Assessorato all’Agricoltura REGIONE CAMPANIA

16
PERCORSI • ATTIVITÀ • STORIA • CULTURA a cura della Regione Campania - Settore Foreste di Benevento La Foresta Demaniale del Taburno La Foresta Demaniale del Taburno REGIONE CAMPANIA Assessorato all’Agricoltura e alle Attività Produttive

Transcript of Assessorato all’Agricoltura REGIONE CAMPANIA

PERCORSI • ATTIVITÀ • STORIA • CULTURA

a cura della Regione Campania - Settore Foreste di Benevento

La Foresta Demanialedel Taburno

La Foresta Demanialedel Taburno

REGIONE CAMPANIA Assessorato all’Agricolturae alle Attività Produttive

Valorizzare gli oltre cinquemila ettari diaree forestali in Campania.E’ l’obiettivo che l’Assessoratoall’Agricoltura e alle Attività Produttivesi è dato, convinto che lo sviluppo dellearee interne della nostra regione, alcentro della programmazione economicaregionale, passa soprattutto dal recuperodi questo straordinario patrimonioambientale, storico e paesaggistico.Vogliamo potenziare le attuali risorse etrasferire in montagna ricerca, altatecnologia, saperi. Un traguardoambizioso che potrà essere raggiuntosoltanto attraverso la riscoperta dellepotenzialità e delle ricchezze di questeterre.Abbiamo pensato, pertanto, di dar vitaa una collana interamente dedicata alpatrimonio forestale campano, fioreall’occhiello delle aree interne per le suepeculiarità faunistiche e per lestraordinarie potenzialità che presentaper la sperimentazione di nuove formedi gestione forestale sostenibile.È il caso della Foresta del Taburno, lacui monografia inaugura la collana, unaproprietà collettiva di particolare bellezzacapace di suscitare un interesse semprecrescente da parte degli appassionatidella montagna, delle scuole e dei turisti.Migliaia di ragazzi, studenti, cittadiniitaliani e stranieri ogni anno visitano isuoi tesori attraverso le piste ed i sentierirealizzati dagli operai idraulico-forestalidella Regione Campania. La “RealRiserva del Taburno”, questo il nomeassunto nel 1786 anno della suacreazione, è oggi una sorta di fucinasperimentale per nuove attività chesappiano coniugare le antiche tradizionidel mondo forestale e le moderne azioniper una funzione, oltre che ecologica,ricreativa, culturale e sociale del bosco.Caratteristiche, queste, che abbiamoillustrato nelle pagine che seguono, nellasperanza di stimolare il lettoreincoraggiandolo a trascorrere una o piùgiornate per boschi di faggi e di abeti.

Andrea CozzolinoAssessore all’Agricoltura e alle Attività Produttive

ROMA CAMPOBASSO

FOGGIA

BARI

R. CALABRIA

A16A3

A2

A2

A16

Termoli

Caianello

Apollosa

CE

NA AV

SA

FORESTADEMANIALEDEL TABURNO

Montesarchio

SS 7 Appia BN

Per raggiungere laForesta Demaniale del Taburno

Per chi viene da Napoli e Caserta considerarecome primo riferimento la città di Montesarchio;da qui seguire le indicazioni per il Taburno.

Per chi viene da Avellino, Salerno e Beneventoil primo riferimento è la città di Apollosa;da qui seguire le indicazioni per il Taburno.

La pubblicazione è stata curata da:

Aniello Andreotti e Pasquale Izzodel Settore Foreste di Benevento

Gerardo Di Greziadel Settore Foreste Caccia e Pesca di Napoli

Si ringrazia la Soprintendenza B.A.A.A.S. delle provincedi Caserta e Benevento per aver reso disponibili alcunestampe riproposte nel presente opuscolo e l’associazioneLerka Minerka per alcune foto di Francesco Raffaele

Stampato presso «POLIGRAFICA S. GIORGIO»San Giorgio del Sannio (BN) - Tel. 0824.40918

