Arte e Architettura · 2019. 11. 12. · arte e architettura liberty in sicilia a cura di carla...

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  • Arte e Architetturaliberty in Sicilia

    a cura diCARLA QUARTARONE, ETTORE SESSA, ELIANA MAURO

    introduzione diNICOLA GIULIANO LEONE

  • ARTE E ARCHITETTURA LIBERTY IN SICILIAa cura di Carla Quartarone, Ettore Sessa, Eliana Mauro

    ISBN 13 978-88-8207-324-4EAN 9 788882 073244

    © GRAFILL S.r.l.Via Principe di Palagonia, 87/91 – 90145 PalermoTelefono 091/6823069 – Fax 091/6823313 – Internet http://www.grafill.it – E-Mail [email protected]

    Tutti i diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica e di riproduzione sono riservati. Nessuna parte di questapubblicazione può essere riprodotta in alcuna forma, compresi i microfilm e le copie fotostatiche, né memorizzata tramitealcun mezzo, senza il permesso scritto dell’Editore. Ogni riproduzione non autorizzata sarà perseguita a norma di legge.Nomi e marchi citati sono generalmente depositati o registrati dalle rispettive case produttrici. Per le fotografie riportate nelpresente volume, gli autori dei singoli testi sono responsabili delle relative liberatorie ai fini della riproduzione.

    REGIONE SICILIANAASSESSORATO LAVORO, PREVIDENZA SOCIALE

    FORMAZIONE PROFESSIONALE ED EMIGRAZIONEDipartimento Regionale Formazione Professionale

    UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PALERMODipartimento di Storia e Progetto nell’Architettura

    PROGETTO BENI CULTURALI E SVILUPPO LOCALE

    UNIONE EUROPEAFondo Sociale Europeo

    REPUBBLICA ITALIANAMinistero del Lavoro e della Previdenza Sociale,

    Ufficio Centrale per l’Orientamento e la Formazione Professionale dei Lavoratori

    P.O.R. 2000/2006 – ASSE III – MISURA 3.17 (EX 2.04)PROGETTO N° 1999/IT.16.1.PO.011/2.04/7.2.4/109 “BENI CULTURALI E SVILUPPO LOCALE – VALORIZZAZIONE DEI BENI CULTURALI”CORSI DI SPECIALIZZAZIONE POST LAUREAMD.D.G. N. 78/FSE DELL’01 GIUGNO 2005REGISTRATO ALLA CORTE DEI CONTI L’11/07/2005 REG. 01 FG. 36

    PROMOSSO E ATTUATO DALDIPARTIMENTO DI STORIA E PROGETTO NELL’ARCHITETTURADELL’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PALERMOCON IL COFINANZIAMENTO DEL FONDO SOCIALE EUROPEO, DEL MINISTERODEL LAVORO E DELL’ASSESSORATO AL LAVORO DELLA REGIONE SICILIANA

    DIRETTORE DEL PROGETTOPROF. ARCH. CARLA QUARTARONE

    COORDINATORE DEL PROGETTOPROF. ARCH. NICOLA GIULIANO LEONE

    PROGETTODOTT. STEFANIA GUCCIONE

    SEGRETARIO AMMINISTRATIVODOTT. JOLANDA CAROLLO

    SEGRETERIA TECNICADELIA ARDIZZONE, MARIANNA DE CANZIO,TOMMASO DI MARCO, ROBERTA LO SARDO

    RENDICONTAZIONEDEMETRA S.R.L.

    In copertina, Ettore De Maria Bergler, pitture decorative nell’interno degli sportelli del secretaire in mogano rosso(E. Basile, A. Ugo, esecuzione Ducrot) esposto alla V Biennale di Venezia del 1903 (estrazione dell’inchiostro di chinae dello strumento scrittorio) (Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma; fotografia Vasari, Roma).

    Arte e architettura liberty in Sicilia / a cura di Carla Quartarone,Ettore Sessa, Eliana Mauro. – Palermo : Grafill.(Architettura e storia ; 3)ISBN 978-88-8207-324-41. Arte Liberty – Sicilia. 2. Architettura Liberty – SiciliaI. Quartarone, Carla. II. Sessa, Ettore . III. Mauro, Eliana .704.4580904 CDD-21 SBN Pal02223111CIP – Biblioteca centrale della Regione siciliana “Alberto Bombace”

  • ARTE E ARCHITETTURA LIBERTY IN SICILIAA CURA DI CARLA QUARTARONE,ETTORE SESSA, ELIANA MAURO

    COMITATO SCIENTIFICONICOLA GIULIANO LEONEELIANA MAUROCARLA QUARTARONEETTORE SESSA

    COORDINAMENTO SCIENTIFICOETTORE SESSA

    COORDINAMENTO REDAZIONALEELIANA MAUROETTORE SESSA

    COLLABORATORINUCCIA DONATOGAETANO RUBBINO

    IMPAGINAZIONE E GRAFICAGRAFILL S.R.L.

    ITINERARI

    DIREZIONE E COORDINAMENTOELIANA MAUROCARLA QUARTARONEETTORE SESSA

    COORDINAMENTO GRUPPI DI LAVORONUCCIA DONATO

    RICERCA BIBLIOGRAFICAMARIA GRAZIA CARDALISTEFANIA CONSAGRADANIELA DAINOTTONUCCIA DONATOMARIA ANTONIETTA ESPOSITOILARIA MARTORANAANTONINO MESIPATRIZIA MICELISARA PAPARONIANGELO PETTINEOVALERIA PUCCIODAVIDE VENTIMIGLIA

    RICERCHE D’ARCHIVIOCONCETTA CLARA BONANNOROSETTA CORTINAPAOLA IRACILAURA MANDALÀALBERTO MANNINOANTONINO MESIMARCELLO RIGGIOGAETANO RUBBINO

    RILIEVO FOTOGRAFICOSERENA CALDERAROCONCETTA CAUCHIDANIELA DAINOTTOSOFIA PILAR DI BUONODARIO DOTTOREGIAMPAOLO LA PAGLIAANGELO PETTINEOSALVATORE PORTANOVAROSARIO ROMANOIGNAZIO SAITTA

    INDICAZIONI LOGISTICHEDARIO DOTTOREFRANCESCA LI VOTIVINCENZA POLIZZANOMARCELLO RIGGIOROSARIO ROMANOVALENTINA SARRI

    DISEGNI ARCHITETTONICIGIUSEPPE LO BOCCHIAROANTONINO PANZARELLA

    ICONESERENA CALDERAROCATENA LA GUIDARAANTONINA SCIACCA

    SCHEMI ITINERARIGIUSEPPE LO BOCCHIARONUCCIA DONATOANTONINO PANZARELLA

    I curatori ringraziano tutti i docenti e gli esperti che hanno parte-cipato ai corsi, i collezionisti e gli enti che hanno permesso la pub-blicazione di immagini e tutti coloro che hanno reso possibile larealizzazione di questa pubblicazione.

  • INTRODUZIONEE PROFILO STORICO

    Introduzione................................................................................................... p. 11NICOLA GIULIANO LEONE

    Società e cultura in Sicilia dalla fine del periodo umbertino all’avvento del fascismo ..................... ˝ 15ETTORE SESSA

    SAGGI TEMATICI

    La stagione liberty nelle forme della città siciliana .................................. ˝ 63NICOLA GIULIANO LEONE

    I paesaggi della Sicilia Liberty ..................................................................... ˝ 73CARLA QUARTARONE

    Istituzioni artistiche e cenacoli in Sicilia fra Ottocento e Novecento ......................................................................... ˝ 91ANTONELLA PURPURA

    Autonomia ed eteronomia nella cultura architettonica siciliana dalla Restaurazione all’età umbertina ......................................................... ˝ 103ELIANA MAURO

    Arte e Architettura in Sicilia fra «Belle Époque» e «Anni Ruggenti»....................................................... ˝ 131ETTORE SESSA

    L’economia e la società siciliana dall’Ottocento preindustriale alla prima guerra mondiale ...................... ˝ 171ROSARIO LENTINI

    APPROFONDIMENTIModi e forme del modernismo in Sicilia

    Il diorama simbolico del Salone degli Specchi di Villa Igiea:alle origini del Liberty italiano..................................................................... ˝ 183ETTORE SESSA

    Ernesto Basile e Salvatore Caronia Roberti: professione e didatticadell’architettura nella Sicilia occidentale in età modernista .................... ˝ 205GAETANO RUBBINO

    ARTE E ARCHITETTURA LIBERTY IN SICILIA 5

    INDICE

  • Progettisti e imprenditori a Catania nei primi anni del Novecento...................................................................... p. 221ROSANGELA ANTONELLA SPINA

    1890-1925. Progettisti e costruttori nel Valdemone e nelle città dello Stretto................................................... ˝ 233FRANCESCA PASSALACQUA

    L’industria edilizia e la “maniera” di costruire a Palermo (1897-1925) ................................. ˝ 249VIRGINIA BONURA

    Il Liberty ibleo ............................................................................................... ˝ 261PAOLO NIFOSÌ

    Le arti visive in Sicilia nella stagione del Liberty:ancora un intreccio tra tradizione e innovazione..................................... ˝ 275ANNA MARIA RUTA

    La scultura nel periodo liberty .................................................................... ˝ 297MARIA ILARIA RANDAZZO

    La pittura in Sicilia fra ’800 e ’900 e il coevo panorama nazionale:brevi considerazioni e alcuni inediti ........................................................... ˝ 307MASSIMILIANO MARAFON

    L’architettura delle esposizioni siciliane fra innovazione e gusto dell’effimero......................................................... ˝ 317ELISA BONO

    La stagione della committenza bancaria siciliana..................................... ˝ 329NUCCIA DONATO

    Gli edifici postali in Sicilia nella “Scuola” di Ernesto Basile ................. ˝ 341GIOVANNA CANTONE

    Il nuovo stile di vita della Palermo borghese e la ricerca di una produzione edilizia di qualità ...................................... ˝ 351GIOVANNI RIZZO

    L’architettura dei luoghi della produzione nella Sicilia del “sogno industriale” ............................................................ ˝ 361FRANCESCA MALLEO

    APPROFONDIMENTIVariabili della cultura liberty in Sicilia

    Ernesto Basile e la via siciliana alla riforma modernista della cultura dell’abitare ..................................... ˝ 373PATRIZIA MICELI

    I committenti del Liberty in Sicilia.Celebrazioni pubbliche e private nella Belle Époque.................................. ˝ 389ANGELA PERSICO

    INDICE

    6 ARTE E ARCHITETTURA LIBERTY IN SICILIA

  • La circolazione delle idee e dei repertori: la presenza in Sicilia della pubblicistica specializzata nazionale e internazionale .................... p. 401ELEONORA MARRONE

    L’industria editoriale siciliana del periodo liberty .................................... ˝ 413LUISA LA COLLA

    La grafica editoriale liberty in Sicilia (1897-1925).................................... ˝ 429MARIA LEONE

    La cultura del Grafic Design nel primo Novecento siciliano.................... ˝ 441RAFFAELLA GIAMPORTONE

    Lo studio delle tradizioni popolari in Siciliatra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento.......................... ˝ 447MARIA EMANUELA PALMISANO

    Cultura musicale e spettacoli nella Belle Époque ........................................ ˝ 455MARCELLO RIGGIO

    Il Circolo matematico di Palermo .............................................................. ˝ 469GUIDO MASOTTO

    Cultura e letteratura in Sicilia tra il 1890 e il 1920................................... ˝ 479MARIA CONCETTA QUARTARONE

    Il Liberty siciliano fuori dalla Sicilia. L’attività di Ernesto Basile e dei principali protagonisti dell’“Arte Nuova”........................................ ˝ 483GIUSI LO TENNERO

    La rinascita di Messina tra “Positivismo”ed “Ermetismo” spirituale ........................................................................... ˝ 499GAETANO PALAZZOLO

    La casa delle quattro torri e l’albero della vita.Architettura e simbolismo a Roma agli inizi del Novecento ................. ˝ 509LUCA SCALVEDI

