Astronomia Nova n° 1 Maggio 2011

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ASTRONOMIA NOVA n. 1, maggio 2011 EAN– European Astrosky Network ASTRONOMIA & INFORMAZIONE INDICE Editoriale p. 3 Fabrizio CIABATTARI, Il progetto di ricerca di Supernovae all’Osservatorio Astronomico di Monte Agliale p. 4 Francesco ONGARO, Quarto centenario dell’ottica di Keplero. Nel 1611, l’Astronomo Imperiale pubblicò la sua rivoluzionaria Dioptrice p. 10 Carlo MARAZZINI, La prima volta di “Astrofilo”. Storia di una parola ipercolta che ora ci è familiare p. 17 Giancarlo BATTISTI, 18 febbraio: cronaca di un evento solare eccezionale p. 19 Cristian FATTINNANZI , Saturno in alta risoluzione p. 21 VIDEO: Il dobsoniano RP ASTRO NGC 16” commentato da Salvatore Albano p. 24 4° Convegno EAN a Concordia sulla Secchia (MO), 27-28-29 maggio 2011 p. 25 Webzine gratuita www.eanweb.com Supplemento al n. 1 di ASTRONOMIA NOVA: Mauro DOLCI, Astrosismologia di Giove

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http://www.eanweb.com/rivista-astronomia/http://www.eanweb.com/Dal sito:"ASTRONOMIA NOVA è rivolta agli amatori che già dispongono di conoscenze tecnico-scientifiche di base.Gli articoli avranno un buon contenuto culturale. Saranno proposti progetti di ricerca alla portata della maggior parte degli amatori e si divulgheranno le analisi tecniche della strumentazione in arrivo sul mercato astronomico.Si punterà molto su progetti didattici a livello nazionale ed internazionale. Anche la storia dell’astronomia non sarà dimenticata."

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  • A S T R O N O M I A N O V A n . 1 , m a g g i o 2 0 1 1

    E A N E u r o p e a n A s t r o s k y N e t w o r k

    A S T R O N O M I A & I N F O R M A Z I O N E

    INDICE

    Editoriale p. 3

    Fabrizio CIABATTARI, Il progetto di ricerca di Supernovae allOsservatorio Astronomico di Monte

    Agliale p. 4

    Francesco ONGARO, Quarto centenario dellottica di Keplero. Nel 1611, lAstronomo Imperiale

    pubblic la sua rivoluzionaria Dioptrice p. 10

    Carlo MARAZZINI, La prima volta di Astrofilo. Storia di una parola ipercolta che ora ci

    familiare p. 17

    Giancarlo BATTISTI, 18 febbraio: cronaca di un evento solare eccezionale p. 19

    Cristian FATTINNANZI , Saturno in alta risoluzione p. 21

    VIDEO: Il dobsoniano RP ASTRO NGC 16 commentato da Salvatore Albano p. 24

    4 Convegno EAN a Concordia sulla Secchia (MO), 27-28-29 maggio 2011 p. 25

    Webzine gratuita www.eanweb.com

    Supplemento al n. 1 di ASTRONOMIA NOVA: Mauro DOLCI, Astrosismologia di Giove

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    REDAZIONE Direttore editoriale: Rodolfo Calanca, [email protected] Co-direttore: Angelo Angeletti, [email protected] Redattore responsabile: Manlio Bellesi, [email protected] Redattore: Lorenzo Brandi, [email protected] Responsabile dei servizi web: Nicol Conte, [email protected]

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    PROGETTI EAN

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    EDITORIALE A CURA DELLA REDAZIONE EAN

    Da alcuni anni EAN European Astrosky Network, www.eanweb.com, svolge unintensa attivit culturale e scientifica, con una particolare attenzione alla comunica-zione e alla divulgazione astronomica. EAN ha dato vita alla webzine ASTRONOMIA NOVA per-ch ritiene necessario un salto concettuale davvero signi-ficativo nel fare comunicazione scientifica, con un uso allargato, intelligente e diversificato del web attraverso lapplicazione di strumenti innovativi, quali i servizi multi-mediali di informazione. Attraverso la webzine, EAN si propone, anzitutto, di costi-tuire un ausilio di ordine culturale e scientifico per tutti gli appassionati di astronomia, compresi studenti e docenti di ogni ordine e grado. Essa si offre per anche come luogo di confronto delle idee e delle esperienze culturali e scientifi-che di professionisti ed amatori dellastronomia. ASTRONOMIA NOVA utilizza, ed utilizzer ancor pi in futuro, video a supporto dellinformazione, anche attraver-so ampi servizi sui nuovi telescopi ed accessori che il mer-cato propone ai professionisti ed agli appassionati di astro-nomia. Gi da questo primo numero, alcuni articoli sono accompa-gnati da video (che finiranno sul canale EAN di Youtube, www.youtube.com/user/rudycalanca) realizzati dagli auto-ri che introducono cos largomento da essi trattato. Nelle settimane successive alla pubblicazione della webzi-ne, sulle Newsletter EAN, indicheremo le date nelle quali, attraverso il servizio televisivo EAN e la chat ad essa asso-ciata, essi risponderanno in diretta alle domande dei letto-ri. Dopo la lettura degli articoli, potrete inviarci i vostri quesiti a: [email protected]; le domande pi interessanti saranno trattate dagli autori nelle dirette web.

    Per celebrare lavvio della pubblicazione di ASTRONOMIA NOVA sottoponiamo allattenzione dei nostri gentili lettori un supplemento speciale al n. 1, dedicato allAstrosismologia di Giove, un importante lavoro di ricer-ca svolto da Mauro Dolci, Astronomo Ricercatore presso INAF Osservatorio Astronomico Collurania (Teramo, www.oa-teramo.inaf.it/ita/). Come opportunamente ci informa il dr. Dolci, lAstrosismologia planetaria una branca dellastronomia accessibile anche agli astrofili, i quali, coltivandola, potrebbero dare un significativo contri-buto scientifico alla conoscenza dei pianeti giganti del Si-stema solare, Giove e Saturno. Alle associazioni astrofili ed ai singoli appassionati rivolgia-mo linvito a segnalarci le loro iniziative di interesse pub-blico: serate osservative, star party, programmi, progetti e, ovviamente, articoli (alla solita mail: [email protected]). Chiediamo a tutti di collaborare rispettando le specifiche riportate nellultima pagina della webzine, riguardanti le modalit di inoltro degli articoli e delle note informative. Unultima informazione, in chiusura di questo editoriale, riguarda il logo ed il nome della webzine. Il logo tratto da uno splendido disegno di Russell William Porter (1871-1949), artista, ingegnere ed astrofilo americano che fu am-piamente coinvolto nella progettazione del telescopio di 5 metri dellOsservatorio di Monte Palomar. Il soggetto del disegno, datato 1936, una raffigurazione dellOsservatorio che sarebbe sorto sulla cima di Monte Palomar oltre un decennio dopo. Il titolo ASTRONOMIA NOVA ed il forma-to grafico corrispondente, tratto direttamente dal fronte-spizio della grande opera di Keplero, Astronomia Nova (1609) - si veda la figura a pagina 10, nella quale sono for-mulate le prime due leggi del moto dei pianeti.

    LA REDAZIONE DI ASTRONOMIA NOVA

    Da sinistra: Rodolfo Calanca, Angelo Angeletti, Manlio Bellesi, Lorenzo Brandi, Nicol Conte

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    Il progetto di ricerca di Supernovae allOsservatorio Astronomico di Monte Agliale

    Fabrizio Ciabattari [email protected]

    Abstract: sono descritti gli interventi a livello hardware e software che hanno permesso di trasformare losservatorio di Monte Agliale in una struttura completamente automatica, in grado di attuare sessioni senza alcuna assistenza remota. Il volume di immagini realizzabili, per il progetto di monitoraggio di Supernovae, cresce sensibilmente e vengono quindi illustra-ti gli interventi implementati per la successiva fase di analisi. Infine si presentano i risultati pi significativi e viene valutata la possibilit di realizzare un coordinamento tra pi stazioni interessate al progetto.

    LOsservatorio Astronomico di Monte Agliale (sito web: www.oama.it) una struttura pubblica che sorge nei pressi del paese di Cune, nel Comune di Borgo a Mozza-no, in provincia di Lucca. Le infrastrutture sono state realizzate grazie ai contributi e alloperato del Comune e della Comunit Montana della Media Valle del Serchio. Le attrezzature tecniche sono di propriet dellassociazione di astrofili Gruppo Ricerche Astrono-miche (GRA), incaricata della conduzione di tutte le atti-vit. L'edificio che ospita il telescopio (fig. 1) consiste di un ambiente con una copertura a tetto scorrevole, allinterno del quale sono alloggiati alcuni telescopi Schmidt-Cassegrain classe 20 30 cm ed il telescopio principale.

    E motorizzato con il sistema di puntamento elettronico FS2 ed equipaggiato con una camera CCD FLI Proline e focheggiatore elettronico FLI PDF. A breve verr instal-lata anche la ruota portafiltri FLI CFW2-7. La camera CCD monta il chip Marconi 4710, un disposi-tivo retroilluminato processato con trattamento mi-dband e caratterizzato da una matrice con 1056x1027 pixel da 13 micron di lato. Larea del chip di 13.3 mm2; questi parametri permettono di ottenere un campo in-quadrato di circa 20 arcmin e una scala, sul piano foca-le, di 1.16 arcsec/pixel. Sul telescopio principale instal-lato un rifrattore guida da 12 cm di apertura, ridotto a f/7.5; il rifrattore monta una camera CCD SBIG ST7 che, in binning 2, presenta una scala intorno a 4 arcsec/pixel. Il telescopio pilotato attraverso il software pla-netario TheSky6 mentre le camere CCD ed il focheggia-tore sono controllate con MaxIm DL. Per lesecuzione delle procedure astrometriche viene adoperato CCDSoft. Grazie allintegrazione di librerie di funzioni, possibile gestire i tre applicativi (MaxIm DL, TheSky6 e CCDSoft) allinterno di progetti Visual Basic (VB). Ci ha permesso la realizzazione di programmi VB personalizzati, finalizzati allimplementazione delle pro-cedure atte alla realizzazione dellautomazione dellosservatorio. Altri interventi fondamentali sono stati la motorizzazio-ne del tetto scorrevole dellosservatorio e lacquisto della scheda IOADR810, prodotta dalla National Control De-vices, fondamentale per lutilizzo dei diversi dispositivi: sensori di presenze, di pioggia, di continuit elettrica, comandi di apertura/chiusura del tetto scorrevole, con-trollo dei fine corsa movimento tetto e telescopio, con-trollo degli alimentatori. La scheda IOADR810 programmabile con i pi comuni software ed un dispositivo ibrido, dotato di relays e porte I/O analogico-digitali (figura 3).

    Fig.1: ledificio del telescopio dellOsservatorio Astrono-mico di Monte Agliale.

    Losservatorio stato trasformato in una struttura com-pletamente automatica, capace di eseguire intere sessio-ni osservative in piena autonomia, senza alcun controllo di operatori in situ, n on line. Il telescopio automatiz-zato un Newton da 50 cm di apertura, f/4.5 (fig. 2).

