Assemblea elettiva, Roma giovedì 24 gennaio...

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1 Assemblea elettiva, Roma giovedì 24 gennaio 2013 La Chiesa da sempre usa espressioni di apprezzamento per questa Organizzazione professio- nale che accanto alla molteplicità delle iniziative promuove una alta azione pedagogica nel Paese. Siamo consapevoli delle sfide e delle difficoltà che in questo tempo si dovranno affrontare e non mancherà l’amichevole vicinanza del Signore, la preghiera della Chiesa e mia personale, perché non siate privi del sostegno spirituale nella quotidiana fatica del pensare, del discernere e del costruire. La post-modernità sta imponendo una società sempre più secolarizzata con una sua etica alternativa a quella della scuola sociale cristiana che da sempre ha sostenuto il riferimento agli orizzonti valoriali. Nonostante ciò, è necessario non permettere alle logiche legate alla secolarizzazione di svuotare la dimensione etica e spirituale dell’ agire. La dignità della persona umana, il valore della vita, della famiglia, del bene comune non sono valori di

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Assemblea elettiva, Roma giovedì 24 gennaio 2013

La Chiesa da sempre usa espressioni di

apprezzamento per questa Organizzazione professio-

nale che accanto alla molteplicità delle iniziative

promuove una alta azione pedagogica nel Paese.

Siamo consapevoli delle sfide e delle difficoltà che in

questo tempo si dovranno affrontare e non mancherà

l’amichevole vicinanza del Signore, la preghiera della

Chiesa e mia personale, perché non siate privi del

sostegno spirituale nella quotidiana fatica del

pensare, del discernere e del costruire.

La post-modernità sta imponendo una società sempre

più secolarizzata con una sua etica alternativa a quella

della scuola sociale cristiana che da sempre ha

sostenuto il riferimento agli orizzonti valoriali.

Nonostante ciò, è necessario non permettere alle

logiche legate alla secolarizzazione di svuotare la

dimensione etica e spirituale dell’ agire.

La dignità della persona umana, il valore della vita,

della famiglia, del bene comune non sono valori di

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nicchia ma elementi fondamentali sia per la società

che per l’economia. La dottrina sociale della chiesa

resta una proposta meravigliosa sull’uomo e sul suo

agire e offre un appello universale per crescere

insieme in una società più giusta e fraterna.

Dare voce a questi valori è un investimento decisivo

per l’avvenire. Non si scommette solo sulla

dimensione quantitativa ma anche su quella

qualitativa e relazionale della vita. Il legame con la

scuola sociale cristiana non appartiene solo al passato

perché vita, famiglia, lavoro erano e rimangono

capisaldi sicuri anche per il futuro.

La Coldiretti di ieri ha saputo dare un nome, un volto,

un’identità a chi non l’aveva, oggi è chiamata a

sostenere i valori perché non è in gioco solo il

benessere delle aziende ma dell’intera società. La

dimensione solo orizzontale della vita non dice niente

su ciò che la rende felice e degna di essere vissuta.

Auguriamo di cuore al Presidente Marini e ai nuovi

presidenti eletti o confermati una forte unità di intenti

per fondere insieme ruoli, competenze e progetti come

in un mosaico in cui le diverse tessere formano

l’unico grande disegno. Benediciamo il Signore per

tanta ricchezza di testimonianze in Coldiretti nei suoi

quasi 70 anni di storia.

don Paolo Bonetti

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L’elezione di Papa Francesco: un dono e una

promessa.

Quante cose sono successe in questo piccolo

segmento della storia della Chiesa. Abbiamo aspettato

con tremore e fiducia il giorno dell’elezione del nuovo

Papa. La Chiesa ora si rimette in gioco, radicata

saldamente nella storia, continuando un’avventura che

dura da 2000 anni. Un nuovo corso si è aperto, con

una professione di umiltà che ci ha coinvolti tutti. Un

vento nuovo, ora, soffia perché la “barca di Pietro”

prenda il largo dentro il mare aperto del mondo, bello,

fragile e drammatico insieme. Una porta si è aperta

perché tutti gli uomini possano entravi assieme al

papa per percorrere insieme la strada.

Cercare di comprendere con le categorie umane

questo passaggio storico non è sufficiente. Bisogna

partire dal Vangelo per comprendere la missione del

Pontefice che ha il compito di essere ponte fra Dio e

l’uomo. Un Papa anziano, che viene da lontano, al di

là dell’Atlantico, che chiede di condividere con Lui

preghiera e fraternità, povertà e misericordia,

smentisce chi pensa ad un cristianesimo, forte,

efficiente e robusto. Mettersi in cammino con

l’esperienza di San Francesco ci proietta poi davanti

all’urgenza dell’evangelizzazione, con lo stile

dell’umiltà e della sobrietà, vicini alle nuove e vecchie

povertà, in dialogo con tutti.

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Una lezione di vita semplice, autentica, vera, che ha

scosso tutti, prendendoci di sorpresa al di là di ogni

previsione, ma che ci conferma la grande vitalità della

Chiesa creativa, coraggiosa, universale. Una

prospettiva di grande speranza è ora davanti a noi, non

solo per la Chiesa ma anche per il mondo per spingere

la storia a prendere il passo di Cristo, bussola sicura

per la ricerca del bene.

Fin dal primo contatto, il 265˚ successore di San

Pietro, ha trovato accoglienza e gioia incontenibile in

piazza San Pietro e con l’annuncio del nome

Francesco, ha mandato un messaggio chiaro,

sorprendente e un segnale per il futuro. Non poteva

che chiamarsi Francesco, un sacerdote e vescovo che

ha dedicato la sua vita a Cristo e ai poveri. Un nome

impegnativo che invita alla santità e alla

testimonianza profetica.

Ringraziamo il Signore perché abbiamo bisogno di un

“padre” in un mondo così diviso e bisognoso di

fraternità. Una infinita riconoscenza al Papa emerito

Benedetto XVI che, con la sua rinuncia, ci ha

consentito di ricevere in dono Papa Francesco. Una

rinuncia maturata nella preghiera e frutto della sua

incondizionata docilità alla volontà di Dio e del suo

grande amore per la Chiesa.

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Omelia di Papa Francesco nel giorno della sua

Prima Messa di inizio del Pontificato. (19 /03/2013)

“Abbiamo ascoltato nel Vangelo che «Giuseppe fece

come gli aveva ordinato l’Angelo del Signore e prese

con sé la sua sposa» (Mt 1,24). In queste parole è già

racchiusa la missione che Dio affida a Giuseppe,

quella di essere “custos”, custode. Custode di chi? Di

Maria e di Gesù; ma è una custodia che si estende poi

alla Chiesa, come ha sottolineato il beato Giovanni

Paolo II: «San Giuseppe, come ebbe amorevole cura

di Maria e si dedicò con gioioso impegno

all’educazione di Gesù Cristo, così custodisce e

protegge il suo mistico corpo, la Chiesa, di cui la

Vergine Santa è figura e modello».”

Come esercita Giuseppe questa custodia?

“Con discrezione, con umiltà, nel silenzio, ma con una

presenza costante e una fedeltà totale, anche quando

non comprende. Dal matrimonio con Maria fino

all’episodio di Gesù dodicenne nel Tempio di

Gerusalemme, accompagna con premura e tutto

l’amore ogni momento. E’ accanto a Maria sua sposa

nei momenti sereni e in quelli difficili della vita, nel

viaggio a Betlemme per il censimento e nelle ore

trepidanti e gioiose del parto; nel momento

drammatico della fuga in Egitto e nella ricerca

affannosa del figlio al Tempio; e poi nella quotidianità

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della casa di Nazareth, nel laboratorio dove ha

insegnato il mestiere a Gesù”.

Come vive Giuseppe la sua vocazione di custode di

Maria, di Gesù, della Chiesa?

“Nella costante attenzione a Dio, aperto ai suoi segni,

disponibile al suo progetto, non tanto al proprio; ed è

quello che Dio chiede a Davide, come abbiamo

ascoltato nella prima lettura: Dio non desidera una

casa costruita dall’uomo, ma desidera la fedeltà alla

sua Parola, al suo disegno; ed è Dio stesso che

costruisce la casa, ma di pietre vive segnate dal suo

Spirito”.

“E Giuseppe è "custode", perché sa ascoltare Dio, si

lascia guidare dalla sua volontà, e proprio per questo è

ancora più sensibile alle persone che gli sono affidate,

sa leggere con realismo gli avvenimenti, è attento a

ciò che lo circonda, e sa prendere le decisioni più

sagge. In lui, cari amici, vediamo come si risponde

alla vocazione di Dio, con disponibilità, con

prontezza, ma vediamo anche qual è il centro della

vocazione cristiana: Cristo! Custodiamo Cristo nella

nostra vita, per custodire gli altri, per custodire il

creato!”

La vocazione del custodire.

“La vocazione del custodire, però, non riguarda

solamente noi cristiani, ha una dimensione che

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precede e che è semplicemente umana, riguarda tutti.

E’ il custodire l’intero creato, la bellezza del creato,

come ci viene detto nel Libro della Genesi e come ci

ha mostrato san Francesco d’Assisi: è l’avere rispetto

per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui

viviamo. E’ il custodire la gente, l’aver cura di tutti, di

ogni persona, con amore, specialmente dei bambini,

dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso

sono nella periferia del nostro cuore. E’ l’aver cura

l’uno dell’altro nella famiglia: i coniugi si

custodiscono reciprocamente, poi come genitori si

prendono cura dei figli, e col tempo anche i figli

diventano custodi dei genitori. E’ il vivere con

sincerità le amicizie, che sono un reciproco custodirsi

nella confidenza, nel rispetto e nel bene. In fondo,

tutto è affidato alla custodia dell’uomo, ed è una

responsabilità che ci riguarda tutti. Siate custodi dei

doni di Dio!”

