomeriggio. Èuno dei “miracoli” del Giubileo per Napoli: lavoro di sinergia per i giovani. «Sipunta sul mare – aggiunge l’assessore regionale ai Trasporti Sergio Vetrella - contre obiettivi: lavorare per la portualità turistica dalla quale possono derivare cen-tinaia di posti di lavoro; recuperare il Molo San Vincenzo; provvedere alla com-mercializzazione del Porto per ampliarne le potenzialità». Al pomeriggio di ri-flessione sono intervenuti, tra gli altri, il vescovo ausiliare mons. Lucio Lemmo,il moderatore di Curia mons. Gennaro Matino, il vicario episcopale don AdolfoRusso.

    «La vera ricchezza della città»Tra le iniziative: la processione con la Madonna di Portosalvo,

    la nascita di una cappella multietnica, l’avviamentoal lavoro marittimo per 50 giovani meno abbienti

    «Eccoil nostro sogno»

    Così il senatore Lauro, presidentedell’Associazione Napoli Europea

  • Nuova Stagione10 • 26 giugno 2011 Attualità

    Come Caritas Diocesana, ciòche ci fornisce il polso dellasituazione, relativamente allapovertà, sono i Centri diAscolto e l’Osservatorio dellePovertà e delle Risorse.Relativamente all’anno 2010,nulla meglio delle cifre rendeconto di quale sia la realesituazione sul territoriometropolitano di Napoli.Loscorso anno sono transitatiper i ns. CdA (per italiani, permigranti, per donneimmigrate) 977 nuovi utenti(498 italiani e 479 stranieri).Le differenze di generesegnalano una marcatasuperiorità di quellofemminile (62,6% vs. 37,4%),più spiccata tra gli italiani. Il50,2% del campione risultaregolarmente coniugato e,dunque, in oltre la metà deicasi, parliamo di povertàafferente ai nuclei familiari.Nella fascia di etàlavorativamente attiva (18 –65 anni) troviamo il 98,1%dei migranti e l’85% degliitaliani. Gli over 65 sonoappena l’1,7% dei migranticontro un più rilevante 15,1%dei ns. connazionali. Aiuti esostegno economico vengonorichiesti appena dal 3,3% deimigranti, mentre – tra gliitaliani – la percentualeaggregata sale al 65,1%(23,1% pagamento di bolletteed utenze, 21,3% pagamentodel pigione dicasa).L’informazione el’orientamento legale – tra imigranti – viene richiestodall’11,7% degli utenti,mentre gli italiani vi fannoricorso solo nel 4,8% dei casirilevati. La mancanza dilavoro (o la ricerca d’unanuova occupazione) affligge il72,4% dei migranti, mentretra gli utenti autoctoni lamedesima percentuale scendeal 37,3%. Anche la tuteladella salute rientra tra gliinterventi richiesti,rispettivamente dal 3,6% degliitaliani e da un risibile 0,8%degli utenti migranti. Ilprogressivo avanzare dellapovertà nell’areametropolitana di Napoli è –praticamente – sotto gli occhidi tutti. Aumentaspaventosamente il numerodelle persone che vivono perstrada, mentre la città sipresenta sporca e trascurata,caotica, soffocata dal traffico.Cantieri sono stati aperti unpo’ dappertutto, in manierache sembrerebbe quasidissennata, concorrendo adaumentare il caos di cuisopra. Il disagio abitativo(che, insieme alla crisioccupazionale è –praticamente da sempre – unodei mali endemici di Napoli )cresce soprattutto tra igiovani, costretti a “migrare”in provincia per ottenere infitto una casa ad un canonedi locazione accessibile.

    Vincenzo Cozzolinodirettore Caritas diocesana

    di Napoli

    Il disagio Apprezzamento debbo esprimere peraver promosso questa grande rifles-sione e discussione sul tema dellapovertà, che non può essere considerata mar-ginale tra le grandi questioni che impegnanoi protagonisti della scena nazionale e interna-zionale e che, comunque, resta centrale dalpunto di vista cristiano e umanitario, nonchéai fini dello sviluppo globale e della indispen-sabile stabilità dei rapporti e degli equilibritra i Paesi del mondo.

    E’ noto, del resto, che non c’è pace senzagiustizia e non c’è giustizia senza la concretalotta alla povertà attraverso una più equa di-stribuzione delle ricchezze che pochi uominie Nazioni pretendono di controllare e gover-nare in nome di una superiorità e di un dirit-to che, in alcuni casi, si traduce in sfrutta-mento, violenza, offesa alla vita e alla dignitàdella persona umana, profittando di uno sta-to di debolezza che non è soltanto sociale maanche fisica e, in tale caso, porta e riduce ve-ramente alla marginalità.

    Chi, come me, ha avuto l’occasione e ilprivilegio di girare per il mondo, per motividi ufficio, sa perfettamente quanta povertà visia in tante aree del pianeta e quanto essa siastrutturale. Non pochi Paesi presentano unarealtà triste e drammatica, di dimensionienormi che essi non sono in grado di fronteg-giare da soli, senza la solidarietà e la coope-razione internazionale. In tantissimi di que-sti Stati, attanagliati da crisi politica, econo-mica e alimentare, la Chiesa, in obbedienzaal comandamento di amore ricevuto da GesùCristo, da sempre si è dato come suo compi-to quello di alleviare la miseria delle personebisognose, intervenendo - certamente senzala pretesa di dare soluzione al problema nel-la sua vastità - attraverso l’impegno, premu-roso e generoso, del volontariato cattolico edei missionari, apostoli di Cristo e, senzadubbio, anche apostoli dell’umanità.

