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La chiesa di S.Girolamo ARTE E STORIA 5

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La Chiesa di S. Girolamo

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I cimiteri monumentali italianirappresentarono, fin dalla lorofondazione, una significativatestimonianza artistica estorica delle città. Il sepolcretobolognese, a differenza di moltialtri che solitamente furonocostruiti ex-novo a partire dal

XIX secolo, fu istituito riutilizzando le strutture del pre-esistente monastero di San Girolamo di Casara, la cuifondazione risale al 1334. Sebbene oggi ci appaia completamenteintegrato nel tessuto urbano, nel 1801 fu scelto proprio per lasua distanza dall’abitato e per la possibilità di adeguarlo coninterventi minimi. Dal 1797, anno della sua soppressione, ilcomplesso monastico ha subito numerose trasformazioni,demolizioni e aggiunte tali da rendere solo in parte visibilel’impianto originario. Fulcro fisico e ideologico è da sempre lachiesa di San Girolamo, intorno a cui ruotava la vita dei frati,sia negli spazi dedicati alle attività comuni, sia nelle cellemonacali. Orti, vigneti e peschiere circondavano il complessoe garantivano rendite e autonomia alimentare. La fase ediliziapiù intensa è frutto dei privilegi accordati alla Certosa daPapa Niccolò V in riconoscenza di Nicolò Albergati, priore delmonastero e figura di spicco della diplomazia internazionaledell’epoca, che fu suo maestro e sostenitore alla salita delsoglio pontificio, avvenuta nel 1447. Due secoli dopo lafondazione, il complesso, che inizialmente aveva una struttura

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Veduta del monastero in unaincisione del XVII secolo.Gds Archiginnasio

Gian Giacomo Dotti, disegno delprogetto per il portico d'Ingresso, 1761.Gds Archiginnasio

piuttosto semplice, risultava ampliato da nuovi interventi chelo rendevano uno dei più importanti dell’ordine: le cellemonacali dal canonico numero di undici erano passate adiciannove, la chiesa era stata ampliata nel transetto conl’aggiunta di due cappelle laterali e nuovi chiostri e spazicomunitari arricchivano il convento. Pochi furono gli interventisuccessivi e volti perlopiù alla manutenzione, con l’eccezione,nei primi anni del ‘600, dell’elevazione del secondo e piùimponente campanile. L’ultimo intervento di rilievo risale al1768 con la costruzione dell’ingresso monumentale su progettodi Gian Giacomo Dotti. Dell’imponente patrimonio artisticoracchiuso nel complesso, tale da farne meta irrinunciabile perchi visitava la città, poco è sopravissuto e solo la chiesa rimanetestimone dell’antica ricchezza, pur con la demolizione dellecappelle laterali di destra e le spoliazioni napoleoniche.Dopo il 1801 gestione e custodia della Chiesa sono stateaffidate alla Curia Arcivescovile di Bologna che vi ha impegnatoil suo clero diocesano: dal 1958 in collaborazione per diecianni con i religiosi missionari Passionisti. Dal 1968 ad oggi ipadri Passionisti vi lavorano da soli.

Roberto Martorelli

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Antonio e BartolomeoVivarini, polittico.Bologna, PinacotecaNazionale

Giacomo Cavedoni,Miracolo di Sant’Anselmo.Bologna, PinacotecaNazionale

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LA CHIESA DI S.GIROLAMO DELLA CERTOSA:LA DECORAZIONE INTERNA

Nel 1772, Luigi Crespi, nel suo libretto dedicato alla Certosadi Bologna che registrava minuziosamente l’assetto decorativointerno prima delle spoliazioni napoleoniche del 1797,affermava che se altre Certose possono contendere a quelladella città felsinea il primato per la ricchezza e lamonumentalità dell’impianto architettonico, quest’ultimasorpassava tutte le altre per la preziosità dell’apparatodecorativo interno “Perché se altri in altre Città vantarpossa di reggere Certose per Maestà di fabbriche forse piùfastose, …e per iscolture più assai pregiabili, e peradornamenti più illustri, nulladimeno questa (la Certosa diBologna) per abbondanza, e squisitezza di pitture tantosovrasta, che ne pare la Regina di quante nella CristianaRepubblica s’ammirano (L. Crespi, La Certosa di Bolognadescritta nelle sue pitture, Bologna, 1772, pp. 4-5).Dell’antica decorazione medievale poco ci resta anche se dalMonumenta Cronologica della Certosa (Ambrogio Sforza,Monumenta Cronologica Cartusia Bononiensis, 1678,ms.38/5883, c.69) sappiamo che la cappella maggiore, ultimata

