Assemblea elettiva, Roma giovedì 24 gennaio...
Transcript of Assemblea elettiva, Roma giovedì 24 gennaio...
1
Assemblea elettiva, Roma giovedì 24 gennaio 2013
La Chiesa da sempre usa espressioni di
apprezzamento per questa Organizzazione professio-
nale che accanto alla molteplicità delle iniziative
promuove una alta azione pedagogica nel Paese.
Siamo consapevoli delle sfide e delle difficoltà che in
questo tempo si dovranno affrontare e non mancherà
l’amichevole vicinanza del Signore, la preghiera della
Chiesa e mia personale, perché non siate privi del
sostegno spirituale nella quotidiana fatica del
pensare, del discernere e del costruire.
La post-modernità sta imponendo una società sempre
più secolarizzata con una sua etica alternativa a quella
della scuola sociale cristiana che da sempre ha
sostenuto il riferimento agli orizzonti valoriali.
Nonostante ciò, è necessario non permettere alle
logiche legate alla secolarizzazione di svuotare la
dimensione etica e spirituale dell’ agire.
La dignità della persona umana, il valore della vita,
della famiglia, del bene comune non sono valori di
2
nicchia ma elementi fondamentali sia per la società
che per l’economia. La dottrina sociale della chiesa
resta una proposta meravigliosa sull’uomo e sul suo
agire e offre un appello universale per crescere
insieme in una società più giusta e fraterna.
Dare voce a questi valori è un investimento decisivo
per l’avvenire. Non si scommette solo sulla
dimensione quantitativa ma anche su quella
qualitativa e relazionale della vita. Il legame con la
scuola sociale cristiana non appartiene solo al passato
perché vita, famiglia, lavoro erano e rimangono
capisaldi sicuri anche per il futuro.
La Coldiretti di ieri ha saputo dare un nome, un volto,
un’identità a chi non l’aveva, oggi è chiamata a
sostenere i valori perché non è in gioco solo il
benessere delle aziende ma dell’intera società. La
dimensione solo orizzontale della vita non dice niente
su ciò che la rende felice e degna di essere vissuta.
Auguriamo di cuore al Presidente Marini e ai nuovi
presidenti eletti o confermati una forte unità di intenti
per fondere insieme ruoli, competenze e progetti come
in un mosaico in cui le diverse tessere formano
l’unico grande disegno. Benediciamo il Signore per
tanta ricchezza di testimonianze in Coldiretti nei suoi
quasi 70 anni di storia.
don Paolo Bonetti
3
L’elezione di Papa Francesco: un dono e una
promessa.
Quante cose sono successe in questo piccolo
segmento della storia della Chiesa. Abbiamo aspettato
con tremore e fiducia il giorno dell’elezione del nuovo
Papa. La Chiesa ora si rimette in gioco, radicata
saldamente nella storia, continuando un’avventura che
dura da 2000 anni. Un nuovo corso si è aperto, con
una professione di umiltà che ci ha coinvolti tutti. Un
vento nuovo, ora, soffia perché la “barca di Pietro”
prenda il largo dentro il mare aperto del mondo, bello,
fragile e drammatico insieme. Una porta si è aperta
perché tutti gli uomini possano entravi assieme al
papa per percorrere insieme la strada.
Cercare di comprendere con le categorie umane
questo passaggio storico non è sufficiente. Bisogna
partire dal Vangelo per comprendere la missione del
Pontefice che ha il compito di essere ponte fra Dio e
l’uomo. Un Papa anziano, che viene da lontano, al di
là dell’Atlantico, che chiede di condividere con Lui
preghiera e fraternità, povertà e misericordia,
smentisce chi pensa ad un cristianesimo, forte,
efficiente e robusto. Mettersi in cammino con
l’esperienza di San Francesco ci proietta poi davanti
all’urgenza dell’evangelizzazione, con lo stile
dell’umiltà e della sobrietà, vicini alle nuove e vecchie
povertà, in dialogo con tutti.
4
Una lezione di vita semplice, autentica, vera, che ha
scosso tutti, prendendoci di sorpresa al di là di ogni
previsione, ma che ci conferma la grande vitalità della
Chiesa creativa, coraggiosa, universale. Una
prospettiva di grande speranza è ora davanti a noi, non
solo per la Chiesa ma anche per il mondo per spingere
la storia a prendere il passo di Cristo, bussola sicura
per la ricerca del bene.
Fin dal primo contatto, il 265˚ successore di San
Pietro, ha trovato accoglienza e gioia incontenibile in
piazza San Pietro e con l’annuncio del nome
Francesco, ha mandato un messaggio chiaro,
sorprendente e un segnale per il futuro. Non poteva
che chiamarsi Francesco, un sacerdote e vescovo che
ha dedicato la sua vita a Cristo e ai poveri. Un nome
impegnativo che invita alla santità e alla
testimonianza profetica.
Ringraziamo il Signore perché abbiamo bisogno di un
“padre” in un mondo così diviso e bisognoso di
fraternità. Una infinita riconoscenza al Papa emerito
Benedetto XVI che, con la sua rinuncia, ci ha
consentito di ricevere in dono Papa Francesco. Una
rinuncia maturata nella preghiera e frutto della sua
incondizionata docilità alla volontà di Dio e del suo
grande amore per la Chiesa.
5
Omelia di Papa Francesco nel giorno della sua
Prima Messa di inizio del Pontificato. (19 /03/2013)
“Abbiamo ascoltato nel Vangelo che «Giuseppe fece
come gli aveva ordinato l’Angelo del Signore e prese
con sé la sua sposa» (Mt 1,24). In queste parole è già
racchiusa la missione che Dio affida a Giuseppe,
quella di essere “custos”, custode. Custode di chi? Di
Maria e di Gesù; ma è una custodia che si estende poi
alla Chiesa, come ha sottolineato il beato Giovanni
Paolo II: «San Giuseppe, come ebbe amorevole cura
di Maria e si dedicò con gioioso impegno
all’educazione di Gesù Cristo, così custodisce e
protegge il suo mistico corpo, la Chiesa, di cui la
Vergine Santa è figura e modello».”
Come esercita Giuseppe questa custodia?
“Con discrezione, con umiltà, nel silenzio, ma con una
presenza costante e una fedeltà totale, anche quando
non comprende. Dal matrimonio con Maria fino
all’episodio di Gesù dodicenne nel Tempio di
Gerusalemme, accompagna con premura e tutto
l’amore ogni momento. E’ accanto a Maria sua sposa
nei momenti sereni e in quelli difficili della vita, nel
viaggio a Betlemme per il censimento e nelle ore
trepidanti e gioiose del parto; nel momento
drammatico della fuga in Egitto e nella ricerca
affannosa del figlio al Tempio; e poi nella quotidianità
6
della casa di Nazareth, nel laboratorio dove ha
insegnato il mestiere a Gesù”.
Come vive Giuseppe la sua vocazione di custode di
Maria, di Gesù, della Chiesa?
“Nella costante attenzione a Dio, aperto ai suoi segni,
disponibile al suo progetto, non tanto al proprio; ed è
quello che Dio chiede a Davide, come abbiamo
ascoltato nella prima lettura: Dio non desidera una
casa costruita dall’uomo, ma desidera la fedeltà alla
sua Parola, al suo disegno; ed è Dio stesso che
costruisce la casa, ma di pietre vive segnate dal suo
Spirito”.
“E Giuseppe è "custode", perché sa ascoltare Dio, si
lascia guidare dalla sua volontà, e proprio per questo è
ancora più sensibile alle persone che gli sono affidate,
sa leggere con realismo gli avvenimenti, è attento a
ciò che lo circonda, e sa prendere le decisioni più
sagge. In lui, cari amici, vediamo come si risponde
alla vocazione di Dio, con disponibilità, con
prontezza, ma vediamo anche qual è il centro della
vocazione cristiana: Cristo! Custodiamo Cristo nella
nostra vita, per custodire gli altri, per custodire il
creato!”
La vocazione del custodire.
“La vocazione del custodire, però, non riguarda
solamente noi cristiani, ha una dimensione che
7
precede e che è semplicemente umana, riguarda tutti.
E’ il custodire l’intero creato, la bellezza del creato,
come ci viene detto nel Libro della Genesi e come ci
ha mostrato san Francesco d’Assisi: è l’avere rispetto
per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui
viviamo. E’ il custodire la gente, l’aver cura di tutti, di
ogni persona, con amore, specialmente dei bambini,
dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso
sono nella periferia del nostro cuore. E’ l’aver cura
l’uno dell’altro nella famiglia: i coniugi si
custodiscono reciprocamente, poi come genitori si
prendono cura dei figli, e col tempo anche i figli
diventano custodi dei genitori. E’ il vivere con
sincerità le amicizie, che sono un reciproco custodirsi
nella confidenza, nel rispetto e nel bene. In fondo,
tutto è affidato alla custodia dell’uomo, ed è una
responsabilità che ci riguarda tutti. Siate custodi dei
doni di Dio!”
“E quando l’uomo viene meno a questa responsabilità
di custodire, quando non ci prendiamo cura del creato
e dei fratelli, allora trova spazio la distruzione e il
cuore inaridisce. In ogni epoca della storia, purtroppo,
ci sono degli "Erode" che tramano disegni di morte,
distruggono e deturpano il volto dell’uomo e della
donna”.
8
Una vocazione universale.
“Vorrei chiedere, per favore, a tutti coloro che
occupano ruoli di responsabilità in ambito economico,
politico o sociale, a tutti gli uomini e le donne di
buona volontà: siamo "custodi" della creazione, del
disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell’altro,
dell’ambiente; non lasciamo che segni di distruzione e
di morte accompagnino il cammino di questo nostro
mondo! Ma per "custodire" dobbiamo anche avere
cura di noi stessi!”
