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anno XV 13 febbraio 2017 N. 222
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I SEGRETI DEL BUON
ASCOLTO Sapere ascoltare non è semplicemente
stare zitti quando qualcuno sta
parlando. Un buon atteggiamento di
ascolto si basa su almeno una di
queste volontà e "intenzioni": voler
comprendere l'altro, avere piacere di
ascoltare l'altro, imparare qualcosa
dall’altro, aiutarsi a vicenda.
Una chiave del buon ascolto è la
nostra intenzione e la nostra voglia di
ascoltare. La prova? Quando ci piace
ascoltare qualcuno parlare, o quando
si imparano alcune cose interessanti
ascoltando, si adotta spontaneamente
e naturalmente un giusto
atteggiamento di ascolto. Dunque,
sappiamo tutti ascoltare!
Allora perché ascoltare può essere
così difficile? Spesso, quando
“ascoltiamo”, la nostra intenzione
profonda non è di ascoltare. Dei
parassiti vengono ad occupare il no-
stro ascolto con altre “intenzioni"
come: - far finta di ascoltare, affinché
l'altro ci trovi simpatico e cordiale; -
essere interessati solo ad alcune parti
dell’informazione e ignorare tutto il
resto; - fare buona impressione e
preparare, quindi, la replica; - cercare i
punti vulnerabili dell’altro per meglio
attaccarlo dopo, ecc. La lista è lunga!
Ascoltare male succede a tutti.
Diventa, invece, un problema a partire
dal momento in cui noi constatiamo
che siamo più spesso in una situazione
di "pseudo-ascolto", con intenzioni
parassitarie, piuttosto che in situazione
di ascolto armonioso con gli altri.
Il vero ascolto, cioè quello con una
reale intenzione: comprensione, avere
piacere, apprendimento, aiuto,
influenza positivamente il clima di
comunicazione con gli altri.
v.l.
“Una civilizzazione che non è in grado di risolvere i
problemi sollevati dal suo funzionamento, è una
civilizzazione decadente” Aimé Césaire (1913-2008)
PALERMO CAPITALE DELLA CULTURA 2018
Lo ha annunciato il 31 gennaio il Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Dario
Franceschini. A concorrere per il titolo insieme al capoluogo siciliano, le città di Alghero, Aquileia,
Comacchio, Ercolano, Montebelluna Recanati, Settimo torinese, Trento e l'Unione dei comuni elimo-
ericini (Buseto Palizzolo, Custonaci, Erice, Paceco, San Vito Lo Capo e Valderice).
Dal premio la città riceverà un milione di euro e l'esclusione dal patto di stabilità delle spese per gli
investimenti necessari per realizzare i progetti.
Il ministro ha annunciato, tra l’altro, che "nel 2018 verrà designata la capitale italiana del 2020 che avrà
quindi due anni a disposizione per realizzare al meglio il progetto".
13 febbraio 2017 p. 2
LA PIZZA PIÙ LUNGA DEL
MONDO DI NAPOLI
NEL GUINESS DEI
PRIMATI
L’edizione 2017 del libro del Guinness World Record, nella seconda
pagina che riporta i nuovi record registrati in tutto il mondo, trova ampio
spazio l’impresa della “Pizza più lunga del mondo” del 18 Maggio 2016,
giorno in cui 5 forni a legna appositamente progettati e costruiti
esclusivamente per l’occasione, riuscirono a cuocere 1853,88 mt. di pizza
superando il precedente record raggiunto a Milano durante Expo 2015.
“Il record mondiale della pizza più lunga del mondo non poteva che
essere della nostra città” ha dichiarato l'Assessore alle Attività
Produttive Enrico Panini “Ricordo con molto entusiasmo la giornata del
18 Maggio, quando sono stati cotti più di 1800 metri di pizza in uno degli
scenari più suggestivi del mondo, il lungomare di Napoli. Questo
riconoscimento ha un valore inestimabile per la città in quanto mette
all'attenzione mondiale l'immagine del prodotto locale per eccellenza,
quello in cui si riflettono perfettamente le identità, le radici e i percorsi
di vita delle persone della nostra terra”.
“Chi vuol esser lieto sia, del doman
non v’è certezza” (Lorenzo de’ Medici)
LINGUE: MILANESI
PROMOSSI CON LA
MEDIA DEL 6/7
Secondo un’indagine della Camera di commercio di Milano su 400
persone, la maggior parte degli intervistati, il 61% conosce il vero
significato del “Blue Monday” (il terzo lunedì del mese di gennaio
comunemente noto come il giorno più triste dell’anno) e l’85,4% sa
cosa aspettarsi durante il “Black Friday” (la giornata successiva al
Giorno del ringraziamento che tradizionalmente dà inizio alla stagione
dello shopping natalizio).
Piuttosto ferrati anche nelle espressioni grammaticali: circa il 70%
traduce correttamente “sono d’accordo con te” (I agree with you) e “le
persone sono” (people are). Meno abili nell’utilizzo dei cosiddetti
“false friends”, come nel caso del termine “to firm up” (“rassodare”) è
tradotto correttamente dal 33,6% degli intervistati, mentre il 29% è
convinto che “la società di” sia il vero significato di questa parola.
Lingue importanti per i milanesi: voto 8 da 1 a 10 alla necessità di
conoscerle. Ma danno voto 6 alla diffusione effettiva. Vorrebbero
rafforzare la conoscenza a scuola (26%) e negli uffici pubblici (24%).
Ai primi posti tra le lingue straniere più conosciute dai milanesi:
l’inglese (72,1%), il francese (46,7%), lo spagnolo (21%), il tedesco
(12,6%) e il russo (1,8%). Il 19,2% degli intervistati parla solo italiano.
I milanesi vorrebbero sapere di più inglese e cinese. Per la maggior
parte degli intervistati (67,2%) l’inglese dovrebbe essere più diffuso di
ora, seguito dal cinese (17%), l’arabo (11,3%), il russo e lo spagnolo
(10%), il tedesco (7,4%) e il francese (5,6%).
L’ITALIA CANDIDA
IL PAESAGGIO
DEL PROSECCO
A PATRIMONIO UNESCO
L’area candidata, tra Valdobbiadene e Conegliano,
racchiude la zona di produzione del Prosecco
DOCG
Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali rende noto
che la Commissione Nazionale italiana per l’Unesco ha deliberato
all’unanimità la candidatura italiana per il 2017-2018 nella Lista
dell’Unesco dei patrimoni mondiali dell’umanità del paesaggio
vitivinicolo del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene.
Le Colline del territorio candidato sono un esempio di paesaggio
culturale evolutivo, caratterizzato cioè da un processo continuo,
evolutosi nella storia, attraverso il quale la comunità locale, la sua
cultura artistica e le tecniche produttive si sono organizzate in risposta
a caratteristiche dell’ambiente fisico del tutto particolari. “Con questa
candidatura – ha commentato il ministro Maurizio Martina - vogliamo
affermare il grande valore culturale e ambientale che la nostra
agricoltura riveste in special modo in territori eccezionali come le
colline di Conegliano e Valdobbiadene. Allo stesso tempo rafforziamo
il posizionamento a livello di mondiale di una delle produzioni
vitivinicole più pregiate e apprezzate del nostro Paese”.
Nella zona si estendono circa 5.000 ettari di vigneto su cui operano
oltre 3.000 agricoltori. 20 poli museali, numerosi itinerari di interesse a
carattere storico ed enogastronomico, tra cui la prima strada del vino
inaugurata nel 1966. Sono 79,2 milioni le bottiglie di vino certificato
come DOCG, corrispondente a 593.798 ettolitri, prodotte nel 2014 in
centinaia di unità produttive caratterizzate prevalentemente da piccole
aziende agricole.
made in Italy
A BRUXELLES
Il 17 febbraio 2017
Come strumento di animazione del territorio
La Carovana europea della legalità arriva alle
Istituzioni europee
Dopo i tragici attentati nell'Unione Europea, in particolare a Parigi e a
Bruxelles, i media di tutto il mondo si sono concentrati su alcuni luoghi
specifici, con il rischio di stigmatizzarne popolazioni, in particolare i
giovani. Allo stesso tempo, l'Unione Europea, che aveva creato tante
speranze, si sta allontanando sempre più dai suoi cittadini. Molto spesso è
vista come una torre d'avorio senza collegamenti con la società civile, anche
a Bruxelles, dove la maggior parte delle Istituzioni hanno le proprie sedi.
La Carovana europea della legalità è uno straordinario strumento di
animazione del territorio. Si concentra sulle questioni relative alla
democrazia, alla partecipazione e alla resistenza contro ogni forma di
manipolazione.
La Carovana collabora strettamente, da 5 anni, con la ‘Ligue de
l'enseignement’ in Francia, per una lotta sempre di attualità per la legalità
democratica.
Da una ventina di anni, la lotta contro la criminalità organizzata non è più
basata esclusivamente sulle attività di repressione, ma anche e soprattutto
sulle attività di prevenzione a carattere educativo e culturale. È infatti
essenziale fare in modo che le organizzazioni criminali non possano
beneficiare di alcuna comprensione, che altrimenti permetterebbe loro di
acquisire una forma di "protezione" da parte della popolazione locale.
Date le similitudini (bacino di reclutamento, solidarietà tra gli
appartenenti, metodi violenti, finanziamenti, ecc.) tra questi nefasti
fenomeni (criminalità organizzata e fondamentalismi violenti), i metodi
consolidati della lotta al crimine organizzato possono essere utilizzati
anche per la lotta contro i fondamentalismi violenti. Questa lotta deve
essere condotta a tutti i livelli decisionali.
Nell'ambito dell'arrivo della Carovana europea della legalità, i giovani, i
loro insegnanti e gli operatori socio-culturali discuteranno del problema
del fondamentalismo violento con i responsabili politici ai differenti livelli
decisionali. Potranno così fare proposte per realizzare una rete europea di
attori della società civile coinvolti nella lotta contro la radicalizzazione e
nella promozione della legalità. La rete deve diventare un baluardo contro
la criminalità organizzata, il terrorismo, le discriminazioni e le paure.