- 3 -

Inquadramento geografico e notizie geomorfologiche

La Foresta Demaniale Taburno costituisce un unico complesso situato sul massiccio delmonte omonimo, compresa tra le quote di 375 e 1394 s.l.m. La superficie totale dellaforesta demaniale ammonta a circa 617 ettari, dei quali 426 sono boscati.La Foresta ricade interamente nella zona A del Parco Regionale del Taburno-Camposauro(ad eccezione di Piano Melaino che ricade nella zona B) ed è delimitata a Nord dal

Demanio Comunale di ToccoCaudio, costituito da terreniboscati e pascolivi; a Sud da terreniagrari di proprietà dei Comunidi Bonea e Bucciano; ad Est daboschi, pascoli e terreni agrari diproprietà dei Comuni di ToccoCaudio e Montesarchio, nonchéda privati; ad Ovest da terreniboscati e pascolivi di proprietà dei Comuni di Bucciano, Mo-iano, S. Agata dei Goti e di privati.L'esposizione dominante è quellaNord e Nord-Est, mentre la parte

bassa (Porca Prena) è esposta a Sud; i versanti di Sud-Est ricadono nel bacino dell'Isclero,quelli di Nord-Est ricadono in quello del Calore (ambedue i corsi d'acqua appartengonoal sistema idrografico del Volturno). Il terreno è orograficamente accidentato, sormontatodalle vette del M. Taburno (m 1394), del Tuoro Alto, dei M. Ortichelle e Campigliano

(tra 1200 e 1300 m.s.l.m.), lependici sono scoscese con balze,dirupi e strapiombi nelle zone diPorca Prena e di Acqua Pendente con incisioni profonde e substratominerale costituito da sfatticciocalcareo, non ricoperto da vege-tazione, mentre lungo le costedello Scamardello e nella contradaPiano Melaino le pendici sonomeno acclivi con poche rocceaffioranti e substrato calcareoincoerente. La Foresta è attra-versata da numerosi valloni tra

cui il Vallone Ricongola sul versante nord e i ripidi valloni del versante sud: Fosso deiCarpini, Vallone S. Simeone e Vallone Oscuro. Sul Monte Taburno affiorano le roccecalcaree di età più antiche della provincia di Benevento che sono comprese tra l’età triassica(200 milioni di anni fa) ed il giurassico superiore (14 milioni di anni fa). Al MonteTaburno la presenza di Dolomie, (rocce formate da carbonato di calcio associato acarbonato di magnesio), rende precaria la micro conservazione dei fossili macro, mentrei micro fossili sono abbondanti ma difficili da identificare.Le argille azzurre, le sabbie di fossili in esse contenuti fanno ritenere che nel Pliocene

- 4 -

medio superiore nella zona c’era probabilmente un mare con profondità variabile daipochi metri nelle vicinanze dei massicci montuosi, a qualche decina di metri procedendoverso la zona attualmente occupata dalla città di Benevento. Al Monte Taburno la

successione carbonaticaè stata interpretata comecaratteristica di ambientida scogliera e di acquepoco profonde (litto-ranee infralittoranee) etalvolta compaiono ca-ratteristiche di scoglieravera e propria.Il Monte Taburno, in-sieme al Camposauro,costituisce un massiccioc a l c a r e o i s o l a t odell’Appennino Cam-pano. Alla sua basesgorgano le abbondanti

sorgenti del Fizzo, che alimentavano, attraverso il vanvitelliano acquedotto carolino, lecascate del Parco Reale della Reggia di Caserta.Si accede alla Foresta dalla rotabile Montesarchio-Taburno (strada provinciale n.93)mentre la viabilità interna è costituita da tre strade di servizio a fondo naturale in mediocrestato di manutenzione che conducono a Piano Melaino, Pisciariello e Noci-CostaSerrapulla. In to-tale le strade ro-tabili e in terrabattuta si svilup-pano per 11 km.La foresta è inoltreattraversata inlunghezza da unastrada rotabileasfaltata fino aquota 1264 m,dove sono ubicatialcuni ripetitoriradiotelevisivi edalcune installa-zioni Telecom, eda un elettrodottoche occupa unafascia di 16 m per una lunghezza complessiva di 2,9 Km. I confini sono delimitati, inparte con recinzione in rete metallica alta 1,50 m e pali di castagno e, in parte, con terminilapidei recanti il marchio R.D. (Regio Demanio).L’accesso è controllato con cancelli in metallo. Sistemazioni idrauliche con briglie inpietra sono poste a regolare il deflusso delle acque del Vallone Ricongola.