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con ogni probabilità poco dopo la metà del Trecento, dovevacontenere una tavola ad ornamento dell’altar maggiore, e ricchiapparati tra cui un bellissimo calice.E’ sopravissuto, invece, il sontuoso polittico di Antonio eBartolomeo Vivarini, destinato a decorare l’altar maggiore insostituzione di quello medievale, che fu commissionato pervolontà del papa Niccolò V, nel 1450, per onorare la memoriadel defunto Beato Nicolò Albergati, priore del convento deiCertosini dal 1407 al 1417 e quindi vescovo della città diBologna di cui il papa era stato segretario, maestro di casa econsigliere.Il polittico è raffinatissima espressione di quel gusto diRinascimento umbratile (Longhi) che fonde una preziositàdecorativa di stampo gotico con un’apertura verso una timidaintuizione spaziale di tipo prospettico e una nuovaconsapevolezza formale che riflette gli aggiornamenti compiutiin relazione all’esperienza padovana di Antonio Vivarini neilavori della cappella Ovetari agli Eremitani a contatto con lalezione di Mantegna.Il Polittico fu successivamente spostato sull’altare dellaSacrestia in epoca di Controriforma, quando la zona absidalefu sottoposta ad un nuovo assetto decorativo, poi in epocanapoleonica portato presso l’Accademia di Belle Arti e quindidi lì passò nella Pinacoteca Nazionale di Bologna, dove sitrova attualmente.Al 1538 risale il prezioso coro ligneo ricostruito da Biagio DeMarchi, che con ogni probabilità si servì dei cartoni delleraffinate tarsie che decoravano gli stalli del coro eseguito nel1488 da Melchiorre Provenzale, secondo le notizie fornite daMonumenta Cronologica. Il coro quattrocentesco era andato

Agostino Carracci, Comunionedi San Girolamo (particolare).Bologna, Pinacoteca Nazionale

Ubaldo Gandolfi, San Francescodi Paola (particolare).Bologna, Pinacoteca Nazionale

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distrutto nel 1527 a causa del saccheggio operato in Certosadai Lanzichenecchi di Carlo V.In epoca di Controriforma, coincide con il priorato di GiovanBattista Capponi (1588-1613) la realizzazione di un vastoprogramma di rinnovamento dell’apparato decorativo internoche interessò la zona absidale e le neoedificate cappelle di S.Girolamo e di S. Giovanni Battista, poste rispettivamente adestra e a sinistra dell’entrata.L’artista più rappresentativo di questo piano di rinnovamentodel complesso cartusiano e che incarna più fedelmente l’idealedi spiritualità ascetica dei certosini è senz’altro BartolomeoCesi, chiamato fin dai primi anni Ottanta a decorare ad affrescola Foresteria Nuova. Di questo ciclo decorativo sopravvive, inloco, un unico affresco raffigurante la Madonna col bambinoSan Giovannino, San Gerolamo e San Bruno. Spetta ancoraa Capponi l’affidamento all’artista delle tre pale d’altaredestinate a decorare la zona absidale e dedicate al tema dellaPassione di Cristo: “il priore Capponi fece fare tutte tre lepitture in tela come quelle su muro per mano di BartolomeoCesi...”. (cfr. S. Vicini 1990, p. 24 n. 30): Crocefissione,Deposizione (lato destro), Orazione dell’Orto (lato sinistro).Controversa la datazione di queste tele che sulla base dellatestimonianza del Malvasia si credevano realizzate alla metàdel secondo decennio del Seicento, ma il ritrovamento didocumenti in epoca recente (cfr. D. Benati, Per il percorsoiniziale di Bartolomeo Cesi in “Paragone”, XXXI, 369, 1980,pp.2-28 e S. Vicini, Bartolomeo Cesi nella Certosa diS.Girolamo: nuove precisazioni, in “Accademia Clementina.Atti e Memorie”, 27, 1990, pp. 17-36) fanno propendere peruna datazione sullo scorcio del Cinquecento.