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    Una ulteriore scheda dinterfaccia autocostruita, provvi-sta di altrettanti relays e disaccoppiatori ottici, ha per-messo il cablaggio di tutti gli apparati. Un cellulare in-stallato in osservatorio consente il videocontrollo delledificio rispondendo ed effettuando chiamate auto-matiche. Il software skydaemon, sviluppato in VB (Visual Basic), sovrintende alla gestione dellosservatorio. Allavvio di una sessione automatica, vengono realizzate le seguenti procedure: controllo della posizione dei fine corsa relativi al movimento del tetto, apertura del tetto scorrevole, verifica della posizione dei fine corsa movimento tetto, accensione degli alimenta-tori delle camere CCD e del sistema di puntamento elet-tronico FS2, raffreddamento delle camere CCD, sincro-nizzazione iniziale del telescopio, verifica della posizione iniziale dai dati astrometrici relativi alla prima immagi-ne, avvio dellapplicativo masacas, che provvede alla conduzione della sessione osservativa, come illustrato in seguito. Durante lattivit osservativa, skydaemon moni-tora periodicamente diversi sensori e segnali: controlla i sensori di rilevamento presenze allesterno dellosservatorio, il sensore di pioggia, il limite orario imposto inizialmente, la presenza dellenergia di rete (in assenza di energia elettrica un gruppo di continuit assi-cura lalimentazione per un tempo adeguato a completa-re lo shutdown), eventuali allarmi dovuti a cielo nuvolo-so o trasmessi tramite internet. Al termine della sessio-ne vengono eseguite le procedure inverse: il telescopio si sposta in posizione di parcheggio, vengono disattivati i link con le camere CCD, con il focheggiatore e con il si-stema di puntamento FS2, vengono spenti gli alimenta-tori. Infine viene chiuso il tetto scorrevole dellosservatorio.

    Fig. 2: Il telescopio da 50 cm di apertura f/4.5, si pu notare la camera FLI Proline ed il focheggiatore FLI PDF montati al fuoco Newton; in parallelo installato il telescopio rifrattore con camera SBIG ST7.

    Come detto sopra, skydaemon lancia masacas, appli-cativo sviluppato in VB. Esso il software deputato alla effettiva realizzazione del programma osservativo: itera le diverse fasi che vanno dal puntamento del telescopio (secondo un programma predefinito) alla realizzazione della ripresa digitale e al salvataggio del file in formato FIT, attraverso lesecuzione dellastrometria e la conse-guente sincronizzazione del telescopio sul punto della volta celeste effettivamente inquadrato. La lista dei campi da fotografare, nellambito della ses-sione osservativa automatica, viene fornita al software masacas sotto forma di un file di testo chiamato target.txt. Ogni record consiste di campi con i valori dei parametri necessari alla realizzazione della ripresa: le coordinate equatoriali del soggetto, il tempo di esposi-zione, la precisione da assicurare nel puntamento del telescopio, leventuale filtro da adoperare ed il numero di copie da effettuare. Un ulteriore campo permette di realizzare particolari task, prima di effettuare la ripre-sa digitale stessa. Attualmente quelli implementati sono i seguenti: modifica del binning, avvio della procedura di autofocus/defocus, avvio della procedura di autogui-da, realizzazione di immagini di buio (anzich di luce), attivazione della procedura per la realizzazione di ripre-se drift scan per osservazioni di occultazioni asteroidali.

    Fig. 3: Il dispositivo IOADR810 e la scheda autoco-struita hanno permesso l'interfacciamento dei diversi apparati installati in osservatorio.

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    I programmi skydaemon e masacas, durante la fase ope-rativa, aggiornano continuamente alcuni file, descrittivi delle varie azioni realizzate. I seguenti file di log (fig. 4) costituiscono un esempio relativo alla sessione osser-vativa del 24 marzo 2011, dedicata principalmente al monitoraggio di Supernovae. Skydaemon.log riporta tutte le fasi di gestione e controllo dellosservatorio, ope-rate dal software skydaemon: si nota che la sessione iniziata alle ora 19.15 e si protratta fino allalba (5.35). Masacas.log mostra, invece, un dettaglio della serie di riprese digitali di diversi soggetti: le voci relative ai cam-pi PGC si riferiscono a galassie del catalogo Principal Galaxy Catalog selezionate per la ricerca di possibili Su-pernovae; le righe relative alloggetto 1998WL9 sono invece descrittive dellosservazione del pianetino 1998WL9 (scoperto dallosservatorio di Monte Aglieale nel lontano 1998). Nella parte superiore si pu anche notare la sequenza di azioni relative alla procedura di autofocheggiamento che ha permesso di migliorare il fuoco, passando da immagini con una larghezza di 1.8 pixel a 1.4 pixel. Nella sessione del 24 marzo 2011 sono state realizzate 615 differenti riprese digitali a circa lo stesso numero di campi di galassie e 5 focheggiamenti automatici. Lultimo aspetto significativo che caratterizza il sistema e che lo rende completamente autonomo, il fatto che le immagini realizzate vengono gestite automaticamente

    da un ulteriore software (netdaemon) che si occupa dellupload su server: netdaemon, tramite una connes-sione internet ADSL, carica le immagini della sessione (e quelle di confronto necessarie per la successiva anali-si) su un server usato come ponte per lo scambio e la condivisione dei file da parte dei membri del gruppo. In particolare, in occasione della sessione del 24 marzo, netdaemon ha trasferito i 615 file immagine, insieme ai corrispondenti per il confronto, per un totale di 1220 file FIT da circa 300 KB ciascuno. Il completamento della gestione remota/automatica reso possibile dal fatto che netdaemon, oltre ad assicu-rare lupload automatico dei file, consente il controllo remoto di tutte le fondamentali procedure: permette lavvio remoto della sessione, fornendo i parametri dingresso a skydaemon ed il file dei bersagli a masacas (target.txt). Permette di scaricare, in tempo reale, i file immagine, di intervenire sulla lista dei bersagli, di con-trollare landamento della sessione ed, eventualmente, di interromperla. Generalmente la sessione procede in modalit automatica, fino allorario imposto (lalba) o finch un eventuale segnale di allarme non la interrom-pa. Ovviamente anche possibile, mediante software di desktop remoto, intervenire da casa prendendo possesso dei computer in osservatorio e quindi passando ad una gestione manuale, sospendendo quella automatica.

    Fig. 4: I file skydaemon.log (sinistra) e masacas.log vengono prodotti dalle routine di automazione e descrivo-no tutte le attivit realizzate dagli applicativi skydaemon e masacas.

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    Il sistema stato concepito per la realizzazione di pro-grammi osservativi automatici dedicati ad attivit di ricerca/monitoraggio in tutti quei contesti che si basano sullimaging digitale. Sono state realizzate, con esito positivo, sessioni finaliz-zate allosservazione di transiti di pianeti extrasolari e di occultazioni asteroidali, sessioni per il monitoraggio di corpi minori del sistema solare (asteroidi, comete) e fe-nomeni di Supernovae. Una volta disponibile la ruota portafiltri, diverr possi-bile programmare osservazioni fotometriche automati-che. Lattivit principale condotta presso losservatorio di Monte Agliale ha riguardato, in questi ultimi anni, pro-grammi di ricerca di Supernovae. La realizzazione del sistema automatico sopra descritto ha richiesto diverso tempo; le prime sessioni sono state condotte, con una certa affidabilit, dal 2008. Inizialmente disponevamo di una camera CCD SBIG ST6 che permetteva di ottenere campi relativamente piccoli; dal giugno 2009 sono entrate in funzione la ca-mera Proline ed il focheggiatore PDF.

    Per lattivit di ricerca di Supernovae necessario dotar-si di una lista di potenziali bersagli rappresentati da campi di galassie nelle quali sia possibile scorgere la presenza di oggetti appartenenti a tale classe. Abbiamo operato interrogando il database PGC di TheSky6 e ottenuto una lista di circa 40000 campi di galassie soddisfacenti determinati criteri, relativamente alla magnitudine superficiale, alle dimensioni angolari e alla posizione sulla volta celeste. Questi dati sono stati arrangiati in un file (catalog.xls) di un foglio elettronico e, attraverso semplici operazioni di filtro, possibile ottenere un sottoinsieme di alcune centinaia di galassie da fotografare notte per notte. Questo sottoinsieme di bersagli viene a sua volta organizzato nel file di testo target.txt che, opportunamente formattato, viene in-terpretato da masacas nella conduzione della sessione osservativa automatica. Il file catalogo.xls (fig. 5) viene aggiornato con i dati relativi ad ogni sessione aggiun-gendo, per ogni campo di galassie catalogato e fotogra-fato, informazioni sulla data e sulla directory contenente i file immagine. Per noi costituisce anche una sorta di indice, indispensabile per il reperimento di un qualun-que file immagine archiviato.

    Fig. 5: il file catalogo.xls rappresenta il database della lista dei bersagli per lattivit di ricerca di Supernovae e per-mette la realizzazione di diverse importanti procedure quali lassemblaggio del file target.txt mediante operazioni di filtro, la ricerca di file immagine nellarchivio, la ricerca di eventuali prediscovery, calcoli statistici sulle osservazioni, ecc.

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  • Chi si occupa di ricerca di Supernovae sa che, anche per un semplice controllo visuale, indispensabile disporre di im-magini di confronto. Spesso queste sono rappresentate da riprese digitali realizzate agli stessi oggetti ma in momenti precedenti. Noi abbiamo optato per una scelta diversa, soprattutto per-ch nella prima fase tali confronti erano del tutto assenti. Abbiamo sviluppato una routine, attiva nei computer dellosservatorio in contemporanea con lo svolgimento del-la sessione automatica, che si occupa di reperire le imma-gini di confronto: lapplicativo (ancora scritto in VB) si col-lega al sito Digitized Sky Survey e provvede allinterrogazione del database, scaricando unimmagine di confronto, appartenente alla survey DSS 2 red, per ogni immagine realizzata nella contemporanea sessione osser-vativa. Sfruttando i parametri noti dalla soluzione astrome-trica, il programma scarica unimmagine perfettamente sovrapponibile (fig. 6) a quella realizzata dal nostro tele-scopio (in termini di centro del campo inquadrato,

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    dei membri del gruppo. RISULTATI Una versione ridotta del pacchetto di routine sviluppato per losservatorio di Monte Agliale stata esportata su si-stemi privati. Il primo risultato significativo cos arrivato con la scoperta della SN 2007ru il 27/11/2007, effettuata con un telescopio SC da 30 cm di apertura che operava dai sobborghi di Lucca e che veniva pilotato dai software di automazione, allora in fase di debug. Nel 2008 sono arri-vate le prime scoperte effettuate da Monte Agliale grazie al sistema automatico descritto. Nel giugno 2009 la vecchia camera CCD ST6 stata sostituita dalla nuova arrivata FLI Proline (con relativo focheggiatore PDF) che ha dato altri frutti. La tabella seguente riporta una sintesi dei risultati pi significativi. Una considerazione particolare va dedica-ta alloggetto classificato PSN J12052970+4646315: si tratta di una possibile Supernova da noi scoperta la notte del 15 gennaio 2011. Dal 2011 il CBAT, lente professionale che si occupa della raccolta, validazione e diffusione di

    Fig.6: Limmagine a sinistra ritrae la galassia PGC19790, ripresa in una sessione osservativa automatica e con un tempo di esposizione di 20 secondi. Limmagine a destra, relativa alla Survey POSS2 red, stata scaricata automati-camente dal sito del Digitized Sky Survey. La perfetta sovrapponibilit permette la realizzazione di operazioni di blink, senza alcun passaggio intermedio. visibile la Supernova classificata 2009mj, scoperta dallosservatorio di Monte Agliale.