“E quando l’uomo viene meno a questa responsabilità

di custodire, quando non ci prendiamo cura del creato

e dei fratelli, allora trova spazio la distruzione e il

cuore inaridisce. In ogni epoca della storia, purtroppo,

ci sono degli "Erode" che tramano disegni di morte,

distruggono e deturpano il volto dell’uomo e della

donna”.

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Una vocazione universale.

“Vorrei chiedere, per favore, a tutti coloro che

occupano ruoli di responsabilità in ambito economico,

politico o sociale, a tutti gli uomini e le donne di

buona volontà: siamo "custodi" della creazione, del

disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell’altro,

dell’ambiente; non lasciamo che segni di distruzione e

di morte accompagnino il cammino di questo nostro

mondo! Ma per "custodire" dobbiamo anche avere

cura di noi stessi!”

“Ricordiamo che l’odio, l’invidia, la superbia

sporcano la vita! Custodire vuol dire allora vigilare

sui nostri sentimenti, sul nostro cuore, perché è

proprio da lì che escono le intenzioni buone e cattive:

quelle che costruiscono e quelle che distruggono! Non

dobbiamo avere paura della bontà, anzi neanche della

tenerezza”.

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Giornata Mondiale dell’Ambiente: la centralità

dell’uomo nel Creato. La riflessione di Papa

Francesco. (5 giugno 2013)

“Oggi vorrei soffermarmi sulla questione

dell’ambiente, come ho avuto già modo di fare in

diverse occasioni. Me lo suggerisce anche l’odierna

Giornata Mondiale dell’Ambiente, promossa dalle

Nazioni Unite, che lancia un forte richiamo alla

necessità di eliminare gli sprechi e la distruzione di

alimenti”.

Fin dagli inizi..

“Quando parliamo di ambiente, del creato, il mio

pensiero va alle prime pagine della Bibbia, al Libro

della Genesi, dove si afferma che Dio pose l’uomo e

la donna sulla terra perché la coltivassero e la

custodissero (cfr 2,15). E mi sorgono le domande:

Che cosa vuol dire coltivare e custodire la terra? Noi

stiamo veramente coltivando e custodendo il creato?

Oppure lo stiamo sfruttando e trascurando? “

Il compito dell’agricoltore.

“Il verbo “coltivare” mi richiama alla mente la cura

che l’agricoltore ha per la sua terra perché dia frutto

ed esso sia condiviso: quanta attenzione, passione e

dedizione! Coltivare e custodire il creato è

un’indicazione di Dio data non solo all’inizio della

storia, ma a ciascuno di noi; è parte del suo progetto;

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vuol dire far crescere il mondo con responsabilità,

trasformarlo perché sia un giardino, un luogo abitabile

per tutti”.

In contrasto con il compito ricevuto.

“Benedetto XVI ha ricordato più volte che questo

compito affidatoci da Dio Creatore richiede di

cogliere il ritmo e la logica della creazione. Noi

invece siamo spesso guidati dalla superbia del

dominare, del possedere, del manipolare, dello

sfruttare; non la “custodiamo”, non la rispettiamo, non

la consideriamo come un dono gratuito di cui avere

cura. Stiamo perdendo l’atteggiamento dello stupore,

della contemplazione, dell’ascolto della creazione; e

così non riusciamo più a leggervi quello che

Benedetto XVI chiama “il ritmo della storia di amore

di Dio con l’uomo”. Perché avviene questo? Perché

pensiamo e viviamo in modo orizzontale, ci siamo

allontanati da Dio, non leggiamo i suoi segni.

Ecologia ambientale ed umana sono uniti.

“Ma il “coltivare e custodire” non comprende solo il

rapporto tra noi e l’ambiente, tra l’uomo e il creato,

riguarda anche i rapporti umani. I Papi hanno parlato

di ecologia umana, strettamente legata all’ecologia

ambientale. Noi stiamo vivendo un momento di crisi;

lo vediamo nell’ambiente, ma soprattutto lo vediamo

nell’uomo. La persona umana è in pericolo: questo è

certo, la persona umana oggi è in pericolo, ecco

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l’urgenza dell’ecologia umana! E il pericolo è grave

perché la causa del problema non è superficiale, ma

profonda: non è solo una questione di economia, ma

di etica e di antropologia”.

L’importanza dell’etica.

“La Chiesa lo ha sottolineato più volte; e molti

dicono: sì, è giusto, è vero… ma il sistema continua

come prima, perché ciò che domina sono le dinamiche

di un’economia e di una finanza carenti di etica.

Quello che comanda oggi non è l’uomo, è il denaro, il

denaro, i soldi comandano. E Dio nostro Padre ha dato

il compito di custodire la terra non ai soldi, ma a noi:

agli uomini e alle donne, noi abbiamo questo compito!

Invece uomini e donne vengono sacrificati agli idoli

del profitto e del consumo: è la “cultura dello scarto”.

Custodire i poveri.

“Se si rompe un computer è una tragedia, ma la

povertà, i bisogni, i drammi di tante persone finiscono

per entrare nella normalità. Se una notte di inverno,

qui vicino in via Ottaviano, per esempio, muore una

persona, quella non è notizia. Se in tante parti del

mondo ci sono bambini che non hanno da mangiare,

quella non è notizia, sembra normale. Non può essere

così! Eppure queste cose entrano nella normalità: che

alcune persone senza tetto muoiano di freddo per la

strada non fa notizia. Al contrario, un abbassamento

di dieci punti nelle borse di alcune città, costituisce

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una tragedia. Uno che muore non è una notizia, ma se

si abbassano di dieci punti le borse è una tragedia!

Così le persone vengono scartate, come se fossero

rifiuti”.

La cultura dello scarto.

“Questa “cultura dello scarto” tende a diventare

mentalità comune, che contagia tutti. La vita umana,

la persona non sono più sentite come valore primario

da rispettare e tutelare, specie se è povera o disabile,

se non serve ancora – come il nascituro –, o non serve

più – come l’anziano. Questa cultura dello scarto ci ha

resi insensibili anche agli sprechi e agli scarti

alimentari, che sono ancora più deprecabili quando in

ogni parte del mondo, purtroppo, molte persone e

famiglie soffrono fame e malnutrizione. Una volta i

nostri nonni erano molto attenti a non gettare nulla del

cibo avanzato”.

Il valore del cibo.

Il consumismo ci ha indotti ad abituarci al superfluo e

allo spreco quotidiano di cibo, al quale talvolta non

siamo più in grado di dare il giusto valore, che va ben

al di là dei meri parametri economici. Ricordiamo

bene, però, che il cibo che si butta via è come se

venisse rubato dalla mensa di chi è povero, di chi ha

fame! Invito tutti a riflettere sul problema della

perdita e dello spreco del cibo per individuare vie e

modi che, affrontando seriamente tale problematica,

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siano veicolo di solidarietà e di condivisione con i più

bisognosi”.

La condivisione.

“Pochi giorni fa, nella Festa del Corpus Domini,

abbiamo letto il racconto del miracolo dei pani: Gesù

dà da mangiare alla folla con cinque pani e due pesci.

E la conclusione del brano è importante: «Tutti

mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi

avanzati: dodici ceste» (Lc 9,17). Gesù chiede ai

discepoli che nulla vada perduto: niente scarti! E c’è

questo fatto delle dodici ceste: perché dodici? Che

cosa significa? Dodici è il numero delle tribù

d’Israele, rappresenta simbolicamente tutto il popolo.

E questo ci dice che quando il cibo viene condiviso in

modo equo, con solidarietà, nessuno è privo del

necessario, ogni comunità può andare incontro ai

bisogni dei più poveri. Ecologia umana ed ecologia

ambientale camminano insieme”.

“Vorrei allora che prendessimo tutti il serio impegno

di rispettare e custodire il creato, di essere attenti ad

ogni persona, di contrastare la cultura dello spreco e

dello scarto, per promuovere una cultura della

solidarietà e dell’incontro. Grazie”.

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Messaggio per la 8ª Giornata per la custodia del

creato 1° settembre 2013

“La famiglia educa alla custodia del creato”

“«La donna saggia costruisce la sua casa, quella stolta

la demolisce con le proprie mani» (Pr 14,1).Questa

antica massima della Scrittura vale per la casa come

per il creato, che possiamo custodire e purtroppo

anche demolire. Dipende da noi, dalla nostra sapienza

scegliere la strada giusta”.

Dove imparare tutto ciò?

“La prima scuola di custodia e di sapienza è la

famiglia. Così ha fatto Maria di Nazareth che, con

mani d’amore, sapeva impastare «tre misure di farina,

finché non fu tutta lievitata» (Mt 13,33). Così pure

Giuseppe, nella sua bottega, insegnava a Gesù ad

essere realmente «il figlio del falegname» (Mt 13,55).

Da Maria e Giuseppe, Gesù imparò a guardare con

stupore ai gigli del campo e agli uccelli del cielo, ad

ammirare quel sole che il Padre fa sorgere sui buoni e

sui cattivi o la pioggia che scende sui giusti e sugli

ingiusti (cfr Mt 5,45)”.

Perché guardiamo alla famiglia come scuola di

custodia del creato?

“Perché la 47ª Settimana Sociale dei Cattolici Italiani,

che si svolgerà dal 12 al 15 settembre 2013 a Torino,

avrà come tema: la famiglia, speranza e futuro per la

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società italiana. Nel cinquantesimo anniversario

dell’apertura del Concilio Vaticano II, poi, rileggiamo

la costituzione pastorale Gaudium et spes, che alla

famiglia, definita «una scuola di umanità più completa

e più ricca», dedica una speciale attenzione: essa «è

veramente il fondamento della società perché in essa

le diverse generazioni si incontrano e si aiutano

vicendevolmente a raggiungere una saggezza umana

più completa ed a comporre convenientemente i diritti

della persona con le altre esigenze nella vita sociale»

(n. 52)”.

