Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco...

115
Attiraci a Te riflessioni MONASTERO COTTOLENGHINO IL CARMELO

Transcript of Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco...

Page 1: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

Attiraci a Teriflessioni

M O N A S T E R O C O T T O L E N G H I N O I L C A R M E L O

Page 2: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

© testi del Monastero cottolenghino IL CARMELO

i

Come fiori raccolti nel giardino del Carmelo cottolenghino

collana Flos Carmeli

Page 3: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

Primo, della collana “Flos Carmeli”, questo quaderno contiene ar-ticoli e spunti per meditare.

I testi, scritti dalle Suore del Monastero cottolenghino “Il Carme-lo”, sono fiori recisi e raccolti nel giardino della Vergine; pagine che offrono il profumo del dialogo ininterrotto con il Signore Ge-sù, nella gioia di vivere nell’hortus conclusus.

La Vita contemplativa cottolenghina è questo restare-dimorare al-la presenza di Dio, nel cuore della Chiesa e della Piccola Casa, con i fratelli di fede, per il mondo a bene del quale si offrono pre-ghiere e suppliche.

ii

Collana

Page 4: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

iii

Siamo

Suore di Vita contemplativa dell’Istituto religioso fondato da San G. B. Cottolengo e distinto in due "Famiglie": Suore di Vi-ta Contemplativa e Suore di Vita Apostolica, approvato dalla Santa Sede come Congregazione di diritto pontificio il 20/6/1959. San Giuseppe Benedetto Cottolengo fondò l’opera da lui deno-minata Piccola Casa della Divina Provvidenza che, dopo la sua morte, è popolarmente detta “Cottolengo”. Come le donne del Vangelo che seguivano e servivano il Signo-re, poniamo a fondamento della nostra vita umana e spirituale Dio e la sua gloria, e viviamo con gioia e gratitudine la totale appartenenza a Lui, felici di essere « serve dei poveri», sicure di ritrovare nella lode a Dio e nella carità verso i fratelli la pie-na realizzazione come persone e come donne. Viviamo serenamente abbandonate in Dio, alla sua Divina Prov-videnza, e dalla nostra vita scaturiscono: umiltà, gioia, semplici-tà, servizio vicendevole, costante gratitudine: Deo gratias sem-

pre!Con la celebrazione della Litur-gia delle Ore ci uniamo alla gran-de Preghiera di Gesù, Mediatore unico, per offrire al Padre la Lo-de perfetta a nome di tutti e per ogni necessità.

Page 5: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

iv

La vita al Carmelo cottolenghino…

è vita di contemplazione e di preghiera.

È un ripercorrere nella meditazione quotidiana del Vangelo, il cammino segnato da Gesù per i suoi discepoli. È un confondersi, quasi un esistere senza essere notati, tra i personaggi biblici; è un partecipare alla scena evangelica come dietro le quinte. È rivive-re le emozioni e gli atteggiamenti più spontanei dei personaggi che circondano Gesù, in modo particolare nel momento più diffi-cile e vero della Passione. È un essere loro, tra di loro, imitare i loro gesti.

La stessa contemplazione diviene allora quasi una specie di ricor-do, o meglio la sensazione di compiere, nella propria vita spiritua-le, un cammino già compiuto dietro a Cristo, decifrato stranamen-te dalla narrazione evangelica.

È così che il percorso attuale dello spirito verso Gerusalemme e il Calvario, si sovrappone, confondendosi, col percorso storico del Cristo e dei personaggi intorno a Lui. Si ha la sensazione di percorrere, oggi nella vita, un cammino già fatto una volta, che già sappiamo dove tende e dove sbocca. Avviene come se le pie donne del Vangelo, come se Maria, la Madre di Gesù, Maria di Cleofa, Maria di Magdala e Giovanni, fossimo noi, in una presen-za vera, ma sfumata nella scena che ripete i loro gesti.

Il cammino che il cristiano compie oggi sulle orme di Cristo è un cammino fatto insieme, tanto più qui al Carmelo dove il cammi-

Page 6: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

v

nare insieme oggi alla sequela di Gesù diviene imitazione del cammino concreto, fatto insieme, dei discepoli accanto a lui nel-la Passione e nel contempo imitazione dello stesso gesto d’Amo-re di Lui.

Qui, cammino reale e cammino simbolico, spirituale, si confon-dono, si intrecciano in sfumature diverse. L’uno diviene l’imma-gine concreta dell’altro.

Mentre dunque siamo ancora sulla strada del nostro cammino simbolico e non vediamo che la notte davanti a noi, dobbiamo guardare al cammino reale del Cristo e dei discepoli, un cammi-no già percorso nella contemplazione, al fine di crescere nella fe-de e nella certezza che, come quel cammino concreto sfociò nel-la resurrezione, così il nostro attuale cammino spirituale, alla se-quela del medesimo Cristo, sfocerà nella Vita eterna. La notte che avanza non è la notte dell’angoscia e della morte, bensì quel-la della Pasqua, questa certezza si radica nel nostro ricordo, per-ché stranamente abbiamo già percorso, nella contemplazione, questo cammino.

Queste parole vogliono essere l’espressione di una comunità contemplativa che narra la certezza di camminare insieme nella fede dietro al Cristo e sostiene ogni persona nelle sue trepidazio-ni e difficoltà.

Page 7: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

C A P I T O L O 1

Il tuo volto io cerco

Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo dal tuo corpo martoriato deposto dalla Croce la sera di quel venerdì e da te ab-bandonato, reso splendido di luce e di gloria nella tua risurrezione. L'anima mia ha sete di te, Gesù; mostrami il tuo volto! Ancora velato, sì, per ora, poiché "non si può vedere Dio e rimanere in vita". Verrà quel giorno, verrà il giorno senza sera...

6

Page 8: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

C A P I T O L O 1

Dinanzi alla Sindone

"Vogliamo vedere Gesù" (Gv. 12,21)Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuolo dal tuo corpo martoriato deposto dalla Cro-ce la sera di quel venerdì e da te abbandonato, reso splendido di luce e di gloria nella tua risurrezione. L'anima mia ha sete di te, Gesù; mostrami il tuo volto! Ancora velato, sì, per ora, poiché "non si può vedere Dio e rimanere in vita". Verrà quel giorno, verrà il giorno senza sera; allora la mia sete sarà appagata: "Gioia piena alla tua presenza, dolcezza senza fine alla tua de-stra". Sei bello, Gesù. "Se il più bello tra i figli dell'uomo; sulle tue labbra è diffusa la grazia".

Sei sempre bello: bello Bambino fra le braccia di Maria e di Giuseppe, bello nella tua adolescenza e giovinezza, bello nella tua Passione, splendidamente bello nella tua Risurrezione. La tua immagine sindonica è così tenue, così silenziosa, così "velata"; adombra l'imperscrutabile mistero della tua divinità per consentire a noi che avanziamo ancora nel chiaroscuro del-la fede, di immergerci in essa. A lungo l'ho contemplata, in si-lenzio, con crescente, profonda commozione, mentre sulle lab-bra mi fioriva la preghiera ... "Sanguis Christi, inebria me. Aqua lateris Christi, lava me. Passio Christi, conforta me. O bone Jesu! Intra tua vulnera absconde me. Ne permittas me se-parari a Te. In hora mortis meae, voca me!"

7

Page 9: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

Con gli occhi del cuore ti guardavo, Gesù, sprofondata nel mi-stero del tuo silenzio. Tu guardavi me, con immensa pietà e amore, e ti rallegravi trovando nel mio cuore - un cuore che la tua presenza dilata all'infinito - il nome e il volto di tanti fratelli e sorelle. Ve li hai messi Tu, Gesù, e Tu li custodisci nell'unità, nella comunione della Carità. Grazie, Gesù.

Volevo anche vedere "Pietro", la Roccia (Mt.16, 18). Già ne avevo incontrato il volto in filigrana, in trasparenza nel tuo len-zuolo sacro. Passio Christi, passio hominis, passio Benedicti XVI in primis. Quale carico di sofferenza pesa sulle sue esili spalle. E quanta solitudine. Paolo VI ne parlò con estrema chia-rezza, a proprio riguardo, ma penso che la solitudine abissale da lui tratteggiata sia compagna di ogni Papa.Grazie, Gesù, per averci parlato con la voce di Benedetto XVI del "mistero del tuo Sabato, il Sabato santo", del silenzio con-templativo. In questo mistero voglio vivere, voglio rimanere. Con te, Gesù. È il mio humus. Rimanere, in solidarietà con il dramma di un' "umanità oscurata, in un'epoca diventata un saba-to santo" (Benedetto XVI). Un'umanità che cammina a tentoni in un buio che invoca silenziosamente Te, Luce vera. Con que-sti fratelli, con queste sorelle voglio rimanere, Gesù, insieme a Maria, tua e nostra Madre, la Madre dal cuore trafitto, come il tuo Cuore.Grazie per il bellissimo dono d'aver incontrato il successore di Pietro con molte sorelle monache: una schiera di vergini che ti ama con cuore indiviso, una generazione che cerca assiduamen-te con appassionato amore, il tuo Volto; un esercito che, con le

8

Page 10: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

armi pacifiche della preghiera e del sacrificio, combatte la batta-glia della Fede.“Se non diventerete come bambini, non entrere-te nel Regno dei Cieli” Mt. 18,3

9

Page 11: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

C A P I T O L O 1

“Se non diventerete come bambini”Mt. 18,3

Avevo dinanzi a me in Chiesa, una Sorella incontrata oltre 30 an-ni fa. Allora essa era alta di statura, imponente; aveva in timbro di voce forte e forti erano le decisione che sapeva prendere. L’ob-bedienza le aveva affidato, fin da giovane, delicati compiti di re-sponsabilità che la Sorella aveva svolto con lode. Circa 30 anni fa.

La osservavo: rimpicciolita nella statura, ingobbita; affievolito il tono della voce, indebolita la vista, malferma sulle gambe. Il sor-riso, sì, sempre quello, ma disegnato su un volto segnato dalla sofferenza. Guardavo la Sorella e pensavo. Pensavo e osservavo; riflettevo.

Si nasce naturalmente piccoli, deboli, bisognosi di ricevere tutto attraverso gli altri. Indi si cresce, diventando, via via, sempre più indipendenti per affrontare l’avventura della vita. Si operano tan-te cose belle, si passa attraverso prove e sofferenze e si gode del-le riuscite proprie e altrui. Si ipotizza un futuro di speranza, si stendono programmi e si realizzano. Si commettono anche errori, si cade, ma ci si rialza presto, con una certa facilità. È la stagione

10

Page 12: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

della primavera, seguita dall’estate, calda d’amore, ricevuto e do-nato. Lentamente, con le foglie che si staccano dagli alberi per ca-dere al suolo, dopo brevi voli, giunge l’autunno, ricco di frutti che l’albero non tiene per sé, ma dona generosamente, totalmen-te spogliandosi. C’è ancora tanta vita, c’è la gioia del dono, la soddisfazione di poter ancora aiutare, spendersi per gli altri. Ed ecco l’inverno. Spogliazione totale. Solitudine, silenzio. Lo spiri-to tutto raccolto in se stesso, non è più “disturbato” dalle attese altrui. In vecchiaia una persona raramente viene riconosciuta per le opere compiute, anche con sacrificio; scarsamente è elogiata, consultata. Non si ha più nulla da dare al mondo che ricerca e va-luta ciò che brilla, spicca, che carezza i sensi… Lungo gli anni la persona ha accumulato saggezza, esperienza, ma assai pochi la ri-cercano, anche perché spesso quel capitale di gran valore è nasco-sto sotto povere apparenze, tra vuoti di memoria e lentezze, fa-sciato di acuta sensibilità che richiede tanta delicatezza.

È l’Amen della vita.

La spiga matura, carica di chicchi è interamente china verso ter-ra. È viva nella logica del passo di Gv. 12,24, del Consummatum este!

Nata piccola, attraverso stagioni di fatica, giorni e notti di dolore, la persona diventa piccola della piccolezza che il Signore richie-de per entrare nel Regno. Non è a credere che questa trasforma-zione sia facile. Edith Stein ebbe a dire che è più facile stendersi con Gesù sulla Croce che stare nella culla di Betlemme…

11

Page 13: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

C A P I T O L O 1

Di buon mattino alla Sindone di Gesù

Grazia anticipata di Pentecoste: celebrazione Eucaristica mattuti-na dinanzi al Lenzuolo che avvolse il corpo di Gesù. Oltre 60 pre-sbiteri i cui rossi paramenti rimandano il Fuoco dello Spirito: so-no padri dell'Ordine del Carmelo qui convenuti per venerare i se-gni della Passione della Risurrezione del Signore. Tra loro, rive-stita del candido manto carmelitano, una monaca: l'angelo della Risurrezione? Forse la Madre fra i discepoli, in orazione nel Ce-nacolo, che attira su di loro lo Spirito Santo, e ricorda la promes-sa di Gesù nel suo discorso d'addio: “Non vi lascerò orfani”(Gio-vanni 14,18)

Commoventissimo il brano del Vangelo secondo Giovanni (17,11-19); Gesù prega il Padre per i suoi: “Custodisci nel tuo Nome coloro che mi dato, perché siano una cosa sola come noi”. Il cuore si spalanca nella Speranza, s'abbandona nella fiducia: il Padre non nega nulla al Figlio suo!

Gioia! Dico queste cose perché abbiano in se stessi: “la pienezza della mia gioia”.

12

Page 14: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

Gioia piena alla sua Presenza. Pensosa gioia dinanzi a quel Telo, reliquia della Passione e Risurrezione del Signore: mistero pa-squale che si rinnova sull'Altare dove è celebrato l'Eucarestia.

Gioia raccolta nell'accompagnare quindi il Santissimo Sacramen-to alla Cappella dell'Adorazione per la celebrare, come ogni gior-no, le Lodi mattutine. Gesù rimane esposto sull'Altare; dinanzi a Lui sostano e si avvicendano i fedeli. “Ave! Ti saluto, vero Cor-po nato da Maria Vergine. Corpo che la veramente patito, è stato immolato sulla Croce per noi uomini. Dal suo petto trafitto sono scaturiti Sangue ed acqua”.

In quel Sangue ogni pellegrino può immergersi celebrando il Sa-cramento della Riconciliazione nell'apposito luogo, poco disco-sto dalla Cappella dell'Adorazione.

La folla dei visitatori continua ad invadere la Cattedrale per sfila-re -pochi minuti - dinanzi al sacro Telo in devota preghiera. Un religioso silenzio regna che luogo e nelle immediate adiacenze: è l'eco del mistero che lo abita, che abita i cuori.

13

Page 15: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

C A P I T O L O 1

Tutto è compiutoGv. 19,16-22.28-30

Introduzione Rechiamoci insieme, mosse dal dolore per i nostri peccati, sul Gòlgota, il monte degli innamorati. Lassù vedremo l'Uomo, ap-peso ad una Croce; volgeremo lo sguardo a Colui che noi abbia-mo trafitto; ascolteremo le ultime parole dell'Uomo-Dio, vissu-to e morto per Amore: "Non c'è amore più grande di questo: da-re la vita!". Raccoglieremo nel vasello del "nostro cuore il San-gue prezioso che lava le nostre colpe, che ci inebria di dolcez-za". E discenderemo da quel monte, recando un'eredità di incal-colabile valore: il dono di una Madre, Maria, che prenderemo con noi, come la prese il discepolo che Gesù amava. Alla sua scuola, impareremo l'arte del silenzio per poter ascoltare le pa-role di Gesù e custodirle in cuore, per rimanere in adorazione del progetto del Padre e vivere abitualmente alla sua Presenza. Impareremo ad offrirgli, unendole alla Passione redentrice di Gesù, le nostre fatiche e sofferenze. Impareremo ad amare.

“Pilato consegnò Gesù loro perché fosse crocifisso.Essi presero Gesù 17ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota, 18dove lo crocifisse-ro e con lui altri due, uno da una parte e uno dall'altra, e Gesù

14

Page 16: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

in mezzo. 19Pilato compose anche l'iscrizione e la fece porre sul-la croce; vi era scritto: "Gesù il Nazareno, il re dei Giudei". 20Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. 21I capi dei sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: "Non scrivere: "Il re dei Giudei", ma: "Costui ha det-to: Io sono il re dei Giudei"". 22Rispose Pilato: "Quel che ho scritto, ho scritto".23I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue ve-sti, ne fecero quattro parti - una per ciascun soldato - e la tuni-ca. Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d'un pezzo da cima a fondo. 24Perciò dissero tra loro: "Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca". Così si compiva la Scrittura, che dice:Si sono divisi tra loro le mie vestie sulla mia tunica hanno gettato la sorte.E i soldati fecero così.25Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. 26Gesù allo-ra, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli ama-va, disse alla madre: "Donna, ecco tuo figlio!". 27Poi disse al di-scepolo: "Ecco tua madre!". E da quell'ora il discepolo l'accolse con sé.28Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, af-finché si compisse la Scrittura, disse: "Ho sete". 29Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di ace-to, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. 30Dopo

15

Page 17: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

aver preso l'aceto, Gesù disse: "È compiuto!". E, chinato il ca-po, consegnò lo spirito. (Gv. 19,16 sgg.)

“Si fece buio su tutta la terra” (Lc. 23,44)

Riflessione

Un buio profondo, intenso quanto la tenebra impenetrabile che avvolge il mistero, caratterizza la morte di Gesù. Buio simboli-co del caos primordiale, evocatore del buio in cui siamo stati immersi nel giorno del nostro Battesimo per essere tratti ad una vita nuova: "Il buio è la via della fede; è una via che conduce al traguardo dell'unione con il nostro Amato". ( E. Stein)

Lasciamoci gettare in quel buio: da esso siamo rinati per la for-za della risurrezione, alla novità di una nuova vita. Riappropria-moci di questo tempo; pensiamo alla nostra vita non nei termini della nostra finitezza, ma dell'eternità.Giovanni parla della crocifissione e morte di Gesù in modo mol-to sobrio, ma solenne: essa avviene sul Golgota; Gesù porta da solo la croce; altri due uomini sono crocifissi con Lui.La nostra attenzione è focalizzata su Gesù. È Lui a dominare il dramma che si sta compiendo."Si giunge a possedere una vera scientia crucis, solo quando si sperimenta fino in fondo la croce... Predicare la croce sarebbe cosa vana, se ciò non fosse in realtà espressione di vita vissuta in Unione con il Crocifisso". (E. Stein)

16

Page 18: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

La nostra attenzione si sposta sul titulus della Croce: "Gesù, il Nazareno Re dei Giudei". Nella preghiera, specie quella liturgi-ca, noi chiamiamo Gesù Re e Signore. "Egli ha regnato dalla Croce"; ha regnato non spadroneggiando ma servendo. La pro-clamazione in tre lingue della Crocifissione di Gesù come Re indica che Gesù sta attirando tutti a s'è: "Quando sarò innalza-to da terra, attirerò tutti a me". ( Gv. 10.16; 11.49-52)Gesù si lascia "innalzare" per attirarci al Padre. L'attrazione è una sorta di assimilazione alla Croce; l'attrazione che Gesù eser-cita sulla nostra vita è per la gloria, ma dobbiamo attivamente accettare che questo cammino passi attraverso la Croce". ... La sofferenza, portata in unione con Cristo, è la sua sofferenza, in-nestata nel grande mistero della redenzione e, per questi, fecon-da". (E. Stein)Gesù sa di essere giunto alla fine della sua Vita; le parole da Lui pronunciate: "li amò, sono alla fine” (13,1), ritornano qui in modo sommesso, ma significativo. Tutto è partito dall’Amo-re, passa attraverso l’Amore e all’Amore ritorna.