    estensione del campo e rotazione del campo). Limmagine di confronto generalmente pi profonda della nostra, priva di difetti e quindi perfettamente adeguata a rappre-sentare un valido termine di paragone per la ricerca di Su-pernovae nelle nostre immagini. Al termine della sessione osservativa, netdaemon carica sul server ponte i due insie-mi di immagini: quello costituito dalle riprese digitali effet-tuate dal nostro telescopio e quello costituito dalle corri-spondenti immagini di confronto scaricate dal sito del Di-gitized Sky Survey. Il download dei file per la successi-va analisi viene realizzato comodamente da casa da parte

    notizie inerenti fenomeni astronomici transienti quali lesplosione di Supernovae, ha modificato la procedura per lattribuzione del codice identificativo a nuove Supernoava-e: le segnalazioni vengono caricate, dagli autori della possi-bile scoperta, sulla pagina delle Transient Objects Confir-mation Page. Una volta confermata la natura del fenome-no attraverso l'analisi spettroscopica, il CBAT procede allassegnazione del codice identificativo e alla pubblicazio-ne del documento ufficiale (CBET/IAUC). Quello che accaduto che per numerosi oggetti apparsi su TOCP non

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    sono disponibili spettri di conferma. E tra questi vi pro-prio loggetto da noi segnalato! Sebbene sia stato osservato e confermato in momenti diversi da pi osservatri, non stato analizzato adeguatamente e ormai letteralmente svanito. Numerosi sono i progetti di ricerca (professionali e amato-riali) impegnati nel monitoraggio di fenomeni di Supernova-e; se il ritmo delle scoperte dovesse superare quello con cui possibile, per la comunit astronomica, procedere allanalisi e alla caratterizzazione spettroscopica delle stesse, il rischio di vedere dimenticate un crescente numero di PSN potreb-be diventare sempre pi attuale. La lista degli oggetti in attesa di conferma sul sito TOCP gi molto lunga e comprende, insieme alla nostra PSN J12052970+4646315, numerose altre segnalazioni afferenti a progetti professionali (ad esempio il Catalina Real-time Transient Survey e il Lick Observatory Supernova Search) e a noti astrofili (quali Boles e Puckett). Motivo di ulteriore rammarico rappresentato dal fatto che almeno sei Supernovae sono state fotografate nelle nostre sessioni osservative automatiche ma non sono state viste in tempo: in certi casi, data la mole di immagini disponibili, lanalisi stata condotta frettolosamente e ci ha impedito di scorgere alcuni oggetti (peraltro molto deboli) la cui scoperta sarebbe stata attribuita al nostro gruppo. In altri casi le condizioni meteorologiche hanno impedito di tornare a osservare un sospetto individuato; loggetto stato confermato essere proprio una Supernova, ma la segnalazione stata fornita correttamente da parte di altri gruppi. Da giugno 2009 ad oggi (fine marzo 2011) abbiamo realizzato circa 33400 ripre-se di campi di galassie. Considerando le Supernovae scoper-te e le prediscovery di questo lasso di tempo, estrapoliamo un tasso di scoperta pari a circa 1 Supernova ogni 3300 im-magini, in media.

    Fabrizio Ciabattari, laureato in Fisica nel 1995, discutendo una tesi di fisica dello stato solido, da tempo appassionato di astronomia. Ha avuto unesperienza lavorativa presso una multinazionale di microelettronica e attualmente insegnante di Matemati-ca nelle scuola media superiore; da anni si occupa di ricerca di Supernovae allOsservatorio Astronomico di Monte Agliale, in localit Cune, nel Comune di Borgo a Mozzano (Lucca). Ha allattivo numerose scoperte. Il sito dellOsservatorio : www.oama.it , mail_ [email protected]

    Ovviamente linformazione puramente statistica e si pos-sono verificare oscillazioni significative rispetto al dato medio. Spesso ci siamo imbattuti in Supernovae scoperte pochi giorni prima; un leggero anticipo nellosservazione di quel campo avrebbe fatto aumentare il precedente para-metro. Riteniamo comunque che il valore medio sopra riportato sia indicativo della necessit di giungere ad un coordinamento di alcune postazioni impegnate in questa attivit. Con una strumentazione equivalente a quella ope-rante presso losservatorio di Monte Agliale, in una sessio-ne invernale opportunamente pianificata, si riescono a realizzare oltre 750 puntamenti e altrettanti scatti fotogra-fici, superando la magnitudine 19 (senza luso di filtri). Basterebbero cinque strumenti automatizzati, operanti in maniera coordinata, per realizzare oltre 3500 immagini di campi distinti, in una sola notte! Un altro delicato aspetto fortemente correlato con quanto detto sopra, rappresentato dalla successiva fase di con-trollo delle immagini. Viste le numerose prediscovery di cui sopra, possiamo assicurare che lattenta analisi visuale di centinaia di immagini, nello spazio di una giornata, non per nulla banale; leventuale controllo di migliaia di im-magini, nello stesso periodo di tempo, richiederebbe la costituzione di una schiera di collaboratori ben affiatati e coordinati. A questo problema abbiamo cercato di dare unaltra risposta con la realizzazione di un software che analizzi automaticamente le immagini, effettuando una prima scrematura delle stesse. Alcune Supernovae, tra cui lultima della tabella precedente, sono state individuate proprio con questa modalit: il programma ha evidenziato un segnale che, nel successivo controllo, si confermato essere proprio una Supernova. In questo periodo, oltre alla consueta attivit osservativa, stiamo procedendo nello sviluppo di questa routine che si spera possa costituire un valido supporto nella fase di analisi, consentendoci di pro-cessare efficacemente volumi di immagini sempre maggio-ri. Visto il perdurare della fase di sperimentazione e di debug di tale progetto, preferiamo non entrare, in questa sede, nei dettagli che lo caratterizzano, rimandando piuttosto ad alcuni link sul sito del nostro osservatorio (www.oama.it) o ad un prossimo intervento su queste stesse pagine.

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    Lottica di Keplero Quattro secoli fa Keplero pubblic la sua rivoluzionaria Dioptrice

    Francesco Ongaro

    Quando nella primavera del 1610 Giovanni Keplero (1571-1630) incontr lamico Matthus Wacker von Wackenfels (1550-1619), dal quale ebbe notizia delle scoperte galileiane presentate nel Sidereus Nuncius, la sua prima preoccupazione fu che i quattro corpi celesti osservati dal pisano non fossero nuovi pianeti (nota 1). In seguito allimprovvisa morte di Tycho Brahe (1546-1601) egli era infatti divenuto matematico imperiale alla corte di Rodolfo II (1552-1612) e, dopo anni di du-ro lavoro, aveva da poco dato alle stampe lAstronomia Nova. Nellopera, monumento dellastronomia moder-na, che molto deve alle minuziose misure di Marte col-lezionate dallastronomo danese, Keplero aveva demo-lito lultimo grande dogma del pensiero antico, quello secondo il quale tutti i corpi celesti, nella loro eterna perfezione e incorruttibilit, si muovessero seguendo delle circonferenze o con moti che risultassero da com-binazioni di queste. Nel proprio intimo per, bench fosse un copernicano convinto e uno scienziato pronto a ricredersi di fronte allevidenza delle osservazioni, aveva sempre rigettato lidea che luniverso potesse essere infinito e si era con-servato fedele alla costruzione rigorosamente geome-trica e compatta del cosmo enunciata nel suo primo lavoro, il Mysterium Cosmographicum, nella quale il numero dei pianeti non poteva essere superiore a sei perch cinque era quello dei solidi platonici che era possibile collocare con una certa proporzionalit tra unorbita e quella successiva.

    Una interpretazione geometrica del cosmo - Keplero era convinto che la geometria fosse un riflesso della mente divina - che il matematico tedesco non abban-doner mai e che si concretizzer nella formula che stabilisce una corrispondenza tra i periodi di rivoluzio-ne dei pianeti e il semiasse maggiore della loro ellisse, oggi nota come terza legge di Keplero. Fu quindi con molto sollievo che, ricevuta per mezzo dellambasciatore toscano a Praga copia del Sidereus, assieme alla preghiera di esprimere un parere al ri-guardo, Keplero constat che i corpi celesti studiati da Galileo non erano pianeti sconosciuti ma nuove lune orbitanti attorno a Giove. Scoperta che di per s vanifi-cava uno degli argomenti di natura meccanica che met-tevano in campo coloro che si opponevano alle novit della dottrina copernicana: perch mai solo la luna avrebbe dovuto ruotare attorno alla Terra, quando tutti i pianeti ruotavano invece attorno al sole? Nella risposta che Keplero invi sotto forma di lettera, nota come Dissertatio cum Nuncio Sidereo, solo undici giorni dopo aver ricevuto il libro, il matematico impe-riale appoggi con incondizionata fermezza le asserzio-ni galileiane e le sostenne contro coloro che a priori giudicavano inverosimile o falso tutto ci che non co-noscevano.

    Il monumento dedicato a Keplero (la figura a destra) e a Tycho Bra-he, collocato nei pressi del Ginnasio Kepler di Praga.

    F r o n t e s p i z i o dellAstronomia Nova, stampata a Praga nel 1609, opera nella quale Keplero formul le prime due leggi del moto dei pianeti.

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    Una difesa che giungeva forse inattesa (nota 2), ma che risult molto preziosa in un momento in cui da tutte le parti si stavano levando gli scudi contro lopera del pisa-no. Soprattutto dopo uninfausta serata di osservazioni, a Bologna, presso labitazione dellastronomo Giovanni An-tonio Magini (1555-1617), con pochi prescelti, che si era conclusa con un nulla di fatto, probabilmente a causa del-la difficolt nelluso del telescopio e dellimperizia degli osservatori. In particolare uno dei presenti, Martin Horky, figlio di un pastore boemo, in seguito a quellinsoddisfacente esperienza diede alle stampe un libretto, Peregrinatio contra Nuncio Sidereo, nel quale sosteneva che quanto affermato nel Sidereus era solo frutto della fantasia malata di Galileo. Certo, Keplero espresse qualche riserva. Non tanto sui contenuti, quanto sulla forma. Egli nella Dissertatio si dimostr infatti critico rispetto allassenza di riferi-menti nel Sidereus al lavoro di filosofi della natura pre-cedenti che avevano aperto la via alle nuove scoperte. Ma soprattutto lament la mancanza di un capitolo che desse giustificazione dellattendibilit scientifica di uno strumento come il telescopio, usato fino a quel mo-mento solo per applicazioni militari e delle cui leggi di funzionamento ottico non si conosceva quasi nulla. Lacuna che esponeva lautore agli strali dei suoi avver-sari. Molti di quelli infatti si accanivano su aspetti allapparenza secondari, accusando Galileo di pavoneg-giarsi nellutilizzo di uno strumento inventato da altri o facendo leva sullinaffidabilit del medesimo nello stu-dio dei cieli. Di fatto attribuendo i satelliti gioviani, le stelle della Via Lattea e le increspature della superficie lunare a imperfezioni sul vetro delle lenti o a fantomati-che bolle di gas che avrebbero ingannato locchio dellosservatore (nota 3). Nellapproccio alle nuove sco-perte i due studiosi manifestarono unattitudine diffe-rente. Mentre litaliano si limit alla descrizione dei fatti osservati, il tedesco si preoccup fin da subito di inserire le nuove scoperte allinterno del pensiero scien-tifico dellepoca per poter poi organizzare i fatti in un unico systema mundi. Pare quasi che a Galileo importasse pi distinguersi dalla sua epoca e dai suoi predecessori che non con-frontarsi con laltrui pensiero, quasi che la sua opera segnasse linizio di qualcosa di completamente diverso che non poteva avere termini di paragone. In questa chiave di lettura la Dissertatio pu essere considerata il primo passo di avvicinamento da parte di Keplero