Italia e italiani
carovana europea
curiosità
13 febbraio 2017 p. 3
”Le radici della cultura sono amare,
ma i frutti sono dolci” (Aristotele)
ANTONIETTA DE PACE PASSIONARIA DEL PROFONDO SUD
Rinchiusa in uno stanzino di un metro quadrato. Senza potersi
sdraiare, lavarsi, uscire davanti al ghigno del commissario
Campagna che la costringe a lunghi interrogatori per farle
confessare di essere una sovversiva.
Donne d’Italia
Ma lei, Antonietta De Pace, sa che la polizia borbonica non ha prove. I due
proclami di Mazzini che si portava in petto li ha appallottolati e mangiati
quando, il 26 agosto 1855, ha visto i gendarmi entrare in casa di Caterina
Valentino, per arrestarla. Loro sospettano che sia una delle tante affiliate
della Giovine Italia. Invece lei ne è, nel Meridione, uno degli ingranaggi
più importanti. Da quando il fratello di Caterina, il mazziniano
Epaminonda Valentino, cognato di Antonietta, è morto in carcere dopo la
repressione borbonica dei moti del ‘48, lei ha preso in mano tutta la rete
cospirativa che lui aveva intessuto, da oltre un decennio, tra il Salento e
Napoli. A dare battaglia al suo fianco tutta la mente pensante della Giovine
Italia pugliese che, solo un decennio prima, la guardava con sospetto
quando il cognato Epaminonda la portava alle loro riunioni segrete.
Antonietta sentiva di potere combattere la sua battaglia contro le ingiustizie
sociali la cui necessità si era rivelata in lei a 13 anni, quando aveva
conosciuto la miseria dei contadini di Ugento.
Antonietta vive da vicino la disperazione di questi derelitti. Inizia a
studiare testi di legge, matura una coscienza sociale che ora, nelle riunioni
segrete di Epaminonda, si innesta sulla sua tempra rivoluzionaria, della
quale darà prova, a 30 anni, sulle barricate di Napoli. I compagni salentini,
negli anni, hanno imparato a conoscere la vera natura, indomita e
battagliera, che si cela dietro il dolce volto della gran dama. Malgrado
abbia visto come l’artiglieria borbonica abbia avuto la meglio in solo
un’ora sui rivoltosi delle barricate di via Toledo, Antonietta non si mostrerà
affatto abbattuta. E subito tornerà in Puglia, comincerà per sollevare la
rivolta che scoppierà poche settimane in terra d’Otranto, organizzando in
prima persona il circolo patriottico di Lecce con il cognato Epaminonda,
Bonaventura ed il duca Sigismondo Castromediano.
Ma anche qui calerà presto il feroce pugno della repressione. Solo un
anno dopo il cognato morirà, a 38 anni, tra le braccia di Castromediano,
in una fetida cella del carcere leccese dell'Udienza, invocando aria,
soffocato da una crisi cardiaca. Anche in questo frangente Antonietta,
sfuggita all’ondata di arresti nel Salento, non si dà per vinta. Fingendo
relazioni sentimentali e familiari, riesce ad entrare nel carcere di Procida
per ricevere, insieme alla biancheria di detenuti conniventi, preziose
informazioni dai compagni incarcerati.
Antonietta scrive messaggi cifrati. Gli stessi che la polizia borbonica,
all’epoca del suo arresto, nel torrido agosto del 1855, trova nella sua cella
nel convento di San Paolo, dove figura come insospettabile corista. Viene
quindi rinchiusa nel carcere di S. Maria ad Agnone. Ne esce 46 volte per
deporre al processo che la vede imputata per cospirazione repubblicana.
Un processo che fa epoca. Quando l’accusa chiese la condanna a morte il
popolo gridò all’infamia, le potenze estere ritirarono i loro ambasciatori
per protesta, lasciando a Napoli solo agenti consolari. Tre giurati su sei si
pronunciarono contro la condanna e Antonietta venne liberata.
Fin dal 1857 riattiva il suo gruppo femminile, mettendolo in diretto
collegamento con il comitato mazziniano genovese. Nel 1859 lascia la
casa del cugino e si fa più ardita. La spedizione dei Mille ormai si
avvicina. Insieme a Beniamino si lancia anima e corpo nella raccolta di
fondi e adesioni. E i due scoprono di amarsi.
Dopo la breccia di Porta Pia Antonietta fonda a Napoli un Comitato di
donne per l’annessione di Roma al regno d'Italia. Paolo Emilio Imbriani,
eletto sindaco di Napoli, nella sua riforma dell’istruzione, la vuole
ispettrice scolastica. E negli anni successivi, con Beniamino intanto
diventato assessore all’Istruzione a Napoli, si dedicherà in particolare a
sostenere l’educazione delle donne, via primaria per la loro
emancipazione. Questi ed altri episodi sulla vita di Antonietta li ha
tramandati lo stesso Beniamino in un diario in cui l’innamorato marito
narra di come Antonietta le muore tra le braccia, nella villa estiva di
Portici, a 76 anni, uccisa da una forte bronchite.
CORSI DI LINGUA E CULTURA ITALIANA
All'Università Sapienza di Roma
dal 3 al 15 luglio corsi di lingua e cultura italiana per stranieri
Sino al 16 aprile sono aperte le iscrizioni alla Sapienza Summer School,
che prevede anche visite guidate ai principali luoghi artistici e monumentali della capitale
Sono aperte le iscrizioni ai corsi di lingua e cultura italiana per stranieri che si svolgeranno all'Università Sapienza di Roma 3 al 15 luglio 2017. I
corsi sono rivolti a studenti stranieri che vogliono avvicinarsi al patrimonio culturale italiano, utilizzando le competenze e le professionalità della
Facoltà di Lettere e Filosofia della Sapienza. L'iniziativa, denominata Sapienza Summer School, prevede due corsi paralleli, tra loro indipendenti,
uno con didattica in lingua italiana e uno con didattica in lingua inglese, entrambi con test finale di valutazione. Il progetto didattico prevede la
stretta correlazione fra le seguenti attività: conferenze tenute da docenti della Sapienza, corsi di lingua e cultura italiana, visite guidate ai principali
luoghi artistici e monumentali di Roma, con partecipazione attiva degli studenti. La scadenza per l’invio delle domande di iscrizione è il 16 aprile
2017. La modulistica e le informazioni utili su costi e programmi sono disponibili all'indirizzo: http://en.uniroma1.it/study-us/summer-school.
DIANA THEODOLI PALLINI : CAVALIERE DEL LAVORO
Un cavaliere del lavoro che arriva da Grosseto. È stata Presidente di Confagricoltura di quella città. Diana Theodoli Pallini, 59
anni, è sposata e ha due figli. Nata a Milano, vive a Roma ed è laureata in filosofia. Essere cavaliere al merito del Lavoro
significa beneficiare di una delle più alte onorificenze, provenienti dalle mani stesse di Giorgio Napolitano, (ex Presidente della
Repubblica).
Ma in quali attività ha potuto dimostrare di valere? L’agricola Diana conduce tre aziende agricole nel grossetano insieme alla sua
famiglia, ed una nel comune di Roma, con indirizzo cerealicolo e zootecnico, dotata anche di un agriturismo. Il cavallo di
battaglia dell’impresa sono la bufala e la vacca maremmana.
13 febbraio 2017 p. 4
L’Italia si conferma uno tra i paesi più longevi d’Europa, anche se la
qualità della sopravvivenza (misurata con la speranza di vita senza
limitazioni a 65 anni), seppure in miglioramento, resta sotto la media
europea. Lo si legge sul Rapporto sul Benessere equo e sostenibile (Bes)
dell’Istat. Nel 2015 la vita media alla nascita è scesa leggermente, da 82,6
a 82,3 anni.
Le cause vanno ricondotte a una combinazione di elementi: oscillazioni
demografiche e fattori congiunturali di natura epidemiologica e ambientale
che hanno comportato un aumento dei decessi nella popolazione più
anziana, peraltro osservato in diversi paesi europei. L’incremento della
mortalità non ha avuto conseguenze sulla qualità degli anni da vivere. Se
rimane stabile la speranza di vita in buona salute alla nascita (58,3 anni)
migliora sensibilmente la speranza di vita priva di limitazioni nelle attività
a 65 anni (da 9,2 del 2013 a 9,7 del 2015).
La mortalità infantile continua a diminuire (da 30 decessi ogni 10mila nati
vivi del 2012 a 29,6 del 2013), soprattutto tra i bambini di genitori
stranieri. La riduzione è sintesi di andamenti diversi a livello territoriale: il
tasso si riduce nel Mezzogiorno mentre aumenta nel Centro e, in
particolare, nel Lazio e nelle Marche. Diminuiscono anche la mortalità dei
giovani per incidenti da mezzi di trasporto (da 0,8 ogni 10mila residenti di
L’ITALIA TRA I PAESI PIÙ LONGEVI
MA SOTTO LA MEDIA UE
15-34 anni del 2012 a 0,7 del 2013) e la mortalità per tumore nelle fasce
centrali d’età (da 8,9 a 8,6 ogni 10mila residenti tra i 20 e i 64 anni), in
particolare tra gli uomini. Infine il tasso di mortalità per demenza e
malattie del sistema nervoso delle persone anziane, molto più alto al Nord
che nel resto d’Italia, cala per la prima volta (da 27,3 a 25,8 per 10mila
persone di 65 anni e più).
Tra i risultati positivi sono da rilevare la partecipazione alla scuola di
infanzia, che supera il 92% per i bambini tra i 4 e i 5 anni confermandosi
tra le più alte in Europa, e la partecipazione culturale che, dopo la notevole
diminuzione nel 2012 e nel 2013 e una lieve ripresa registrata nel 2014,
aumenta in misura significativa: la quota di persone che hanno svolto
almeno tre attività culturali sale dal 26,7 al 27,9%. Nel complesso, l’Italia
è riuscita a ridurre, ma non a colmare, il divario accumulato nei decenni
precedenti nei confronti degli altri paesi europei. La quota di 25-64enni
con almeno il diploma è di oltre 16 punti inferiore alla media europea così
come il tasso d’istruzione terziaria dei giovani 30-34enni è inferiore di
oltre 13 punti e ancora molto lontano dall’obiettivo nazionale previsto da
Europa 2020 (25-26%). Anche il tasso di abbandono scolastico (14,7% nel
2015) è al di sopra della media europea (11%) ma dal 2015 è inferiore
all’obiettivo nazionale di Europa 2020.
prezzi
delle case
MILANO LA CITTÀ PIÙ CARA
POI ROMA E FIRENZE
Il 4 luglio dello scorso anno l’Istat ha divulgato i dati sull’indice dei prezzi
delle abitazioni acquistate dalle famiglie in calo dello 0,4% rispetto al
trimestre precedente e dell’1,2% nei confronti dello stesso periodo del 2015.