“Il monte Calvario è il monte degli innamorati. Ogni amore che non trae origine dalla Passione del Salvatore è frivolo e pe-ricoloso” (S. Francesco di Sales). “L’amore iniziale dell’anima con Dio è il fine per cui essa fu creata, pagata sulla croce, con-sumata sulla croce e sigillata con la croce per tutta l’eternità” (E. Stein)

17

Page 19: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

Le ultime parole di Gesù sono una richiesta: “Ho sete”. I solda-ti gli danno aceto. Gesù beve l’amaro calice che il Padre gli ha dato e ci restituisce dall’alto della croce un calice di vino nuo-vo, un calice di salvezza.Beviamo al calice di Gesù nell’Eucarestia: lì troviamo la forza per santificare la nostra croce, il coraggio di abbracciare la Vo-lontà del Padre; impariamo a lasciarci spezzare come il Pane eu-caristico, per amore.Trasformiamo ogni nostra sofferenza e croce nella luce della be-nedizione di Dio, nel “sacro” che la rende sacra. Ciò addolcirà, forse, il dolore e, certamente, gli darà un senso.Giovanni conferma così il compimento della tragedia del Golgota:”Egli (Gesù), chinato il capo, trasmise lo Spirito”: sul-la Croce, e dalla croce, lo Spirito è effuso, perché tutti noi pos-siamo pervenire ad una fede matura.

Leviamo lo sguardo su Gesù morto per riflettere sulla nostra adesione a Lui, per aderire al mistero – un mistero vitale – che ci riguarda, ci coinvolge. La straordinaria morte di Gesù, rac-chiusa nell’orizzonte di una fine ignobile, da condannato al più esecrabile supplizio, privato persino della dignità del morire, ci induce a ricercare il senso della nostra vita. Paul Hascher, scri-ve:“Al termine della strada, non c’è la strada, ma il traguardo,al termine della notte non c’è la notte, ma l’aurora, …al termine della morte, non c’è la morte, ma la Vita”.

18

Page 20: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

È quanto professiamo nel Credo: la Vita eterna che il Risorto Crocifisso ci ha meritato principalmente morendo sulla Croce. È il chicco di frumento che muore sepolto nella terra per risor-gere in spiga matura ricca di frutti.

19

Page 21: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

C A P I T O L O 1

“Va a dire ai miei fratelli...”

La Chiesa che vive nel tempo è, per sua natura, missionaria (Ad gentes 2).

Ogni cristiano, quindi, è un inviato ad annunciare Cristo Gesù, a diffondere e a testimoniare il suo messaggio: ad evangelizzare. Anche noi siamo inviate, siamo cioè Apostole dalle retrovie. In un'oscura chiesetta di un paese in guerra, un gruppo di donne riempivano la navata del denso silenzio della loro preghiera, men-tre , intorno il paese soffriva il caos, la violenza e le minacce. Nel silenzio, alla presenza del Padre, quelle donne pregavano con una tale intensità che, nel bel mezzo del caos che destava il paese e lo lacerava con ogni sorta di divisione, esse offrivano la sicurezza che nulla può far tacere il messaggio della vita. Spesso nei luoghi in cui la violenza pretende di distruggere annientare ogni legame sociale, le donne, le madri della vita, sono là, a testi-moniare contro ogni apparenza, che nessuno può farsi padrone di una vita che si riceve perché sia donata.

Va' a dire ai miei fratelli, dì loro la forza della vita, la storia del-l'umanità che, giorno dopo giorno, rinasce nello Spirito della vi-ta offerta.

L'invito è rivolto anche a noi, a tutta la Chiesa. E' l'invito ad acco-gliere la Parola, a custodirla per donarla.

20

Page 22: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

Immaginiamo la comunità che si costruisce al seguito di Gesù nel primo cammino di evangelizzazione. Essa si raduna al di là delle differenze, delle infermità, delle cadute ... e rimane unita per la misericordia del Signore. Così si costruisce la Comunità, su questi presupposti; vivendola in questi modi, si diventa aposto-le, anche in clausura.

La storia biblica è sempre andata così: condotta da un Dio che li-bera dalla schiavitù, rende feconde le sterili, salva il popolo quando esso non confida più nelle proprie forze.

Ci è chiesto di far credito a dio, quindi, e anche gli uni agli altri, perché fiorisca la giustizia. L'intristirsi uccide, mentre l'accoglier-si in serenità e gioire di essere in cammino con gli altri, senza sof-focare nessuno, ma facendo spazio a tutti è fondamentale per fa-vorire la crescita della pace universale.

I Monasteri, quali luoghi di preghiera e di fraternità, di contem-plazione e di ospitalità, costituiscono le prime pietre dell'evange-lizzazione. Sono laboratori di preghiera e di speranza in cui si ali-menta il desiderio che si accenda il fuoco della grazia dello Spiri-to Santo in questo mondo. Il problema non è tanto ciò che si fa, quanto ciò che si apporta alla comune missione evangelizzatrice della Chiesa.

Naturalmente in una famiglia i legami più solidi sono quelli che tessono condividendo le gioie e i dolori, offrendosi reciprocamen-te, con il mutuo sostegno, una vita condivisa. specie quando la prova fa dubita di poter avere un futuro. Oggi per le Comunità re-ligiose, può costituire motivo di grande sofferenza il fatto che

21

Page 23: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

non si annuncia un ricambio per l'avvenire. E' questo un relè pro-blema ed insieme una sfida ad offrirlo concretamente, in modo realistico e creativo, senza rassegnazione e senza ostinazione.

Ci viene chiesto di riscoprire la freschezza delle nostre origini, senza restare ripetitive, ma parendoci con fiducia all’efficacia del-la grazia e alla bellezza del messaggio di cui siamo fragili testi-moni.

Ci viene chiesto di “passare” dalla parte dii un’autentica fede nel-la vita, allorché si fanno percepire fatti di morte; di partire dalle forze attuali, senza sognare ciò che non siamo e senza voler deter-minare ciò che dobbiamo essere. Ricevendo la grazia delle voca-zioni date, semplicemente, in modo che ci impediscano di vivere immobilizzate dal ricordo delle glorie passate, o paralizzate dalle difficoltà presenti.

Non si può certamente rinnovarsi e tornare come in passato, ma c’è una bella avventura da vivere in una vecchiaia che può rende-re grazie per essere stata feconda nella storia della Chiesa e di tante comunità umane. Possiamo imparare insieme a lasciarci tra-sportare dalla leggerezza dell’azione della grazia, piuttosto che scoraggiare dal peso di un avvenire incerto. Fare comunità è la prima conseguenza e il segno di una vita di fede che ci fa entrare insieme nella comunione trinitaria per la gioia di Dio e nostre. Tutto ciò è autentica evangelizzazione, è apostolato feriale e co-stante e assai fecondo.

22

Page 24: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

C A P I T O L O 1

“Se io stesso non sono per me, chi sarà per me?”Pirqé Avot

Se però, io sono solo per me, a quale scopo esisto? (M. Gorgji). “L’uomo non può rinnovarsi pienamente se non attraverso il do-no sincero di sé” (G.S. 24) nella “sapienza del cuore”, cioè nel fare sintesi tra le realtà quotidiane e i grandi ideali; egli deve, cioè avere il “sugo della storia” (A. Manzoni): non dimenticare le realtà quotidiane.Dopo l’Incarnazione, ogni strada verso Dio che non passi attra-verso la storia, attraverso l’uomo, è sbarrata: la Bibbia non è un libro morto, ma un racconto vivo degli incontri e dei dialoghi tra gli uomini e Dio e bisogna instancabilmente “bussare, per-ché ci siano aperti i segreti della scrittura con le chiavi della co-noscenza spirituale” (Commento a Giovanni di Origene X,23).Noi siamo nel mondo solo per mezzo di una comunità di uomi-ni: e si sa ciò che si è, solo quando ci si ritrova in altri” (Goèt-he).“Bisogna salvarsi insieme”, dice Alvietta, la piccola amica di Giovanna d’Arco, bisogna arrivare insieme al buon Dio, a Lui presentarsi insieme”, tornare tutti insieme alla casa del Padre ... e lavorare gli uni per gli altri” (Peguy, “Il mistero della carità”).

23

Page 25: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

“Gesù ci porge la mano nel suo annuncio pasquale, nel mistero del Sacramento, affinché la luce del cielo sia presente in questo mondo e siano aperte le porte. Prendiamo la sua mano” (Joseph Ratzinger). Un proverbio cinese dice: Dio sorride se apri una porta; è triste se alzi un muro. “Chi non sa ascoltare il fratello, bel presto non saprà più ascoltare Dio. Anche di fronte a Dio, sarà sempre lui a parlare” (Bonhoeffer). “Bisogna avere l’intelletto duro e il cuore dolce” (J. Maritain).Riconoscendo spiritualmente Cristo nei nostri fratelli, diventia-mo “una cosa sola in Lui”, diventiamo “un solo Cristo che ama se stesso” (S. Agostino). Il corpo mistico è un organismo spiri-tuale la cui vita è la carità e per la forza di questa carità si è ele-vati al di sopra e oltre l’io collettivo dei fedeli verso quel Dio che dimora in essi e al di sopra di tutti” (T. Merton: “L’esperien-za interiore”). L’amore cristiano vuole dire conoscere tutta la problematicità e gli abissi del cuore umano, vuol dire amare tut-ti gli uomini. “Niente perde la chiesa quando guadagna la cari-tà” (S. Ambrogio Ep. 82)

24

Page 26: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

C A P I T O L O 1

Kènosi del Verbo Kènosi del CristianoKènosi del Verbo

Ascoltiamo l’inno che si legge nella lettera di San Paolo agli abi-tanti di Filippi:

“Cristo Gesù non conservò gelosamente il suo essere uguale a Dio.

Rinunziò a tutto, diventò come un servo, fu uomo tra gli uomini e visse conosciuto come uno di loro.

Abbassò se stesso,

fu obbediente fino alla morte,

alla morte di croce.

Perciò Dio lo ha innalzato sopra tutte delle cose

e gli ha dato il nome più grande.” (Fil 2,5-9)

Cristo Gesù crocifisso è l’immagine del potere rovesciato ma: “ Non è il potere che redime il mondo, bensì l’ Amore” ha afferma-to di recente Papa Benedetto XVI.

L’inno cristologico presentato, molto probabilmente, è una pun-tualizzazione del tema pasquale, inteso come esaltazione del Cri-

25

Page 27: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

sto. È il recupero di una presentazione della Pasqua del Signore secondo un’altra dimensione rispetto a quella più comune della risurrezione (Ravasi).

In Gesù, Dio realizza la sua grandezza e la sua gloria “abbassan-dosi”. Egli non poteva salire ire (è Dio); poteva solo discendere e questo ha fatto per invitarci a conoscere l’Amore, per rivelarci se stesso che è Amore.

L’inno esprime la scelta radicale che il Figlio di Dio fece quando prese posto fra gli uomini, fra di noi, incarnandosi. Unico fra tut-ti gli uomini, Egli potè scegliere la propria esistenza in ogni suo dettaglio. Scelse l’annientamento totale della propria dignità e grandezza, scelse di vivere accanto, di confondersi con i più dise-redati, come uno di loro. Visse da servo e fu obbediente al Padre suo fino alla morte sulla croce. Scegliendo di essere rigettato da-gli uomini, egli rivela un Amore umile e umiliato, che si abbassa e perdona. È come se Dio smettesse di essere Dio per amalgamar-si con gli uomini poveri e peccatori, con chi non conta nulla se-condo la logica del mondo. Per questa via, il figlio di Dio svuotò se stesso:

- nell’incarnazione, passione e morte;

- nella sua parola, messa nelle nostre mani e sulle nostre labbra come parola umana;

- nell’Eucarestia dove la kènosi è totale. Ne parlò Msg. Ravasi il 1° dicembre u. s. a Torino, inaugurando il ciclo di incontri della diocesi per l’anno della Parola. La Parola, il Verbo, per mezzo

26

Page 28: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

del quale tutto è stato fatto, si presenta a noi fragile. Per esprimer-si deve entrare all’interno di un libro, deve diventare la parola dei profeti, parole umane in una lingua del tutto periferica… Que-sta Parola così grandiosa giunge a noi attraverso le nostre parole quotidiane… Questa parola “si restringe” (kènosi del Verbo), si comprime fino a diventare silenzio. (Msg. G . Ravasi al S. Volto, TO 1-11-2008) : “ Sulla croce era nascosta soltanto la divinità, mentre qui (nell’Eucarestia) è anche nascosta l’umanità” cantia-mo nell’Adoro Te di San Tommaso d’Aquino.

“Prendete, mangiatemi” invita Gesù! Dio, sotto le umilissime sembianze di un po’ di pane, si fa mangiare da noi

Che cosa ha spinto Dio-Trinità a questo abbassamento? Solo l’amore.

Questa kènosi è maggiormente evidente nel Figlio, in tutto simile a noi (fuorché nel peccato).

La passione e la croce

Gesù raggiunge il vertice del potere divino passando attraverso l’abbassamento della morte per crocifissione. Egli scelse lo svuo-tamento di sé l’umiliazione della morte per vivere in solidarietà con la condizione umana e la fedeltà di Figlio.

“Ecco l’uomo” disse Pilato presentando al popolo Gesù rivestito da re per dileggio durante la sua passione. E veramente Egli è l’Uomo, la persona riuscita lo è lì, in quella condizione, lo è in-chiodato ad una croce.

27

Page 29: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

Questa è sapienza non certamente assimilabile al buon senso co-mune; essa è tale da sconvolgere i nostri piani, invitandoci a modi provocatori e diversi di condurre la vita. È la sapienza della croce, scandalo per i giudei, stoltezza per chi non crede.

È la vita donata gratuitamente per gli altri, è il saper perdonare e sempre ricominciare.

Come leggere la croce, svuotamento del figlio

Dio voleva la nostra salvezza, non compiendo però un atto di po-tenza (ricorda le tentazioni di Gesù nel deserto, Mt. 4,1 ss).

In questo modo, Egli avrebbe annullato la nostra libertà, mentre Dio, essendo Amore, cerca il nostro cuore, dunque una risposta libera d’amore. Come poteva ottenere il nostro cuore? Solo mani-festandoci un Amore al di là di ogni possibile dubbio e sospetto. Si potrebbe persino dire che Dio, essendo Amore, non aveva al-tro che la sua vita da dare è l’ha data per riguadagnarci al suo Amore. È questa la kènosi. Il suo svuotamento ultimo è la morte, accettata per vincere la nostra morte.

Si intende non la morte fisica semplicemente, ma la morte-nega-zione della vita e del suo significato (morte escatologica). Moren-do per amore, Gesù ha realizzato il pieno significato della vita, per questo la sua croce è vittoria sulla morte ed è salvezza.

Si parla anche di kènosi del Padre e in che senso?

28

Page 30: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

Il Padre, per dirci in modo inequivocabile il suo Amore, non ten-ne gelosamente per sé il proprio Figlio, ma ne fece sacrificio, pur conoscendo come i fatti si sarebbero succeduti. Secondo i Vange-li, nell’evento della Croce, il Padre e il Figlio sono intrecciati in un unico movimento di Amore kenotico. Il movimento sacrifica-le di Gesù non è più un movimento ascendente, ma discendente, un esodo di Dio in Gesù Cristo, nell’assunzione del Dio-Uomo che nello stesso movimento d’Amore ritorna al Padre suo e Pa-dre nostro (Gv. 20, 17).

Kènosi del Cristiano

Il cristiano

guarda a Gesù per capire. Per capire il mistero della vita nei suoi aspetti più profondi e per poterla pienamente realizzare. Più che un modello etico da imitare, Gesù impersona la logica sconvol-gente che presiede al progetto salvifico di Dio e che deve regge-re, quindi, anche l’agire del cristiano.

La kènosi è passaggio obbligato alla gloria. Dono di sé e croce si richiamano nel mistero cristiano. La nostra kènosi non è dunque imitazione di Gesù in senso morale: una tale impostazione non reggerebbe. C’è di mezzo la nostra “conoscenza” di Gesù, di Lui e del suo Amore, l’incontro con Gesù e la nostra assimilazione a Lui, c’è un rapporto anche affettivo che ci lega lui e ci mette in grado – anzi, nella necessità interiore – di vivere con lui. È esi-

29

Page 31: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

genza dell’amore, se già non la trova tale, rendere simile a sé la persona amata.

Caritas Christi urget nos (2 Cor. 5, 14)

È l’amore a costringerci, perché se lui, Dio Amore, è morto, allo-ra tutti sono morti e non è più possibile vivere per se stessi. Que-sta è la vera kènosi per noi: non vivere più per se stessi, ma per lui – scrive San Paolo – che è morto e risorto per noi, per me.

Per lui e con lui, perché la nostra dedizione agli altri non può es-sere solo una questione di generosità: sarebbe cosa nostra e come già detto, non reggerebbe. La storia della carità nella Chiesa – e nel Cottolengo – non si spiega con la generosità dei cristiani, ma con il fatto che, dietro questa generosità, c’è Gesù, la sua croce, la sua kènosi.

Amore - Croce

Dietro questi miracoli dell’Amore di cui voi, volontari della Pic-cola Casa, siete operatori instancabili, per chi sa contemplare, per chi si spinge oltre la corteccia dei fatti, c’è Gesù, c’è la sua croce, c’è la sua kènosi divina.

“Non c’è amore più grande è di questo: dare la vita” (Gv 15,13). Dà la vita solo chi muore e ciò è vero anche per le piccole morti quotidiane esigite dall’Amore.

30

Page 32: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

Ognuno sa bene che l’amore è esperienza totalizzante. È un’espe-rienza che coinvolge tutto l’uomo. E tutto può essere toccato, tra-sfigurato dall’Amore. Il più piccolo passo fatto dal più sprovve-duto degli uomini lungo il cammino del dono di sé, fosse pure nell’illusione, il più piccolo passo in avanti e già la salvezza del mondo. Si tratta di una dimensione pasquale, nel senso di una di-namica di morte e di vita, di amaro e di dolcezza che rimanda al cuore dell’esperienza cristiana che è la Pasqua del Signore. Si po-trebbero evocare tante parole evangeliche ciò perdere la vita per trovarla, sul chicco di frumento che deve cadere nella terra e mo-rire per portare frutto (Gv. 12, 24).

Non tenere per sé la vita, ma farne dono è il massimo della realiz-zazione di sé.

A nulla vale la vita senza l’Amore, mentre il senso della vita é pieno dove c’è Amore. Non c’è in un’intera vita cosa più impor-tante da fare che chinarsi perché un altro, cingendoci il collo, pos-sa rialzarsi.