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In un arco di tempo compreso tra la fine del ’500 e l’inizio del’600 si scala anche l’intervento di altri due “eccellentissimipennelli”: Agostino e Ludovico Carracci. Agostino è l’autore diquella Comunione di S.Girolamo che divenne ben prestoopera paradigmatica della riforma carraccesca sul versantedel côté classicista. Portata in Francia al tempo dellesoppressioni napoleoniche, attualmente si trova presso laPinacoteca di Bologna. Al suo posto sull’altare di S. Girolamofu collocata una copia realizzata nel 1823 da Clemente Alberi.A Ludovico Carracci spettò la realizzazione della pala d’altareraffigurante la Predica del Battista (datata e firmata 1592)che decorava anticamente l’altare della cappella di S. GiovanniBattista, posta di fronte a quella di S. Girolamo.Quando la cappella di S. Giovanni Battista fu dedicata a S. Bruno, il dipinto di Ludovico Carracci fu spostato nellacappella di S. Giuseppe per far posto a La visione di S.Bruno(1647) del Guercino. Tanto il dipinto di Ludovico Carracci,quanto quello del Guercino sono passati con le soppressioninapoleoniche alla Pinacoteca Nazionale di Bologna dove sitrovano anche la Flagellazione e la Coronazione di spine diLudovico Carracci. Queste due ultime tele, eseguite daLudovico nel corso degli anni Novanta per la chiesa di S. Girolamo,erano inserite nella barriera di separazione fra chiesa“esteriore” e coro. Sull’altare della cappella di S. Brunoattualmente si trova un dipinto di Bartolomeo Cesi raffiguranteLa visione di S. Bruno circondato da sei Beati certosini,completamente ridipinto nell’Ottocento da Filippo Pedrini (G. Giordani 1828, p. XVIII, A. Raule 1961, p. 32).Le cappelle interne contenevano numerose opere degli allievidei Carracci: Lucio Massari (Chiamata di Giacomo e Giovannie il Compianto, 1620), Alessandro Tiarini (S. Bruno trovatomorto da Ruggero e S. Caterina incoronata da Gesù),

Ludovico Carracci, Coronazione di spine (particolare). Bologna, Pinacoteca Nazionale

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Giacomo Cavedone, (Miracolo di Sant’Anselmo) e LorenzoGarbieri ( Martirio di S. Stefano), dipinti che attualmentesono conservati presso la Pinacoteca di Bologna.Spetta a Don Daniele Granchio, ferrarese, priore del conventodei Certosini dal 1644 al 1660, continuare l’opera di abbellimen-to portata avanti dai suoi predecessori.E’ questo priore a commissionare ad alcuni tra i piùrappresentativi pittori operanti allora a Bologna un ciclo divaste tele dedicate alla raffigurazione di diversi episodi dellavita di Cristo. Sotto il profilo stilistico questo ciclo cristologicosi pone nel panorama artistico bolognese seicentesco comeelemento di congiunzione tra le correnti di gusto classicista,imperanti nella prima metà del ’600 e le aperture verso ungusto di stampo barocco che si affermerà compiutamentesolo nella seconda metà del ’600.Se infatti artisti come Francesco Gessi (La Pesca Miracolosa,1645 e La cacciata dei mercanti dal Tempio, 1648), GiovanAndrea Sirani (La Cena in casa del Fariseo, 1652) edElisabetta Sirani (Battesimo di Cristo, 1658) si pongono suuna linea di continuità col classicismo di stampo reniano,artisti quali Pasinelli (Cristo che appare alla madre assiemeai santi Padri liberati dal Limbo 1657, Ingresso di Cristo inGerusalemme 1658) e soprattutto Canuti (Il GiudizioUniversale 1658) portano avanti sperimentazioni luministichee spaziali di segno già barocco.Fanno parte di questo ciclo anche una Natività (1644) diNunzio Rossi, pittore napoletano che seguendo la testimonianzadel De Dominici (Vite de’ Pittori, Scultori ed Architettinapoletani, Bologna 1742, p. 67) si era trasferito a Bolognaper perfezionare il suo stile presso la scuola di Guido Reni. Lasua opera, posta originariamente sulla controfacciata dellachiesa, fu spostata in epoca ottocentesca all’esterno e

Ludovico Carracci, Flagellazione (particolare). Bologna, Pinacoteca Nazionale

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precisamente nella Cappella della Madonna delle Asse (giàSala del Capitolo) per far posto all’organo. Attualmente ildipinto è conservato a Palazzo d’Accursio.Appartiene a questo ciclo anche La resurrezione di Cristo(1651) di Giovanni Maria Galli Bibiena il Vecchio detto Bibiena,in cui ripropone il gusto di classicismo tenero e sentimentaledel suo maestro Francesco Albani.Infine vale la pena ricordare che fino alle soppressioninapoleoniche del 1797, allorché il convento fu adibito ad usimilitari, poi a partire dall’inizio dell’800 destinato a cimiterocomunale, i certosini continuarono ad abbellire la chiesa diS.Girolamo, il Capitolo e il Refettorio con opere di maestri difama quali Giovanni Maria Viani (S. Bruno, la Beata Rosolinarispettivamente per il Refettorio e il Capitolo), Ubaldo Gandolfi(S. Francesco di Paola destinato al Capitolo), Giuseppe MariaCrespi (SS. Trinità, Madonna e Santi, Sant’Orsola), dipintiche, come i più, passarono all’Accademia di Belle Arti esuccessivamente nella Pinacoteca di Bologna, mentre adocumentare l’assetto decorativo di epoca settecentescapermangono ancora in sagrestia, La Vergine e il Bambino ingloria, la Maddalena e Sant’Ugo di Giovan Girolamo Bonesie il Beato Nicolò Albergati appare in sogno a TommasoParentucelli da Sarzana predicendogli il pontificato diErcole Graziani, allievo di Donato Creti.