Il Demanio Regionale – La storia

Il Monte Taburno, rientrante anticamente nel territorio controllato dalla tribù sanniticadei Caudini e successivamente assegnata dai Romani alla Regio II (Apulia e Calabria)

costituiva, sin dal Medio Evo, il demaniofeudale di Vitulano e la Foresta del Taburno,in particolare, era destinata a deposito estivodi cavalli stalloni dell’esercito borbonico.Il disboscamento operato sul Taburno dagliabitanti dei comuni limitrofi portò col tempoad impoverire le sorgenti del Fizzo che forni-vano le acque alle Reali Delizie di Caserta.L’Amministrazione del Real Sito di Caserta,rappresentata da una Giunta autorizzata daun sovrano rescritto del 25 Settembre 1786,pubblicò il 14 Novembre dello stesso announ Bando col quale si vietava il taglio deglialberi ed il pascolo degli animali su una grandeestensione del Taburno, circoscritta da terminilapidei. Sorse così la Real Riserva del Taburnoche fu ricca di selvaggina, soprattutto cinghiali,e fu istituita anche a garanzia della perennitàdelle sorgenti del Fizzo.Fin dall’inizio i Comuni, i cui fondi rientrarononei confini di questa Real Tenuta, manifesta-

rono al sovrano il loro malcontento per le leggi eccessivamente restrittive.Si rese pertanto necessaria una nuova e più “ragionevole” delimitazione della riserva. Taleconfinazione fu approvata da Ferdinando IV con Real Rescritto del 30 Gennaio 1795,con l’aggiunta che fossero rigorosamente rispettati i divieti rescritti dal Real Bando del1786.Con atto del 30 aprile 1834 vennedisposto di riprendere in esame la si-tuazione per definire l’estensione deifondi da ritenere in riserva ed ilcompenso da corrispondere ai Comuniproprietari. Le proposte della specialeCommissione all’uopo creata furonoapprovate con il provvedimento del15 settembre 1836 e formarono og-getto della stipula dei seguenti pubblicistrumenti:- del 4 Dicembre 1840 col quale ilComune di Bucciano concedeva inenfiteusi perpetua alla Reale Casa la tenuta Porca Prena dell’estensione di moggia 214pari a ettari 72 circa sul versante meridionale del Monte Taburno per l’annuo canone di24 ducati netti;- del 28 Dicembre 1842 con il quale i Comuni di Airola, Buccciano, Vitulano, Tocco

- 5 -

Caudio, Campoli, Foglianise, Montesarchio,Bonea e Varoni concedevano, pure in enfiteusiperpetua, alla Reale Casa l’estensione di moggia1719 passi 5 e passatelli 9 pari a ettari 582,54per l’annuo canone di ducati 445 e grana 59.Il complesso boscato Taburno fu preso in en-fiteusi dalla Casa dei Borbone e con gli attidi enfiteusi venne riservato in favore degliabitanti dei Comuni proprietari il diritto dilegnare durante i mesi di agosto, settembre eottobre di ogni anno ed il diritto di pascolarecon le sole pecore. Sebbene, decaduto il feu-dalesimo, il Demanio Vitulanese fosse statodiviso in parti proporzionali ai rispettivi dirittifra i Comuni di Vitulano, Montesarchio, Bonea,Varoni e Tocco Caudio, già facenti parte dellaProvincia di Avellino, nonché fra quelli diAirola, S. Agata dei Goti, Bucciano e Moiano,già della Provincia di Caserta, da un’indaginepresso l’Archivio di Stato di Benevento è emerso