“Ricordiamo che l’odio, l’invidia, la superbia
sporcano la vita! Custodire vuol dire allora vigilare
sui nostri sentimenti, sul nostro cuore, perché è
proprio da lì che escono le intenzioni buone e cattive:
quelle che costruiscono e quelle che distruggono! Non
dobbiamo avere paura della bontà, anzi neanche della
tenerezza”.
9
Giornata Mondiale dell’Ambiente: la centralità
dell’uomo nel Creato. La riflessione di Papa
Francesco. (5 giugno 2013)
“Oggi vorrei soffermarmi sulla questione
dell’ambiente, come ho avuto già modo di fare in
diverse occasioni. Me lo suggerisce anche l’odierna
Giornata Mondiale dell’Ambiente, promossa dalle
Nazioni Unite, che lancia un forte richiamo alla
necessità di eliminare gli sprechi e la distruzione di
alimenti”.
Fin dagli inizi..
“Quando parliamo di ambiente, del creato, il mio
pensiero va alle prime pagine della Bibbia, al Libro
della Genesi, dove si afferma che Dio pose l’uomo e
la donna sulla terra perché la coltivassero e la
custodissero (cfr 2,15). E mi sorgono le domande:
Che cosa vuol dire coltivare e custodire la terra? Noi
stiamo veramente coltivando e custodendo il creato?
Oppure lo stiamo sfruttando e trascurando? “
Il compito dell’agricoltore.
“Il verbo “coltivare” mi richiama alla mente la cura
che l’agricoltore ha per la sua terra perché dia frutto
ed esso sia condiviso: quanta attenzione, passione e
dedizione! Coltivare e custodire il creato è
un’indicazione di Dio data non solo all’inizio della
storia, ma a ciascuno di noi; è parte del suo progetto;
10
vuol dire far crescere il mondo con responsabilità,
trasformarlo perché sia un giardino, un luogo abitabile
per tutti”.
In contrasto con il compito ricevuto.
“Benedetto XVI ha ricordato più volte che questo
compito affidatoci da Dio Creatore richiede di
cogliere il ritmo e la logica della creazione. Noi
invece siamo spesso guidati dalla superbia del
dominare, del possedere, del manipolare, dello
sfruttare; non la “custodiamo”, non la rispettiamo, non
la consideriamo come un dono gratuito di cui avere
cura. Stiamo perdendo l’atteggiamento dello stupore,
della contemplazione, dell’ascolto della creazione; e
così non riusciamo più a leggervi quello che
Benedetto XVI chiama “il ritmo della storia di amore
di Dio con l’uomo”. Perché avviene questo? Perché
pensiamo e viviamo in modo orizzontale, ci siamo
allontanati da Dio, non leggiamo i suoi segni.
Ecologia ambientale ed umana sono uniti.
“Ma il “coltivare e custodire” non comprende solo il
rapporto tra noi e l’ambiente, tra l’uomo e il creato,
riguarda anche i rapporti umani. I Papi hanno parlato
di ecologia umana, strettamente legata all’ecologia
ambientale. Noi stiamo vivendo un momento di crisi;
lo vediamo nell’ambiente, ma soprattutto lo vediamo
nell’uomo. La persona umana è in pericolo: questo è
certo, la persona umana oggi è in pericolo, ecco
11
l’urgenza dell’ecologia umana! E il pericolo è grave
perché la causa del problema non è superficiale, ma
profonda: non è solo una questione di economia, ma
di etica e di antropologia”.
L’importanza dell’etica.
“La Chiesa lo ha sottolineato più volte; e molti
dicono: sì, è giusto, è vero… ma il sistema continua
come prima, perché ciò che domina sono le dinamiche
di un’economia e di una finanza carenti di etica.
Quello che comanda oggi non è l’uomo, è il denaro, il
denaro, i soldi comandano. E Dio nostro Padre ha dato
il compito di custodire la terra non ai soldi, ma a noi:
agli uomini e alle donne, noi abbiamo questo compito!
Invece uomini e donne vengono sacrificati agli idoli
del profitto e del consumo: è la “cultura dello scarto”.
Custodire i poveri.
“Se si rompe un computer è una tragedia, ma la
povertà, i bisogni, i drammi di tante persone finiscono
per entrare nella normalità. Se una notte di inverno,
qui vicino in via Ottaviano, per esempio, muore una
persona, quella non è notizia. Se in tante parti del
mondo ci sono bambini che non hanno da mangiare,
quella non è notizia, sembra normale. Non può essere
così! Eppure queste cose entrano nella normalità: che
alcune persone senza tetto muoiano di freddo per la
strada non fa notizia. Al contrario, un abbassamento
di dieci punti nelle borse di alcune città, costituisce
12
una tragedia. Uno che muore non è una notizia, ma se
si abbassano di dieci punti le borse è una tragedia!
Così le persone vengono scartate, come se fossero
rifiuti”.
La cultura dello scarto.
“Questa “cultura dello scarto” tende a diventare
mentalità comune, che contagia tutti. La vita umana,
la persona non sono più sentite come valore primario
da rispettare e tutelare, specie se è povera o disabile,
se non serve ancora – come il nascituro –, o non serve
più – come l’anziano. Questa cultura dello scarto ci ha
resi insensibili anche agli sprechi e agli scarti
alimentari, che sono ancora più deprecabili quando in
ogni parte del mondo, purtroppo, molte persone e
famiglie soffrono fame e malnutrizione. Una volta i
nostri nonni erano molto attenti a non gettare nulla del
cibo avanzato”.
Il valore del cibo.
Il consumismo ci ha indotti ad abituarci al superfluo e
allo spreco quotidiano di cibo, al quale talvolta non
siamo più in grado di dare il giusto valore, che va ben
al di là dei meri parametri economici. Ricordiamo
bene, però, che il cibo che si butta via è come se
venisse rubato dalla mensa di chi è povero, di chi ha
fame! Invito tutti a riflettere sul problema della
perdita e dello spreco del cibo per individuare vie e
modi che, affrontando seriamente tale problematica,
13
siano veicolo di solidarietà e di condivisione con i più
bisognosi”.
La condivisione.
“Pochi giorni fa, nella Festa del Corpus Domini,
abbiamo letto il racconto del miracolo dei pani: Gesù
dà da mangiare alla folla con cinque pani e due pesci.
E la conclusione del brano è importante: «Tutti
mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi
avanzati: dodici ceste» (Lc 9,17). Gesù chiede ai
discepoli che nulla vada perduto: niente scarti! E c’è
questo fatto delle dodici ceste: perché dodici? Che
cosa significa? Dodici è il numero delle tribù
d’Israele, rappresenta simbolicamente tutto il popolo.
E questo ci dice che quando il cibo viene condiviso in
modo equo, con solidarietà, nessuno è privo del
necessario, ogni comunità può andare incontro ai
bisogni dei più poveri. Ecologia umana ed ecologia
ambientale camminano insieme”.
“Vorrei allora che prendessimo tutti il serio impegno
di rispettare e custodire il creato, di essere attenti ad
ogni persona, di contrastare la cultura dello spreco e
dello scarto, per promuovere una cultura della
solidarietà e dell’incontro. Grazie”.
14
Messaggio per la 8ª Giornata per la custodia del
creato 1° settembre 2013
“La famiglia educa alla custodia del creato”
“«La donna saggia costruisce la sua casa, quella stolta
la demolisce con le proprie mani» (Pr 14,1).Questa
antica massima della Scrittura vale per la casa come
per il creato, che possiamo custodire e purtroppo
anche demolire. Dipende da noi, dalla nostra sapienza
scegliere la strada giusta”.
Dove imparare tutto ciò?
“La prima scuola di custodia e di sapienza è la
famiglia. Così ha fatto Maria di Nazareth che, con
mani d’amore, sapeva impastare «tre misure di farina,
finché non fu tutta lievitata» (Mt 13,33). Così pure
Giuseppe, nella sua bottega, insegnava a Gesù ad
essere realmente «il figlio del falegname» (Mt 13,55).
Da Maria e Giuseppe, Gesù imparò a guardare con
stupore ai gigli del campo e agli uccelli del cielo, ad
ammirare quel sole che il Padre fa sorgere sui buoni e
sui cattivi o la pioggia che scende sui giusti e sugli
ingiusti (cfr Mt 5,45)”.
Perché guardiamo alla famiglia come scuola di
custodia del creato?
“Perché la 47ª Settimana Sociale dei Cattolici Italiani,
che si svolgerà dal 12 al 15 settembre 2013 a Torino,
avrà come tema: la famiglia, speranza e futuro per la
15
società italiana. Nel cinquantesimo anniversario
dell’apertura del Concilio Vaticano II, poi, rileggiamo
la costituzione pastorale Gaudium et spes, che alla
famiglia, definita «una scuola di umanità più completa
e più ricca», dedica una speciale attenzione: essa «è
veramente il fondamento della società perché in essa
le diverse generazioni si incontrano e si aiutano
vicendevolmente a raggiungere una saggezza umana
più completa ed a comporre convenientemente i diritti
della persona con le altre esigenze nella vita sociale»
(n. 52)”.
Il magistero di Papa Francesco.
“In questo cammino ci guida il luminoso magistero di
Papa Francesco, che ha esortato più volte, fin
dall’inizio del suo pontificato, a «coltivare e custodire
il creato: è un’indicazione di Dio data non solo
all’inizio della storia, ma a ciascuno di noi; è parte del
suo progetto; vuol dire far crescere il mondo con
responsabilità, trasformarlo perché sia un giardino, un
luogo abitabile per tutti… Il “coltivare e custodire”
non comprende solo il rapporto tra noi e l’ambiente,
tra l’uomo e il creato, riguarda anche i rapporti
umani”.