    Fotografia siciliana e pittorialismo: un ambiguo rapporto ..................... ˝ 517ERMINIA SCAGLIA

    I siciliani e il volto nuovo della Tunisia ..................................................... ˝ 527ETTORE SESSA

    APPENDICI

    Biografie.......................................................................................................... ˝ 553a cura di GIULIA DAVÌ (arti figurative),ROSARIO ROMANO (architettura e società)

    Bibliografia ..................................................................................................... ˝ 603a cura di PATRIZIA MICELI

    Glossario......................................................................................................... ˝ 609a cura di DANIELA DAINOTTO, ENZA POLIZZANO

    INDICE

    INDICE 7

  • Nel periodo compreso fra il 1897 e il1925 si consuma una delle fasi piùimportanti della storia della Siciliad’età contemporanea. È poco più diun quarto di secolo durante il qualel’isola, dopo le vicende risorgimenta-li antiborboniche e indipendentiste(nelle quali avevano avuto parte atti-va, e di concerto, la più avvertitaclasse egemone, gli intellettuali e va-sti strati della borghesia e del prole-tariato) e il non facile adeguamentoalla pur tanto auspicata nuova com-pagine dell’Italia unita, inizialmentesi avvia ad una stabilizzazione eco-nomica e ad un generale progressosociale. Sono condizioni significativedel raggiungimento, a cavallo dei duesecoli, di una specifica fisionomiapropositiva della sua società comeemergente area mercantile; tuttaviaesse avranno, nell’arco di tempo inquestione, un andamento a parabola

    con tanto di fase ascendente e suc-cessiva discendente che nel 1925 co-nosce il suo minimo storico dai tem-pi dell’uscita dell’isola dalla crisi eco-nomica internazionale degli anni Set-tanta del XIX secolo.Nell’agosto del 1897 la cittadinanzapalermitana, con in testa la borghesiabene e gli ambienti intellettuali (e so-prattutto i giornalisti), si ritrova soli-dale nell’esultare per lo smacco subi-to dal governo nazionale nel suo ten-tativo di fiaccare le forti spinte auto-nomiste che avevano caratterizzatogli ultimi dieci anni di vita politicadella regione; terminava, infatti, conun bilancio fallimentare il mandatodel conte Codronchi, inviato dallacapitale del regno come CommissarioStraordinario per la Sicilia. Si trattava diuna nuova carica istituzionale che,“provata” per la prima volta proprionell’isola, si era dimostrata partico-

    PROFILO STORICO

    ARTE E ARCHITETTURA LIBERTY IN SICILIA 15

    SOCIETÀ E CULTURA IN SICILIADALLA FINE DEL PERIODO UMBERTINOALL’AVVENTO DEL FASCISMO

    Ettore Sessa

    Mario Borgoni, manifestopubblicitario per il «Giornaledi Sicilia» di Palermo, 1903(coll. privata, Palermo)

    Manifesto per la GrandeGara di Aviazionenell’ambito delle Feste diPalermo in occasione dellecelebrazioni delcinquantenario del 1860,1-7 maggio 1910 (coll. privata, Palermo)

  • larmente invisa al popolo siciliano.Esso, anche a causa del ricordo dellarecente repressione seguita all’epo-pea sociale dei suoi proletari (riuniti-si nei Fasci dei Lavoratori di Sicilia, diprevalente orientamento socialista),autentica esperienza moderna di tiposindacale stroncata appena tre anniprima, si vedeva minacciato nelle sueprerogative libertarie (conquistatesulle barricate e nelle autentiche bat-taglie campali dei moti del 1848 edell’insurrezione del 1860) e in queldisegno di unione di tipo federativocon l’Italia tanto ventilato durante levicende risorgimentali e mai conse-guito (e rilanciato, ora, dalle nuovelogiche autonomiste e non più indi-pendentiste come, invece, nell’ultimoperiodo del regno borbonico).Persino la scelta dei codici architetto-nici per il complesso dell’EsposizioneNazionale di Palermo del 1891-1892(manifestazione che per la sua ecointernazionale tante avversioni pro-vocò presso gli ambienti influenti dialtre città italiane, anche del meridio-ne, che si volevano candidare a terzopolo economico della nazione, dopoquelli di Milano e Torino), progettati

    da Ernesto Basile nel 1888 (vedi ca-so dopo aver effettuato una visitaesplorativa all’indipendentista Bar-cellona dell’Exposición Universal del1888), era palesemente motivata daistanze di autostima, quasi ai limitidel compiacimento nazionalista. Nelriproporre forme siculo-normanne,accordate con sapienza all’ordina-mento modulare del complesso consmisurato fronte sul viale della Li-bertà, per quella che era la quartaesposizione italiana nell’arco dei pri-mi trent’anni del nuovo stato unita-rio, Basile e il Comitato Organizza-tore, oltre a concedersi una fuga ro-mantica in un passato medievaleidealizzato (nel quale la Sicilia erastata un ricco, colto e potente regno,con possedimenti territoriali che an-davano dalla costa della Tunisia almeridione d’Italia e a parte delle co-ste occidentali della penisola balcani-ca), mettevano in pratica un precisoprogramma ideologico di riconosci-bilità della loro regione che nel nuo-vo contesto nazionale si presentava,ora, non più come gregaria ma comeuna delle protagoniste dello sviluppoeconomico.Una serie di congiunture favorevoli, apartire dal blocco antinapoleonicoquale alleata dell’Inghilterra, avevanolentamente portato la Sicilia, nel cor-so di tutto il XIX secolo a sviluppareuna società mercantile e imprendito-riale; questa, anche se ben lontanadall’avere la forza e forse la volontà dirisolvere atavici mali, aveva innescatomeccanismi di diffuso miglioramentoeconomico e sociale, con la ramifica-zione, proliferazione e differenziazio-ne della classe borghese e con la crea-zione di una classe operaia articolata(non solamente impiegata negli opifi-ci manifatturieri, ma soprattutto nelleminiere, nella marineria, e in certicomparti avanzati dell’industria ali-mentare e dell’agricoltura) e un irro-bustimento del ceto artigiano.

    PROFILO STORICO

    16 ARTE E ARCHITETTURA LIBERTY IN SICILIA

    La contessa di Mazzarino, lasignora Galai e altre dame diassociazioni filantropiche fra

    le tribune dell’ippodromonel Parco della Real Favoritaa Palermo, in occasione dellefeste primaverili del 1906 (da

    «Regina», settembre, 1906)

    Il cav. Ciuppa (su vetturaSpa) vincitore del primo

    premio della IV TargaFlorio, 1909 (da «La Sicile

    Illustrée», VI, 11, 1909)

  • Nelle nuova compagine statale delRegno d’Italia, però, le potenzialitàproduttive della Sicilia e la sua recen-te vocazione mercantile erano pococonsiderate presso i vertici della clas-se politica nazionale che, certo nonall’altezza di un Camillo Benso contedi Cavour, nei primi anni dell’unità,ma soprattutto durante il regno diUmberto I di Savoia, si era macchia-ta di non pochi casi macroscopici dicattiva gestione ai limiti della intran-sigenza e della rapacità colonialista.L’isola, come poi avrebbe fatto ancheil fascismo e il nuovo “stato provvi-sorio” del governo Badoglio, era con-siderata un immenso serbatoio di ri-serve agricole, indispensabili nei mo-menti di bisogno della nazione; unaprerogativa che non permetteva di ri-conoscerle altro orientamento in fat-to di sviluppo economico.La sedizione del popolo palermitanodel 1866 (l’ultima rivolta violentadella storia siciliana e l’ultima insur-rezione risorgimentale italiana consuperstiti echi repubblicani) fu inbuona misura una delle ricadute piùeclatanti dello scenario da nazioneoccupata segnato dalle repressivemisure amministrative varate dalnuovo stato, alla cui adesione, para-dossalmente, il 21 ottobre del 1860avevano dato la loro adesione piùdel novantanove per cento degli al-lora pochi aventi diritto al voto in Si-cilia (anche se sulla correttezza disvolgimento del plebiscito non po-che furono le riserve). Si trattò diuna “politica” dissennata nei con-fronti dell’isola, contro cui poco riu-scirono a fare i pur autorevoli sicilia-ni chiamati a far parte dei primi go-verni nazionali. Persino le propostedi inchieste parlamentari sul discuti-bile operato di alti funzionari e ver-tici militari provenienti dall’ex regnosabaudo (come quella presentata il10 dicembre 1863 dal palermitanoVito D’Ondes Riggio) venivano re-

    spinte a stragrande maggioranza dal-la Camera dei Deputati.Era, dunque, un orientamento politi-co autoritario particolarmente odio-so per l’opinione pubblica dell’unicaregione meridionale che aveva coral-mente partecipato, attivamente e conentusiasmo, al risorgimento; questosia con gli intellettuali fuoriusciti an-tiborbonici (fra cui il liberista Fran-cesco Ferrara, poi divenuto bracciodestro di Cavour e successivamentegrande protagonista della svolta inmateria di legislazione economicadell’Italia unita), sia con la generaleadesione alla campagna di liberazio-ne del 1860 di Giuseppe Garibaldisia, ancora, con i precedenti slanciinsurrezionalisti (fra i quali, ancorpiù dell’eroico ma disperato e vanotentativo del palermitano quartieredella Fieravecchia capeggiato nel1850 da Nicolò Garzilli, eccellono imoti liberali del gennaio 1848 propa-gatisi, poi, a tutta l’Europa proprio apartire dall’instaurazione del “Go-verno Provvisorio” di Palermo pro-mulgato da Ruggero Settimo, mar-chese di Giarratana e principe di Fi-talia, e da altri notabili progressisti

    PROFILO STORICO

    SOCIETÀ E CULTURA IN SICILIA 17

    Raffaello Lucarelli, fotografoe cineasta, mentre riprendela Targa Florio, foto 1908(coll. privata, Palermo)

  • fra cui lo stimato archeologo, e archi-tetto “dilettante” Domenico Lo FasoPietrasanta, duca di Serradifalco).Del resto la garibaldina campagna deiMille era stata ben preparata all’este-ro, cioè al di fuori del Regno delledue Sicilie, proprio con alcuni dei piùin vista fuoriusciti siciliani (fra i qualiFrancesco Crispi, Enrico Fardella diTorrearsa, Vincenzo Fardella, Giu-seppe La Masa, Giuseppe La Farina,Rosolino Pilo, Luigi e Alfonso Scalia)e nell’isola con i tanti “patrioti” rima-sti a svolgere azioni clandestine epropagandistiche contro il regimeborbonico (fra cui Niccolò Turrisi-Colonna e Antonio Starrabba mar-chese di Rudinì, entrambi poi sindacidi Palermo, Enrico Albanese, Gaeta-no La Loggia, Isidoro La Lumia, Lui-gi La Porta, Tommaso Lo Cascio,Giacinto Lo Monaco, Antonino LoMonaco-Ciaccio, Eliodoro Lombar-di, Gregorio Ugdlena).