Ma cosa accade nelle città metropolitane?
Secondo una rilevazione di Casa.it a livello generale i prezzi sono
sostanzialmente stabili rispetto, con alcune eccezioni. Si registrano prezzi
sostanzialmente stabili in tutte le grandi città, con alcune eccezioni in
termini positivi come Bologna (+0,6%) e Firenze (+0,3%). I cali maggiori
sono al Sud e particolarmente a Napoli (-0,8%) e Palermo (-1,0%). La stima
più prudente prevede prezzi ancora in discesa ma non al di sotto dei 2 punti
percentuali. Per quanto riguarda i prezzi di vendita, tra le città
metropolitane la più cara è Milano (3.880 €/ mq), seguita da Roma (3.580 €/
mq), Firenze (3.350 €/ mq), Bologna (3.120 €/ mq), Genova (2.950 €/ mq),
Napoli (2.630 €/ mq), Torino (2.340 €/ mq) e Palermo (1.950 €/ mq).
IL CAFFÈ RESTA UNA DELLE GRANDI
PASSIONI DEGLI ITALIANI
Senza dubbio il caffè è una delle grandi passioni degli italiani, quel
piccolo piacere quotidiano a cui davvero pochi nel Bel Paese sanno
resistere e che si traduce in miliardi di tazzine bevute ogni anno.
Ma come cambiano le abitudini dei viaggiatori
tricolore quando si trovano lontano da casa? Il motore di ricerca viaggi Kayak.it ha condotto una ricerca tra gli italiani
per scovare le preferenze e le curiose differenze che caratterizzano gli
amanti dell’oro nero. La ricerca rivela che nella routine il 49% degli
italiani beve più di due tazzine di caffè al giorno, contro meno del 3% che
ammette di non berlo mai. Un’altra grande fetta di italiani (30%) si
concede, invece, solo due caffè su base giornaliera. Tra chi cede una volta
al giorno a questo sfizio, la colazione rappresenta il momento preferito
(9%), mentre solo il 4% degli italiani sceglie la fine del pranzo per godersi
la bevanda. Guardando alle differenze regionali, emerge chiaramente che i
viaggiatori provenienti dal Sud Italia bevono più caffè: il 52% supera le
due tazzine giornaliere.
A furor di popolo la Campania si aggiudica il gradino più alto del podio
delle regioni d’Italia dove trovare il miglior caffè: il 59% degli italiani
non ha dubbi. Seguono la Sicilia il Lazio (entrambe al 14%). Le regioni
che invece chiudono la classifica sono Abruzzo e Basilicata (pari al 3%),
Umbria e Val D’Aosta (2%).
CARTOLINE DALL’ALTRA ITALIA
Scopri il mondo della nuova Emigrazione con
“Cartoline dall’altra Italia”:
http://www.9colonne.it/category/1089/cartoline-dall-altra-italia.
La web serie - realizzata con il sostegno del Ministero degli Affari Esteri
e della Cooperazione Internazionale-Direzione Generale per gli Italiani
all’Estero e le Politiche Migratorie.
la passione
degli italiani
A LECCE
SI LAUREA IN FILOSOFIA A 84 ANNI
Laurea magistrale in Scienze filosofiche a quasi 84 anni: l’Università del
Salento l’ha conferita alla dottoressa Concetta Perrone, che ha discusso
una tesi in Psicologia generale su “Il ruolo dell’anziano nella società” e ha
conseguito il titolo con la votazione di 110 e lode. È stata una seduta di
laurea molto partecipata. Nella tesi Concetta Perrone, ha sottolineato come
la capacità di apprendere non si affievolisca con l’età, a patto di essere
esercitata, e che gli anziani possono avere un ruolo importante e attivo
nella società.
non è mai
troppo tardi
”Vivete per il presente, sognate per
l'avvenire, imparate dal passato” (Anonimo)
14 novembre 2016 p. 5
“Uno dei più grandi disordini dello spirito è
quello di vedere solo ciò che si vuole
vedere” (Oscar Wilde)
Tedeschi e americani
conquistati dall’Italia
Il pensiero di investire nel mattone italiano non è così démodé: l’anno
appena trascorso ha dimostrato quanto l’Italia sia appetibile per gli
stranieri che vogliono comprare una seconda casa nel nostro paese.
Secondo i dati del report annuale elaborato da Gate-away.com, il portale
immobiliare dedicato agli investitori esteri che desiderano comprare
immobili italiani, il 2016 si chiude con un bilancio favorevole: l’aumento
delle richieste è pari a +53,89%.
“Considerevole il prezzo medio degli immobili valutati - spiega Simone
Rossi, direttore generale di Gate-away.com - che si attesta sui 428mila
euro, mentre notiamo un aumento delle ricerche per case di lusso, oltre i
500mila euro, pari al 14,50% delle richieste totali. Questo può
confermare la nostra idea che l’investimento estero nell’immobiliare
italiano sia ancora appetibile. Oltre il 45% delle richieste arrivano
soprattutto da persone che hanno più di 55 anni, coloro che
probabilmente acquistano una casa in Italia per vacanze o in vista della
pensione, e che comunque hanno presumibilmente maggiori possibilità
economiche”.
Chi sono i potenziali acquirenti esteri?
I tedeschi si piazzano in cima alla classifica delle nazionalità (14,34%),
seguiti dagli americani (14,25%) e dai britannici (12,83%). Mentre le
richieste in arrivo dagli Stati Uniti restano pressoché costanti rispetto
all’anno precedente, nel 2016 la Germania ha spiccato il volo rispetto alle
richieste dall’Inghilterra. La classifica dei primi dieci paesi più attivi
include Francia (7,54%), Belgio (6,42%), Olanda (5,17%), Svizzera
(4,75%), insieme con Svezia (4,01%), Canada (2,33%), Brasile (1,65%).
Da segnalare la crescita di Argentina e Spagna, probabilmente dovuta alla
presenza carismatica di Papa Francesco, e le cinque città da dove
arrivano più richieste: Londra, Stoccolma, Parigi, Amburgo e Monaco.
E i luoghi più richiesti dagli stranieri?
Ostuni, Carovigno e Sanremo sono le città più richieste della classifica
elaborata da Gate-away.com, seguite da Siracusa, Fivizzano, Scalea,
Imperia Menaggio e Noto. Diversa la lista di preferenza se viene
considerata la provincia: Imperia (9,15%), Brindisi (7,06%), Como
(6,38%), Perugia (4,85%), Massa Carrara (3,86%), Chieti (3,67%), Siena
(2,68%), Olbia Tempio (2,63%), Cosenza (2,57%), Siracusa (2,52%). La
direttrice è segnata dalla classifica delle regioni preferite. Rispetto al
2015, la classifica delle top ten del 2016 stilata da Gate-away.com vede
invariate le prime sei posizioni occupate da Toscana (15%), Liguria
(12,7%), Puglia (11,48%), Lombardia (9,86%), Sardegna (6,98%) e
Abruzzo (6,7%). Seguono Umbria (6,04%), Sicilia (5,76%), Piemonte
(5,19%) e Marche (5,06%).
“Una menzione speciale - commenta il direttore generale di Gate-
away.com - va fatta per la Basilicata, il Molise e la Calabria che nel
2016 hanno registrato una crescita consistente di interesse - come
dimostra anche un recente articolo del New York Times, tendenza che
probabilmente si consoliderà nel 2017. La buona notizia, che vale per
tutto lo stivale e non solo per il lago di Como, è che non si ricercano solo
case di lusso: per agenzie immobiliari e privati che hanno una casa da
vendere a stranieri questo rappresenta una grande opportunità”.
immobiliare
ATTENZIONE AI TABLET E SMARTPHONE
UN BAMBINO SU QUATTRO È SCHERMO-DIPENDENTE
Un bambino su quattro (22,7%) in Italia passa circa 3 ore e mezza del suo tempo davanti a uno schermo, sia esso del pc, di un tablet o di uno
smartphone, a fronte di una media rilevata negli altri Paesi (Inghilterra, Francia, Germania e Russia) del 9,3%. È il dato che emerge da una ricerca
commissionata da Duracell per comprendere le abitudini di gioco delle famiglie. L'87% degli intervistati (quasi 9 su 10), ammette di giocare sempre
più sui dispositivi dotati di video a discapito di altre attività più tradizionali. Nelle case italiane esistono ancora dei luoghi digital free? I primi tre
luoghi sacri "non digitali" sono rappresentati dalla vasca da bagno (53,50%), dai servizi igienici (51,10%) e dal letto (35,50%).
13 febbraio 2017 p. 5
SPETTACOLI
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Rapporto dell’Istat sulle
migrazioni internazionali
e interne della
popolazione residente
Regno Unito ,Germania, Svizzera e Francia i principali Paesi di
destinazione per gli italiani che espatriano
Nel 2015 le immigrazioni (iscrizioni in anagrafe dall'estero) ammontano a
280 mila, un valore sostanzialmente stabile rispetto all'anno precedente;
nove su dieci (89%) riguardano cittadini stranieri. Tra i flussi in entrata, la
cittadinanza più rappresentata è sempre la rumena (46 mila ingressi),
seguita dalle comunità marocchina (15 mila), cinese (15 mila) e bengalese
(12 mila).
Rispetto al 2014 sono in forte aumento gli ingressi dei cittadini dell'Africa
subsahariana: Gambia (oltre 5 mila, +209%), Mali (quasi 5 mila, +135%),
Nigeria (9 mila, +68%) e Costa d'Avorio (2 mila,+61%). Sono in calo,
invece, le immigrazioni dei cittadini filippini (4 mila, -35%), peruviani (2
mila, -31%) e moldavi (3 mila, -23%).
