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1 Arteterapia: le arti figurative e plastiche Lorena Colonnello e Camilla Passavanti Cenni storici La storia dell’incontro fra arte figurativa e “follia” ha radici antiche, profonde e presenti in tutte le culture, ed ha raggiunto il suo periodo di massimo fulgore fra la fine dell’800 e l’inizio di questo secolo con l’Art Brut. L’arte terapia ha sicuramente le sue radici in questo movimento di pensiero, nel muoversi dell’arte verso la patologia alla ricerca di nuovi livelli di intensità emotiva da esprimere sulla tela. Dagli anni ‘60 negli Stati Uniti (nel 1961 nasce L’American Art Therapy Association), soprattutto con il lavoro di Margareth Naumburg viene a connotarsi come tecnica di intervento terapeutico autonoma e peculiare. L’arte terapia, intesa come pittura, è, storicamente, la prima delle tecniche terapeutiche non verbali ad aver avuto un’ampia diffusione in ambito clinico, attualmente viene utilizzata in numerosi settori di intervento: dall’età evolutiva, alla riabilitazione, alla psichiatria, alla geriatria, al sostegno nelle cure ai malati terminali, ai disturbi alimentari; negli ultimi anni, inoltre, a fianco del settore propriamente terapeutico si è sviluppata come tecnica portatrice di benessere nel campo della medicina naturale. Tra le terapie non a mediazione verbale ha la peculiarità di inserire nel sistema di relazione paziente-operatore un mediatore (l’oggetto artistico prodotto), che ha caratteristiche di esistenza nello spazio e di conservazione nel tempo. Contemporaneamente, questo oggetto non è indipendente dal suo creatore e, soprattutto, non è indipendente dalla relazione terapeuta-paziente che ne ha favorito la creazione (Denner, 1967). Tale prodotto è un oggetto che sta a metà fra il mondo interno del paziente e ciò che esiste nell’ambiente (Winnicot), costituendo uno “spazio potenziale che l’individuo crea tra sé ed il mondo esterno per giocare, esercitarsi, confrontarsi attraverso rappresentazioni simboliche, con i bisogni del proprio mondo interno e con le esigenze della realtà esterna” (Ricci Bitti, 1998). Tornando a Margareth Naumburg (Dinamically oriented art therapy1966), il modello di riferimento è rappresentato dalla teoria psicoanalitica e la specificità dell’arte terapia si basa sul presupposto di un’identità di linguaggio fra inconscio ed immagine

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Arteterapia: le arti figurative e plastiche Lorena Colonnello e Camilla Passavanti

Cenni storici

La storia dell’incontro fra arte figurativa e “follia” ha radici antiche, profonde e

presenti in tutte le culture, ed ha raggiunto il suo periodo di massimo fulgore fra la

fine dell’800 e l’inizio di questo secolo con l’Art Brut. L’arte terapia ha sicuramente le

sue radici in questo movimento di pensiero, nel muoversi dell’arte verso la patologia

alla ricerca di nuovi livelli di intensità emotiva da esprimere sulla tela. Dagli anni ‘60

negli Stati Uniti (nel 1961 nasce L’American Art Therapy Association), soprattutto

con il lavoro di Margareth Naumburg viene a connotarsi come tecnica di intervento

terapeutico autonoma e peculiare.

L’arte terapia, intesa come pittura, è, storicamente, la prima delle tecniche

terapeutiche non verbali ad aver avuto un’ampia diffusione in ambito clinico,

attualmente viene utilizzata in numerosi settori di intervento: dall’età evolutiva, alla

riabilitazione, alla psichiatria, alla geriatria, al sostegno nelle cure ai malati terminali,

ai disturbi alimentari; negli ultimi anni, inoltre, a fianco del settore propriamente

terapeutico si è sviluppata come tecnica portatrice di benessere nel campo della

medicina naturale. Tra le terapie non a mediazione verbale ha la peculiarità di

inserire nel sistema di relazione paziente-operatore un mediatore (l’oggetto artistico

prodotto), che ha caratteristiche di esistenza nello spazio e di conservazione nel

tempo. Contemporaneamente, questo oggetto non è indipendente dal suo creatore

e, soprattutto, non è indipendente dalla relazione terapeuta-paziente che ne ha

favorito la creazione (Denner, 1967). Tale prodotto è un oggetto che sta a metà fra il

mondo interno del paziente e ciò che esiste nell’ambiente (Winnicot), costituendo

uno “spazio potenziale che l’individuo crea tra sé ed il mondo esterno per giocare,

esercitarsi, confrontarsi attraverso rappresentazioni simboliche, con i bisogni del

proprio mondo interno e con le esigenze della realtà esterna” (Ricci Bitti, 1998).

Tornando a Margareth Naumburg (Dinamically oriented art therapy1966), il modello

di riferimento è rappresentato dalla teoria psicoanalitica e la specificità dell’arte

terapia si basa sul presupposto di un’identità di linguaggio fra inconscio ed immagine

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disegnata. I contenuti dell’inconscio, i conflitti, i bisogni, ecc. che per loro stessa

natura si esprimono con modalità simboliche ed analogiche vengono trasposti in

“immagini reali disegnate”. Attraverso la proiezione di immagini interiori in disegni,

visibili e condivisibili, è possibile stabilizzare il ricordo di sogni, fantasie, ecc. che

altrimenti rimarrebbe evanescenti e potrebbero essere facilmente messe da parte.

Metodologicamente, la Naumburg utilizza il procedimento della libera associazione

applicandolo alle produzioni spontanee dei pazienti. L’intervento arte terapeutico era,

prevalentemente, individuale ed il ruolo del terapeuta consisteva nel sostenere il

paziente nel percorso di scoperta del significato dei suoi disegni; il terapeuta non

interpreta ma sostiene nel passaggio da linguaggio analogico a linguaggio verbale.

Per questo, l’arte terapia rappresenta un accesso privilegiato alla cura di quei

pazienti che presentano una compromessa capacità di esprimere verbalmente i

propri vissuti, sia per la gravità della patologia che per l’intensità delle difese, o nei

bambini emotivamente disturbati.