    Sul modello “alto” di statisti e intel-lettuali come Amari, Ferrara, Lo Fa-so, Ruggero Settimo, Stabile si eraformata più di una generazione diesuli politici, soprattutto dopo ilbiennio 1848-1849. Quello del cospi-ratore siciliano, spesso di “buona fa-miglia” e quindi di buona cultura, cheper la libertà del suo popolo vivevada esule nel regno Sabaudo, nel gran-ducato di Toscana oppure a Londra oa Parigi, era divenuto uno dei tantistereotipi del tardo romanticismo eu-ropeo. Alcuni come Enrico Fardelladi Torrearsa (che fra le tante impresepoteva annoverare la partecipazione,come volontario ma sempre con in-carichi di comando, al conflitto diCrimea del 1855 nella Legione An-glo-Italiana, alla spedizione dei Millee alla guerra di Secessione americana)arrivarono ad assumere un vero eproprio profilo da eroi avventurieri;un tipo di figura risorgimentale che

    PROFILO STORICO

    18 ARTE E ARCHITETTURA LIBERTY IN SICILIA

    Veduta dal mare di Catania e dell’Etna sotto la neve;

    fotografia 1920 ca. (da Sicilia,Consociazione Turistica

    Italiana, Milano 1940)

  • poi sarebbe stata considerata ai limitidell’approvazione, secondo la sedati-va visione delle virtù patriottiche delvincente modello di società sabauda.Lo stesso sbarco dei Mille a Marsala,ad onta della presunta casualità dellascelta del luogo, è indiziario di unaconcertazione complessa (quand’an-che subentrata “in corso d’opera”).La fortuita (non si sa fino a quanto)presenza al largo di questa laboriosacittadina costiera della Sicilia occi-dentale di una piccola squadra navalebritannica, a protezione dei bagli vi-nicoli dei residenti inglesi (Woodhou-se e Ingham, ma non lontano c’eraanche il baglio dei Florio), fu un de-terrente per le prevedibili azioni diinterdizione da parte delle unità na-vali della Reale Marina borbonicapresenti, non certo casualmente. Leoperazioni di sbarco del contingentedi Giuseppe Garibaldi dai due disar-mati piroscafi della genovese Com-pagnia Rubattino, avvenute propriosul molo dello stabilimento Ingham,non poterono così essere disturbatedalle navi da guerra borboniche. Eforse non è un caso che a militare frai garibaldini, in un primo tempo co-me capo macchine di uno dei due pi-roscafi requisiti da Garibaldi, vi fos-se quel Giuseppe Orlando, affiliatodella Giovane Italia, che con i fratelliLuigi, Paolo e Salvatore, è uno deipionieri dell’industria meccanica ita-liana. La loro impresa palermitanagià durante la restaurazione avevaesteso il suo raggio di azione a Na-poli e a Roma. Prima di impiantare ilcelebre cantiere navale di Livorno(che per un certo periodo fu il piùgrande d’Italia), dopo i moti del1848, i fratelli Orlando avevanoaperto a Genova un grande cantierenei pressi di Porta Pila; grazie alla ra-pida ascesa della loro impresa aveva-no ottenuto dal ministero Cavour-Paleocapa l’incarico di effettuare leescavazioni dei principali porti della

    Liguria, oltre ad aggiudicarsi la fab-bricazione dei motori e del corredomeccanico di tutte le navi da guerradella Reale Marina Sabauda. Gli Or-lando sono esemplificativi di unaclasse circoscritta ma incisiva di in-traprendenti imprenditori siciliani,oramai insofferenti alle restrizionidel regime borbonico, che proiettaticon entusiasmo verso un progressosociale ed economico generalizzatoavevano abbracciato la causa dell’u-nità d’Italia con sincero slancio rivo-luzionario e alte motivazioni etiche.In effetti l’armata garibaldina che sipresenta alla battaglia del Volturno,ultimo atto della liberazione del meri-dione dalle truppe borboniche, erapervenuta alle ventimila unità grazieanche al determinante apporto dei si-ciliani. Non a caso Garibaldi nel 1862partirà proprio dall’isola (e ancorauna volta da Marsala), forte dell’indi-scussa popolarità e credito della suafigura, per tentare l’unificazione diRoma con il resto dell’Italia; una vi-cenda il cui esito sull’Aspromonte,con l’intervento ostile del Regio Eser-cito Italiano, segna un’altra cicatriceinsanabile fra una parte dell’opinionepubblica siciliana e il regime sabaudo.I siciliani, dopo appena poco più didue decenni di unità dell’Italia, sisentivano profondamente traditi (an-cora alla fine dell’Ottocento si la-mentava persino la mancata assegna-zione dei fondi stanziati da Garibaldiper le storiche università di Palermoe di Catania) e del tutto misconosciu-ti per il ruolo che avevano svolto nel-le vicende risorgimentali (sempre piùintestate unicamente ad altre areedella nazione). Fu inoltre varata unasubdola propaganda che nell’inneg-giare le virtù sabaude operava un’im-placabile rimozione delle tradizioniistituzionali (in alcun i casi tutt’altroche disprezzabili) e della stessa me-moria storica e di quella popolare deivari stati la cui annessione, in realtà,

    PROFILO STORICO

    SOCIETÀ E CULTURA IN SICILIA 19

  • era avvenuta per libera scelta e contanto di plebiscito; una manovra che,a cominciare dai livelli più bassi del-l’istruzione fino alla creazione di una“mistica protocollare”, venne mag-giormente esercitata sulle provincemeridionali, sulle quali si agitava an-cora lo spettro del deposto, e non atutti inviso, regime borbonico.Dall’iniqua imposta immobiliare ap-plicata a quei contadini che in quan-to abitanti nei grossi centri agricoli

    (tipica forma di urbanizzazione rura-le diffusa in prevalenza nel sud) subi-vano un’equiparazione fiscale analo-ga a quella degli abitanti delle grandicittà (senza minimamente beneficiar-ne dei servizi), alla vergognosa diver-sificazione fra emigrazione stagiona-le ed emigrazione duratura (quest’ul-tima, a quell’epoca, in stragrandeprevalenza praticata dal proletariatourbano e dai contadini del sud) inquanto a misure cautelative consi-stenti nell’istituzione di fondi di sus-sidio, provenienti dalla tassazionedegli stessi emigranti, per coloro cherientravano in patria; nell’uno e nel-l’altro caso a farne le spese eranoprincipalmente i meridionali.Per non parlare della disparità nellarealizzazione di opere e infrastrutturepubbliche. Fino agli anni Novanta delXIX secolo (quando una ristretta ali-quota eccellente della classe politicaisolana riuscendo a raggiungere gli al-ti ranghi dell’amministrazione dellostato influirà positivamente, sia pureper poco, sulle sorti siciliane) scuole,ospedali, istituti detentivi, caserme,edifici dell’amministrazione pubblica,biblioteche, archivi e persino sedi uni-versitarie in Sicilia vengono allocate,alla meno peggio, nei tanti complessiconventuali soggetti al provvedimen-to di Esproprio dei Beni Ecclesiasticidel 1866. Un provvedimento che, sul-la scorta di una più che legittima e op-portuna spinta laicista di matrice libe-rale (certo esacerbata dall’ingerenzasulla questione di “Roma capitale” delnuovo corso della politica estera dellaFrancia del Secondo Impero), ebbesu tutto il territorio del regno conse-guenze nefaste, sia per il venir menodi istituzioni assistenziali ben radicatesia per la vandalica dispersione (il piùdelle volte per mera incuria dei nuoviamministratori) dei documenti, dellecollezioni (antiquarie, bibliografiche,artistiche, naturalistiche, ecc.…) e del-le opere conservate nei complessi re-

    PROFILO STORICO

    20 ARTE E ARCHITETTURA LIBERTY IN SICILIA

    Veduta del fronte di via VIAprile a Catania con sullo

    sfondo le ciminiere deldistretto delle raffinerie di

    zolfo di viale Africa;fotografia Dierna 1920 ca.

    (da S. Nicolosi, Vecchie foto diCatania, Edizioni Greco,

    Catania 1991)

    Piano Regolatore di Risanamentoed Ampliamento della Città di

    Catania, B. Gentile Cusa 1888

  • ligiosi sia, infine, per le pesanti mano-missioni di questi ultimi, oramai sog-getti all’adeguamento a nuove funzio-ni; un fenomeno che in Sicilia, in con-siderazione della formidabile consi-stenza del suo patrimonio ecclesiasti-co, fu particolarmente devastante.Non meno gravi, nell’ottica di garan-tire eque condizioni iniziali di svilup-po all’intero territorio nazionale, fu-rono le sperequazioni in materia diopere pubbliche; dal 1862 al 1896per il potenziamento della rete idricae la realizzazione di invasi artificialiin Sicilia vengono spesi solamenteunmilionetrecentomila lire contro glioltre quattrocentocinquantamilionidi lire impiegati nelle regioni dell’Ita-lia settentrionale.Persino la disinvolta applicazione del-la legge Siccardi, che prevedeva lavendita dei beni ecclesiastici espro-priati (e che in Sicilia, complici i fun-zionari sabaudi, contribuì alla creazio-ne di immense proprietà in mano aduna nuova borghesia agraria spesso diincerta formazione) e il reimpiegonelle stesse regioni per la realizzazio-ne di opere pubbliche e infrastrutture,si tradusse nell’ennesima rapina aidanni del popolo siciliano; l’iniquotrasferimento in altre aree continenta-li del regno dei proventi della venditadei beni ecclesiastici confiscati nell’i-sola (in barba all’apposita legge ri-spettata, però, in tutto il resto del ter-ritorio nazionale) fruttò ben seicento-milioni di lire che, per di più, contri-buirono in maniera determinante aquel pareggio del bilancio dello statotrionfalmente annunciato dal mini-stro Marco Minghetti il 16 marzo1876. D’altronde dall’ex Regno delleDue Sicilie provenivano quasi i dueterzi delle risorse monetarie del nuo-vo Regno d’Italia; ad onta di ciò anco-ra nel 1900 Francesco Saverio Nitti ri-levava che lo stato italiano spendevaper ogni abitante della Sicilia pocomeno di un terzo di quanto spendeva

    per i singoli abitanti delle regioni set-tentrionali, mentre relativamente aldebito pubblico il concorso dell’isolaera solo nell’ordine del cinque percento, corrispondente a poco più diun decimo di quello del Piemonte.Erano condizioni inaccettabili cheiniziarono a segnare quel divario franord e sud apportatore, di lì a poco,oltre che di mancato sviluppo anchedi quel decadimento della società civi-le che, alla lunga, avrebbe marcato la

    PROFILO STORICO

    SOCIETÀ E CULTURA IN SICILIA 21

    Pianta della Città di Trapani,B. Mannone & F. tip.,Trapani 1899. Particolarecon gli isolatidell’ampliamento di viaFardella e indicazioniservizio aggiunte postume(Archivio Storico Comunale di Trapani)

    Piano di Ampliamento eRegolatore della Città diSiracusa, G. Cristina 1917

  • vita politica siciliana e delle regionimeridionali per buona parte del No-vecento. Tale esito si sarebbe manife-stato in tutta la sua gravità soprattut-to in seguito alla prima grande mano-vra di “inquinamento organizzato”dei quadri politici meridionali varatocon machiavellico cinismo dal purabile statista, e promotore della cre-scita industriale dell’Italia settentrio-nale, Giovanni Giolitti.In un clima di sospetti pregiudiziali(prossimi al razzismo) e di estremiz-zazioni denigratorie sul tipo delle abi-tudini sociali delle popolazioni deiterritori, sia insulari che continentali,

    dell’ex regno della dinastia dei Bor-bone di Napoli (territori definiti soloall’occorrenza “giardino d’Europa”ma sempre con la clausola dell’irri-nunciabilità di un “riscatto” dal pas-sato, con palese obiettivo di esaltarele qualità del nuovo istituto monar-chico, quello dei Savoia), il meridio-ne, non tanto in relazione alle grandirealtà urbane come Napoli, Palermo,Catania, Messina, Bari, Reggio Cala-bria, Benevento, Salerno, Trapani, Si-racusa, Caltanissetta, Lecce, Tarantoo anche alle città intermedie, quantoinvece per i grossi centri rurali, e pergli insediamenti montani e costieri,

    PROFILO STORICO

    22 ARTE E ARCHITETTURA LIBERTY IN SICILIA

    Veduta aerea dal dirigibile diPalermo durante i lavori

    della via Roma; fotografiadella Regia Aeronautica

    Italiana 1925 ca. (coll.Mauro-Sessa, Palermo)

    Veduta aerea di Messinadurante la ricostruzione post

    1908; fotografia della RegiaAeronautica Italiana ante 1930 (da Sicilia,

    Consociazione TuristicaItaliana, Milano 1940)

    La marchesa di Rudinì;fotografia ante 1908 (da «La

    Sicile Illustrée», VI, 11, 1909)