Attualizzazione della Croce di Cristo

La parola della croce è potenza di Dio ancora oggi. Siamo chia-mati ad aiutarci ad entrare nella passione degli uomini, senza ces-sare di entrare nella passione di Cristo. Questa impostazione del-la vita – e soprattutto la fedeltà nell’attuarla nel quotidiano – è possibile soltanto se si alimentano le energia alla Sorgente della

31

Page 33: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

Carità: il Cuore trafitto di Cristo Gesù, presente e vivo nell’Euca-restia.

Binomio: Eucarestia-servizio

Ben l’aveva capito il santo Cottolengo che riferendosi alle sue suore, madri e sorelle dei poveri, diceva: “In mezzo alle fatiche ed anche pericoli in cui esse si trovano, hanno bisogno di forza e di aiuto e questo lo verrà dalla Comunione quotidiana che le ine-bria d’amore verso Dio e verso le anime” (D.P. 69).

Il Cottolengo aveva uno sguardo profondamente spirituale del-l’Eucarestia, sacramento centrale e vitale per il cristiano, sorgivo della carità verso i poveri, dell’Amore che ha impegnato e moti-vato la sua vita, l’Amore che ancora oggi alimenta la vita dei suoi figli e delle sue figlie.

Conclusione

Ci si svuota (kènosi), ci si dimentica di sé, delle proprie “ricchez-ze”, unicamente per donarsi di più e meglio agli altri.

“Il vero sacrificio, in senso cristiano, è tutto ciò che esprime l’amore e conduce alla comunione d’Amore” (Sant’Agostino De Trinitate).

Tutti voi, ognuno di voi, fa volontariato: pur potendo godersi il suo tempo libero, curare interessi personali, coltivare hobby sen-za guardarsi intorno, rinuncia a questo tipo di vita, non tiene gelo-

32

Page 34: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

samente per sé forze, tempo, possibilità…, ma ne fa dono ai fra-telli più bisognosi. Tutto ciò unicamente per amore, un amore che è esodo da sé verso l’altro, un amore totalmente gratuito, che esprime umiltà. L’umiltà è il cuore della gloria: amare con orgo-glio non è veramente amare. Uno sguardo, un gesto che signifi-chi: io valgo più di te, non è vero amore. Il vero amore dice inve-ce all’altro: “Io ho bisogno di te”. (A. Manzoni “…doni con vol-to amico/ con quel tacer pudico/ che accetto il don ti fa”)

Voi che vi siete incamminati sulla via dell’Amore, seguite i passi di Cristo carità. Voi siete tra i beati della prima beatitudine: i po-veri nello spirito (Mt. 5, 3) che non vogliono tenere gelosamente per sé e i doni ricevuti, che rifiutano di entrare nella terribile spi-rale della logica del potere secondo il mondo.

La povertà che apre il Regno dei cieli consiste nella conoscenza che nulla di ciò che posseggo è realmente mio, che tutto quanto dico mio è un dono d’amore.

Questa convinzione capovolge l’esistenza.

Avendo scoperto Dio nel concreto della nostra condizione, si sco-pre che tutte le cose sono di Dio, perciò s’incomincia ad entrare nel Regno promesso e a possederne la libertà. Si giunge a formu-lare questo pensiero: “Grazie, Signore; non è cosa mia (il tempo, l’intelligenza, i beni materiali…). Se fosse mia, cioè significhe-rebbe possesso, ma, purtroppo, senza amore. Amore non dato, perché non ricevuto “.

33

Page 35: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

Voi siete beati, perché vi donate per Amore e l’amore dà gioia, la vera gioia che supera di gran lunga le rinunce richieste dal donar-si: “Chi perde la propria vita” (cfr. Gv. 12, 25; Mt. 16, 25; Lc. 17, 33).

Vita significa concretamente anche tempo e “… perder tempo a chi non sa più spiace” (Purgatorio III, 78) scriveva il nostro som-mo Dante.

Si perde tempo nel tentativo di tenerlo egoisticamente per sé, mentre l’unico modo, infallibile, per non sciuparlo è farne dono d’amore. “Tutto ciò che è donato con amore non va perduto, per-ché l’amore stesso lo custodisce” (R. Guardini)

Per vivere a questo livello, occorre certamente tenere lo sguardo rivolto al Signore Gesù, al Dio crocifisso; ciò rende possibile mettersi sulle tracce dei crocifissi di ogni tempo, del nostro tem-po, e porsi loro accanto, semplicemente come rivelazione del Vol-to del Padre provvidente e misericordioso:

“Per ora tre cose rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità” (1 Cor. 13,13). La carità non avrà mai fine (1 Cor. 13,8).

E solo l’Amore è credibile.

34

Page 36: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

C A P I T O L O 1

Se uno è in Cristo...

è una creatura nuova, trasfigurata, divinizzata.“Tutto abbiamo in Cristo. Tutto per noi è Cristo. Se vuoi curare una tua ferita, Egli è il medico; se bruci di febbre, Egli è la sor-gente ristoratrice; se sei oppresso dalla colpa, Egli è la giustifi-cazione; se hai bisogno di aiuto, Egli è la forza; se temi la mor-te, Egli è la vita; se desideri il cielo, Egli è la via; se fuggi le te-nebre, Egli è la luce; se hai bisogno di alimento, Egli è il cibo” ( Paolo VI, 19/3/1978: le Palme). Che a ciascuno di noi sia concesso di fare esperienza di Gesù, ripetendosi: “Io sono stato amato da Lui fino alla morte. Egli

ha amato me ed ha dato se stes-so per me” (Gal 2,20).E come Gesù agisce con me fa con il mio prossimo; questa certezza di fede è la molla e l’alimento dell’amore fraterno: morire per loro.

coro - icona scritta monastero cottolenghino IL CARMELO

35

Page 37: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

C A P I T O L O 2

Sulle orme dei Santi

"Se vogliamo conoscere il volto di Dio, non abbiamo che da contemplare il volto di Gesù" ("Egli è l'immagine del Dio invisibile"): sono parole del papa Benedetto XVI. E se vogliamo vedere il volto di Gesù, guardiamo il volto dei santi: "i somi-gliantissimi a Lui", come li chiamano i nostri fratelli della Chiesa ortodossa d'Oriente.

36

Page 38: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

C A P I T O L O 3

Elia profeta

Seguendo “le orme dell’umile mio padre Elia profeta”

Nel 1894, una Suora del nostro Monastero, per incarico del can. G. Ferrero, Padre della Piccola Casa, e di mons. E. Colomiatti, iniziò la “Cronistoria delle Suore carmelitane scalze fondate dal Venerabile Cottolengo in Cavoretto”.

La Suora afferma di aver scritto “dietro le testimonianze dirette delle Suore più anziane, due delle quali accettate dal Fondato-re”. Con queste due, altre sette Suore deposero “coscienziosa-mente sui fatti veduti o uditi” che la scrivente raccolse, “nulla ag-giungendo di proprio”. Da questa Cronistoria stralciamo le noti-zie che seguono.

Nell’autunno 1840, il nostro Fondatore saliva sulla collina di Ca-voretto. Là aveva acquistato una casa con podere circostante di proprietà della famiglia Anglesio e vi aveva inviate una decina di Vincenzine stanche per il diuturno servizio ai poveri della Picco-la Casa, per un po’ di riposo o di convalescenza, se reduci da ma-lattia.

Quel giorno, lassù, il Padre Cottolengo, con atto chiaramente cari-smatico, operò una metamorfosi; in pochi minuti trasformò un

37

Page 39: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

convalescenziario in Monastero di vita contemplativa: il nostro Monastero.

Sopra la porticina d’ingresso fece scrivere “Hospitium Carmelita-rum” e pose la nascente famiglia sotto la protezione della “gran Vergine del Carmelo”. Quando la Comunità si era già ben conso-lidata, in una notte oscura del marzo 1842, un’ora prima di mez-zanotte, la vegliatrice sr. Elia, udì bussare alla porta della Chiesa.

Assicuratasi che la voce di chi stava fuori era quella del Padre, gli aprì. Egli, dopo un momento di adorazione, fece chiamare la superiora, sr. Genoveffa alla quale consegnò le Sante Regole, scritte di sua mano in due brani di lettere, secondo il suo solito.

Le raccomandò di tenerle, per allora, presso di sé, senza farne pa-rola ad alcuno, finché fosse giunto il tempo opportuno.

Aggiunse che la Madonna gliele aveva dettate...e che, quanto ai particolari, qualcuno ci avrebbe pensato. (Cronistoria p. 14) Si tratta di una trentina di norme a carattere pratico, che don Lino Piano considera “uno schema provvisorio di regole vere e pro-prie”."/>

Il Fondatore scrisse anche e consegnò alle sue Carmelitane un “Ti adoro” specifico il cui testo facciamo seguire:

Ti adoro, mio Dio, ti amo con tutto il mio cuore, ti ringrazio o Si-gnore, di avermi creata, redenta e fatta cristiana e di avermi con-dotta a menar vita solitaria tra le penitenze, per seguire le tue or-me, mio Salvatore e mio Sposo per l’erta via del Calvario.

38

Page 40: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

Rinfranca Tu la mia estrema debolezza; avvalora l’incostanza della mia mente, rendi ogni giorno più ferventi i miei affetti, in-fuocati i miei desideri per giungere alla cima della perfezione, cosicchè seguendo le orme dell’umile mio Padre Elia Profeta, dei miei Patroni San Vincenzo e Santa Teresa, possa piacere più che mai alla Gran Vergine del Carmelo mia madre ed a Te ama-tissimo mio Sposo; onde vivendo tutta per Te in terra , venga a re-gnare con Te in cielo. Amen

La Cronistoria riferisce: “Nelle frequenti visite che il Servo di Dio faceva al Monastero, si mostrava sempre soddisfatissimo e insieme preoccupato nel disporre le cose, come si sentiva ispira-to.

Ornò la Cappella - coro delle suore di tre grandi quadri: uno raf-figurante S. Teresa d’Avila con le Regole per le sue figlie tra le mani; l’altra il profeta Elia con la spada di fuoco, e il terzo S. Eli-seo nell’atto in cui fissava il cielo dove il padre Elia veniva tra-sportato su un carro di fuoco”. (Cronistoria p. 7)

Veniamo ancora a conoscere che il nostro Santo, accompagnando-si con il colono della vigna gli disse con enfasi e con espansione di cuore: “Da questo convento di Carmelitane uscirà qualche Te-resa di Gesù o Maddalena de’ Pazzi.

La medesima cosa ripeté più volte all’avvocato don Giuseppe Biandrà che “sovente l’accompagnava fino a Cavoretto”. (Croni-storia p. 12)

39

Page 41: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

Interceda per noi il nostro S. Fondatore, affinché si realizzi la sua profezia.

“Appena giunto in cielo, dove si può tutto, vi aiuterò di più”(DP 337) egli aveva assicurato. Adempi, dunque, Padre, la tua pro-messa.

Elia profeta

“Sorse Elia profeta; la sua parola bruciava come fiaccola”

1 Re 17,1-5; 18, 21-39; 19,1-15;

Elia si definisce in riferimento al Signore: “Per la vita del Signo-re alla cui presenza io sto”.

Ci si costruisce stando di fronte a Dio; il Verbo è colui che, dal-l’eternità sta di fronte al Padre, rivolto a Lui (Gv 1,2).

Stare con il Signore, vivere del continuo alla sua presenza è la ca-ratteristica fondamentale di chi è stato chiamato e condotto a vita di silenzio e di solitudine.

“Amate Dio, andate avanti nella presenza di Dio” ripeteva ai suoi figli e figlie il nostro S.Fondatore. (DP 1;173)

Sul Carmelo, Elia è solo di fronte ai 450 profeti di Ba’al; sull’O-reb sarà ancora solo. Dio è presente, ma in una voce di silenzio. Sul Carmelo il silenzio è cosmico: non c’è voce alcuna, nessuna risposta, non c’è chi presti ascolto.

40

Page 42: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

Elia vive qui, in anticipo, ciò che vivrà sull’Oreb: sul Carmelo egli percepisce che anche quel silenzio è divino, che la non rispo-sta di Ba’al è una silenziosa risposta di Javhé. Il passaggio dal Carmelo all’Oreb è drammatico per il profeta che deve sfuggire alle minacce di Gezabele; nel deserto, dove egli si ritira, chiede a Dio di morire per volere di Lui, non della sua nemica. Dio gli ri-sponde ingiungendogli di continuare il cammino, fino a giungere al monte del Signore.

Là giunto, Elia si riposa sotto un ginepro e s’addormenta. Un an-gelo lo tocca e gli dice: “Alzati e mangia” quindi, in una secon-da visita, aggiunge “...perchè è troppo lungo per te il cammino” Elia, con la forza del cibo trovato accanto a sé, cammina per 40 giorni e 40 notti, fino al monte di Dio.

Il Signore ritorna ancora a visitare il suo profeta nella caverna in cui si era rifugiato per passare la notte e lo interpella: “Che fai qui?” Elia tenta una difesa di sé: “Sono rimasto solo; gli Israeli-ti cercano di togliermi la vita” ed ecco la risposta: “Esci, fermati sul monte davanti al Signore;” là sarà rivelata al profeta una nuo-va missione.

Segue l’episodio del passaggio di Dio, del sollevarsi di un fortis-simo vento seguito dal terremoto e dal fuoco, ma il Signore non era in questi elementi.

Egli si rivela al profeta in una voce silenziosa di cui Elia non comprende appieno il significato. Eppure quella voce è la cifra sconvolgente dell’esperienza di Dio."

41

Page 43: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

Anche a noi, a ciascuno di noi, come ad Elia, Dio rivolse un gior-no la parola: “Vattene...Dirigiti verso...Nasconditi...Alzati e va’...Stabilisciti...” E quando ti addormenti nel tentativo di di-menticare tutto ciò che ti è stato proposto, e che ti scomoda, ec-co: il Signore ancora lì, a pungolarti: “Esci, stai sul monte dinan-zi al Signore”.

Troviamo sempre verbi di movimento: tale è la vita del cristiano e del contemplativo al quale Gesù rivolge l’invito: “Rimani nel mio Amore”. (Gv 15,9)

“Rabbì, dove abiti, dov’è la tua dimora?” domandavano i due di-scepoli che avevano lasciato Giovanni Battista per andare con Gesù. Egli li invita “venite e vedete”; i due andarono a vedere dove dimorava e quel giorno rimasero presso di Lui. (cf Gv 1,39)

Il vero luogo dove sono chiamati a rimanere i discepoli è “pres-so Gesù”; dal momento in cui il Verbo abitò fra noi (1,41), Egli è diventato il luogo della presenza divina nel mondo. Dove dimora-va Gesù? “Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me?” (Gv 10,38).

“Ti siano rese grazie, Signore – scrive Guglielmo di S. Thierry -, abbiamo trovato il luogo: il tuo luogo è il Padre e il luogo del tuo Padre sei tu”. (L’Orazione: S.C.61 bis)

E’ l’invito a entrare nella relazione filiale con il Padre, attraverso lo Spirito Santo. E’ invito a rimanere, pur andando senza sosta,

42

Page 44: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

a rimanere in attesa che il Signore si manifesti come e quando vuole Lui. Un rimanere che si nutre solo di fede. Si tratta di usci-re da se stessi; di lasciarsi continuamente espropriare dalle esi-genze dell’Amore, “dimentichi del passato e rivolti al futuro, ri-cordando di non avere quaggiù dimora permanente”.

Il nostro Fondatore parla di “distacco da tutto il creato”, invitan-do a tenere lo sguardo e il cuore fissi in Dio, “unico Bene”. (Sal. 115)

Si richiede il vuoto interiore per rimanere attivamente, consape-volmente nel silenzio, nella solitudine: l’albero ha bisogno di mettere radici per crescere. Presupposto per un’autentica matura-zione umana è rimanere con se stessi per lasciarsi incontrare da Dio. Egli è lì, dove la storia ci colloca, dove l’obbedienza ci chia-ma, mentre noi, spesso, la andiamo cercando altrove, dimentican-do che è Lui a dettare le regole del gioco. Dio chiede sempre quello spazio di vuoto che gli consenta di poter entrare ed agire in noi.

“Quasi sempre i grandi messaggi vengono da un lungo periodo nel deserto”. (U.V.Balthasar) Il nostro Santo esortava le sue Car-melitane a vivere come gli anacoreti del deserto, in continua con-versazione con Gesù e con Maria.

Nel deserto tutte le sicurezze cadono; qui tutto è ricondotto all’es-senziale. (cf Dt 8,15) Nel deserto si fa esperienza della debolez-za, del peccato, dello sfinimento...Nasce e cresce il dubbio: an-che Elia, profeta del fuoco, conosce la notte oscura. “Sono solo” ripete spesso.

43

Page 45: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

Nella vita del contemplativo, solitudine e silenzio sono compa-gni di viaggio, ogni giorno. Solitudine e silenzio che pur amati e cercati, talvolta possono pesare: solitudine del cuore, silenzio dei sensi, in uno sconfinato deserto interiore.

In questo deserto Gesù ci attende, ci parla (cf Osea 2,16), ci nu-tre di Sé. Il deserto allora fiorisce, diventa un giardino (Carmelo) e la vita prorompe nel suo pieno rigoglio. Si verifica del continuo nella nostra vita la trasformazione del chicco di frumento che muore sotto terra per rinascere in spiga generosa. (cf Gv12,24)

“Dirigiti verso oriente” aveva consigliato il Signore al profeta. Ad oriente sorge il sole, ed è perciò come dire: Vai incontro al So-le, entra nella zona di Dio e ne sarai illuminato.

Il nostro sole è Gesù; noi stiamo in adorazione davanti a Lui, “co-me i grandi di corte davanti al loro re” (DP119) ed egli ci tra-sforma, con la potenza del suo Spirito, in creature sempre nuove.

Segue un altro invito rivolto da Dio ad Elia “Nasconditi presso il torrente: là, per mio comando, i corvi ti porteranno il tuo cibo”.

E’ fondamentale per un contemplativo vivere nascosto con Cri-sto in Dio, vivere con il Figlio in sinu Patris: questo è il luogo del nostro riposo, dove sempre nuovamente ci collochiamo. Qui veniamo nutrite d’amore e di misericordia: il nostro cibo che ci dà vigore lungo il pellegrinaggio terreno verso la patria, fino al monte di Dio.

44

Page 46: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

Elia dato a noi come padre è stato fiamma di Javhé e sarà il fuo-co di Javhé a rapirlo. Fuoco è l’Amore, Fuoco è lo spirito d’Amo-re, perciò l’Amore non avrà mai fine e chi ama rimane per sem-pre.

Su un carro di fuoco Elia fu rapito in alto.

Ci ottenga il nostro “umile padre, Elia profeta” che “ogni giorno siano più ferventi i nostri affetti; infuocati i nostri desideri” per dare gusto a dio in ogni cosa. E che il nostro cuore arda sempre più della fiamma della divina Carità e in essa si consumi: Caritas Christi urget nos!

45

Page 47: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

C A P I T O L O 2

San Vincenzo de’ Paoli

Introduzione

"Se vogliamo conoscere il volto di Dio, non abbiamo che da con-

templare il volto di Gesù" ("Egli è l'immagine del Dio invisibi-

le"): sono parole del papa Benedetto XVI. E se vogliamo vedere

il volto di Gesù, guardiamo il volto dei santi: "i somigliantissimi

a Lui", come li chiamano i nostri fratelli della Chiesa ortodossa

d'Oriente.