    Frontespizio della Dis-sertatio cum Nuncio Sidereo, pubblicata da Keplero a Praga nel 1610, nella quale com-menta le scoperte tele-scopiche galileiane

    alle novit introdotte nellastronomia dallutilizzo del nuovo strumento, cammino che si concluder poi con la pubblicazione della Dioptrice. Comunque sia, la risposta del pisano, nonostante il ma-tematico imperiale fosse stato uno dei suoi pi strenui difensori, giunse a Praga solo a met dellagosto di quellanno. E soltanto dopo che Keplero gli aveva invia-to una seconda lettera lamentandosi, lui che era stato il solo a credere alle affermazioni contenute nel Sidereus senza averne avuto alcuna prova, di non aver potuto ancora far uso di un cannocchiale per poter osservare a propria volta la meraviglia dei satelliti medicei. Nella lettera di risposta, non accompagnata tra laltro dallo strumento di cui Keplero aveva fatto di nuovo e-splicita richiesta, Galileo ringraziava il matematico im-periale del suo sostegno e si rammaricava di non poter-gli mandare quanto richiedeva, avendo egli appena fat-to dono di un identico strumento al Granduca di Tosca-na. Gli prometteva per che presto ne avrebbe costruito uno appositamente per lui. Una risposta scarna, diplo-matica, che non sembrava voler incoraggiare future collaborazioni. Tra laltro, in maniera molto poco ele-gante, Galileo faceva riferimento al compenso ricevuto dal Granduca e alla sua nomina a Phylosophus et Ma-thematicus del Granducato (nota 4). Pare quasi che Galileo nutrisse una sorta di diffidenza istintiva nei confronti di un uomo dal pensiero a tratti misticheggiante che, pur condividendo la fede coperni-cana, non percepiva affine al proprio spirito. Nella let-tera infatti non fece alcuna menzione delle sue pi re-centi osservazioni di Venere e di Saturno, gli anelli del quale aveva scambiato per due nuovi satelliti. Keplero riusc soltanto alla fine dellestate del 1610 a puntare per la prima volta verso il cielo un telescopio

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    con gli ingrandimenti appropriati, grazie alla benevo-lenza dellElettore Ernst di Colonia, duca di Baviera, recatosi a Praga per le divergenze insorte tra Rodolfo II e il fratello Mattia che avrebbero presto precipitato lEuropa nel baratro della Guerra dei Trentanni, il quale aveva avuto in dono lo strumento proprio da Ga-lileo. Il risultato di quelle osservazioni, condotte alla presenza di testimoni, ciascuno dei quali, indipenden-temente dagli altri, aveva segnato sopra una lavagnetta quanto aveva visto, diede piena conferma alle novit del Sidereus e prese forma testuale in una relazione intitolata Narratio de Jovis Satellibus che arriv a Fi-renze prima della fine dellanno e contribu a rafforzare la reputazione di Galileo. Keplero si sent pronto a quel punto per colmare quella che considerava la maggiore lacuna del testo galileiano. Nei mesi immediatamente successivi alle sue osserva-zioni con il cannocchiale del duca di Baviera scrisse infatti la Dioptrice. Un lavoro intenso che lo occup per parecchie settimane e che per una serie di contrattempi vide le stampe solo nella primavera del 1611. Lopera si poteva suddividere in due parti. Una prefa-zione, nella quale erano anche accluse le lettere nelle quali Galileo rendeva conto delle sue recenti scoperte su Venere e Saturno (nota 5), e una successione di 141 teoremi distinti in definizioni, assiomi - teoremi che non avevano bisogno di dimostrazione -, problemi - teoremi che venivano dimostrati - e preposizioni - cio teoremi che erano conseguenze di assiomi e definizioni (nota 6). Un impianto severo, senza fronzoli, scientifico nel senso moderno del termine, nel quale non era

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    La Dioptrice lopera di Keplero che rivolu-zion lottica; vi tro-viamo la prima spie-gazione corretta del cannocchiale galileia-no e il primo schema ottico del cannocchia-le kepleriano.

    concesso spazio a digressioni metafisiche e non si anda-va in cerca di significati che andassero oltre i fenomeni visibili. N pi n meno di ci di cui cera bisogno in unepoca in cui le lenti, capaci di deformare le immagi-ni del mondo, a volte anche in maniera grottesca, erano trattate con estrema diffidenza da parte della comunit scientifica, la quale era propensa a considerarle pi di-spositivi magici (nota 7) che non strumenti utili per indagare la natura. La consapevolezza rispetto al senso e al significato del proprio lavoro emergeva da parte di Keplero fin dalle prime righe della prefazione, subito dopo la dedica iniziale a Ernst di Colonia, nelle quali affermava di presentare al lettore un libro matematico, difficile da capire, che richiedeva un certo ingegno e uno smodato desiderio di comprendere la causa delle cose (nota 8). Egli sapeva che solo un testo rigoroso dal punto di vista matematico poteva giustificare lutilizzo delle lenti nel telescopio e avvalorare le scoperte gali-leiane. Dopo il Mysterium e lAstronomia Nova egli proseguiva dunque nella costruzione di unastronomia fondata sulla geometria e sul copernicanesimo, dando il via alla nuova scienza dei fenomeni di rifrazione, lunica che potesse individuare le cause di funziona-mento del cannocchiale. Anche le lettere di Galileo inserite nella prefazione in fondo avevano lo scopo di giustificare questa imposta-zione. Laccurata descrizione delle fasi di Venere (nota 9), della natura tenebrosa dei pianeti (nota 10) e dei satelliti di Saturno (nota 11) erano osservazioni che da sole non bastavano, sembrava voler dire Keplero, per-ch per poter essere credibili avevano necessit di un sostegno teorico. Sostegno che lui era pronto a fornire a coloro che avessero intelletto pronto e voglia di faticare sui teoremi. Era come se il pensiero di Galileo fosse rivolto a tutti, in maniera indistinta (nota 12), mentre quello di Keple-ro fosse indirizzato soltanto verso quel ristretto gruppo di persone che avevano la possibilit di comprendere un linguaggio per iniziati (nota 13) Due modi antitetici di concepire il sapere e la gestione del medesimo che mettevano in evidenza una volta di pi quella differenza di personalit esistente tra i due che avrebbe precluso ogni futura collaborazione. La seconda parte della Dioptrice, quella pi importante, incominciava subito entrando nel merito della questione, senza inutili orpel-li filosofici che Keplero aveva relegato nella prefazione.

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    Gi nella prima pagina compariva un disegno con la descrizione di un apparato (nota 14) e di un esperimen-to che permetteva di calcolare, per mezzo di semplici formule trigonometriche, la rifrazione di un raggio di luce che cambiava mezzo, dallaria al vetro e viceversa. Quindi Keplero proseguiva stabilendo che cosa intende-va per angolo di incidenza e di rifrazione ed enunciava le leggi che descrivevano i fenomeni (nota 15), arrivan-do anche a scoprire langolo di riflessione totale, cio langolo di incidenza oltre il quale non vi era pi rifra-zione ma solo riflessione.

    Poi si dedicava con grande accuratezza allo studio delle lenti e alle loro immagini, reali e virtuali, analizzando dal punto di vista geometrico la traiettoria di un raggio attraverso una lente semplice e poi attraverso sistemi complessi di due e di tre lenti. Il tutto gli permise di porre le basi alla fine del testo per un miglioramento del cannocchiale galileiano, suggerendo lutilizzo di una coppia di lenti convesse invece che una lente con-cava e una convessa. In quel modo, bench risultasse ribaltata, a parit di qualit di lenti limmagine era molto pi nitida. A tal riguardo passato alla storia il teorema numero 86, nel quale Keplero mostrava come attraverso due lenti convesse un oggetto apparisse in-grandito e invertito. Nel telescopio kepleriano i raggi rifratti dallobiettivo dirigevano verso punti di conver-genza che erano posti prima delloculare, sulla superfi-cie del quale arrivavano quindi divergenti e invertiti per essere poi di nuovo rifratti verso la pupilla. La dif-ferenza rispetto allo strumento di Galileo consisteva quindi nelluso come oculare di una lente convessa in-vece che di un concava, la quale era invece posta prima dei punti di convergenza dei raggi rifratti dallobiettivo. Keplero non realizz mai questo tipo di telescopio che venne invece costruito per la prima volta solo una deci-na danni dopo.

    Nella prima pagina della Dioptrice Ke-plero descrive uno strumento utile per determinare empi-ricamente la rifra-zione di un raggio di luce.

    Nel Problema 86 (Due lenti convesse garantiscono una migliore visione, ma rovesciano limmagine) Keplero descrive per la prima volta il funzionamento del cannocchiale kepleriano.

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    INVITO ALLA RICERCA, NELLE BIBLIOTECHE ITA-LIANE, DELLE COPIE SUPERSTITI DELLA DIOPTRI-CE Data limportanza di questopera di Keplero nello svi-luppo del pensiero umano e nellaffermazione della teo-ria eliocentrica copernicana, nel quarto centenario della sua pubblicazione sarebbe interessante condurre un censimento delle copie tuttora esistenti nelle bibliote-che italiane - di molte delle quali non si ha notizia per meglio comprendere, anche dalle note scritte a margi-ne, la diffusione e linfluenza esercitata al momento della sua pubblicazione. La Dioptrice, dopo la prima edizione del 1611, fu ri-stampata a Londra nel 1653 e nel 1683, insieme al Side-reus ed allInstitutio astronomica di Pierre Gassendi. Una domanda interessante riguarda il numero di esem-plari della Dioptrice che sono stati complessivamente stampati nel corso del Seicento. Occorre premettere che in quel secolo non era usuale che leditore rendesse pubblico il numero delle copie stampate di unopera. Si pu dire, con una certa attendibilit, che difficilmente il numero degli esemplari di una tiratura superasse le mille unit. Una tiratura media, infatti, si aggirava tra le 400 e le 800 copie. LAstronomia Nova, opera fondamentale di Keplero, nellunica edizione del 1609, arriv forse a 500 copie. La Dioptrice, nelle sue tre edizioni secentesche, non ha quasi certamente superato una tiratura com-plessiva di 1500-2000 copie. La domanda alla quale vorremmo dare una risposta, anche solo parziale, : quante copie della Dioptrice so-no ancora esistenti nelle biblioteche pubbliche e private in Italia? Al momento non abbiamo alcuna risposta certa, essen-do molti i fattori che incidono sulla conservazione delle opere a stampa, vecchie di alcuni secoli. Della prima edizione della Dioptrice, credo non ne siano sopravvis-suti pi di un centinaio di esemplari. COME PROCEDERE NELLA RICERCA Il censimento non ha affatto la pretesa di costituire, in s, uno studio analitico; la sua funzione , pi semplice-mente, quella di fornire un primo strumento di ricerca e di orientamento per gli studiosi e gli storici.