La storia dell’arte terapia resta legata al modello psicoanalitico anche nel decennio

successivo grazie ad Edith Kramer. La sua riflessione teorica cerca di esplorare i

meccanismi psichici su cui fonda l’arte terapia nella convinzione che: “ per affrontare

i gravi disturbi che riscontriamo oggi, nessuna disciplina possa pretendere di poter

fare da sola competendo con le altre”. Quest’approccio è tuttora ricco di significato

come invito a cercare le complementarità, le integrazioni possibili fra le varie forme

d’intervento terapeutico, al fine di avere una gamma di strumenti che possa tentare

di rispondere alla patologia con un progetto quasi creato su misura del paziente.

Contemporaneamente la Kramer cercò di mettere a fuoco la specificità del medium

figurativo, “le virtù terapeutiche dell’arte dipendono espressamente dai processi

psicologici che si attivano nell’atto creativo (1971) ”e “ dalla sua stretta affinità con il

processo primario”, quindi, la rappresentazione artistica non facilita solamente

l’espressione dell’inconscio, grazie ad un’identità di linguaggi, ma costituisce una

forma d’intervento non subordinata alla terapia verbale. Il rapporto fra arte terapia e

psicoterapia consiste “ nella modalità in cui forma e simbolo vengono trattati in

queste due discipline” e non nel diverso livello di comprensione della funzione

simbolica. Esiste una specificità della terapia attraverso l’arte, che dipende

strettamente dal potenziale di guarigione e d’integrazione insito nel procedere

creativo, che attiva in maniera specifica il processo di sublimazione.

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Nel creare un “oggetto” artistico entra in gioco la possibilità di ritardare la

soddisfazione immediata di un bisogno, così l’impulso viene, progressivamente,

messo a servizio della progettualità. In termini analitici, l’arte terapia sostiene e

rafforza il controllo dei processi primari di pensiero, favorendo meccanismi più evoluti

e, quindi, viene a connotarsi come un intervento che favorisce una maggiore

strutturazione dell’Io del paziente. In questa ottica rappresenta una componente

essenziale dell’intervento terapeutico, che non si sostituisce alla psicoterapia ma la

integra e la sostiene; la relazione con l’arte terapeuta fa da sfondo e da cornice a

questo processo mentre in primo piano come spazio condiviso ci sono i disegni del

paziente.

Il senso di identità e di autostima si rafforzano in un gruppo di arte terapia attraverso

il coinvolgimento attivo del paziente, che si esplica nella creazione dell’oggetto

artistico e nella definizione del rapporto terapeutico, in virtù della gratificazione che

gli deriva dalla realizzazione del prodotto finito e condiviso. Da questo segue quanto

sia importante occuparsi della qualità artistica dell’opera prodotta, come espressione

e specchio di sé; il ruolo dell’arte terapeuta è stimolare il paziente affinché possa

esprimere al meglio le sue potenzialità attraverso l’uso e l’affinamento delle tecniche

pittoriche.

La dimensione di gruppo

Fin qui le radici americane dell’arte terapia degli anni ’70 si riferiscono

prevalentemente al suo utilizzo per trattamenti individuali. Le prime applicazioni

sistematizzate ad una realtà di gruppo vanno ricondotti ad E. Ulman con la

definizione del “formal group art therapy” (1978). Questi gruppi “formali” sono

connotati in modo molto simile a quelli con cui operiamo oggi: un setting definito, la

presenza di sei/otto pazienti omogenei per patologia, il terapeuta coadiuvato da un

osservatore partecipante. Durante il gruppo ognuno dipinge individualmente, in una

prima fase, per poi passare ad un secondo momento di elaborazione verbale. Nei

formal group si perde la sottolineatura della qualità del prodotto artistico, questa

viene recuperata nei gruppi informali, ” therapeutically oriented art class”, attraverso

un lavoro di stimolazione sia della abilità motorie, che di affinamento delle tecniche

artistiche. Questi gruppi “informali” sono stati sperimentati soprattutto in ambito

psichiatrico come mezzi di stimolazione che, promuovendo un cambiamento nella

capacità di comunicare con l’esterno, diventano propedeutici al trattamento

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psicoterapeutico. Non è difficile riconoscere a quest’impostazione, che separa gruppi

e laboratori, una grande influenza sull’arte terapia Italiana ed in particolare sull’uso

delle arti figurative in ambito clinico.

Il ruolo dell’arte terapeuta

La funzione dell’arte terapeuta dovrebbe consistere nel “mettere in condizione

qualsiasi individuo di produrre materiale che comunichi, in modo eloquente e vero, la

sua esperienza, .., il termine eloquente va conciliato con i limiti propri di ciascun

soggetto” (Kramer 1985) sia dal punto di vista artistico che psicologico o intellettivo.

Ci preme sottolineare questa funzione nel creare la situazione più adatta perché

l’adulto o il bambino possano compiere un proprio percorso verso un maggiore livello

di consapevolezza ed una comunicazione più chiara ed efficace. Ciò significa che: a)

il setting, pur con delle costanti, deve costruirsi in relazione al contesto in cui il

gruppo è inserito, centro diurno piuttosto che reparto ospedaliero, b) che le tecniche

vanno scelte sulla base del tipo di patologia e del livello evolutivo dei pazienti, c) che

i gruppi hanno un percorso nel procedere da stimolazioni (psicologiche o grafiche)

più semplici a più complesse. E’ evidente la necessità che l’arte terapeuta disponga

di un buon livello di formazione in ambito psicologico ed artistico. Una competenza

che comprenda: i fondamenti teorici dello sviluppo della creatività, in ambito normale

ed in condizioni di malattia; la comprensione dei processi psichici e delle dinamiche

di gruppo; la conoscenza delle potenzialità terapeutiche e delle difficoltà tecniche dei

vari materiali artistici; infine un percorso personale che gli abbia consentito di

“coltivare una sfera libera da conflitti e distinta dal suo personale orientamento

artistico, una sfera in cui le sue capacità siano usate a beneficio dell’altro” (Kramer

1985).

