Attività di laboratorio | kit didattico Europa. Cittadini …...presentare al resto della classe...

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1 Fondazione Giangiacomo Feltrinelli Viale Pasubio 5, Milano | www.fondazionefeltrinelli.it Attività di laboratorio | kit didattico Europa. Cittadini e non Materiale: Discutere di cittadinanza: come la pensiamo? (Scheda PDF e materiali di approfondimento) Tempo richiesto: 1h 30 min. Target: studenti della scuola secondaria di 2° grado Materiale necessario: documenti allegati all’attività; approfondimento La cittadinanza in Europa, utile per alimentare la discussione in classe. Obiettivi: Riflettere sulla cittadinanza come diritto legato a un “senso di appartenenza” e alle percezioni identitarie. Approfondire il funzionamento dell’istituto della cittadinanza in Europa. Riflettere sulla necessità di ampliare la cittadinanza a partire da alcune storie di vita. Riflettere sulle sfide attuali dell’Unione europea, imparando a leggere approfonditamente articoli e documenti tematici. Discipline coinvolte: educazione civica; diritto; italiano. La multidisciplinarità dell'attività permette di impostare degli approfondimenti mirati con gli insegnanti delle discipline toccate. Alcuni esempi: - Approfondimento dei diversi modi di acquisire la cittadinanza in Europa - DIRITTO; - Approfondimento dei contesti storici che hanno portato a diversi ordinamenti riguardanti la cittadinanza - STORIA. Descrizione Avere la cittadinanza significa possedere ed esercitare alcuni diritti. Ma è anche più di questo: corrisponde a un senso di appartenenza, a una percezione identitaria, spesso è considerata la premessa, altre volte la conseguenza, dei processi di inclusione e integrazione sociale degli “stranieri”. La cittadinanza è un tema che è sempre stato negoziato nella storia, a seconda dei contesti specifici in cui questa veniva normata. Conoscere tutte queste premesse permette di poter fare luce sulla complessità del tema e sull’urgenza che la definizione di questo insieme di diritti rappresenta per l’Europa e per le nuove (e le vecchie) sfide che questa ha, e sempre di più avrà, di fronte.

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Attività di laboratorio | kit didattico Europa. Cittadini e non Materiale: Discutere di cittadinanza: come la pensiamo? (Scheda PDF e materiali di

approfondimento)

Tempo richiesto: 1h 30 min.

Target: studenti della scuola secondaria di 2° grado

Materiale necessario: documenti allegati all’attività; approfondimento La cittadinanza in Europa, utile per alimentare la discussione in classe.

Obiettivi: ● Riflettere sulla cittadinanza come diritto legato a un “senso di appartenenza” e alle

percezioni identitarie. ● Approfondire il funzionamento dell’istituto della cittadinanza in Europa. ● Riflettere sulla necessità di ampliare la cittadinanza a partire da alcune storie di vita. ● Riflettere sulle sfide attuali dell’Unione europea, imparando a leggere approfonditamente

articoli e documenti tematici.

Discipline coinvolte: educazione civica; diritto; italiano.

La multidisciplinarità dell'attività permette di impostare degli approfondimenti mirati con gli insegnanti delle discipline toccate. Alcuni esempi:

- Approfondimento dei diversi modi di acquisire la cittadinanza in Europa - DIRITTO; - Approfondimento dei contesti storici che hanno portato a diversi ordinamenti riguardanti

la cittadinanza - STORIA.

Descrizione Avere la cittadinanza significa possedere ed esercitare alcuni diritti. Ma è anche più di questo: corrisponde a un senso di appartenenza, a una percezione identitaria, spesso è considerata la premessa, altre volte la conseguenza, dei processi di inclusione e integrazione sociale degli “stranieri”. La cittadinanza è un tema che è sempre stato negoziato nella storia, a seconda dei contesti specifici in cui questa veniva normata. Conoscere tutte queste premesse permette di poter fare luce sulla complessità del tema e sull’urgenza che la definizione di questo insieme di diritti rappresenta per l’Europa e per le nuove (e le vecchie) sfide che questa ha, e sempre di più avrà, di fronte.