Continua a crescere il numero delle emigrazioni (cancellazioni dall'anagrafe
per l'estero), nel 2015 sono 147 mila, l'8% in più rispetto al 2014. Tale
aumento è dovuto esclusivamente alle cancellazioni di cittadini italiani (da
89 mila a 102 mila unità, pari a +15%), mentre quelle dei cittadini stranieri
si riducono da 47mila a 45 mila (-6%). Le principali mete di destinazione
per gli emigrati italiani sono Regno Unito (17,1%), Germania (16,9%),
Svizzera (11,2%) e Francia (10,6%).
Sono sempre di più i laureati italiani con più di 25 anni di età che lasciano il
Paese (quasi 23 mila nel 2015, +13% sul 2014); l'emigrazione aumenta
anche fra chi ha un titolo di studio medio-basso (52 mila, +9%).
Gli emigrati di cittadinanza italiana nati all'estero ammontano a oltre 23
mila: il 55% torna nel Paese di nascita, il 37% emigra in un Paese
dell'Unione europea, il restante 8% si dirige verso un Paese terzo non Ue.
Nel 2015 il saldo migratorio con l'estero si mantiene positivo per 133 mila
unità ma si riduce del 6% rispetto all'anno precedente. Ancora in calo i
trasferimenti di residenza interni al territorio nazionale (-2% sul 2014), nel
2015 hanno coinvolto appena 1 milione 284 mila individui, il valore più
basso degli ultimi dodici anni. I trasferimenti di residenza interni sono
principalmente di breve e medio raggio. Nel 76% dei casi avvengono tra
Comuni della stessa regione (971 mila), nel restante 24% tra regioni diverse
(313 mila). In calo nel 2015 anche i trasferimenti di residenza interni di
cittadini stranieri: sono stati in tutto 202 mila, quasi 37 mila in meno
rispetto al 2014.
migrazioni internazionali
https://www.change.org/p/un-intervento-per-la-lingua-italiana
Un intervento per la lingua italiana
Evitiamo gli anglicismi
13 febbraio 2017 p. 6
3 novembre 2014 p. 9
“Non esiste una via per la pace,
la Pace è la Via” (Dalai Lama)
Per un italiano su 2 (52%) il primo amore rappresenta uno dei momenti
più significativi della vita, insieme alla nascita del primo figlio (46%). Ma
se questi eventi si legano inevitabilmente alle emozioni del cuore, al terzo
posto si inserisce la prima vittoria (45%), ovvero quella sensazione di
estrema soddisfazione che colpisce le persone dopo aver conquistato un
obiettivo concreto. Il primo morso a un cibo desiderato o sconosciuto
(41%) vive del primissimo giudizio di una persona che, se positivo, resta
impresso nella propria mente, mentre il primo viaggio senza la famiglia
(38%) è un altro elemento che segna la crescita.
È quanto emerge da un’indagine condotta in occasione della campagna
social #PrimoMorsoDay, giornata dedicata alle prime volte
indimenticabili che si celebra il 4 agosto.
Ma gli italiani cosa si aspettano dalle novita’? Innanzitutto situazioni stimolanti (39%), capaci di cambiare la giornata.
Attivare mente e corpo e scoprire cose nuove, come diventare genitore o
più semplicemente ricercare l’optimum culinario. Novità deve essere
sinonimo di cambiamento (32%), che non vuol dire sconvolgere
totalmente la propria vita, ma alzare l’asticella. Questo permette di
crescere sia dal punto di vista personale, ma anche professionale,
sfruttando le occasioni che le circostanze offrono durante un percorso di
vita. Allo stesso tempo le novità possono portare nuove opportunità
(27%). Dal primo viaggio con gli amici al primo amore, permettono di
sfruttare le opportunità che si presentano lungo un percorso fatto di scelte
e decisioni.
Ma quali sono le “prime volte” più significative
per gli italiani? Sul gradino più alto del podio si posiziona il primo amore (52%). Nel
bene o nel male il rapporto sentimentale resta in cima alle preferenze
degli italiani. Innamorarsi per la prima volta segna inevitabilmente il
percorso della nostra vita ed anche se il rapporto si esaurisce, il ricordo
dei primi mesi di una relazione resta piacevole. Diventare genitori per la
prima volta (46%) è un’altra di quelle emozioni indescrivibili che aprirà
per sempre un nuovo capitolo della propria vita. Un evento di gioia,
difficile da paragonare con altre situazioni. Ma se nelle prime posizioni
era il cuore a comandare, al terzo posto tro viamo la prima vittoria (45%).
Sportiva o personale, riempie l’animo di orgoglio e felicità. Arrivare
primo nella gara di fine corso di nuoto, vincere una borsa di studio a
scuola o aggiudicarsi una promozione al lavoro, sono passaggi di vita che
non passeranno mai inosservati. Il primo morso ad una pietanza (41%)
rappresenta un gesto naturale che si compie ogni giorno, ma che in
determinate situazioni diventa rivelatore. Nel periodo estivo mangiare un
gelato o una portata di stagione, che sa offrire un mix perfetto di gusti,
genera nella testa un effetto di soddisfazione che si protrae nel tempo e
permette di legare a quel gesto un determinato periodo della propria vita.
Un’altra esperienza che segna un passaggio fondamentale nella vita di un
giovane è il primo viaggio da soli (38%). Abituati a viaggiare da sempre
con mamma e papà, quando un adolescente affronta il primo viaggio da
solo, vive uno status di paura misto a libertà. Una sensazione forte che
promuove un percorso di crescita. Inutile negare quanto il primo
matrimonio (35%) rappresenti un giorno di festa e speranza. Di certo
segna la vita della coppia e se duraturo nel tempo, sarà sempre ricordato
come uno dei giorni più belli della propria vita.
Ma se l’amore è al primo posto,
il primo bacio (32%) segue a breve distanza. I ricercatori dell’University of Texas hanno infatti condotto uno studio,
pubblicato su Daily Mail, secondo cui è più probabile che ci si ricordi il
primo bacio che non la perdita della verginità. Tutto questo è avvenuto
misurando la corrente magnetica cerebrale degli uomini e delle donne
durante lo scambio di un bacio d’amore. Il risultati dicono che i ricordi
più intensi delle persone sono legati proprio al primo “vero” bacio.
Anche la prima macchina (27%) non si scorda mai. Soprattutto per gli
appassionati è difficile dimenticare i primi frutti del proprio lavoro. Nella
società attuale questo non accade più con regolarità, ma la soddisfazione
di comprare la prima auto resta forte. L’Italia poi, è da sempre un popolo
di amanti dello sport, in primis il calcio: andare per la prima volta allo
stadio (25%) è ritenuto da molti un forte momento di piacere, che resta
impresso nella mente di tutti i tifosi. Anche il primo giorno di scuola
(21%) non si scorda mai. Ma se l’asilo ha lasciato bellissimi ricordi, la
scuola viene percepita dal bambino come un passaggio importante della
propria crescita. Si entra in un nuovo mondo, si abbandona la leggerezza
dei primi anni di vita per entrare lentamente nel mondo reale.
LA TOP 10 DELLE “PRIME VOLTE”:
DAL PRIMO AMORE ALLA PRIMA VITTORIA
Raccontate nei romanzi, sostenute da studi scientifici e confermate dalla gente, la storia insegna che esistono
delle “prime volte” indimenticabili, che restano impresse per sempre nella testa o nel cuore delle persone
Un master a Pisa per
diventare allenatore
tecnico sportivo
Al via all’Università di Pisa la prima edizione del master “Preparatore
fisico-istruttore, allenatore in sport di situazione: scherma, arti marziali,
lotta e pugilato” che qualifica alla professione di allenatore "tecnico
sportivo". L’obiettivo del corso è di formare professionisti in grado di
seguire gli atleti a livello motivazionale e fisico e di definire strategie di
gara ed innovative tecniche di gioco. Attivato dal dipartimento di
Medicina e clinica sperimentale dell’Ateneo pisano, il corso fornirà
nozioni di anatomia, fisiologia, biochimica, medicina, psicologia e
pedagogia. “Si tratta di un master unico nel panorama nazionale –
spiega il direttore, professore Ferdinando Franzoni.
Tra i docenti figurano medagliati olimpici, nonché professionisti dei
settori tecnico-sportivi del CONI.
Iscrizioni 2017 degli studenti Licei ancora in crescita - Un giovane su tre opta per
un Istituto tecnico, il 15,1% per un Istituto
professionale La tendenza è di crescita degli indirizzi liceali, scelti dal 54,6% delle
ragazze e dei ragazzi (contro il 53,1% nel 2016). Il 30,3% ha optato per un
Istituto tecnico. Il 15,1% ha scelto un Istituto professionale. Aumentano gli
iscritti al Classico: 6,6% a fronte del 6,1% del 2016. Lo Scientifico resta in
testa alle preferenze: è scelto dal 25,1% contro il 24,5% dello scorso anno.
Il Lazio si conferma la regione con la maggiore percentuale di iscritti ai
Licei, con il 66,8%. Seguono Abruzzo (60,8%); Umbria (58,8%);
Campania (58,3%); Liguria (58%). Il Veneto è la regione con meno
ragazzi che scelgono gli indirizzi liceali (45,9%) e la prima nella scelta dei
Tecnici (38,5%). Nei Tecnici seguono Friuli Venezia Giulia (37,5%) ed
Emilia Romagna (35,8%). Gli Istituti professionali sono primi nella
Basilicata (19,3%), seguiti da Campania (17,5%) e Puglia (17,3%).
istruzione
13 febbraio 2017 p. 7
“La vera conoscenza, è sapere i limiti
della nostra ignoranza” (Confucio)
SAN VALENTINO
Ma come si comportano realmente gli italiani in amore?