Sulla funzione del terapista può non essere difficile trovare un buon consenso, meno

chiaro è “come” assolverla all’interno di un gruppo; in particolare, il problema più

discusso è la partecipazione attiva, pittorica e produttiva, del conduttore. La scelta di

lavorare ad una propria opera contemporaneamente ai pazienti sembra avere lo

svantaggio di diminuire l’attenzione del conduttore, impedendogli di sostenere il

processo creativo del gruppo, o di influenzarlo con il proprio stile pittorico.

Generalmente, gli arte terapeuti che si rifanno al modello psicoanalitico condividono

questa posizione individuando nella relazione transferale (per un approfondimento

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vedi il capitolo su “Transfert e controtransfert” in questo volume) il punto nodale della

relazione terapeutica.

La posizione opposta si fonda sul presupposto che la comunicazione, che si esprime

attraverso un oggetto artistico, non rappresenta solamente un simbolo da

interpretare, ma costituisce “una manifestazione completa e comprensibile del

mondo affettivo e cognitivo del paziente” (Biswanger 1955). Alla base della relazione

terapeutica sta la condivisione e la costruzione di un mondo esperenziale e di un

linguaggio comuni; in questo modo di lavorare, ciascun membro del gruppo può

fornire spunti per la ricerca di senso delle immagini prodotte. Ogni disegno con le

emozioni e le analogie che suscita, si arricchisce di una molteplicità di significati che

vengono accolti nell’universo del gruppo. Nessuno di questi è giusto o sbagliato a

priori, ma viene a costituire un campo di possibilità condivise in cui ognuno può

rispecchiare il proprio mondo interno. Il conduttore comunica con le sue immagini,

propone e, non impone, significati e strutture attraverso la stessa forma comunicativa

dei pazienti e non attraverso una comunicazione verbale che gli assegnerebbe un

ruolo privilegiato. Chiaramente, la formazione personale dell’arte terapeuta, per

consentire quest’approccio, deve essere ricca ed approfondita anche sul piano

espressivo. Non gli è sufficiente una conoscenza dei materiali e delle tecniche;

affinché i suoi disegni, come le sue parole, restino al servizio del gruppo è

necessario che il terapeuta abbia potuto elaborare anche dal punto di vista grafico le

sue dinamiche personali.

Nel nostro metodo di lavoro il conduttore tendenzialmente dipinge con i pazienti non

utilizzando tecniche direttive ed interpretazioni esplicite. Fra ciò che si esprime sul

foglio o con la creta, attraverso forme e colori, ed il mondo interno del paziente esiste

una corrispondenza sia in termini emozionali e percettivi, che a livello di capacità di

organizzare e gestire tali contenuti. Ciò significa che si può lavorare in due direzioni:

per sostenere l’affiorare dei contenuti inconsci e per promuovere dei cambiamenti

nella capacità di organizzare questi stessi contenuti; se le opere prodotte

rappresentano parti dell’individuo o dei suoi modi d’essere, nello spazio particolare

del gruppo, una modificazione nelle prime può provocare un’evoluzione nelle

seconde. L’arte terapeuta interviene suggerendo indirettamente delle possibilità, lo fa

attraverso il suo lavoro pittorico introducendo tecniche o segni diversi da quelli

abitualmente usati dal paziente, con l’obiettivo implicito di produrre una

trasformazione che va oltre il livello espressivo. Tutto ciò è particolarmente

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importante in ambito terapeutico nei gruppi con pazienti psicotici, ove diviene

importante questo momento di condivisione su un livello diverso da quello verbale: la

costruzione di un comune linguaggio analogico rende possibile il passaggio

d’esperienze da conduttore a paziente e non solo il contrario.

Metodologia e tecniche

Questa breve e sicuramente parziale introduzione storica non ha, nelle nostre

intenzioni, semplicemente un significato descrittivo, bensì apre il primo spazio di

riflessione su cosa riteniamo debba essere l’intervento arte terapeutico. Le scelte

tecniche di stimolazione, quanto quelle metodologiche di conduzione di un gruppo,

discendono prioritariamente dalla funzione che attribuiamo all’arte terapia e non,

come purtroppo talvolta accade, dalle particolari competenze artistiche o

psicologiche dell’arte terapeuta e dalle esigenze del committente. Quella che segue,

è una rassegna delle situazioni più frequenti e delle tecniche che più spesso sono

utilizzate in situazioni di gruppo ordinate in un itinerario metodologico.

Il setting

Per fare arte terapia è necessario uno spazio fisico adatto ad accogliere un gruppo di

persone (possibilmente, da sei ad otto) alle quali si vuole dare la possibilità di

esprimersi in forma artistica. L’atelier di pittura accoglierà il mondo interno dei suoi

fruitori ed entrerà a farne parte, sarà un territorio che troverà corrispondenza ad uno

spazio interno nel quale sperimentare la propria realtà sia “qui ed ora” sia

evolutivamente; per le sue funzioni, il laboratorio viene definito sia un contenitore sia

una cornice del prodotto artistico.

In virtù delle sue valenze simboliche diventa importante curare il passaggio alle

caratteristiche ” fisiche” tenendo conto delle necessità tecniche delle arti figurative: a)

un ambiente luminoso, possibilmente ricco di luce solare, b) provvisto al suo interno

d’acqua corrente, c) dotato di pavimento e pareti lavabili, pensati come dimensioni

fruibili e piani d’appoggio attrezzati, d) di un’ampiezza tale da contenere il gruppo

senza costringerlo in spazi insufficienti al bisogno di ciascuno o da lasciare troppi

spazi vuoti che potrebbero produrre ansia e dispersione, e) dotato di ripiani e

suppellettili adatte a contenere i fogli, i colori, materiali vari, esposti e pronti all’uso;

nonché armadi per le scorte e gli archivi. Un gruppo di arte terapia dura

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generalmente due ore, il tempo come lo spazio, non deve essere troppo ristretto, né

troppo dilatato perché altrimenti ingenera ansia.