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SVOLGIMENTO DELL’ATTIVITA’

Fase 1 | Visione del video (durata → ~5 minuti)

Far partire il video MILANO CITTA’ PLURALE realizzato da una classe seconda dell’Istituto professionale Oriani-Mazzini di Milano con la Professoressa Virginia Guarnieri per il percorso di laboratori condotto dall’associazione “Il Razzismo è una Brutta Storia” per il Festival RiGenerazioni del Comune di Milano. VIDEO a questo LINK: www.bit.ly/MilanoCittàPlurale

A parlare è un gruppo di ragazzi che racconta la propria storia e si chiede cosa significhi essere italiano, straniero, cittadino, integrarsi. Erika è nata in Italia da genitori italiani, e per lei l’integrazione esiste da sempre e prende l’esempio dell’aiuto chiesto sotto l’Impero Romano alla Germania. Sekina è nata a Milano da padre Kenyota, madre con cittadinanza Kenyota e origini egiziane e racconta della sua reazione quando le dicono di “tornare al proprio paese”. Benjamin viene dall’Ecuador ed è arrivato in Italia per ricongiungersi con alla sua famiglia, e racconta dei suoi sogni per il futuro. Asna viene dall’Egitto, è di origine musulmana e porta il velo vive in Italia da 8 anni ma i suoi genitori sono qui da 17 anni. Racconta di cosa prova quando le persone la guardano come diversa perché indossa l’Hijab. John è Brasiliano e ha 17 anni, tutta la sua famiglia è in Brasile e lui vive qui da 6 mesi con lo zio. Ha scelto da solo di venire per realizzare il proprio sogno. Tania ha 18 anni e viene dallo Sri Lanka ed è in Italia da tre e racconta le difficoltà di socializzare quando si arriva in un nuovo paese. La visione di questo video permette di prendere immediatamente coscienza della pluralità e ricchezza di vissuti presenti oggi in molte classi e il senso che la cittadinanza ha per le giovani generazioni che nascono e o crescono in Italia.

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FASE 2 | Discussione in classe a partire dal video (durata → ~20 minuti)

Dopo che i ragazzi hanno visto il video, discutere con loro a partire da alcune domande:

Cosa significa secondo voi l’espressione “città plurale?”

Cosa significa “integrazione”?

L’integrazione ha a che fare con la cittadinanza? In che modo?

Sapete che cosa si intende con l’espressione “seconda generazione di immigrati”?

Cosa significa essere “stranieri”? I ragazzi che parlano nel video sono stranieri? In che senso? Loro cosa si sentono di essere?

Cosa accomuna i ragazzi che parlano?

Credete che la cittadinanza possa aiutare a superare le differenze che ci sono tra le persone che vivono in una stessa città o in uno stesso stato? In che modo?

Cosa permette di fare la cittadinanza?

Guida per l’insegnante all’uso di alcuni termini

Seconda generazione di immigrati: questa espressione è molto in uso ma la sua definizione è vaga. Comunemente essa si riferisce ai figli di persone immigrate nati sul territorio di immigrazione, oppure nati nel paese di origine e immigrati con i genitori (o tramite ricongiungimento familiare) entro la maggiore età. Per un approfondimento sul tema si veda: http://www.meltingpot.org/Le-seconde-generazioni-di-immigrati-ed-il-concetto-di.html#.VtBcYeaGNyQ Pluralismo (tratto dall’enciclopedia Treccani): dottrina che riconosce la legittimità giuridica e politica nello Stato a una pluralità di gruppi sociali (partiti, associazioni di vario genere) e ne sollecita la partecipazione alla vita pubblica. Nel campo della teoria politica, il termine pluralismo definisce i tratti comuni di alcune dottrine contemporanee che danno particolare rilievo ai diritti, agli interessi e ai compiti di enti, comunità e associazioni più piccole dello Stato. L’indirizzo pluralistico si contrappone sia allo statalismo, sia all’individualismo, che considera due facce della stessa medaglia. Uno Stato (o una città plurale) è uno stato in cui la pluralità di idee, di opinioni, di credenze, di fedi religiose, deve essere non solo ammessa, ma tutelata. Per un approfondimento del termine si veda: http://www.treccani.it/enciclopedia/pluralismo_%28Enciclopedia_delle_scienze_sociali%29/ Integrazione: nelle scienze sociali il termine indica i processi sociali e culturali attraverso cui un individuo, o un gruppo, diventano membri di una società. L’integrazione in generale è un processo che prevede una capacità di adattamento sia dell’individuo (o gruppo) integrato alla