Stamattina staremo un po' in compagnia di due campioni della

Carità cristiana: Vincenzo de' Paoli e Giuseppe Benedetto Cotto-

lengo. Due uomini ricchi di fede che fecero le opere della fede,

opere di Carità, perché "la fede senza le opere è morta in se stes-

sa" (S. Giacomo). "Se anche parlassi le lingue degli uomini e de-

gli angeli, ma non avessi la carità, sarei come una campana che

suona a vuoto. E se avessi il dono della profezia e conoscessi tut-

ti i misteri e le scienze e possedessi una fede da trasportare i mon-

ti, ma non avessi la Carità, nulla mi gioverebbe. E se anche distri-

46

Page 48: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

buissi tutti i miei beni e dessi il mio corpo per essere bruciato,

ma non avessi la carità, non avrei fatto niente." (1 Cor. 13,1-3).

Conosciamo già i due personaggi, de Paoli e Cottolengo, tuttavia

sarà bello far scorrere insieme i tratti salienti della loro vita: ne ri-

ceveremo luce e conforto, saremo contagiati dal loro essersi dona-

ti senza calcoli, senza riserve, come il Maestro divino, ai fratelli

in necessità, con particolare occhio di attenzione ai più emargina-

ti. Essi sono qui presenti in mezzo a noi, perché vivono in Dio

per il Quale non esistono le coordinate di tempo e di spazio. So-

no qui per ricordarci che "passa la scena di questo mondo, men-

tre chi ama veramente non passerà mai.

La testimonianza credibile e incisiva-unica, direi, è, oggi più che

mai, la Carità.

Vincenzo de’ Paoli: 1581 – 1660

Vincenzo nasce in Francia, la France du grand siècle, a Pouy,

sulle rive dell’Adur, presso la città di Dax, nelle piane delle Lan-

de. Di famiglia povera “mandriano di porci” si auto definisce

47

Page 49: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

Vincenzo; bambino intelligente, sano, introverso di carattere e

pieno di rispetto umano.

Un fanciullo come tutti gli altri o quasi, non essendo molto co-

mune che un ragazzetto povero offra la sua merenda ai poveri e

trovandosi 30 soldi in mano se ne disfi a vantaggio del primo po-

vero che incontra: il denaro nelle sue mani non fa che passare.

È anche singolare che il fanciullo trascorra le sue ricreazioni

campestri ai piedi della Vergine Maria, introducendone le imma-

gini nel cavo degli alberi. È un giovanetto buono, ma non ancora

tenero; mentre la bontà gli è dono di natura, la dolcezza e l’umil-

tà gli proverranno dalla Grazia.

E conoscendosi scostante e rude - “un cardo spinoso” dice di

sé - malinconico, incline alla collera, prega ardentemente il Si-

gnore per poter migliorare la sua indole, vincere la paura del ridi-

colo che lo induce a rinnegare suo padre, perché andato a fargli

visita in abito da contadino al collegio dove il figlio studia. Vin-

cenzo ricorderà sempre il “grande peccato”.

Fin da bambino egli ha dato segni di vocazione al sacerdozio e

suo padre vedendolo intelligente, capace, ve lo spinge, essendo

in quel periodo l’ascesa la sacerdozio una via per affermarsi in so-

cietà, per fare carriera. Vincenzo stesso nutre la speranza di otte-

nere in breve tempo “una buona sistemazione, ben provvista di

48

Page 50: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

beneficio”. Di fatto la carriera ecclesiastica è aperta a Vincenzo;

diventato prete non ancora ventenne, egli ha la stima di cardinali

e dello stesso Papa Paolo V. Don Vincenzo vive a metà strada tra

Dio e il mondo finché, ad un certo punto, ecco la svolta.

Che è accaduto: notte di fuoco, oppure lenta e progressiva in-

vasione della Grazia? Non si sa. Il cammino della Grazia in una

persona è un segreto di Dio di fronte al quale l’indagine storica si

deve arrestare rispettosa e impotente.

Questo conosciamo del giovane prete; e la storia sua registra

un intermezzo burrascoso; essendosi imbarcato per andare a ri-

scuotere un’eredità a Marsiglia, nel ritorno a Tolosa viene cattura-

to da tre brigantini turchi e reso schiavo. Quando ne è liberato,

dopo essere passato per le mani di più padroni, viene provviden-

zialmente nominato cappellano-elemosiniere della regina Mar-

got. Mentre prima della schiavitù don Vincenzo trascorreva le

ore libere dai suoi uffici di prete alla Sorbona, l’Alma Mater; do-

po la schiavitù invece egli cambia indirizzo. Ora si reca all’ospe-

dale della Carità dove ammalati e poveri vegetano in condizioni

disumane. Vincenzo ha 30 anni; là, in quel luogo di sofferenza e

di miseria, vacillano le sue ambizioni carrieristiche. Un giorno of-

fre all’ Ospedale il denaro pervenutogli da una eredità e si ritira

49

Page 51: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

in una parrocchietta alla periferia di Parigi, composta di 6.000

abitanti: contadini, gente sobria, ma ricca di fede.

Il mondo per lui impallidisce, mentre si fanno strada le dure esi-

genze della sua vocazione. Ogni volta che a don Vincenzo pare

sorridere l’umana fortuna: parrocchie di prestigio in città ricche

… , ecco qualcuno o qualcosa abilmente gliela soffia. Vincenzo

non entra in liti; avverte essere un altro il luogo che l’attende ed

è disponibile: prega e aspetta i segni di Dio.

Il Card. De Bérulle, suo confidente e guida, invita Vincenzo ad

affidare la parrocchia di Clichy ad un vicario e ad assumere le

funzioni di precettore nella nobile famiglia fiorentina dei conti

de’ Gondi: la via dei poveri sta per passare per lo scalone d’ono-

re. Il precettore sente bruciargli il cuore per la stima e l’attenzio-

ne che riceve dai conti, perciò … fugge dal castello.

Un’altra esperienza attende il giovane prete e questa lo introdur-

rà nella realizzazione concreta del progetto di Dio. Date le dimis-

sioni da precettore in casa de’ Gondi, egli va parroco a Chatillon

les – Dombes, un villaggio inquieto per la presenza di molti ereti-

ci calvinisti e praticamente abbandonato dal clero. In capo a po-

che settimane i paesani riprendono la pratica cristiana; il nuovo

parroco, constatando tale resurrezione, ama ripetere: “Le cose di

50

Page 52: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

Dio si fanno da sé” e schiva destramente ogni lode che gli si ri-

volge, ritenendo di non dover fare un furto al Signore.

Ritorno indietro di qualche passo, al periodo in cui si è parlato

di “svolta” per evocare due fatti assai significativi che, secondo

alcuni biografi, determinano il salto qualitativo di Vincenzo.

Siamo negli anni 1608-1610; il neo prete è accusato da un giu-

dice di Sore nelle Lande con il quale condivide la camera, di aver-

gli sottratta una forte somma di denaro. Vincenzo non si discolpa

pur potendolo facilmente fare: egli conosceva il colpevole. Prefe-

risce mettere la sua causa nelle mani di Dio come insegna Gesù.

La diffamazione a suo carico si diffonde presto tra amici e co-

noscenti; il giudice, già suo amico, ora lo disprezza e lo sfugge.

Vincenzo vive in silenzio la grande prova. Quando, sei mesi do-

po il colpevole renderà spontanea confessione del suo furto, egli,

così clamorosamente riabilitato agli occhi di tutti, non se ne riva-

le, non ne mena vanto. Per lui l’episodio si era già chiuso e ciò

nel momento in cui egli si era conformato a Cristo Gesù, ingiusta-

mente accusato.

Altro episodio, accaduto nel 1611. Vincenzo viene a conoscen-

za di un dottore in teologia alla Sorbona che, tormentato da tenta-

zioni di ogni genere e da atroci dubbi di fede, si trova in tale pro-

strazione fisica e morale che le autorità ecclesiastiche lo hanno

51

Page 53: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

sospeso a divinis. Vincenzo, dopo vani tentativi di rasserenarlo,

in uno slancio di amore, chiede a Dio di prendere su di sé le ango-

sce spirituali del teologo, affinché quegli ne sia liberato.

Da quel momento, le tenebre del dubbio infittiscono nella men-

te di Vincenzo che si dibatte disperatamente nelle tentazioni di in-

credulità, senza via di uscita e ciò per 3 o 4 anni.

Proprio in quel periodo, egli promette a Dio di impegnare l’inte-

ra sua vita a servizio dei poveri, se otterrà il ritorno alla fede pie-

na. Anche questa volta viene esaudito: ora il destino di Vincenzo

e quello di tanti poveri è deciso.

Parroco dunque a Chatillon, una domenica di agosto, mentre

sta per celebrare l’eucarestia, viene avvisato che in aperta campa-

gna, un’intera famiglia è colpita dalla malattia e minacciata di fa-

me.

All’omelia egli la raccomanda alla carità dei parrocchiani e nel

pomeriggio si reca di persona a visitare la famiglia; là trova la ca-

sa ingombra di ogni genere di provviste portate dai parrocchiani.

A questo punto, gli si pone il problema della continuità; l’emo-

zione del momento non è sufficiente a garantire un servizio co-

stante e ordinato. Non organizzare equivale ad abbandonare

un’impresa. La sera stessa di quel giorno (la carità mette le ali a

chi se ne lascia impossessare), raduna i suoi parrocchiani, prende

52

Page 54: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

accordi con loro, li riunisce in associazione e stabilisce che i biso-

gnosi della città siano assistiti e soccorsi secondo turni prestabili-

ti. Vincenzo scrive un regolamento: per la prima delle innumere-

voli “Compagnie della Carità”.

L’Associazione quando già le campagne della Francia pullula-

no di “Compagnie”, viene trapiantata in città. I de’ Gondi, inter-

ponendo il Card. De Berulle, riescono ad ottenere che Vincenzo

ritorni nella loro casa; in tal modo egli viene a contatto con la mi-

gliore nobiltà della Francia. Cose meravigliose accadono a Parigi

ora che tanta parte dell’aristocrazia e dell’alta borghesia si è stret-

ta intorno a Vincenzo: è la marcia dei ricchi verso i tuguri; le

grandi dame entrano nelle soffitte per trasformarsi in serve dei

sofferenti.

L’impegno di questi gruppi di volontariato è quello di vigilare

sulla fluttuante situazione sociale per combattere la miseria ovun-

que e sotto qualsiasi forma si presenti.

Vincenzo, uomo intelligente, dall’occhio lungimirante, com-

prende però che le illustri dame non reggeranno a lungo alla fati-

ca e finiranno con l’affidare le umili occupazioni alla loro servitù

con il reale pericolo che i poveri vengano mal serviti.

La provvidenza di Dio che di tutti i suoi figli si prende cura,

specie dei più deboli, indifesi, ammalati, pone accanto al suo ser-

53

Page 55: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

vo fedele una donna, il genio femminile, che lo incoraggia e lo

aiuta a piantarsi audacemente contro le diffidenze del suo secolo,

contro la forza di una tradizione sedici volte secolare, per dar vi-

ta alla più ardita e geniale delle realizzazioni vincenziane: le “Fi-

glie della Carità”.

Per la salvezza dei sofferenti, Vincenzo offrirà al mondo la ver-

ginità consacrata delle sue Figlie; non più la clausura monastica

per loro; l’Amore di Dio e dei poveri dovrà bastare a proteggerle.

Molte giovani accorrono alla nuova Congregazione dalle cam-

pagne, dalle città e anche dalla nobiltà e tutte ritengono un onore

servire i poveri, come insegna loro il padre Vincenzo.

Egli, bruciato dal fuoco della carità, non si ferma qui: decifra

con tenerezza i messaggi che gli trasmettono gli sguardi velati

dei malati, le mani logore degli umili, gli occhi profondi dei bam-

bini, i solchi sanguinanti sulle spalle dei galeotti e risponde al gri-

do dei poveri con una costellazione di iniziative, dettando, senza

saperlo, le linee fondamentali della moderna assistenza sociale.

Egli stesso, stando presso i de’ Gondi, visita chi è nel bisogno

più urgente, si introduce nel “Bagno penale” dove i detenuti sono

come bestie immonde e conservati più o meno vivi per il servizio

delle galere, incorporati nella ciurma delle galere, ognuna delle

quali conta circa 160 rematori. Questi bastimenti di sventura so-

54

Page 56: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

no una ventina. Su di essi vigilano i guardia-ciurma con la frusta

in mano, pronti a scagliarla sui loro schiavi seminudi, incatenati

ai loro banchi a due a due con la stessa catena, coperti di parassi-

ti e di sudore.

Vincenzo nel 1619, riesce a farsi promuovere cappellano delle

galere e a far trasferire dalla Consiergérie (prigione) dove i reclu-

si che qui vivono in modo orrendo, in attesa di essere portati al

bagno penale, in una prigione meno malsana, dove possono rice-

vere migliore nutrimento e venire visitati da preti che li ascoltino

e li difendano.

Ora Vincenzo può contare su tre validissime organizzazioni: le

Dame della Carità, le Figlie della Carità e i Preti della Missione.

Questi operano già da 15 anni quando nascono le suore.

Vincenzo li aveva pensati dopo aver ascoltato la confessione

di un contadino moribondo ritenuto tra tutti il più onesto. I loro

parroci non si prendevano cura dei parrocchiani che visitavano

due volte all’anno per ritirare i “frutti del beneficio”; Vincenzo,

vero amante dei suoi fratelli in Cristo, dà allora inizio alla Missio-

ne per i poveri della campagna e vi manda i suoi poveri preti

chiamati anche Lazzaristi per essersi installati nelle vecchie co-

struzioni di Saint-Lazare.

55

Page 57: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

Li manda di villaggio in villaggio a predicare, ad amministrare

i sacramenti, a riconciliare i nemici, a soccorrere i bisognosi…;

tutto devono fare con semplicità per essere capiti dal popolo sem-

plice.

La carità di Cristo non dà tregua a Vincenzo: egli crede, sa di

avere alleata la Divina Provvidenza dalla quale si lascia guidare,

ma si giova anche della collaborazione degli uomini nei quali su-

scita energie di carità. Egli percorre la via dell’Amore che è

esclusivamente e sempre costruttivo; per lui, porsi un problema,

equivale a risolverlo e ciò sa fare all’ora della Provvidenza, tuf-

fandosi nei bassifondi della società per scoprirne gli orrori: trova-

telli (i bimbi esposti), accattoni..., gente comune in quello scor-

cio di secolo. Parigi è la città di tutti gli splendori e di tutte le ver-

gogne; Vincenzo ne tocca il fondo tra i forzati alle galere; in una

Missione si raccolgono in preghiera 16000 forzati e si verificano

scene incredibili di conversione in persone che di umano pareva-

no avere più nulla.

Vincenzo, uomo d’azione, di equilibrio, di robusta vita interio-

re, affronterebbe oggi il nostro tempo come aveva affrontato il

suo: da realista. Oggi, come ai tempi suoi, forse non elaborereb-

be la sua azione in dottrina, ma aprirebbe strade sulle quali possa

56

Page 58: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

passare molta gente. La sua originalità è stata: somigliare a Gesù

Cristo. È una persona che non si appartiene, che sembra vivere

da inquilino in casa propria, che ha un cuore immenso da cui si

dipartono innumerevoli strade d’Amore. I suoi successi ci sor-

prendono; dinnanzi allo slancio prodigioso delle sue opere e alla

ininterrotta catena di compassione e di dedizione che esse forma-

no lungo quattro secoli di storia, rimaniamo stupiti per quanto

può operare una creatura abitata e mossa dalla Carità.

Una esistenza assai lunga quella di Vincenzo, per l’epoca. Una

strada, la sua, tutta curve, tutta svolte, ma quella sola: la strada

dell’Amore, battuta da Vincenzo e dai suoi Figli e Figlie con ca-

parbia determinatezza. Una strada ancora oggi macinata nel dono

totale di sé, finché il sole della giustizia, la luce del vangelo e di

Gesù, non brilli in tutto il suo splendore nel mondo intero.

Il 27 settembre 1660, Vincenzo con il nome di Gesù sulle lab-

bra, rese l’anima a Dio dopo aver reso i poveri a Cristo e Cristo

ai poveri e aver fatto entrare il povero nell’animo francese. Sarà

proclamato Santo nel 1737.

(continuazione)

57

Page 59: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

C A P I T O L O 2 - C O N T I N U A Z I O N E

San Giuseppe B. Cottolengo

S. G.B.Cottolengo: 1786-1842

Con il Cottolengo siamo in casa nostra. Di lui conosciamo molti

fatti, forse tutti, tuttavia, per stabilire il parallelo con S. Vincenzo

De’Paoli, ripasseremo insieme gli aspetti più salienti e significati-

vi della sua storia. Giuseppe Cottolengo è italiano, piemontese

della cittadina di Bra.

La famiglia è medio borghese; il padre commerciante in stoffe

ed esattore delle tasse comunali, mantiene i sei figli che la madre

educa nel santo timor di Dio. Siamo nell’ultimo scorcio del

1700: dalla Francia arriva la guerra, frutto amaro della rivoluzio-

ne che avrebbe cambiato la faccia al mondo e portato al piccolo

Piemonte una guerra senza fine. I campi si sarebbero svuotati dei

raccolti e le case dei giovani, requisiti dagli eserciti. Come in

ogni tempo di guerra, la miseria è grande, infierisce la carestia;

affamati e disertori si trasformano in ladri e banditi; i poveri si

ammalano e muoiono. In questo clima, il piccolo Giuseppe Cotto-

lengo – che forse aveva visto povertà e miseria visitando con la

58

Page 60: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

madre l’Ospedale di Bra – tornando a casa, misura con un baston-

cino le pareti delle stanze per annotare quanti letti potessero con-

tenere.

Diventato prete e avendo già dato inizio alla Piccola Casa della

Divina Provvidenza commenterà: “Il Signore mi aveva dato pro-

prio la vocazione di fondare ospedali”. Il piccolo Giuseppe impa-

ra a conoscere e ad incontrare Dio nei volti dei poveri che ogni

giorno bussano alla porta della cucina e per i quali mamma Bene-

detta riserva sempre qualcosa con cui sfamarli e vestirli e ciò fa

attraverso il suo primogenito, ben sapendo di renderlo felice.

A scuola egli non brilla per profitto, ma postilla i suoi scritti e

riempie i margini dei suoi quaderni con la chiara determinazione:

“Voglio farmi santo”. Quel chiodo della santità gli resta fisso in

mente; dalla mente passa al cuore ad ispirargli e a muoverlo a

concreti gesti di carità.

Non è comunque a credere che il ragazzo fosse senza difetti; ha

un carattere focoso, impaziente, sa di essere il primogenito e, co-

me tale, si fa rispettare. Dopo aver riflettuto a lungo nel modo di

spender la sua vita, Giuseppe, consigliato dal suo parroco, si deci-

de per il sacerdozio.