Il magistero di Papa Francesco.

“In questo cammino ci guida il luminoso magistero di

Papa Francesco, che ha esortato più volte, fin

dall’inizio del suo pontificato, a «coltivare e custodire

il creato: è un’indicazione di Dio data non solo

all’inizio della storia, ma a ciascuno di noi; è parte del

suo progetto; vuol dire far crescere il mondo con

responsabilità, trasformarlo perché sia un giardino, un

luogo abitabile per tutti… Il “coltivare e custodire”

non comprende solo il rapporto tra noi e l’ambiente,

tra l’uomo e il creato, riguarda anche i rapporti

umani”.

La cultura dello scarto.

“I Papi hanno parlato di ecologia umana, strettamente

legata all’ecologia ambientale. Noi stiamo vivendo un

momento di crisi; lo vediamo nell’ambiente, ma

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soprattutto lo vediamo nell’uomo… Questa “cultura

dello scarto” tende a diventare mentalità comune, che

contagia tutti. La vita umana, la persona non sono più

sentite come valore primario da rispettare e tutelare,

specie se è povera o disabile, se non serve ancora –

come il nascituro –, o non serve più – come l’anziano.

Questa cultura dello scarto ci ha resi insensibili anche

agli sprechi e agli scarti alimentari, che sono ancora

più deprecabili quando in ogni parte del mondo,

purtroppo, molte persone e famiglie soffrono fame e

malnutrizione» (Udienza Generale, 5 giugno 2013)”.

«Come la famiglia può diventare una scuola per la

custodia del creato e la pratica di questo valore?»

“Come Vescovi che hanno a cuore la pastorale sociale

e l’ecumenismo, indichiamo tre prospettive da

sviluppare nelle nostre comunità: la cultura della

custodia, che si apprende in famiglia, si fonda, sulla

gratuità, sulla reciprocità, sulla riparazione del male.

La cultura della gratuità.

La cultura della gratuità: la famiglia è maestra della

gratuità del dono, che per prima riceve da Dio. Il dono

è il suo compito e la sua missione nel mondo. È il suo

volto e la sua identità. Solo così le relazioni si fanno

autentiche e si innesta un legame di libertà con le

persone e le cose. È una prospettiva che fa cambiare

lo sguardo sulle cose. Tutto diventa intessuto di

stupore. Da qui sgorga la gratitudine a Dio, che

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esprimiamo nella preghiera a tavola prima dei pasti,

nella gioia della condivisione fraterna, nella cura per

la casa, la parsimonia nell’uso dell’acqua, la lotta

contro lo spreco, l’impegno a favore del territorio.

Viviamo in un giardino, affidato alle nostre mani.

«L’essere umano è fatto per il dono, che ne esprime e

attua la dimensione di trascendenza», ricorda

Benedetto XVI nella Caritas in veritate (n. 34), in

«una gratuità presente nella sua vita in molteplici

forme, spesso non riconosciute a causa di una visione

solo produttivistica e utilitaristica dell’esistenza»”.

La cultura della reciprocità.

La famiglia ha una importanza decisiva nella

costruzione di relazioni buone con le persone, perché

in essa si impara il rispetto della diversità. Ogni

fratello, infatti, è una persona diversa dall’altra. È in

famiglia che la diversità, invece che fonte di invidia e

di gelosia, può essere vista fin da piccoli come

ricchezza. Già nella differenza sessuale della coppia

sponsale che genera la famiglia c’è lo spazio per

costruire la comunione nella reciprocità. La

purificazione delle competizioni fra il maschile e il

femminile fonda la vera ecologia umana. Non

l’invidia (cfr Gen 4,3-8), allora, ma la reciprocità,

l’unità nella differenza, il riconoscersi l’uno dono per

l’altro. «Questa era la nostra gara – attesta San

Gregorio Nazianzeno parlando della sua amicizia con

San Basilio Magno – non chi fosse il primo, ma chi

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permettesse all’altro di esserlo». È la logica della

reciprocità che costruisce il tessuto di relazioni

positive. Non più avversari, ma collaboratori. In

questa visione nasce quello spirito di cooperazione

che si fa tessuto vitale per la custodia del creato, in

quella logica preziosa che sa intrecciare sussidiarietà e

solidarietà, per la costruzione del bene comune.

Riparazione del male.

In famiglia si impara anche a riparare il male

compiuto da noi stessi e dagli altri, attraverso il

perdono, la conversione, il dono di sé. Si apprende

l’amore per la verità, il rispetto della legge naturale, la

custodia dell’ecologia sociale e umana insieme a

quella ambientale. Si impara a condividere l’impegno

a “riparare le ferite” che il nostro egoismo dominatore

ha inferto alla natura e alla convivenza fraterna. Da

qui, dunque, può venire un serio e tenace impegno a

riparare i danni provocati dalle catastrofi naturali e a

compiere scelte di pace e di rifiuto della violenza e

delle sue logiche. È un impegno da condurre avanti

insieme, come comunità, famiglia di famiglie. Perché

i problemi di una famiglia siano condivisi dalle altre

famiglie, attenti a ogni fratello in difficoltà e ogni

territorio violato. Con la fantasia della carità.

La custodia della domenica.

Un segno forte di questa cultura, appresa in famiglia,

sarà infine operare affinché venga custodita la

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sacralità della domenica. Anche “il profumo della

domenica”, infatti, si impara in famiglia. È soprattutto

nel giorno del Signore che la famiglia si fa scuola per

custodire il creato. Si tratta di una frontiera decisiva,

su cui siamo attesi, come famiglie che vivono scelte

alternative”.

“La preghiera fatta insieme, la lettura in famiglia della

Parola di Dio, l’offerta dei sacrifici fatti con amore

rendano profumate di gratuità e di fraternità vera le

nostre case”.

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Incontro con i consiglieri ecclesiastici del Veneto

mercoledì 6 marzo 2013.

Il nuovo in Coldiretti.

E’ investire sul futuro con una visione rigenerativa

non solo dell’agricoltura ma anche della società

nell’orizzonte di una rappresentanza allargata,

accompagnata da un’etica civile fondata su una

rigorosa legalità.

Una lunga amicizia.

E’ un’amicizia lunga quella tra Coldiretti e la Chiesa

Italiana. Fin dal suo momento fondativo, si è stabilita

un’alleanza che si è consolidata nel solco del

Cristianesimo sociale per una visione alta sulla vita,

sulla famiglia, sulla società.

Come definire l’attuale servizio del Consigliere

ecclesiastico in Coldiretti?

Coldiretti non è un’associazione cattolica, è laica, ma

con chiari riferimenti all’etica cristiana. E’ una

presenza, quella del consigliere ecclesiastico, che

tiene viva la continuità con la tradizione della dottrina

sociale della Chiesa. E’ una collaborazione creativa,

senza interferenze nelle scelte programmatiche,

attenta a dare speranza agli uomini della terra, come

ieri tutelava il diritto e lo spazio dell’agricoltore

dentro la società civile.

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Cosa è stata la sua presenza di oltre sessant’anni?

E’ stata una presenza che ha alimentato il riferimento

alla fecondità del cattolicesimo sociale, molto radicato

sul territorio, anche se è insidiato dalla

secolarizzazione che gradualmente allenta l’identità e

l’appartenenza ai valori cristiani. La solidità degli

insegnamenti dati dalla dottrina sociale della Chiesa,

sono diventati nel tempo stimoli e riferimento per la

costruzione di una società più giusta e solidale in

alternativa a progetti di sviluppo fondati su puri criteri

di efficienza, produttività e profitto.

Quali sono le sfide in questo contesto?

Quanti cambiamenti sono avvenuti nel mondo rurale:

quanti nuovi problemi, quante nuove dinamiche e

rischi, quanti nuovi interrogativi e difficoltà. Il sorgere

di nuove forme di individualismo che riducono

l’impegno per il bene comune, la cultura solo

pragmatica che aumenta la visione di un umanesimo

senza riferimenti spirituali.

Quali soluzioni si prospettano?

La Chiesa invita a non fermarsi ad una sola

dimensione della vita e della storia, alle sole

dinamiche economiche e politiche ma in una

prospettiva più profonda, nella logica del Regno di

Dio. Si può vivere “nel” mondo senza diventare “del”

mondo, si può unire fede ed economia senza

dimenticare il soggetto dell’intraprendere che ha a

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cuore, intelligenza, umanità, che non deve svendersi

al solo benessere materiale, al solo successo

personale.

C’è chi pone l’interrogativo se ancora è opportuno il

servizio del consigliere ecclesiastico.

La presenza del Consigliere ecclesiastico non è

giustificata da competenze particolari ma è dettata dal

servizio umile e generoso della Chiesa verso l’uomo

ed in particolare verso l’agricoltore. La Chiesa è

presente con il consigliere ecclesiastico fin tanto che

viene richiesto, nonostante qualcuno sostenga che

sono maturati i tempi per un cambio di rotta e che

una stagione si è conclusa, e che una Organizzazione

solida, sa difendere i valori in cui crede e non ha altri

vincoli che la relazione con i propri soci.

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Associazione provinciale Pensionati – Coldiretti

Ravenna Cervia, venerdì 8 marzo 2013.

La dignità del lavoro agricolo.

Produrre cibo per sé e per gli altri diventa una

“missione” che interagisce con la terra, con la natura,

con la società. E’ un lavoro non solo utile, ma delicato

e importante.

La filiera del cibo.