Groupon ha condotto un divertente sondaggio sul tema per capire fino a dove si potrebbero spingere gli italiani quando
sono davvero innamorati. In generale risulta che l’amicizia è sacra, ma 1 italiano su 4 è politically scorrect e per
conquistare la donna/uomo dei suoi sogni è disposto a mettere da parte gli amici, a mettere zizzania nella coppia e a
screditare senza pietà i pretendenti pur di farcela. C’è però una grossa fetta di persone (30%) che invece preferisce giocare
pulito e stupire il partner con un regalo folle a dichiararsi in modo plateale, correndo il rischio della figuraccia (23,5%). In
particolare, la classifica delle Regioni più “scorrette” è capitanata dal Veneto (il 45% dei veneti è pronto a mandare al
diavolo le amicizie più storiche e a fare i peggiori sgambetti per apparire migliori dell’attuale partner), seguito da Emilia-
Romagna (23,5%) e Campania (18%). Tra le Regioni più leali invece Toscana (solo il 7% dei toscani giocano sporco in
amore) e Lazio (13%). Alla domanda su cosa ti è mai capitato/cosa ti potrebbe capitare in fase di conquista, quasi la metà
degli italiani (44%) utilizza i social per spiare il partner per conoscere tutte le sue passioni, il 30% utilizza gli amici per
arrivare a lui/lei o addirittura si propone come l’amico del cuore per passare tanto tempo insieme.
E per chi il triangolo no, non l’aveva considerato? - Il 56% degli utenti Groupon si dimostra leale nei confronti degli amici: se dovesse capitare
loro di innamorarsi dell’uomo/donna del proprio migliore amico, lascerebbe perdere e metterebbe l’amicizia al primo posto. Un 14% ne parlerebbe
sinceramente con l’amico e cercherebbe di trovare insieme una soluzione. Ma c’è un buon 30% di italiani che – di fronte alla scelta – calpesterebbe anni
di amicizia pur di ottenere ciò che desidera oppure non avrebbe problemi a dichiararsi e lascerebbe a lui/lei la scelta. Nella vita – si sa – può anche
capitare di innamorarsi ma di non essere corrisposti.
In tal caso come reagiscono gli italiani? - Il 34% non molla e va avanti a provarci fino alla morte, seguito da un buon 29% che invece, preso da
una botta di autostima, lascia perdere pensando che l’altro/a non sa cosa si perda. Il 20% lascia perdere e passa direttamente oltre. C’è poi – grande
classico – chi si candida come suo migliore amico e chi invece cerca di cambiare per piacergli/le il più possibile. Il sondaggio Groupon indaga poi il più
scottante degli argomenti: il tradimento. 6 italiani su 10 non hanno dubbi: il tradimento non esiste, piuttosto lasciano il partner, ma non lo tradiranno
mai e non vorrebbero essere mai traditi… tranne il 15% che invece risponde dicendo che il tradimento è ok, se sono loro i traditori e non i traditi. Il 14%
non è così chiuso e dichiara che sarebbe disposto a perdonare, ma solo se si tratta di un piccolo momento di smarrimento. C’è poi chi è di mentalità
super open e ritiene che il tradimento possa riattivare un po’ di brio nella coppia (solo il 3%).
Alla domanda “quale sarebbe il tuo peggior San Valentino”? Il 47% degli utenti risponde trovarsi a cena con di fianco l’ex del compagna/a,
seguito dal 25% che invece non vorrebbe incontrare al ristorante il proprio ex. C’è poi un 17% che vive San Valentino come un incubo e non vorrebbe
proprio festeggiarlo, e un 10% che vive con lo spauracchio che possa arrivare nel giorno di San Valentino una proposta di matrimonio. Nonostante tutte
queste premesse, il 91% degli italiani comprerà un regalo per San Valentino per il proprio partner e spenderà una media di 126 euro per festeggiare
insieme alla propria dolce metà… anche se lo sforzo e l’importanza attribuiti al giorno di San Valentino cala con il passare degli anni vissuti insieme. In
generale, sono soprattutto le esperienze, più che gli oggetti, i regali scelti per San Valentino. Il 44% delle coppie pensa che i regali più significativi
siano quelli memorabili, come cene, weekend fuori porta, spa o esperienze sportive. Ma non tutti la pensano così: nella lista dei regali più strani ricevuti
il 14 febbraio figurano forni a microonde, ombrelli… e mazzi di broccoli.
San Valentino
(Etimologia dal latino: Valentino = che sta bene, sano, forte, robusto)
detto anche san Valentino da Terni o san Valentino da Interamna
(Interamna Nahars, ca. 176 – Roma, 273) fu un vescovo e un martire
cristiano.
Fu convertito al cristianesimo ed ordinato vescovo da san Feliciano di
Foligno nel 197.
Venne invitato a Roma da un certo Cratone, oratore greco e latino,
perché gli guarisse il figlio infermo da alcuni anni.
Guarito il giovane, lo convertì al cristianesimo insieme alla famiglia ed
ai greci studiosi di lettere latine Proculo, Efebo e Apollonio, insieme al
figlio del Prefetto della città.
Imprigionato sotto l’Imperatore Aureliano fu decollato a Roma.
Le sue spoglie furono sepolte sulla collina di Terni. Sul luogo sorse nel
IV secolo una basilica nella quale attualmente sono custodite. Altre
reliquie sono presenti presso svariate chiese. Una parte si trova nella
cattedrale di Maria Assunta di Savona.
IN AMORE 1 SU 4 É
“POLITICAMENTE SCORRETTO”
Come ogni anno, San Valentino si avvicina e tutti gli innamorati cercano di rendere felice il
proprio partner con qualcosa di davvero speciale
La rosa della riconciliazione:
Passeggiando per il suo giardino, Valentino un giorno udì due fidanzati
litigare. Invitando i due ragazzi alla ragione, egli porse loro una rosa
affinché la stringessero facendo attenzione a non pungersi con le spine e
pregando perché il loro amore fosse eterno.
I due giovani si riconciliarono immediatamente e dopo non molto tempo, si
recarono nuovamente dal Santo per celebrare il matrimonio ed invocare la
sua benedizione.
Nell’Amore risiede la solidarietà e la pace, l’unità
della famiglia e dell’intera umanità
La Chiesa cristianizzò quel rito pagano della fecondità in onore del dio
Pane, Fauno e Luperco. anticipandolo al giorno 14 di febbraio attribuendo
al martire ternano la capacità di proteggere i fidanzati e gli innamorati
indirizzati al matrimonio e ad un’unione allietata dai figli.
Tale festa, che ricorre annualmente il 14 febbraio, è oggi conosciuta e
festeggiata in tutto il mondo.
“C'è un solo bene: il sapere.
E un solo male: l'ignoranza” (Socrate)
13 febbraio 2017 p. 8
EDITORIA: “PAGINE DELLA DANTE”
IN TUTTO IL MONDO CON UN CLIC
Il 2017 riserva ai lettori delle riviste della Società Dante Alighieri, “Pagine della
Dante” e “Apice”, una novità: le riviste sono disponibili sul sito della Dante, dove i
soci potranno decidere di sottoscrivere l'abbonamento anche in versione digitale, per
portarle con sé e leggerle ovunque, anche su dispositivi mobili.
Il 2016 è stato l'anno del rinnovamento per le attività editoriali della Società Dante
Alighieri: la storica rivista “Pagine della Dante” è stata affiancata da “Apice”, il
supplemento di approfondimento dedicato ai grandi temi culturali (dopo i 750 anni
dalla nascita di Dante e la celebrazione dell’anniversario di Benedetto Croce, sarà la
volta dell’Orlando Furioso).
“Pagine della Dante” contiene approfondimenti sui Comitati in Italia e all’estero, ne
racconta la storia e ne presenta i protagonisti. Include inoltre una rassegna delle
principali attività dei Comitati e della Sede centrale. “Apice” è un supplemento
monografico che, grazie al contributo di qualificati esponenti del mondo della
cultura e di quello accademico, coniuga l’alta cultura e la divulgazione e si offre
come spazio di dibattito sugli anniversari culturali più rilevanti.
Concorso internazionale di prosa dedicato a Grazia Deledda
gli scritti dovranno pervenire entro il prossimo 15 aprile
Il Comune di Galtellì, con il patrocinio dei Parchi Letterari Italiani e della Società Dante Alighieri, ha indetto la seconda edizione del concorso
internazionale di prosa “Galtellì Literary Prize” dedicato alla grande scrittrice sarda Grazia Deledda, che nel 1927 vinse il Premio Nobel per la
letteratura e che ambientò il suo capolavoro narrativo “Canne al Vento” a Galtellì, nel romanzo chiamata Galte.
La Giuria selezionerà cinque scrittori (tre internazionali e due italiani) più due per la sezione in lingua sarda, che saranno invitati in Sardegna per la
cerimonia di premiazione, che si terrà durante il week end dal 23 al 25 giugno 2017. Il vincitore del concorso letterario sarà annunciato nel corso della
cerimonia.
Il Comune di Galtellì pubblicherà una raccolta delle migliori opere presentate e la struttura finale del libro dipenderà dagli scritti ricevuti.
“Canne al vento”, il capolavoro di Grazia Deledda pubblicato nel 1913, ambientato a Galte - Galtellì, è il romanzo scelto all'interno della grande
produzione deleddiana, per ispirare gli scrittori partecipanti al concorso. Pertanto gli elaborati dovranno approfondire le tematiche care alla Deledda,
tutte presenti nel romanzo “Canne al vento”: dal sentimento religioso alle peculiarità delle classi sociali, dalla descrizione dell'ambiente antropologico-
culturale ed ambientale, alla difesa dell'identità, ecc.
Gli elaborati potranno essere in lingua: italiana, sarda o inglese. Saranno accettati i racconti anche se scritti in altre lingue, purché tradotti e presentati in
inglese o italiano.
Gli scritti dovranno pervenire entro e non oltre il 15 aprile 2017. I testi finalisti verranno annunciati il 20 maggio 2017.
(Per informazioni, regolamento e premi del concorso : http://www.galtelliliteraryprize.com/it/
Concorso internazionale “Ciak si Gira”
per conoscere i dettagli del concorso hai tempo fino al 30 aprile 2017!
Sei un videomaker? Ti piacerebbe documentare la vita, i sacrifici, le soddisfazioni di tanti uomini e donne che dalla
nostra cara amata Puglia hanno viaggiato per il mondo e hanno raggiunto gli obiettivi ambìti?