Siamo consapevoli che non è possibile disporre sempre di uno spazio stabile ed ad

esclusivo uso dell’arte terapia; i laboratori sono solitamente presenti in strutture

come: le scuole, i Centri Diurni, i Centri Socio Terapeutici, le comunità per

tossicodipendenti. In altre situazioni che, per scelta metodologica o necessità

organizzativa (come ad es. i reparti ospedalieri) sono meno strutturate, il setting va

ricostruito per ogni seduta. Venendo a mancare un ambiente fisico specifico, il

setting si costruisce attraverso le regole, la durata della seduta e del gruppo nel

tempo, le tecniche proposte; il gruppo avrà, comunque, bisogno di svolgersi in un

ambiente che sia, da un lato, un contenitore accogliente e, dall’altro, fornisca una

struttura che aiuti a comprendere ed organizzare.

I materiali

Il materiale, oltre ad avere caratteristiche tecniche precise adatte o meno a

determinate stimolazioni, svolge nell’arte terapia il ruolo di strumento-vettore di

emozioni e sentimenti. La scelta di un materiale va valutata in virtù del suo significato

soggettivo, intimo, in relazione alla storia del gruppo e del paziente.

La proposta dei materiali deve essere il più possibile variegata in quanto: ” uno dei

presupposti, è che a maggior possibilità di scelta dei materiali, corrispondano

maggiori possibilità di espressione e di comunicazione” e, poiché “ciascun tipo di

materiale ha un suo carattere proprio, il paziente reagirà - in tempi diversi - ad alcuni

materiali invece che ad altri”( Waller,1993).

Il supporto su cui dipingere (carta, cartoncino, tele, ecc.) ha, al pari degli altri

materiali, un valore affettivo e simbolico; per questo riteniamo opportuno dare la

possibilità di scegliere la dimensione e la robustezza più consona ai propri vissuti. Se

la pittura è un linguaggio che si determina in forme e spazio, allora la dimensione e

la forma ritagliabile (ad es. ovale piuttosto che quadrata) devono essere definite a

piacimento , lo stesso vale per lo spessore ed il colore del supporto. Tutto questo

materiale va esposto in formati standard, sta poi a ciascuno renderlo a propria

misura, aiutato dalle stimolazioni dei conduttori.

In un laboratorio di arte terapia, tutte le fasi di produzione dell’oggetto artistico

possono diventare occasioni per stimolare, ogni scelta può essere rappresentativa

del proprio modo di “essere nel mondo”: a) tagliare piuttosto che strappare un foglio,

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b) disegnare su qualcosa d’impalpabile e trasparente piuttosto che sul rigido e

spesso, c) dipingere nel grande o nel piccolo, d) partire dal bianco, dal rosso o dal

nero.

I materiali grafici e plastici, (cioè i colori, le vernici, la creta, l’argilla, ecc.,) possono

essere divisi sommariamente in tre categorie, come verrà riassunto nella tabella 1,

alla fine dell’articolo :

- Colori utilizzabili a secco. In generale, si tratta di materiali usati direttamente

senza la mediazione di pennelli o altro. Matite e pennarelli danno a chi li usa la

sensazione di un maggior controllo sulla propria produzione, sono molto

conosciute e, a causa del loro effetto rassicurante, possono essere scelte come

primo materiale da sperimentare. Viceversa, possono essere riprese in seguito

da chi, dopo un percorso nel colore, sente la necessità di strutturare meglio le

sue emozioni. Pastelli a cera e colori a dita sono materiali da usare con

attenzione per il loro potenziale regressivo, più adatti ai bambini per stimolarne il

contatto diretto col colore che agli adulti. I gessi ed i carboncini permettono,

secondo l’uso che ne si fa, sia di controllare che di lasciar andare l’emozione;

caratteristico di questi materiali è il deteriorarsi rapidamente del prodotto finito,

questo aspetto può provocare ansia o delusione.

- Colori ad acqua. Si utilizzano attraverso la mediazione di un pennello o di una

spatola. Le tempere sono fra i materiali più utilizzati e conosciuti in arte terapia

perché permettono l’espressione immediata di sentimenti ed emozioni, non

richiedono una particolare competenza tecnica e si possono utilizzare con vari tipi

di utenza. Sono controindicati in situazioni specifiche di contenimento, come il

Servizio psichiatrico di diagnosi e cura, in quanto creano attrito tra i due

interventi, quello sedativo e contenitivo del farmaco e quello stimolante

espressivo della tempera. Gli acrilici uniscono alle caratteristiche della tempera

classica la possibilità difensiva di coprire interamente parti già dipinte. Sono

materiali sofisticati e costosi, quindi vengono considerati artisticamente

prestigiosi, perciò contribuiscono ad accrescere il senso di autostima.

Sostituiscono egregiamente i colori ad olio, tradizionalmente, ritenuti inadatti alla

durata delle sedute di arte terapia.

Riflettendo sui materiali, ci siamo resi conto della difficoltà di definire che cosa

può implicare l'uso degli acquerelli e delle chine. Parlarne sembra quasi usarli,

come tracci un segno combatti con la sua tendenza a dilatarsi sul foglio, li

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definisci ed immediatamente scopri che non stanno totalmente dentro alla

descrizione che ne hai dato. Sono sicuramente un materiale complesso e

flessibile, che va usato quando il fruitore è pronto a sostenerne il rischio e la

ricchezza.

- Materiali plastici. Possiamo dividerli in due gruppi :a) crete ed argille e b) materiali

di recupero ( scagliola, sabbia, cartapesta, cordami, ecc.); in entrambi i casi si

lavora sulla manipolazione e la tridimensionalità. Crete ed argille sono

considerate potenzialmente molto regressive: si parte da una massa informe cui

pian piano si conferisce una struttura dotata di significato; si tratta di materiali che

mettono in forte contatto emotivo col proprio mondo interno.

Nei nostri gruppi abbiamo usato più frequentemente materiali plastici

appartenenti alla seconda categoria, poiché suscitano meno resistenze. Nel

vasto universo dei materiali di recupero è importante scegliere quelli morbidi,

facilmente modellabili, appartenenti al mondo quotidiano dei bambini o dei

pazienti perché, da un lato, invitano al contatto e, dall’altro, non suscitano paure

o insicurezze. “C’è qualcosa di rassicurante in una scatola di cartone, perché

non cela un valore intrinseco e può esser reperita ovunque” questo è tanto più

importante quando si ha a che fare con persone che non hanno esperienza di

psicoterapie di gruppo e di materiali d’arte (Weller, 1993).