    Sappiamo che questo non basta, che c’èbisogno di altro e che, come ammonisce PapaBenedetto XVI, occorre combattere l’opulen-za, gli sprechi, le speculazioni, che costitui-scono le pre-condizioni della povertà, di cuila fame è il segno più crudele e più concreto.Si rende, pertanto, necessaria e urgente unasolenne manifestazione di volontà e di re-sponsabilità da parte delle potenze e dei Paesimaggiormente sviluppati e ricchi.

    Non sono sufficienti – evidentemente - di-chiarazioni di principio e vaghi annunci, ma

    bisogna fissareobiettivi puntuali,scadenze precise, in-dicazioni certe estanziamenti sicurie rapidi tali da con-sentire di salvarequalcuno di queitanti bambini che,ogni 6 secondi,muoiono di famenelle aree povere delpianeta.

    Non bisogna di-menticare che lamancanza di generidi prima necessità,la fame, la povertàguidano la mano e lamente degli uomini,i quali evidentemen-te lottano per la so-pravvivenza e vannoalla ricerca di mi-gliori fortune e nuo-vi orizzonti, facendosi protagonisti e, talvol-ta, anche vittime, purtroppo, di esodi di mas-sa, avventurosi e tragici. Occorre, per questo,una rinnovata presa di coscienza per un di-verso approccio a questa grande questioneumanitaria, partendo dalla consapevolezzache la vita di tutti gli esseri umani è sacra eche l’umanità non si salverà se non c’è solida-rietà e se non si mette l’economia al serviziodell’uomo.

    Papa Benedetto XVI, nell’EnciclicaCaritas in veritate, scrive che la fame non di-pende tanto da scarsità materiale quantopiuttosto da scarsità di risorse sociali, la piùimportante delle quali è di natura istituziona-le.

    E allora, come lo stesso Pontefice ha os-servato, per sconfiggere la fame è necessarioridisegnare gli assetti internazionali, stabi-lendo un rapporto prioritario tra Paesi che sitrovano in un differente grado di sviluppo.

    Il criterio della comune appartenenza al-la famiglia umana universale è l’unico, in no-me del quale si può chiedere ad ogni popoloe, quindi, ad ogni Paese di essere solidale.

    In fondo, la povertà è figlia dell’egoismo edell’indifferenza, prima ancora di essere de-terminata o accentuata da situazioni contin-genti. Una regola, questa, che riguarda ecoinvolge anche le nostre realtà, il mondo oc-cidentale, i Paesi più progrediti, se è vero, co-me è stato detto, che pure negli Stati Uniti,nonostante l’opulenza, ci sono ben 49 milio-ni di persone che soffrono la fame.

    Anche noi, gente del Sud, come nei tantiSud del mondo, viviamo il dramma della po-vertà, una povertà ormai globalizzata checolpisce più pesantemente le persone mag-giormente deboli. Anche nelle nostre realtàregistriamo una povertà in qualche modostrutturale, che è quella palese, denunciata,conclamata, che si manifesta agli angoli del-le strade, sotto i porticati e all’ingresso delle

    La povertà è figlia dell’indifferenzaIl 18 e 19 giugno a Napoli l’incontro organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio sul tema: “Il dono e la speranza: amici dei poveri a convegno”

    di Crescenzio Card. Sepe

    Grandi o piccole storie di solidarietà con i poveri, tutte grandiper l’amore, anche se piccole perché di piccoli e segnate dallalimitatezza dei mezzi. Siamo in questa Napoli, grande, capa-ce di generosità e, allo stesso tempo, segnata da profonde povertà; nelcuore di Napoli, in un centro storico non svuotato e ripulito come inaltre città italiane, ma pulsante di sangue e vita: bello, monumentale,ma abitato da tante antiche, incrostate e nuove sorprendenti miserie.

    Il Cardinale Sepe, che ringrazio per la generosa ospitalità, all’ini-zio del suo ministero, che sta liberando Napoli da una coltre di ras-segnazione, si interrogò sui luoghi di speranza in questa città diffici-le. Lo fece con una bella lettera “Il sangue e la speranza”, che, “ per fe-de e tradizione, sono le due colonne…”.

    Ognuno di noi, per la sua amicizia con i poveri, ha la speranza nelsangue ma, allo stesso tempo, è provato nella speranza. Sono luoghidi speranza quelli della prossimità ai poveri. Ognuno di noi è testimo-ne della speranza.

    La speranza è messa alla prova dalla condizione di tanti poveri chepeggiora: per lo smantellamento del sistema sociale e per la crisi eco-nomica che non passa e che pagano i poveri. È messa alla prova dalfatto che aumentano i poveri. Ma anche dal fatto che i poveri sonosempre meno interessanti nella scala d’interessi generali e per un’o-pinione pubblica che non si accende più per loro, anzi è abituata al lo-ro soffrire. Infatti, ed è un’altra prova, c’è una crisi della cultura e del-la pratica della solidarietà, non più di moda. Viviamo in una societàche non vede futuro. In questo orizzonte di paura, i poveri appaionopoco interessanti, anzi fantasmi inquietanti. E divengono, parados-salmente, bersaglio dell’insicurezza diffusa.

    Oggi, la grande questione non è la difesa dei poveri, ma diventa ladifesa dei cittadini e delle città dai poveri. Così si guardano preoccu-pati i senza fissa dimora come chi imbratta i quartieri e danneggia ilturismo. I rom danno luogo a