  • come del resto per la stragrande mag-gioranza del suo territorio agricolo epastorale, era considerato alla streguadi un dominio riottoso al nuovo ordi-ne costituito.In un simile difficile contesto le areeemergenti della Sicilia, inserite datempo nel circuito dei traffici inter-nazionali e con proprie marineria ecompagine armatoriale (oltre checon i propri istituti assicurativi spe-cializzati in ambito navale), avevanotutte le intenzioni di far riconquistarealla regione il proprio rango di prota-gonista delle vicende del Mediterra-neo. Questo ad onta, anche, del qua-

    dro a fosche tinte sul mezzogiornod’Italia tracciato da iniziative come leinchieste del 1876 sulla Sicilia redatteda Leopoldo Franchetti e da SidneySonnino. Le conclusioni dei due par-lamentari della Destra si erano dimo-strate fin troppo di facile presa sul-l’immaginario dell’opinione pubblicadelle regioni centro-settentrionali delregno; ma in sostanza esse furono re-datte con malcelati intenti diffamato-ri nei confronti di quella società iso-lana che alle elezioni si era sempre di-mostrata un’inespugnabile roccafortedella Sinistra. L’idea di una insor-montabile “questione meridionale”

    PROFILO STORICO

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    Franca Jacona Notarbartolodi San Giuliano, contessa diGallitano (Palermo 1873 –Migliorino Pisano 1950),moglie di Ignazio Florio,dama di corte e filantropa;fotografia 1896 (ArchivioPaladino, Palermo)

    Rosalina AngelottiNotarbartolo (Palermo1888-1972), scrittrice epoetessa (pseud. Sara Sidus);fotografia 1915 ca.(da Siciliane. Dizionariobiografico, a cura di M. Fiume,Emanuele Romeo Editore,Siracusa 2006)

    Ignazio Florio (Palermo1869-1957), imprenditore;fotografia 1900 ca. (ArchivioPaladino, Palermo)

    Pina Menichelli (Castroreale1890 – Milano 1984), attrice;fotografia 1915 ca.(da Siciliane. Dizionariobiografico, a cura di M. Fiume,Emanuele Romeo Editore,Siracusa 2006)

    Mario Sangiorgi (Catania1860-1916), imprenditore;fotografia 1900 ca. (daAlbum d’Onore delle FamiglieItaliane, Editore A. Bossi &C., Roma 1902)

  • aveva finito con il prendere piede di-ventando un ottimo alibi per unacronica latitanza delle istituzioni na-zionali, nonostante il compiaciuto esedicente efficientismo sabaudo.Dunque nel 1897, l’avversione neiconfronti della carica ricoperta dal

    conte Codronchi era ben motivata;questo anche in considerazione delfatto che tale carica era stata svoltacon tale biasimevole disinvoltura (frale tante devianze amministrative labuona società palermitana non gliperdonò lo scandaloso uso improprio

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    24 ARTE E ARCHITETTURA LIBERTY IN SICILIA

    Tommaso Malerba (Catania 1866-1962),

    ingegnere; fotografia con lamoglie Annina Pilo contessa

    di Capaci 1900 ca.(da A. Rocca, Il Liberty a

    Catania, Edizioni Magma,Catania 1984)

    Saverio Fragapane(Caltagirone 1871 – Firenze

    1957), ingegnere e architetto;fotografia 1910 ca.

    (da S. Salomone, La Siciliaintellettuale contemporanea,

    Catania 1911)

    Annina Alliata di Montereale(Palermo 1885-1911), moglie

    di Vincenzo Florio;fotografia ante 1909

    (Archivio Paladino, Palermo)

    Gaetano Vinci (Avola 1888-1964), architetto; fotografia

    1910 ca. (da C. Apolloni,Avola Liberty, Avola 1985)

  • di ingenti somme portate da Romaper manovre elettorali) che, anche inconsiderazione dei parallelismi susci-tati allora con la difficile situazione ir-landese, finì con l’alienare le residuesimpatie isolane per Antonio Starrab-ba, marchese di Rudinì (Palermo1839 – Roma 1908), allora Presidentedel Consiglio dei Ministri, succedutoal ben più popolare Francesco Crispi(Ribera 1819 – Napoli 1901), travoltol’anno prima dalla ricaduta politicadella disfatta coloniale di Adua.I due abili statisti siciliani, irriducibi-li antagonisti e “campioni” degli op-posti schieramenti politici italiani delperiodo umbertino (il primo dellaDestra, ma con poco seguito nell’i-sola, il secondo della Sinistra, quasiidolatrato in Sicilia tanto dalla bor-ghesia quanto da una grande mag-gioranza del proletariato, nonostantequalche precedente di impopolarimisure d’ordine pubblico), domina-no con alterne fortune la scena poli-tica nazionale del decennio che pre-cede la nascita del Liberty in Italia,contribuendo non poco a quellecondizioni di avanzamento della so-cietà che favorirono, poi, il generalemiglioramento del tenore di vita del-la prima età giolittiana.

    D’altronde in piena Belle Èpoque i piùin vista fra gli imprenditori, gli artisti,i professionisti e gli esponenti delmondo culturale e scientifico attivi inSicilia rivestono un ruolo nevralgico,e in più settori, nella vita della giova-ne nazione italiana. Fra di essi pri-meggiano: gli imprenditori GiuseppeD’Alì, Vittorio Ducrot, Alberto Fas-sini, Ignazio junior e Vincenzo Florio,Francesco Lombardo Gangitano,Eugenio Oliveri, Filippo Pecoraino,Mario Sangiorgi, Giuseppe TascaLanza conte di Almerita, Ignazio Te-stasecca, Matteo e Arturo Verdera-me, Joseph Whitaker (più noto deglialtri suoi due fratelli residenti a Paler-mo, Joshua e Robert, anche per la suaattività di stimato ornitologo e ar-cheologo); gli architetti Ernesto Basi-le e Giuseppe Damiani Almeyda; gliscultori Mario Rutelli, DomenicoTrentacoste, Antonio Ugo ed EttoreXimenes; i pittori Ettore De MariaBergler, Francesco Lojacono, RoccoLentini, Antonino Leto, e AleardoTerzi; il poeta e scrittore Nino Mar-toglio; il fotografo Eugenio Intergu-glielmi; l’archeologo Antonio Salinas;i numismatici Raffaello Mondini eSalvatore Pennisi Alessi barone diFloristella (quest’ultimo famoso an-

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    Pietro De Francisco(Palermo 1873 – Mentone1969), pittore; fotografia1901 nel suo studio di Roma(da F. Grasso, Pietro DeFrancisco, catalogo dellamostra della Civica Galleriad’Arte Moderna, Palermo 2dicembre – 2 gennaio 1990,Palermo 1989)

    Aleardo Terzi (Monreale1870 – Castelletto Ticino1943), pittore e grafico;fotografia 1903 ca. nellostudio di Milano (da M.Quesada, Aleardo Terzi. TraLberty e Déco, EdizioniNovecento, Palermo 1982)

  • che come fotografo documentaristae d’arte); i giuristi Giovan BattistaImpallomeni e Francesco Empedo-cle Restivo; l’avvocato Antonio Mari-nuzzi; l’economista Fabrizio Natoli;il magistrato e scrittore Nicola Ni-ceforo; i chirurghi Francesco Duran-te, Gaetano Parlavecchio ed ErnestoTricomi; i medici e demopsicologiGiuseppe Pitrè e Salvatore Salomo-ne-Marino; il medico-legale Giusep-pe Ziino; il medico e geologo Gaeta-no Giorgio Gemmellaro; il fisiologoFrancesco Todaro; il botanico Anto-nio Borzì; il cristallografo e minera-logista Ruggero Panebianco; il natu-ralista Francesco Minà Palumbo; illetterato e critico Giovanni AlfredoCesareo; gli editori Salvatore Biondo,Niccolò Giannotta, Remo Sandron eAntonino Trimarchi; gli attori Ange-lo Musco e Pina Menichelli; il musi-cista Luigi Sandron; il matematicoGiovan Battista Guccia; i filosofiGiuseppe Amato Pojero, CosmoGuastella, Giovanni Gentile e Fran-cesco Orestano; il chimico StanislaoCannizzaro; gli scrittori Luigi Capua-na, Emanuele Navarro della Miraglia,Luigi Pirandello e Giovanni Verga;gli storici Michele Amari e Gioacchi-

    no Di Marzo; i costruttori EmanueleRutelli e Michele Utveggio; il genera-le Giovanni Ameglio. A questo nove-ro di personalità di rilievo vanno ag-giunte figure istituzionali determi-nanti per le vicende politiche dell’o-ramai consolidato Regno d’Italia co-me Giacomo Armò, Pietro Bonan-no, Napoleone Colajanni, FrancescoCrispi, Giuseppe De Felice Giuffri-da, Salvatore Favitta, Camillo Finoc-chiaro Aprile, Ludovico Fulci, Ni-colò Gallo, Pietro Lanza di Scalea,Pasquale Libertini, Angelo Majorana,Nunzio Nasi, Vittorio Emanuele Or-lando, Antonio Paternò Castello diSan Giuliano, Antonio Starrabba diRudinì e Luigi Sturzo.Era una costellazione di personalitàeccezionali che, a meno di coloro iquali si trasferirono nel continente,condivideva con gli altri esponentilocali della classe intellettuale, dei ce-nacoli artistici, della politica, dell’altafinanza e con la superstite aristocra-zia la frequentazione degli stessi luo-ghi dell’interscambio; teatri, cinema-tografi, caffè, oppure sedi depositariedi specifiche funzioni culturali (co-me, a Palermo, il Museo Nazionale,la sede della Società della Storia Pa-

    PROFILO STORICO

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    Giulio Moschetti (AscoliPiceno 1847 – Catania

    1909), scultore; fotografia diinizio XX sec.

    (da P. Giansiracusa,La fontana di Diana, nella

    Piazza Archimede di Siracusa,in «Quaderni del

    Mediterraneo», 2, 1994)

    Giovanni Ameglio (Palermo1854 – Roma 1921),

    generale e Governatore dellaLibia; fotografia 1912 ca.

    (da La formazione de l’ImperoColoniale Italiano, vol. I,

    Fratelli Treves Editori, Milano)

  • tria, la Biblioteca Comunale negli an-ni in cui è diretta da Gioacchino DiMarzo e principalmente la CivicaGalleria d’Arte Moderna, fondata nel1910 da Francesco Empedocle Resti-vo con la consulenza di Basile, DeMaria e Ducrot) ma soprattutto cir-coli, che unitamente alle sedi istitu-zionali preposte alla preparazione deinuovi quadri di esponenti del mondoculturale, professionale e artistico so-no da considerare i veri “luoghi diformazione” di questo periodo (se-gnatamente in casi come il CircoloMatematico, il Circolo Giuridico, ilCircolo Artistico e la Biblioteca Filo-sofica, tutti a Palermo, come il RealCircolo Musicale Bellini di Catania ocome gli esclusivi salotti culturali pri-vati di casa Alfano a Palermo o dellacontessa D’Ajala a Catania).Oltre ad essere una delle regioni conmaggior numero di abitanti della na-zione (e con il maggior concentra-mento di grandi centri urbani) la Sici-lia, nonostante il permanere di areerurali depresse e l’affacciarsi di alcunigravi fenomeni di inurbamento (de-teriori per le condizioni di vita e por-tatori di degrado sociale), potevacontare su un articolato sistema pro-

    duttivo difformemente esteso ancheal mercato estero; questo si verificavatanto nel settore agricolo quanto inquello estrattivo quanto, ancora, inquello industriale (tuttavia il meno in-cisivo fra i tre quanto a esportazioni).Non mancava nell’isola un’apprezza-bile tradizione di iniziative sindacali;alla fine dell’Ottocento la regione erala terza in Italia, dopo la Lombardiae l’Emilia Romagna, per associazionioperaie. Metà di esse erano di orien-tamento socialista; l’altra metà era diispirazione cattolica.Le rivendicazioni salariali dell’ultimotriennio del XIX secolo, che certonon mancarono (persino nell’ambitodelle imprese di Casa Florio, la più ri-spettata fra le dinastie imprenditorialiattive nell’isola), soprattutto nelle areepiù evolute, come nel caso di Catania,Messina e Palermo, dunque possonoessere considerate fisiologicamenteinevitabili per una società capitalistain via di ridefinizione e nella quale vi-geva l’ambiguo principio melioristadell’intesa fra classe imprenditoriale eproletariato basata sull’idea della con-vergenza di interessi. Quello dellaconsistenza ed attivismo della com-ponente associazionista del proleta-