Conoscere la filiera è far nostra la storia, il territorio,

i passaggi della produzione del cibo. Prima del cibo

c’è la terra, c’è il lavoro, c’è l’agricoltore che ha

seminato, lavorato, raccolto. Capire il lavoro che sta

dietro un prodotto che arriva sulla nostra tavola è

comprendere la portata etica, ambientale e sociale del

cibo.

La portata etica.

L’etica ci aiuta a cogliere il fine delle nostre azioni

all’interno della complessità del nostro agire; ci dà le

ragioni e ci fa cogliere le esigenze delle relazioni che

accompagnano il nostro lavoro. Se il cibo viene dalla

terra attraverso la collaborazione dell’uomo, il cibo ci

ricorda che siamo legati e in relazione con un mondo

vivente.

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Il cibo è destinato a tutti.

Come la terra è la casa comune degli uomini così’ il

cibo è un bene universale, è destinato a tutti, è diritto

primario dell’umanità. La destinazione universale del

cibo va difesa combattendo la fame da una parte e lo

spreco dall’altra.

La portata ambientale.

Coltivare i campi è una grande responsabilità della

professione agricola. L’agricoltore ha, come missione,

la responsabilità di coltivare un cibo che rispetti la

terra, perché ha il respiro della vita, e la sua fertilità va

tramandata e non manomessa. Anche attraverso il

cibo si può costruire un mondo migliore, solo se

l’agricoltura è amica dell’uomo e l’agricoltore non è

solo produttore ma anche custode del territorio.

La portata sociale.

L’agricoltore ha il compito di produrre sano, buono e

giusto. Chi acquista il cibo non è solo un consumatore

ma un cittadino. Il cittadino che acquista non è solo

cliente, passivo e incompetente ma è interessato ai

prodotti genuini, ai saperi antichi e tradizionali, allo

scegliere cosa mangiare.

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Consulta Nazionale Pensionati, 22/03/ 2013.

La vita è un’occasione unica e irripetibile.

La vita è un dono: a tutti è chiesto di viverla con

impegno, facendo la propria parte. Una vita riuscita

si costruisce ogni giorno, con pazienza, costanza e

fiducia. Si edifica con azioni virtuose, con gesti umili,

spesso nascosti ma che la rendono fruttuosa e bella.

L’avventura della vita.

Tutti siamo in cammino: e sui sentieri della

quotidianità troviamo fatica e bellezza, entusiasmo e

insicurezza, illusioni e delusioni, interessi e valori,

desideri e sentimenti. Un viaggio complesso quello

della vita. A no, non maltrattarlo, siamo sempre in

pericolo di rovinarlo.

Le radici che alimentano l’albero della vita.

La prima radice è la fede che ci permette di guardare

la vita terrena con gli occhi di Dio; la seconda radice è

la speranza che ci indica il traguardo eterno, lo sbocco

del cammino terreno. La terza radice è l’amore che ci

permette di vivere i nostri giorni con il cuore di Dio.

26

I rami dell’albero della vita.

Il primo ramo è la prudenza che ci suggerisce ciò che

dobbiamo fare e ciò che dobbiamo evitare per tenere

in mano, in modo sicuro, il volante della nostra vita.

Il secondo ramo è la giustizia che ci aiuta a rispettare

gli altri perché ogni persona ha la sua dignità che non

va mai violata. Il terzo ramo è la fortezza che ci dà la

forza di affrontare le avversità, di acquisire serenità

anche nelle difficoltà. Il quarto ramo è l’equilibrio che

ci aiuta alla moderazione, a dominare i pensieri, a

padroneggiare i desideri.

Quali sono i frutti di un albero buono?

Il primo frutto sono i gesti della condivisione; il

secondo frutto è la gioia di vivere che investe e

contagia il nostro agire e le nostre relazioni. Il terzo

frutto è il senso dell’umorismo che ci permette di

guardare con distacco e ironia le cose della vita.

Vale la pena curare l’albero della vita?

Da queste radici e da questi frutti la vita diventa

attraente, propositiva, contagiosa perché la linfa

dell’albero della vita è l’amore. E’ l’amore che

governa la vita e non il potere. L’obiettivo non è il

successo ma l’autenticità, non la competizione ma la

condivisione. Non solo bravi ma anche buoni. Il

profumo della vita proviene dall’infondere vita alla

vita.

27

Incontro giovani impresa macro-area del Nord,

Milano 26 marzo 2013. Coltivare la crescita.

I giovani hanno coscienza di essere una risorsa, sono

protagonisti di un’Italia che lavora, hanno una

partecipazione attiva nell’impresa, sono in grado di

stare sul mercato. I valori etici sono una vera bussola

per muoversi con responsabilità nella complessità

dell’agire economico-produttivo. Non va disperso

l’immenso patrimonio etico e culturale che ha fatto

grande il popolo di Coldiretti.

Cosa possiamo fare per mantenere le radici etiche

che sono legate alla nostra storia?

Le radici etiche hanno due riferimenti: pensare bene,

per muovere l’intelligenza a progettare, la volontà per

costruire e il cuore per far qualcosa per gli altri. Il

secondo riferimento: agire bene, per promuovere la

condivisione nell’agire economico perché non ci sia

solo il criterio dell’utilità e della competizione. Il

legame con le radici etiche ci porta a guardare

28

l’intraprendere dal punto di vista dei valori e non solo

degli interessi.

L’agricoltura etica.

Un’ agricoltura etica è necessaria per l’impresa; non

la danneggia se pone dei limiti, anzi la migliora.

Condurre l’intraprendere nell’alveo dell’etica è

affermare che l’uomo deve aver sempre la priorità sul

lavoro; che lo sviluppo vuol dire promuovere il bene

comune; che la difesa dei legittimi interessi non è

disgiunta dalla promozione dei doveri e della

responsabilità.

In un mondo che cambia.

Se si abbandonano le radici etiche si diventa più

fragili, si indebolisce la tensione ideale, si è esposti a

facili conformismi. Dai valori etici derivano le

motivazioni forti alla moralità personale, alla

coerenza, al rispetto delle regole, alla responsabilità

sociale. Da qui la qualità dell’imprenditore che

coinvolge competenza, professionalità e umanità.

Coltivare la crescita.

Si tratta di coltivare i valori della vita che ci fanno

uomini. L’obiettivo è la vita buona, la piena

realizzazione della persona. La vita è un’occasione

unica, irripetibile. Coltivare la crescita umana non è

un elemento accessorio. La vita chiede scelte, essere

29

in campo, protagonisti, conoscere i propri doveri, i

propri limiti.

La crescita non è legata solo a parametri economici.

Ci sono anche parametri sociali, ambientali e culturali.

La principale risorsa di un paese sono i suoi abitanti,

famiglie, giovani, donne, anziani e oggi gli immigrati.

Costruire una società per tutte le età: ognuna è una

risorsa.

Al centro c’è sempre la persona, nella sua unicità e

razionalità. C’è bisogno di unire l’agire economico

che privilegia il reddito e l’agire morale che

privilegia i valori. Non vanno separati se non

vogliamo impoverire l’esistenza dell’uomo,

sbilanciandola solo in vista del produrre e consumare.

30

S. Messa Pasquale mercoledì santo 27 marzo 2013.

Roma, Chiesa S. Silvestro, via XXIV Maggio, 10

Come la terra si apre all’aratro del contadino con

grande docilità e senza resistenza per migliaia e

migliaia di volte, così la nostra vita è continuamente

chiamata ad aprirsi alla Parola di Dio per portare

frutto in ogni stagione della nostra vita.

La Parola di Dio ci invita, nella prima lettura, a vivere

e a portare fiducia a chi è sfiduciato. La fiducia si

poggia su qualcosa di sicuro: Dio ci ama, e per darci

luce ci ha lasciato la sua Parola e conforto la sua

presenza.

Tutti abbiamo bisogno di imparare a ricevere e dare

fiducia ed essere in grado di ispirarla. La fiducia è

importante sia per la propria vita personale e sia

all’interno della propria professione. Con la fiducia

reciproca si lavora e si vivono meglio le relazioni

umane anche in una grande struttura dove lavorano

tante persone per la stessa causa, con una visione

condivisa degli obiettivi, con spirito di collaborazione

e senso di responsabilità.

Nel vangelo è descritto il tradimento che è il contrario

della fiducia. Giuda non sente più di fidarsi di Gesù.

31

Non accetta il modo di Gesù di porsi davanti alla vita:

vincere il male con il bene, il potere come servizio, la

predilezione per i poveri, il perdono e non la

condanna. Non capisce il primato dell’amore.

Non accetta che Gesù sia crocifisso e il senso che la

sua morte avrebbe dato alla debolezza umana; non

crede che la sua crocifissione avrebbe dato speranza a

uomini segnati dalle ferite della condizione umana;

che dalla croce avrebbe attirato gli uomini di buona

volontà che combattono contro il male; che la croce è

un ponte e non una sconfitta. Se Gesù è il Figlio di

Dio e va in croce, è un perdente e questo va in

contrasto con la vita di chi aspira ad essere un

vincente.

Gesù annuncia il tradimento ma non denuncia il

traditore: lo chiama amico fino all’ultimo, nell’orto

degli ulivi; gli allunga la mano fino alla fine perché

possa rialzarsi e rimediare i guasti provocati. Il

tradimento comincia nel cuore e si trasmette nei

pensieri per passar poi alle azioni. E’ un passaggio di

compromessi con la vita, con la libertà, con la fede. Si

alimenta con la diffidenza e si concretizza nel rifiuto.

La vita da dono diventa possesso; la libertà da

responsabilità diventa capriccio.

Gesù infine chiede di entrare in una casa per celebrare

la Pasqua secondo la tradizione ebraica. Chiede anche

32

a noi di accoglierlo in questa Pasqua, nelle nostre case

oltre che nelle nostre vite per celebrare con noi la

speranza sulla vita che non ha tramonto.