Un “materiale” utile da mettere a disposizione del gruppo sono cartoline o immagini

d’arte, già utilizzate da Edith Kramer e Elizabeth Stone, come sostegno, come

suggerimento per superare l’angoscia del foglio bianco.

Le tecniche di stimolazione

Le tecniche proposte tengono conto dell’ambito in cui si opera, dei fruitori e del livello

evolutivo. Come per i materiali, gli stimoli vanno selezionati in funzione del luogo

dove si svolge il gruppo (laboratorio strutturato o situazione informale) e degli

obiettivi dell’intervento.

Ciascun ciclo di arte terapia dovrebbe strutturarsi in un percorso che organizza le

varie tecniche di stimolazione secondo gli obiettivi del terapeuta. Nella nostra

metodologia ogni percorso si articola in tre parti: a) una prima fase in cui si

propongono stimoli poco direttivi, b) una fase centrale di ampia durata, in cui le

stimolazioni seguono il seguente andamento: dalle percezioni, alle emozioni, ai

sentimenti attraverso il rapporto coi colori, gli oggetti, gli elementi naturali, gli altri ed

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il mondo, per acquisire un livello di maggior consapevolezza; c) una fase conclusiva

con dei lavori collettivi.

Stimolazioni usate nella prima fase:

- Il tema libero: ciascun partecipante sceglie un contenuto o un soggetto personale

da esprimere sul foglio;

- l’esplorazione guidata dei materiali esposti nel laboratorio;

- la scatola delle immagini, contiene: foto, cartoline, ritagli di riviste di soggetti vari.

Stimolazioni della seconda fase (tabella 2, alla fine del capitolo):

- Proposta tematica: sulla base delle osservazioni effettuate nella prima fase, il

conduttore offre al gruppo uno stimolo definito. Gli utenti sono incoraggiati ad

accettarlo, ma l’invito non è tassativo quindi può essere trasgredito; nella

verbalizzazione finale ci sarà lo spazio per motivare le scelte personali. Il tema

può dare un senso di restrizione se l’utente ha delle immagini personali da

esternare, mentre può dare sollievo all’ansia quando non riesce in questa

operazione. I temi proposti più di frequente sono illustrati nella tabella.

- Stimolo proposto dal gruppo, il conduttore invita ognuno a proporre qualcosa che

desidererebbe disegnare, dipingere o scolpire. Due delle “immagini” sono scelte

liberamente dai partecipanti dopo una breve discussione.

- Il movimento: la fase pittorica viene preceduta da un lavoro sul movimento o sulla

danza. Queste stimolazioni possono avere diverse finalità secondo il tipo di

gruppo: alleggerire dalle tensioni muscolari ed emotive, recuperare una gestualità

più fluida, promuovere l’espressione di contenuti profondi legati al corpo.

Stimolazioni della terza fase:

in ogni gruppo di arte terapia c’è un momento di presa di distanza e di condivisione

del proprio lavoro nella fase di verbalizzazione finale. Questo terzo gruppo di

proposte approfondisce il processo di relazione e di comunicazione con gli altri

attraverso degli stimoli specifici; ricordando che il passaggio dal lavoro individuale a

quello collettivo deve essere condotto con attenzione e solo quando il gruppo

sembra disponibile. Alcune di queste tecniche possono essere utilizzate dal

conduttore per approfondire il rapporto terapeutico con determinati pazienti (Kramer).

- Lavori a coppie. Vi sono due gruppi di proposte: a) dipingere sullo stimolo fornito

da un compagno (colore o forma), la relazione costituisce solo uno spunto iniziale

che ciascuno sviluppa come vuole, b) dipingere come o con il compagno, la

relazione entra in primo piano con tutte le sue problematiche.

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- Lavori collettivi. Sono stati tradizionalmente usati come conclusione di un ciclo

annuale. Riteniamo che possano costituire un percorso in sé dotato di significato

autonomo e siano organizzabili per livello di coinvolgimento; dal mettere in

comune opere sostanzialmente eseguite individualmente, al creare

collettivamente un’unica opera. Riproponiamo il consiglio di usare queste

tecniche in un gruppo disponibile e coeso perché si può creare un po’ di “traffico

emozionale”, il conduttore dovrà essere un “vigile attento” a rendere scorrevole e

non caotica la seduta. Questo tipo di esperienze possono essere interessanti

quando più gruppi di arte terapia si incontrano o quando c’è da creare qualcosa

che verrà esposto al pubblico, l’opera comune è spesso vissuta come protettiva

dagli utenti più problematici.

Alla fine di un ciclo, è importante dare la possibilità di ripercorrere visivamente

l’esperienza per afferrarne il senso evolutivo. Rivedere i propri disegni insieme al

conduttore, rilevarne l’evoluzione sia nei contenuti che nelle caratteristiche formali, è

utile per qualunque tipo di utenza. Sul piano analogico, questo lavoro può tradursi in

un disegno di sintesi.

Per ultimo, è bene chiedersi quale destino aspetta le opere prodotte nei laboratori di

arte terapia. Di solito non se ne parla, né se ne scrive, eppure per gli utenti è

importante sapere che cosa accadrà di questi lavori. Riteniamo che, laddove

esistano degli spazi adeguati, dovrebbero essere archiviate e conservate se l’utente

non può o non vuole tenerle con sé (soprattutto chi lavora con i bambini o con gli

psicotici sa quanto possa essere pericoloso e frustrante affidarle alla famiglia).