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società integrante sia della società integrante all’individuo (o gruppo) integrato. Per un approfondimento del termine si veda: www.parlarecivile.it/argomenti/immigrazione/integrazione.aspx

FASE 3 | Lettura di articoli e documenti e discussione in gruppo (durata → ~45 minuti)

Dividere i ragazzi in 4. I primi due gruppi dovranno leggere l’articolo “Born in the USA”, i secondi due leggeranno invece la storia di Queenia De Oliveira. Ogni gruppo alla fine della lettura deve presentare al resto della classe gli articoli letti in 5 minuti, esplicitando le questioni di base che questi trattano. Successivamente ai 4 gruppi verrà consegnato l’approfondimento “La cittadinanza in Europa”. A partire da questo e dagli articoli letti o di cui hanno ascoltato la presentazione, ciascun gruppo dovrà rispondere alla domanda “La cittadinanza è funzionale all’integrazione delle persone in una società o l’integrazione è il presupposto per diventare cittadini?”, sviluppando per iscritto (meglio se su un cartellone) alcune critiche e argomentazioni che avvalorino la scelta operata.

FASE 4 | Discussione in classe a partire dalle relazioni dei gruppi (durata → ~30 minuti)

Ciascun gruppo presenta alla classe la propria scelta, specificandone le motivazioni. Ogni volta che un gruppo termina la presentazione il resto della classe potrà porre delle domande o rispondere alle critiche e alle argomentazioni mosse.

TESTI

Born in the USA: lo ius soli negli Stati Uniti, e noi

Tratto da un articolo di Francesco Maselli uscito su “Gli Stati Generali” il 3 novembre 2014

È interessante analizzare la legislazione in materia di cittadinanza di uno stato come gli USA, dove lo ius soli è adottato in maniera integrale: chi nasce su suolo americano è statunitense, senza alcuna procedura, filtro o temperamento. Un principio del genere è lontanissimo dalla cultura giuridica europea, perché nasce in un contesto a noi fortunatamente sconosciuto. Il risultato politico più importante raggiunto dopo la guerra civile americana fu l’abolizione della schiavitù, ottenuta con l’approvazione del tredicesimo emendamento proposto da Lincoln e dal Partito Repubblicano. ll 18 dicembre 1865 venne formalizzata la ratifica dell’emendamento che si affiancò al Proclama di Emancipazione del 1863; i circa 40mila schiavi che ancora vivevano in territorio statunitense furono quindi liberati.

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La tensione tra gli ex confederati ed il governo federale rimaneva comunque altissima: gli Stati Uniti avevano sì reso illegale l’utilizzo di schiavi ma moltissimi stati del sud erano riusciti ad aggirare la disposizione costituzionale con leggi o comportamenti contrastanti, ad esempio ignorando, o addirittura incoraggiando, disparità basate sul colore della pelle nella fase di registrazione alle liste elettorali (in America per votare bisogna fare esplicita richiesta al collegio elettorale di residenza). Il governo federale provò ad intervenire con il Civil Rights Act senza troppo successo. Si arrivò così all’approvazione del XIV emendamento, grazie al quale il birthright citizenship divenne un principio costituzionalmente protetto. Nella prima parte l’emendamento contiene una definizione molto ampia di cittadinanza: “Tutte le persone nate o naturalizzate negli Stati Uniti e soggette alla loro sovranità sono cittadini degli Stati Uniti e dello Stato in cui risiedono”. Mediante le tre successive clausole, l’emendamento protegge i cittadini da eventuali abusi degli stati di appartenenza: “[1]Nessuno Stato porrà in essere o darà esecuzione a leggi che disconoscano i privilegi o le immunità di cui godono i cittadini degli Stati Uniti in quanto tali; e [2]nessuno Stato priverà alcuna persona della vita, della libertà o delle sue proprietà, senza giusto processo, [3] né rifiuterà ad alcuno, nell’ambito