Il seminario a Torino è stato chiuso dai francesi, perciò egli stu-

dia teologia a Bra, da clandestino. Si trasferisce quindi al semina-

59

Page 61: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

rio di Asti dove, quale capogruppo dei chierici di Bra, viene a tro-

varsi al centro di gravi tensioni. In quella difficile circostanza –

anticipo e segno di quante ne incontrerà in futuro – si coglie un

dettaglio significativo: scrivendo a suo padre per informarlo sul

suo presente e annunciargli che, “per le vacanze di carnevale sa-

rà in famiglia a mangiare gli agnolotti”, usa per la prima volta

in modo esplicito il termine “Divina Provvidenza”.

“I tumulti, per un singolarissimo favore della Provvidenza Divi-

na, sono diminuiti e porto fondata speranza che si smorzeranno

del tutto”. Questo scritto, così ordinario, è rivelatore del giovane:

carattere allegro, cordiale; l’espressione Divina Provvidenza si

andrà via via moltiplicando sulle sue labbra diventando frequen-

tissima, abituale. Siamo nel 1810; tra un anno Giuseppe Cottolen-

go sarà prete. Un prete che dedicherà tutto se stesso a Dio e ai fra-

telli. Un prete che meraviglia il fratellino Luigi; questi che gli fa

da chierichetto ogni giorno all’altare per la celebrazione eucaristi-

ca, depone di lui: “Durante la Messa, era straordinariamente ros-

so in viso e piangeva”. Don Cottolengo per i primi due anni vive

in famiglia a Bra dove esercita il ministero in favore di ogni gene-

re di persone: un piccolo mondo, culla di viaggi avventurosi nel

microcosmo dell’Amore.

60

Page 62: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

A Bra, come poi a Cornegliano d’Alba dove è inviato viceparro-

co, c’è tanto bene da fare, specialmente tante lacrime da asciuga-

re. La gente si affeziona al giovane prete che catechizza e ascol-

ta, che sa anche farli sorridere, invitandoli a confidare nel Signo-

re, a ricorrere filialmente a Maria, un vice parroco che, quando

se ne va, lascia in ciascuno un profondo senso di pace.

Don Cottolengo è un bravo prete, tutto occhi per scorgere le ne-

cessità altrui e tutto cuore per soccorervi. Ed è un prete “in sali-

ta” carrieristica. Consegue la laurea in teologia nel 1817 e, prima

di essere dichiarato dottore si reca di buon mattino al Santuario

della Consolata per ricevere da Maria SS l’attestato di laurea. Si

presenta ben presto al neo dottore un’occasione d’oro: da parte

dell’ospedale maggiore di Torino, S. Giovanni, gli si offre un po-

sto di rettore, con un lusinghiero scritto: “I rettori (erano tre, ad-

detti alla cura spirituale degli infermi: 300 letti) hanno un mese

di perfetta vacanza, l’onorario di mille franchi, un sufficiente al-

loggio nello spedale e trovano con facilità persona abile per il ne-

cessario servizio”. Un’ottima sistemazione economica, perbacco!

Lasciarsela sfuggire è da pazzi! Ebbene, Cottolengo la rifiuta.

Ne ignoriamo il motivo, ma questo è il fatto. L’anno seguente,

don Giuseppe, che ha 32 anni, lascia definitivamente Bra ed è ac-

colto tra i canonici del Corpus Domini in Torino, nel quartiere

61

Page 63: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

più antico della città di cui i canonici sono a disposizione per la

cura pastorale dei residenti.

Il giovane teologo per quattro anni si dona totalmente nel nuovo

ministero: ogni giorno, a turno, uno dei canonici dedica la giorna-

ta a visitare i poveri, ma il Cottolengo copre più di un turno setti-

manale: per sua espressa volontà sostituisce i colleghi anziani o

assenti.

Egli ha fiutato che proprio i poveri, quelli che, venendolo a cono-

scere, sfruttano la sua disponibilità, gli impediscono di insabbiar-

si in una buona vita borghese per lanciarlo nelle strade avventuro-

se della Caritas Christi. Non conosce ancora in quale modo, ma

intuisce essere così. Scopre intanto che anche in quel quartiere si-

gnorile, ci sono case vecchie, androni umidi, scale oscure che na-

scondono la miseria più squallida, povera gente che vive nasco-

sta per la vergogna.

E comincia a recargli inquietudine quello che è ritenuto “il dovu-

to decoro” dei canonici: mantellina di seta, fibbie d’argento, oro-

logio d’oro al taschino. Dispone di sei ore libere ogni giorno, per

studio e passatempi e di un giorno di vacanza settimanale.

Il canonico cura attivamente gli interessi della sua famiglia; si

dà briga per sistemare i fratelli e si interessa agli affari del padre.

Si crea una cerchia di amici tra le famiglie di ottima condizione

62

Page 64: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

dalle quali riceve offerte che passa regolarmente ai poveri. È alle-

gro, comunica gioia definendosi “un ubriacone, una birba, un

ciabattino, un abitué di osterie”. Allegro e contento. Contento?

Veramente in fondo in fondo non lo è. La sua vita, mangiata dai

poveri, va assumendo un orientamento più sofferto, più consape-

vole: la Divina Provvidenza guida al largo il canonico Cottolen-

go, anche e soprattutto attraverso prove e calunnie che gli sugge-

riscono di stare sempre meno con i ricchi per spostarsi dalla par-

te dei poveri.

Dalla inconsueta taciturnità, dalla mestizia in cui è piombato, lo

ridesta la lettura di una biografia di S Vincenzo De’ Paoli. A ma-

no a mano che ne scorre le pagine, quel qualcosa di indefinito

che gli turba la mente prende corpo e gli rasserena lo spirito: la

strada si profila ormai.

La luce crescerà come dall’alba a mezzogiorno: i poveri, ancora

e sempre i poveri l’hanno accesa e ne alimentano la fiamma.

Nessuno e nulla più, ormai arresterà la corsa del can. Cottolengo.

Il noto, tristissimo episodio della Gonnet nel 1827, gli ha dato

l’imput. Ora egli avverte nelle sue ossa un fuoco incontenibile: la

fiamma della Caritas Christi gli dà la febbre, lo assedia, gli urge

dentro: il segno di Dio gli è giunto; ora tocca a lui dargli concre-

tezza. Non gli mancano né le forze, né il coraggio, né la fantasia

63

Page 65: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

e anzitutto ha tanta fede: a detta di un suo profondo conoscitore,

“più di quanta se ne possa trovare riunita in tutta Torino”.

Dopo aver tanto pregato e ricevuta un’ispirazione ai piedi della

Madonna delle Grazie, nella chiesa del Corpus Domini, apre un

“Deposito”, un ricovero alla Volta Rossa, in via Palazzo di città.

Il 17 gennaio 1828, nelle stanze apprestate, colloca i primi due

malati bisognosi di essere curati in tutto. Ai due la “Divina Prov-

videnza” ne aggiunge altri tre e invia il dottor Granetti che da

quel momento consacra l’intera sua vita ai malati del Cottolengo.

La Provvidenza, con questi, suscita chi li serva e provveda loro

farmaci e alimenti; invia braccia robuste per i vari bisogni e cuo-

ri capaci di ascoltare e amare chi è nella sofferenza.

Al “Deposito” sono accolti i malati o i rifiutati da altri ospedali,

o per mancanza di letti, o perché il Regolamento non ne consente

il ricovero: sono veri abbandonati che al Deposito dovrebbero so-

lo transitare. In realtà l’Opera si cambia nelle mani del Cottolen-

go; la sua giornata è ormai mangiata dai malati che crescono di

numero ogni giorno.

Ben presto la Provvidenza ne manda le serve che dividono la lo-

ro vita tra la propria famiglia e la Volta Rossa, guidate, accompa-

gnate da una vedova ventiseienne, Marianna Nasi, il genio fem-

minile cottolenghino, interamente votato a Dio nella pia Opera.

64

Page 66: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

Tutte le opere di Dio ricevono e portano il sigillo della Croce che

le autentica.

Nel 1831 a Torino scoppia il colera, gli inquilini domiciliati nei

pressi del Deposito, colti dalla paura del contagio, ricorrono alle

autorità civili, chiedendo provvedimenti in merito. Nel giro di po-

chi giorni, il Cottolengo è obbligato a traslocare. Dove? Non sa,

ma a chi si duole con lui per la chiusura ritenuta definitiva, ri-

sponde: “La Divina Provvidenza pianterà altrove l’Ospedalet-

to”.

Così avvenne. Tra Valdocco e Borgo Dora, nella bassa distesa

di prati e di campi, sorgono casolari sparsi, osterie, ammassi di

poverissime casupole. Qui il Cottolengo acquista una povera ca-

sa: due stanze, una stalla e un fienile. Con l’aiuto di fedeli volon-

tari, trasforma quella casa in un secondo ricovero, continuazione

del Deposito della Volta Rossa.

Nella massima semplicità – un carretto trainato da un asinello

con sopra due ammalati, due suore ai lati con il Cottolengo, attra-

versano la città, diretti a Valdocco: queste le “gloriose” origini

della Piccola Casa. Origini eroiche; le prime suore che madre Na-

si invia per il servizio dormono nella stalla. Altre giovani giungo-

no con l’affluire di ammalati, al punto che un mese dopo, la casa

e il fienile non li contengono più.

65

Page 67: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

Il Cottolengo affitta quindi il locale di una fabbrica di cappelli.

L’aveva già detto lui stesso, entrando a Valdocco: “La casa si in-

grandirà, diverrà un paese”.

È la “Piccola Casa della Divina Provvidenza, sotto gli auspici di

S Vincenzo De’ Paoli”; il motto di chi vive in essa è: “Caritas

Christi urget nos!” (2 Cor 5,14).

La “fabbrica” cresce, il cavolo trapiantato fa una testa grossa

grossa; il Cottolengo ha il favore del re, è sulla bocca di tutti in

Torino ma, egli non si ferma a queste cose, se ne serve per i pove-

ri di cui si sente padre. Ogni volta che incontra per via una perso-

na sofferente, emarginata, sola, sofferente…, la conduce con sé

alla Piccola Casa, la consegna alle Suore perché se ne prendano

cura. Per ciascun genere di povertà crea, lì per lì, una “famiglia”.

Le suore che ora vestono l’abito religioso e professano i 3 classi-

ci voti religiosi: castità, povertà e obbedienza, troppo presto per-

dono la loro madre; la signora Marianna Nasi muore nel servizio

eroico della carità verso gli ammalati a 41 anni!

“Una neonata famiglia senza madre” esclama il Cottolengo. E,

pronunciandone il nome al funerale, piange. Ben presto, però, si

riprende: “La famiglia” la Piccola Casa, è della Divina Provvi-

denza. Chi in lei confida non sarà mai deluso, perciò “avanti in

Domino”.

66

Page 68: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

L’Opera avanza, infatti, ingrandisce a vista d’occhio, crescono in-

sieme le ostilità, le fatiche, le calunnie che feriscono il cuore del

Fondatore, senza tuttavia spegnerne la fiamma.

Egli avverte di avere non molto tempo davanti a sé e vede che i

bisogni sono molti, perciò innesca la quarta marcia alla gran mac-

china e va…

In dieci anni -1832-1842 – quando morirà – il Cottolengo darà

origine a sei forme di assistenza nella Piccola Casa:

- Infermeria per ammalati acuti e cronici

- Istituto e Scuola per sordomuti

- Orfanotrofio maschile e femminile

- Servizi di assistenza ai portatori di handicap mentali

- Servizi di assistenza agli svantaggiati fisici, agli epilettici e ai

ciechi

- Scuola materna e primaria ai bambini poveri

Si fa presto ad elencare, meno presto e molta maggior fatica a

realizzare e continuare. Il prete Cottolengo però dispone di

“un’energia” potentissima, indefettibile: la Fede nella Divina

Provvidenza che gli comunica la sapienza evangelica di saper ve-

dere ogni creatura umana come figlia di Dio. Come il Padre, so-

no i suoi figli e le sue figlie: sempre sulla breccia, martiri della

67

Page 69: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

carità. Così si vive nella Piccola Casa, cuore della quale è la casa

di Dio.

Si prega tanto qui, si soffre, si offre, si spera e si ringrazia: Deo

gratias sempre! Per contenere gli ospiti, il Cottolengo fa costruire

una chiesa più vasta – oggi costituisce l’entrata esterna della gran-

de chiesa – ove ogni mattina si ravviva il fuoco della Carità, do-

ve tutti i poveri e i loro servi mangiano l’Amore per lasciarsi

mangiare dall’Amore.

Benedetta da Dio, la Piccola Casa si moltiplica; esce dalle mura

di Torino per radicarsi in paesi della provincia e anche altrove;

per l’ospedale di Fossano partono le prime 9 suore, quindi altre

vanno a Cuorgnè, a Utelle, Genova, Bra, Chieri, Mondovì…

Nel 1840 sono oltre 120 le suore sparse in Piemonte, tutte madri

e sorelle dei poveri, tutte eroine della Carità. Tanto fervore di vi-

ta, tali e così numerose opere richiedono un sostegno forte e con-

tinuo. Il Cottolengo lo sapeva e, avvertendo con chiarezza di

aver poco tempo da vivere quaggiù, si affretta a mandare ad ope-

ra un suo vecchio, iniziale disegno: dà inizio a quattro Monasteri

di suore interamente dedite alla contemplazione che vivono in

clausura; parallelo ai “Rosarianti” , Fratelli della Piccola Casa di

vita contemplativa, costituiti in Comunità alla Rezza di Gassino

(Questo monastero verrà soppresso dal successore del Cottolen-

68

Page 70: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

go). Le Suore di Vita contemplativa stanno “dentro”, perché le lo-

ro Sorelle di Vita apostolica possano stare “fuori” e fiorisca

l’Amore in ogni sua manifestazione.

La Piccola Casa è ormai un paese, rappresenta la Chiesa in mi-

niatura; accoglie con i ricoverati di varie specie, le Suore, i Fratel-

li, i Preti per servire i “padroni”, le “perle”.

Ha all’interno una propria farmacia, un forno, la rilegatoria, il cal-

zaturificio, il servizio dentistico... Nell’ospedale si praticano an-

che interventi di bassa chirurgia per i quali il fondatore ha prepa-

rato le Suore flebotome. Dalla succursale di Vinovo giungono lat-

te e formaggio, dalla Toscana il vino.

Brilla nell’Opera, quale sole, la pratica della Laus perennis inin-

terrotta lungo il giorno e nella notte: ricoverati e consacrati stan-

no davanti al Re. Maria SS è la gran Regina e Madre della Picco-

la Casa - immagini e altarini suoi sono disseminati qua e là – e

nella cappella delle reliquie si venera un gran numero di martiri e

di santi. Il Cottolengo ha solo 56 anni, ma è consumato dalla fati-

ca, segnato da tante sofferenze. Advesperascit! E umilmente co-

me è vissuto, va a Chieri, presso il fratello canonico Luigi, per di-

staccarsi da questo mondo e dalla Piccola, grande Casa da lui fon-

data.

69

Page 71: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

Nel silenzio, nel nascondimento, nel nome di Maria, chiude i

suoi giorni. Alla Piccola Casa 1300 ricoverati pregano per lui.

Corre l’anno1842.

Punti di consonanze dei due Santi: di De Paoli e Cottolengo

Entrambi sono preti, avviati a carriera ecclesiastica, ma aperti al-

la novità dello Spirito Santo e “convertiti” dai poveri. Ognuno

dei due, ad un determinato punto della sua vita, attraversa una cri-

si, causata dalla presa di coscienza che attorno a sé vivono perso-

ne sofferenti, ridotte al degrado massimo della dignità umana.

De’ Paoli e Cottolengo danno inizio a famiglie di consacrati per

soccorrerli e si circondano di persone loro devote e sensibili alla

Carità cristiana. Entrambi hanno la preziosa collaborazione di

una donna: Luisa de Marillac per Vincenzo, Marianna Nasi per

G. Cottolengo

Entrambi sono “salvati” dai poveri. Entrambi sono pietre vive

della Chiesa che li riconosce e addita come Santi della Carità.

De’ Paoli e Cottolengo: uomini diffidenti di sé e fiduciosi nella

Provvidenza del Padre. Hanno Dio dalla loro parte e “Se Dio è

con noi, chi sarà contro di noi?”. Due uomini continuamente im-

70

Page 72: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

mersi in guai di vario genere, tuttavia vittoriosi, perché “Le gran-

di acque (della tribolazione) non possono spegnere l’amore”

(Cantico dei Cantici 8,7 ).

Punti di divergenza

La Francia del 1600 per Vincenzo De’ Paoli: età di moschettieri e

di cicisbei. Re in quel periodo è Enrico IV, monarca incline a pra-

ticare un assolutismo bonario, inventore del primo slogan eletto-

rale della storia: “La gallina in pentola tutte le domeniche” ( tace

per chi sia).

La religione? Ce n’è a sufficienza per la guerra, non abbastanza

per la pace. Nelle campagne si muore di miseria e guerre. Il clero

è ignorante (non esistono seminari), Le cariche ecclesiali ed abba-

ziali sono assegnate dal re a membri di famiglie patrizie, perciò

vescovi e abati sono incuranti del loro gregge da cui spremono

l’ammontare delle rendite.

In questo clima Vincenzo si ostina a navigare controcorrente, con

le fatiche, le incomprensioni e le umiliazioni che ciò comporta.

Il Piemonte a fine Settecento e prima metà dell’800 per Cottolen-

go. La vita politica è testimone di gravi torbidi, frutto della Rivo-

71

Page 73: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

luzione francese e dell’impero napoleonico cui segue la fase del-

la restaurazione regia (1814-40) che evolve sempre più democra-

ticamente.

In entrambi i periodi storici circolano idee politiche liberaleg-

gianti che coinvolgono anche il clero. Fedeltà al papato e rispetto

al re tengono lontano G. Cottolengo da estremismi ed equivocità.

E’ anche in scena la vexato quaestio del Giansenismo - rigorismo

dottrinale e morale -; nei confronti di tale dottrina il canonico

mantiene un costante atteggiamento contrastante: somma, illimi-

tata confidenza in Dio e vita spirituale immune da qualsiasi pessi-

mismo.

Diverso periodo storico, diversa patria e luogo d’azione tra i

due santi; unica la fede, la speranza, la Carità.

Conclusione

Nella novo Millennio Ineunte leggiamo:

“Non è forse compito della Chiesa riflettere la luce di Cristo in

ogni epoca della storia, farne risplendere il volto anche davanti

alle generazioni del nuovo millennio?

72

Page 74: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

Calarsi nel dolore e nelle contraddizioni altrui per diventare por-

tavoce dei pensieri di Dio, ripetizione delle sue dichiarazioni

d’amore, indice puntato verso Gesù Cristo, affinché il pensiero

di Lui e il pensiero umano si incontrino per costruire la civiltà

dell’Amore”(n°16).

D. Luigi Ciotti titola un suo articolo “I portatori d’olio del nostro

tempo: attenti, previdenti, responsabili”2

Tali furono Vincenzo De’ Paoli e G. Cottolengo ai tempi loro:

campioni di una serie di portatori d’olio per mantenere accesa la

lampada della solidarietà e della Carità nel buio di un mondo che

si adagia nella diffusa tendenza di vivere alla giornata.

“L’indifferenza è veramente la morte dell’uomo” disse Norberto

Bobbio.

