Artual_AdorazionedeiMagi

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Lettura d’opera PERCORSO MONOGRAFICO LEONARDO DA VINCI LEONARDO Adorazione dei magi 27 Leonardo, Adorazione dei magi, 1482 ca., tavola, 246×243 cm, Firenze, Galleria degli Uffizi. Committenza e collocazione Nel marzo 1481 Leonardo riceve dai monaci di San Donato a Scopeto, canonici regolari di Sant’Agostino della congregazione di San Sal- vatore, l’incarico di realizzare, entro un termine massimo di tren- ta mesi, la pala dell’altare maggiore della loro chiesa, raffigurante l’Adorazione dei magi. Secondo quanto afferma Vasari, Leonar- cambiatori – era legato ai Medici si è creduto di poter ricono- scere nei volti dei magi le sembianze di alcuni membri della fa- miglia, tutti già morti all’epoca del dipinto: Cosimo il Vecchio nel re piú anziano, i figli Piero e Giovanni nelle altre due figure. Nel gruppo degli astanti, abbigliati secondo i costumi del tempo, sa- rebbero Lorenzo il Magnifico e altri personaggi della sua cerchia. Nel gruppo di destra comparirebbero anche il committente, in piedi, con i capelli bianchi, colto nell’atto di indicare con dito ver- so l’osservatore, e lo stesso pittore, nelle vesti del giovane in pie- di con l’abito nero. La presenza di personaggi contemporanei all’interno dell’opera sembrerebbe attribuire da un lato un rico- noscimento al loro operato terreno, ispirato ai valori della fede cristiana e, dall’altro una dichiarazione di appartenenza a una fa- zione politica da parte del committente e del pittore. La tavola di Botticelli costituisce un importante precedente per quella di Leonardo, che riprende da essa l’idea della presentazio- ne della Sacra famiglia su un rialzo del terreno, al centro dell’ope- ra, invece che di lato, come accadeva tradizionalmente, cosí da conferire maggiore attenzione alla descrizione del corteo. Scelte formali e significato L’ Adorazione dei magi di Leonardo, pur nella sua incompiutezza, si mostra come un’opera di altissima qualità per la struttura composi- tiva complessa e insieme unitaria, per la varietà di rappresenta- zione dei moti dell’animo umano, per i legami e le contrapposi- zioni ritmiche tra le figure e per la grandiosa costruzione spazia- le che si intuisce attraverso l’intreccio delle linee prospettiche. Non rimane nulla della tradizionale descrizione dell’Epifania; il manifestarsi del Dio incarnato diventa cosí l’evento di fronte al quale ogni uomo è chiamato a confrontarsi. do si trasferisce a Milano nel 1482 lasciando l’opera incompleta in casa dell’amico Amerigo Benci. Nel 1600 il dipinto entra nella collezione di Antonio de’ Medici e, successivamente, del figlio Giulio, è in seguito descritta in due inventari settecenteschi del- la galleria medicea. Trasferita nella Villa di Castello, nei pressi di Firenze, ritorna agli Uffizi, dove si trova ancora oggi, nel 1794. Descrizione Diversi disegni e numerosi studi documenta- no la complessa elaborazione di quest’opera che si presenta in stato d’abbozzo ·27·. La sce- na rappresentata è articolata dinamicamente. In primo piano è raffigurata l’ Adorazione vera e propria, la Vergine con in braccio il Bambino appare isolata al centro di una folla sorpresa di per- sonaggi, di cui fanno parte anche i magi. Le figure appaiono, in- fatti, come sconvolte di fronte all’evento del manifestarsi della divinità di Cristo incarnato, a cui stanno assistendo. Attraverso i moti e i gesti del corpo, Leonardo riesce a cogliere la varietà e l’intensità espressive delle passioni dell’animo. In questo vortice di azioni domina un senso di circolarità che fa perno sul gruppo della Madonna col Bambino in primo piano. Sullo sfondo a de- stra uno scontro tra cavalieri su cavalli impennati vuole evocare la confusione di coloro che non hanno ancora preso coscienza dell’accaduto divino. Sempre in secondo piano, ma sulla sinistra, la ricostruzione di un edificio in rovina da parte di alcuni uomi- ni allude al crollo del Tempio di Gerusalemme. Un confronto significativo Quello dell’Adorazione dei magi è uno dei te- mi piú frequentemente rappresentati dai pit- tori attivi a Firenze durante il XV secolo, an- che per l’identificazione dei Medici con le figure dei tre magi, allusione che trovava un riscontro nello spettacolo semiliturgico della «cavalcata dei magi» che si svolgeva in occasione dell’Epi- fania per le strade della città. Tali rappresentazioni – si pensi a quella di Gentile da Fabriano per la Cappella Strozzi in Santa Tri- nita a Firenze – si rifacevano in gran parte all’interpretazione tardogotica e cortese del tema, che considerava i magi come i potenti della terra che rendono omaggio al Re dei re, accompa- gnati da uno splendido e ricco corteo. Da questa tradizione si distacca in parte un dipinto di Botticelli, eseguito nel 1475- 1476 per essere collocato nella cappella di Gasparre Del Lama, nella Basilica di San- ta Maria Novella, e oggi agli Uffizi. Botticelli aveva già affrontato questo tema iconografico in altre due opere, entrambe alla National Gallery di Londra, mostran- do alcune incertezze nella prima tavola, di forma rettangolare, e maggiore equilibrio nella seconda, malgrado il suo difficile for- mato tondo. Nella terza opera ·28· il pit- tore sembra risolvere con successo i diver- si problemi spaziali, compositivi e fisiono- mici, disponendo le figure in modo piano e articolato nello spazio. Al centro della scena, su un rialzo del terreno e all’interno di un edificio diroccato, sono collocati Maria, San Giuseppe e il Bambino. Ai lati sono disposti gli astanti, che vanno quasi a formare delle quinte tenute insieme dal- la presenza di due magi, mentre il piú an- ziano di questi è in ginocchio in adorazio- ne del Bambino. Poiché il committente – impegnato nell’at- tività di sensale nell’Arte dei Banchieri e 28 Sandro Botticelli, Adorazione dei magi, 1475-1476, tempera su tavola, 111×134 cm, Firenze, Galleria degli Uffizi. PERCORSO MONOGRAFICO LEONARDO DA VINCI Capitolo 3 162 IL RINASCIMENTO MATURO Capitolo 3 IL RINASCIMENTO MATURO 163