Armanda Pellicciari

Giovan Francesco Barbieri detto il Guercino, Visione di San Bruno (particolare).Bologna, Pinacoteca Nazionale

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Nunzio Rossi, Natività. Bologna, Palazzo D’Accursio

Leggio, XVIII secolo, particolare.Bologna, Collezioni Comunali d’Arte

Bibliografia:Ambrogio Sforza, MonumentaCronologica CartusiaBononiensisis (1678), ms.38/5883,c.69.De Dominici, Vite de’ Pittori,Scultori ed Architetti napoletani,Bologna 1742.L.Crespi, La Certosa di Bolognadescritta nelle sue pitture,Bologna, 1772.G.Giordani, Descrizione dellaCertosa di Bologna ora CimiteroComunale, Bologna 1828.

A Raule, La Certosa di Bologna,Bologna 1961.D. Benati, Per il percorso inizialedi Bartolomeo Cesi in “Paragone”,XXXI, 369, 1980, pp. 2-28.S. Vicini, Bartolomeo Cesi nellacertosa di S.Girolamo: nuoveprecisazioni, in “AccademiaClementina. Atti e Memorie”, 27,1990, pp. 17-36

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Il monumentale ingresso cheimmette nel chiostro della chiesafu realizzato nel 1768 dall’architettoGiovan Giacomo Dotti (1724 -1780) su commissione dei Certo-sini.. Fu l’ultima commissionedell’ordine religioso prima dellesoppressioni napoleoniche (1797). Nel grande portico a cinque archispicca quello centrale, di linee piùimponenti, sottolineato da colonnetuscaniche. La chiesa di S. Girolamo si affacciasul vasto chiostro X o della chiesa,che in parte conserva le linee origi-nali mentre sul lato sinistro risultaaccresciuto e rinnovato. La spogliafacciata ingloba il portico su colon-ne in arenaria sotto il quale si aprel’unico portale d’accesso conparaste lisce dai capitelli di gustocinquecentesco. Al di sopra dellalinea del tetto risalta la strutturadella navata con le due cappellelaterali, profilata da archetti ciechiin cotto.Ai lati dell’arco centrale del portico,che corrisponde alla porta d’ingres-so, si aprono due nicchie simme-triche con le statue in terracottadel re Davide (a sinistra) e dellaregina Ester (a destra), opera dello

IL PORTALE D’ACCESSO E LA FACCIATA

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scultore bolognese Gabriele Brunelli(1615 - 1682)) provenienti dallasoppressa confraternita del BuonGesù.. Sotto il portico sono muratinumerosi monumenti funebricinquecenteschi scolpiti, trasportatial cimitero nel XIX secolo da chiesesoppresse, per garantirne laconservazione visto il loro valore ditestimonianze artistiche e storiche.Particolarmente significativo èl’alto rilievo in marmo a sinistradella porta d’ingresso che raffiguraS. Ugo Vescovo che consegna a S.Girolamo il modello della chiesa. Al di sotto compare la scritta “S. Ugo Cartusiensis S. Hieronim.Doctor”.

S. Ugo consegna il modello dellaChiesa a S. Girolamo, altorilievo, XIVsecolo

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LA CAPPELLA DI SAN BRUNO

Posta a destra dell’ingresso, lacappella di S. Bruno era in originededicata a San Giovanni Battista eospitò la grande pala di LudovicoCarracci, oggi alla Pinacotecanazionale. Successivamente intito-lata a S. Bruno venne ornata con ildipinto del Guercino (1591 - 1666)La Vergine appare a S. Bruno,,anch’esso trasferito alla PinacotecaNazionale. Attualmente nell’ancona cinquecen-tesca di linee classiche si troval’Apparizione di Cristo a S.Bruno, attribuito al Cesi (1566 -1629), ma pesantemente ritoccatoda Filippo Pedrini nel XIX secolo .Ai lati della pala d’altare sono

appesi i due Evangelisti Giovannie Luca, opera del pittore napoletanoNunzio Rossi (1626 - 1651). Sullepareti laterali si fronteggiano i duegrandi dipinti con l’Ascensione(1651),, di Francesco Galli Bibiena(1618/19 – 1665) e il GiudizioFinale (1658), di Domenico MariaCanuti (1620-1684), affiancati dacoppie di quadri a olio centinaticon figure di beati certosini, operadegli stessi autori.Al centro del pavimento la grata inferro battuto dà accesso alla criptadella famiglia Pallavicini.Nella chiave di volta è affrescata lafigura di S. Bruno.