Con la risurrezione di Gesù noi siamo entrati nel

tempo finale della storia: d’ora in poi possiamo

costruire il nostro futuro innestandolo nel futuro che

Dio in Gesù ha preparato per noi. Da qui il pensare e

agire positivo per porci a servizio di un disegno etico

e culturale per la rigenerazione della società.

Liberiamo la nostra speranza nelle nostre vite.

Abbiamo bisogno di una speranza condivisa e non di

una speranza solitaria.

C’è bisogno di umanità, di spiritualità per

accompagnare la speranza dentro un senso compiuto.

Buona Pasqua, contagiate di speranza coloro che

incontrate. La vita che viene dalla resurrezione di

Cristo possa risplendere sui vostri volti, dentro i vostri

cuori e nelle vostre relazioni

33

Benedizione pasquale degli Uffici della

Confederazione.

La benedizione è legata alla vita. E la vita ha la

sorgente in Dio. Le prime parole di Dio creatore sono

parole di benedizione che esprimono la grande stima

di Dio verso l’uomo. Ogni uomo è chiamato ad essere

benedizione: produrre vita in lui e attorno a lui.

Prendiamo familiarità con questa sorgente e con

questa missione, nutrendo la nostra vita spirituale.

Dalla vita spirituale si spalancano gli ideali più alti per

i quali vale la pena spendere la propria vita.

La nostra vita nasce da una sorgente e segue il corso

verso il mare. Ci sono rapide (difficoltà), ci sono le

cascate (i pericoli), ci sono i tratti pianeggianti (i

giorni dell’impegno sereno). A noi alimentare i

ruscelli (amicizia), a noi ricevere altri corsi d’acqua

(accoglienza); sempre decisi ad andare verso il mare.

Questa benedizione si collega con quella iniziale

perché la nostra vita sia conforme alla stima che Dio

ha per noi. La benedizione di Dio non viene mai meno

perché Dio non si stanca di arricchire la nostra vita.

Non dobbiamo aver paura di attingere a questa

sorgente.

34

In preparazione della 47 ª Settimana sociale

La famiglia è la prima impresa: è elemento

fondamentale per la coesione sociale, è soggetto vitale

perché produce beni relazionali, è scuola di umanità e

della vita affettiva, è risorsa civile ed economica, un

riferimento centrale per il bene del Paese. Nella

famiglia si costruiscono i destini degli uomini e dei

cittadini: non è un fatto privato ma il cuore di una

società che riguarda tutti i cittadini.

Futuro e famiglia.

La vita non si riduce alla sola dimensione fisica ma è

intelligenza, affettività, relazionalità. Nella famiglia

crescono, poi, le future generazioni. Pensare al futuro

è investire sulla famiglia. Pertanto non può essere

lasciata sola ma va sostenuta mettendola al centro di

ogni progetto di sviluppo.

Crisi della famiglia.

Indebolire la famiglia è rendere più fragili i suoi

componenti. Non ci sarebbe crisi della famiglia se non

ci fossero intelligenze, volontà e cuori in crisi. Va

infranta l’onda di pessimismo sulla famiglia e va

35

ritrovato il coraggio della sua promozione. E’ un

dovere andare controcorrente quando a governare i

cambiamenti sono i meccanismi disumanizzanti

dell’individualismo e dell’egoismo.

Famiglia impresa.

Si riscopre la famiglia come casa comune, luogo che

coinvolge il sociale, l’ambientale, il culturale e il

territorio. C’è una famiglia tipica del mondo agricolo:

veicolo principale della sua umanizzazione è

l’ambiente dove le generazioni si incontrano, i giovani

continuano la tradizione familiare e si sostengono

reciprocamente

C’è una famiglia che nasce dal Vangelo,

L’impresa famigliare trova “nei valori del

cristianesimo l’etica della vita con le sue risorse

spirituali, quelle che aprono alla relazione del bene

comune e della solidarietà. Se Dio perde la sua

centralità l’uomo perde il suo posto, non trova la sua

collocazione nel Creato e nella relazione con gli altri”.

C’è una famiglia che cresce con l’aiuto della fede.

E’ il valore aggiunto che genera enormi benefici: la

stabilità al posto dell’instabilità, il futuro al posto del

solo presente che coinvolge tutta la persona e non

solo gli affetti, il sentimento, il cuore ma anche

l’intelligenza, la volontà, le relazioni umane.

36

Incontro consiglieri ecclesiastici Coldiretti Sicilia.

Federazione Regionale, mercoledì 10 aprile 2013

con la partecipazione del Presidente e Direttori,

regionale e provinciali.

“La società e l’economia, il lavoro…non sono

estranei al messaggio cristiano” (Benedetto XVI).

L’alleanza fra l’uomo e la terra ci dice la solida

relazione che c’è fra l’agricoltore e il suo lavoro. Nel

lavoro dell’agricoltore ci sono relazioni positive che

sostengono una cultura dell’essere e non solo

dell’avere. Nelle relazioni, c’è il rispetto della

persona, della famiglia, dell’impresa, della società. Se

si ammalano queste relazioni si ammala la vita.

L’azienda è una comunità di persone e non un insieme

di individui; la famiglia è la prima scuola di vita dove

si acquisiscono le relazioni fondamentali con e per gli

altri; la società è luogo di convivenza solidale fondata

su una rete di legami di mutuo collaborazione. Una

buona agricoltura se tiene vive tutte queste relazioni è

pilastro della buona e attiva cittadinanza per tutta la

società

Attraverso le aggregazioni, come la Coldiretti, la

Chiesa attualizza…… il messaggio di liberazione e di

redenzione di Cristo……la dignità e la vocazione alla

comunione delle persone…le esigenze della giustizia e

della pace conformi alla sapienza divina”. (Benedetto

XVI)

37

Le aggregazioni, come Coldiretti, dice il papa,

attualizzano il messaggio di liberazione perché vivono

la consapevolezza che la terra è casa e fonte di vita;

perché l’agricoltore è il custode del creato; perché

amando la terra e il lavoro l’imprenditore agricolo non

produce solo cibo ma anche bellezza, cultura,

convivenza e partecipazione allo sviluppo della

società. Un messaggio di redenzione perché la

cooperazione è una delle caratteristiche fondamentali

dell’intraprendere, perché dà respiro alla

collaborazione e fa vivere lo spirito civico. Se

sappiamo tessere queste relazioni vitali, riusciremo

ad intravvedere un’alba di resurrezione dopo tanta

crisi che sta stanno indebolendo il tessuto sociale.

Grazie all’intuizione e alla sapienza lungimirante del

suo fondatore Paolo Bonomi, che ha operato alla luce

del Vangelo della carità e nel solco del Magistero

sociale della Chiesa” (Benedetto XVI).

Bonomi ha saputo interpretare il patrimonio etico e

culturale del cattolicesimo sociale rimanendo fedele

alla scuola sociale cristiana. Era convinto, e l’ha

dimostrato, che questo patrimonio di ideali e di

principi permetteva lo sviluppo della democrazia e

favoriva il progresso economico del mondo rurale e

contadino, trasformando una massa marginale in forza

sociale e politica, capace di progettare e difendere il

proprio avvenire. Una stagione storica, quella del

fondatore, che non va dimenticata: ha superato

38

numerose sfide sul fronte sociale (la riforma agraria,

l’assistenza malattie, le pensioni di invalidità e di

vecchiaia, gli assegni familiari…) e sul fronte dello

sviluppo rurale a sostegno dei “piani verdi” per

l’ammodernamento dell’agricoltura italiana (accesso

al credito agrario, rinnovo delle macchine agricole,

rilancio delle stalle…).

A voi oggi tocca, oggi, rimanendo fedeli ai valori

acquisiti, porvi in coraggioso dialogo con le mutate

condizioni della società”(Benedetto XVI).

L’identità è legata ai valori e al suo patrimonio etico e

l’appartenenza alla storia che ha fatto grande la

Coldiretti: gli ideali democratici (la libertà di

partecipazione e la difesa della giustizia); l’ideale

della solidarietà (il bene comune fondato sulla

condivisione e convivenza solidale); la dottrina

sociale della Chiesa (la dignità della persona umana e

della famiglia).

Non c’è vera esperienza associativa, senza identità e

appartenenza. La forza dell’Organizzazione viene da

lontano e dalla capacità di responsabilità dei suoi

uomini che hanno inciso sul versante delle idee, dei

valori morali e civili.

“Vi incoraggio a proseguire in questa opera,

diventando voi stessi, sempre più , fermento di vita

buona, sale della terra e luce del mondo” (Benedetto

XVI)

39

Essere dirigenti di un’Organizzazione come Coldiretti

è una grande responsabilità perché si è chiamati ad

entrare in dialogo in modo efficace e qualificato con i

soci, le imprese, con i processi di trasformazione della

società civile. La qualità del dirigente è vera risorsa

dell’Organizzazione che, oggi come ieri, è chiamata

ad offrire il proprio contributo alla crescita globale

della società. Una vita buona, infine, è legata ad una

rigorosa legalità e a una rete di legami e di rapporti

dove la persona sia effettivamente al centro, orientata

alla ricerca del bene comune.

“Adoperatevi con sollecitudine affinché le istanze

etiche mantengano il primato su ogni altra esigenza”

(Benedetto XVI).

Adoperarsi per essere attori del cambiamento: non

solo rivendicazioni ma governare il possibile, non

solo competizione ma anche condivisione, non solo

produrre ma anche essere attori di civiltà, non solo il

bene personale ma anche il bene comune, non solo

buoni agricoltori ma anche buoni cittadini, non solo

aggregazione di interessi da difendere ma anche

presenza culturale attenta alla domanda di felicità e di

qualità della vita.