La cultura dello scarto.
“I Papi hanno parlato di ecologia umana, strettamente
legata all’ecologia ambientale. Noi stiamo vivendo un
momento di crisi; lo vediamo nell’ambiente, ma
16
soprattutto lo vediamo nell’uomo… Questa “cultura
dello scarto” tende a diventare mentalità comune, che
contagia tutti. La vita umana, la persona non sono più
sentite come valore primario da rispettare e tutelare,
specie se è povera o disabile, se non serve ancora –
come il nascituro –, o non serve più – come l’anziano.
Questa cultura dello scarto ci ha resi insensibili anche
agli sprechi e agli scarti alimentari, che sono ancora
più deprecabili quando in ogni parte del mondo,
purtroppo, molte persone e famiglie soffrono fame e
malnutrizione» (Udienza Generale, 5 giugno 2013)”.
«Come la famiglia può diventare una scuola per la
custodia del creato e la pratica di questo valore?»
“Come Vescovi che hanno a cuore la pastorale sociale
e l’ecumenismo, indichiamo tre prospettive da
sviluppare nelle nostre comunità: la cultura della
custodia, che si apprende in famiglia, si fonda, sulla
gratuità, sulla reciprocità, sulla riparazione del male.
La cultura della gratuità.
La cultura della gratuità: la famiglia è maestra della
gratuità del dono, che per prima riceve da Dio. Il dono
è il suo compito e la sua missione nel mondo. È il suo
volto e la sua identità. Solo così le relazioni si fanno
autentiche e si innesta un legame di libertà con le
persone e le cose. È una prospettiva che fa cambiare
lo sguardo sulle cose. Tutto diventa intessuto di
stupore. Da qui sgorga la gratitudine a Dio, che
17
esprimiamo nella preghiera a tavola prima dei pasti,
nella gioia della condivisione fraterna, nella cura per
la casa, la parsimonia nell’uso dell’acqua, la lotta
contro lo spreco, l’impegno a favore del territorio.
Viviamo in un giardino, affidato alle nostre mani.
«L’essere umano è fatto per il dono, che ne esprime e
attua la dimensione di trascendenza», ricorda
Benedetto XVI nella Caritas in veritate (n. 34), in
«una gratuità presente nella sua vita in molteplici
forme, spesso non riconosciute a causa di una visione
solo produttivistica e utilitaristica dell’esistenza»”.
La cultura della reciprocità.
La famiglia ha una importanza decisiva nella
costruzione di relazioni buone con le persone, perché
in essa si impara il rispetto della diversità. Ogni
fratello, infatti, è una persona diversa dall’altra. È in
famiglia che la diversità, invece che fonte di invidia e
di gelosia, può essere vista fin da piccoli come
ricchezza. Già nella differenza sessuale della coppia
sponsale che genera la famiglia c’è lo spazio per
costruire la comunione nella reciprocità. La
purificazione delle competizioni fra il maschile e il
femminile fonda la vera ecologia umana. Non
l’invidia (cfr Gen 4,3-8), allora, ma la reciprocità,
l’unità nella differenza, il riconoscersi l’uno dono per
l’altro. «Questa era la nostra gara – attesta San
Gregorio Nazianzeno parlando della sua amicizia con
San Basilio Magno – non chi fosse il primo, ma chi
18
permettesse all’altro di esserlo». È la logica della
reciprocità che costruisce il tessuto di relazioni
positive. Non più avversari, ma collaboratori. In
questa visione nasce quello spirito di cooperazione
che si fa tessuto vitale per la custodia del creato, in
quella logica preziosa che sa intrecciare sussidiarietà e
solidarietà, per la costruzione del bene comune.
Riparazione del male.
In famiglia si impara anche a riparare il male
compiuto da noi stessi e dagli altri, attraverso il
perdono, la conversione, il dono di sé. Si apprende
l’amore per la verità, il rispetto della legge naturale, la
custodia dell’ecologia sociale e umana insieme a
quella ambientale. Si impara a condividere l’impegno
a “riparare le ferite” che il nostro egoismo dominatore
ha inferto alla natura e alla convivenza fraterna. Da
qui, dunque, può venire un serio e tenace impegno a
riparare i danni provocati dalle catastrofi naturali e a
compiere scelte di pace e di rifiuto della violenza e
delle sue logiche. È un impegno da condurre avanti
insieme, come comunità, famiglia di famiglie. Perché
i problemi di una famiglia siano condivisi dalle altre
famiglie, attenti a ogni fratello in difficoltà e ogni
territorio violato. Con la fantasia della carità.
La custodia della domenica.
Un segno forte di questa cultura, appresa in famiglia,
sarà infine operare affinché venga custodita la
19
sacralità della domenica. Anche “il profumo della
domenica”, infatti, si impara in famiglia. È soprattutto
nel giorno del Signore che la famiglia si fa scuola per
custodire il creato. Si tratta di una frontiera decisiva,
su cui siamo attesi, come famiglie che vivono scelte
alternative”.
“La preghiera fatta insieme, la lettura in famiglia della
Parola di Dio, l’offerta dei sacrifici fatti con amore
rendano profumate di gratuità e di fraternità vera le
nostre case”.
20
Incontro con i consiglieri ecclesiastici del Veneto
mercoledì 6 marzo 2013.
Il nuovo in Coldiretti.
E’ investire sul futuro con una visione rigenerativa
non solo dell’agricoltura ma anche della società
nell’orizzonte di una rappresentanza allargata,
accompagnata da un’etica civile fondata su una
rigorosa legalità.
Una lunga amicizia.
E’ un’amicizia lunga quella tra Coldiretti e la Chiesa
Italiana. Fin dal suo momento fondativo, si è stabilita
un’alleanza che si è consolidata nel solco del
Cristianesimo sociale per una visione alta sulla vita,
sulla famiglia, sulla società.
Come definire l’attuale servizio del Consigliere
ecclesiastico in Coldiretti?
Coldiretti non è un’associazione cattolica, è laica, ma
con chiari riferimenti all’etica cristiana. E’ una
presenza, quella del consigliere ecclesiastico, che
tiene viva la continuità con la tradizione della dottrina
sociale della Chiesa. E’ una collaborazione creativa,
senza interferenze nelle scelte programmatiche,
attenta a dare speranza agli uomini della terra, come
ieri tutelava il diritto e lo spazio dell’agricoltore
dentro la società civile.
21
Cosa è stata la sua presenza di oltre sessant’anni?
E’ stata una presenza che ha alimentato il riferimento
alla fecondità del cattolicesimo sociale, molto radicato
sul territorio, anche se è insidiato dalla
secolarizzazione che gradualmente allenta l’identità e
l’appartenenza ai valori cristiani. La solidità degli
insegnamenti dati dalla dottrina sociale della Chiesa,
sono diventati nel tempo stimoli e riferimento per la
costruzione di una società più giusta e solidale in
alternativa a progetti di sviluppo fondati su puri criteri
di efficienza, produttività e profitto.
Quali sono le sfide in questo contesto?
Quanti cambiamenti sono avvenuti nel mondo rurale:
quanti nuovi problemi, quante nuove dinamiche e
rischi, quanti nuovi interrogativi e difficoltà. Il sorgere
di nuove forme di individualismo che riducono
l’impegno per il bene comune, la cultura solo
pragmatica che aumenta la visione di un umanesimo
senza riferimenti spirituali.
Quali soluzioni si prospettano?
La Chiesa invita a non fermarsi ad una sola
dimensione della vita e della storia, alle sole
dinamiche economiche e politiche ma in una
prospettiva più profonda, nella logica del Regno di
Dio. Si può vivere “nel” mondo senza diventare “del”
mondo, si può unire fede ed economia senza
dimenticare il soggetto dell’intraprendere che ha a
22
cuore, intelligenza, umanità, che non deve svendersi
al solo benessere materiale, al solo successo
personale.
C’è chi pone l’interrogativo se ancora è opportuno il
servizio del consigliere ecclesiastico.
La presenza del Consigliere ecclesiastico non è
giustificata da competenze particolari ma è dettata dal
servizio umile e generoso della Chiesa verso l’uomo
ed in particolare verso l’agricoltore. La Chiesa è
presente con il consigliere ecclesiastico fin tanto che
viene richiesto, nonostante qualcuno sostenga che
sono maturati i tempi per un cambio di rotta e che
una stagione si è conclusa, e che una Organizzazione
solida, sa difendere i valori in cui crede e non ha altri
vincoli che la relazione con i propri soci.
23
Associazione provinciale Pensionati – Coldiretti
Ravenna Cervia, venerdì 8 marzo 2013.
La dignità del lavoro agricolo.
Produrre cibo per sé e per gli altri diventa una
“missione” che interagisce con la terra, con la natura,
con la società. E’ un lavoro non solo utile, ma delicato
e importante.
La filiera del cibo.
Conoscere la filiera è far nostra la storia, il territorio,
i passaggi della produzione del cibo. Prima del cibo
c’è la terra, c’è il lavoro, c’è l’agricoltore che ha
seminato, lavorato, raccolto. Capire il lavoro che sta
dietro un prodotto che arriva sulla nostra tavola è
comprendere la portata etica, ambientale e sociale del
cibo.
La portata etica.