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S. Bruno portato in cielodagli angeli (particolaredel paliotto)

Francesco Galli Bibiena,Ascensione

Domenico Maria Canuti,Giudizio Finale

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LA NAVATA

La chiesa presenta una semplicepianta a tau rovesciato con un’unicanavata di tre campate a crociera,illuminata da oculi con vetrate poli-crome che hanno sostituito le mono-fore a sesto acuto di cui si possonoancora riconoscere le tracce nelparato esterno. Sulle volte delle duecampate più vicine alla cappellamaggiore appaiono tracce delleoriginarie decorazioni a motivi vege-tali con oculi da cui si affaccianofigure di santi. La campata d’ingres-so è caratterizzata da una chiave divolta affrescata con la colomba,simbolo dello Spirito Santo. Lungo le pareti sono appesi quattrodei grandi dipinti rappresentantiepisodi salienti della vita del Cristo,posti anche nelle cappelle laterali.All’altezza del cancello che separa-va la chiesa interna, destinata aimonaci, da quella esterna si fronteg-giano La Cacciata dei Mercantidal Tempio (1645) e La Pescamiracolosa (1648) di FrancescoGessi (1588 - 1649) e proseguendoL’Ingresso di Gesù in Gerusalem-me e Il Cristo risorto accompagna-to dai Padri del Limbo cheappare alla Madre (1657) diLorenzo Pasinelli (1629 - 1700).Ciascuna tela è affiancata da dipinti

Francesco Gessi. La Cacciata dei Mercanti dal Tempio

centinati con beati certosini dellostesso autore. Fanno eccezionequelle ai lati dei dipinti del Pasinelli,che si devono al padre certosinoMarco da Venezia (notizie 1613 -1644). I grandi dipinti sono tutticaratterizzati dalla ricchezza delleinvenzioni compositive e del conte-sto entro cui sono ambientate lestorie che permette agli artisti didispiegare il loro talento narrativoe di manifestare il loro stile persona-le all’interno di un linguaggio unicocorale, quello della tradizione renianae carraccesca bolognese, di cui tuttifanno parte, in momenti e conmodi diversi.All’altezza del cancello di accessoal coro, decorato dalle statue instucco dell’Angelo Annunziante edella Vergine Annunziata, databilial XVII secolo, sono simmetrica-mente murati due affreschi staccatiraffiguranti la Madonna col Bambi-no, dell’ambito di Bartolomeo Cesie Il Cristo Portacroce di LudovicoCarracci (1555 -1619).Quest’ultimo, proveniente dalconvento e più volte trasportato,era parte di un affresco molto piùgrande raffigurante Cristo che portala croce alla presenza dellacomunità certosina.

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Francesco Gessi.La Pesca Miracolosa

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Il grande coro ligneo, che occupaquasi due terzi della navata, furealizzato in due tempi. Nel 1538Biagio De Marchi restaurò e rifece,basandosi sui cartoni originali, il coroprecedente, distrutto dai Lanziche-necchi nel 1527. Nel 1612 GiovanniBattista Natali e Antonio Levantiaggiunsero, verso l’altare, altri dodicistalli. Si tratta di uno splendidoesempio di tarsia di gusto rinasci-mentale dove la vivacità delleinvenzioni decorative e dei motiviprospettici sono esaltati dalla qualitàtecnica dell’esecuzione. Fanno partedel coro anche la splendida cattedracon San Petronio venerato dalBeato Nicolò Albergati e il Leggio,collocati nella cappella maggiore.

LA NAVATA

Lorenzo Pasinelli, L’ingresso di Gesù in Gerusalemme (particolare)

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Lorenzo Pasinelli, Cristo Risorto accompagnato dai Padri del Limbo appare alla Madre

Il Coro Intarsiato(particolari), secc. XV-XVI

Annunciazione, statue in stucco, XVII secolo

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LA CAPPELLA MAGGIOREDecorata nell’ultimo decennio delCinquecento da Bartolomeo Cesi(1566 - 1629), la cappella maggioreè un armonioso insieme di affreschi,dipinti e stucchi, bianchi e dorati.All’ingresso sono affrescati i santiPietro e Paolo. Sull’intradossodell’arco d’accesso, entro riquadri,sono dipinti i Santi Caterina daSiena, Domenico, Benedetto,Antonio Abate, Francesco d’Assisie Caterina de’ Vigri. Le vele dellavolta a crociera sono decorate conle figure del Padre Eterno e degliangeli con strumenti della Passione,tra Sibille e Profeti. Nella parte altadelle pareti sono distribuite storiedel Vecchio Testamento prefigurantiil sacrificio e la resurrezione di Cristo(il Sacrificio di Isacco, Giuseppevenduto dai fratelli, Sansonedistrugge il tempio dei Filistei, ilSerpente di bronzo, la Pasquaebraica, Giona estratto dallabalena). Sulle tre pareti dell’abside