Il mondo dell’agricoltura, ma anche la società, ha oggi

più che mai bisogno di interpreti coraggiosi e motivati

che sappiano far proprie le esigenze profonde della

40

gente e non solo logistiche, gestionali, produttive,

commerciali ma anche umane, sociali e spirituali.

Su questo terreno etico, occorre che la famiglia, la

scuola, il sindacato…svolgano un’importante opera

di collaborazione e di raccordo, di stimolo e di

promozione, soprattutto per quanta riguarda i

giovani…Non possiamo deludere le loro attese”.

I giovani vogliono essere protagonisti di un Italia che

lavora con passione e determinazione. Chiedono di

essere aiutati a coniugare economia, etica e socialità.

Sono in cerca di credibilità, la cercano nella politica,

nella Chiesa, nella famiglia, in loro stessi.

Anche i giovani devono essere credibili e consapevoli

che possono realizzare un mondo più umano, più

bello e più giusto con azioni virtuose da proporre

quotidianamente. Anche le donne sono una risorsa,

sono un segno dei tempi, sono i nuovi soggetti vitali.

Non solo presenza debole ma nuova coscienza che sa

unire ruoli operativi di tipo professionale con

competenze sull’informatica e sul marketing,

coniugando doti personali con qualità gestionali,

unendo il cuore all’intelligenza.

Attraverso la vostra azione sociale, voi testimoniate la

novità del vangelo, e per questo avete bisogno di un

costante riferimento a Cristo, nella preghiera, per

41

attingere l’energia spirituale necessaria per dare

nuovo vigore al vostro impegno”.

Ricordiamo ogni anno nelle Giornate del

ringraziamento. Anche questa giornata è un’intuizione

di Coldiretti che, fin dal 1951, ha voluto coniugare

Eucarestia e lavoro. Il lavoro è una risposta

dell’uomo, una risposta che può diventare Eucarestia.

Dio creatore ci mette a disposizione il dono della

terra: l’agricoltore la lavora e ne offre a Dio le

primizie per averlo fatto degno di questa

collaborazione e le mette a disposizione di tutti perché

possano gustare i frutti della madre terra.

42

Consiglio Nazionale, giovedì 11 aprile 2013.

L’orizzonte etico della fiducia.

Davanti all’ insicurezza e debolezza del nostro

momento storico, gli uomini di buona volontà

guardano ancora alla fiducia come una risorsa, come a

un’ancora per un sussulto di ottimismo, per affrontare

le nuove paure, per continuare a credere nella

misteriosa bellezza della vita, per spenderla a

beneficio del bene comune.

Non indebolire la fiducia.

Se la fiducia viene indebolita si introduce negatività e

paura, delusione e smarrimento, diffidenza e

dispersione. Un’esistenza grigia e intrisa di

pessimismo. Ma la sfiducia può essere guarita

utilizzando le scintille di rigenerazione che sono

legate alla qualità delle relazioni, nel corretto rapporto

fra uomo ed ambiente, nella formazione delle

coscienze, nella responsabilità condivisa.

43

Per tornare ad avere fiducia.

Per tornare ad avere fiducia, anche se apparentemente

sterile, bisogna guardare al futuro, gettando con

coraggio ponti sulle frontiere della solidarietà, della

giustizia e della dignità della persona umana. Questi

valori non sono un optional, uno spot, uno slogan.

Portare l’intraprendere nell’ambito dell’etica, mettere

l’etica a servizio delle azioni è sorgente di credibilità e

di responsabilità per realizzare i fini dell’impresa.

Un’alleanza solida.

Persona, lavoro, impresa sono uniti. Da questa

alleanza solida è legato il decollo delle reti sociali che,

se guidate dai valori, sono capaci di rilanciare la

partecipazione con il rispetto delle regole, con la

ricerca del bene comune e del benessere equo

sostenibile.

Anche l’investire dipende dalla fiducia.

La fiducia ha la capacità di rigenerare la qualità delle

motivazioni del nostro agire, dà ragioni stabili per

progettare e costruire in vista del futuro. La fiducia

aiuta anche la vita. La vita come le stagioni ha i suoi

passaggi di luce e di oscurità: è importante tenere

sempre accesa la luce della fiducia per cogliere anche

nei tempi difficili nuove opportunità. Fiducia ed

impresa si possono coniugare, fiducia e responsabilità

sociale si possono unire.

44

Infrangere l’onda del pessimismo.

E’ un impegno irrinunciabile dentro una crisi di

enorme portata storica. Abbiamo intelligenza, volontà

e cuore per aprire cantieri di fiducia, anche per il

futuro, dove la persona sia veramente al centro di ogni

progetto di sviluppo. E in questi cantieri di fiducia

ognuno ha un compito, un impegno, un ruolo per

coltivare orizzonti etici nei nuovi scenari del

cambiamento che il Paese attende. Equità, solidarietà

e sostenibilità sono i nuovi percorsi di un nuovo

intraprendere che non guarda esclusivamente alla

propria impresa ma anche al bene della società.

Una missione di fiducia generatrice di un rinnovato

impegno da condividere con gli altri, un punto di

forza per combattere il pessimismo che produce paura

ed aggressività, per essere costruttori generosi di

speranza.

45

Giornata regionale del pensionato Coldiretti Puglia.

Foggia 4 maggio 2013. Giovanni 15, 18-21.

“Il mondo vi odia, ma prima di voi ha odiato me”

In poche righe la parola “mondo” ritorna sei volte.

Gesù si interessa di come è strutturato il mondo, quali

sono i principi che lo governano, quali sono i modi di

pensare e di agire, in che rapporto stanno le persone

fra di loro. Gesù più volte aveva detto che spesso i

principi dell’agire dell’uomo sono la paura,

l’egoismo, l’avidità, i desideri senza limiti che fanno

chiudere l’uomo in se stesso in una corsa alla

conservazione di se stesso, una corsa disperata e

solitaria.

Attenti ai surrogati della vita.

Gesù dice che se la vita viene governata dalla paura di

perdere il benessere raggiunto, l’uomo si trova a

vivere non la vita ma i suoi surrogati. La sacrifica

nella brama dell’ avere sempre di più, nella ricerca

continua, nella soddisfazione di tutti i desideri.

Quando si raggiungono questi obiettivi l’uomo non sa

più cosa cercare e non gli rimane che la superbia, la

ricerca dell’apparire. All’origine della superbia c’è la

stupidità che è la non conoscenza della verità sulla

vita e sul suo vero senso.

46

La presenza amica di Cristo nel mondo.

Il mondo è buono, l’ha fatto Dio ed è la condizione

per vivere. In questo mondo noi viviamo e per questo

mondo Dio ha dato suo Figlio per imparare da Lui a

vivere da figli e da fratelli e costruire la civiltà della

fraternità. Gesù ci invita a legare la nostra vita alla sua

per essere come Lui portatori di punti di riferimento:

lavorando insieme, indossando gli abiti della speranza

e del futuro, per un mondo migliore, per difendere il

bene comune.

Gesù smaschera le radici nascoste del mondo.

Nel mondo però c’è la logica della divisione, della

prepotenza, della violenza, della menzogna. Gesù è

venuto a rompere questo schema: per questo hanno

tentato di farlo tacere e di renderlo innocuo perché

rovinava il gioco della vanità, della superbia,

dell’arroganza che porta a pensare solo a se stessi, alla

propria immagine, ai propri interessi.

Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche

voi”.

Se fai luce le tenebre ti contrasteranno. Se sei giusto,

onesto tenteranno di omologarti al “così fan tutti”. Se

ti batterai per la giustizia o difenderai la verità sarai

messo fuori gioco. Chi non è in questa logica viene

emarginato, viene perseguitato perché ha un altro stile

di vita, quello del servizio, della solidarietà, della

comunione fra gli uomini. Le prove, le difficoltà che

47

possiamo incontrare non sono per scoraggiarci ma per

essere superate.

Favoriamo punti di incontro, occasioni di sevizio,

proposte di collaborazione e dimostriamo che

sull’onesto e intelligente intraprendere degli uomini e

delle donne della terra, la società può contare con

fiducia e che la dottrina sociale della Chiesa, che

nasce dal vangelo, ha un’idea altissima della vita,

della persona umana, della famiglia e dei rapporti

sociali.

48

Incontro consiglieri ecclesiastici alla presenza dei

Presidenti e direttori provinciali e interprovin-ciali,

Coldiretti della Sardegna, mercoledì 15 maggio

2013.

“La Chiesa non è mai indifferente alla qualità della

vita delle persone, alle loro condizioni lavorative, e

avverte la necessità di prendersi cura dell’uomo e dei

contesti in cui vive e produce, affinché siano sempre

più luoghi autenticamente umani”.(Benedetto XVI).

La dottrina sociale della Chiesa nasce dal Vangelo e

sostiene la qualità della vita perché l’intraprendere

non smarrisca il fine di ogni attività umana: il bene

della persona e il bene comune. La qualità della vita

cresce se aumenta l’amicizia fra gli uomini matrice

della cooperazione e partecipazione. La qualità della

vita è anche ambiente, paesaggio, salvaguardia del

creato, cultura, arte perché la natura non è solo da

usare ma anche rispettare.

“Ciascuno si impegni, nel ruolo che ricopre, a

sostenere gli interessi legittimi delle categorie che

rappresenta, operando sempre con pazienza e

lungimiranza, allo scopo di valorizzare gli aspetti più

nobili e qualificanti della persona umana: il senso del

dovere, la capacità di condivisione e di sacrificio, la

solidarietà, l’osservanza delle giuste esigenze del

riposo e della rigenerazione corporale e più ancora

spirituale”(Benedetto XVI).

49

La rappresentanza è indirizzata al bene comune, allo

sviluppo e alla crescita globale della società (interessi

sociali, culturali, ambientali). Una rappresentanza è

innovativa quando va oltre il tradizionale ruolo di

difesa per assumere un ruolo di promozione.