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Lettura d’opera

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CI LEONARDO

Adorazione dei magi

27 Leonardo, Adorazione dei magi, 1482 ca., tavola, 246×243 cm, Firenze, Galleria degli Uffizi.

Committenza e collocazione

Nel marzo 1481 Leonardo riceve dai monaci di San Donato a Scopeto, canonici regolari di Sant’Agostino della congregazione di San Sal-

vatore, l’incarico di realizzare, entro un termine massimo di tren-ta mesi, la pala dell’altare maggiore della loro chiesa, raffigurante l’Adorazione dei magi. Secondo quanto afferma Vasari, Leonar-

cambiatori – era legato ai Medici si è creduto di poter ricono-scere nei volti dei magi le sembianze di alcuni membri della fa-miglia, tutti già morti all’epoca del dipinto: Cosimo il Vecchio nel re piú anziano, i figli Piero e Giovanni nelle altre due figure. Nel gruppo degli astanti, abbigliati secondo i costumi del tempo, sa-rebbero Lorenzo il Magnifico e altri personaggi della sua cerchia. Nel gruppo di destra comparirebbero anche il committente, in piedi, con i capelli bianchi, colto nell’atto di indicare con dito ver-so l’osservatore, e lo stesso pittore, nelle vesti del giovane in pie-di con l’abito nero. La presenza di personaggi contemporanei all’interno dell’opera sembrerebbe attribuire da un lato un rico-noscimento al loro operato terreno, ispirato ai valori della fede cristiana e, dall’altro una dichiarazione di appartenenza a una fa-zione politica da parte del committente e del pittore.La tavola di Botticelli costituisce un importante precedente per quella di Leonardo, che riprende da essa l’idea della presentazio-ne della Sacra famiglia su un rialzo del terreno, al centro dell’ope-ra, invece che di lato, come accadeva tradizionalmente, cosí da conferire maggiore attenzione alla descrizione del corteo.