quadrata sono disposti i grandidipinti del Cesi rappresentanti scenedella Passione di Cristo (L’Orazionenell’Orto degli Ulivi, la Crocefis-sione, la Deposizione nel Sepolcro)inquadrati da affreschi con santicertosini. Le due porte laterali, che dannoaccesso al Sancta Sanctorum, sonoanch’esse decorate con dipinti delCesi raffiguranti i santi Lorenzo eStefano. Ai lati della Crocefissionel’artista aveva dipinto ad affresco lefigure dei Santi Girolamo e GiovanniBattista che, staccate successiva-mente per far posto alle finestre,sono ora collocate in controfacciata,ai lati dell’organo. Il prezioso tabernacolo in pietredure, originariamente collocato nelSanta Sanctorum retrostante etrasferito sull’altare solo nel secoloscorso, era ornato da statuette inbronzo dorato di Filippo Scandellari(1717 - 1801).

Bartolomeo Cesi,Orazione nell’Orto degliUlivi (particolare)

Tabernacolo, XVIII secolo

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Bartolomeo Cesi,Deposizione nelSepolcro (particolare)

e Crocefissione

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LA SACRESTIA

Dalla cappella maggiore si accedealla sacrestia, caratterizzata daimponenti armadi lignei. Al centrodell’altare dalle ricche colonnetortili in stucco bianco e dorato, sitrova un crocefisso in legno tra laMadonna e San Giovanni Evange-lista in terracotta policroma, attri-buibili a scuola bolognese del XVIIIsecolo. All’epoca della sistemazionedella cappella maggiore ad operadel Cesi fu trasferito in sacrestia ilpolittico realizzato per l’altarmaggiore, commissionato da papaNiccolò V ai pittori venezianiBartolomeo (1432- 1499) e AntonioVivarini (1415 - 1484)), oggi allaPinacoteca nazionale . Sulla paretedi sinistra sono appesi il dipinto diErcole Graziani (1688-1765) IlBeato Nicolò Albergati appare insogno a Tommaso Parentucelli,proveniente da una delle cappellelaterali e Il Crocefisso tra laVergine, San GiovanniEvangelista ed un altro santoattribuito a scuola bolognese dellaseconda metà del Cinquecento.Sopra la porta che conduce allacappella di San Giuseppe si trova

un sottoquadro attribuibile al Calvi(1740-1815) raffigurante S. Bruno.Sulla parete destra si trovano LaMadonna col Bambino, S.Caterina e S. Ugo Vescovo diGirolamo Bonesi (1653- 1725) e unSanto Certosino di scuolabolognese, anch’essi trasferiti insagrestia da altri locali delconvento o della chiesa. Accantoall’altare è collocato un leggiodipinto sui tre lati con grottesche ebizzarrie di gusto cinquecentesco.

Veduta della Sacrestiae particolare dell’altare

Jacopo Alessandro Calvi(attr.), S. Bruno

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LA CAPPELLADI SAN GIUSEPPE

LA CAPPELLADELLE RELIQUIE

Contiene il coro intagliato che erautilizzato dai conversi. In alto èappesa l’Ultima Cena di LorenzoSabatini (1530 ca. – 1576),, prove-niente dal Refettorio del convento,oggi Sala della Pietà.. La parete difondo è occupata dall’altare sette-centesco dedicato a San Giuseppe,una delle ultime opere di GiuseppeMazza (1653-1741). Al centro di un“pannerone” in stucco sostenutoda angeli si trova la statua del santotra San Romualdo e San Petronio,attribuibili a scuola bolognese delprimo Seicento. In origine questacappella era dedicata a San GiovanniBattista e ospitò la pala di LudovicoCarracci con La Predica del Batti-sta, oggi alla Pinacoteca nazionale..Le decorazioni delle pareti si devonoal pittore ornatista Luca Bistega(1672 - 1732).

Decorata da Luca Bistega (1672 -1732) come le altre di questo lato,la cappella presenta sulla paretesinistra un altare barocco perreliquiari, riccamente dorato.L’altare di fronte, di stile formigine-sco, contiene un S. Francesco diAnna Mignani Grilli Rossi (morta1832). Alle pareti sono appesidipinti di piccolo formato, prove-nienti dalla Certosa stessa e daaltre chiese soppresse. Nella paretedi comunicazione tra questa cappellae quella di San Giuseppe si trovauna piccola ancona formiginescacontenente una Madonna colBambino in terracotta di ambitobolognese della prima metà delCinquecento.