L’Associazione Internazionale “Pugliesi nel Mondo” invita a mettere in comune le conoscenze e le attività degli
uomini e delle donne di Puglia organizzando il concorso internazionale “Ciak si Gira”.
Per maggiori informazioni e per scaricare il BANDO in PDF FAI CLICK QUI
Lo scopo di questo concorso è di offrire la conoscenza delle eccellenze dei pugliesi (che vivono in ogni parte del mondo) in ogni settore, in ogni ramo
professionale e rendere manifesta a tutti ogni attività, iniziativa ed evento in cui la Pugliesità sia in prima linea, si svolga essa in terra di Puglia o in
altre Regioni o Paesi.
VISITATE IL NOSTRO SITO www.BottegArte.eu
è in rete con una pagina riservata a
"Il Botteghino"
lo staff di BottegArte e
“IL BOTTEGHINO”
C O N C O R S I
“Non leggete, come fanno i bambini, per divertirvi, o, come
fanno gli ambiziosi per istruirvi. No, leggete per vivere.”
(Gustave Flaubert)
“Qualunque petto amor d’Italia
accende” (G. Leopardi)
13 febbraio 2017 p. 9
cinema
CANCELLARA (PZ)
l’Arcivescovo Sirufo in visita alla sezione Unitre
di FrancaCaputo
Nei giorni scorsi il neo Arcivescovo di Acerenza, S.E. Mons. Francesco Sirufo, è stato ospite
presso la sezione Unitre di Cancellara. A fare gli onori di casa nella gremita saletta è stato il
Presidente dell’Associazione, prof. Rocco Saracino, che ha illustrato le attività svolte nel corso
dell’anno e le iniziative future. Mons. Sirufo, dopo aver ringraziato tutti per la calorosa
accoglienza, ha lodato i numerosi anziani seduti tra i “banchi di scuola” che oltre a mantenere
attiva la mente, sono da stimolo ai più giovani. L’argomento proposto dal presule
“dall'Ebraismo al Cristianesimo” è stato anticipato dalla distribuzione di uno schema dove erano
riportate le tappe fondamentali che hanno determinato il passaggio dall'Ebraismo al
Cristianesimo. Con estrema chiarezza, Mons. Sirufo ha raccontato fatti e personaggi che hanno
scandito la storia del popolo Ebraico fino all'origine del Cristianesimo, evidenziando differenze
e similitudini tra le due religioni. Ha accennato, inoltre, alle varie lacerazioni avvenute
all'interno della Chiesa a partire dal Grande Scisma d’Oriente, seguito dalla Riforma Luterana e
infine dalla nascita della Chiesa Anglicana, auspicando che il Movimento Ecumenico con le
numerose iniziative, possa portare un giorno non lontano all'Unità dei Cristiani. Al termine della
conferenza, l’Arcivescovo si è “mimetizzato” con gli allievi per scambiare alcune opinioni.
Presenti all'incontro don Giuseppe Calabrese, parroco di Cancellara, Don Michele Cillis e Francesco Genzano, sindaco di Cancellara, con il quale
l’Arcivescovo si è intrattenuto per un'amichevole conversazione.
RAI TECHE
RECUPERA L’EDIZIONE
DI 50 ANNI FA
Dopo il ritrovamento in Germania dell’edizione 1966, oggi presente in
archivio l’eccezionale ritrovamento di una copia del famoso Sanremo 1967
che quest’anno celebra i 50 anni.
Probabilmente la copia fu fatta in un paese del Sudamerica e oggi possiamo
rivederla, anche se in versione non integrale. La finale di Sanremo 1967
recuperata consiste in un vecchio riversamento di un vidigrafo in pellicola
16mm riproducente una versione "compattata" di quanto andato in onda la
sera del 28 gennaio 1967 dal casinò municipale di Sanremo. Contiene
purtroppo il taglio di tre esibizioni: Wilma Goich, Sergio Endrigo e Giorgio
Gaber. Sono però presenti gli altri finalisti, tra cui vanno assolutamente
segnalati: Ornella Vanoni con "La musica è finita", Don Backy con
"L'immensità", Little Tony con "Cuore matto" e Lucio Dalla con "Bisogna
saper perdere". Si tratta delle prime esecuzioni assolute di canzoni rimaste
nella storia della musica italiana, nonché di esibizioni di importanti
interpreti mai più viste dopo la messa in onda in diretta di quella sera.
Orietta Berti canta "Io tu e le rose", il brano citato nella famosa lettera di
addio di Tenco, a mo' di esempio della criticabilità delle scelte della giuria
che l'aveva mandata in finale.
Altro straordinario ritrovamento, proprio di questi giorni presso l’Archivio
della tv Cecoslovacca, è la finale di Sanremo del 1973. Presentata da Mike
Bongiorno. In questa puntata, mai vista in Italia dopo l’esecuzione,
vedremo una sorta di doppio inedito. Infatti la finale quell’anno fu registrata
a colori ma mandata in onda in B/N mentre la Cecoslovacchia ce la
restituisce in originale. In quell’occasione la Rai infatti usò per la prima
volta le telecamere a colori e oggi possiamo rivedere una puntata mai vista
in Italia. Un fatto storico per la tv italiana.
Mamma Mia Film presenta
L'Ora Legale
(2017, 92', v.o.st.fr. https://www.youtube.com/watch?v=VV1zCcAgc7o)
con Salvatore Ficarra, Valentino Picone, Leo Gullotta,
Vincenzo Amato, Tony Sperandeo, Eleonora De Luca,
Ersilia Lombardo, Alessia D'Anna
la nuova commedia satirica de Ficarra et Picone
sulla legalità in un paese della Sicila
Il film è distribuito in Belgio a partire dal 8 marzo
A Bruxelles sarà presentato al Cinema Aventure
e al Kinepolis.
In un paese della Sicilia, Pietrammare,
puntuale come l'ora legale, arriva il momento
delle elezioni per la scelta del nuovo sindaco.
Da anni imperversa sul paese lo storico
sindaco Gaetano Patanè. Un sindaco pronto
ad usare tutte le armi della politica per creare
consenso attorno a sé. A lui si oppone
Pierpaolo Natoli, un professore cinquantenne,
sceso nell'agone politico per la prima volta,
sostenuto da una lista civica e da uno sparuto
gruppo di attivisti per offrire alla figlia
diciottenne, Betti, un'alternativa in occasione
del suo primo voto.
I nostri due eroi Salvo e Valentino sono schierati su fronti opposti: il
furbo Salvo offre i suoi servigi a Patanè; mentre il candido Valentino
scende in campo a fianco di Natoli a cui è legato da un vincolo di
parentela. Entrambi mirano ad ottenere un "favore" che potrebbe
cambiare la loro vita: un gazebo che permetterebbe di ampliare la
clientela, e quindi gli incassi, del piccolo chiosco di bibite posto nella
piazza principale del paese.
Sapranno i nostri concittadini fare i conti con la tanto attesa legalità?
sanremo
Succede a…
MARCO MASINI in Tour - Queste le prime date: il 30 aprile
al Teatro Verdi di Montecatini (PT), il 3 maggio al Teatro delle Muse di
Ancona. A maggio: il 5 all’Auditorium Parco della Musica – Santa
Cecilia di Roma, il 7 al Linear Ciack di Milano, il 9 al Teatro Massimo di
Pescara, il 10 all’Obihall di Firenze, il 13 al Teatro Colosseo di Torino, il
14 al Teatro Verdi di Pisa, il 16 al Teatro Politeama Greco di Lecce, il 20
al Palabanco di Brescia e il 27 al Gran Teatro Geox di Padova.
Ambasciata d’Italia a Bruxelles http://www.ambbruxelles.esteri.it/Ambasciata_Bruxelles
Cancelleria Consolare a Bruxelles http://www.consbruxelles.esteri.it/Consolato_Bruxelles
Parlamento Europeo
www.europarl.europa.eu / www.europarl.it
Commissione Europea
www.ec.europa.eu / www.ec.europa.eu/italia
Consiglio dell'Unione Europea
www.consilium.europa.eu
Corte di giustizia delle Comunità europee
www.curia.europa.eu
Comitato economico e sociale
www.eesc.europa.eu
Comitato delle regioni
www.cor.europa.eu
Gazzette Ufficiali dell'Unione Europea
www.eur-lex.europa.eu/it/index.htm / www.ted.europa.eu/
EUR Info Centres
www.ec.europa.eu/enterprise-europe-network
Associazione “SVILUPPO EUROPEO” sede fiscale a Bruxelles e rappresentanza in Italia
http://www.associazionease.eu/
Nata dalla volontà di alcuni Componenti che hanno deciso di trovare uno spazio nella loro professione per offrire, attraverso un Sito web, un contributo
di pensiero e non solo. Esperti e professionisti curano Rubriche on-line, rendendosi disponibili a fornire assistenza, ispirandosi ai principi
Fondamentali dell'Unione Europea, abbracciando argomenti come, Giustizia, Salute, Ambiente, Creatività, Arte & Cultura. Chi ha necessità di un
parere professionale, può rivolgere un quesito ai componenti dell’associazione. I Consulenti dell’Associazione Sviluppo Europeo forniranno
un’assistenza di base, mentre ulteriori approfondimenti potranno essere richiesti attraverso contatti privati tra le parti.
Chi si rivolge all’ASE - chiunque desidera cogliere informa-
zioni, news ed approfondimenti sulle materie trattate ; chiunque desideri
presentare un proprio progetto e ambisce alla buona riuscita. Chiunque
desideri curare una Rubrica potrà proporsi scrivendo a:
L’Associazione consente ai propri collaboratori e sostenitori di ottenere
maggiore visibilità e instaurare nuovi rapporti in un contesto europeo.
a chi si rivolge l’ASE - l’Associazione si rivolge a professio-
nisti, artisti, a sportivi, per offrire loro l’opportunità di avere un supporto
gratuito su cui contare per un’ulteriore presentazione attraverso i canali
acquisiti, mettendo anche a disposizione il sito per condurre una Rubrica
individuale, senza doversi preoccupare della gestione e dei costi di un
sito personale. Il Sito web offre un canale attraverso il quale instaurare
un rapporto diretto tra visitatore e conduttore delle rubriche.