che solo nel 1854 avvenne lo scioglimento delle “promiscuità demaniali” fra i Comuniche componevano l’antico “Stato Vitulanese”. Ma nel 1906 l’Agente Demaniale LoMonaco, incaricato della sistemazione del Demanio Civico “Cepino”, segnalava ancoral’esistenza di alcuni beni promiscuitra i Comuni di Vitulano, ToccoCaudio, Foglianise, Cautano eCampoli. Il complesso dei beniforestali del Taburno derivadunque dal grande DemanioCepino, la cui suddivisione tra ivari Comuni del comprensoriovenne operata nel 1854 con ap-posita Ordinanza dell’IntendenteCommissario Ripartitore diAvellino del 12 marzo 1854, n.914 approvata con Reale Rescrittoil 19 Giugno 1854.Caduto il Regno di Napoli, il Taburno passò al demanio del nuovo Stato Italiano che,con la legge del 20 giugno 1871 n. 283 lo dichiarò inalienabile e lo consegnòall’Amministrazione Forestale (Ispezione di Caserta) con verbale del 13 settembre dellostesso anno. La superficie della Foresta, che secondo l’elenco allegato alla legge del 1871,era di 350 ettari, fu poi più precisamente rilevata, nel 1879, pari ad ettari 640,39.Costituita L’Azienda del Demanio Forestale, la Foresta Taburno, quale bene dello Statogià dichiarato inalienabile, passò a far parte del patrimonio di detto Ente.Trattandosi di un patrimonio dello Stato fu definitivamente trasferito alla RegioneCampania, che oggi lo gestisce, per effetto della legge n. 165 del 16.03.1970 con D.M.28.10.1974.

- 6 -

La vegetazione del Taburno

Il Piano di coltura e conservazione della Foresta Regionale del Monte Taburno valevoleper il decennio 1995-2004, divideva il bosco in:

La porzione sommitale della Forestaè completamente popolata dal faggio,eccetto alcune zone rimboschite conabete bianco, abete rosso, pino nero,larice e douglasia. L’abete bianco (Abiesalba) è stato introdotto nel 1838 (se-condo Teracciano) e piantato in varieepoche fino ai primi anni '80 del secoloscorso. L'età media si può stimare trai 50 e i 70 anni ma esistono piante chehanno raggiunto e superato il secoloe piante giovani al di sotto dei 25-30anni.I nuclei più importanti sono compresi

tra le quote 1000 e 1200 m s.l.m. a monte dell'ex albergo e intorno alla strada provincialeche congiunge la casermetta Caudio (dello STAPF di BN) a Frasso Telesino, lungo lastrada per Piano Melaino (dove l'abetina deriva dalla trasformazione della preesistentefaggeta mediante sottopiantagione) e in località Sambuco. Nuclei più piccoli e pianteisolate sono sparsi all'interno della faggeta anche a quote più elevate. L'abetina pura (85%abete e 15% faggio) si estende per 16,84 ettari, mentre quella mista al faggio si estendeper 87,31 ettari. L'estensione attualedell'abetina dipende anche dagli eventimeteorici trascorsi; in particolare unatromba d'aria nel 1974 provocò la ca-duta di circa 10.000 piante. Schiantidovuti in buona parte alla precarietà deipopolamenti di abete bianco a causa siadella densità eccessiva dei giovani po-polamenti (mai diradati) sia della dif-fusione in tutta l'abetina dell' Hetero-basidium annosum, fungo agente delmarciume radicale. La rinnovazionedell'abete risulta assente nei popolamentipuri, mentre è presente in popolamenti misti con il faggio in prossimità delle buche createdagli schianti. Qui, comunque, la rinnovazione in massa del faggio tende a soppiantarequello delle altre specie. La faggeta (238,15 ettari), si estende tra le località di Tuoro Alto,

3) Rimboschimenti Ha 24,64 Tot. sup. boscata: 426,09 Ha4) Terreni rocciosi cespugliati Ha 133,845) Pascoli 57,48 Ha

Superficie totale: 617,41 Ha

1) Bosco di alto fusto- di faggio: 238,15 Ha- di abete 18,64 Ha- misto 87,31 Ha

2) Ceduo misto Ha 57,35

- 7 -

Tuoro Verro, Maitiello, Campigliano, Ri-congola e presenta una fisionomia moltoirregolare nel suo complesso, con aree diorigine agamica (derivate da conversionedi ceduo matricinato, a densità disformee statura variabile secondo il gradiente difertilità) ed altre da seme di diverso gradoevolutivo (spessine, perticaie e giovani fu-staie) per lo più coetanee e di età variabiletra i 30 e 90 anni. Sono presenti, inoltre,tratti a novelleto insediatosi lungo i vallonie attorno alle vecchie matricine (residuodel governo a ceduo). In tutta la foresta ilfaggio è stato utilizzato in passato per la