Giuseppe Mazza, altare di San Giuseppe

Altare delle Reliquie(particolare)

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LA CAPPELLADELL’ANNUNZIATAEntro un’ancona formiginesca sitrova l’Annunciazione, dell’ambitodi Bartolomeo Cesi (1566 -1629).. Ilpaliotto d’altare è opera successivad’età barocca, attribuibile all’ambitodi Giuseppe Mazza. Di fronte èposto il monumento al card.Bevilacqua (1888), opera delloscultore centese Stefano Galletti(1833-1905), ricca realizzazione inmosaico e marmi bianchi e poli-cromi. Sulla parete a sinistra delmonumento Bevilacqua si trova unaffresco raffigurante S. Antonio daPadova, opera del pittore bologne-se Leonardo Ferrari, dettoLeonardino (morto 1648), traspor-tato in San Girolamo da SantaMaria della Neve. Di fronte è statocollocato un altro affresco traspor-tato raffigurante San Bernardino,un tempo attribuito ad AmicoAspertini e proveniente dalla chiesasoppressa del Gesù, in Via San

Mamolo. Anche questa cappella èdecorata dall’ornatista Luca Bistega(1672 - 1732). Accanto all’Annun-ziata è collocata una piccolaancona formiginesca contenente unbusto policromo del Salvatore, discultore cinquecentesco. Sopra èmurata una copia del rilievo diDonatello noto come la MadonnaPazzi, oggi a Berlino. Come nelle altre cappelle anchequi sono appese le catene deicristiani caduti in mano ai turchi,fatti schiavi e riscattati dalla Con-fraternita bolognese della MadonnaAuxilium Christianorum, trasferitedall’oratorio della Madonna dellaNeve dopo la sua soppressione.Ogni catena è accompagnata dauna tabella lignea che indica ilnome del prigioniero riscattato,l’anno del riscatto e la sommapagata per la sua liberazione.

Una delle targhe votivecon catene che ornano lecappelle

Stefano Galletti,Monumento Bevilacqua(particolare)

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LA CAPPELLA DI SAN GIROLAMO

Elisabetta Sirani, Il Battesimo di Cristo

Giovanni AndreaSirani, La Cena inCasa del Fariseo

Vista dallaCappelladell’Annunziata

Enrico Barberi,Monumento Moretti(particolare)

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Nella grande ancona d’altare cin-quecentesca è posta la copia cheClemente Alberi (1803 - 1864)trasse dalla pala di AgostinoCarracci (1557 - 1602) raffigurantel’Ultima Comunione di SanGirolamo. La copia fu donataalla chiesa di San Girolamo dalprincipe Spada nel 1825, comerisarcimento per la perdita dell’ori-ginale, trasferito alla Pinacotecanazionale in seguito alle soppres-sioni. Ai lati dell’ancona sonoappesi gli Evangelisti Matteo eMarco del pittore napoletanoNunzio Rossi (1626 - 1651). Sullepareti si fronteggiano La Cenain Casa del Fariseo (1652) di

Giovanni Andrea Sirani (1610 -1670) e Il Battesimo di Cristo(1658),, prima opera pubblica disua figlia Elisabetta (1638 - 1665).Ai lati dei due dipinti si trovanocoppie di tele centinate raffiguran-ti beati certosini, opera degli stessiautori. Sotto il Battesimo di Cristosi trova il monumento sepolcralein marmo al cardinale Moretti(1882), scolpito da Enrico Barberi(1850 -1941).Nella chiave di volta è affrescatala figura di S. Girolamo.

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LA CONTROFACCIATA

Ai lati dell’organo ottocentesco,opera di Alessio Veratti, che hapreso il posto della grandiosaNatività del pittore napoletanoNunzio Rossi (1626 - 1651),trasferita nella Cappella dellaMadonna delle Asse e ora espostadopo il restauro al primo piano diPalazzo Comunale, sono staticollocati i due affreschi di Cesi

raffiguranti San Giovanni Battistae San Girolamo, originariamentenella cappella maggiore, doveaffiancavano la pala d’altare. Ailati della porta sono appesi duedipinti attribuiti al Sabatini (1530ca. – 1576) raffiguranti i santiPetronio e Bruno e i santiGerolamo e Ugo.

Coro e cantoria Lorenzo Sabatini (attr.),I Santi Petronio e Brunoe i Santi Gerolamo e Ugo

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TITOLI DISPONIBILI

La chiesa possiede due campanili:quello più antico, a pianta quadra-ta, di modeste dimensioni, cherisale al 1588 e quello che dominail complesso cimiteriale da ognisuo punto, costruito su disegnodi Tommaso Martelli a partire dal 1606 ..