    PROFILO STORICO

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    Francesco Crispi (Ribera1819 – Napoli 1901),statista, Presidente delConsiglio dei Ministri delRegno d’Italia; fotografia1901 (coll. privata, Palermo)

    Antonio Starrabba, marchesedi Rudinì (Palermo 1839 –Roma 1908), statista,Presidente del Consiglio deiMinistro del Regno d’Italia;ritratto di G. Boldini 1898(Galleria d’Arte Moderna,Palermo)

  • riato è, comunque, un dato rilevatoredell’entità del sistema produttivo (in-teso in senso più lato, cioè industriale,estrattivo, mercantile, artigianale,commerciale); e questo a dispetto dicerta storiografia degli ultimi anniche, in controtendenza con le prece-denti ricostruzioni storiche spessoesageratamente retoriche e di taglioagiografico, tende a minimizzare laportata di quell’economia sicilianache sostenne il tipo di società votataall’avventura del gusto liberty.Va anche detto che nonostante imolti settori economici in espansio-ne la Sicilia, proprio nella stagione dipassaggio fra Ottocento e Novecen-to, vive per la prima volta in manieraeclatante il dramma dell’emigrazio-ne. Ultimi (in ordine cronologico) apartire in massa, rispetto alle popola-zioni delle regioni d’Italia maggior-mente interessate dal fenomeno del-l’emigrazione (che fra il 1876 e il1900 sono il Veneto, il Friuli VeneziaGiulia, il Piemonte e la Campania), ilavoratori siciliani andranno ad in-grossare quelle file degli emigrantiitaliani che con le loro “rimesse”contribuiranno inconsapevolmentealla ripresa economica delle aree

    emergenti del regno d’Italia; ma lanuova mappa dello sviluppo indu-striale nazionale non comprendevapiù la loro terra natìa. La più consi-stente ondata migratoria dall’isola ri-sale al periodo che va dal 1901 al1915, con una discontinua ripresaper pochi anni a partire dal 1921. Supoco più di otto milioni di emigrantiitaliani dei primi due decenni del se-colo XX ben 1.126.513 erano sicilia-ni (e in prevalenza diretti verso ilcontinente americano). Una diasporasenza precedenti che nella secondametà del XIX secolo si era manifestain maniera più contenuta delle altreregioni (con sole 226.449 partenze),anche se principalmente diretta ver-so le città del nord Africa. Si trattavadi Alessandria d’Egitto, di Tripoli, diTunisi, di Algeri e di Casablanca; inalcuni casi nacquero delle vere e pro-prie comunità di siciliani, come nelcaso di La Goulette e di Tunisi dovesi formano due quartieri entrambidenominati petite Sicile.Del resto l’isola nel corso del XIXscolo era diventata una delle terrepiù densamente abitate del Mediter-raneo; dai censimenti ufficiali gli abi-tanti risultano 2.391.000 nel 1861,

    PROFILO STORICO

    28 ARTE E ARCHITETTURA LIBERTY IN SICILIA

    Antonino Paternò Castello,marchese di San Giuliano

    (Catania 1852 – Roma 1914),umanista, politico e Ministro

    degli Esteri del Regnod’Italia; fotografia ante 1910

    (da «La Sicilia Illustrata»,IX, VI, 1911)

    Camillo Finocchiaro Aprile(Palermo 1851 – Roma

    1916), giurista, politico eMinistro di Grazia e

    Giustizia del Regno d’Italia;fotografia 1907 («La Sicile

    Illustrée», V, I, 1908)

  • per diventare 2.584.000 dieci annidopo e 2.926.000 nel 1881.Negli anni Settanta le comunità diitaliani formatesi nel Maghreb aveva-no spinto il governo di Roma a in-staurare accordi con il bey della reg-genza tunisina. D’altronde in queglianni la politica estera non aggressivadella prima “italietta” liberale (im-permeabile persino all’invito del“club delle grandi potenze” a parte-cipare all’ultimo importante appun-tamento per la spartizione di ciò cherestava del mondo libero, cioè alcongresso di Berlino del 1878) avevaguadagnato le caute simpatie dei ver-tici degli stati arabi nord africani. Daqui l’impennata dell’immigrazionedall’Italia, con apprezzabile preva-lenza di siciliani, ma anche di maltesidi lingua italiana (questi ultimi sem-pre più intolleranti nei confronti delregime coloniale inglese sulla loroterra), sia in Marocco che in Tunisiae in Egitto, con la conseguente for-mazione di vere e proprie comunitàdi italiani, laddove fin dal terzo de-cennio del XIX secolo la sporadicapresenza di essi era limitata ai fuoriu-sciti della “carboneria” e in genereagli esuli attivisti del “risorgimento”.

    La presenza ufficiale italiana in Afri-ca era stata veicolata da un lato dallacompagnia di navigazione Rubattinodi Genova, con l’acquisto della baiadi Assab e con l’assunzione della ge-stione della ferrovia da Tunisi a LaGoulette (investimento di capitali chespinse la Francia, allarmata, ad occu-pare la Tunisia), dall’altro dallo stori-co e arabista siciliano Michele Amari(Palermo 1806-1889) che a partiredal 1877 promuove le prime missioniscientifiche in Africa del giovane Re-gno d’Italia, nell’ambito delle iniziati-ve del Comitato per l’Esplorazione del-l’Africa. Non va, infine, dimenticato ilfatto che il ritrovato mondo maghre-bino era anche assurto a depositariodi un immaginario esotismo metasto-rico, comune ad un più ampio scac-chiere geografico di riferimenti, an-che sull’onda di un neofitismo colo-nialista, alimentato dal subentrare al-l’inizio degli anni Novanta del XIXsecolo dell’improvvisa ideologia im-perialista di Francesco Crispi e daepisodici quanto significativi accadi-menti bellici che avevano finito conl’assegnare ai siciliani un imprevisto,quanto prevalentemente indesidera-to, posto di rilievo nell’ambito delle

    PROFILO STORICO

    SOCIETÀ E CULTURA IN SICILIA 29

    Cerimonia inaugurale delmonumento equestre a reUmberto I di Savoia (Mario Rutelli, 1910) inpiazza Roma a Catania, allapresenza del re VittorioEmanuele III e della reginaElena; fotografia del 30maggio 1911 (da «La SiciliaIllustrata», IX, VI, 1911)

  • prime spedizioni in Africa e in Asiadel Regio Esercito Italiano.Fra gli eventi di maggiore eco, inquesto intersecarsi della Sicilia postunitaria con le vicende d’oltremare,hanno particolare risalto: il continuoe positivo impiego in tutte le campa-gne d’Africa Orientale di fine XIXsecolo della Brigata di Fanteria “Pa-lermo”; il fondamentale supporto lo-gistico alle guerre coloniali fornitodalle navi mercantili delle unificateflotte Florio di Palermo e Rubattinodi Genova; l’eroico sacrificio nellabattaglia di Adua del 1896 delle co-siddette “batterie siciliane” (in quan-to formate quasi interamente damontanari dei Nebrodi e delle Ma-donie) dell’XI Reggimento di Arti-glieria da Campagna di Messina (uni-co reparto di artiglieria nazionale im-piegato in quelle operazioni) la cuicondotta, divenuta legenda nei rac-conti degli ascari superstiti, subitoentrò nella mitologia coloniale, contanto di monumenti celebrativi (ilpiù considerevole dei quali è a Mes-sina), che ricordano i trecento, quasitutti siciliani, immolatisi contro l’ar-mata degli abissini per garantire il ri-piegamento di ciò che rimaneva delcontingente coloniale del RegioEsercito italiano comandato dal ge-nerale Albertone); le imprese del ge-

    nerale palermitano Giovanni Ame-glio che, già distintosi nel 1887 nelladifesa dei confini della Colonia Eri-trea dalle razzie delle bande del Ti-grai, fu l’unico invitto ufficiale supe-riore nella sfortunata campagna d’A-bissinia del 1895-1896. Ameglio sisarebbe definitivamente assicuratoun posto di assoluto rispetto nellastoria del colonialismo italiano con ilsuo operato durante la spedizione in-teralleata in Cina (cui seguì la “Con-cessione italiana” di Tien-Tsin) e so-prattutto durante le conquiste dellaTripolitania, della Cirenaica, di Rodie del Dodecanneso durante il con-flitto italo-turco del 1911-1912; a luisi deve, tra l’altro, la vittoria della ce-lebre “battaglia delle Due Palme” inCirenaica e il risolutivo sbarco a Ro-di. Infine, quasi a conferma del pre-stigio di cui ancora per poco godevaPalermo, nel maggio del 1915 vieneistituito con Regio Decreto il XXXReggimento Cavalleggeri Palermo, alquale il 4 agosto dello stesso annoverrà consegnata la bandiera di guer-ra in occasione della partenza per ildeserto della Libia, dove verrà impie-gato (combattendo con i colori dellacittà) al posto delle truppe nazionalimandate al fronte nord-orientale del-la prima guerra mondiale. Ed è du-rante quest’ultima che i siciliani dan-

    PROFILO STORICO

    30 ARTE E ARCHITETTURA LIBERTY IN SICILIA

    Visita ufficiale di GiovanniGiolitti, Presidente del

    Consiglio dei Ministri delRegno d’Italia, e di Camillo

    Finocchiaro Aprile, Ministrodi Grazia e Giustizia del

    Regno d’Italia, durantel’inaugurazione dell’Ospizio

    dei Ciechi di Catania(Filadelfo e Francesco

    Fichera, 1903-1910) allapresenza dei reali d’Italiafotografia del 30 maggio

    1911 (da «La SiciliaIllustrata», IX, VI, 1911)

    Ricevimento nuziale apalazzo Di Martino in via

    Libertà a Palermo per ilmatrimonio di Carolina Di

    Martino e del senatoreGiovanni Roberto;

    fotografia 1910 (da «La SicileIllustrée», VII, V, 1910)

  • no un ulteriore e gravoso sacrificioper la causa nazionale; la Sicilia saràinfatti fra le prime regioni d’Italia(insieme alla Lombardia, al Veneto ealla Toscana) per numero di caduti edi decorati al valor militare.La Sicilia del secondo decennio delsecolo si sentiva ancora protagonistadi primo piano delle vicende del Re-gno d’Italia; ma in realtà aveva inizia-to a vivere di rendita dell’eredità delperiodo comprensivo dell’ultimoquarto dell’Ottocento e del primodecennio del XX secolo. Un periododurante il quale l’isola per la primavolta dal Medioevo, e in particolaredai tempi del regno normanno di Si-cilia, si era imposta come uno dei ful-cri propositivi del progresso econo-mico e dell’elaborazione di forme emodi culturali nuovi. Il successo del-le partecipazioni di Basile e del suocenacolo alle Esposizioni di Torino1902, di Milano 1906, di Venezia1903, 1905 e 1909, il proliferare nel-le maggiori città del regno quali Ro-ma, Milano, Torino e Napoli di suc-cursali di vendita del mobilificio Du-crot (che, così, diffondeva la “via si-ciliana” all’arredo modernista, essen-do la sua produzione di quegli anniprevalentemente liberty), la presenzadi progettisti e di imprese di costru-zione siciliane sul territorio naziona-

    le (oltre che a Malta e in alcune cittàdel nord Africa), il monopolio sicu-lo-ligure dei traffici marittimi (con lafusione delle flotte Florio e Rubatti-no), la tenuta del primato sicilianonell’estrazione dello zolfo e, infine, lagrande espansione del mercato del-l’industria enologica di Marsala e del-l’inscatolamento del tonno sono so-lo le punte emergenti di questa sta-gione di grande slancio che, al giro diboa dell’inizio del secondo decenniodel Novecento, si sarebbe infranta inmaniera irreversibile.L’uscita nel 1915 dell’Italia dalla Tri-plice Alleanza aveva comportato laperdita per la Sicilia degli importantimercati degli imperi germanico e au-stro-ungarico; ma aveva tempora-neamente abbattuto quei trentennalidissapori fra il governo italiano equello francese che tanto avevanonuociuto alle esportazioni sicilianedi vino e che da parte francese sierano tradotte in aperto boicottag-gio delle attività imprenditoriali degliitaliani (in grande prevalenza sicilia-ni) residenti nei possedimenti fran-cesi del nord Africa. Un’ostilitàmontante anche nelle aree dellaFrancia dove più consistente era lapresenza di emigrati di varie regionid’Italia (fra cui la Sicilia) e che avreb-be portato nel 1893 al misfatto della