produzione di carbone; infatti si rinvengono sulle pendici numerose piazzole ove venivanoallestite le carbonaie. Detta pratica fino agli anni ‘60 del secolo scorso (i tagli nella faggetanon sono eseguiti da circa 50 anni) ha condizionato la fisionomia attuale dei popolamentidi faggio. All'interno della faggeta mista sono presenti nuclei del subendemico Acerodella Cappadocia (Acer cappadocicum subsp. lobelii e subordinati), Acero di monte (Acerpseudoplatanus), Acero napoletano (Acer obtusatum), Castagno (Castanea sativa), Carpinonero (Ostrya carpinifolia) e Sorbusdomestica. Inoltre Larice (Larix deci-dua), Noce (Juglans regia), Ontanonapoletano (Alnus cordata) costitui-scono l'alberatura della rotabile prin-cipale. Sulle pendici esposte a meridionedella Foresta Demaniale (contradaPorca Prena) il soprassuolo è formatoda un ceduo misto mesofilo (57,35Ha), in cui prevale il faggio alle alti-tudini maggiori e nelle esposizioni piùfresche, mentre scendendo di quota lacomposizione cambia a favore di for-mazioni più termofile, anch’esse degradate, spesso a portamento cespuglioso, di carpinonero, orniello, roverella, carpinella, acero napoletano, acero campestre e leccio. Quest'ultimosi ritrova principalmente sulle rupi calcaree del Cantariello e tra i 650-1000 m di altitudinenelle esposizioni più calde. Alle quote più basse queste formazioni si intersecano con gliuliveti. Sempre sui versanti meridionali del M.Taburno, insiste una vasta rupe rocciosacompresa tra le quote di 400 m e 1300 m, solcata dal Vallone Calascione, dal ValloneS. Simeone, dal Vallone Oscuro, dal Vallone del Figliuolo, dal Vallone Baccoli ed altriminori. Qui la vegetazione è rappresentata da formazioni di varia altezza e copertura lacui composizione specifica varia con la profondità del suolo e l'esposizione. Dal bassoverso l'alto troviamo: gruppi di orniello, roverella e carpini, aceri e faggi isolati consottobosco arbustivo e formazioni rupicole di leccio. In località Porca Prena perun'estensione di circa 20 Ha sono stati eseguiti, a partire dagli anni ‘50 del secolo scorso,rimboschimenti di conifere (pino domestico, pino d'Aleppo, cipresso piramidale, cipressodell'Arizona, cedri) e di latifoglie (leccio, roverella, carpino e orniello).

- 8 -

Il sottobosco e la fauna

La Foresta del Taburno è una ricchezza immensaanche per il sottobosco che essa conserva.Inutile dilungarsi sulla bontà dei funghi: porcini,chiodini, lattari, virni, mazze di tamburo, etc..Per non parlare, poi, degli asparagi selvatici,delle bacche di rosa canina (ricche di vitaminac) delle bacche di biancospino (con le quali sipossono ottenere ottime marmellate), diprugnolo (ottime per preparare liquori insiemea quelle di rosa canina).Lo strato arbustivo è presente ai margini dellafaggeta e ai vertici dei piccoli rilievi rocciosi.Sono presenti piccoli gruppi di agrifoglio (Ilexaquifolium) con ceppaie che presentano pollonianche di 20-25 cm di diametro a petto d'uomoe di 10-12 m di altezza (in località Piano Cuponi,Fosso Ricongola); nei pascoli sottostanti lepiante di agrifoglio vegetano allo stato isolato.La faggeta vegetante in condizioni di suolo riccodi nutrienti (terra bruna) si accompagna a densitappeti di Allium ursinum. Altrove nello stratoerbaceo si rinvengono: Anemone apennina,Ranunculus lanuginosus, R. ficaria, Campanulatrachelium, Geranium versicolor, Geraniumrobertianum, Mercurialis perennis, Violareichembachiana, Ruscus aculeatus, Hederahelix, Adoxa moschatellina, Sanicula europea,ecc. Il sottobosco è troppo spesso preso inminore considerazione rispetto al bosco ma ilsuo ruolo è altrettanto importante soprattuttoper quanto riguarda la vita della fauna selvaticae degli uccelli. Il rifugio che offre ed il depositodi cibo che garantisce, fanno sì che il ruolo delsottobosco sia assolutamente vitale anche peri vari microecosistemi che in esso si formano.Gli uccelli, migratori e stanziali, che vivono esi fermano alle nostre latitudini anche grazieal sottobosco sono innumerevoli: Merlo, Tordo,Quaglia, Fagiano, Allodola, Calandro, Averla,Cesena, Beccaccia, Balia dal collare, Tortora.Tra i rapaci ricordiamo il Nibbio, il Falco e,tra quelli notturni, la Civetta, il Barbagianni,l’Allocco. Si possono anche incontrare, oltre avarie specie di pipistrello, altri mammiferi qualila martora, la volpe, il cinghiale e diversi piccoliroditori nonché rettili come cervoni, colubri,