BBIIBBLLIIOOGGRRAAFFIIAAL Crespi, La Certosa di Bolognadescritta nelle sue pitture, Bologna 1772L Crespi, La Certosa di Bolognadescritta nelle sue pitture, corretta daG. Lucchesini e J. A. Calvi, Bologna 1793Macchiavelli, Descrizione del cimiterodi Bologna e della camera mortuariain S. Rocco, Bologna 1821G. Giordani., Descrizione della Certosa

di Bologna ora Cimitero Comunale,Bologna 1828G. Gatti, Guida del Cimitero di

Bologna detto la Certosa, Bologna 1890A. Bastelli, Cenni storici della Certosadi Bologna, Bologna 1934Raule, La Certosa in Bologna, Bologna1961

D. Benati, Per il percorso iniziale diBartolomeo Cesi, in “Paragone”, 1980,n.369, pp. 3-28S. Vicini, Bartolomeo Cesi nella Certosadi S. Girolamo: nuove precisazioni,in “Accademia Clementina. Atti eMemorie”, 27, 1990, pp. 17- 36La Certosa di Bologna: Immortalitàdella Memoria, Bologna 1997Schedatura delle opere e degli arredidella chiesa di San Girolamo dellaCertosa, a cura di E. Berselli, E. Rossoni,S. Sabatini, realizzata per i Musei Civicid’Arte Antica di Bologna con il coordina-mento di C. Bernardini, 2001-2003

I due campanili dellaChiesa di San Girolamo

Testi dell’itinerario di Antonella Mampieri

1. CARLO SANTACHIARA.2. UNA PASSEGGIATA TRA LE MEMORIE DELLA CITTÀ DELLA MUSICA3. PASQUALE RIZZOLI. Sculture del novecento tra accademia e moder-nismo4. NUNZIO ROSSI. La Natività ritrovata dalla Certosa a Palazzo D’Ac-cursio

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Coordinamento della collana: Mauro FelicoriTesti di Antonella Mampieri, ArmandaPellicciari e Roberto MartorelliFoto di: Gabinetto Disegni e Stampe dellaBiblioteca dell’Archiginnasio, ArchivioFotografico della Pinacoteca Nazionale,Roberto Martorelli

Studio G. Lanzi grafico

SSii rriinnggrraazziiaannoo::Soprintendenza ai Beni Artistici, Storici eEtnoantropologici di Bologna, Ferrara,Forlì-Cesena, Ravenna e RiminiMusei Civici d’Arte AnticaOrdine dei Padri Passionisti

Stampato a Bologna nell’ottobre 2006

Il Cimitero comunale fu istituito nel 1801nella Certosa di San Girolamo di Casara,fondata a metà del ‘300 e soppressa nel1797 da Napoleone. La forte passione

della nobiltà e della borghesia per la costruzione dei sepolcrifamiliari trasformò la Certosa in un vero e proprio “museo all’ariaaperta”, tappa del grand tour italiano: la visitarono Byron, Dickens,Mommsen, Stendhal.In particolare il Chiostro della Cappella è un ciclo notevole diispirazione neoclassica e simbologia illuministica; uniche forse nelmondo sono le tombe dipinte a tempera. Nella Chiesa sono da segnalare il trittico della Passione di Cristo,opera di Bartolomeo Cesi (1556-1629) e il coro ligneo intarsiatoripristinato nel 1538 dopo l’incendio provocato dai Lanzichenec-chi di Carlo V, nonché le tele del ciclo cristologico commissionatenel corso del XVII secolo ai più importanti pittori bolognesidell’epoca. Altre opere di Antonio e Bartolomeo Vivarini, Ludovicoe Agostino Carracci, oltre che del Guercino, furono trasferite inepoca napoleonica alla Pinacoteca nazionale di Bologna.I ritrovamenti della necropoli etrusca scoperta durante scavi perl’ampliamento del cimitero alla fine dell’800 sono custoditi nelMuseo Civico Archeologico.Nel cimitero di Bologna sono sepolti molti personaggi importantiper la storia cittadina e italiana, fra i quali lo statista MarcoMinghetti, i pittori Giorgio Morandi e Bruno Saetti, il poeta GiosuèCarducci e lo scrittore Riccardo Bacchelli, il compositore OttorinoRespighi, l’ufficiale polacco Giuseppe Grabinski, gli industrialiAlfieri Maserati, Edoardo Weber e Nicola Zanichelli.

LA CERTOSA DI BOLOGNA

Via della Certosa, 18 40133 BolognaTel: 051 6150811Fax: 051 6150829E-mail: [email protected]: www.certosadibologna.it

Orari:Estivo (dal 1/3 al 2/11) 7.00 -18.00 Invernale (dal 3/11 al 28/2) 8.00 -17.00 Bus n° 36, 19, 14, 20

CERTOSA DI BOLOGNA CIMITERO STORICO MONUMENTALE

Progetto Nuove Istituzioni MusealiSettore Lavori Pubblici Con la collaborazione di Hera

I restauri nella chiesa sono statirealizzati grazie al contributo dellaSoprintendenza ai Beni Artistici diBologna e di