Rappresentare, in un contesto globalizzato, richiede

che non si curi solo gli interessi particolari di una

categoria (gli interessi produttivi e di mercato) ma

anche gli interessi generali di una società. La

legittimazione sociale di questi anni ne dà conferma

perché l’opinione pubblica considera Coldiretti un

patner affidabile, l’attore principale nel mondo

dell’agricoltura, capace di indicare e promuovere gli

interessi generali.

“Conosco bene quanto vi sta a cuore proseguire il

vostro servizio di testimonianza evangelica

nell’ambiente agricolo e ittico, ponendo in risalto

quei valori che fanno dell’attività lavorativa un

prezioso strumento per la realizzazione di una

convivenza più giusta ed umana. Penso al rispetto

della dignità della persona, alla ricerca del bene

comune, all’onestà e alla trasparenza nella gestione

dei servizi, alla sicurezza alimentare e alla tutela

dell’ambiente e del paesaggio, alla promozione dello

spirito di solidarietà”. (Benedetto XVI).

I valori sono risorse per promuovere la vita buona con

una visione di futuro. La testimonianza è una via per

mostrare nel mondo economico che c’è un senso alto

50

dell’agire fino a diventare servizio. E tra i valori

perenni che legano e interagiscono con tutti gli altri,

c’è il senso religioso, capace di dire la missione alta

per l’agricoltore che sa di aver ricevuto in custodia la

terra dal Creatore per farla fruttificare, consapevole di

averla in uso e non per abusarne.

“Occorre, infatti, portare il rimedio là dove è la

radice della crisi, favorendo la riscoperta di quei

valori spirituali dai quali poi scaturiscono le idee, i

progetti e le opere. Come ho ricordato nell’enciclica

Caritas in Veritate “dobbiamo assumere con

realismo, fiducia e speranza le nuove responsabilità a

cui ci chiama lo scenario di un mondo che ha bisogno

di un profondo rinnovamento culturale e della

riscoperta dei valori di fondo su cui costruire un

futuro migliore”.(Benedetto XVI).

La crisi ci interpella come persone: costruisco la mia

vita sull’avere o sull’essere, sulla condivisione o sulla

competizione, sulla quantità o sulla qualità della vita,

sul servire o sul dominare. La crisi ci interroga anche

come imprenditori: delegare o partecipare, rinviare i

problemi o dare soluzioni, interessi o anche valori,

paura o fiducia nel futuro, frammentazione o

solidarietà.

“Vi incoraggio a perseverare nella vostra opera

educativa e sociale, portando avanti con generosità i

vostri progetti di solidarietà, particolarmente nei

51

confronti dei più deboli e meno garantiti”. (Benedetto

XVI).

Il papa ci invita a scommettere sul cristianesimo

sociale fondato sulla solidarietà perché la crisi non si

risolverà con le sole ragioni dei nuovi poteri, dei

mercati e delle banche. Come ieri chi ci ha preceduto

è uscito dalle macerie della seconda guerra mondiale

con un sussulto di ottimismo, così oggi possiamo

uscire dalle macerie del materialismo e

dell’individualismo, lavorando per un umanesimo di

speranza, stimolando comportamenti nuovi, della

legalità, della responsabilità condivisa, della

prossimità e della sobrietà.

Una grande povertà oggi è la mancanza di fiducia, i

più poveri si sentono abbandonati a se stessi, è

diminuito il tasso di umanità nelle relazioni

interpersonali, è radicalizzato l’interesse individuale, è

indebolita la cura per gli altri e per il domani, è

pubblicizzato l’opportunismo, la convenienza, il solo

bene personale.

Il papa ci ricorda di fare memoria delle fonti spirituali

ed etiche che accompagnano il nostro governare il

presente, consapevoli che il momento formativo ed

operativo è unito, che le strutture devono essere

accompagnate da convinzioni in grado di motivare le

azioni

52

Assemblea Nazionale Coldiretti Giovani Impresa,

Martedì 21 maggio 2013 Auditorium Parco della

Musica. “L’Italia è il futuro”.

L’Italia ha potenti e diverse risorse naturali ed umane

da cogliere in controtendenza con chi afferma che

l’Italia non è un Paese per i giovani. Investire

sull’Italia è investire sul futuro, è aprire orizzonti

nuovi di reddito, di occupazione ma anche culturali,

relazionali ed esistenziali.

Cosa promette? Cosa non promette?

“L’Italia è il futuro” è il messaggio dei “Giovani

Impresa” di Coldiretti proposto nell’ Assemblea

Nazionale. La crescita economica, produttiva,

commerciale di un’azienda non è sufficiente se non è

accompagnata da una crescita umana, familiare,

relazionale. L’amore per l’Italia non è fecondo se non

è anche amore per il suo prezioso patrimonio etico e

spirituale presente nella sua storia, arte, cultura. I

prodotti sono parte integrante non solo di un territorio

ma di un popolo, della sua civiltà, tradizione e fede.

Questo orizzonte di futuro riparte dalle matrici

culturali, ideali, religiose e dalle opportunità

geografiche, ambientali del Paese, rilanciando la

bellezza, la bontà, la tipicità, la qualità non solo dei

prodotti ma dell’Italia della speranza.

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Le modalità per sostenere questo investimento?

Il futuro si costruisce giorno dopo giorno e appartiene

a chi investe sull’impegno, a chi ha una visione

complessiva sulla società. Quale società sogno perché

ogni persona sia rispettata? Cosa posso fare io per

costruire un mondo migliore con entusiasmo e

convinzione? Il futuro è legato alla qualità della vita,

dell’ambiente, dell’aria, dell’acqua, dei boschi, dei

fiumi. La società in cui viviamo sta meglio se noi

stiamo bene. Persona, società, economia sono

riferimenti fondamentali a servizio del bene comune.

Il valore della condivisione.

Il futuro è legato all’appartenere a una comunità alla

quale metto a disposizione le mie capacità, la mia

collaborazione, le mie risorse. E’ il momento di fare

scelte coraggiose, di partecipare alla crescita del

proprio Paese e produrre valori sociali ed economici.

Il bene individuale e quello collettivo devono tornare

ad essere uniti.

L’amore per il proprio Paese.

I giovani Coldiretti non vogliono solo ragionare sul

loro futuro ma vogliono sognarlo insieme

cominciando a cambiare il presente. Talenti, regole,

ideali e obiettivi comuni sono i percorsi del futuro e le

strade del futuro non sono mai finite.

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Incontro consiglieri ecclesiastici alla presenza dei

Presidenti direttori Coldiretti della Lombardia.

Mercoledì 22 maggio 2013.

1. “Il mio apprezzamento per chi lavora a favore delle

famiglie che vivono e lavorano nelle

campagne”.(Benedetto XVI)

La Chiesa non è distaccata ma partecipa ai problemi

della società. Il suo interessamento non proviene da

particolari competenze ma è dettato dall’amore verso

l’uomo ed in particolare verso l’agricoltore. La Chiesa

è portatrice di valori e su questi beni propone

un’alleanza nella ricerca del bene comune.

E’ un’amicizia lunga quella tra Coldiretti e la Santa

Sede, tra la Chiesa e Coldiretti. Fin dal suo momento

fondativo, si è stabilita un’alleanza che si è

consolidata nel solco del Cristianesimo sociale per

una visione alta sulla vita, sulla famiglia, sulla società.

La Santa Sede ha accolto l’invito del fondatore di

avere un consigliere ecclesiastico come segno di una

presenza amica e discreta della Chiesa con lo scopo di

tenere vivo il riferimento dell’Organizzazione al

pensiero sociale cristiano.

2. “La società, l’economia, il lavoro non

rappresentano ambiti unicamente secolari, tanto

meno estranei al messaggio cristiano”

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L’economia è solo una dimensione della complessa

attività umana. (Centesimus annus). Se l’uomo è visto

più come un produttore o un consumatore di beni e

non come un soggetto non si mette in relazione con la

dignità della persona umana (Centesimus annus).

La società, l’economia, il lavoro sono intimamente

uniti e vanno sostenuti anche con la ricchezza etica e

culturale del Vangelo con i valori della relazione,

della comunione, della condivisione per aiutare

l’uomo a non sentirsi estraneo alla propria storia e per

incoraggiarlo a sviluppare una economia amica della

persona e dell’agricoltura

.

3. La Chiesa, infatti, non è mai indifferente alla

qualità della vita delle persone, alle loro condizioni

lavorative, e avverte la necessità di prendersi cura

dell’uomo e dei contesti in cui vive e produce,

affinché siano sempre più luoghi autenticamente

umani”.

La qualità della vita cresce se aumentano le virtù dei

suoi cittadini, le virtù civili della reciprocità, della

collaborazione, della partecipazione, della

cooperazione, della solidarietà. Sono luoghi

autenticamente umani che costruiscono relazioni

umanamente e socialmente intelligenti e generatrici

di prossimità e di solidarietà.

4. Attraverso di essa, infatti, la Chiesa attualizza nelle

vicende storiche il messaggio di liberazione e di

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redenzione di Cristo, il vangelo del Regno,…attesta

all’uomo, in nome di Cristo, la sua dignità e la sua

vocazione alla comunione delle persone; gli interessa

le esigenze della giustizia e della pace, conformi alla

sapienza divina”.

Messaggio di liberazione perché la terra sia sempre la

casa e la fonte della vita; perché l’agricoltore continui

a produrre cibo ma anche convivenza, cultura,

giustizia e pace. Messaggio di redenzione perché della

terra non siamo proprietari ma custodi, perché la terra

non sia abbandonata o danneggiata ma mantenuta e

rispettata; perché alla terra è legata l’agricoltura

centro storico dell’economia. E’ importante il

contributo decisivo dei laici cristiani per la

rigenerazione della società.