L’etica ci aiuta a cogliere il fine delle nostre azioni
all’interno della complessità del nostro agire; ci dà le
ragioni e ci fa cogliere le esigenze delle relazioni che
accompagnano il nostro lavoro. Se il cibo viene dalla
terra attraverso la collaborazione dell’uomo, il cibo ci
ricorda che siamo legati e in relazione con un mondo
vivente.
24
Il cibo è destinato a tutti.
Come la terra è la casa comune degli uomini così’ il
cibo è un bene universale, è destinato a tutti, è diritto
primario dell’umanità. La destinazione universale del
cibo va difesa combattendo la fame da una parte e lo
spreco dall’altra.
La portata ambientale.
Coltivare i campi è una grande responsabilità della
professione agricola. L’agricoltore ha, come missione,
la responsabilità di coltivare un cibo che rispetti la
terra, perché ha il respiro della vita, e la sua fertilità va
tramandata e non manomessa. Anche attraverso il
cibo si può costruire un mondo migliore, solo se
l’agricoltura è amica dell’uomo e l’agricoltore non è
solo produttore ma anche custode del territorio.
La portata sociale.
L’agricoltore ha il compito di produrre sano, buono e
giusto. Chi acquista il cibo non è solo un consumatore
ma un cittadino. Il cittadino che acquista non è solo
cliente, passivo e incompetente ma è interessato ai
prodotti genuini, ai saperi antichi e tradizionali, allo
scegliere cosa mangiare.
25
Consulta Nazionale Pensionati, 22/03/ 2013.
La vita è un’occasione unica e irripetibile.
La vita è un dono: a tutti è chiesto di viverla con
impegno, facendo la propria parte. Una vita riuscita
si costruisce ogni giorno, con pazienza, costanza e
fiducia. Si edifica con azioni virtuose, con gesti umili,
spesso nascosti ma che la rendono fruttuosa e bella.
L’avventura della vita.
Tutti siamo in cammino: e sui sentieri della
quotidianità troviamo fatica e bellezza, entusiasmo e
insicurezza, illusioni e delusioni, interessi e valori,
desideri e sentimenti. Un viaggio complesso quello
della vita. A no, non maltrattarlo, siamo sempre in
pericolo di rovinarlo.
Le radici che alimentano l’albero della vita.
La prima radice è la fede che ci permette di guardare
la vita terrena con gli occhi di Dio; la seconda radice è
la speranza che ci indica il traguardo eterno, lo sbocco
del cammino terreno. La terza radice è l’amore che ci
permette di vivere i nostri giorni con il cuore di Dio.
26
I rami dell’albero della vita.
Il primo ramo è la prudenza che ci suggerisce ciò che
dobbiamo fare e ciò che dobbiamo evitare per tenere
in mano, in modo sicuro, il volante della nostra vita.
Il secondo ramo è la giustizia che ci aiuta a rispettare
gli altri perché ogni persona ha la sua dignità che non
va mai violata. Il terzo ramo è la fortezza che ci dà la
forza di affrontare le avversità, di acquisire serenità
anche nelle difficoltà. Il quarto ramo è l’equilibrio che
ci aiuta alla moderazione, a dominare i pensieri, a
padroneggiare i desideri.
Quali sono i frutti di un albero buono?
Il primo frutto sono i gesti della condivisione; il
secondo frutto è la gioia di vivere che investe e
contagia il nostro agire e le nostre relazioni. Il terzo
frutto è il senso dell’umorismo che ci permette di
guardare con distacco e ironia le cose della vita.
Vale la pena curare l’albero della vita?
Da queste radici e da questi frutti la vita diventa
attraente, propositiva, contagiosa perché la linfa
dell’albero della vita è l’amore. E’ l’amore che
governa la vita e non il potere. L’obiettivo non è il
successo ma l’autenticità, non la competizione ma la
condivisione. Non solo bravi ma anche buoni. Il
profumo della vita proviene dall’infondere vita alla
vita.
27
Incontro giovani impresa macro-area del Nord,
Milano 26 marzo 2013. Coltivare la crescita.
I giovani hanno coscienza di essere una risorsa, sono
protagonisti di un’Italia che lavora, hanno una
partecipazione attiva nell’impresa, sono in grado di
stare sul mercato. I valori etici sono una vera bussola
per muoversi con responsabilità nella complessità
dell’agire economico-produttivo. Non va disperso
l’immenso patrimonio etico e culturale che ha fatto
grande il popolo di Coldiretti.
Cosa possiamo fare per mantenere le radici etiche
che sono legate alla nostra storia?
Le radici etiche hanno due riferimenti: pensare bene,
per muovere l’intelligenza a progettare, la volontà per
costruire e il cuore per far qualcosa per gli altri. Il
secondo riferimento: agire bene, per promuovere la
condivisione nell’agire economico perché non ci sia
solo il criterio dell’utilità e della competizione. Il
legame con le radici etiche ci porta a guardare
28
l’intraprendere dal punto di vista dei valori e non solo
degli interessi.
L’agricoltura etica.
Un’ agricoltura etica è necessaria per l’impresa; non
la danneggia se pone dei limiti, anzi la migliora.
Condurre l’intraprendere nell’alveo dell’etica è
affermare che l’uomo deve aver sempre la priorità sul
lavoro; che lo sviluppo vuol dire promuovere il bene
comune; che la difesa dei legittimi interessi non è
disgiunta dalla promozione dei doveri e della
responsabilità.
In un mondo che cambia.
Se si abbandonano le radici etiche si diventa più
fragili, si indebolisce la tensione ideale, si è esposti a
facili conformismi. Dai valori etici derivano le
motivazioni forti alla moralità personale, alla
coerenza, al rispetto delle regole, alla responsabilità
sociale. Da qui la qualità dell’imprenditore che
coinvolge competenza, professionalità e umanità.
Coltivare la crescita.
Si tratta di coltivare i valori della vita che ci fanno
uomini. L’obiettivo è la vita buona, la piena
realizzazione della persona. La vita è un’occasione
unica, irripetibile. Coltivare la crescita umana non è
un elemento accessorio. La vita chiede scelte, essere
29
in campo, protagonisti, conoscere i propri doveri, i
propri limiti.
La crescita non è legata solo a parametri economici.
Ci sono anche parametri sociali, ambientali e culturali.
La principale risorsa di un paese sono i suoi abitanti,
famiglie, giovani, donne, anziani e oggi gli immigrati.
Costruire una società per tutte le età: ognuna è una
risorsa.
Al centro c’è sempre la persona, nella sua unicità e
razionalità. C’è bisogno di unire l’agire economico
che privilegia il reddito e l’agire morale che
privilegia i valori. Non vanno separati se non
vogliamo impoverire l’esistenza dell’uomo,
sbilanciandola solo in vista del produrre e consumare.
30
S. Messa Pasquale mercoledì santo 27 marzo 2013.
Roma, Chiesa S. Silvestro, via XXIV Maggio, 10
Come la terra si apre all’aratro del contadino con
grande docilità e senza resistenza per migliaia e
migliaia di volte, così la nostra vita è continuamente
chiamata ad aprirsi alla Parola di Dio per portare
frutto in ogni stagione della nostra vita.
La Parola di Dio ci invita, nella prima lettura, a vivere
e a portare fiducia a chi è sfiduciato. La fiducia si
poggia su qualcosa di sicuro: Dio ci ama, e per darci
luce ci ha lasciato la sua Parola e conforto la sua
presenza.
Tutti abbiamo bisogno di imparare a ricevere e dare
fiducia ed essere in grado di ispirarla. La fiducia è
importante sia per la propria vita personale e sia
all’interno della propria professione. Con la fiducia
reciproca si lavora e si vivono meglio le relazioni
umane anche in una grande struttura dove lavorano
tante persone per la stessa causa, con una visione
condivisa degli obiettivi, con spirito di collaborazione
e senso di responsabilità.
Nel vangelo è descritto il tradimento che è il contrario
della fiducia. Giuda non sente più di fidarsi di Gesù.
31
Non accetta il modo di Gesù di porsi davanti alla vita:
vincere il male con il bene, il potere come servizio, la
predilezione per i poveri, il perdono e non la
condanna. Non capisce il primato dell’amore.
Non accetta che Gesù sia crocifisso e il senso che la
sua morte avrebbe dato alla debolezza umana; non
crede che la sua crocifissione avrebbe dato speranza a
uomini segnati dalle ferite della condizione umana;
che dalla croce avrebbe attirato gli uomini di buona
volontà che combattono contro il male; che la croce è
un ponte e non una sconfitta. Se Gesù è il Figlio di
Dio e va in croce, è un perdente e questo va in
contrasto con la vita di chi aspira ad essere un
vincente.
Gesù annuncia il tradimento ma non denuncia il
traditore: lo chiama amico fino all’ultimo, nell’orto
degli ulivi; gli allunga la mano fino alla fine perché
possa rialzarsi e rimediare i guasti provocati. Il
tradimento comincia nel cuore e si trasmette nei
pensieri per passar poi alle azioni. E’ un passaggio di
compromessi con la vita, con la libertà, con la fede. Si
alimenta con la diffidenza e si concretizza nel rifiuto.
La vita da dono diventa possesso; la libertà da
responsabilità diventa capriccio.
Gesù infine chiede di entrare in una casa per celebrare
la Pasqua secondo la tradizione ebraica. Chiede anche
32
a noi di accoglierlo in questa Pasqua, nelle nostre case
oltre che nelle nostre vite per celebrare con noi la
speranza sulla vita che non ha tramonto.
Con la risurrezione di Gesù noi siamo entrati nel
tempo finale della storia: d’ora in poi possiamo
costruire il nostro futuro innestandolo nel futuro che
Dio in Gesù ha preparato per noi. Da qui il pensare e
agire positivo per porci a servizio di un disegno etico
e culturale per la rigenerazione della società.