    PROFILO STORICO

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    Giuseppe D’Alì (Trapani 1832-1909),industriale e politico;fotografia 1900 ca.con la famiglia (coll. privata, Trapani)

  • strage di decine e decine di operaiitaliani nelle saline di Aigues-Mortes,avvenuta in seguito alla rivolta deglistessi a causa delle modalità di sfrut-tamento cui erano sottoposti e delledisparità di trattamento rispetto aglioperai francesi. Proprio molti diquesti ultimi furono i promotori diquella “caccia all’italiano” che, no-nostante i tentativi di depistaggio edi insabbiamento da parte delle au-torità francesi, sconcertò l’opinionepubblica europea. E sempre in que-gli anni fra gli abitanti delle isole diMalta e di Gozo prendeva piede unpacifico orientamento irredentistafavorevole alla riunificazione con l’I-talia; un fenomeno che già allo statolarvale impressionò non poco gli oc-cupanti inglesi (entrati definitiva-mente in possesso del piccolo arci-pelago alla caduta di Napoleone intotale dispregio agli accordi del trat-tato di Vienna) e che, anche in rela-zione alle precedenti tensioni con laFrancia (l’invasione nel 1881 dellaTunisia non finì mai di essere valuta-ta come un evento negativo per lafiorente locale comunità siciliana),ebbe una eco non indifferente sulladiffusa convinzione circa l’indiffe-renza dello stato italiano in meritoalle questioni siciliane.

    Rispetto allo stato unitario una certafrattura, sempre in odore di risveglia-re slanci autonomisti, si era pesante-mente manifestata nell’ultimo decen-nio del XIX secolo; una condizionedalla chiara impronta sociale cheaffondava le sue radici anche negliambienti progressisti e massonici digran parte della classe dirigente cata-nese, palermitana e trapanese.Tuttavia, dopo gli anni della repres-sione seguita alla corale protesta so-ciale (la più organizzata sindacalmen-te dalla creazione dello stato unitario)dei Fasci dei Lavoratori di Sicilia fonda-ti da Giuseppe De Felice Giuffrida(Catania 1859-1920) e dopo lo Statodi Assedio promulgato dallo stessoCrispi nel 1894, il mancato “decen-tramento” prefettizio testato proprionell’isola (con Codronchi e decisa-mente osteggiato dalle forze vive del-la regione) vanificava provvisoria-mente, anche con ricaduta di livellonazionale, la montante vocazione au-toritaria della monarchia sabaudainaugurando, per la regione, un breveperiodo di relativa pace sociale.Qualche mese dopo il rientro di Co-dronchi nel continente la visita diVittorio Emanuele di Savoia e delleconsorte Elena (ancora per poco so-lamente in qualità di principi di Na-

    PROFILO STORICO

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    La contessa D’Ajala nel suosalotto delle riunioni

    letterarie a palazzo D’Ajala(Paolo Lanzerotti, 1914) in

    corso Italia Catania;fotografia post 1915

    (da A. Rocca, Il Liberty aCatania, Edizioni Magma,

    Catania 1984)

    Franca Florio con il KaiserGuglielmo II nel parco

    dell’Olivuzza in prossimitàdel Villino Florio;

    fotografia 1904 (ArchivioPaladino, Palermo)

  • poli) assume il valore di una mossadiplomatica della corona sabauda perriconquistare la posizione perduta re-lativamente al consenso siciliano, esegnatamente palermitano.Dopo la pesante crisi economica cheaffligge buona parte della primametà degli anni Novanta del XIX se-colo la Sicilia vive due condizioni al-quanto dicotomiche: da un lato si af-faccia per la prima volta in manieraconsistente sulla scena dei grandiflussi intercontinentali dell’emigra-zione; dall’altro conosce una formi-dabile proliferazione di attività im-prenditoriali che, aggiungendosi alcontenuto ventaglio di storicizzati fi-loni imprenditoriali risalenti alla tar-da restaurazione (e irrobustitisi neiprimi tre decenni del nuovo regnod’Italia), lasciava presagire l’alba diuna “età felice”, in perfetto tempi-smo con l’esaltazione per il progres-so e il benessere propria dell’immagi-nario modernista internazionale.Invero quella siciliana era una realtàmoderatamente (o meglio settorial-mente) dinamica e, in qualche modo,costretta dal peso negativo di grandiaree (soprattutto nell’interno dell’i-sola e in alcuni suoi territori centro-meridionali) innegabilmente affetteda profonda arretratezza.Nonostante la discontinuità del suoassetto economico-sociale (fra areeemergenti e sacche di miseria atavica,fra vivacità di alcune realtà urbane,prevalentemente costiere ma in talu-ni casi anche dell’interno, assoluta-mente al passo con i tempi e anacro-nistico immobilismo di tanti centriabitati rurali), era stata in grado di oc-cupare, anche se solo per alcuni com-parti produttivi, posizioni di media,se non alta, rilevanza nell’ampioscacchiere della tarda età della “ci-viltà capitalista” europea. Fra i setto-ri trainanti dell’economia sicilianadella Belle Èpoque ad eccellere eranol’industria estrattiva, l’industria eno-

    logica e quella dei distillati, le compa-gnie di navigazione, la cantieristicanavale, gli istituti di credito, l’indu-stria di mobili e arredi, la pesca e l’in-dustria di inscatolamento del tonno,l’industria delle lavorazioni in cemen-to, l’industria olearia, la produzione elavorazione del sale, l’industria chi-mica e farmaceutica, la produzioneagrumaria e l’estrazione di bitumi.L’industria estrattiva, oramai alla suaultima stagione fortunata, era con-centrata nel famoso triangolo zolfi-fero esteso sui territori delle attualiprovince di Agrigento, Caltanissetta,Catania, Enna e Ragusa; un compar-to minerario di tale vastità da assicu-rare all’isola il primato mondiale inquesto settore, con il controllo, an-che se non solo da parte di impreselocali, del 50% del relativo mercatointernazionale. Era un settore cosìconsistente della vita economica del-la nazione da poter soffrire di crisi disovrapproduzione, dovute anche aduna certa anarchia nella proliferazio-ne delle concessioni e ad uno sfrut-tamento selvaggio dei giacimenti edella forza lavoro (tuttavia conside-rata privilegiata rispetto alle condi-zioni dei braccianti). Il crollo deiprezzi causato nel 1884 dal raggiun-gimento del tetto delle quattrocento-

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    Ferrovieri al caffè dellaStazione di Xirbi, neldistretto minerario diCaltanissetta; fotografia 1905ca. (coll. privata,Caltanissetta)

  • mila tonnellate di produzione (piùdel doppio di un decennio prima)avrebbe aperto una lunga stagione diincertezze, nella cui fase acuta termi-nale, dieci anni dopo, si paventò (inun clima arroventato dalla vicendedei Fasci dei Lavoratori) la perdita diben sessantamila posti di lavoro peril solo tracollo della miriade di im-prese minori. Una eventualità scon-giurata, nel giro di appena un anno,in seguito alla costituzione a Londra,nel luglio 1896, della Anglo SicilianSulphur Company-Limited; a questo“cartello”, promosso essenzialmenteda Ignazio Florio e passivamente as-secondato dal governo nazionale, sideve quel programma di razionaliz-zazione e “bonifica” delle attivitàdell’intero comparto estrattivo cheriportò l’industria mineraria sicilianaai tradizionali livelli di competitivitàe di solidità, introducendo anche ilprincipio di condizioni lavorative re-lativamente meno disumane che nelpassato. Alla vasta produzione mine-raria delle zolfatare (la cui mano d’o-pera era talmente numerosa da faredella figura del minatore sicilianouna specialità di lavoratore partico-larmente accreditata all’estero, in

    America ma anche nei vicini posse-dimenti francesi del nord Africa) era-no legati i tanti ‘distretti’ delle raffi-nerie costiere; i più importanti diquesti erano a Porto Empedocle e aLicata (città nelle quali primeggiava-no, rispettivamente, le imprese deiFragapane e dei Verderame), ma so-prattutto a Catania, città nella quale ilcomparto delle raffinerie (fra cui lepiù importanti ad inizio Novecentoerano quella della Ditta Pandeli e ilcomplesso degli stabilimenti dellaDitta Trewhella, le cui sole minieredi Grottacalda e di Stretto occupava-no ben duemilaottocento operai) co-stituiva, principalmente lungo il vialeAfrica, uno dei più cospicui concen-tramenti del Mediterraneo di opificiimpiegati in questo settore.La produzione di vini di qualità eraconcentrata principalmente a Marsa-la (con i più antichi e famosi bagli vi-nicoli Woodhouse e Ingham-Whi-taker, con il vasto e avanzato stabili-mento Florio, ma anche con le indu-strie enologiche Alagna, Genna, Laz-zara, Martinez, Oneto, Pellegrino,Spanò, Tumbarello e tanti altri), masi praticava con successo anche nellacittà con la maggiore flotta di pe-

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    Operai e sorveglianti delMulino Pastificio Velis, già in

    via del Bosco, a Catania;fotografia Salvo Bonsignore1906 (da S. Nicolosi, Vecchie

    foto di Catania, EdizioniGreco, Catania 1991)

  • scherecci del regno, cioè a Mazaradel Vallo (dove operavano l’anticaFattoria Hopps e poi fabbriche piùrecenti ma ugualmente apprezzate,anche per la modernità di concezio-ne, come lo Stabilimento Favara), edera fiorente anche a Trapani (stabili-menti Aula & Virgilio, D’Alì & Bor-donaro, Catalano e Lombardo), aZucco (Fattoria d’Orleans), a Paler-mo (Tenuta Camastra, Baglio Ah-rens), a Catania (fra i tanti di piccoledimensioni eccelleva, per qualità econsistenza, lo stabilimento Lamber-ger), a Riposto (Feletti, Grassi Nico-tra, Mazzullo) e a Noto (Reale Canti-na Sperimentale); ed una voce nonindifferente delle esportazioni, so-prattutto in Francia, era quella dellaproduzione vinicola “grezza” da ta-glio, cioè ad alta gradazione.Un comparto storico dell’economiasiciliana che già negli anni Ottanta delXIX secolo è interessato da un forteimpulso innovativo sul piano dellaorganizzazione del lavoro e dellacommercializzazione, e quindi da unautentico rilancio di competitività(con successive gemmazioni di inizia-tive anche al di fuori della regione), èquello della pesca e conservazione

    del tonno. La marca più diffusa suimercati europei e americani, oltre adessere quella maggiormente apprez-zata per la bontà del prodotto nono-stante il costo relativamente elevato,è ovviamente quella Florio, le cuiconfezioni di latta riportano nell’eti-chetta la riproduzione del leo bibens(motivo dell’antica insegna, scolpitada Francesco Quattrocchi, per il ne-gozio di droghe e generi colonialiaperto a Palermo in via dei Materas-sai nel secondo lustro del XIX seco-lo da Paolo Florio, cioè dal fondatoredella futura dinastia di imprenditorida poco giunto in Sicilia da BagnaraCalabra). L’industria dell’inscatola-mento del tonno diviene una prero-gativa tutta siciliana con decine di im-prese di successo e piuttosto longeve;molte sopravviveranno, anche se indimensioni più localistiche ma sem-pre con prodotti ritenuti di grandepregio, al crollo del sistema industria-le siciliano. L’attività delle tonnare,ragguardevole già nell’antichità e nelmedioevo (tanto da divenire preroga-tiva regia con i normanni), potenzia-ta nel periodo vicereale e tecnologi-camente affinata in età positivista, so-prattutto per quanto attiene alla con-