biscie e anche qualche vipera, a dimostrazione del buono stato di conservazione di unecosistema che si mantiene ancora in equilibrio.

- 9 -

La fruizione turistica, culturale e ricreativa

Il profilo del Monte Taburno - Camposauroricorda quello di una donna adagiata su unfianco, da cui l’appellativo “ Dormiente delSannio”. Dalla vetta del Monte Taburno (1394m.s.l.m.) si gode un vasto panorama su tuttala Valle Caudina, densamente antropizzata echiusa dalla parte opposta dal massiccio delPartenio. Ad ovest, dove la valle diventa piùstretta, si nota una macchia bianca sul fiancodi un monte: è la cava del Monte Tairano, neicui pressi, secondo molti storici, si combattè,nel 321 a.c., la famosa battaglia in cui i Romanifurono sconfitti dai Sanniti.Oltre il Partenio nelle giornate più limpidesi scorgono il Vesuvio e i monti Lattari e, sel’aria è particolarmente tersa, anche le isoledell’arcipelago Partenopeo. Dalla parte oppostala vista spazia su tutto il massiccio Taburno-Camposauro e sui monti del Mateseall’orizzonte Nord. Verso Est si susseguonole colline del Sannio Beneventano con la cittàcapoluogo nella vallata. Verso Sud, nellegiornate più limpide, si possono osservareanche le cime dei monti Picentini. La ForestaDemaniale del Taburno è percorribile in ognistagione anche d’inverno, purché benequipaggiati per la neve abbondante. E’ unaescursione abbastanza semplice e si può partireda Piano Melaino da cui originano quattrosentieri, dall’ex albergo e dalla località PorcaPrena nel comune di Bucciano. Passeggiandotra i sentieri, anche con qualche piccoladeviazione, si incontreranno eremi e ruderisuggestivi come la Grotta di S. Simeone

- 10 -

(Bucciano), che conserva ancora affreschidatati intorno al 1600, ed altri, meno beneconservati, di parecchi secoli anteriori: ilSantuario di Maria SS. Del Taburno(Bucciano), la grotta di S. Mauro(Bucciano). Alcuni sentieri antichi, inparticolare “lo stradello del Re”, sonoattualmente oggetto di lavori per il recuperoe la messa in sicurezza con opere diingegneria naturalistica grazie al notevoleimpegno degli operai forestali in forza alSettore Foreste di Benevento. Ormai datempo, infatti, si sta cercando di metterein atto una serie di attività “diverse”,integrate con la montagna ma più legateall’arte, alla cultura, allo spettacolo, allosport ed al tempo libero. Un esempio pert u t t i è l ’ e v e n t o d e n o m i n a t o“Taburnia…foresta in concerto” che svolgeun ruolo di grande attrazione estiva ognianno per migliaia di visitatori che sirendono partecipi di una serie molto variae ricca di eventi che culminano con unconcerto di musica classica eseguito da

orchestre di prestigio. L’esibizione avvienein alta quota tra boschi di faggio utilizzandola cassa armonica costruita dagli operaiforestali con l’uso esclusivo del legnamedella foresta.Di particolare bellezza è il Piano Melaino che, oltre ad essere la località di elezione di talemanifestazione, è il punto di partenza di alcuni percorsi in foresta che, in due o tre ore,consentono di giungere in luoghi suggestivi e di forte impatto con la natura.Uno dei percorsi guidati più interessanti è quello che conduce in un luogo assai suggestivonel cuore della foresta dove sorge il rudere denominato “Caserma Pozzillo” un fabbricatodi epoca borbonica che ospitava i soldati di guardia degli stalloni dell’esercito e che pare