“Lo Spirito è il vento che non lascia dormire la polvere” aveva

scritto D.M.Turoldo a d.Ciotti anni prima che questi s’incammi-

nasse lungo la via esigita dalla sua specifica vocazione.

“Coltivare dentro di sé una tensione spirituale – è ancora don

Ciotti a scrivere - , significa attrezzare la propria vita, affinché

l’insicurezza del procedere sia, almeno in parte, illuminata. Porta-

re con sé l’olio significa essere presenti agli appuntamenti impor-

tanti dell’esistenza”.

73

Page 75: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

La spiritualità è una dimensione profonda che ci tocca tutti: illu-

minare insieme la notte. La tensione spirituale deve trasformarsi

in volontà di impegnarci nel quotidiano per l’altrui e la nostra li-

bertà.

La vita è un cammino bello, ma anche faticoso. Un cammino da

affrontare con fiducia, responsabilità e coraggio in tutte le stagio-

ni, a tutte le età. I Santi sono uomini e donne che hanno vissuto,

che vivono i tre grandi Sì: alla santità, all’Amore di Dio e al-

l’Amore del prossimo.

E’ la spiritualità dell’Incarnazione: vivere, cioè, un umanesimo

relazionale, considerandoci tutti compagni dello stesso gioco. I

Santi insegnano. E la storia, di santi e sante anche anonimi, è co-

stellata.

Radicati e fondati nella carità, possiamo conoscere con tutti i santi l’Amore di

Cristo che sorpassa ogni scienza, perché siamo ricolmi di tutta la pienezza di

Dio. (cfr. Ef. 3,17-19)

74

Page 76: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

C A P I T O L O 2

Madre Marianna Nasi

Le nostre Sorelle, la prima generazione alla quale era stato affida-

to direttamente il carisma, l’ha vissuto nell’esercizio eroico della

Carità, nella semplicità cottolenghina: la nostra prima Madre, Ma-

rianna Nasi, morta a 41 anni, ne è splendida dimostrazione. Essa

ha vissuto il carisma, ricevuto dal S. Fondatore, in amorosa, fe-

conda tensione tra gli ampi, immensi spazi della Carità e la picco-

lezza evangelica. In teologia si parla spesso della linea discenden-

te di Dio, di Gesù, della sua tendenza a scendere, a ritirarsi, a

perdere: è un’attitudine divina, è il dinamismo del Figlio per il

Quale esistere è ricevere dal Padre. Nell’istante dell’Incarnazio-

ne, la Trinità opera, per così dire, una scelta: decide che l’intera

Rivelazione passi attraverso una vita umana, limitata nel tempo,

nello spazio, nella cultura.

Questa discesa ha sempre caratterizzato la missione delle Suore

del Cottolengo, fino a vederle “in ginocchio” dinanzi agli ultimi

75

Page 77: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

della società. Tutto e sempre fatto con grandezza d’animo, colti-

vando la fiducia nel Padre provvidente e contemplando il Volto

di Gesù in ogni uomo, specie il più povero.

Questa è la nostra icona che richiede oggi una particolare

com/passione, che si vive nell’impotenza di trovare soluzioni ai

numerosi e gravi problemi della società.

Ripercorrere il cammino della nostra prima Madre e Sorella, rivi-

sitare l’eredità spirituale da lei lasciataci, ci fa riscoprire sempre

nuova la nostra identità, ci fa sperimentare la semplice e profon-

da gioia di sentirci Sorelle. Rileggere alla luce dei Santi di Fami-

glia le nostre vite, notare come ci si sia dissetate alla medesima

sorgente è come una rinascita nell’acqua della fiducia, della spe-

ranza, della Carità.

Con occhi e cuore nuovi, spingiamo dunque lo sguardo al futuro.

Siamo chiamate a convertirci, a purificare il cuore per poter acco-

gliere la luce dello Spirito Santo e aprire le vele al suo soffio crea-

tore che spinge - “Caritas Christi urget!”- verso orizzonti sconfi-

nati di luce, ricordando che “tutto ciò che abbiamo fatto con amo-

re resterà per l’eternità”.

Il carisma è un seme che deve morire continuamente per por-

tare frutto. Radicato nel Vangelo e nel ministero di Carità, esso

sarà sempre attuale, in qualsiasi momento e contesto storico.

76

Page 78: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

Santi e Sante a Torino

Torino del 1800. Torino, città di santi. E di sante

Essi si sono incontrati o susseguiti come un’infiorescenza a grap-

polo, profumando intorno l’aria di santità, lasciando dietro di sé

scie di luce, sprigionando raggi di speranza e faville di carità.

Andando per le strade della città vecchia, se ne percepisce la pre-

senza; anche le pietre ne danno testimonianza, gridano, tra l’indif-

ferenza e la superficialità di molti. La Torino del 1800 ha colle-

zionato molti Santi e Sante, Amici del Signore, resi capaci di

amare, come Lui “sino alla fine”, dalla potenza misteriosa dello

Spirito Santo. Creature somigliantissime a Cristo Gesù, bruciate

dalla fiamma della Carità; piccoli, secondo il Vangelo, attraverso

i quali il Signore ha operato meraviglie di grazia. Attraverso i

quali ha fatto scorrere le acque della sua misericordia, i fiumi del-

la sua consolazione, raggiungendo i cuori affranti e fasciandone

le ferite, recando ovunque doni di vita, di salvezza, facendo ger-

mogliare lungo il loro corso altri santi: per contagio si comunica

la santità.

“I Santi rimangono i testimoni della giovinezza della Chiesa,

non diventano mai personaggi del passato, anzi, sono sempre uo-

mini dell’avvenire della Chiesa.” (Gv. Paolo II a Lisieux).

77

Page 79: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

“ I Santi! Ci fanno sognare i santi, ma non sono sogni. È una vi-

sione che essi ci aprono davanti: la visione del Cielo, del Cielo

dove con Cristo campeggia la Regina del Cielo” (Paolo VI: 1-

11-1969).

Nell’orizzonte sconfinato di questa visione, questi uomini e

queste donne, avendo preso sul serio la chiamata alla santità e de-

ciso di seguire Gesù, preferendolo ad ogni altro bene, hanno mira-

bilmente coniugato nella loro vita fede e opere, contemplazione

ed azione, diventando santuari viventi di compassione e di spe-

ranza.

Una di queste creature elette è certamente Marianna Nasi.

Non un astro di prima grandezza, secondo il miope calcolo uma-

no, ma certamente una stella del firmamento di Dio che palpita

di accesa Carità per Lui, per i fratelli e le Sorelle, sempre pronta

a rispondere all’appello divino: “Eccomi” e a brillare di gioia per

Lui che l’ha creata. Nella scia di questa luce discreta, fedele, han-

no camminato generazioni e generazioni di Suore, prodigando ai

poveri attenzioni e cure con animo di madri e di sorelle. Nel me-

desimo raggio luminoso, camminiamo anche noi che riconoscia-

mo nella serva di Dio, Marianna Nasi, la nostra prima madre, la

maestra saggia e prudente, la donna forte che ha segnato nel san-

gue il patto del Battesimo. Essa costituisce l’espressione femmi-

78

Page 80: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

nile del carisma di S. Giuseppe Benedetto Cottolengo, essa è co-

lei che ha dato un tocco di grazia e di bellezza ad un’opera che

stava sorgendo per divina ispirazione a vantaggio di tutti coloro

che, emarginati o esclusi dalla società, sono i prediletti del Signo-

re.

Annuncio di gioia

Due sposi di convinta fede cristiana, Antonio Pullino e France-

sca Dematteis, ricevono in dono da Dio che il reciproco amore

abbia come frutto una bambina, l’unica, fiore sbocciato il 6 Lu-

glio 1791 in Torino, nella zona della Parrocchia di S. Eusebio,

detta di S. Filippo. In questa maestosa chiesa, edificata in cin-

quant’anni di lavoro, sui disegni dei celebri Guarino Guarini e

Filippo Iuvara, la neonata riceve nel medesimo giorno il Battesi-

mo con il nome di: Marianna. Bambina di indole buona ed incli-

ne alla pietà la dicono i contemporanei, facendo eco ai fortunati

genitori. Un dono di grazia, una piccola, che cresce serena, ri-

spondendo mirabilmente alle premure di mamma e papà. La fami-

glia è di condizione abbastanza agiata per cui può assicurare a

Marianna una distinta educazione, data e ricevuta, fra le mura do-

79

Page 81: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

mestiche, come si usa a quei tempi. Una formazione casalinga,

pratica: i doveri cristiani, leggere e scrivere, cura dell’abitazione,

cucito… . La bambina rivela singolare inclinazione e gusto squi-

sito per lavori di ricamo che esegue con arte e precisione, con

gioia soprattutto, per abbellire arredi di chiesa, suppellettili del-

l’Altare e paramenti sacerdotali. In chiesa si reca ogni giorno,

con la mamma, e davanti al Signore, orienta sempre più chiara-

mente la sua giovinezza verso di Lui, mostrando indifferenza per

le attrattive del mondo. Abbigliamento decoroso e semplice, vita

sobria e ordinata, sete di riservatezza e di colloqui con Dio, visite

frequenti a Lui nelle chiese, pratica dell’adorazione, uso frequen-

te e devoto dei Sacramenti e una forte attrattiva del cuore: i pove-

ri che Marianna visita, facendosi accompagnare, in qualche ospe-

dale, specialmente quello di carità.

Tutto lascia presagire che la giovane orienti i suoi passi verso

qualche Istituto religioso di donne consacrate a Dio, per servirlo

in umile carità. La giovane stessa coltiva ed esprime timidamente

questo desiderio che i genitori, però, non condividono, parendo

loro che un’altra sia la strada sulla quale la figlia debba incammi-

narsi e, come uso a quell’epoca, essendosi presentato un giovane,

da Antonio e Francesca ritenuto idoneo ad essere compagno a

Marianna, glielo propongono come sposo, come colui che, offren-

80

Page 82: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

do garanzia di vita cristiana e laboriosa potrà essere accanto alla

loro figlia, quando essi la dovranno lasciare. Marianna ascolta il

consiglio, lo valuta nella preghiera, lo sottopone alla sua guida

spirituale e, parendole che sia espressione della Volontà di Dio,

lo accoglie.

Marianna sposa e madre

Il giovane sul quale i genitori di Marianna hanno posato lo sguar-

do è Carlo Nasi, nato a Mindino di Garessio, nel 1790 o nel

1792, ora commesso negoziante in Torino. Luogo e date di nasci-

ta di Carlo sono controversi, non trovandosi chiarezza di docu-

mentazione in proposito. Le persone che l’hanno conosciuto, con-

cordano tutte nell’affermare che era un uomo di buona indole, in-

telligente, abile nel ricamo in oro, arte appresa per diletto che

egli stesso insegnerà a Marianna; giovane virtuoso, impegnato in

opere di bene, specialmente all’Oratorio di S. Filippo dove coope-

ra alla creazione di un grandioso presepio ammirato da molti nel

periodo natalizio. Un pronipote, interrogato in età molto avanza-

ta, sul prozio, dice di lui che era molto buono, che non perdeva

mai alcuna Messa per quante se ne celebrassero. Simili sono al-

81

Page 83: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

tre testimonianze circa l’onestà dei costumi e la generosità di Car-

lo Nasi. A lui va sposa Marianna nel 1812, giovani entrambi sui

vent’anni, ai quali sorridono le promesse della vita, sui quali ve-

glia con amore la Provvidenza del Padre. Il matrimonio si cele-

bra nella chiesa di S. Teresa, affidata ai Padri Carmelitani, la chie-

sa dove Marianna farà vestizione e professione come terziaria

dell’Ordine Carmelitano.

I giovani sposi camminano ora insieme verso la santità, crescen-

do nelle virtù cristiane con la grazia del Sacramento celebrato.

Carlo diventa proprietario di negozio e Marianna gli è accanto

con amore generoso e fedele. Insieme essi lavorano e pregano,

partecipano ai Sacramenti, visitano gli ammalati; particolarmente

l’Ospedale S. Giovanni, dove prestano i servizi suggeriti loro dal-

la Carità.

Carlo che conosce a memoria i principali episodi dell’Antico e

del Nuovo Testamento, ne tratta con la giovane sposa, ed in tal

modo essi si infervorano vicendevolmente nell’amore verso Dio

e verso il prossimo. Ben presto il dono reciproco, benedetto da

Dio, fa sbocciare un fiore che prende subito il volo verso il Cie-

lo, indi, nel 1815 un secondo, Giovanni, che sarà sostegno della

madre. La famiglia prospera, benedetta da Dio e dagli uomini,

quando, - siamo nel 1827 - papà Carlo, colpito dal morbo petec-

82

Page 84: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

chiale che infierisce a Torino, muore santamente il 27 febbraio, a

soli 5 anni dal matrimonio. Marianna che l’ha curato con solleci-

to amore, fa generosa offerta a Dio del consorte ed esegue con

onestà e cristiana pietà i desideri, le parole – testamento raccolte

dalle labbra di lui.

Vedova

Marianna, a 25 anni, rimane sola con il figlioletto di due; sola a

continuare l’esercizio commerciale del marito. Ciò fa dietro con-

siglio dei parenti con i quali continua a mantenere ottime relazio-

ni e gestisce perfettamente il negozio, come testimoniano coloro

che lo frequentano, aiutata da un certo Rivotto uomo di età avan-

zata, e perfetto cristiano, procuratole dallo zio Fabre. Come già

la casa paterna prima, l’abitazione con il marito poi, anche il ne-

gozio è un santuario dove si pratica la giustizia, la modestia in pa-

role ed atti, dove regna la carità verso tutti. Gli affari prosperano,

ma non a quelli è volto il cuore della giovane vedova: ella guarda

oltre, scruta l’orizzonte di Dio per coglierne il passaggio e i mes-

saggi che Egli reca con sé. La pietà filiale, l’amore cristiano la

portano a prendere in casa propria i genitori sessantenni ai quali

83

Page 85: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

la figlia prodiga le cure e le attenzioni più affettuose, mentre s’in-

terroga sul proprio avvenire, disponendosi sempre meglio ad ab-

bracciare il progetto di Dio su di sé, quando le sia manifesto.

Con la preghiera, la meditazione, le opere di carità cresce in Ma-

rianna la sapienza del cuore. Sempre meglio essa comprende il re-

lativo valore di ogni cosa rispetto a Dio e , rifiutando offerte di

nuove nozze, matura il proposito di donarsi interamente al Signo-

re. In quale modo? Per intanto lo ignora e si dedica con maggior

cura all’educazione del piccolo Giovanni, riservando sempre più

ampio spazio alla preghiera e alle opere di Carità. Legge assidua-

mente biografie di Santi per averli a modello di virtù ed è partico-

larmente impressionata della vita di S. Giovanna Francesca Fre-

miot di Chantal nella quale trova molti punti di convergenza. Vi

scopre soprattutto la somiglianza di immensi desideri di bene

con gravi difficoltà da superare per tradurli nella realtà. Marian-

na considera la sua situazione e prega, invocando da Dio doni

particolari di luce per orientare il suo futuro: avrà la forza per la-

sciare il figlio ancora bambino, i genitori soli ?…Prega e fa pre-

gare. Più s’inoltra nella lettura di S. Giovanna Francesca di Chan-

tal, più avverte che simile a quella dovrà essere la sua vita, che la

sua maternità dovrà essere assai feconda per opere di Carità. Ma

l’orizzonte è denso di nubi e il cielo s’è fatto muto. È il martirio

84

Page 86: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

del cuore, ma precisamente in questa dura stagione, la Provviden-

za divina pone sui passi della giovane vedova il Canonico Cotto-

lengo che sarà per lei quello che era stato San Francesco di Sales

per la Chantal.

Alla Scuola del Cottolengo

Il prete Giuseppe Cottolengo, da poco eletto membro dei sei

Canonici della Congregazione del Corpus Domini, in Torino, il

31 Ottobre 1819 si stabilisce nella chiesa omonima dove esercita

il ministero. Ben presto si riferiscono a lui, attratte dalla sua sa-

pienza e dal suo zelo, molte persone, per averlo come guida nel

cammino spirituale. Marianna Nasi è una di queste; spinta interi-

ormente dallo Spirito Santo, affida al Canonico la propria ani-

ma, chiedendogli di additarle la via che il Signore vuole percorsa

da lei e verificandosi circa quella che a lei pare una nuova voca-

zione. Il Cottolengo si rende subito conto chi sia la giovane vedo-

va, quale affidamento possa fare su di lei e, da esperta guida, la

incoraggia a continuare il normale, ordinario cammino di Fede e

di Carità, le offre gli aiuti per crescere nelle virtù cristiane, senza

per ora, consigliarle di cambiare condizione di vita, come Marian-

85

Page 87: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

na penserebbe di dover fare. Ora essa partecipa quotidianamente

alla Messa, ogni giorno riceve l’Eucaristia, manifestando uno

spiccato culto verso questo Sacramento, fonte di grazia; è mem-

bro della società dell’Adorazione perpetua, richiamando l’atten-

zione per il suo fervore e la sua pietà. È iscritta al Terz’ordine

francescano dove viene eletta in pochi anni, ministra per due vol-

te e successivamente, nel 1821, nella chiesa di S. Teresa, dove

erano state benedette le sue nozze, diventa anche Terziaria carme-

litana con il nome di Sr. Maria degli Angeli. Pare che nulla basti

all’ardore apostolico di questa donna che si distingue nell’umiltà,

nell’obbedienza, nell’amore ai poveri con i quali cerca di condivi-

dere alcuni aspetti della vita, come il partecipare alle “Cammina-

te”, sorta di processioni annuali lungo le vie più frequentate di

Torino, praticate da gente di bassa condizione sociale, per iniziati-

va dei padri dell’Oratorio di S. Filippo durante gli ultimi giorni

di carnevale. Vestita abitualmente di nero, a lutto, come era usan-

za a quei tempi, visita i poveri e i bisognosi, secondo le indicazio-

ni del Cottolengo, distinguendosi per la generosità, la prudenza e

le rare capacità pratiche. Ella stessa segnala al suo confessore ca-

si di vario genere da prendere in considerazione e riceve da lui

gli incarichi più delicati e scabrosi, più faticosi e difficili. E, cosa

mirabile, questa dedizione agli altri, non la distoglie affatto dagli

86

Page 88: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

interessi della propria famiglia. Il suo genere di vita è, pratica-

mente, una specie di noviziato che Marianna compie sotto la gui-

da dello Spirito Santo e del Canonico Cottolengo, preparandosi a

diventare madre di una grande famiglia che la Divina Provviden-

za va formando. Nel 1828, infatti, il Cottolengo, a seguito del

drammatico incontro con la famiglia Gonnet, dà inizio, nei pressi

della Parrocchia del Corpus Domini , nei locali della Volta Ros-

sa, all’Opera che, benedetta dal Cielo, ben presto si sviluppa e

cresce, a gloria di Dio e a beneficio dei poveri.