Liberiamo la nostra speranza nelle nostre vite.
Abbiamo bisogno di una speranza condivisa e non di
una speranza solitaria.
C’è bisogno di umanità, di spiritualità per
accompagnare la speranza dentro un senso compiuto.
Buona Pasqua, contagiate di speranza coloro che
incontrate. La vita che viene dalla resurrezione di
Cristo possa risplendere sui vostri volti, dentro i vostri
cuori e nelle vostre relazioni
33
Benedizione pasquale degli Uffici della
Confederazione.
La benedizione è legata alla vita. E la vita ha la
sorgente in Dio. Le prime parole di Dio creatore sono
parole di benedizione che esprimono la grande stima
di Dio verso l’uomo. Ogni uomo è chiamato ad essere
benedizione: produrre vita in lui e attorno a lui.
Prendiamo familiarità con questa sorgente e con
questa missione, nutrendo la nostra vita spirituale.
Dalla vita spirituale si spalancano gli ideali più alti per
i quali vale la pena spendere la propria vita.
La nostra vita nasce da una sorgente e segue il corso
verso il mare. Ci sono rapide (difficoltà), ci sono le
cascate (i pericoli), ci sono i tratti pianeggianti (i
giorni dell’impegno sereno). A noi alimentare i
ruscelli (amicizia), a noi ricevere altri corsi d’acqua
(accoglienza); sempre decisi ad andare verso il mare.
Questa benedizione si collega con quella iniziale
perché la nostra vita sia conforme alla stima che Dio
ha per noi. La benedizione di Dio non viene mai meno
perché Dio non si stanca di arricchire la nostra vita.
Non dobbiamo aver paura di attingere a questa
sorgente.
34
In preparazione della 47 ª Settimana sociale
La famiglia è la prima impresa: è elemento
fondamentale per la coesione sociale, è soggetto vitale
perché produce beni relazionali, è scuola di umanità e
della vita affettiva, è risorsa civile ed economica, un
riferimento centrale per il bene del Paese. Nella
famiglia si costruiscono i destini degli uomini e dei
cittadini: non è un fatto privato ma il cuore di una
società che riguarda tutti i cittadini.
Futuro e famiglia.
La vita non si riduce alla sola dimensione fisica ma è
intelligenza, affettività, relazionalità. Nella famiglia
crescono, poi, le future generazioni. Pensare al futuro
è investire sulla famiglia. Pertanto non può essere
lasciata sola ma va sostenuta mettendola al centro di
ogni progetto di sviluppo.
Crisi della famiglia.
Indebolire la famiglia è rendere più fragili i suoi
componenti. Non ci sarebbe crisi della famiglia se non
ci fossero intelligenze, volontà e cuori in crisi. Va
infranta l’onda di pessimismo sulla famiglia e va
35
ritrovato il coraggio della sua promozione. E’ un
dovere andare controcorrente quando a governare i
cambiamenti sono i meccanismi disumanizzanti
dell’individualismo e dell’egoismo.
Famiglia impresa.
Si riscopre la famiglia come casa comune, luogo che
coinvolge il sociale, l’ambientale, il culturale e il
territorio. C’è una famiglia tipica del mondo agricolo:
veicolo principale della sua umanizzazione è
l’ambiente dove le generazioni si incontrano, i giovani
continuano la tradizione familiare e si sostengono
reciprocamente
C’è una famiglia che nasce dal Vangelo,
L’impresa famigliare trova “nei valori del
cristianesimo l’etica della vita con le sue risorse
spirituali, quelle che aprono alla relazione del bene
comune e della solidarietà. Se Dio perde la sua
centralità l’uomo perde il suo posto, non trova la sua
collocazione nel Creato e nella relazione con gli altri”.
C’è una famiglia che cresce con l’aiuto della fede.
E’ il valore aggiunto che genera enormi benefici: la
stabilità al posto dell’instabilità, il futuro al posto del
solo presente che coinvolge tutta la persona e non
solo gli affetti, il sentimento, il cuore ma anche
l’intelligenza, la volontà, le relazioni umane.
36
Incontro consiglieri ecclesiastici Coldiretti Sicilia.
Federazione Regionale, mercoledì 10 aprile 2013
con la partecipazione del Presidente e Direttori,
regionale e provinciali.
“La società e l’economia, il lavoro…non sono
estranei al messaggio cristiano” (Benedetto XVI).
L’alleanza fra l’uomo e la terra ci dice la solida
relazione che c’è fra l’agricoltore e il suo lavoro. Nel
lavoro dell’agricoltore ci sono relazioni positive che
sostengono una cultura dell’essere e non solo
dell’avere. Nelle relazioni, c’è il rispetto della
persona, della famiglia, dell’impresa, della società. Se
si ammalano queste relazioni si ammala la vita.
L’azienda è una comunità di persone e non un insieme
di individui; la famiglia è la prima scuola di vita dove
si acquisiscono le relazioni fondamentali con e per gli
altri; la società è luogo di convivenza solidale fondata
su una rete di legami di mutuo collaborazione. Una
buona agricoltura se tiene vive tutte queste relazioni è
pilastro della buona e attiva cittadinanza per tutta la
società
Attraverso le aggregazioni, come la Coldiretti, la
Chiesa attualizza…… il messaggio di liberazione e di
redenzione di Cristo……la dignità e la vocazione alla
comunione delle persone…le esigenze della giustizia e
della pace conformi alla sapienza divina”. (Benedetto
XVI)
37
Le aggregazioni, come Coldiretti, dice il papa,
attualizzano il messaggio di liberazione perché vivono
la consapevolezza che la terra è casa e fonte di vita;
perché l’agricoltore è il custode del creato; perché
amando la terra e il lavoro l’imprenditore agricolo non
produce solo cibo ma anche bellezza, cultura,
convivenza e partecipazione allo sviluppo della
società. Un messaggio di redenzione perché la
cooperazione è una delle caratteristiche fondamentali
dell’intraprendere, perché dà respiro alla
collaborazione e fa vivere lo spirito civico. Se
sappiamo tessere queste relazioni vitali, riusciremo
ad intravvedere un’alba di resurrezione dopo tanta
crisi che sta stanno indebolendo il tessuto sociale.
Grazie all’intuizione e alla sapienza lungimirante del
suo fondatore Paolo Bonomi, che ha operato alla luce
del Vangelo della carità e nel solco del Magistero
sociale della Chiesa” (Benedetto XVI).
Bonomi ha saputo interpretare il patrimonio etico e
culturale del cattolicesimo sociale rimanendo fedele
alla scuola sociale cristiana. Era convinto, e l’ha
dimostrato, che questo patrimonio di ideali e di
principi permetteva lo sviluppo della democrazia e
favoriva il progresso economico del mondo rurale e
contadino, trasformando una massa marginale in forza
sociale e politica, capace di progettare e difendere il
proprio avvenire. Una stagione storica, quella del
fondatore, che non va dimenticata: ha superato
38
numerose sfide sul fronte sociale (la riforma agraria,
l’assistenza malattie, le pensioni di invalidità e di
vecchiaia, gli assegni familiari…) e sul fronte dello
sviluppo rurale a sostegno dei “piani verdi” per
l’ammodernamento dell’agricoltura italiana (accesso
al credito agrario, rinnovo delle macchine agricole,
rilancio delle stalle…).
A voi oggi tocca, oggi, rimanendo fedeli ai valori
acquisiti, porvi in coraggioso dialogo con le mutate
condizioni della società”(Benedetto XVI).
L’identità è legata ai valori e al suo patrimonio etico e
l’appartenenza alla storia che ha fatto grande la
Coldiretti: gli ideali democratici (la libertà di
partecipazione e la difesa della giustizia); l’ideale
della solidarietà (il bene comune fondato sulla
condivisione e convivenza solidale); la dottrina
sociale della Chiesa (la dignità della persona umana e
della famiglia).
Non c’è vera esperienza associativa, senza identità e
appartenenza. La forza dell’Organizzazione viene da
lontano e dalla capacità di responsabilità dei suoi
uomini che hanno inciso sul versante delle idee, dei
valori morali e civili.
“Vi incoraggio a proseguire in questa opera,
diventando voi stessi, sempre più , fermento di vita
buona, sale della terra e luce del mondo” (Benedetto
XVI)
39
Essere dirigenti di un’Organizzazione come Coldiretti
è una grande responsabilità perché si è chiamati ad
entrare in dialogo in modo efficace e qualificato con i
soci, le imprese, con i processi di trasformazione della
società civile. La qualità del dirigente è vera risorsa
dell’Organizzazione che, oggi come ieri, è chiamata
ad offrire il proprio contributo alla crescita globale
della società. Una vita buona, infine, è legata ad una
rigorosa legalità e a una rete di legami e di rapporti
dove la persona sia effettivamente al centro, orientata
alla ricerca del bene comune.
“Adoperatevi con sollecitudine affinché le istanze
etiche mantengano il primato su ogni altra esigenza”
(Benedetto XVI).
Adoperarsi per essere attori del cambiamento: non
solo rivendicazioni ma governare il possibile, non
solo competizione ma anche condivisione, non solo
produrre ma anche essere attori di civiltà, non solo il
bene personale ma anche il bene comune, non solo
buoni agricoltori ma anche buoni cittadini, non solo
aggregazione di interessi da difendere ma anche
presenza culturale attenta alla domanda di felicità e di
qualità della vita.
Il mondo dell’agricoltura, ma anche la società, ha oggi
più che mai bisogno di interpreti coraggiosi e motivati
che sappiano far proprie le esigenze profonde della
40
gente e non solo logistiche, gestionali, produttive,
commerciali ma anche umane, sociali e spirituali.