LA PROPOSTA DELLA
COMMISSIONE:
2018 ANNO DEL PATRIMONIO
CULTURALE
La Commissione ha presentato una
proposta al Parlamento europeo
e al Consiglio per la designazione del 2018
quale Anno europeo
del patrimonio culturale
L'obiettivo è mettere in evidenza il ruolo del patrimonio
culturale dell'Europa nel promuovere la consapevolezza di
una storia e di un'identità condivise. Dai siti archeologici
all'architettura, dai castelli medievali alle tradizioni popolari
fino alle arti, il patrimonio culturale dell'Europa è il cuore
pulsante dell'identità e della memoria collettiva dei cittadini
europei. La ricca diversità dell'UE a livello nazionale,
regionale e locale è un impareggiabile catalizzatore di
interazioni tra persone di ogni età, contesto sociale e
cultura. A livello locale, il patrimonio culturale dell'Europa
incentiva la coesione e l'integrazione sociale mediante la
riqualificazione di zone degradate, la creazione di posti di
lavoro radicati nel territorio e la promozione del sentimento
di appartenenza a una comunità. Ciò accade anche a livello
dell'UE, ad esempio quando visitatori europei e del resto del
mondo esplorano l'abbazia di Cluny in Francia, l'Archivio
della Corona di Aragona in Spagna o i cantieri navali storici
di Danzica in Polonia. Per queste ragioni, in particolare in
un momento in cui i tesori culturali mondiali sono
minacciati e deliberatamente distrutti nelle zone di conflitto,
la Commissione ritiene che il patrimonio culturale meriti un
Anno europeo nel 2018.
“Per essere italiani nel mondo,
dobbiamo essere europei in Italia” (G. Agnelli)
13 febbraio 2017 p. 10
GLI EUROPEI VIVONO PIÙ A LUNGO
MA NON SEMPRE IN BUONA SALUTE
La relazione congiunta della Commissione europea e dell'OCSE "Health at a Glance:
Europe 2016" (Uno sguardo alla sanità: Europa 2016) evidenzia che le politiche volte a
prevenire le malattie e a promuovere la salute e un'assistenza sanitaria più efficiente
potrebbero salvare vite umane e portare a risparmi di miliardi di euro nell'Unione
europea. Secondo la relazione, ormai la speranza di vita è superiore a 80 anni nella
maggior parte dei paesi dell'UE. Questo record tuttavia non è sempre sinonimo di anni
vissuti in buona salute. Nell'UE circa 50 milioni di cittadini soffrono di diverse malattie
croniche e i decessi delle persone in età lavorativa a esse imputabili ammontano a oltre
mezzo milione ogni anno, il che rappresenta un costo annuo di circa 115 miliardi di
EUR per le economie dell'UE. I sistemi sanitari devono essere più efficaci: 550 000
persone in età lavorativa muoiono ogni anno a causa di malattie potenzialmente
evitabili. Il 16 % degli adulti è obeso (rispetto all'11 % nel 2000) e uno su cinque fuma. I
sistemi sanitari devono essere più accessibili: il 27 % dei pazienti va al pronto soccorso
perché non è disponibile un'assistenza sanitaria di base. In media il 15 % della spesa per
la sanità è pagata direttamente dai pazienti, ed esistono grandi disparità tra i paesi. I
sistemi sanitari devono diventare più resilienti: in tutta l'UE la parte della popolazione
nella fascia di età superiore ai 65 anni è passata da meno del 10 % nel 1960 a quasi il 20
% nel 2015 e si prevede che raggiungerà circa il 30 % entro il 2060. L'invecchiamento
della popolazione insieme a un tasso crescente di malattie croniche e vincoli di bilancio
richiederanno un'evoluzione dell'assistenza sanitaria che comprenderà lo sviluppo
dell'eSanità, la riduzione dei soggiorni in ospedale mediante una migliore
organizzazione dell'assistenza sanitaria di base e dell'assistenza extraospedaliera, nonché
la razionalizzazione della spesa farmaceutica, anche avvalendosi appieno delle
possibilità di sostituire i medicinali di marca con medicinali generici.
L’Europa è più sana di quanto
molti credono
La vera malattia in Europa
sono i suoi oppositori (Jacques Delors)
notizie dall’europa
....
13 febbraio 2017 p. 11
PREFAZIONE alla Costituzione della Repubblica Italiana
Un nobile monumento ma anche un ingombrante catorcio di Luigi Lunari
Nell’ultimo mezzo secolo, più o meno, l’uomo,
ha compiuto il novantanove per cento del
cammino scientifico e tecnico – anche qui più o
meno – dell’Homo Sapiens. Quasi tutto quello
che usavamo cinquant’anni fa nella vita
quotidiana è stato superato e sostituito con
oggetti e soluzioni più efficaci e più comode:
trasporti, comunicazioni, produzione e
distribuzione di beni, servizi… Una libreria, un
negozio di alimentari, un gabinetto dentistico, la
redazione di un giornale, una biglietteria, a volte
perfino una chiesa del giorno d’oggi sono
praticamente irriconoscibili rispetto ai loro
antenati del secolo scorso.
La Costituzione della Repubblica Italiana, nata
nel lontano 1946, è invece ancora quella di
allora. Niente di male se fosse stata accantonata
nello scaffale dei ricordi, memoria storica a
coprirsi di polvere, venerata come i ruderi di un
acquedotto romano o un poema omerico.
Purtroppo invece è ancora operante, e di tanto in
tanto obbliga il legislatore a scontrarsi con la
minaccia di “anticostituzionalità”, cioè a dire con
la rispondenza ai principi di quel documento,
scritto in un’epoca e da una cultura che non
potevano neppure immaginare le problematiche
che poi sarebbero sorte, in un mondo avviato a
nuove e inaudite dimensioni.
Serve ancora
una cosa del genere?
Ho ripreso in mano la Costituzione, e l’ho riletta
con gli occhi e il cervello che oggi mi ritrovo. Il
giudizio è tragico: al di là del fatto della sua
sostanziale inadeguatezza, anche solo su un piano
formale è malissimo scritta, piena di ripetizioni,
di espressioni e di termini superflui, non esente
da qualche contraddizione, come una bibbia dove
si trova tutto e il contrario di tutto, assolutamente
inadeguata sotto ogni profilo.
Naturalmente, non è che l’Italia si sia lasciata
paralizzare dal catorcio. Le cose sono andate
avanti. Molte delle insufficienze della
Costituzione sono state riparate da interventi
legislativi che l’hanno di fatto integrata alla luce
delle situazioni che i 556 costituenti non
potevano prevedere. Il categorico dettato dell’art.
29, sulla famiglia come “società naturale
fondata sul matrimonio” è stato aggiornato con
la legge sulle unioni civili del maggio 2016. Il
patrimonio zootecnico ed agroalimentare – per
sopperire a una dimenticanza dell’art. 9 su ciò
che la Repubblica tutela - è stato incluso fin dal
1957 nel programma della PAC (o Politica
Agricola Comune); così come le funzioni della
polizia, del servizio sanitario, dei carabinieri,
della RAI e via dicendo… tutti aggiornati nella
struttura e nel funzionamento, anche se spesso
con provvedimenti verbosi, prolissi, contorti,
deliranti di inutili dettagli, di evidente effetto
intimidatorio al limite del sadismo.
Tuttavia, è bene che dietro e al di sopra del
pulviscolo legislativo esista una Costituzione che
sommariamente ma inequivocabilmente affermi i
princìpi su cui la Repubblica si fonda. Il fatto è
che tutti questi rattoppi che si sono resi necessari
fanno del pur sacro testo una sorta di costume
d’Arlecchino in cui ogni pezza è un rinvio a
questa o quella norma: per cui è lecito chiedersi
se a un certo punto non sia più pratico e
conveniente buttare a mare la vecchia
Costituzione e farne una nuova, che raccolga i
princìpi fondanti della Repubblica quale è
divenuta nel tempo.
Un nobile monumento
nato in un grande momento...
Ma prima di rifilarla in solaio o in cantina come
ingombrante catorcio è giusto e doveroso
ricordare che fu anche – e tale rimane – un
nobile monumento, su cui sarebbe ingenerosa
anche l’affettuosa ironia con cui i nostri nonni
ricordavano i garibaldini, o i nostri padri i
cavalieri di Vittorio Veneto, e la mia generazione
– forse – i vecchi ex partigiani.
La nascita della Costituzione, nella nuova Italia
tornata alla libertà, fu veramente un grande
momento: tra i deputati che il 25 giugno del
1946 si riunirono nell’aula di Montecitorio, a
pochi si addirebbe la solenne definizione di Padri
Costituenti, quasi i presidenti americani, scolpiti
– a ragione o a torto - nelle rocce del Monte
Rushmore. Ma questo suoni a loro maggior
gloria! La stragrande maggioranza si componeva
di gente comune, come me e come te che mi
leggi: fedele specchio però della nazione,
veramente “eletti”, secondo una legittimità e una
rispondenza che la Repubblica di oggi non sa
neanche cosa siano, presa com’è nel gioco delle
liste prefabbricate di portatori di voti,
capibastone, compari, nepoti, amici, e amici di
amici. L’importanza e la solennità di quel primo
giorno non sfuggì a nessuno: Jader Jacobelli,
princeps de commentatori politici, così ne
ricorda in un cinegiornale del tempo. “vibrava –
dice – una sorta di elettricità”. Ma in tutti coloro
che in seguito – nei ricordi e nelle autobiografie
– tornarono sull’argomento (da Longo ad
Andreotti) è evidente l’importanza che ebbe quel
giorno, la precisa coscienza di aver vissuto un
evento storico.
...ma scritto malissimo
Detto questo, torniamo ad una delle critiche di
cui sopra. Malissimo scritta, abbiano detto. Ed è
purtroppo vero, anche se nessuno allora sembra
essersene accorto o aver dato peso alla cosa.
Neppure Benedetto Croce che nel 1903 aveva
fondato “La Critica” e che nel 1923 aveva
scritto “Poesia e non poesia” pare aver mai
manifestato la minima preoccupazione per la
lingua sciatta e trascurata della nascente
Costituzione e per la stancante ripetitività delle
sue formule.