    Per gli appassionati, gli studenti e gli insegnanti, parte-cipare a questo progetto pu essere una buona occasio-ne per accostarsi alla storia dellastronomia, entrare nelle biblioteche ed assaporare in senso quasi letterale, il Tempo. Ma non solo, toccare con le proprie mani pa-gine vecchie di secoli, nelle quali le grandi idee che stanno alla base della Rivoluzione astronomica scorro-no ancora pienamente vitali, pu essere unemozione unica ed assolutamente indescrivibile! La necessit di recarsi personalmente nelle biblioteche, in Italia e, quando possibile, in Europa, dettata dal fatto che la grande maggioranza di esse non ha i propri cataloghi disponibili sul web. Ancora molti cataloghi sono sotto forma di schedari o di volumi manoscritti e la ricerca deve essere paziente-mente condotta senza dimenticare di chiedere il prezio-sissimo aiuto dei bibliotecari che possono dare un o-rientamento alla ricerca. Una volta reperito il volume (o i volumi) ed averlo richiesto per la consultazione, esso va trattato con estrema cura. Lo si sfogli delicatamente pagina per pagina, controllando che non vi siano parti mancanti e si cerchino eventuali annotazioni mano-scritte, firme, date, ecc. Si chieda lautorizzazione, a scopo di studio, alla ripro-duzione fotografica del frontespizio e delle note pi e-stese. Foto digitale in formato JPG, leggibili, vanno be-nissimo! E importante segnalare alla redazione di ASTRONO-MIA NOVA, [email protected], anche lesito di una visita infruttuosa, in modo da tenere una traccia dellinsieme delle biblioteche visitate. Ecco un esempio di note relative alla copia della Diop-trice conservata nella Biblioteca Comunale dellArchiginnasio di Bologna: Linterno del piatto del frontespizio presenta una scritta latina di difficile interpretazione. La copia segnata dallumidit. A p. 25 ci sono alcune correzioni al testo italiano della lettera di Galileo. Aggiunta a p. 27, relativa a Simon Mario. Alle pagg. 8-9-10 della Dioptrice vera e propria ci sono delle annotazioni latine. Sottolineature a p. 15. Nota latina a p. 16 e a p. 20. A p. 29, propositio LXX, c una nota latina abbastanza lunga. Cancellatura a p. 35. Importante nota a p. 39, propositio XXCIII (fig. 5), molto lunga quasi certamente da attribuire al conte bolognese Carlo Antonio Manzini, un appassionato di ottica e autore di un testo di abbastanza noto, pubblicato a Bologna nel 1660, dal titolo: Locchiale allocchio. Nota latina a p. 63.

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    Riassumendo, ecco le informazioni che si dovrebbero raccogliere: * Nome della biblioteca * prendere nota della collocazione dellopera; * Foto del frontespizio e di eventuali annotazioni, date, ecc. * accertarsi dellintegrit fisica dellopera; segnalare eventuali pagine mancanti (scorrendo la numerazione delle pagine) * prendere le esatte dimensioni delle pagine del libro * indicare il periodo, anche approssimato, della rilega-tura. Se non si ha esperienza, chiedere la collaborazione di un bibliotecario esperto. * se indicata la provenienza (proprietario, ecc.) speci-ficare dove essa appare: Ad esempio, se sul frontespizio, scrivete: tp, oppure se nellaltra facciata, usare la sigla convenzionale: c.

    NOTE ALLARTICOLO Nota 1: Lepisodio da lui stesso riferito nellopuscolo Strena seu de nive sexangula, dedicato allamico con il quale aveva condiviso numerose conversazioni su molte-plici argomenti scientifici e filosofici. Nota 2: Non va dimenticato che Galileo non aveva mai ottemperato alle richieste di commento dellAstronomia Nova da parte di Keplero e lultimo contatto epistolare tra i due risaliva al 1597, quando il toscano, dopo aver ricevu-to copia del Mysterium, aveva inviato una lettera lodando il lavoro del tedesco e dichiarandosi a sua volta copernica-no. Nota 3: A questo riguardo credo sia utile tener presente che Galileo non invent il cannocchiale ma ebbe modo di notarne uno a Venezia probabilmente nel circolo di per-sone che ruotava attorno a Paolo Sarpi di provenienza parigina. Egli possedeva per quello che mancava a molti suoi detrattori: le competenze e le capacit per costruirse-lo per conto proprio. A conferma di ci, basti ricordare che lo stesso Keplero, chiese quanto prima uno copia dello strumento a Galileo perch a Praga nessuno di sua cono-scenza era in grado di realizzarne uno che producesse gli ingrandimenti adeguati. Nota 4: il Granduca di Toscana, il quale [] mi fece dono [] di pi di mille pezzi doro e ora mi richiama in patria con un stipendio annuo pari a mille pezzi doro e con il titolo di Filosofo e Matematico di sua Altezza, e inol-tre senza alcun altro onere, perch io abbia tutto lagio di perfezionare i miei scritti di meccanica, sulla costituzione delluniverso e sul moto locale sia naturale sia violento, di cui ho dimostrato geometricamente numerose propriet insospettate e mirabili, Cfr. Bucciantini, p. 191. Nota 5: Inclusione che venne realizzata allultimo mo-mento, poco prima della pubblicazione. Le lettere sono prima presentate in originale e poi tradotte e commentate in latino da Keplero. Nota 6: Cfr. Caspar pag.198. Nota 7: Nella De Magia Naturalis del 1593 il Della Porta si era peritato di dimostrare in quanti modi si potesse stu-pire o meravigliare un pubblico mediante luso delle lenti. Nota 8: Libellum exhibeo, lector amice, mathematicum, hoc est captu non adeo facilem: et qui non tantum inge-nium in lectore requirat, sed etiam attentionem mentis praecipuam, et cupiditatem incredibilem cognoscendi rerum causa.

    Quasi sicuramente il conte bolognese Carlo Antonio Manzini, appassionato di ottica, a scrivere questa no-ta a margine, a commento della figura a pag. 39 della Dioptrice (si tratta della copia, un po rovinata dallumidit, conservata presso la Biblioteca Comuna-le dellArchiginnasio di Bologna), nella quale rimanda a Girolamo Sirtori e ad alcuni passi di un suo libretto sul cannocchiale, il De Telescopio, 1618 e a Galileo Galilei .

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    Nota 9: Fenomeno tra laltro in accordo con il sistema tychonico oltre che con quella copernicano. Nota 10: ho demostratione certa che s come tutti i Pianeti ricevono il lume dal Sole essendo per se stessi tenebrosi e opachi, cos le stelle fisse risplendono per loro natura, non bisognose della illustrazione de i raggi solari. Nota 11: Galileo descrive il sistema degli anelli di Sa-turno essere non una stella sola, ma tre insieme, le quali quasi si toccano [] Saturno sia una stella lun-ghetta in forma duna uliva [] ma servendosi di un Occhiale, che moltiplichi pi di mille volte in superficie, si vedranno li tre globi distintissimi, et che quasi si toc-cano, non apparendo tra essi maggior divisione di un sottil filo oscuro. Nota 12: Non a caso Galileo present il pi delle volte come testimoni delle proprie osservazioni illustri per-sonaggi della societ civile, non appartenenti alla co-munit scientifica. Nota 13: Uno dei rimproveri che Keplero rivolse a Ga-lileo nella lettera del 9 agosto 1910 riguardava laver fornito le proprie osservazioni scevre da ogni interpre-tazione a chiunque, anche a chi non aveva strumenti per comprenderle. Cfr. Bucciantini p. 202. Nota 14: Il tutto era costituito da due assi di legno, tra loro perpendicolari, e da un cubo di vetro inserito tra queste. Lasse verticale proiettava nel corso della gior-nata la propria ombra che era diversa in lunghezza allesterno e allinterno del cubo. Dalla misura delle ombre, con un banale rapporto di cateti si risaliva pri-ma alle tangenti e poi al calcolo dellampiezza degli an-goli di incidenza e di rifrazione. Nota 15: Di problemi connessi alla rifrazione si era gi occupato anche Tycho Brahe nel tentativo di calcolare con la massima esattezza possibile la parallasse diurna di Marte al fine di poter valutare la distanza del pianeta dalla Terra. Cfr. Ferguson p.141. Nota 16: Duobus convexis majora et distincta prae-stare visibilis, sed eversu situ.

    Breve bibliografia di riferimento dellarticolo Bucciantini Massimo, Galileo e Keplero, Einaudi, Tori-no, 2003. Caspar Max, Kepler, Dover Publications Inc., NewYork, 1993. Ferguson Kitty, Luomo dal naso doro, Longanesi, Mi-lano, 2003. Galileo Galilei, Opere, Riccardo Ricciardi Editore, Mila-no, 2006. Koestler Arthur, I sonnambuli. Storia delle concezioni delluniverso, Editoriale Jaca Book, Milano, 2002. Lombardi Anna Maria, Keplero, Codice edizioni, Tori-no, 2008. Rottman Gerald, The geometry of light, Published by Gerald Rottman, Baltimore, 2008. Verdet Jean-Pierre, Storia dellastronomia, Longanesi, Milano, 1990.

    Francesco Ongaro nato a Brescia nel 1966, vive in Fran-ciacorta. laureato in fisica, si divide tra la scrittura e linsegnamento. Ha pubblicato due romanzi storici che sono stati tradotti in diverse lingue: Luomo che cambi i cieli (imperniato sulla figura dellastronomo danese Tycho Brahe e sulla rivoluzione copernicana) e Memorie di un cartografo veneziano (che ha per protagonista Sebastiano Caboto ed ambientato nel secolo delle grandi esplorazioni).

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    Gli astrofili potrebbero essere curiosi di sapere quan-do sia nato il termine che li designa, parola oggi as-solutamente comune nella nostra lingua, adottata fra laltro in forma ufficiale da molte importanti associa-zioni amatoriali, in primo luogo dallUAI, lUnione Astrofili Italiani. Tradizionalmente, si indica come prima attestazio-ne il maggio 1900, quando usc il periodico di di-vulgazione astronomica LAstrofilo. Rivista mensile illustrata del Cielo, fondato dal capitano Isidoro Baroni, traduttore italiano de Le stelle di Flamma-rion. Va precisato che la prima attestazione non corrisponde quasi mai alla data di nascita di un ter-mine, ma indica il momento della sua prima docu-mentazione scritta: nulla vieta che il medesimo ter-mine circolasse gi prima senza essere scritto, e quindi senza che sia possibile, a distanza di genera-zioni, fornirne la prova documentata. Fino a poco tempo fa, si riteneva appunto che il termine astrofilo fosse attestato per la prima volta nel 1900 (solo lo Zingarelli 2011, come le edizioni precedenti, si ostina nel proporre il 1950, commettendo un vistoso errore che avrebbe dovuto essere corretto da tempo). Tuttavia anche la data 1900 deve essere corretta. In un articolo pubbli-cato nella rivista di studi linguistici Lingua Nostra (vol. LXVIII, 2007, fasc. 1-2, pp. 46-48) ho retrodatato astrofi-lo al 1835. In quellanno fu pubblicato a Milano il trattatello Dellastronomia popolare di Adolphe Qutelet, sedi-cesimo volume della Biblioteca scelta di opere fran-cesi tradotte in lingua italiana. Qutelet (1796-1874) era un astronomo belga esperto di matematica e di statistica. Il libretto milanese del 1835 traduceva loriginale francese del 1827 Astronomie populaire, uscito pres-so leditore H. Tarlier di Bruxelles. Una buona retro-datazione, quindi: dal 1900 al 1835, sessantacinque anni. Ora, per, anche la retrodatazione del termine astrofilo da me indicata va leggermente corretta, perch Rodolfo Calanca ha rintracciato unedizione precedente dellAstronomia popolare italiana,

    La prima volta di Astrofilo

    Storia di una parola ipercolta che ora ci familiare

    Claudio Marazzini

    risalente al 1829, stampata a Roma, non a Milano: A. Qutelet, Dell'astronomia popolare insegnata in diciotto lezioni nel volgar nostro recata, ed illustra-ta con note da L. Ghirelli, Roma, Dalla societ tipo-grafica, 1829. Lintroduzione del termine astrofilo, comunque, non del Qutelet, ma del traduttore italiano Ghirelli, nella presentazione ai lettori, intitolata, appunto (qui ricorre la parola che ci interessa), Il traduttore agli astrofili. Il significato attribuito al termine ana-logo a quello moderno, perch il traduttore italiano cos scriveva, rivolgendosi ai lettori astrofili nel forbito e manierato italiano del tempo (cito dalled. 1835):

    niun s ebete di ragione sievi, [...] che di sublime intendi-mento fornito sdegni libera spaziare sua immaginazione su le immense regioni del cielo; laonde, resa siffatta ope-ra alla comune degli uomini, e questa volgendo io in no-stra volgar favella, avr, lo spero, un che di avvantaggio recato ai giovani studiosi, ed a coloro non meno che, privi del suffragio della memoria, caduco lintelletto li torni, potendo merc questa traduzione la tardit del loro ingegno coprire; che anzi in guisa potr chiunque assaporare il bello, il sommo di una tanta dottrina, che sapiente avr a dirsene [...] ed i pi ignari in cosiffatte discipline pur giungere potranno di leggieri al possedi-mento di quelle astronomiche cognizioni almeno, che a mestieri vengono, affinch impostura non valga ad abu-sare di loro ignoranza.