Su questo terreno etico, occorre che la famiglia, la
scuola, il sindacato…svolgano un’importante opera
di collaborazione e di raccordo, di stimolo e di
promozione, soprattutto per quanta riguarda i
giovani…Non possiamo deludere le loro attese”.
I giovani vogliono essere protagonisti di un Italia che
lavora con passione e determinazione. Chiedono di
essere aiutati a coniugare economia, etica e socialità.
Sono in cerca di credibilità, la cercano nella politica,
nella Chiesa, nella famiglia, in loro stessi.
Anche i giovani devono essere credibili e consapevoli
che possono realizzare un mondo più umano, più
bello e più giusto con azioni virtuose da proporre
quotidianamente. Anche le donne sono una risorsa,
sono un segno dei tempi, sono i nuovi soggetti vitali.
Non solo presenza debole ma nuova coscienza che sa
unire ruoli operativi di tipo professionale con
competenze sull’informatica e sul marketing,
coniugando doti personali con qualità gestionali,
unendo il cuore all’intelligenza.
Attraverso la vostra azione sociale, voi testimoniate la
novità del vangelo, e per questo avete bisogno di un
costante riferimento a Cristo, nella preghiera, per
41
attingere l’energia spirituale necessaria per dare
nuovo vigore al vostro impegno”.
Ricordiamo ogni anno nelle Giornate del
ringraziamento. Anche questa giornata è un’intuizione
di Coldiretti che, fin dal 1951, ha voluto coniugare
Eucarestia e lavoro. Il lavoro è una risposta
dell’uomo, una risposta che può diventare Eucarestia.
Dio creatore ci mette a disposizione il dono della
terra: l’agricoltore la lavora e ne offre a Dio le
primizie per averlo fatto degno di questa
collaborazione e le mette a disposizione di tutti perché
possano gustare i frutti della madre terra.
42
Consiglio Nazionale, giovedì 11 aprile 2013.
L’orizzonte etico della fiducia.
Davanti all’ insicurezza e debolezza del nostro
momento storico, gli uomini di buona volontà
guardano ancora alla fiducia come una risorsa, come a
un’ancora per un sussulto di ottimismo, per affrontare
le nuove paure, per continuare a credere nella
misteriosa bellezza della vita, per spenderla a
beneficio del bene comune.
Non indebolire la fiducia.
Se la fiducia viene indebolita si introduce negatività e
paura, delusione e smarrimento, diffidenza e
dispersione. Un’esistenza grigia e intrisa di
pessimismo. Ma la sfiducia può essere guarita
utilizzando le scintille di rigenerazione che sono
legate alla qualità delle relazioni, nel corretto rapporto
fra uomo ed ambiente, nella formazione delle
coscienze, nella responsabilità condivisa.
43
Per tornare ad avere fiducia.
Per tornare ad avere fiducia, anche se apparentemente
sterile, bisogna guardare al futuro, gettando con
coraggio ponti sulle frontiere della solidarietà, della
giustizia e della dignità della persona umana. Questi
valori non sono un optional, uno spot, uno slogan.
Portare l’intraprendere nell’ambito dell’etica, mettere
l’etica a servizio delle azioni è sorgente di credibilità e
di responsabilità per realizzare i fini dell’impresa.
Un’alleanza solida.
Persona, lavoro, impresa sono uniti. Da questa
alleanza solida è legato il decollo delle reti sociali che,
se guidate dai valori, sono capaci di rilanciare la
partecipazione con il rispetto delle regole, con la
ricerca del bene comune e del benessere equo
sostenibile.
Anche l’investire dipende dalla fiducia.
La fiducia ha la capacità di rigenerare la qualità delle
motivazioni del nostro agire, dà ragioni stabili per
progettare e costruire in vista del futuro. La fiducia
aiuta anche la vita. La vita come le stagioni ha i suoi
passaggi di luce e di oscurità: è importante tenere
sempre accesa la luce della fiducia per cogliere anche
nei tempi difficili nuove opportunità. Fiducia ed
impresa si possono coniugare, fiducia e responsabilità
sociale si possono unire.
44
Infrangere l’onda del pessimismo.
E’ un impegno irrinunciabile dentro una crisi di
enorme portata storica. Abbiamo intelligenza, volontà
e cuore per aprire cantieri di fiducia, anche per il
futuro, dove la persona sia veramente al centro di ogni
progetto di sviluppo. E in questi cantieri di fiducia
ognuno ha un compito, un impegno, un ruolo per
coltivare orizzonti etici nei nuovi scenari del
cambiamento che il Paese attende. Equità, solidarietà
e sostenibilità sono i nuovi percorsi di un nuovo
intraprendere che non guarda esclusivamente alla
propria impresa ma anche al bene della società.
Una missione di fiducia generatrice di un rinnovato
impegno da condividere con gli altri, un punto di
forza per combattere il pessimismo che produce paura
ed aggressività, per essere costruttori generosi di
speranza.
45
Giornata regionale del pensionato Coldiretti Puglia.
Foggia 4 maggio 2013. Giovanni 15, 18-21.
“Il mondo vi odia, ma prima di voi ha odiato me”
In poche righe la parola “mondo” ritorna sei volte.
Gesù si interessa di come è strutturato il mondo, quali
sono i principi che lo governano, quali sono i modi di
pensare e di agire, in che rapporto stanno le persone
fra di loro. Gesù più volte aveva detto che spesso i
principi dell’agire dell’uomo sono la paura,
l’egoismo, l’avidità, i desideri senza limiti che fanno
chiudere l’uomo in se stesso in una corsa alla
conservazione di se stesso, una corsa disperata e
solitaria.
Attenti ai surrogati della vita.
Gesù dice che se la vita viene governata dalla paura di
perdere il benessere raggiunto, l’uomo si trova a
vivere non la vita ma i suoi surrogati. La sacrifica
nella brama dell’ avere sempre di più, nella ricerca
continua, nella soddisfazione di tutti i desideri.
Quando si raggiungono questi obiettivi l’uomo non sa
più cosa cercare e non gli rimane che la superbia, la
ricerca dell’apparire. All’origine della superbia c’è la
stupidità che è la non conoscenza della verità sulla
vita e sul suo vero senso.
46
La presenza amica di Cristo nel mondo.
Il mondo è buono, l’ha fatto Dio ed è la condizione
per vivere. In questo mondo noi viviamo e per questo
mondo Dio ha dato suo Figlio per imparare da Lui a
vivere da figli e da fratelli e costruire la civiltà della
fraternità. Gesù ci invita a legare la nostra vita alla sua
per essere come Lui portatori di punti di riferimento:
lavorando insieme, indossando gli abiti della speranza
e del futuro, per un mondo migliore, per difendere il
bene comune.
Gesù smaschera le radici nascoste del mondo.
Nel mondo però c’è la logica della divisione, della
prepotenza, della violenza, della menzogna. Gesù è
venuto a rompere questo schema: per questo hanno
tentato di farlo tacere e di renderlo innocuo perché
rovinava il gioco della vanità, della superbia,
dell’arroganza che porta a pensare solo a se stessi, alla
propria immagine, ai propri interessi.
Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche
voi”.
Se fai luce le tenebre ti contrasteranno. Se sei giusto,
onesto tenteranno di omologarti al “così fan tutti”. Se
ti batterai per la giustizia o difenderai la verità sarai
messo fuori gioco. Chi non è in questa logica viene
emarginato, viene perseguitato perché ha un altro stile
di vita, quello del servizio, della solidarietà, della
comunione fra gli uomini. Le prove, le difficoltà che
47
possiamo incontrare non sono per scoraggiarci ma per
essere superate.
Favoriamo punti di incontro, occasioni di sevizio,
proposte di collaborazione e dimostriamo che
sull’onesto e intelligente intraprendere degli uomini e
delle donne della terra, la società può contare con
fiducia e che la dottrina sociale della Chiesa, che
nasce dal vangelo, ha un’idea altissima della vita,
della persona umana, della famiglia e dei rapporti
sociali.
48
Incontro consiglieri ecclesiastici alla presenza dei
Presidenti e direttori provinciali e interprovin-ciali,
Coldiretti della Sardegna, mercoledì 15 maggio
2013.
“La Chiesa non è mai indifferente alla qualità della
vita delle persone, alle loro condizioni lavorative, e
avverte la necessità di prendersi cura dell’uomo e dei
contesti in cui vive e produce, affinché siano sempre
più luoghi autenticamente umani”.(Benedetto XVI).
La dottrina sociale della Chiesa nasce dal Vangelo e
sostiene la qualità della vita perché l’intraprendere
non smarrisca il fine di ogni attività umana: il bene
della persona e il bene comune. La qualità della vita
cresce se aumenta l’amicizia fra gli uomini matrice
della cooperazione e partecipazione. La qualità della
vita è anche ambiente, paesaggio, salvaguardia del
creato, cultura, arte perché la natura non è solo da
usare ma anche rispettare.
“Ciascuno si impegni, nel ruolo che ricopre, a
sostenere gli interessi legittimi delle categorie che
rappresenta, operando sempre con pazienza e
lungimiranza, allo scopo di valorizzare gli aspetti più
nobili e qualificanti della persona umana: il senso del
dovere, la capacità di condivisione e di sacrificio, la
solidarietà, l’osservanza delle giuste esigenze del
riposo e della rigenerazione corporale e più ancora
spirituale”(Benedetto XVI).
49
La rappresentanza è indirizzata al bene comune, allo
sviluppo e alla crescita globale della società (interessi
sociali, culturali, ambientali). Una rappresentanza è
innovativa quando va oltre il tradizionale ruolo di
difesa per assumere un ruolo di promozione.