I luoghi dell’arte terapia

Abbiamo visto come l’arte terapia si sia sviluppata circa quarant’anni or sono come

strumento sussidiario alle cure psichiatriche e come, tuttora, questa sua applicazione

clinica sia fra le più diffuse e riconosciute. Negli ultimi anni questo panorama si è

gradualmente diversificato cosicché, oggi, possiamo individuare tre settori di

intervento: a) educativo, b) riabilitativo e c) della salute; parliamo di salute e non di

terapia perché questo termine torna a farci pensare esclusivamente all’ambito

psichiatrico. In questo paragrafo tralasceremo le prime due aree, così come l’ambito

strettamente clinico, poiché verranno trattate estesamente nei capitoli ad esse

dedicate; qui ci limiteremo a ricordare che le tecniche, il setting e gli obiettivi generali

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sono ovviamente comuni; ciò che varia è la modulazione rispetto alle capacità ed ai

bisogni degli utenti.

Affermare che l’arte terapia può intervenire nel campo della salute e del benessere,

vuol dire considerarla uno strumento al servizio di tutti coloro che ricercano il proprio

equilibrio psicofisico, attraverso la creatività e la comunicazione. Anche nel nostro

settore è in atto il superamento del concetto di trattamento della malattia; si

interviene nella prevenzione così come nel quotidiano, per ridurre lo stress, o in

quelle situazioni “normali” in cui c’è necessità di recuperare un buon equilibrio, per

aumentare il livello di benessere generale (in particolare nei periodi della vita

contraddistinti dal mutamento come il parto o la menopausa nelle donne). Si utilizza,

inoltre, nell’area delle cure palliative come terapia di supporto ai malati terminali o di

sostegno per gli operatori che li curano.

L’arte terapia ha trovato diffusione nell’ambito delle cosiddette medicine naturali

dove si ritiene che con l’arte si possa creare una migliore connessione fra soma e

psiche. Goethe, da un lato, e le ipotesi neurofisiologiche sulle funzioni dei due

emisferi, dall’altro, costituiscono il riferimento teorico secondo il quale sviluppare il

linguaggio analogico vuol dire riappropriarsi di funzioni cerebrali sotto utilizzate e

creare una migliore armonia fra le nostre due anime. Il terapeuta, facilitando

l’espressione delle emozioni, dei desideri e delle paure permette all’utente di viverle

e finalizzarle in modo più sano.

Riprendiamo il discorso sull’arte come terapia della salute per presentare alcune

aree di intervento più recenti e meno note: la dipendenza alcolica, la bulimia ed

l’anoressia, l’oncologia e le cure palliative, le patologie psicosomatiche negli

operatori sanitari, l’intervento sugli anziani.

L’alcolismo. Questo intervento è stato sperimentato soprattutto nell’Europa del Nord

e solo di recente è approdato in Italia (Giaume 1996) affiancandosi ai più collaudati

gruppi di self-help, mentre da noi l’arte terapia aveva già evidenziato la sua utilità

rispetto alle problematiche dell’abuso di sostanze nelle comunità per

tossicodipendenti. La struttura del gruppo, le proposte e gli interventi del terapeuta

sono quelli classici, strutturati nello specifico per: accrescere il livello di autostima;

rendere più capaci di tollerare la frustrazione, che deriva dalla distanza esistente fra

mondo dei desideri e possibilità di realizzarli; superare le tensioni autodistruttive.

L’arte terapia consente di misurarsi con queste tematiche in maniera progressiva e

non allarmante, la realizzazione dell’oggetto artistico (superata una prima fase di

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ipercritica del giudizio) conferma il soggetto nella sua capacità di realizzare qualcosa

in senso positivo e la partecipazione ad un gruppo lo sostiene rispetto all’immagine

di sé. Disegnare è fare ogni volta delle scelte attingendo al proprio mondo interno,

recuperando immagini e percezioni che restituiscono un senso di identità personale;

in particolare, sembra essere efficace il lavoro sul colore per “equilibrare le

disarmonie psichiche lavorando su eccessi o carenze cromatiche” (Giaume,1996).

Nel proseguimento dell’intervento si cerca di far acquisire una maggiore competenza

tecnica che permetta all’utente di rendersi sempre più autonomo (quasi di sostituire

la dipendenza dall’alcol con quella artistica) dal terapeuta. Nel percorso terapeutico il

gruppo evolve da una prima fase in cui esprime la patologia, ad una seconda in cui

emergono le singole personalità.

I disturbi alimentari. In questi anni le problematiche psicologiche che si esprimono

attraverso comportamenti alimentari scorretti, dannosi per la salute, si sono diffuse in

maniera preoccupante, spingendo gli operatori sanitari verso la ricerca di forme di

intervento integrate; sono sorte, così, collaborazioni fra arte terapeuti e dietologi per

il trattamento dell’anoressia e della bulimia. In questo tipo di pazienti la

concentrazione sulla pittura distoglie il centro dell’attenzione dal sintomo,

dall’ossessione della dieta, riportandolo sul soggetto; i disegni facilitano

l’esplorazione di fantasie legate all’immagine di sé, permettono un accesso meno

minaccioso a sentimenti come la rabbia, la depressione, la paura o a vissuti di

amore-odio verso le figure genitoriali. Fondamentale nel trattamento di questo tipo di

patologie è il ruolo attivo del paziente all’interno del gruppo, poiché gli consente,

attraverso la partecipazione al proprio trattamento, di smontare il meccanismo della

sfida. L’iniziale impegno sul foglio rappresenta l’affermazione concreta dell’impegno

nella relazione terapeutica attraverso un atto diretto, proprio, e non solo un avvallo

formale. Per i soggetti bulimici ed in particolare per le donne, la partecipazione

regolare ad un gruppo costituisce il primo atto del “prendersi cura di sé” e della

propria salute, creando all’interno della propria quotidianità uno spazio (fisico e

mentale) a questo dedicato, in contrasto con una routine in cui i ruoli familiari le

fanno sentire svuotate e fagocitate.