    Questo L. Ghirelli dovrebbe essere tal Luigi, ignoto alle fonti bibliografiche (compreso il DBI, Dizionario Biografico degli Italiani), ma di cui risultano alcuni scritti di medicina, rintracciabili tramite la consulta-zione di cataloghi elettronici, opere che riportano allarea di Roma, dove risultano stampate (cfr.nota 1). Usando lappellativo astrofili, il Ghirelli si rivol-geva dunque, a scopo divulgativo ed educativo, a un pubblico inesperto, popolare (quello stesso per il quale aveva scritto il Qutelet), con lintento di co-municare ai neofiti le cognizioni fondamentali dellastronomia. Va notato che Ghirelli usava la parola senza sentire la necessit di commentarla o giustificarla, quindi senza darle il peso di un neologismo.

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    Eppure si trattava di una parola colta, di matrice classi-ca (greco filos, amico di...), composta in una forma che del resto si ritrova in altri cultismi italiani: si pensi alla settecentesca Accademia dei Georgofili, o, nellOttocento, a zoofilo, o, ancora, con diversa disposi-zione dellelemento componente, al temine filonauta, oggi estinto, per indicare chi si dilettava della naviga-zione da diporto ( il titolo di un libro sullargomento pubblicato dalla casa editrice Hoepli nel 1894). Prima di assumere il significato astronomico, la designazione di Astrofilo era stata usata persino come nome acca-demico arcadico, dal letterato pugliese Emmanuele Mo-la, che divenne nellArcadia romana Astrofilo Ida-lio (1793); e del resto Astrofilo esisteva come nome proprio fin dal Cinquecento (si rintraccia tal Baldassar-re Astrofilo di S. Angelo in Vado) (cfr. nota 2). Ovviamente come nome o soprannome accademico il termine alludeva allamore per gli astri, ma in un senso letterario e poetico assolutamente estraneo allosservazione scientifica, che emerge solo dalla tradu-zione del libro di Qutelet in poi. Si pu dunque osser-vare che in questo come in altri casi la matrice colta e ipercolta differenzia litaliano dalle altre lingue, perch lequivalente francese amateur dastronomie, quello inglese amateur astronomer, o anche enthusiast for astronomy. Insomma, lastrofilo italiano si fregia dav-vero di un nome coltissimo, altisonante e letterario. C infine un problema legato al significato moderno. Si veda ad esempio la pagina Web del Circolo Astrofili Talmassons (Talmassons una localit presso Udine), che propone un ricco Dizionario on line di termini astronomici: vi si trova ovviamente anche la voce

    La parola astrofilo utilizzata da Luigi Ghirelli nella tra-duzione dellopera di A. Quetelet, Astronomia Popolare (Roma 1829), e forse per la prima volta, in un contesto scientifico.

    astrofilo (www.castfvg.it/zzz/ids/astrofilo.html), ma viene contestata la definizione di astronomo dilettan-te, comunemente fornita da molti vocabolari recenti, quali il Gradit, lo Zingarelli, il Dizionario della lingua italiana Devoto-Oli. Un altro vocabolario, il Sabatini-Coletti, fin dalled. ed. 2003 definisce lastrofilo, come Chi si diletta di astronomia, senza usare dilettante. Questa definizione, che risale al grande linguista Bruno Migliorini (la si trova nelle sue Parole nuove, Hoepli, Milano, 1963), lunica che risulta ben accetta alla sen-sibilit degli astrofili pi fieri, ai quali la parola dilettante pare offensiva. NOTE Nota 1: Luigi Ghirelli compare in alcune pubblicazioni scien-tifiche della prima met dellOttocento, come si ricava dalle schede ICCU che qui trascrivo: Sulla lettera del signor Luigi Ghirelli f. r. intorno al litontritico rimedio per i calcoli ori-narj riflessioni di Pietro Battaglini tolentinate farmacista in Roma, Roma, Presso la Societa Tipografica, 1828; Lettera di Luigi Ghirelli f.r. diretta all'eccellentissimo signore Giacomo dott. Folchi, Roma, Per la Societ Tipografica, 1828; A.J.L.Jourdan, Farmacopea universale ossia Prospetto delle farmacopee di Amsterdam, Anversa, Dublino, Edimburgo..., prima traduzione italiana dal francese con note ed aggiunte di Luigi Ghirelli, In Roma, Presso Benigno Scalabrini, 1829; Il neo-litontrittico memoria di Luigi Ghirelli, Seconda edizione, Roma, Per Mercuri e Robaglia, 1830. Risulta anche unaltra traduzione di Luigi Ghirelli, dei Precetti igienici contro il co-lera morbo, seguiti da una dissertazione diagnostica curati-va sul colera morbo di L.A. Gosse, del 1831, senza luogo, con-servata a Torino nella biblioteca dellAccademia delle Scienze. Nota 2: Lo menziona G. Colucci, Delle antichit picene, tomo IV, Fermo, Dai torchi dellautore, 1789, p. 283.

    Claudio Marazzini, titolare della cattedra di Storia della lingua italiana nella Facolt di Lettere dell'Universit del Piemonte O-rientale "A. Avogadro" (sede di Vercelli), nato a Torino il 26.10.1949. autore di numerosi saggi (articoli e volumi) su temi di storia della lingua italiana, sulla questione della lingua, sulla storia linguistica regionale, sui rapporti lingua-dialetto, sul lin-guaggio letterario, sulla cultura popolare, sulla storia della lingui-stica, e ha pubblicato anche due interventi su temi legati alla sto-ria dellastronomia, entrambi connessi a Galileo. Dal 18 maggio 2010 Socio corrispondente dellAccademia delle Scienze di Tori-no per la Classe di Scienze morali, storiche e filologiche.

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    18 febbraio 2011: cronaca con immagini di un evento solare eccezionale

    Nascono quattro protuberanze solari e ne muoiono due

    Giancarlo Battisti

    Una mattinata piacevole, per un osservatore del Sole, quella del 18 febbraio 2010! Ho infatti assistito alla nascita di 2 protuberanze solari importanti, che sono scomparse nel giro di circa cinquanta minuti, contemporaneamente si sono sviluppate altre due protuberanze, una in prossimit di una macchia, mentre laltra alla fine dellosservazione, sul gruppo di macchie al bordo. Ho ripreso fotograficamente levoluzione del feno-meno sia in luce didrogeno che in luce bianca; vi sottopongo una sintesi delle immagini pi signifi-cative.

    In alto: immagine 8169 ore 11:39:34 Inizio ad osservare il Sole e vedo uno strana conforma-zione che non ho ma mai osservato prima; una forma-zione emiciclica associata ad una zona pi luminosa di facole; tale formazione si trova esattamente a nord della macchia solare pi evidente nellimmagine; analoga-mente qualcosa di simile stava accadendo anche nellaltro gruppo di macche solari sul bordo ovest del disco solare, per la mia attenzione era concentrata sullevento pi significativo; mi sarei accorto solo suc-cessivamente di quanto stava avvenendo l. A destra: Immagine 8184 - ore 12:04:22 La coppia di protuberanze inizia a dissolversi. La prima quella in alto; la zona da dove sono nate appare pi chiara rispetto al resto della superficie. Contemporane-amente si stanno innescando nuovi processi esplosivi sul gruppo di macchie al bordo; di li a poco nascer una nuova protuberanza.

    In alto: Immagine 8172 ore 11:42:08 La zona di intensa attivit si divisa ed ogni pro-tuberanza incomincia a muoversi in direzioni di-verse.

    In alto: Immagine 8176 ore 11:48:00 Le protuberanze si dividono sempre pi.

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    In alto: Immagine 8187 ore 12.26.56 Alla sinistra della macchia superiore, si sviluppa un punto luminoso dal quale sembra scaturire una piccola protuberanza, mentre sul gruppo di macchie al bordo si vede, molto bene, la nuova protuberanza che si sviluppa verticalmente. Tutte le immagini del Sole sono state riprese con un rifrattore apocromatico ED Scopos - Baader Planeta-rium da 66mm F=400mm. F/6 filtro Coronado da 40 mm; Canon 300D a ISO 100 ed esposizioni di 1/30s 1/40s.

    Giancarlo Battisti nato a Roma nel 1942. Da sempre appassionato di astronomia, ha conosciuto negli anni nume-rose realt astronomiche: dalla lunga vicenda della riapertura del Planetario di Roma, alla costituzione di vari gruppi astro-fili aziendali nellambito delle societ di telecomunicazioni dove ha lavorato per anni (Italcable, Telecom Italia), fino alla costituzione nel 1990 dellassociazione Astris, esperienze tutte accompagnate da manifestazioni di grande rilievo nella capitale. Nel 2008 dopo diverse vicende burocratiche, vede finalmente la realizzazione dellOsservatorio astronomico Claudio Del Sole a Cervara di Roma (Subiaco) allinterno del Parco regionale dei Monti Simbruini: il sogno che diventa realt. Recentemente ha iniziato a coniugare la passione per il Cielo con lArte, altra sua grande passione maturata sin da giovane: tale sinergia ha arricchito la sua creativit, portando-lo a fondare nel 2009 il movimento artistico NeoAstralismo. E possibile prendere visione del suo recente sviluppo artistico visitando il sito web: http//www.giancarlobattisti.it Pubblicazioni: Atlante grafico delle galassie (coautore insieme ad Azzaro, Del Sole ed. UAI - 2007) Dalla Via Lattea al Big Bang (relazione presentata al 42 convegno 2010) Atlante grafico delle nebulose planetarie( in allestimento) A spasso tra le galassie (in allestimento) Il cielo delle galassie (in allestimento)

    Associazione Astris Roma www. astrisroma.org, [email protected]

    LAssociazione Astris a.p.s.(associazione di promozione sociale), grazie al suo nuovo statuto, apre le iscrizioni a tutti gli appassionati e simpatizzanti di astronomia. Per lanno in corso sono pianificate le seguenti attivit: - Ciclo di Conversazioni Astronomichea cadenza mensile presso la canonica della Parrocchia di S. Saturnino Sala S.Chiara - via Avigliana, 3 Roma. - Ciclo di osservazioni astronomiche a cadenza mensile presso lOsservatorio astronomico sociale Claudio Del Sole, localit Prataglia, Comune di Cervara di Roma.