Un locale, pochi letti e poveri mobili per accogliere poverissimi

ammalati. E mentre, come suole accadere di fronte a simili novi-

tà, c’è chi esalta e chi critica aspramente il Cottolengo, la vedova

Nasi appoggia fedelmente l’iniziativa, pone tutta se stessa al ser-

vizio della carità, ciò ritenendo un onore, una singolare grazia di

Dio. Da tempo ha abbandonato l’esercizio commerciale; ha mes-

so in collegio a Chieri il figlioletto Giovanni e, dopo averli cura-

ti con amore filiale, ha anche chiuso gli occhi ai suoi genitori,

per cui, libera, si dona completamente all’opera che il Cottolen-

go denomina “Deposito della Volta Rossa”. Con gli ammalati si

distingue per spirito di cristiana carità nella quale essa perseve-

ra, e cresce, per cui è considerata dalle colleghe e dal Cottolengo

87

Page 89: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

stesso l’anima della nascente opera, della nuova famiglia che le

viene affidata.

Per quattro anni fatica giorno e notte nel Deposito, chiamato in

seguito Ospedaletto; solo Dio conosce gli eroismi di Marianna la

quale, anziché fare sfoggio di virtù, cerca di nascondere ad ognu-

no i suoi gesti di Carità. La luce tuttavia risplende da se sola e fra

le dodici donne che il Cottolengo sceglie, dando loro a modello

le dame di carità di S. Vincenzo De’ Paoli, e intitolando l’Opera

a questo Santo della Carità, certamente Marianna si segnala qua-

le madre e sorella che, non solo sul petto in tempo di servizio,

porta un cuore d’argento con sopra incisa la parola Carità, ma dal-

la carità ha il cuore di carne ferito e bruciato.

Intanto gli ammalati crescono di numero e , con essi, aumentano

le necessità di assistenza e cure, per cui alle dodici Dame si ag-

giunge il Supplemento: persone di diversa categoria con loro spe-

cifiche mansioni, che fanno salire a trenta il numero delle Serve

dei poveri. È il modesto, graduale avvio della Piccola Casa.

88

Page 90: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

Marianna, Madre di numerose figlie

Nell’Ospedaletto, aumentano gli ammalati, il personale addetto

alle loro cure necessita di essere costituito con ordine per assicu-

rare un’assistenza decorosa e a tempo pieno. Il Cottolengo ricor-

da come procedette S. Vincenzo De’ Paoli, suo modello di Cari-

tà, in simile circostanza, perciò, dopo lunga, costante e fiduciosa

preghiera volta ad ottenere la luce necessaria a discernere il Vole-

re di Dio, pensa di accogliere alcune giovani robuste che Dio

chiama al dono totale di sè per prepararle a diventare Suore di ca-

rità. Allo scopo gli è necessario anche un luogo adatto ed una per-

sona che possa prendersi cura delle giovani, istruendole e forman-

dole secondo la specifica vocazione. La Divina Provvidenza ri-

sponde a queste esigenze, manifestando in tale modo essere quel-

lo il progetto preparato per il canonico Cottolengo. La vedova

Nasi alla quale egli lo manifesta, abbraccia il disegno divino e

immediatamente passa ai fatti, offrendo la sua stessa abitazione

per dare inizio alla nuova famiglia. Già il 30 Novembre del 1830

viene accolta una giovane di Virle che diverrà, con il nome di sr.

Maria Maddalena, una delle colonne dell’Istituto in fieri.

89

Page 91: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

Alla trentunenne di Virle, si aggiungono presto altre giovani: una

pioggia benefica di persone chiamate a servire Dio nella persona

dei poveri e sofferenti, specie i più abbandonati e soli.

Ecco: è sorta così la Congregazione delle Suore Vincenzine, nel-

lo stile di semplicità, caratteristico del carisma cottolenghino. Ma-

rianna è la Madre, titolo che lo stesso Cottolengo le conferisce,

nell’intima certezza che ella saprà guidare la nuova famiglia se-

condo il progetto di Dio, procurandogli sempre, in ogni cosa ono-

re e gloria, attraverso l’esercizio della carità.

Il Sigillo della Croce

Tutto promette bene, nell’Ospedaletto e in casa Nasi, tutto si

svolge con ordine e pace, quando si abbatte sull’opera una furio-

sa tempesta che minaccia di distruggerla sul nascere. È il sigillo

delle opere di Dio. Lo insegnerà il Canonico Cottolengo: “S. Vin-

cenzo De’ Paoli…” (F.P…). Mormorazioni d’ogni genere, timori

fuori luogo e sospetti temerari, calunnie, generale disapprovazio-

ne colpiscono il Fondatore, coinvolgendo tutto il suo operare. I

più malevoli sono i sedicenti amici,che, nel caso, fanno lega con

alcuni confidenti che hanno sinora appoggiato e benedetto l’ini-

90

Page 92: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

ziativa del Canonico. La bufera coinvolge anche la Madre, accu-

sata d’imprudenza, di tradire gli affetti familiari, di mancare al

suo dovere di madre verso Giovanni per seguire chimere, uto-

pie…Piovono su di lei giudizi contradditori e pesanti. Il Cottolen-

go, ormai esperto in queste battaglie non si spaventa e ad avere

coraggio e fiducia invita Marianna con argomenti di fede convin-

centi che lei, docile alla sua guida e desiderosa di piacere unica-

mente al Signore, accoglie, sempre più determinandosi a voler

spendere la sua vita nel progetto che il Cottolengo le ha presenta-

to. Intanto riserva per il figlio Giovanni una stanza indipendente

nei locali della nascente Comunità,mentre la “persecuzione” at-

torno si placa. Marianna, ormai lanciata nell’avventura e ricono-

scendosi impari alla missione affidatale, aumenta la preghiera,

s’irrobustisce nella Fede che sprigiona in lei fiamme sempre più

ardenti di carità. Fede ”ma di quella”, come apprende dalle lab-

bra del Cottolengo e nota essere da lui vissuta; fede che matura

in fiducia, in abbandono nella Provvidenza del Padre. Fiducia an-

che nella guida che il Signore le ha data; una fiducia che si tradu-

ce in obbedienza semplice, come il Cottolengo ricorderà alle sue

figlie: “La vostra madre era tanto obbediente che le avessi detto

di tagliare con un temperino la cupola di Superga….”

91

Page 93: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

Superiora e Madre

Ora che Marianna è chiamata a guidare il primo nucleo di quelle

che saranno le Suore Vincenzine, la sua obbedienza, la sua doci-

lità cresce, sentendosi la Madre di dover precedere con l’esempio

la dottrina che inculca alle figlie. Cresce Marianna in tutte le vir-

tù cristiane e, nel reggere la comunità, dà prova di grande pruden-

za, di ispirata sapienza: mai contraddice un orientamento del pa-

dre Cottolengo in presenza delle Suore, a lui le indirizza costan-

temente, senza ombra di gelosia; mai accetta mormorazioni sul-

l’una o sull’altra e verifica attentamente di persona o servendosi

di altri da lei ritenuti capaci di vero aiuto, le notizie che le preven-

gono. Passa poi tutto al vaglio della preghiera e copre con amabi-

le silenzio le sofferenze che le possono derivare dall’esercizio

della sua missione.

Ama essere in tutto simile alle figlie e sorelle: nel vestito come

nel cibo, negli orari, nella obbedienza al Cottolengo, anzitutto.

La giornata della comunità si svolge con ordine:

sveglia alle 4 per la preghiera in comune dinanzi ad un altarino

allestito poveramente nel comune dormitorio che serve pure da

refettorio e laboratorio. Dopo la meditazione e il Rosario intero,

92

Page 94: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

Messa e Comunione alla vicina Chiesa del Corpus Domini: qui si

attinge la forza per una giornata faticosa a servizio degli infermi

dell’Ospedaletto. E quando questo si deve chiudere per disposi-

zione ministeriale, non per questo cessa l’attività delle Serve dei

poveri. Marianna con le sue collaboratrici e sorelle si prende cu-

ra di giovani bisognose, le Orsoline, ed intanto invia a due a due

le Suore nelle varie soffitte per recare aiuti materiali e conforto ai

poveri. La madre le accompagna talvolta alle carceri femminili,

mentre garantisce l’educazione delle due scuole aperte dal Cotto-

lengo nel 1831 in casa Nasi per l’istruzione di ragazzi e ragazze

povere della Parrocchia. Ella non soltanto guida e dirige i vari in-

carichi delle Suore, ma veglia sullo sviluppo della loro vita spiri-

tuale: procura che si alternino all’adorazione eucaristica al Cor-

pus Domini, prima di pranzo le intrattiene con una breve lettura

spirituale e lungo il giorno visita le sue figlie nelle varie occupa-

zioni, per osservare se tutto procede serenamente, per distribuire

parole d’incoraggiamento, di conforto, per spronare al dono sem-

pre più generoso di sé nell’esercizio della Carità. Alla sera, quan-

do il Cottolengo incontra la comunità riunita, non può che ralle-

grarsi del suo progresso e con le figlie lodare il Signore che la fa

crescere numericamente e qualitativamente.

93

Page 95: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

La crescita è tale e tanto rapida che le signorine Bergoglio, già da-

me dell’Ospedaletto e anche amiche della Nasi, visto che l’allog-

getto di Marianna non è più sufficiente ad ospitare le giovani che

chiedono di entrare a far parte della Comunità, le accolgono nel-

la propria casa, sempre sotto la direzione della Madre.

Da questa sintetica esposizione, si comprende come Marian-

na sia un’ottima formatrice e organizzatrice per l’Opera nascen-

te; la persona adatta in quel momento, affinché essa si rinsaldi e

si espanda. Un’autentica superiora quale la descriveranno i docu-

menti della Chiesa a distanza di cento anni e più.

Il Sigillo della Croce

1831: Torino, come altre città del Piemonte, è minacciata dal co-

lera, per cui il governo interviene tempestivamente, prendendo le

debite precauzioni, affinché il flagello non vi entri. Uno dei pri-

mi provvedimenti è far allontanare gli ammalati raccolti alla

“Volta Rossa” dalle abitazioni delle famiglie confinanti che temo-

no per la salute.

Tutto si svolge così bene nell’Opera nascente! La pianticella cre-

sce e promette di stendere i suoi rami per accogliere ancora altri

94

Page 96: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

poveri ammalati. Crescono le Serve di questi con comune soddi-

sfazione e utilità…, ma la lettera ministeriale inviata al Cottolen-

go è perentoria: si deve sloggiare e al più presto.

Il Cottolengo è disposto ad obbedire e coltiva in cuore la fiducia

che “Tutto ciò che accade sarà per il meglio”, come assicura, con

parole di eroica fede, a Rolando, suo amico e collaboratore. Intan-

to contro di lui, proprio nel momento in cui egli ha maggior biso-

gno di sostegno e conforto, si accendono mormorazioni, critiche

amare , sospetti…Un fuoco che coinvolge in primo piano Ma-

rianna Nasi, come colei che, avendo sposato il progetto del Fon-

datore, trascina con lui l’Opera nella rovina ed è causa di molti

mali alle persone vicine. Le lodi, le approvazioni di poc’anzi si

trasformano in ingiuriose maldicenze che feriscono il cuore della

Madre, manifestandone insieme la robustezza della fede, la soli-

dità della virtù.

In tutta fretta, senza inutili recriminazioni, ma adorando il miste-

rioso procedere della Divina Provvidenza, si chiude il Deposito.

Gli ammalati vengono distribuiti negli Ospedali della città, oppu-

re rimandati in famiglia, mentre le stanze da loro abbandonate ac-

colgono subito le due scuole per ragazzi e ragazze di cui s’è det-

to e, pare, anche le Orsoline, figlie esse pure di Marianna, come

le Suore. Ora in casa Nasi c’è maggior spazio per accoglierle ed

95

Page 97: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

esse aumentano di numero, facendo presagire che dopo la tempe-

sta, il sole splenderà più radioso. Il Cottolengo lo “sa” lo avverte.

Lo crede pure la Madre, perciò insieme vanno cercando un loca-

le adatto per riaprire l’Ospedaletto. E cercano letti, mobili, ogget-

ti utili allo scopo con l’audacia e l’ostinazione dei Santi che ri-

pongono in Dio ogni loro speranza. Le grandi acque della tribola-

zione, anziché spegnerlo, (cf. Ct.) alimentano la Carità in quei

cuori dalla carità feriti. Marianna in questa circostanza si rivela

ulteriormente donna forte, madre prudente ed instancabile; pone

la sua abitazione a completa disposizione dei poveri e delle loro

Serve il cui numero va ingrandendosi in brevissimo tempo. Invia

molte Suore nelle soffitte a recare aiuto e conforto, di giorno e di

notte, mentre altre in casa, senza interruzione preparano i cibi da

recare individui e famiglie che languono nella miseria.

Quell’abitazione è ormai trasformata in un alveare di Carità.

A Valdocco

Chi si fosse trovato in quei paraggi il 27 Aprile 1832, avrebbe as-

sistito ad una breve commovente processione. Un prete, il canoni-

co Cottolengo, tre Suore, una delle quali la vedova Nasi, accom-

96

Page 98: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

pagnano devotamente, con passi di speranza, un ammalato corica-

to su una lettiga, dai pressi di via Palazzo di Città a Valdocco, nei

sobborghi della Dora, in una zona ancora coltivata ad orti e prati.

Là, il Cottolengo, nelle sue ricerche, avvistato un umile casolare

a due piani, ne ha fatto acquisto, intitolandolo “La Provviden-

za” e ora, dopo aver umilmente chiesto la benedizione al suo Su-

periore, vi trasporta il primo infermo. È il “trapianto del cavolo”,

come usa dire il Fondatore; è l’inizio semplice, silenzioso, umile

della Piccola Casa della Divina Provvidenza, sotto gli auspici di

S. Vincenzo De Paoli, con il motto: “Caritas Christi urget nos!”

(2 Cor. 5,14). Questa iscrizione a grandi caratteri, per volontà del

Cottolengo, si deve porre sopra le porte di ogni casa in cui si ospi-

teranno ammalati o persone comunque assistite dalle Suore. A far

compagnia al malato, rimasto solo alla “Provvidenza” per un me-

se, si aggiunge ora un idropico di Borgo Dora e , poco dopo, due

donne ammalate: è lo sviluppo della trapiantata Opera di Dio,

Opera di carità.

Per Marianna l’orizzonte si spalanca; un campo immenso di fati-

che l’attende.

Mentre il Padre Cottolengo s’adopera ad ampliare i locali del

nuovo Ospedale, dotandolo di una Chiesa contigua e di cento al-

tre cose necessarie, trovando aiuti in benefattori ed amici che la

97

Page 99: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

Divina Provvidenza gli invia, la “Madre” lavora instancabilmen-

te con zelo impareggiabile. Continua la direzione del Noviziato

delle Suore in casa sua, delle Orsoline, delle ragazze già raccolte

nell’Ospedaletto, si prende cura degli infermi inviando gruppi di

Suore, nelle soffitte. Compie ogni ufficio con solerzia e serenità,

soprattutto con profonda umiltà come conviene ad una serva del-

la Divina Provvidenza quale Marianna si ritiene. Ha fiducia nel

Cottolengo, gli è obbedientissima e lo stesso fa il Padre dei pove-

ri nei suoi confronti. La interpella in ogni circostanza, si consi-

glia con lei nelle incertezze, nei dubbi, specie per l’accettazione

delle aspiranti suore, riconoscendo alla Madre il dono del discer-

nimento degli spiriti e della penetrazione dei cuori. Anche le Suo-

re ripongono grande fiducia in Marianna; ad una sua parola, ad

una suo cenno volano al servizio; se sofferenti ricevono consola-

zione; sul suo esempio, si prestano reciproca obbedienza, si mani-

festano gran rispetto e sono le une partecipi delle gioie e delle

sofferenze delle altre. Un fatto, accaduto in quel periodo, presen-

ta bene la personalità della Madre. Monsignor Luigi Fransoni, Ve-

scovo di Torino, recatosi alla Piccola Casa per amministrare la

Cresima, rimane colpito dall’aspetto di una suora che desta in lui

ammirazione nel suo semplice abito nero, nel suo incedere misu-

rato e signorile. Domanda a un’altra suora anziana lì presente chi

98

Page 100: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

sia quella donna e , ricevuta la risposta che è la Madre, esclama

ad alta voce: “Che aspetto venerando! Sì, sì, ascoltatela pure e

siatele obbedienti e docili in ogni cosa!”. Intanto la fama della

virtù, della prudenza e saggezza della vedova Nasi esce dalle mu-

ra dell’Opera per diffondersi intorno, fra le persone più diverse:

sacerdoti, religiosi e laici che l’avvicinano. Per ognuna di esse,

per ogni caso Marianna ha una risposta illuminata ed in tal modo

si fa degli amici e procura dei benefattori alla Piccola Casa.

Mentre la nuova famiglia procede, benedetta da Dio e dai suoi po-

veri; il Cottolengo progetta e contratta per un grande Ospedale

con la sua chiesa: il sogno è grande, grande quanto le necessità

degli ammalati e dei sofferenti alla quali vuole rispondere concre-

tizzandosi. Grande la buona volontà, il desiderio della Madre di

poter finalmente trovare nella nuova Casa stabilità, insieme alle

sue figlie. Là sarà possibile ordinare ancor meglio il servizio,

estenderlo, migliorarlo, visto che la Divina Provvidenza invia gio-

vani forti fisicamente e spiritualmente a chiedere di potersi consa-

crare totalmente al Signore Gesù e servirlo nelle sue membra sof-

ferenti.

99

Page 101: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

L’’ora del sacrificio

Quale la risposta del Signore a sì generoso impegno? Iddio, im-

perscrutabile nei suoi disegni, a questo punto…

Beh, procediamo gradualmente. Marianna che come visto, è sem-

pre sulla breccia, sempre la prima nel servire, nel pregare, nell’in-

fondere speranza e incoraggiare, mai stanca, sempre serena e ab-

bandonata in Dio, sta cedendo quanto a resistenza fisica. Da al-

cun tempo ha emottisi che le causano un deperimento organico,

reso evidente dal pallore del volto e da una generale astenia. Un

po’ di riposo, si pensa, le ridarà vigore, la riporterà in buona salu-

te. All’inizio del Novembre 1823, una persistente febbre la co-

stringe a letto e i medici consultati dal Cottolengo, manifestano

apertamente i loro timori per il futuro. È un dramma; si prospetta

che la nascente famiglia resti orfana di madre in brevissimo tem-

po. Il Cottolengo vorrebbe scongiurare l’imminente pericolo, de-

sidera e ne esprime la richiesta ai medici, di avere Marianna “an-

che su un seggiolone”, ma viva, ottenendo in risposta scuotimen-

ti di capo ad accompagnare un silenzio fin troppo eloquente. In-

tanto le Suore, angosciate e smarrite pregano; pregano molto per

la loro Madre e vorrebbero iniziare per la sua guarigione una no-

vena alla Vergine Consolata. Il Padre, pure in preda al dolore più

100

Page 102: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

profondo: “No” risponde, “Lasciamo fare alla Divina Provviden-

za. Essa sa, noi no.” Noi siamo ragazzi - dirà in un’altra circo-

stanza – e di tutta questa faccenda non comprendiamo nulla.