della sua sovranità, la uguale protezione accordata dalle leggi.” Nei decenni successivi il XIV emendamento ha contribuito notevolmente all’emancipazione degli afroamericani, ma ha anche contribuito a consolidare l’identità nazionale americana. Gli Stati Uniti sono stati fondati da immigrati e per grandissima parte della loro storia hanno incentivato l’arrivo di stranieri nel loro paese. In questo, lo ius soli ha giocato una parte fondamentale, tanto da rendere proverbiale l’attaccamento che gli Americani hanno nei confronti della loro madre patria. Negli ultimi anni tuttavia, la politica statunitense in materia di immigrazione è per forza di cose cambiata. La forte richiesta di stranieri non esiste più ed anzi riuscire ad ottenere un visto è cosa piuttosto complicata. Inoltre, specialmente negli stati del sud ovest confinanti con il Messico, la percezione di essere “invasi” è aumentata sensibilmente. Tra il 1º ottobre 2003 ed il 30 aprile 2004 circa, 660.390 persone sono state arrestate dalla polizia statunitense mentre cercavano di attraversare illegalmente il confine, e considerando che in questo calcolo non sono computati i clandestini non arrestati il fenomeno ha proporzioni gigantesche. Per rendere l’idea basta ricordare che sulle coste italiane nel 2013 sono arrivati 42.925 migranti. Tutto ciò ha generato un forte dibattito sull’opportunità di mantenere il XIV emendamento. Anche perché lo ius soli ha creato due tipi di abuso della modalità con cui si acquisisce la cittadinanza americana. La prima forma di abuso viene colloquialmente definita “anchor babies” e si tratta della pratica adottata dagli immigrati clandestini: avere un bambino negli USA per “ancorarsi” in quel paese. L’altra forma di abuso è conosciuta col nome di “birth tourist”. In alcune aree del paese negli ultimi anni il fenomeno, detto appunto, turismo delle nascite, ha conosciuto un vero e proprio boom: secondo il National Center for Health Statistics il numero di nati da donne straniere venute ogni anno apposta negli USA è aumentato del 49% dal 2000 al 2008 (da 5,009 a 7,462) . Queste persone, in genere piuttosto ricche, nelle ultime fasi della gravidanza volano verso gli Stati Uniti e soggiornano in speciali “hotel di maternità”. Le donne restano giusto il tempo di partorire e di ottenere certificati di nascita

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degli Stati Uniti e dei passaporti per i loro neonati, e poi tornano indietro. Questo fa sì che per i loro bambini in futuro sarà molto più semplice poter usufruire dell’eccellente sistema universitario americano: niente visto, niente problemi burocratici, eccetera. Tecnicamente un birth tourist potrebbe anche diventare presidente, se volesse. L’idea di garantire la cittadinanza a chi nasce su suolo statunitense è in ogni caso ancora considerata una policy vincente dall’opinione pubblica americana, anche per il contesto storico in cui è maturata.

Tornando all’Italia, va chiarito che lo ius sanguinis, e cioè l’acquisto automatico della cittadinanza dei propri genitori, ha precise e motivate ragioni storiche. La ratio di una legislazione del genere è la sua capacità di tutelare i diritti dei discendenti dei propri cittadini. È infatti un principio adottato da paesi a forte emigrazione storica e caratterizzati da confini incerti, esempi importanti sono Italia e Germania, ma la tendenza è più o meno generale in tutta Europa. Nel nostro paese la questione degli emigrati storici è particolarmente importante anche a livello elettorale: alle elezioni politiche possono votare emigrati all’estero di terza o quarta generazione, perché in possesso di passaporto italiano.

Consigli per la discussione: Questo articolo riporta al fatto che il modo in cui gli stati decidono di dare la cittadinanza ha delle precise ragioni storiche. Per questo il fatto che si discuta oggi in Europa di cittadinanza è segno del fatto che ci sono diversi modi in cui si interpreta il contesto sociale, politico, economico. La scelta su come normare la cittadinanza risponde ad alcune urgenze attuali e le diverse posizioni corrispondono a diversi modi di affrontarle.