Rappresentare, in un contesto globalizzato, richiede
che non si curi solo gli interessi particolari di una
categoria (gli interessi produttivi e di mercato) ma
anche gli interessi generali di una società. La
legittimazione sociale di questi anni ne dà conferma
perché l’opinione pubblica considera Coldiretti un
patner affidabile, l’attore principale nel mondo
dell’agricoltura, capace di indicare e promuovere gli
interessi generali.
“Conosco bene quanto vi sta a cuore proseguire il
vostro servizio di testimonianza evangelica
nell’ambiente agricolo e ittico, ponendo in risalto
quei valori che fanno dell’attività lavorativa un
prezioso strumento per la realizzazione di una
convivenza più giusta ed umana. Penso al rispetto
della dignità della persona, alla ricerca del bene
comune, all’onestà e alla trasparenza nella gestione
dei servizi, alla sicurezza alimentare e alla tutela
dell’ambiente e del paesaggio, alla promozione dello
spirito di solidarietà”. (Benedetto XVI).
I valori sono risorse per promuovere la vita buona con
una visione di futuro. La testimonianza è una via per
mostrare nel mondo economico che c’è un senso alto
50
dell’agire fino a diventare servizio. E tra i valori
perenni che legano e interagiscono con tutti gli altri,
c’è il senso religioso, capace di dire la missione alta
per l’agricoltore che sa di aver ricevuto in custodia la
terra dal Creatore per farla fruttificare, consapevole di
averla in uso e non per abusarne.
“Occorre, infatti, portare il rimedio là dove è la
radice della crisi, favorendo la riscoperta di quei
valori spirituali dai quali poi scaturiscono le idee, i
progetti e le opere. Come ho ricordato nell’enciclica
Caritas in Veritate “dobbiamo assumere con
realismo, fiducia e speranza le nuove responsabilità a
cui ci chiama lo scenario di un mondo che ha bisogno
di un profondo rinnovamento culturale e della
riscoperta dei valori di fondo su cui costruire un
futuro migliore”.(Benedetto XVI).
La crisi ci interpella come persone: costruisco la mia
vita sull’avere o sull’essere, sulla condivisione o sulla
competizione, sulla quantità o sulla qualità della vita,
sul servire o sul dominare. La crisi ci interroga anche
come imprenditori: delegare o partecipare, rinviare i
problemi o dare soluzioni, interessi o anche valori,
paura o fiducia nel futuro, frammentazione o
solidarietà.
“Vi incoraggio a perseverare nella vostra opera
educativa e sociale, portando avanti con generosità i
vostri progetti di solidarietà, particolarmente nei
51
confronti dei più deboli e meno garantiti”. (Benedetto
XVI).
Il papa ci invita a scommettere sul cristianesimo
sociale fondato sulla solidarietà perché la crisi non si
risolverà con le sole ragioni dei nuovi poteri, dei
mercati e delle banche. Come ieri chi ci ha preceduto
è uscito dalle macerie della seconda guerra mondiale
con un sussulto di ottimismo, così oggi possiamo
uscire dalle macerie del materialismo e
dell’individualismo, lavorando per un umanesimo di
speranza, stimolando comportamenti nuovi, della
legalità, della responsabilità condivisa, della
prossimità e della sobrietà.
Una grande povertà oggi è la mancanza di fiducia, i
più poveri si sentono abbandonati a se stessi, è
diminuito il tasso di umanità nelle relazioni
interpersonali, è radicalizzato l’interesse individuale, è
indebolita la cura per gli altri e per il domani, è
pubblicizzato l’opportunismo, la convenienza, il solo
bene personale.
Il papa ci ricorda di fare memoria delle fonti spirituali
ed etiche che accompagnano il nostro governare il
presente, consapevoli che il momento formativo ed
operativo è unito, che le strutture devono essere
accompagnate da convinzioni in grado di motivare le
azioni
52
Assemblea Nazionale Coldiretti Giovani Impresa,
Martedì 21 maggio 2013 Auditorium Parco della
Musica. “L’Italia è il futuro”.
L’Italia ha potenti e diverse risorse naturali ed umane
da cogliere in controtendenza con chi afferma che
l’Italia non è un Paese per i giovani. Investire
sull’Italia è investire sul futuro, è aprire orizzonti
nuovi di reddito, di occupazione ma anche culturali,
relazionali ed esistenziali.
Cosa promette? Cosa non promette?
“L’Italia è il futuro” è il messaggio dei “Giovani
Impresa” di Coldiretti proposto nell’ Assemblea
Nazionale. La crescita economica, produttiva,
commerciale di un’azienda non è sufficiente se non è
accompagnata da una crescita umana, familiare,
relazionale. L’amore per l’Italia non è fecondo se non
è anche amore per il suo prezioso patrimonio etico e
spirituale presente nella sua storia, arte, cultura. I
prodotti sono parte integrante non solo di un territorio
ma di un popolo, della sua civiltà, tradizione e fede.
Questo orizzonte di futuro riparte dalle matrici
culturali, ideali, religiose e dalle opportunità
geografiche, ambientali del Paese, rilanciando la
bellezza, la bontà, la tipicità, la qualità non solo dei
prodotti ma dell’Italia della speranza.
53
Le modalità per sostenere questo investimento?
Il futuro si costruisce giorno dopo giorno e appartiene
a chi investe sull’impegno, a chi ha una visione
complessiva sulla società. Quale società sogno perché
ogni persona sia rispettata? Cosa posso fare io per
costruire un mondo migliore con entusiasmo e
convinzione? Il futuro è legato alla qualità della vita,
dell’ambiente, dell’aria, dell’acqua, dei boschi, dei
fiumi. La società in cui viviamo sta meglio se noi
stiamo bene. Persona, società, economia sono
riferimenti fondamentali a servizio del bene comune.
Il valore della condivisione.
Il futuro è legato all’appartenere a una comunità alla
quale metto a disposizione le mie capacità, la mia
collaborazione, le mie risorse. E’ il momento di fare
scelte coraggiose, di partecipare alla crescita del
proprio Paese e produrre valori sociali ed economici.
Il bene individuale e quello collettivo devono tornare
ad essere uniti.
L’amore per il proprio Paese.
I giovani Coldiretti non vogliono solo ragionare sul
loro futuro ma vogliono sognarlo insieme
cominciando a cambiare il presente. Talenti, regole,
ideali e obiettivi comuni sono i percorsi del futuro e le
strade del futuro non sono mai finite.
54
Incontro consiglieri ecclesiastici alla presenza dei
Presidenti direttori Coldiretti della Lombardia.
Mercoledì 22 maggio 2013.
1. “Il mio apprezzamento per chi lavora a favore delle
famiglie che vivono e lavorano nelle
campagne”.(Benedetto XVI)
La Chiesa non è distaccata ma partecipa ai problemi
della società. Il suo interessamento non proviene da
particolari competenze ma è dettato dall’amore verso
l’uomo ed in particolare verso l’agricoltore. La Chiesa
è portatrice di valori e su questi beni propone
un’alleanza nella ricerca del bene comune.
E’ un’amicizia lunga quella tra Coldiretti e la Santa
Sede, tra la Chiesa e Coldiretti. Fin dal suo momento
fondativo, si è stabilita un’alleanza che si è
consolidata nel solco del Cristianesimo sociale per
una visione alta sulla vita, sulla famiglia, sulla società.
La Santa Sede ha accolto l’invito del fondatore di
avere un consigliere ecclesiastico come segno di una
presenza amica e discreta della Chiesa con lo scopo di
tenere vivo il riferimento dell’Organizzazione al
pensiero sociale cristiano.
2. “La società, l’economia, il lavoro non
rappresentano ambiti unicamente secolari, tanto
meno estranei al messaggio cristiano”
55
L’economia è solo una dimensione della complessa
attività umana. (Centesimus annus). Se l’uomo è visto
più come un produttore o un consumatore di beni e
non come un soggetto non si mette in relazione con la
dignità della persona umana (Centesimus annus).
La società, l’economia, il lavoro sono intimamente
uniti e vanno sostenuti anche con la ricchezza etica e
culturale del Vangelo con i valori della relazione,
della comunione, della condivisione per aiutare
l’uomo a non sentirsi estraneo alla propria storia e per
incoraggiarlo a sviluppare una economia amica della
persona e dell’agricoltura
.
3. La Chiesa, infatti, non è mai indifferente alla
qualità della vita delle persone, alle loro condizioni
lavorative, e avverte la necessità di prendersi cura
dell’uomo e dei contesti in cui vive e produce,
affinché siano sempre più luoghi autenticamente
umani”.
La qualità della vita cresce se aumentano le virtù dei
suoi cittadini, le virtù civili della reciprocità, della
collaborazione, della partecipazione, della
cooperazione, della solidarietà. Sono luoghi
autenticamente umani che costruiscono relazioni
umanamente e socialmente intelligenti e generatrici
di prossimità e di solidarietà.
4. Attraverso di essa, infatti, la Chiesa attualizza nelle
vicende storiche il messaggio di liberazione e di
56
redenzione di Cristo, il vangelo del Regno,…attesta
all’uomo, in nome di Cristo, la sua dignità e la sua
vocazione alla comunione delle persone; gli interessa
le esigenze della giustizia e della pace, conformi alla
sapienza divina”.
Messaggio di liberazione perché la terra sia sempre la
casa e la fonte della vita; perché l’agricoltore continui
a produrre cibo ma anche convivenza, cultura,
giustizia e pace. Messaggio di redenzione perché della
terra non siamo proprietari ma custodi, perché la terra
non sia abbandonata o danneggiata ma mantenuta e
rispettata; perché alla terra è legata l’agricoltura
centro storico dell’economia. E’ importante il
contributo decisivo dei laici cristiani per la
rigenerazione della società.