    Per le date ed orari dei suddetti cicli, siete pregati di consultare il sito internet dellAssociazione.

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    Saturno in alta risoluzione

    Cristian Fattinnanzi

    Presentiamo alcune straordinarie immagini di Saturno di Cristian Fattinnanzi, notissimo astrofotografo di fa-ma internazionale, ottenute nel corso di questa opposi-zione del pianeta.

    6 febbraio 2011: E la prima immagine ottenuta da Cristian in questa opposizione di Saturno. La strumen-tazione utilizzata: newton 0,36 m, f/5; focale equivalen-te: 10 m; DBK 21 + IRcut, seeing: 5/10.

    8 marzo 2011: Saturno mostra ancora la bellissima tempesta nell'emisfero nord. La luminosit del satellite Tethys stata aumentata separatamente dal resto dell'immagine. La strumentazione utilizzata: newton 0,36 m, f/5; foca-le equivalente: 10 m; DBK 21 + IRcut, seeing: 6-7/10

    8-9 marzo 2011: Straordinaria elaborazione delle im-magini di Saturno che Cristian cos commenta: Sfruttando le immagini in sequenza del mio video, sono riuscito a calcolare approssimativamente il peri-odo di rotazione del "sospetto" spokes. La macchia scura sugli anelli si vede con sufficiente chiarezza nelle immagini riprese tra le ore 23:50 ut del 2011/03/08 e le ore 00:30 ut del 2011/03/09. Ho ruotato la prospettiva dell'immagine per poter cal-colare comodamente l'angolo in cui si vede ruotare la macchia scura, dopo averla evidenziata. In questo modo, nei 50 minuti in cui visibile, ho sco-perto che ha ruotato di 30, per cui risulta che compie un giro in circa 10 ore. Non so se questo periodo di rotazione giusto e corri-sponde alla realt, ma quel dettaglio di sicuro ruota con questa velocit.

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    12 marzo 2011: La tempesta nellemisfero nord di Sa-turno estesissima! Cristian commenta cos la sua os-servazione: Anche ieri sera, complice un cielo interes-sante e la possibilit di fare tardi senza lassillo della sveglia mattutina, ho continuato a sorvegliare Satur-no. Per aumentare un po' la forza del segnale ho ridot-to la focale a 8,4 m (invece dei soliti 10 m), cos ho ot-tenuto frame pi luminosi, da circa 170 ADU, proba-bilmente anche pi facilmente allineabili da "IRIS", il software di C. Buil, www.astrosurf.com/buil/us/iris/iris.htm , che sotto i 140 ADU fatica un po' a svolgere in modo affidabile questa operazione. In ogni caso il risultato buono. La strumentazione utilizzata: newton 0,36 m, f/5; foca-le equivalente: 8,4 m; DBK 21 + IRcut, seeing: 6-7/10.

    24 marzo 2011: Saturno ed i satelliti Enceladus, Dione, Tethys. Il commento di Cristian: Questa stata proba-bilmente la miglior serata in cui ho potuto riprendere Saturno. Spettacolari le perturbazioni generate dalla tempesta! . La strumentazione utilizzata: newton 0,36 m, f/5; focale equivalente: 8,4 m; DBK 21 + IRcut, seeing: 6-7/10.

    29 marzo 2011: Saturno ed il satellite Tethys. Il com-mento di Cristian: Questa immagine tra le migliori di questa opposizione. La strumentazione utilizzata: newton 0,36 m, f/5; focale equivalente: 8,4 m; DBK 21 + IRcut, seeing: 7/10.

    29 marzo 2011: In questaltra immagine del 29 marzo appare un probabile spokes sugli anelli di Saturno. Il commento di Cristian: limmagine evidenzia un'altra formazione scura sull'anello "B" di Saturno. Credo pos-sa ritenersi un'altra possibile segnalazione di spokes!. La strumentazione utilizzata: newton 0,36 m, f/5; focale equivalente: 8,4 m; DBK 21 + IRcut, seeing: 7/10. I misteriosi spokes che a volte appaiono nellanello B, non hanno una spiegazione semplice. I nuovi dati dell0 spettrometro a infrarossi della sonda Cassini sembrano suggerire una loro possibile origine legata alla presenza di ghiaccio d'acqua. Lesistenza degli spokes fu eviden-ziata per la prima volta dalla sonda Voyager nel 1980. Non noto il meccanismo che ne produce la for-mazione e la repentina scomparsa.

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    31 marzo 2011: Il commento di Cristian: Ho aumenta-to nuovamente la focale di ripresa dato che nei giorni vicini all'opposizione il pianeta al massimo della lumi-nosit. La strumentazione utilizzata: newton 0,36 m, f/5; focale equivalente: 9,8 m; DBK 21 + IRcut, seeing: 6/10.

    2 aprile 2011: Saturno in unaltra splendida immagine. Il commento di Cristian: Ancora ben visibile la parte iniziale della tempesta. La strumentazione utilizzata: newton 0,36 m, f/5; focale equivalente: 9,8 m; DBK 21 + IRcut, seeing: 6-7/10.

    20 aprile 2011: Una delle ultime immagini di Saturno realizzate da Cristian. La strumentazione utilizzata: newton 0,36 m, f/5; focale equivalente: 9,6 m; DBK 21 + IRcut, seeing: 6/10.

    Cristian Fattinnanzi uno dei pi affermati astrofoto-grafi a livello internazionale. Le sue immagini planetarie sono pubblicate dalle maggiori riviste astronomiche, non solo italiane.

    PROGETTI EAN

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    Non facile scegliere lo strumento adatto alle proprie esigenze, ne per quanto riguarda chi si occupa di foto-grafia astronomica, ne chi ha scelta losservazione visu-ale come veicolo per limmenso cielo. Dal Dobson (uno strumento che rappresenta una filoso-fia dellosservazione) pi semplice e spartano, al tele-scopio semplice almeno per quanto riguarda il pro-getto ma complesso nello stesso tempo. Apertura, trasportabilit, manovrabilit e disponibilit di accessori utili e intelligenti, rappresentano il sale di una scelta consapevole e mirata. Il nuovissimo nato di casa RP astro, rappresenta una scelta ideale per chi, non volendo rinunciare allapertura generosa, vuole dotarsi di uno strumento essenzialmente semplice ma al contempo Hi Tech. Con un diametro di 402 mm e una lunghezza focale di f/4,5, questo strumento pu essere utilizzato senza una

    scala (come avviene nei grandi dobsoniani), al pi uno scalotto Diverse sono le innovazioni: una struttura leggera ed esteticamente accattivante, una trasportabilit davvero alta (pu essere interamente smontato e caricato su una piccola utilitaria), possibile computerizzarlo (computer passivo) scegliendo di montare degli enco-ders Nonostante una struttura [apparentemente] fragile, ma elegante, i tempi di smorzamento sono pi che accetta-bili, ed essendo totalmente frizionato (in entrambi gli assi), possibile fruire di movimenti docili, decisamen-te desiderabili a ingrandimenti sostenuti. Desidero ringraziare la ditta RP astro, per aver messo gentilmente a disposizione lesemplare esaminato nel video.

    COMMENTO DI SALVATORE ALBANO AL TELESCOPIO RP ASTRO NGC 16

    Il nuovo telescopio dobsoniano ultra portatile da 16" della RP ASTRO pu essere considerato il pi compatto e leggero al mondo.

    SALVATORE ALBANO astrofilo dallet di 14 anni, unendo la passione per losservazione visuale del cielo profondo a quella per la divulgazione. Presto in libreria il suo nuovo libro di astronomia os-servativa.

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    Comune di Concordia sulla Secchia

    4 CONVEGNO EAN

    L'ASTRONOMIA IN ITALIA NEL 150ANNIVERSARIO

    DELL'UNITA' NAZIONALE. PROBLEMI E PROSPETTIVE

    Concordia sulla Secchia (Modena), 27-28-29 maggio 2011

    Un evento di cultura astronomica in collaborazione con CPL Concordia e con il patrocinio del Comune di Concordia sulla Secchia (MO) e dellINAF, Istituto Na-zionale di Astrofisica.

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    4 CONVEGNO EAN

    L'ASTRONOMIA IN ITALIA NEL 150ANNIVERSARIO DELL'UNITA' NAZIONALE. PROBLEMI E PROSPETTIVE

    27-28-29 maggio 2011 - Teatro del Popolo di Concordia sulla Secchia (MO)

    In diretta sul web: www.eanweb.com; www.cpl.it EAN European Astrosky Network, www.eanweb.com, in collaborazione con il Comune di Concordia sulla Secchia e di CPL Concordia, organizza un Congresso astronomico allo scopo di celebrare il 150 dell'Unit Nazionale. Il tema : "L'ASTRONOMIA IN ITALIA NEL 150 ANNIVERSARIO DELL'UNITA' NAZIONA-LE. PROBLEMI E PROSPETTIVE". PREMESSA Nessun Ente od organizzazione astronomica nazionale ha finora espressamente dedicato un proprio convegno o congresso, al 150 anniversario dellUnit dItalia. EAN ritiene che, invece, sia assolutamente opportuno commemorare questo fondamentale evento della nostra storia nazionale anche nellambito di una manifestazione culturale incentrata sulla scienza astro-nomica. Daltra parte, noto come Giuseppe Mazzini, uno dei padri della Patria, insegnasse con passione lastronomia, nella sua Scuola Italiana gratuita per i bambini poveri fondata nel suo primo "esilio" lon-dinese e, nell'ottica della formazione di nuovi cittadini liberi, proponesse la materia come essenziale nell'educazione dei giovani. Bozza programma Convegno 27 maggio: serata inaugurale, presso il Teatro Comunale di Concordia S/S, intitolata TERRE DEL CIELO, nel corso della quale si osserver, e si mander in diretta sul web, l'osservazione del transito di un pianeta extrasolare. Tale osservazione sar commentata sia da astronomi sia da alcuni ospiti presti-giosi della cultura e delle arti In sintesi, i momenti cruciali della serata:

    In apertura di serata, cerimonia dell'attribuzione del nome di un asteroide che sar ufficialmente deno-minato "UNITA'DITALIA", un secondo, dedicato ad uno dei padri fondatori della Patria, Giuseppe Mazzini, che avr la denominazione ufficiale GIUSEPPEMAZZINI ed un terzo a Goffredo Mameli (denominazione: 8569 MAMELI), autore dei versi dellinno nazionale.

    Diretta web del transito del pianeta extrasolare TrES-4b da un paio di Osservatori astronomici INAF, con il commento, in Teatro, di astronomi e degli ospiti.

    L'osservazione del transito del pianeta extrasolare TrES-4b, rientrer nelle manifestazioni astronomiche promosse per celebrare il 150 dell'Unit Nazionale. Si inviteranno gli Osservatori astronomici profes-sionali, scolastici ed amatoriali dEuropa, ad osservare questo transito, dedicandola al nostro Paese.

    Assegnazione del Premio Marsden 2011.