Nel trattamento dei disturbi alimentari la fase iniziale del rapporto terapeutico è

estremamente delicata, poiché anoressici e bulimici si sentono fortemente minacciati

da tutto ciò che può produrre un cambiamento e contemporaneamente desiderano

altrettanto fortemente comunicare ed essere compresi. Nell’anoressia il problema del

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controllo (di sé, del proprio corpo e degli altri attraverso l’uso della malattia) è

centrale al punto che, in alcuni casi, la paura di perderlo equivale alla paura di

perdere la propria esistenza; la pittura, poiché fornisce un mezzo inusuale di

espressione, può far perdere alcune difese ed aiutare il paziente a prendere

consapevolezza dei meccanismi attraverso cui attua questo rigido controllo. L’arte

terapeuta deve accompagnarlo in questo percorso con un approccio non direttivo e

rassicurante; permettendo al paziente di lavorare col proprio ritmo, con riguardo ai

propri spazi e facendolo sentire protetto dai confini del gruppo. Poche e chiare

regole, all’interno delle quali il conduttore mantiene la capacità di un rapporto

flessibile, che sostengano il delicato processo del riconoscimento delle proprie

barriere e delle proprie emozioni.

In questo periodo stiamo cercando di formalizzare un progetto che integri gli

interventi medici e educativi di un reparto di dietologia con l’intervento arte

terapeutico di gruppo, a partire dalla fase di selezione dei pazienti da inviare, fino

alla creazione di un protocollo di valutazione dei risultati.

Ansia e stress negli operatori sanitari. Un settore d’intervento, la cui importanza per

la salute non è da sottovalutare, riguarda il sostegno agli operatori che

quotidianamente affrontano patologie che attivano profondi livelli di emotività. In

numerosi settori di cura, dalla rianimazione all’oncologia, il carico di stress e la

vicinanza con la morte provocano un carico emotivo che può tradursi in

somatizzazioni (astenia, cefalee, disturbi del sonno, gastrointestinali, sessuali e

respiratori-Tonini,Tamino, Bellotta, Bianchi e Notarangelo 1997) se non trova canali

di espressione adeguati. “L’angoscia di morte è un aspetto fondamentale della vita di

ognuno. E’ come una voce che ci parla da dentro abbassandosi ed alzandosi di

volume in relazione a quelli che sono i nostri vissuti quotidiani… reagire di fronte a

queste grida, diventando sordi, significa obbligare a cercare delle vie alternative”

(Tonini et al. 1997) Spesso gli psicologi sono intervenuti con un approccio verbale

che si è rivelato difficoltoso per le resistenze e l’atteggiamento ambivalente degli

operatori, affiancando l’arte terapia come intervento di gruppo, le difese sembrano

abbassarsi grazie alla modalità indiretta con cui viene affrontato il rapporto con

l’angoscia di morte. L’intervento ottiene, quindi, due risultati: fornire nell’immediato

un canale di scarica emozionale che disinveste il corpo e permettere un

allentamento di quelle difese che non consentono l’elaborazione dei vissuti

problematici.

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Le cure palliative in oncologia. E’ evidente che l’intervento arte terapeutico in questo

settore si inserisce nell’approccio multidisciplinare delle cure palliative che

accompagnano il paziente oncologico nella fase finale della sua vita. Già

sperimentato all’estero con buoni risultati (in particolare nella Clinica Universitaria di

Zurigo) pare aumentare la soglia di tollerabilità del dolore; soglia che si abbassa in

quei soggetti che evidenziano problematiche psicologiche irrisolte. In questi casi la

mediazione arte terapeutica offre delle “soluzioni possibili per le emozioni e le paure,

accompagnando il malato verso una rieducazione psicologica ed una maggiore

sensazione di benessere” (Thomas, Kennedy 1993). In particolare il terapeuta aiuta

il paziente ad esplorare, attraverso le immagini prodotte, gli aspetti della sua vita

emotiva sollecitati dalla malattia; per Esther Dreyfuss (1991) si fornisce un sostegno

per l’elaborazione del lutto attraverso l’espressione creativa

“creando con il malato un quadro che gli sopravviverà, noi cerchiamo di diminuire le

sue angosce di separazione e di perdita “(Warren,1991). Particolare attenzione va

posta nel non sollecitare troppo direttamente il paziente, violando la sua intimità e le

sue difese, o nel proporgli questo lavoro come un’attività ludica, perché potrebbe

essere vissuto come infantilizzante e, di conseguenza, sminuirne il valore; l’arte

terapeuta dovrebbe favorire la creazione di uno spazio che calmi le ansie del malato

e costituisca un territorio in cui egli è ancora libero di sperimentare (Manusardi, Totis,

De Conno 1996).

L’intervento sugli anziani. Abbiamo appena letto come l’arte terapia venga utilizzata

in contesti in cui la parola “curare” acquista un senso particolare, non collegato ad un

discorso di evoluzione verso la salute ma di miglioramento esistenziale. Con gli

anziani può essere fatto un discorso analogo, intendendo l’intervento come uno

strumento per frenare il deterioramento provocato da alcune patologie tipiche di

questa fase della vita.

Abbiamo sperimentato direttamente l’utilità dell’espressione artistica nel mantenere

mobili e feconde le capacità percettive ed il potenziale espressivo, nondimeno

l’intervento arte terapeutico di gruppo si è dimostrato efficace nel restituire agli

anziani la fiducia nelle proprie capacità. E’ importante intervenire con tempismo ai

primi segnali di deterioramento, affiancando l’arte terapia alle cure farmacologiche

tradizionali.

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TABELLA 1: I MATERIALI IN ARTE TERAPIA

M

a

t

e

r

i

a

l

e

MATEMATERIALI CARATTERISTICH

E

USO UTENZA LUOGO

Tempere i Colori in

polvere e terre

terre naturali

Soffice – pastoso

(si amalgamano

con acqua, colla )

Pittura coprente o

acquerellato

Adulti

Coloristi

Laboratorio strutturato

Tempere

pronte

Morbide – brillanti

(si diluisce con

acqua)

Pittura coprente o

acquerellato

Adatto a tutti,

atossiche per

bambini

Laboratori e gruppi

riabilitativi, inadatto

all’ambiente ospedaliero

Acrilici Morbidi – compatti Pittura coprente Adulti con discrete Laboratorio strutturato

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– molto coprenti. Spatolato

Tecniche miste

(pittura e

modellato)

capacità tecniche e

buon uso della

manualità fine.