5. “Grazie all’intuizione e alla sapienza lungimirante
del suo fondatore Paolo Bonomi, che ha operato alla
luce del Vangelo della carità e nel solco del
Magistero sociale della Chiesa”.
Coldiretti sta nella società da quasi settant’anni, fiera
delle proprie radici, legate alla scuola sociale
cristiana, fin dal suo momento fondativo. Bonomi ha
messo al centro della sua Organizzazione il pensiero
sociale cristiano e voleva l’agricoltore democratico e
credente, voleva coniugare ruralità e fede. La sua
azione politica è stata gigantesca nella difesa della
libertà, proponendo la soluzione contro l’estremismo
rivoluzionario che prediligeva soluzioni violente e
57
sbilanciate verso il mondo operaio, frutto del
fanatismo politico e visione unilaterale dell’economia.
Da qui le grandi battaglie parlamentari a difesa dei
contadini: assistenza malattie, pensioni vecchiaia,
assegni familiari, piani verdi, mutui per la proprietà
coltivatrice, difesa dei prezzi. Una stagione storica,
quella del fondatore, che non va dimenticata.
6. “A voi tocca, oggi, rimanendo fedeli ai valori
acquisiti, porvi in coraggioso dialogo con le mutate
condizioni della società”.
Siamo chiamati ad essere soggetti vitali di speranza
per una nuova cittadinanza. Siamo parte attiva di una
comunità: lì abbiamo le nostre radici per una
consapevole responsabilità sociale. Ognuno è
chiamato a dare il suo contributo mettendosi in rete in
vista di una presenza consapevole, con un medesimo
obiettivo: il bene comune. Per raggiungerlo è
importante una partecipazione intelligente: non c’è
partecipazione senza coinvolgimento.
7.“Ciascuno si impegni, nel ruolo che ricopre, a
sostenere gli interessi legittimi delle categorie che
rappresenta, operando sempre con pazienza e
lungimiranza, allo scopo di valorizzare gli aspetti più
nobili e qualificanti della persona umana: il senso del
dovere, la capacità di condivisione e di sacrificio, la
solidarietà, l’osservanza delle giuste esigenze del
58
riposo e della rigenerazione corporale e più ancora
spirituale”(Benedetto XVI).
La partecipazione è responsabile quando si offrono
soluzioni competenti ai problemi, si è cittadini attivi
quando ci chiediamo cosa possiamo fare noi per la
società e non la società per noi. Non si nasce cittadini
attivi ma si diventa quando contribuiamo alla crescita
sociale, culturale e morale delle nostre comunità: la
cura e il rispetto degli altri, la promozione della
cultura della convivenza solidale, la collaborazione
strutturata fra le generazioni.
8. “Conosco bene quanto vi sta a cuore proseguire il
vostro servizio di testimonianza evangelica
nell’ambiente agricolo e ittico, ponendo in risalto
quei valori che fanno dell’attività lavorativa un
prezioso strumento per la realizzazione di una
convivenza più giusta ed umana. Penso al rispetto
della dignità della persona, alla ricerca del bene
comune, all’onestà e alla trasparenza nella gestione
dei servizi, alla sicurezza alimentare e alla tutela
dell’ambiente e del paesaggio, alla promozione dello
spirito di solidarietà”. (Benedetto XVI).
La verità, perché ogni persona si sviluppi attraverso le
relazioni amicali, familiari e la libera partecipazione
alla vita delle formazioni sociali; la giustizia perché
diritti e doveri siano reciproci; l’amore perché nel
servizio mettiamo noi stessi; la libertà non “da” ma
“per” una convivenza sociale solidale. Da questa
59
alleanza deriva la dignità di ogni uomo, il primato
dell’uomo sul lavoro, il primato del lavoro sul
capitale, la destinazione universale della ricchezza.
9. “Adoperatevi con sollecitudine affinché le istanze
etiche mantengano il primato su ogni altra esigenza”
(Benedetto XVI).
Da questo abbraccio tra vita e valori si genera
speranza e consapevolezza nell’alto compito di
custodire come agricoltori la terra e chi vi abita. E’ la
miglior garanzia per il futuro e per costruire quel
piccolo pezzo di mondo che è il nostro. Da qui il volto
umano di una comunità capace di generare relazioni,
con la natura e l’ambiente, con gli altri, con se stessi e
con Dio, fondativa di tutte le altre.
10. “Occorre, infatti, portare il rimedio là dove è la
radice della crisi, favorendo la riscoperta di quei
valori spirituali dai quali poi scaturiscono le idee, i
progetti e le opere. Come ho ricordato nell’enciclica
Caritas in Veritate “dobbiamo assumere con
realismo, fiducia e speranza le nuove responsabilità a
cui ci chiama lo scenario di un mondo che ha bisogno
di un profondo rinnovamento culturale e della
riscoperta dei valori di fondo su cui costruire un
futuro migliore”.(Benedetto XVI).
Sono importanti quattro parole chiave dentro il ruvido
e turbolento contesto sociale. 1. Umiltà per continuare
a vivere nella modestia in controtendenza con le
60
pretese e con gli orgogli che inquinano i rapporti
sociali. 2. Gioia per continuare a vivere nella serenità
sostenuta da una vita sobria, cordiale, genuina. 3.
Riflessione per disarmare le nostre parole perché non
siano portatrici di arroganza e di intolleranza. 4.
Stupore per scoprire ciò che abbiamo già, il dono
della vita. La dottrina sociale della chiesa è moneta
corrente da spendere, con i suoi valori che sono i
gioielli di famiglia dell’Organizzazione.
11. Su questo terreno etico, occorre che la famiglia,
la scuola, il sindacato…svolgano un’importante
opera di collaborazione e di raccordo, di stimolo e di
promozione, soprattutto per quanta riguarda i
giovani…Non possiamo deludere le loro attese”.
I giovani sono una risorsa perché mettono in campo la
loro preparazione, la loro progettualità, la loro
originalità, la loro creatività nei nuovi luoghi della
partecipazione: a servizio della vita, della famiglia,
della società, dell’impresa. Intraprendere deve essere
un’opportunità e non un problema. Quando passato e
futuro si incontrano danno vitalità al presente.
12. “Vi incoraggio a perseverare nella vostra opera
educativa e sociale, portando avanti con generosità i
vostri progetti di solidarietà, particolarmente nei
confronti dei più deboli e meno garantiti”. (Benedetto
XVI).
61
Oggi stiamo toccando il fondo con lo sfruttamento
delle risorse naturali e di popoli ma anche dell’uomo
considerato come mezzo e mai come fine. Da qui
l’importanza di riconoscere comportamenti umani
irresponsabili e il legame che c’è fra economia,
politica, società ed etica. Oggi si riconosce all’etica il
ruolo di protagonista non solo nel produrre ma anche
nel vivere.
13. Attraverso la vostra azione sociale, voi
testimoniate la novità del vangelo, e per questo avete
bisogno di un costante riferimento a Cristo, nella
preghiera, per attingere l’energia spirituale
necessaria per dare nuovo vigore al vostro impegno”.
C’è bisogno di orizzonti etici. Il primo orizzonte è il
ben pensare che sa vedere ciò che è essenziale. Il
secondo è il ben agire, in quanto il nostro impegno
non è rivolto solo verso noi stessi ma anche verso gli
altri. Siamo di fronte ad un quadro culturale in cui
prevale il relativismo e una progressiva
emarginazione del bene comune che induce ad una
visione materialistica della vita.
62
IN QUESTO NUMERO
1. Assemblea elettiva, Roma giovedì 24 gennaio
2013;
2. L’elezione di Papa Francesco: un dono e una
promessa;
3. Omelia di Papa Francesco nel giorno della sua
Prima Messa di inizio del Pontificato. (19
marzo 2013);
4. Giornata Mondiale dell’Ambiente: la centralità
dell’uomo nel Creato. La riflessione di Papa
Francesco. (5 giugno 2013);
5. Messaggio per la 8ª Giornata per la custodia del
creato 1° settembre 2013 “La famiglia educa
alla custodia del creato”;
6. Incontro con i consiglieri ecclesiastici del
Veneto mercoledì 6 marzo 2013;
7. Associazione provinciale Pensionati –
Coldiretti Ravenna Cervia, venerdì 8 marzo
2013;
8. Consulta Nazionale Pensionati, 22 marzo 2013;
63
9. Incontro giovani impresa macro-area del Nord,
Milano 26 marzo 2013. Coltivare la crescita;
10. S. Messa Pasquale mercoledì santo 27 marzo
2013. Roma, Chiesa S. Silvestro, via XXIV
Maggio, 10;
11. Benedizione pasquale degli Uffici della
Confederazione;
12. Famiglia soggetto sociale e risorsa della
comunità. In preparazione della 47 ª Settimana
sociale di Torino.
13. Incontro consiglieri ecclesiastici Coldiretti
Sicilia. Federazione Regionale, mercoledì 10
aprile 2013 con la partecipazione del Presidente
e Direttori, regionale e provinciali;
14. Consiglio Nazionale, giovedì 11 aprile 2013;
15. Giornata regionale del pensionato Coldiretti
Puglia. Foggia 4 maggio 2013. Giovanni 15,
18-21;
16. Incontro consiglieri ecclesiastici alla presenza
dei Presidenti e direttori provinciali e
interprovin-ciali, Coldiretti della Sardegna,
mercoledì 15 maggio 2013;