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    28-29 maggio: 4 Convegno EAN: "L'ASTRONOMIA IN ITALIA NEL 150 DELL'UNITA', PROBLEMI E PROSPETTIVE". I temi in discussione sono: - L'astronomia in Italia dal 1861 ad oggi - Il futuro della ricerca scientifica ed astronomica - Problematiche nella comunicazione della scienza - Didattica e divulgazione dell'astronomia - Astronomi e astrofili a confronto - Aspetti economico-commerciali dellastronomia

    OSPITI E RELATORI (elenco provvisorio soggetto a modifiche)

    Prof. Cesare Barbieri, ordinario di astronomia allUniversit di Padova Prof. Corrado Bartolini, associato di astronomia allUniversit di Bologna. Prof. Giovanni Bignami, ordinario di astronomia e astrofisica presso lo IUSS di Pavia. E stato presidente

    dellAgenzia Spaziale Italiana. Dott. Lorenzo Brandi, astronomo, ha collaborato con il Planetario di Firenze ed stato tutor presso il labo-

    ratorio di Didattica Ambientale a villa Demidoff, Firenze. Nico Cappelluti e' INAF postdoctoral fellow all'osservatorio astronomico di Bologna. E uno dei vincitori del Premio Marsden 2011 Dott. Mario Di Martino, astronomo presso lOsservatorio Astronomico INAF di Torino. Dott. Mario Di Sora, Presidente dellUnione Astrofili Italiani Dott. Mauro Dolci, ricercatore presso lOsservatorio Astronomico INAF di Teramo

    Dario Fo, regista, drammaturgo, attore e scenografo, vincitore del Premio Nobel per la letteratura nel 1997.

    Jacopo Fo, scrittore, attore, fumettista e regista.

    Prof. Flavio Fusi Pecci, direttore dellOsservatorio Astronomico INAF di Bologna. Prof. Vittorio Goretti, astrometrista, uno dei vincitori del Premio Marsden 2011 Dott. Umberto Guidoni, astronauta, fisico e uomo politico. Ha partecipato a due missioni NASA a bordo

    dello Space Shuttle. Dott. Corrado Lamberti, ha diretto per ventanni la pi importante rivista di divulgazione astronomica ita-

    liana, LAstronomia. Prof.ssa Anna Maria Lombardi, docente di fisica Dott. Salvo Massaro, si occupa dello sviluppo di software astronomico Prof. Massimo Mazzoni, ricercatore dellUniversit di Firenze, presso il Dipartimento di Astronomia e

    Scienza dello Spazio Prof.ssa Angela Misiano, docente di fisica, responsabile della didattica della Societ Astronomica Italiana Dott. Alberto Ombres, titolare della ditta commerciale Caelum

    Dott. Francesco Poppi, Head of Communication and Outreach Office presso INAF-Osservatorio Astrono-mico di Bologna

    Franca Rame, attrice teatrale e drammaturga.

    Dott. Francesco Rea, Responsabile dell'Ufficio Relazioni con il Pubblico e la Stampa dell'INAF.

  • La sismologia di Giove Mauro Dolci

    SUPPLEMENTO AL N. 1, maggio 2011

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    La sismologia di Giove

    Mauro Dolci [email protected]

    Abstract: La sismologia gioviana ha una letteratura sorprendentemente carente che annovera, accanto a numerose previsioni teoriche, solo cinque osservazioni da terra. In questo lavoro si riassume lo stato della ricerca, mostrando in particolare le potenzialit che essa offre per indagare la struttura interna di Giove e, con essa, acquisire informazioni sulle protostelle e sulla formazione dei sistemi planetari. Viene presentato e descritto in dettaglio il problema delle fluttuazioni dellalbedo di Giove, che contaminano gli spettri di potenza dei segnali sismici. Si propongono infine idee-guida per un progetto osservativo basato sul supporto di telescopi amatoriali. Scientific literature in the field of Jovian Seismology is surprisingly poor. Besides much theoretical work, only five ground-based observations have been performed so far. This paper summarizes the current state of the research. The diagnostic potential of seismological studies to investigate the interior of Jupiter (and, more generally, information about protostars and planetary systems) is addressed. The problem of albedo fluctuations and their effect on the seismic power spectra is described. Basic ideas for a new project for ground-based observations supported by a small telescopes network are presented.

    1 Introduzione. Il pianeta Giove La sismologia del pianeta Giove un campo della mo-derna astrofisica che si sviluppato negli ultimi trentanni. Solo in tempi recenti, infatti, il crescente svi-luppo delle tecnologie osservative ha permesso di rivela-re segnali astronomici di ampiezza sempre pi piccola, come quelli legati alle deboli oscillazioni globali risonan-ti di questo pianeta gigante. Nel contempo ci spiega perch la sismologia di Giove non si sia sviluppata pa-rallelamente alla sismologia stellare, che invece una disciplina senz'altro pi affermata e diffusa: nel caso stellare, infatti, malgrado il ridotto flusso luminoso pro-veniente dagli oggetti osservati, i segnali sismici tipici hanno ampiezza notevolmente maggiore, e quindi rive-labile con minor difficolt. Giove si pone a met strada tra il caso del Sole e quello delle stelle: esso infatti un oggetto tipicamente stellare rispetto al Sole, ma molto brillante rispetto alla quasi totalit delle altre stelle e si presenta come un ideale banco di prova per estendere al caso stellare le tecniche sismologiche solari. Le osservazioni possono inoltre es-sere condotte con dettaglio di immagine: questo fatto, non realizzabile nel caso delle stelle, pone Giove in una posizione di privilegio. Giove il pi grande dei pianeti del Sistema Solare. Con un raggio medio di 68975 Km esso potrebbe contenere 1300 pianeti uguali alla Terra e la sua massa, pari a 1.901 x 1027 Kg, supera di 2.5 volte la massa di tutti gli altri pianeti messi insieme. La densit media di questo gigante pari a 1340 Kg m-3 e laccelerazione gravitazionale media in superficie si ag-gira intorno ai 25 m s-2 . Giove orbita intorno al Sole ad

    una distanza media di 5.203 U.A., compiendo una rivo-luzione completa in circa 11.86 anni: ogni (1+1/11.86)

    anni ~13 mesi, quindi, la Terra e Giove vengono a tro-varsi nella stessa configurazione orbitale (opposizione, quadratura, ecc.). Nella Tabella 1.1 sono riassunti i dati di maggior interesse (da Smoluchowski, 1981). Lo studio di questo sistema richiede anzitutto lassunzione di un insieme di coordinate ben definite. La latitudine va di-stinta in planetografica e planetocentrica: la latitudine planetografica langolo formato con il piano equato-riale dalla semiretta passante per il punto considerato e perpendicolare alla superficie del pianeta; la latitudine planetocentrica, invece, langolo formato con il piano equatoriale dalla semiretta passante per il punto consi-derato e per il centro del pianeta. Le due definizioni di latitudine coinciderebbero se il pianeta fosse esattamen-te sferico: nel caso di Giove la differenza non trascura-bile, dato il suo notevole schiacciamento (oblateness f

    ~0.065) e in pratica si usa la latitudine zenocentrica nelle effemeridi satellitarie, mentre si usa quella zeno-grafica per descrivere le caratteristiche superficiali del pianeta. La definizione della longitudine, come ben noto, invece vincolata allesistenza di qualche partico-lare caratteristica superficiale solidale con la rotazione: nel caso di Giove ci porta a notevoli problemi giacch ci che si osserva, in tutte le bande spettrali, solo la circolazione atmosferica a diverse profondit. In conse-guenza di tutto ci, nel corso degli anni, si pervenuti alla definizione di ben tre sistemi di longitudine.

  • Tabella 1.1 Dati di fondamentale interesse sul pianeta Giove (da Smoluchowski, 1981).

    S u p p l e m e n t o A S T R O N O M I A N O V A n . 1 , m a g g i o 2 0 1 1 Pagina 2

    I cosiddetti System I e System II sono definiti in base ad osservazioni da Terra del moto E-W di piccole caratteri-stiche delle nubi gioviane, e ad essi corrispondono pe-riodi di rotazione, per le regioni equatoriali, di 9h50m30.003s e 9h55m40.632s rispettivamente. Il System III, invece, stato definito osservando la perio-dicit di certe variazioni nelle radioemissioni di Giove, che stata fatta risalire alla rotazione della magnetosfe-ra gioviana, agganciata a quella del pianeta stesso: ad esso corrisponde un periodo di rotazione equatoriale di 9h55m29.710s e, poich per tempi medio-piccoli la pre-cessione dellasse magnetico di Giove rispetto allasse planetario sicuramente trascurabile, questo sistema il pi usato nella pratica (Riddle & Warwick, 1976). Ci che immediatamente colpisce di questi dati la ve-loce rotazione di Giove intorno al proprio asse, con fre-

    quenza J ~176 Hz (si pensi, per confronto, ai valori per Terra e Sole, T ~11.6 Hz e S ~2.7 Hz): questo fatto ha una notevole importanza, come vedremo, nellambito dellosservazione e dellinterpretazione dei dati sismologici gioviani. Linterno gioviano molto probabilmente liquido, come conseguenza dellenorme quantit di calore generata da Giove (il quale, come riportato in Tabella 1.1, emette pi del doppio della radiazione solare ricevuta); cionono-stante, esso freddo, nel senso che lenergia termica media per unit di volume circa 20 volte inferiore a quella gravitazionale (Stevenson & Salpeter, 1981). Que-sto implica che lequazione di stato interna dovrebbe descrivere una miscela liquido-gassosa che va da unatmosfera allo stato ordinario ad un interno allo sta-to di plasma degenere. Secondo i modelli attuali, Giove possiede un interno stratificato (Figura 1.1): il nucleo costituito da mate-riali rocciosi (Fe, Ni, SiO2, MgO) ad una pressione di circa 200 Mbar, ed sovrastato da un mantello formato prevalentemente da ghiacci e da un inviluppo costituito da una miscela di idrogeno metallico ed elio; proceden-do verso lesterno, al diminuire della pressione, lidrogeno passa allo stato molecolare (a circa 3 Mbar) e

    successivamente si sale verso le regioni atmosferiche. La densit (e con essa la velocit del suono, molto im-portante ai fini sismologici) subisce tre discontinuit, una alla transizione tra core e mantello, la seconda alla transizione tra mantello ed inviluppo e la terza in corri-spondenza della cosiddetta Plasma Phase Transition (PPT) da idrogeno metallico a molecolare. Questa configurazione tuttora oggetto di discussione, giacch non ovviamente possibile osservare diretta-mente gli strati profondi del pianeta. Ci si basa quindi su dati osservativi quali massa, raggio, temperatura super-ficiale, bilancio termico e momenti gravitazionali J2-J6 , da porre come vincoli alle equazioni fondamentali dei vari modelli teorici. Gli ingredienti necessari a ciascun modello sono la composizione chimica, il regime termo-dinamico e lequazione di stato: una eccellente discus-sione di questi aspetti quella del gi citato lavoro di Stevenson & Salpeter del 1981. Questo implica che lequazione di stato interna dovreb-be descrivere una miscela liquido-gassosa che va da unatmosfera allo stato ordinario ad un interno allo sta-to di plasma degenere. Secondo i modelli attuali, Giove possiede un interno stratificato (Figura 1.1): il nucleo costituito da mate-riali rocciosi (Fe, Ni, SiO2, MgO) ad una pressione di circa 200 Mbar, ed sovrastato da un mantello formato prevalentemente da ghiacci e da un inviluppo costituito da una miscela di idrogeno metallico ed elio; proceden-do verso lesterno, al diminuire della pressione, lidrogeno passa allo stato molecolare (a circa 3 Mbar) e successivamente si sale verso le regioni atmosferiche. La densit (e con essa la velocit del suono, molto im-portante ai fini sismologici) subisce tre discontinuit, una al