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    Operaie del Baglio VinicoloFlorio sul litorale di Marsala,addette alla Sezioneetichettatura e spedizione;fotografia post 1915 (coll. privata, Palermo)

  • servazione (fondamentale settoredella produzione di derrate alimenta-ri a lunga durata per esportazione maanche per uso delle stesse marinerie)relativamente alla quale sono proprioi Florio a sperimentare la formulavincente dell’inscatolamento sott’o-lio, all’inizio del Novecento risultaparticolarmente estesa lungo granparte delle coste della Sicilia e dellevicine isole. A quell’epoca, infatti, so-no in funzione le tonnare di: SanGiorgio dei Genovesi e Vergine Ma-ria nel palermitano (mentre l’anticatonnara dell’Arenella era stata tra-sformata negli anni Quaranta delXIX secolo in residenza costiera deiFlorio e dotata dell’ala neogotica,detta dei “Quattro Pizzi”, progettatada Carlo Giachery); Magazzinacci,Castellammare del Golfo, Scopello,Secco, Bonagia, San Giuliano, Maza-ra del Vallo nella provincia di Trapa-ni; Formica e le due di Favignana nel-le isole Egadi; Capo Passero, Marza-meni, Vendicari, Fiume di Noto, San-ta Panagia, Brucoli, sulla costa ionica;Sant’Antonino, Caldara, Oliveri, Roc-cabianca, San Giorgio, Caronia, Tusalungo la costa tirrenica della provin-cia di Messina; Cefalù, Resulana, Tra-bia, San Nicola l’Arena, Solanto,Sant’Elia nella parte orientale della

    provincia di Palermo. Tonnare di sici-liani verranno aperte in Tunisia (lapiù importante delle quali era a SidiDaud), mentre i Florio, i cui stabili-menti delle isole di Formica e di Fa-vignana sono i maggiori e quelli piùmodernamente organizzati, tenteran-no di trapiantare questo importantesegmento del loro impero imprendi-toriale anche nelle Canarie.Insieme all’industria vinicola, all’e-strazione dello zolfo, alla pesca deltonno e alla lavorazione ed esporta-zione dei sommacchi (per le indu-strie chimiche continentali) un setto-re trainante dell’economia siciliananel XIX secolo era stato quello deitraffici marittimi. Già sul finire dellaRestaurazione si verifica un apprez-zabile potenziamento delle primecompagnie di navigazione isolane diun certo peso, formate con il con-corso dei capitali di Benjamin In-gham, di Vincenzo Florio, di Gio-vanni Riso, di Gabriele ChiaramonteBordonaro, di Camillo Campostano,di Antonio Sgobel e di altri commer-cianti e finanzieri attivi a Palermo.Dall’emancipazione mercantile del1840 di Palermo dal “Pacchetto diNapoli” alla fusione nel 1881 dell’o-ramai affermata compagnia di navi-gazione Florio e della storica Rubat-tino di Genova (allora in “cattive ac-que”), con la conseguente nascitadella Navigazione Generale Italiana (po-tente società a capitale siculo-ligureche si sarebbe lungamente assicurataanche il monopolio dei traffici marit-timi sovvenzionati dallo stato) e l’i-stituzione anche a Palermo del Com-partimento Marittimo (il secondo delRegno d’Italia, dopo quello di Geno-va), passano solo pochi decenni du-rante i quali, però, l’armatoria sicilia-na si impone sulle rotte commercialidel Mediterraneo, del Mar Nero, delMar Rosso e dell’Atlantico. Oltre al-la N.G.I. (Navigazione Generale Italiana– Società Riunite Florio & Rubattino),

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    Contadina della piana diCatania in pausa durante la

    fase meccanizzata dei lavoriagricoli; fotografia Giuseppe

    Signorello 1912 (da S. Nicolosi, Vecchie foto di

    Catania, Edizioni Greco,Catania 1991)

  • che sostituiva la Florio Società Italianadi Navigazione (che nella sua storiaaveva assunto anche la denominazio-ne Società in Accomandita dei PiroscafiPostali di I. e V. Florio) ed arriverà acontare centodue piroscafi, nel pe-riodo compreso fra la metà del XIXsecolo e il primo decennio del XXsecolo nell’isola operano una granquantità di armatori (fra cui i paler-mitani Corvaja, Laganà, Tagliavia eTrifileti, il catanese Galatiolo, i mes-sinesi Bonanno) e importanti com-pagnie di navigazione come la Sica-nia, la Sicula Americana, la Società Sicu-lo Transatlantica e la Trinacria.La cantieristica navale, anche se no-tevolmente diffusa in tutte le cittàportuali dell’isola (Trapani, Palermo,Terrnini Imerese, Milazzo, Messina,Catania, Augusta, Siracusa, Licata,Porto Empedocle, Mazara del Vallo,Marsala) era in prevalenza destinataal piccolo cabotaggio (velieri mer-cantili, “schifazzi” da carico e pe-scherecci); una realtà produttiva ca-pillare ma di modeste risorse, rispet-to alla quale emergevano Messina ePalermo. Nella prima già dalla secon-da metà degli anni Ottanta del XIXsecolo operavano, con sistemi e tec-nologie particolarmente aggiornati, iCantieri Rodriquez. Di contro Palermovantava un vero “colosso”, in gradodi mettere in linea piroscafi e navi daguerra; si trattava del complesso, an-cor oggi attivo, dei Cantieri Navali –Bacini e Stabilimenti Meccanici Sicilianidi Palermo (fondati allo scadere del-l’Ottocento da Ignazio Florio juniorriconvertendo parte dei reparti pro-duttivi della storica Fonderia Oretea)che certo sormontava gli altri im-pianti principali di costruttori navalidi medio livello, fra cui quelli paler-mitani di Napoleone Santocanale edi Antonino La Rocca e quello trapa-nese di Luca Bascone.I principali istituti di credito dell’isola,come il Banco di Sicilia e la Cassa

    Centrale di Risparmio Vittorio Ema-nuele, avevano sedi centrali a Palermoe filiali in molti centri dell’isola e in al-cune altre province del regno, oltreche nei possedimenti d’oltremare, edebbero un ruolo decisivo nella fase didecollo dell’economia della stagionedel “sogno imprenditoriale” siciliano.Ma avevano anche un certo peso nel-l’economia di questa area del Mediter-raneo la pletora di piccole banche sor-te in altre realtà urbane e rurali dell’i-sola (come pure a Palermo, dove ad-dirittura operava un istituto di creditosiculo-americano) e persino della Tu-nisia, dove la Banca Commerciale diTunisi contava una rilevante presenzadi capitali siciliani, oltre ad avere Igna-zio Florio come presidente.La produzione di mobili e arredi, cheper tutto l’Ottocento mantiene in Si-cilia i tradizionali alti livelli di artisti-cità (abilmente traghettati nella ten-denza alla innovazione formale “og-gettiva” scaturita grazie agli stretticontatti, già sul finire del secolo pre-cedente, con la cultura dell’abitarebritannica) sul finire del secolo cono-sce un sorprendente impulso indu-striale in relazione ad un generale in-nalzamento dei consumi ma soprat-tutto grazie all’impennata della pro-duzione edilizia (verificatasi nei lotti

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    Gruppo di profughi delterremoto di Messina del 28dicembre 1908 a bordo delpiroscafo Savoia; fotografia1909 («La Sicile Illustrée»,VII, II, 1910)

  • disegnati dai programmi di espansio-ne di Palermo e Catania, principal-mente, ma anche di Siracusa, Caltagi-rone e Trapani), al diffondersi di unanuova cultura dell’abitare, all’esten-dersi a più strati sociali delle miglioricondizioni di vita e, non ultimo, al-l’exploit della moda della villeggiatura,che dissemina alcune aree a vocazio-ne vacanziera dell’isola (fra cui Taor-mina, Valderice, Cefalù, Ganzirri,Santa Flavia, Casteldaccia e i dintor-ni di Palermo, di Catania, di Messina,di Milazzo, di Licata) di residenzestagionali in prevalenza concepite se-condo i dettami internazionali dellacivilisation du plaisir, ma spesso senzaderogare a citazioni di specificità for-mali locali. Precedentemente limitataad una dimensione squisitamente ar-tigianale, con ebanisti qualificati eapprezzati anche all’estero (il casodel colto “dilettante” palermitanoAndrea Onufrio con le sue prestigio-se ambientazioni storiciste d’interni epreziosa mobilia medievalista, sia instile siculo-normanno sia neogotica,e con i suoi decadenti arredi e deco-razioni islamizzanti è fra i più ap-prezzabili del tardo gusto del revivalin Italia) tuttavia incapaci di quel sal-

    to di qualità tecnologica e organizza-tiva indispensabile ad una espansionedel mercato, la produzione di mobilie “arredi completi” compie, soprat-tutto nel giro di pochi lustri dall’at-tuazione dei vari piani regolatori e diampliamento che diffonderanno inmaniera formidabile le tipologie delpalazzo da pigione e delle palazzinao villa unifamiliare (le cui concezionee logica abitativa imponevano nuovistili di vita e quindi nuovi criteri eforme dell’arredo borghese), un saltodi qualità industriale davvero porten-toso. Il forte processo di europeizza-zione delle principali città nord afri-cane (lungo la costa dei possedimen-ti francesi del Maghreb e nel nord delprotettorato britannico dell’Egitto),con la conseguente produzione edili-zia per i nuovi quartieri dei residentieuropei, fu un’ulteriore sponda per ipiù aggiornati mobilifici della Sicilia,avvantaggiati rispetto ai più avanzatiopifici inglesi e francesi dalla posi-zione geografica e dalle condizioni diproduzione (minor costo del lavoro,abbattimento degli oneri di trasportograzie alla disponibilità della flottamercantile siciliana attiva nell’area diquesti nuovi mercati, possibilità di

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    Monumento agli artiglieridelle “Batterie siciliane” della

    battaglia di Adua, Messina;cartolina d’epoca

    (coll. Riccobono, Messina)

  • stoccaggio di grandi quantità di le-gname pregiato, quindi con minoreincidenza economica, la cui prove-nienza dalle colonie europee dellezone tropicali e sub tropicali era ga-rantita dal circuito delle considerevo-li esportazioni vinicole). Pertanto,quella dell’industria di mobili e arre-di divenne, a partire dall’inizio delXX secolo, una prerogativa del risve-glio imprenditoriale isolano, conproduzioni altamente qualificate so-prattutto ad Acireale e a Catania, ri-spettivamente con la Ditta Sardella econ la Ditta Wackerlin (entrambe nelcampo dei mobili in faggio curvato avapore “uso Vienna”), oltre che a Pa-lermo, principalmente con il grandestabilimento industriale Ducrot (chenel 1911, a tre lustri dalla formidabi-le ristrutturazione aziendale dell’ori-ginaria ditta Carlo Golia & C., sareb-be arrivato a contare fino quattro-centoquarantacinque operai, divenutiduemilacinquecento negli anni Venti,dopo avere aperto prestigiosi magaz-zini di vendita anche a Milano, Ro-ma, Napoli, Torino, Genova e adaver esteso, già ad inizio secolo, ilproprio raggio di azione a Tunisi, alCairo e ad Istanbul) ma anche con al-

    tri mobilifici minori, sia industrializ-zati (come Ahrens, Albanese, Berto-lino, Cricchio, Dagnino, Favara, For-te, La Monaca, Mucoli, Petrì) che ar-tigianali (come Amante, Barraja, Gia-comazzi, Li Muli, Li Vigni).Fra i settori trainanti dell’economiasiciliana, soprattutto nei primi duedecenni del XX secolo, l’industriadelle lavorazioni in cemento e deimateriali edilizi riveste un ruolo si-gnificativo, anche in termini occupa-zionali. Questo principalmente conopifici tecnologicamente avanzati co-me quelli delle ditte Garibaldi Perro-ni, Patriarca e Inserra di Catania, Do-nia di Messina, Ghilardi, Finocchiaroe Li Vigni di Palermo, Giuffrè di Ter-mini Imerese e Dierna di Siracusache erano in grado di esportare leproprie produzioni di piastrelle a in-tarsio, lavamani, colonne, compo-nenti ornamentali, “marmette a mo-saico e alla veneziana”, serbatoi per ilvino, vasche, sanitari, mangiatoie, tu-bi per condotte idriche, fontane e se-dili in tutte le regioni d’Italia. Alcunedi queste imprese, come la ditta Fi-nocchiaro e la Ghilardi (il cui stabili-mento palermitano era stato apertonel 1887 dal cavaliere Conigliaro in