Storia di Queenia De Oliveira – origini brasiliane e nigeriane

Testimonianza tratta dall’articolo “Le storie dei ragazzi ‘in attesa di cittadinanza’” pubblicato su Repubblica.it il 27 gennaio 2012

"Ho 25 anni e faccio parte della Rete G2 - Seconde Generazioni, il network di figli d'immigrati che dal 2005 promuove una riforma della cittadinanza italiana che sia più attenta alle esigenze di noi seconde generazioni. Il mio percorso con la Rete G2 parte proprio dalla mia esperienza personale di figlia d'immigrati cresciuta in Italia ma senza alcuna facilitazione nell'acquisizione della cittadinanza italiana. File infinite e impronte digitali. Sono laureata in scienze politiche e relazioni internazionali alla Sapienza di Roma, sono figlia di madre brasiliana e padre nigeriano. Sono arrivata a Roma nel 1992 a 4 anni e 364 giorni, i miei genitori si conobbero a Roma dove venni anche io concepita, poi fu una scelta di mia madre tornare in Brasile al 7° mese di gravidanza e in seguito partorirmi lì. Successivamente mia madre tornò in Italia lasciandomi con i nonni. La mia adolescenza è stata segnata da permessi di soggiorno che di anno in anno cambiavano colore, quasi ad accompagnare la mia crescita. Crescendo le mie foto diventavano meno sorridenti come se avessi intuito qualcosa o come si dice a Roma "l'andazzo". Improvvisamente a 15 anni sono stata sbattuta contro la realtà: file interminabili, impronte da lasciare al poliziotto di turno, numeri da conquistare e diritti da rincorrere: era tutta una battaglia dove però non si arrivava mai alla vittoria conclusiva.

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Tanti fogli e tante pratiche. In mano ti rimanevano sempre fogli e pratiche, ma mai qualcosa di definitivo e ahimè, è tuttora così. Nel frattempo mia madre mi parlava di cittadinanza, di diritti, di richieste ma io all'epoca non ne capivo molto. La vedevo molto presa nel far venire documenti dal Brasile, nell'andare in ambasciata a completare una pratica per la quale le è stata data una risposta positiva dopo 10 anni (e la chiamano anche concessione di cittadinanza italiana, dopo tutti questi anni il tuo diritto dovrebbe valere doppio!). Le file intanto si superano, si scavalcano, ma dentro l'anima pian piano inizi a farti delle domande a chiederti perché tutto questo. Quando divenni maggiorenne. Arrivano i miei 18 anni, la maggiore età, la libertà di votare, la libertà di prendere in mano la propria vita, di decidere di lavorare o prendersi un anno sabatico o continuare gli studi. Ma non per me, che ora a 24 anni mi rendo conto che non ho mai votato, e sono stata solamente tre volte fuori dall'Italia. Io non ho potuto decidere io ho dovuto decidere! L'ho fatto nell'ora e mezza ( alle 4 di notte) in cui attendevo che distribuissero alla questura di Tivoli i numeri per le varie pratiche per il permesso di soggiorno. In quel momento ho dovuto capire se ero veramente convinta della mia scelta universitaria. Io non ho potuto prendermi un anno di pausa, io non ho potuto dire a mia madre che volevo farmi un esperienza di studio all'estero o magari andare a imparare un'altra lingua, io non ho potuto fare tutto questo e non per volontà o colpa mia ma per paura di perdere il permesso di soggiorno. La paura di tornare in Italia. Per paura di ritornare in Italia e essere ancora meno di ciò che sono per questo Paese: il mio Paese. Mi sono sentita catturata dal mio permesso di soggiorno, e ciò mi ha portato a pensare che il mio sentirmi italiana è limitato dalla burocrazia. La mia italianità la ricavo nei momenti in cui mi guardo attraverso gli occhi dei miei amici e negli affetti che ho qui in Italia. Ma è la stessa italianità a scontrarsi con il mio futuro quotidianamente. Io, sono una mancata cittadina italiana. Si parla di precarietà lavorativa ma noi seconde generazioni con il permesso di soggiorno siamo precari nei diritti".

Consigli per la discussione: in questo testo si riporta l’esperienza di una ragazza che appartiene alla rete G2, ovvero una rete di persone di seconda generazione che hanno aderito alla campagna per lo ius soli “L’Italia sono anch’io”. Dalla sua testimonianza emerge come la questione della cittadinanza abbia delle reali ripercussioni sulla vita delle persone. Persone che la maggior parte delle volte si sentono completamente italiane.