5. “Grazie all’intuizione e alla sapienza lungimirante

del suo fondatore Paolo Bonomi, che ha operato alla

luce del Vangelo della carità e nel solco del

Magistero sociale della Chiesa”.

Coldiretti sta nella società da quasi settant’anni, fiera

delle proprie radici, legate alla scuola sociale

cristiana, fin dal suo momento fondativo. Bonomi ha

messo al centro della sua Organizzazione il pensiero

sociale cristiano e voleva l’agricoltore democratico e

credente, voleva coniugare ruralità e fede. La sua

azione politica è stata gigantesca nella difesa della

libertà, proponendo la soluzione contro l’estremismo

rivoluzionario che prediligeva soluzioni violente e

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sbilanciate verso il mondo operaio, frutto del

fanatismo politico e visione unilaterale dell’economia.

Da qui le grandi battaglie parlamentari a difesa dei

contadini: assistenza malattie, pensioni vecchiaia,

assegni familiari, piani verdi, mutui per la proprietà

coltivatrice, difesa dei prezzi. Una stagione storica,

quella del fondatore, che non va dimenticata.

6. “A voi tocca, oggi, rimanendo fedeli ai valori

acquisiti, porvi in coraggioso dialogo con le mutate

condizioni della società”.

Siamo chiamati ad essere soggetti vitali di speranza

per una nuova cittadinanza. Siamo parte attiva di una

comunità: lì abbiamo le nostre radici per una

consapevole responsabilità sociale. Ognuno è

chiamato a dare il suo contributo mettendosi in rete in

vista di una presenza consapevole, con un medesimo

obiettivo: il bene comune. Per raggiungerlo è

importante una partecipazione intelligente: non c’è

partecipazione senza coinvolgimento.

7.“Ciascuno si impegni, nel ruolo che ricopre, a

sostenere gli interessi legittimi delle categorie che

rappresenta, operando sempre con pazienza e

lungimiranza, allo scopo di valorizzare gli aspetti più

nobili e qualificanti della persona umana: il senso del

dovere, la capacità di condivisione e di sacrificio, la

solidarietà, l’osservanza delle giuste esigenze del

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riposo e della rigenerazione corporale e più ancora

spirituale”(Benedetto XVI).

La partecipazione è responsabile quando si offrono

soluzioni competenti ai problemi, si è cittadini attivi

quando ci chiediamo cosa possiamo fare noi per la

società e non la società per noi. Non si nasce cittadini

attivi ma si diventa quando contribuiamo alla crescita

sociale, culturale e morale delle nostre comunità: la

cura e il rispetto degli altri, la promozione della

cultura della convivenza solidale, la collaborazione

strutturata fra le generazioni.

8. “Conosco bene quanto vi sta a cuore proseguire il

vostro servizio di testimonianza evangelica

nell’ambiente agricolo e ittico, ponendo in risalto

quei valori che fanno dell’attività lavorativa un

prezioso strumento per la realizzazione di una

convivenza più giusta ed umana. Penso al rispetto

della dignità della persona, alla ricerca del bene

comune, all’onestà e alla trasparenza nella gestione

dei servizi, alla sicurezza alimentare e alla tutela

dell’ambiente e del paesaggio, alla promozione dello

spirito di solidarietà”. (Benedetto XVI).

La verità, perché ogni persona si sviluppi attraverso le

relazioni amicali, familiari e la libera partecipazione

alla vita delle formazioni sociali; la giustizia perché

diritti e doveri siano reciproci; l’amore perché nel

servizio mettiamo noi stessi; la libertà non “da” ma

“per” una convivenza sociale solidale. Da questa

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alleanza deriva la dignità di ogni uomo, il primato

dell’uomo sul lavoro, il primato del lavoro sul

capitale, la destinazione universale della ricchezza.

9. “Adoperatevi con sollecitudine affinché le istanze

etiche mantengano il primato su ogni altra esigenza”

(Benedetto XVI).

Da questo abbraccio tra vita e valori si genera

speranza e consapevolezza nell’alto compito di

custodire come agricoltori la terra e chi vi abita. E’ la

miglior garanzia per il futuro e per costruire quel

piccolo pezzo di mondo che è il nostro. Da qui il volto

umano di una comunità capace di generare relazioni,

con la natura e l’ambiente, con gli altri, con se stessi e

con Dio, fondativa di tutte le altre.

10. “Occorre, infatti, portare il rimedio là dove è la

radice della crisi, favorendo la riscoperta di quei

valori spirituali dai quali poi scaturiscono le idee, i

progetti e le opere. Come ho ricordato nell’enciclica

Caritas in Veritate “dobbiamo assumere con

realismo, fiducia e speranza le nuove responsabilità a

cui ci chiama lo scenario di un mondo che ha bisogno

di un profondo rinnovamento culturale e della

riscoperta dei valori di fondo su cui costruire un

futuro migliore”.(Benedetto XVI).

Sono importanti quattro parole chiave dentro il ruvido

e turbolento contesto sociale. 1. Umiltà per continuare

a vivere nella modestia in controtendenza con le

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pretese e con gli orgogli che inquinano i rapporti

sociali. 2. Gioia per continuare a vivere nella serenità

sostenuta da una vita sobria, cordiale, genuina. 3.

Riflessione per disarmare le nostre parole perché non

siano portatrici di arroganza e di intolleranza. 4.

Stupore per scoprire ciò che abbiamo già, il dono

della vita. La dottrina sociale della chiesa è moneta

corrente da spendere, con i suoi valori che sono i

gioielli di famiglia dell’Organizzazione.

11. Su questo terreno etico, occorre che la famiglia,

la scuola, il sindacato…svolgano un’importante

opera di collaborazione e di raccordo, di stimolo e di

promozione, soprattutto per quanta riguarda i

giovani…Non possiamo deludere le loro attese”.

I giovani sono una risorsa perché mettono in campo la

loro preparazione, la loro progettualità, la loro

originalità, la loro creatività nei nuovi luoghi della

partecipazione: a servizio della vita, della famiglia,

della società, dell’impresa. Intraprendere deve essere

un’opportunità e non un problema. Quando passato e

futuro si incontrano danno vitalità al presente.

12. “Vi incoraggio a perseverare nella vostra opera

educativa e sociale, portando avanti con generosità i

vostri progetti di solidarietà, particolarmente nei

confronti dei più deboli e meno garantiti”. (Benedetto

XVI).

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Oggi stiamo toccando il fondo con lo sfruttamento

delle risorse naturali e di popoli ma anche dell’uomo

considerato come mezzo e mai come fine. Da qui

l’importanza di riconoscere comportamenti umani

irresponsabili e il legame che c’è fra economia,

politica, società ed etica. Oggi si riconosce all’etica il

ruolo di protagonista non solo nel produrre ma anche

nel vivere.

13. Attraverso la vostra azione sociale, voi

testimoniate la novità del vangelo, e per questo avete

bisogno di un costante riferimento a Cristo, nella

preghiera, per attingere l’energia spirituale

necessaria per dare nuovo vigore al vostro impegno”.

C’è bisogno di orizzonti etici. Il primo orizzonte è il

ben pensare che sa vedere ciò che è essenziale. Il

secondo è il ben agire, in quanto il nostro impegno

non è rivolto solo verso noi stessi ma anche verso gli

altri. Siamo di fronte ad un quadro culturale in cui

prevale il relativismo e una progressiva

emarginazione del bene comune che induce ad una

visione materialistica della vita.

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IN QUESTO NUMERO

1. Assemblea elettiva, Roma giovedì 24 gennaio

2013;

2. L’elezione di Papa Francesco: un dono e una

promessa;

3. Omelia di Papa Francesco nel giorno della sua

Prima Messa di inizio del Pontificato. (19

marzo 2013);

4. Giornata Mondiale dell’Ambiente: la centralità

dell’uomo nel Creato. La riflessione di Papa

Francesco. (5 giugno 2013);

5. Messaggio per la 8ª Giornata per la custodia del

creato 1° settembre 2013 “La famiglia educa

alla custodia del creato”;

6. Incontro con i consiglieri ecclesiastici del

Veneto mercoledì 6 marzo 2013;

7. Associazione provinciale Pensionati –

Coldiretti Ravenna Cervia, venerdì 8 marzo

2013;

8. Consulta Nazionale Pensionati, 22 marzo 2013;

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9. Incontro giovani impresa macro-area del Nord,

Milano 26 marzo 2013. Coltivare la crescita;

10. S. Messa Pasquale mercoledì santo 27 marzo

2013. Roma, Chiesa S. Silvestro, via XXIV

Maggio, 10;

11. Benedizione pasquale degli Uffici della

Confederazione;

12. Famiglia soggetto sociale e risorsa della

comunità. In preparazione della 47 ª Settimana

sociale di Torino.

13. Incontro consiglieri ecclesiastici Coldiretti

Sicilia. Federazione Regionale, mercoledì 10

aprile 2013 con la partecipazione del Presidente

e Direttori, regionale e provinciali;

14. Consiglio Nazionale, giovedì 11 aprile 2013;

15. Giornata regionale del pensionato Coldiretti

Puglia. Foggia 4 maggio 2013. Giovanni 15,

18-21;

16. Incontro consiglieri ecclesiastici alla presenza

dei Presidenti e direttori provinciali e

interprovin-ciali, Coldiretti della Sardegna,

mercoledì 15 maggio 2013;

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17. Assemblea Nazionale Coldiretti Giovani

Impresa, Martedì 21 maggio 2013 Auditorium

Parco della Musica. “L’Italia è il futuro”;

18. Incontro consiglieri ecclesiastici alla presenza

dei Presidenti direttori Coldiretti della

Lombardia. Mercoledì 22 maggio 2013.