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    Miniera di zolfoGessolungo-Maurelli,Caltanissetta; fotografia 1900ca. (coll. Di Benedetto,Biblioteca Comunale di Palermo)

  • società con la “casa madre” di Mila-no, attiva sul territorio del regno conaltri opifici succursali anche a Berga-mo e a Bari) realizzavano anche ope-re in conglomerato di cemento arma-to sia limitatamente alle “ossature”strutturali ed ai solai, sia come com-ponenti di insiemi architettonici (an-che per arredi urbani); specializzazio-ne, quest’ultima, nella quale le ditteGiuffrè (che realizza anche opere co-me il chiosco antistante alla StazioneCentrale di Termini Imerese), Inserrae Patriarca conseguirono risultatidavvero eccellenti, tali da assicurarsiun posto di tutto rispetto nel vastopanorama italiano delle arti decorati-ve e industriali liberty (grazie a pro-dotti convenzionali, ma di facile pre-sa, oramai prevalentemente rimossi).Connessa all’industria enologica eraanche l’attività delle distillerie (per laproduzione di cognac, di amari, ecc.)anch’esse principalmente a Marsala(dove in questo settore primeggia sututti il Baglio Florio, seguito da In-gham-Whitaker e da Spanò) ma an-che a Caltanissetta (Averna), a Cata-nia (Monaco), a Palermo (Tutone), aTrapani (Aula & Virgilio); un’indu-stria che, sebbene di nicchia, assicu-rava all’isola una certa immagine dievoluta imprenditoria in occasionedelle esposizioni commerciali nazio-nali e internazionali.Un certo rilievo nell’economia sici-liana ebbero anche gli stabilimentichimici e farmaceutici (soprattuttocon la Chimica Arenella di Palermo econ la Sanderson & Sons, poi Bosurgi, a

    Messina, ma anche con stabilimentidi più contenute potenzialità, ma diindubbia specializzazione, comequello trapanese di Saverio Bruno equelli palermitani di Giovanni Cam-pisi e di Giovanni Dato) come purela produzione, di qualità ma forse ec-cessivamente frammentata, deglioleifici (con oltre un centinaio di fab-briche di grandi dimensioni e una in-finità di piccole imprese attive princi-palmente ad Avola, Barcellona Poz-zo di Gotto, Caltanissetta, Campo-bello di Licata, Canicattini, Carini,Castelvetrano, Catania, Catenanuova,Cefalù, Comiso, Falcone, Favara,Furnoro, Giardini, Giarre, Gibellina,Mascali, Melilli, Meri, Messina, Mi-lazzo, Militello in Val di Catania, Mi-stretta, Monforte San Giorgio, Naso,Niscemi, Palermo, Partinico, Patti,Ragusa, Recalbuto, Reitano, Riposto,Roccalumera, Salaparuta, Sant’Agatadi Militello, San Fratello, Santa Mariadi Licodia, Santa Lucia del Mela,Santa Teresa di Riva, Santo Stefanodi Camastra, Scordia, Siracusa, Sorti-no, Termini Imerese, Trapani, Tusa,Villarosa, Vittoria). Sia pure solo peralcuni casi, queste due categorie diproduzioni costituirono, anche seper fasi non continuative, apprezza-bili flussi di esportazioni; tuttavia es-si non saranno mai lontanamente pa-ragonabili ai picchi raggiunti in cam-po enologico, in quello della estra-zione e raffinazione dello zolfo, inquello dell’inscatolamento del tonno,nell’agrumicoltura (le cui esportazio-ni, soprattutto in America e nel Re-

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    Centrale elettrica a gaspovero della Miniera

    Trabonella di GedeoneNuvolari & C., Caltanissetta;

    fotografia 1900 ca.(da Rivista Industriale,

    Commerciale e Agricola dellaSicilia, Bontempelli &

    Trevisani, Milano 1903)

    Settore di stoccaggio deipanetti di zolfo da

    esportazione della raffineriaPhoenix, già in via Messina,

    a Catania; fotografia 1910(da S. Nicolosi, Vecchie foto di

    Catania, Edizioni Greco,Catania 1991)

  • gno Unito, furono talmente conside-revoli da impegnare gli imprenditori,piccoli e grandi che fossero, in unafantasiosa gara di promozione d’im-magine tutta giocata sulla grafica pergli imballaggi) o, ancora, nella produ-zione e lavorazione del sale (alloraesercitata in molte parti della Sicilia,ma con il maggior concentramentonei “distretti” delle saline di Trapanie Marsala, gestite da storiche famigliedi possidenti come gli Adragna, gliAula, i Burgarella, i D’Alì, i Maurigi,i Platamone, i Sieri Pepoli, gli Staiti, iTodaro), mentre già negli anni imme-diatamente prima della GrandeGuerra l’estrazione di bitumi, soprat-tutto nel territorio di Ragusa (ancoranon promosso a provincia) con la So-cietà Sicula per la Esportazione dell’Asfal-to e con imprese italiane e straniere(come la United Limmer Company e al-tre francesi) si avvicinava a quel 70 %della produzione mondiale che perlungo tempo si configurò come unospecifico monopolio siciliano.A questi settori trainanti vanno ag-giunti altri che, seppure solamente diincidenza regionale oppure occasio-nalmente presenti sul mercato nazio-nale o su quelli delle vicine città delnord Africa europeizzato, contribui-vano ugualmente alla stabilità econo-mica dell’isola e garantivano un buonnumero di posti di lavoro. Fra i “seg-

    menti” produttivi più significativi diquesta classe di attività di trasforma-zione di un certo respiro emergonole concerie, le filande, le tessorie e leindustrie alimentare, argentiera, cera-mica, dei mobili in metallo e mecca-nica. Concerie, filande e tessorie, inrealtà, non riescono quasi mai a supe-rare la dimensione localistica; questoanche in casi di una certa rilevanzacome, per la prima categoria, le im-prese palermitane Bacchi Salerno,Barocchieri & Pusateri, Gauci, In-grassia, Soldano, quelle catanesi Cala-tabiano, Guzzardi e Pennisi, o comele tante altre distribuite nel territoriosiciliano, a Barcellona Pozzo di Got-to (Duci), a Bisacquino (Salvaggio), aComiso (Divita), a Campobello di Li-cata (Terranova), a Francavilla di Sici-lia (Genovese), a Messina (Alessi &Consoli, Amato, Lanza Trombetta,Loteta, Pracanica), a Termini Imerese(Marcellino), e come, per la seconda ela terza categoria, le imprese messine-si Ainis, Arcuri, Eatoa, Garufi e le al-tre ad Acireale (Patanè), a Fiumedini-si (Gregorio), a Palermo (Florio, Iuni-pero), a Roccalumera (Papandrea), aRometta (Cardullo).Più consistente si dimostra la ramifi-cata compagine dell’industria ali-mentare che, oltre al settore prima-rio dell’inscatolamento del tonno(nel quale primeggiava senza con-

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    SOCIETÀ E CULTURA IN SICILIA 41

    Stazione marittima di PortoEmpedocle per l’imbarcodegli zolfi e centrale elettricamunicipale (Giovan BattistaFilippo Basile jr, 1927);fotografia 1928 ca.(da Sicilia, ConsociazioneTuristica Italiana,Milano 1940)

  • fronti l’impresa dei Florio), era costi-tuita da una miriade di piccole azien-de in prevalenza conserviere, ma an-che dolciarie (fra le quali le più pre-stigiose erano le celebri ditte paler-mitane Bruno, Caflisch, Gulì, Rome-res e Valenti, ma anche quelle messi-nesi Arcidiacono, Busazza, Ecora eVachier, quelle catanesi Amato, Fi-chera, Leotta, Triconi e la nissenaInfantolino), oltre che dagli impiantiper la molitura del grano e per lafabbricazione della pasta (categoriaalla quale appartenevano, però, an-che alcuni rilevanti concentramentiproduttivi tecnologicamente avanza-ti, come la Società Anonima “La Spiga”e la Società Anonima per la Macinazionedei Grani e la Fabbricazione di Paste Ali-mentari “La Sicilia” ad Agrigento, laDitta Cuffaro a Bagheria, la Ditta Sa-porito – Di Bella & C. a Castelvetra-no, la Società del Molino a Vapore SantaLucia a Catania, il Pastificio Lucà e ilMolino e Pastificio a Vapore Pulejo aMessina, il Molino a Vapore “Perseve-rante” di Marullo & C. e il Molino Lo-presti a Milazzo, il Gran Mulino a Va-pore Pecoraino e lo Stabilimento a Vapo-re Paste Alimentari Carrella a Palermo,il Molino e Pastificio Russo, a TerminiImerese, il Molino a Vapore Aula &C. a Trapani, il Molino a Cilindri Coni-gliaro a Siracusa, che operavano an-che sul mercato estero).E se l’industria argentiera e orafa, no-nostante la grande diffusione e unaconsolidata tradizione di media qua-lità commerciale, rimaneva ancorata

    ad una rete di piccole imprese a bas-so potenziale occupazionale (ma conalcune di grande prestigio come leditte Fecarotta, Ghilardi e Mercuriodi Palermo), la produzione di stovi-glie e suppellettili in ceramica e di og-getti, vasi, elementi scultorei, partico-lari architettonici e componenti di ri-vestimento in terracotta conosce, fi-no allo scadere del primo decenniodel Novecento, un grande sviluppocon considerevole impiego di mano-dopera, anche se costretta da sistemidi lavorazione poco più che artigiana-li. Questo si verifica sia in realtà pro-duttive contenute, e destinate ascomparire nel giro di qualche lustro,come quelle di Enna (con i due labo-ratori della famiglia Melfa), di Marsa-la (con gli opifici Cappitelli, Lombar-do e Sorrentino) e di Partinico (con lasola ditta Giacalone), sia in aree digrandi concentramenti manifatturieriquali Santo Stefano di Camastra (do-ve operano le ditte Gerbino, Paler-mo, Patti, Raguzzo Rizzo, Zafino) eCaltagirone (dove sui tanti eccelle ladinastia dei Vella), sopravvissute poialla subentrante crisi dei distretti pro-duttivi siciliani, mentre a Palermo im-prese come le storiche ditte Arena eGiachery e come la più recente Cera-mica Florio (rapidamente divenuta adinizio Novecento la più accreditatadella regione, tanto da essere valutatacome temibile concorrente anche daparte di fabbriche ben più consolida-te nel contesto nazionale), pur essen-do organizzate in modo prettamente

    PROFILO STORICO

    42 ARTE E ARCHITETTURA LIBERTY IN SICILIA

    Fronte ad oriente delloStabilimento delle Industrie

    Agrumarie Di Mauro aGiarre (Catania); fotografia

    1900 ca. (da RivistaIndustriale, Commerciale e

    Agricola della Sicilia,Bontempelli & Trevisani,

    Milano 1903)

    Il re Vittorio Emanuele IIIin visita alle cantine degli

    Stabilimenti Florio a Marsalaaccompagnato da Ignazio

    Florio e da autorità siciliane,fotografia 1922

    (coll. privata, Palermo)

  • industriale, operavano ad un livelloqualitativo davvero rimarchevole,tanto con linee di prodotti economi-ci di buona fattura quanto con prege-voli articoli artistici e pezzi unici.In una dimensione in bilico fra arti-gianato evoluto e sistemi protoindu-striali operano intensivamente, finoagli anni del primo conflitto mondia-le, anche le officine produttrici dimobili in ferro e in leghe metalliche(spesso corredati