- 11 -

sia stato eletto dal re Borbone anche quale sua occasionaleresidenza di caccia. A valle, negli antichi borghi diarchitettura medioevale, con la cura di un tempo, sisvolgono attività antiche e preziose, come la mungiturae la lavorazione del latte, la preparazione artigianaledei formaggi, la vendemmia e il pascolo delle mucchee delle pecore. Nelle antiche botteghe si può assisterealla lavorazione del legno, della pietra (famosa quelladi Vitulano) e del ferro. Ampie macchie del territoriosono dedicate alla coltura degli ulivi ed i frantoi locali,di antichissima tradizione, producono olio di oliva diqualità organolettiche eccellenti. I vini sono apprezzatianche fuori dai confini nazionali grazie alle elevatequalità del vitigno Aglianico. Le numerose aziendezootecniche del luogo sfruttano l’abbondanza dei pascoliper allevare bovini e ovini, allo stato brado da cui si

ricavano formaggi e carni controllate e di qualità. La mela annurca, le pere, le susine, ifichi, le ciliegie, la frutta secca, gli ortaggi e i cereali prodotti su questa terra si distinguonocome prodotti di elevatissimo pregio.

- 12 -

La didattica e la divulgazione forestaleIl monte Taburno in primavera è méta continuadi gruppi di scolaresche che, coinvolte nel progetto“Verde Mare-Educazione alla Natura” che la Re-gione Campania sta attuando su tutto il territoriocon risultati eccellenti, vengono a realizzare la-boratori didattici all’aperto ed a verificare, nellapratica, le nozioni teoriche apprese in aula daprecedenti lezioni. Molto interessante è anche illaboratorio forestale itinerante, che si sta realizzandocon l’esperienza e l’abilità degli operai forestali,con il quale si cercherà di stimolare l’interesse e

la conoscenza del mondo forestale attraverso l’osservazione di svariati tipi di nidi di uccelli,di sezioni dendrometriche di diverse specie arboree (dalle quali si evince l’età della piantaed il tipo di legno), di vari tipi di semi e bacche e, infine, attraverso delle prove olfattivedi olii essenziali estratti da piante di ogni genere in particolare forestali.Insomma la Foresta del Taburno sta diventando, parafrasando il recente Piano d’Azioneper la gestione sostenibile delle foreste, una “scuola all’aperto” per tutti da utilizzare perla didattica e la divulgazione. Un luogo dove è possibile ritrovare un equilibrato rapporto

con la natura,c o n o s c e r eantiche tra-d i z i o n i eculture, ri-temprare ilcorpo e lospirito.

- 13 -

Carta vegetazionale

Bosco di abete biancoBosco di faggio e abete biancoBosco di faggioFaggio, carpino, roverella, acero, leccioRimboschimenti di conifere e latifoglie autoctoneArbusteri di ricolonizzazioneOrniello, roverella, carpino, aceroPascoli arborati e pratelli discontinui con arbusti

Superficie: 617,41 HaVariazione altimetrica: 375 - 1394 mt s.l.m.

- 14 -

- 15 -

Cas

erm

etta

Tem

po d

i per

corr

enza

2 o

re -

D

isliv

ello

800

mt.

(Con

tinu

a co

n i s

enti

eri d

a P

iano

Mel

aino

)Te

mpo

di p

erco

rren

za 3

ore

- D

isliv

ello

800

mt.

PERCORSI • ATTIVITÀ • STORIA • CULTURA • RISORSE

a cura della Regione Campania Settore Foreste di Benevento

Scop r ile bellezze dellaF o r e s t aDemanialeTaburnodel

Via Trieste e Trento, 182100 BeneventoTel. 0824 483105 - 483100Fax 0824 483118

REGIONE CAMPANIAE-mail: [email protected]: [email protected] Foreste di Benevento