Acquerelli a

cialde

Sensibili –

trasparenti

Colore tenue,

opaco. Trasparente

o netto a seconda

della diluizione

Adatto a tutti. Ovunque

Acquerelli in

tubetto

Morbidi – sensibili Colore spesso e

luminoso

Adulti ed

adolescenti con

non gravi patologie

Laboratorio strutturato

Ecoline e

chine

Liquidi – brillanti –

fluidi

Colori intensi e

luminosi.

Trasparenti o netti

a seconda della

diluizione

Adulti, adolescenti.

Non molto adatto a

patologie gravi

perché difficili da

controllare

Laboratorio strutturato

Colori ad

olio

Pastosi – molto

coprenti – morbidi.

Pittura e spatolato Adulti ed

adolescenti

Laboratorio strutturato

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Lungo tempo di

asciugatura

Matite:

a) nere

Dure e morbide

Disegno,

ombreggiature

Adatto a tutti,

particolarmente

indicato per chi ha

buone capacità

organizzative

Ovunque

b)Carboncin

o

Morbido – tende a

sfumare

Disegno

Chiaro – scuro

Adulti ed

adolescenti.

Laboratori e attività

riabilitative

c) Colorate Dure – controllabili Disegno Adatto a tutti Ovunque

d)

Acquerellabi

li

Sensibili e diluibili

con l’acqua

Disegno e colore Adatte a tutti Ovunque

Pennarelli

colorati

Facilmente

maneggiabili,

segno molto

definito

Disegno e colore

Adatti a tutti, in

particolare a

bambini ed

adolescenti.

Ovunque

Pastelli a

Duri e rigidi

Disegno, colore e

Bambini e adulti.

Ovunque

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cera Favoriscono la

regressione

graffiti

Pastelli ad

olio

Consistenti – tratto

chiaro e morbido.

Tattili

Colore e forma

Adatto a tutti,

specifico per

coloristi

Ovunque

Colori a dita

Morbidi, pastosi e

sensuali.

Fortemente

regressivi

Colore,

immediatezza di

espressione

Bambini e adulti

anche con

patologie gravi e

deficit intellettivi.

Inadatto ai nevrotici

Laboratori e attività

riabilitative in situazioni

strutturate

Gessi

Compatti o friabili,

tende a scomparire

o sfumare

Disegno e colore

Adatto a tutte le

età, controindicato

in soggetti ansiosi

Ovunque

Creta

Argille

Materiali plastici,

modellabili e

morbidi. Regressivi

Modellare

Creare oggetti

tridimensionali

Bassorilievi o alto

rilievi

Adulti ed

adolescenti. Da

usare con

attenzione coi

bambini perché

tendono ad ingerirli

Laboratori e attività

riabilitative strutturate

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Materiali di

recupero

Variabili

Stimolano la

creatività

Materiali d’uso

quotidiano

Creare sculture,

installazioni, quadri

ed oggetti

tridimensionali

Adatto a tutti

Laboratori e attività

riabilitative

Tabella 2

Esempi di proposte tematiche

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IL CORPO: a quest’area appartengono le proposte di osservare, muovere e poi disegnare o dipingere una parte o tutto il proprio

corpo (ad es. la mano o l’autoritratto). E’ un lavoro particolarmente adatto ai bambini ed agli psicotici per consolidare la

percezione del sé corporeo e per sentire i propri confini.

IL MOVIMENTO: prosegue idealmente il percorso sul corpo ampliandolo; si propone di danzare un colore, di muoversi come il

vento o di animare un soggetto disegnato

E’ particolarmente indicato nei gruppi di trattamento dei disturbi psicosomatici o dei disturbi alimentari.

I COLORI: si propongono i colori a partire dai tre primari, per proseguire con i secondari ed i complementari. In ogni incontro si

esplora un colore utilizzando materiali diversi, se ne scopre la luminosità o l’opacità. Si completa il lavoro esplorando le emozioni

e le sensazioni che esso provoca.

COPIA DAL VERO: al centro dell’attenzione sono posti degli oggetti da riprodurre. Questa stimolazione può essere proposta per

sostenere il rapporto con la realtà concreta o affinare le capacità tecniche se i pazienti lo richiedono. L’oggetto può

rappresentare un punto di partenza che l’utente arricchisce in modo personale, mettendo così in relazione mondo reale e mondo

fantastico.

POESIE E BRANI MUSICALI: le impressioni e le sensazioni che esse evocano vengono tradotte in colori ed immagini. Facilita

l’esplorazione e l’espressione dei sentimenti.

ELEMENTI NATURALI: come in altre forme di arte terapia, si possono proporre tutta una serie di stimoli naturali (dai quattro

elementi, agli animali, agli alberi e le piante) per scoprirne le valenze soggettive. Il lavoro sugli animali può essere

particolarmente lungo per il loro valore simbolico.

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Segue tab. 2

LAVORO A COPPIE: ognuno fa un primo intervento su un foglio e quindi lo scambia

con un compagno che, interpretandolo soggettivamente , lo porta a completamento

in un disegno. Si può lavorare sulla forma (ritagliando il foglio o ripiegandolo per

renderlo tridimensionale) o lavorare sul segno.

IL RITRATTO O LA SAGOMA: il ritratto di un compagno può essere un’esperienza

ricca di valori sia per chi ritrae sia per chi è ritratto. Talvolta suscita il timore di urtare

la sensibilità del compagno, è utile proporlo quando esiste una buona coesione di

gruppo ed un clima di reciproca accettazione. Lavorare sulla sagoma è sicuramente

meno problematico.

IL PUZZLE: un grande foglio viene ritagliato dal conduttore in tante forme quanti

sono i partecipanti al gruppo, ciascuna si incastra con le altre. Il disegno avviene

individualmente e solo al termine il “tutto” viene ricomposto, è una buona immagine

del significato di gruppo.

LO SFONDO: ciascuno realizza un disegno di piccole dimensioni che verrà poi

incollato su un grande foglio comune. Il lavoro collettivo consisterà nel creare uno

sfondo comune che accoglierà e collegherà tutti i disegni.

IL COLLETTIVO: su un grande foglio o un pannello di compensato, tutto il gruppo

lavora in contemporanea per produrre un’opera comune.

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