La Madre sta morendo fisicamente e il Padre ha la morte in cuo-

re: entrambi continuano a vivere nell’eroico abbandono che carat-

terizza la loro vita. Una sera, il 15 Novembre, mentre il Cottolen-

go ascolta le confessioni delle Suore inferme, Marianna s’aggra-

va. Egli accorre al suo letto, in tempo per darle l’assoluzione e ve-

derla morire causa un impetuoso sbocco di sangue. Così, a 41 an-

ni, nel silenzio, nella solitudine, in estrema semplicità, si chiude

l’arco della vita terrena della Madre. Lo Sposo l’ha preparata al-

l’incontro al quale lei stessa vi si disponeva ogni giorno, riceven-

do la Santissima Eucaristia e riconciliandosi con Lui attraverso il

Sacramento della Penitenza due volte alla settimana.

Il Padre Cottolengo è costernato, sbigottito. Rivolgendosi a Dio

con l’ abituale confidenza, esclama: “Signore, che mi avete fat-

to? Ecco una famiglia perduta”, ma subito rianimato dalla fede,

aggiunge: “La Divina Provvidenza saprà ben provvedere un’altra

Madre”. E in quell’ atto, salito al piano superiore dove presta ser-

vizio la signora Massia, la incarica di accettare, almeno tempora-

neamente, il compito di madre delle Suore Vincenzine. Nell’umil-

tà, nella semplicità, con la benedizione del Cottolengo, avviene il

101

Page 103: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

cambio di guardia e la Carità continua a fiorire, a dare i suoi frut-

ti di santità. Ora la neonata famiglia religiosa ha in cielo una Pro-

tettrice: la sua Madre Marianna.

Al diffondersi in Torino della notizia della morte della signore

Nasi, è un accorrere di gente presso la salma a pregare, ad acco-

starle corone e medaglie, a piangere di dolore e di commozione

presso colei che ritiene una santa. Tra le altre persone, accorre

presso la salma un uomo recando in braccio un figlio rattrappito

nelle membra e dolorante,il povero papà estrae la corona dalla ta-

sca e la pone per qualche istante sul corpo della madre, indi la ap-

plica al figlio che ha deposto a terra. Fra lo stupore dei presenti,

questi, che finora non si reggeva in piedi, comincia a camminare.

Tutti vi riconoscono un miracolo, come testimonierà una persona

vivente ai tempi di Padre Anglesio, immediato successore del

Cottolengo.

La sepoltura della Nasi è un trionfo; celebra la vittoria definitiva

del Risorto sulla morte. Accompagnando la bara della Madre, le

sue figlie piangono, e il Padre Cottolengo, durante le esequie do-

vendo pronunciare il nome della defunta, scoppia in un pianto

che si prolunga per tutto il tempo della celebrazione dell’Eucari-

stia. Il grande dolore tuttavia è vestito di cristiana speranza. La

salma viene tumulata nella tomba ceduta dalla famiglia Colomba

102

Page 104: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

e lì rimane per 14 anni, finchè, nel 1846, quando anche il Cotto-

lengo ha già lasciato questa terra da quattro anni, Padre Anglesio,

ottiene di trasportarla nella cripta della Chiesa della Piccola Casa

detta S. Michele. È il 17 Novembre. Qui sono sepolte le Suore

Vincenzine che, almeno per 10 anni avevano servito Gesù nei po-

veri; in un luogo a questo assai vicino, riposano le spoglie del

Fondatore, l’area è sacra, le Suore possono respirare un’aria satu-

ra di santità e ricavare le energie da spendere nella logorante fati-

ca quotidiana, specchiandosi nella vita del Padre, della Madre,

delle Sorelle che hanno già ricevuto la ricompensa per la Carità

esercitata. Commuove leggere nel Gastaldi, L. II, Cap. XIV – ed

1959, come le figlie adornano le spoglie della Madre nella nuova

sepoltura. Attorno al teschio collocano una corona del Rosario,

come ghirlanda e ai quattro lati appongono le seguenti frasi della

scrittura: “Non est mortua sed dormit” (Mc.5,39); “Laudant eam

opera eius” “Confidit in ea cor patris” “Surrexerunt filii qui et

beatam dixerunt” (Prov. 31, 11-31).

L’intera Piccola Casa, nella varietà delle sue Famiglie è presente

alla tumulazione in quel 17 Novembre; tra luci, preghiere, profon-

da commozione si celebra l’Eucaristia dopo la quale il Can. Re-

naldi che aveva già tenuto l’orazione funebre nella Messa ese-

103

Page 105: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

quiale del Cottolengo al Corpus Domini, commemora ufficial-

mente Madre Marianna Nasi. La salma di lei viene indi tumulata

nella cripta ed in tal modo, riunita anche con i resti corporali alle

sue figlie defunte, continua ad esortare le viventi, a soccorrerle

nell’esercizio anche eroico della carità. Non è però ancora questo

il luogo definitivo per la salma della Madre. La cassa che la con-

tiene, il 24 Novembre 1899, viene aperta per speciale ricognizio-

ne e deposta in un’altra il 21 Dicembre del medesimo anno, nel

pronao della Chiesa “grande”, nella Rotonda a destra di chi vi

entra da via S. Pietro in Vincoli.

Sul nuovo sepolcro, nel 1941, viene apposta una lapide con la

scritta: Le Venerate spoglie di Madre Marianna Nasi Pullini pri-

ma Superiora delle Suore e della Piccola Casa, nata a Torino il 6

– 7- 1791 deceduta il 15 – 11 – 1832, trasportata dal Cimitero di

S. Pietro in Vincoli nella Cappella Mortuaria di S. Michele il 17

– 11- 1846, riesumata e qui deposta il 21 – 12 1899 nella Chiesa

del Santo Fondatore, attendono la Risurrezione e la gloria eterna.

La lapide, come pure quella di Padre Anglesio che le sta di fron-

te, sono offerte dal Geom. Oreste Falcioni, Ispettore dei Cimiteri.

Nella cripta di S. Michele restaurata nel 1951, a ricordare la pre-

senza della salma in questo luogo, viene collocato in una nicchia

un busto marmoreo di Madre Nasi. Una lapide murata ricorda la

104

Page 106: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

traslazione della salma prima dal Cimitero di S. Pietro in Vincoli

alla Piccola Casa nella suddetta cripta, indi di qui nel pronao del-

la Chiesa Grande della stessa Piccola Casa.

105

Page 107: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

C A P I T O L O 2

Solo un pro-vicario

Era chiamato familiarmente don Franceschino.

Era un prete del Cottolengo piccolino, minuto, ma con una fede limpida e grande, un cuore colmo di compassione per i fratelli più fragili, più poveri: quelli che il mondo dice meno fortunati e che, alla Piccola Casa della divina Provvidenza, più nota come “Il Cottolengo” dal nome del suo fondatore, raccoglieva sotto la paterna bontà di Dio e lo sguardo benedicente di Maria, nostra “tenera e buona Madre”. A quella piccola, grande Casa in cui vi-vevano i vivono tante Famiglie diverse tra loro, piccoli e grandi, uomini e donne che qui abitano per vocazione, o spinti da neces-sità di vario genere, venne indirizzato dal parroco di Pogliano Mi-lanese l’ancor ragazzino, suoi parrocchiano Francesco Paleari. Era il luogo più adatto a lui, se là lo avevano condotte le circo-stanze, certamente, benché, nei primi tempi del suo trasferimento al piccolo seminario del “Cottolengo”, Franceschino afflitto e tra-vagliato dalla nostalgia della casa paterna, meditasse di farvi ritorno.Il muretto da lui avvistato per la fuga lo riempì di paura, mentre tentava di scavalcarlo; l’altezza gli parve eccessiva, per cui si arrestò nel suo proposito. Da quel giorno, rimase serena-mente alla Piccola Casa, attese agli studi, raggiunge la vetta del Sacerdozio. Era sempre più contento, sempre più buono e affabi-le con i compagni, soprattutto sempre più colmo di attenzioni, di

106

Page 108: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

rispetto, di Carità verso i poveri suoi fratelli che vivevano nella stessa Casa. Intelligenza acuta, cuore in espansione: sempre don Franceschino, il piccolo prete che metteva i piccoli a loro agio e con i grandi stava bene.

Non passò molto tempo che il Vescovo di Torino nella cui dioce-si sorgeva - come ancora oggi - la Piccola Casa, lo chiamò a sé per dargli l’incarico di suo pro Vicario generale. Don Franceschi-no obbedì anche quella volta, forse con un po’ di rammarico per dover sottrarsi un po’ al “Cottolengo”, ormai sua seconda fami-glia. In realtà egli non abbandonò mai i poveri ai quali riservava le sue attenzioni e cure più squisite, come pire alle Suore, serve di Gesù nella persona dei poverelli. Don Paleari rimase piccolo agli occhi di tutti, spargendo intorno a sé serenità, inculcando fi-ducia nei cuori.

Non fece nulla di straordinario; in lui l’ordinario era straordina-rio per la carica di amore che poneva in ogni suo atto, per la deli-catezza con cui trattava ogni creatura, per la fedeltà, la precisione che contraddistingueva ogni suo gesto. E il tutto avvolto in un alone di semplicità e di umiltà che lo rendevano caro ad ogni per-sona.

Don Franceschino era anche un oratore, come appare da confe-renze, quaresimali, panegirici, prediche intarsiate di riferimenti biblici. I suoi pensieri, le considerazioni che rivolgeva alla gente ne catturavano l’anima e muovevano le fibre più profonde del cuore. Ricercato come Confessore e direttore spirituale all’inter-no del “Cottolengo” e fuori, accoppiava alla santità una dottrina

107

Page 109: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

e una prudenza non comuni. Si spendeva per tutti, piccoli e gran-di, senza calcolo, alcuno, senza mai risparmiarsi. Quel piccolo prete che si sarebbe detto nato per vivere nascosto tra i poveri e i piccoli, era noto, cercato in tutta Torino. Ciò tuttavia non lo porta-va a deflettere neppure di un passo, dallo stile di vita umile, sem-plice, gioiosa. Sì, gioiosa: nelle poche fotografie di don Paleari egli appare sempre sorridente. La serenità e il sorriso conservò negli anni della malattia, durante la quale si rimetteva, oltreché nelle mani di Dio, anche in quelle dei medici e infermieri, come un bambino.

Ecco alcune poche perle, piccole di santità, che emergono dalla sua predicazione o dai suoi colloqui.

- Non per forza, ma per amore; per forza d'amore!

- Il Signore non ci manda ai del male, ma sempre dei beni.

- Dobbiamo essere come la palla che, quanto più con forza è lan-ciata a terra, tanto più alta rimbalza.

- Non mi spavento di nulla; c'è la divina Provvidenza.

- Viviamo di fede! Ricordiamo che le tribolazioni sono strumenti della divina Provvidenza. Adoriamo il mistero.

- Gesù e Maria hanno operato la nostra Redenzione in Croce e sotto la Croce.

- La pazienza è legge universale; nella pazienza possederai te stesso.

108

Page 110: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

- Coraggio e confidenza: Gesù sa compatire più di noi. Avanti in Domino.

- Nel tempo natalizio andava ripetendo: Volete andare in estasi? Pensate: Dio Bambino per me!

- A quanti avevano con lui maggior confidenza diceva: “Faccia-moci furbi, facciamoci furbi” ed accennava al Cielo.

I Santi fanno passare la luce: di quanta luce ci ha inondati il pic-colo prete del Cottolengo. Del santo Curato d’Ars s’è scritto che aveva il cuore liquido, cuore di compassione. Così il Beato don Franceschino. Egli, come tutti e ciascun Santo, è il commento più credibile del Vangelo, ed ha assunto pienamente la vita e la storia. Il S. Cottolengo, padre del Beato Paleari, soleva dire: “I Santi, oh i Santi. Quelli sì che l’intendevano bene”. Infatti tutti i Santi si sono dapprima dedicati all’impresa di raggiungere la per-fezione, scolpendosi la propria statua; tutti, prima o poi, vi hanno rinunziato, illuminati da Dio sulla loro impotenza. Hanno smesso di guardare a se stessi per vedersi crescere in santità. Senza que-sta rinuncia, essi non sarebbero santi. I Santi ci incoraggiano sem-pre.

A don Paleari non fu risparmiato il calice amaro della sofferenza, ma egli salì il suo Calvario in silenzio, ritirandosi, nascondendosi sempre più. La domenica 7 maggio 1939 vide il Volto di Dio sen-za veli ed entrò nella sua gioia. Fu notato che i bambini erano co-

109

Page 111: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

me calamitati dalla sua bara: segreta attrattiva della semplicità e della bontà di don Franceschino. aveva 76 anni: vecchietto con cuore di fanciullo. Ora quel cuore, intero, è in una teca, accanto al corpo trovato incorrotto, racchiuso in una cassa esposto nella Chiesa principale della Piccola Casa.

La Chiesa proclamò don Franceschino Beato il 17 settembre 2011.

110

Page 112: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

S E Z I O N E 6

Luigi dei poveri; cantore della Provvidenza

C’è un altro figlio di San Giuseppe Benedetto Cottolengo in cam-mino verso il riconoscimento ufficiale della santità della sua vita. Il suo nome è Andrea Bordino il quale, divenuto religioso laico - Fratello è chiamato presso noi - mutò il nome ricevuto al fonte battesimale con il nuovo nome datogli dalla Professione religio-sa: fratel Luigi della Consolata.

Di lui, umile figlio della bassa Langa albese, scrisse molto, con alto e scorrevole stile narrativo, un suo Confratello che tanto amò fr. Luigi e tuttora gli vuole molto bene. Tutto ciò che di lui si potrebbe dire è stato scritto da fr. Domenico Carena1.

L’invito è a leggere qualcuno dei suoi libri; per un avvio, qui si può trovare in una sintesi ridotta ai minimi termini del Venerabi-le fr. Luigi. Sì, la Chiesa, finora, l’ha riconosciuto degno di vene-razione ed intento continua l’iter richiesto per giungere alla Cano-nizzazione. Fratel Luigi certamente sorride, senza tuttavia far pa-rola, com’era suo costume, di questa burocrazia, mentre noi, sue Sorelle, ne godiamo ed affrettiamo con il desiderio e la preghie-ra, l’ora in cui sarà concesso di pregare ufficialmente il Beato, prima e poi il Santo, fr. Luigi.

Alcune note biografiche di lui, quindi.

111

Page 113: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

Andrea era nato a Castellinaldo (CN) nel 1922 in una famiglia contadina ricca di fede, saldamente ancorata alla tradizione dei padri. Una famiglia di lavoratori di quelle terre di collina rese fe-conde per la benedizione di Dio e il sudore degli uomini. Sudava anche Andrea sulle zolle, lungo i filari di viti che ricamavano le terre; egli aveva braccia robuste e cuore generoso; era una roccia su cui si poteva contare. Ci contava il parroco per il ministero pa-storale, ci contavano gli amici, certi di trovare sempre in Andrea comprensione e aiuto. Ci contava anzitutto la famiglia per il buon funzionamento della “baracca”.

A cambiare drasticamente le sorti della famiglia Bordino è l’infu-riare della II guerra mondiale che continua a trascinare nella tra-gedia schiere di giovani. Nel gennaio 1942, Andrea, a 19 anni, è arruolato nell’Artiglieria alpina della Cuneense e ben presto, al-l’improvviso trasferito sul fronte orientale: inizia la terribile, as-surda campagna di Russia che portò i combattenti alla carnefici-na. Dopo un paio di mesi, Andrea venne trasferito in un enorme lager fatiscente. Fin da allora egli si prodigò per il prossimo, to-talmente dimentico di sé. Nei lunghi momenti di maggior soffe-renza, in quell’inferno di gelo, di mancanza di nutrimento, An-drea condiva di preghiera il suo ministero di carità verso i commi-litoni. Già allora avrebbe potuto essere proclamato Santo; lo era a tutti gli effetti. In un ora più tragica di altre; quando lo spirito, dalle tribolazioni fisiche è reso sensibilissimo alle visite del Si-gnore, fece a Lui una promessa, anzi due: “Se ritornerò a casa, fa-rò costruire un pilonetto votivo alla Vergine Consolata mi dedi-cherò totalmente al servizio dei sofferenti”.

112

Page 114: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

Vi ritornò con il fratello suo compagno di prigionia, dopo quattro anni. Il pilonetto fu edificato mentre Andrea, con negli occhi e nel cuore le molte tremende immagini di feriti, di coetanei da lui portati a spalle per un minimo di sepoltura, pensava al suo futu-ro. La fase di discernimento fu lunga: Andrea, con una sua sorel-la, decise di entrare alla Piccola Casa della divina Provvidenza, nota come “il Cottolengo” a Torino. Accolto, nella Congregazio-ne dei “Fratelli” dove servì i poveri, gli ammalati, nel totale, gra-tuito dono di sé, prediligendo sempre i più poveri, i più soli. Eb-be anche incarichi di responsabilità, ma per lui curare i malati, la-vorare in campagna (per otto anni consecutivi venne al nostro Monastero a falciare l’erba del terreno circostante), lavare i piat-ti, rimettere in sesto i barboni non faceva differenza.

Nel 1947 Bordino, con il nuovo nome, Fratel Luigi della Conso-lata, aveva ricevuto tre perle, i Voti religiosi di castità, povertà e obbedienza e così arricchito passò in corsie e sale, ovunque por-tando benedizione.

Assai stimato dai medici, dai colleghi, riceveva titoli onorifici, non montò mai in superbia; parlava pochissimo, “seppelliva tutto dentro di sé” e tutto e tutti portava in preghiera a Gesù e alla Ver-gine Consolata.

Nel 1975 venne per fr. Luigi l’ultima prova; gli esami clinici ma-nifestavano una leucemia che covava da tempo nel suo corpo. Ben conscio della gravità della sua malattia, al suo superiore che lo accompagnò all’ospedale, confidò: “Mi rincresce perché non potrò più fare molto per i malati, neanche per la Famiglia dei

113

Page 115: Attiraci a Te - Monastero cottolenghino IL CARMELO · 2020. 4. 8. · Il tuo volto io cerco Anch'io, Gesù, ti voglio vedere, almeno nell'immagine lasciata impressa nel lenzuo-lo

Fratelli; non potrò più aiutarti. Per tutto il resto sia fatta la Vo-lontà di Dio fino alla fine e voglio farla allegramente. Sono que-sti i momenti di fede”.

Si sottopose ad una terapia antileucemica, si lasciò operare, ma un anno dopo la malattia si aggravò. Egli era tuttavia sereno, co-me si legge nel Diario della Congregazione: “Da alcuni giorni fr. Luigi soffre di un eritema cutaneo. Febbre costante fra i 39-40 gradi. E’ sereno, prega tutto il giorno, incoraggia gli altri ammala-ti della corsia”. Ed egli andava dicendo: “Mi usano troppe atten-zioni, non merito tanto”. Così ..., finché il caro si spense. Era il 25 agosto 1977. Fr. Luigi aveva 55 anni.

Il pilone, fatto costruire dal Venerabile fr. Luigi a Castellinaldo, suo paese natio, è meta di pellegrinaggi, specie nell’anniversario della sua morte. Lo visitano giovani e anziani per cercarvi sereni-tà, per chiedere grazie con l’intercessione del santo Fratello. E tutti se ne partono da Lui beneficati.

1 Fratel Luigi, la Roccia (S. Paolo)

L’infermiere dei poveri (Effatà)

Dalla Siberia al Cottolengo (D. Carena, Piccola Casa Divina Provvidenza)

114