Come è stato possibile, tutto questo? Un
abbozzo di spiegazione – per quello che
riguarda la forma - l’ho trovata nel mio mestiere
di sceneggiatore. Quando ci si trova attorno a
un tavolo in un certo numero di persone per
concorrere a una data sceneggiatura,
cinematografica o televisiva che sia, si scatena
una sorta di gara alla precisazione, al ritocco,
all’aggiunta: per cui se uno propone una battuta
come “entro la fine del mese” salta fuori
qualcun altro a precisare che è meglio dire
“entro e non oltre”; e per pleonastico che ciò
possa essere, nessuno ha obbiezioni di sorta;
aprendosi così una linea di credito che
autorizzerà anche lui - nel prosieguo – a
proporre un’altrettale dotta e inutile pignoleria.
Possiamo chiamare questa situazione ‘sindrome
dello sceneggiatore’. Altamente contagiosa per
via aerea, prospera soprattutto nei luoghi
affollati.
I deputati dell'Assemblea
Costituente
Ora, i deputati dell'Assemblea Costituente della
Repubblica Italiana furono 556. Ben più
numerosi dei sette o otto sceneggiatori raccolti
attorno a un tavolo, rappresentano un’occasione
ideale per il diffondersi della sindrome: tanto
più che mentre gli sceneggiatori di cui sopra
sono più o meno simili quanto a cultura e
mestiere, tra i deputati dell’Assemblea
esistevano profonde differenze, che
moltiplicavano le possibilità di correzioni,
proposte, suggerimenti reciproci. Vi erano
vecchi politici che riprendevano l’attività con il
ritorno della democrazia (quali Francesco
Saverio Nitti, Vittorio Emanuele Orlando,
Ivanoe Bonomi); vi erano i reduci dal
volontario esilio per sfuggire al regime (quali
Palmiro Togliatti e Rita Montagnana, Sandro
13 febbraio 2017 p. 12
Pertini e Pietro Nenni); vi erano quelli che l’era
fascista l’avevano vissuta in prigione (come
Giancarlo Pajetta e Eugenio Musolino), vi erano
quelli che senza aderire al fascismo avevano
trovato un rifugio e un modus vivendi (o
sopravvivendi) nell’attività professionale (quali
Enrico De Nicola, Luigi Einaudi, Concetto
Marchesi, Piero Calamandrei); vi erano i
nostalgici, della monarchia e sotto sotto anche
del fascismo (quali Alfredo Covelli e Guglielmo
Giannini), e vi erano poi i giovani, che alla vita
politica si affacciavano per la prima volta (ex-
partigiani, membri dei partiti protagonisti delle
recenti elezioni, quali Nilde Jotti e Aldo Moro,
Teresa Mattei e Giuseppe Dossetti… ; primo fra
tutti Vittorio Foà, che l’epoca fascista visse in
carcere, forse il più meritevole del titolo di padre
della Repubblica.
La sindrome
dello sceneggiatore
La molteplicità delle tipologie presenti nella
Costituente non poteva che aggravare la
sindrome dello sceneggiatore. Fu di fatto un
scontro o un confronto tra generazioni, tra
diverse esperienze, tra ideologie, tra programmi,
speranze e utopie del più vario stampo. Ma
questa sindrome non è il solo guaio sotto il
profilo letterario. Ad essa si aggiunge una certa
nebulosità lessicale, che si potrebbe anche
interpretare (“rem tene, verba sequentur”) come
scarsa chiarezza delle cose da dire; il che
peraltro non è. E – ancora - una certa ripetitività
di taluni concetti (quali ad esempio quello di
“libertà”, che una volta enunciato non si capisce
perché debba essere continuamente ribadito a
ogni pur minima occasione. Ma si tratta tutto
sommato di cose abbastanza irrilevanti, poiché
una buona legge rimane buona anche se scritta
male.
Val bene una ripulita
Tuttavia, è proprio la sua desolante qualità
letteraria che ha fatto scattare il desiderio di
mettere le mani sul sacro testo. Pensavo a una
ripulita, per mio divertimento più che altro,
nello spirito con cui ho riscritto (e me ne vanto!)
le parole guerrafondaie dell’Inno Mameli. Poi si
sa com’è: da cosa nasce cosa… e il tutto si è
trasformato in una sfrenata vivisezione della
Costituzione, con l’inconfessato, utopistico
traguardo di farne una nuova, più ragionevole,
più pratica, più attuale di quella che – come
dicevasi all’inizio – è nata in un altro mondo, in
un altro secolo, in un altro millennio.
Il lavoro che ne è nato, e che infilo in una
bottiglia da affidarsi a sua volta all’oceano, si
qualifica per una marcata discontinuità, a
seconda delle cose che più o meno mi
interessano, sulle quali penso poter dire
qualcosa, e degli interventi che intendo fare,
micro o macro che siano. Di tutto questo –
simile al passare da una marcia all’altra in
automobile - darò conto cammin facendo.
A cose fatte – perché come Mozart, che
scriveva per ultime le sinfonie delle proprie
opere liriche, anch’io scrivo queste note in corso
d’opera, se non a fine lavori – posso
richiamarmi a certi princìpi cui mi sono
costantemente attenuto: il primo è quello della
“sindrome dello sceneggiatore” già citata con
quanto ne consegue; un secondo, è quello della
semplificazione della materia, che porta
all’eliminazione del “già detto e ridetto”; un
terzo è quello che potremmo definire “legge di
Ford”, inteso per Ford il magnate
dell’automobile Henry Ford, secondo la quale
legge “quello che non c’è non si rompe”. Da
questo, l’asciuttezza delle mie formulazioni, che
non lasciano spazio a dubbi, come del resto è
dei Dieci Comandamenti; esemplare
Costituzione che con “Non uccidere” dice tutto
quel che c’è da dire: laddove se si comincia con
i “se” e con i “ma”, con i distinguo e le
eccezioni, si apre un contenzioso che non
finisce più.
Infine, una considerazione
In un mondo che minaccia di essere troppo
complicato per poter essere utilmente gestito, e
in un’Italia che molti indizi sembrano
condannare allo sfascio, vorrei richiamare
un’esortazione di Giuseppe Verdi: “Torniamo
all’antico, e sarà un progresso”. Forse quel che
davvero ci occorre è una nuova Costituzione;
che in modo chiaro e netto, in tutta semplicità
ed essenzialità, ci riporti ai princìpi del nostro
vivere civile. Non avrà immediate conseguenze
pratiche – come è del resto dei Dieci
Comandamenti, della Dichiarazione Universale
dei Diritti dell’Uomo, e di quella altrettanto
Universale dei Diritti dei Bambini - ma se non
altro sarà lì, a ricordarci senza squilli di trombe
o sventolii di bandiere “quel che non siamo,
quel che non vogliamo”.
LUIGI LUNARI
Nasce a Milano nel 1934.
Si laurea in legge a Milano, si diploma in "common law" a Londra, studia composizione e
direzione d'orchestra all'Accademia Chigiana di Siena. È stato giudice di pace.
Si occupa di teatro in varie direzioni, dedicandosi per periodi di varia durata all'insegnamento
universitario, alla saggistica, alla critica. La lunga permanenza su questa terra gli ha permesso di
essere testimone - e in qualche misura attivo protagonista - della grande trasformazione che il
teatro ha vissuto nella seconda metà del Novecento e di questo inizio del terso millennio: sia sul
piano organizzativo e strutturale, sia per quello che riguarda ogni teoria dello spettacolo e la stessa
drammaturgia. Per vent'anni dal 1961 al 1982 - collabora con Grassi e Strehler al Piccolo Teatro; è
stato anche docente universitario, critico teatrale e musicale, traduttore di più di centocinquanta
opere teatrali ("senza intimorirsi di fronte a Shakespeare e senza arricciare il naso davanti a Neil
Simon"). Vastissima anche la sua attività saggistica, dedicata in particolare a Goldoni, Molière,
Brecht e al teatro inglese dell'Otto e Novecento.
Autore di notevole eclettismo
Scrive fortunati originali televisivi ("Dedicato a un bambino", "Accadde a Lisbona", "Le cinque giornate di Milano"), e una serie di
commedie di deciso impegno civile e di satira politica, quasi tutte ispirate alla realtà sociale italiana: da "Tarantella con un piede solo"
a "Non so, non ho visto, se c'ero dormivo", da "I contrattempi del tenente Calley" a "L'incidente", "Il senatore Fox", "Sogni proibiti di
una fanciulla in fiore", "Nel nome del padre", "Tre sull'altalena".
Quest'ultima commedia - dopo un clamoroso successo al Festival di Avignone nel 1994 - si è imposta come un grande successo
internazionale: è stata tradotta in venticinque lingue ed è correntemente rappresentata in tutto il mondo. Il successo di "Tre
sull'altalena" ha attirato l'attenzione del teatro mondiale su altre commedie di Lunari: alcune di queste - quali ad esempio "Il senatore
Fox", "Nel nome del Padre" e "Sotto un ponte, lungo un fiume..." - sono state rappresentate a Parigi, Tokyo e New York. Tra i suoi
ultimi testi, "Il canto dei cigno", "Tutti gli uomini di Annalisa" e "L'ultima vittoria".
Al di fuori dell'impegno drammaturgico ha scritto tra l'altro una "Breve storia del teatro", una "Breve storia della musica – Da Orfeo a
Michael Jackson", una storia del "Teatro Veneto", un saggio su "Maria di Nazareth", e tre romanzi: una saga storica su "Hernan
Cortés e la conquista del Messico", un travolgente "Il Maestro e gli altri", e "Scveik a New York". Nel 2009, per Time Book ha curato
anche un rivoluzionario "Elogio della Recessione", attribuendone prudentemente la paternità a un Anonimo Lombardo. Nel 2012 è
uscito un suo provocatorio "La Democrazia: una signora da buttare". Nel 2013 ancora Book Time ha pubblicato i due testi scritti negli
anni '60 per il quartetto dei Gufi: "Non so, non ho visto, se c'ero dormivo" e "Non spingete, scappiamo anche noi". Nel 2014, infine, il
suo ultimo testo teatrale: "Amor sacro, amor profano".