Scelte formali e significato

L’Adorazione dei magi di Leonardo, pur nella sua incompiutezza, si mostra come un’opera di altissima qualità per la struttura composi-

tiva complessa e insieme unitaria, per la varietà di rappresenta-zione dei moti dell’animo umano, per i legami e le contrapposi-zioni ritmiche tra le figure e per la grandiosa costruzione spazia-le che si intuisce attraverso l’intreccio delle linee prospettiche. Non rimane nulla della tradizionale descrizione dell’Epifania; il manifestarsi del Dio incarnato diventa cosí l’evento di fronte al quale ogni uomo è chiamato a confrontarsi.

do si trasferisce a Milano nel 1482 lasciando l’opera incompleta in casa dell’amico Amerigo Benci. Nel 1600 il dipinto entra nella collezione di Antonio de’ Medici e, successivamente, del figlio Giulio, è in seguito descritta in due inventari settecenteschi del-la galleria medicea. Trasferita nella Villa di Castello, nei pressi di Firenze, ritorna agli Uffizi, dove si trova ancora oggi, nel 1794.

Descrizione Diversi disegni e numerosi studi documenta-no la complessa elaborazione di quest’opera che si presenta in stato d’abbozzo ·27·. La sce-

na rappresentata è articolata dinamicamente. In primo piano è raffigurata l’Adorazione vera e propria, la Vergine con in braccio il Bambino appare isolata al centro di una folla sorpresa di per-sonaggi, di cui fanno parte anche i magi. Le figure appaiono, in-fatti, come sconvolte di fronte all’evento del manifestarsi della divinità di Cristo incarnato, a cui stanno assistendo. Attraverso i moti e i gesti del corpo, Leonardo riesce a cogliere la varietà e l’intensità espressive delle passioni dell’animo. In questo vortice di azioni domina un senso di circolarità che fa perno sul gruppo della Madonna col Bambino in primo piano. Sullo sfondo a de-stra uno scontro tra cavalieri su cavalli impennati vuole evocare la confusione di coloro che non hanno ancora preso coscienza dell’accaduto divino. Sempre in secondo piano, ma sulla sinistra, la ricostruzione di un edificio in rovina da parte di alcuni uomi-ni allude al crollo del Tempio di Gerusalemme.

Un confronto significativo

Quello dell’Adorazione dei magi è uno dei te-mi piú frequentemente rappresentati dai pit-tori attivi a Firenze durante il XV secolo, an-

che per l’identificazione dei Medici con le figure dei tre magi, allusione che trovava un riscontro nello spettacolo semiliturgico della «cavalcata dei magi» che si svolgeva in occasione dell’Epi-fania per le strade della città. Tali rappresentazioni – si pensi a quella di Gentile da Fabriano per la Cappella Strozzi in Santa Tri-nita a Firenze – si rifacevano in gran parte all’interpretazione tardogotica e cortese del tema, che considerava i magi come i potenti della terra che rendono omaggio al Re dei re, accompa-gnati da uno splendido e ricco corteo. Da questa tradizione si distacca in parte un dipinto di Botticelli, eseguito nel 1475-1476 per essere collocato nella cappella di Gasparre Del Lama, nella Basilica di San-ta Maria Novella, e oggi agli Uffizi. Botticelli aveva già affrontato questo tema iconografico in altre due opere, entrambe alla National Gallery di Londra, mostran-do alcune incertezze nella prima tavola, di forma rettangolare, e maggiore equilibrio nella seconda, malgrado il suo difficile for-mato tondo. Nella terza opera ·28· il pit-tore sembra risolvere con successo i diver-si problemi spaziali, compositivi e fisiono-mici, disponendo le figure in modo piano e articolato nello spazio. Al centro della scena, su un rialzo del terreno e all’interno di un edificio diroccato, sono collocati Maria, San Giuseppe e il Bambino. Ai lati sono disposti gli astanti, che vanno quasi a formare delle quinte tenute insieme dal-la presenza di due magi, mentre il piú an-ziano di questi è in ginocchio in adorazio-ne del Bambino.Poiché il committente – impegnato nell’at-tività di sensale nell’Arte dei Banchieri e

28 Sandro Botticelli, Adorazione dei magi, 1475-1476, tempera su tavola, 111×134 cm, Firenze, Galleria degli Uffizi.

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