ARTE “Dacontadiniainventorifolli L ......marketing. Al laboratorio, co-ordinato da Vincenzo Russo,...

2
26 . TuttoScienze . LA STAMPA MERCOLEDÌ 9 SETTEMBRE 2015 l P SCIENZE n A ogni borsista del reparto di chemioterapia dell’Istituto Tumori di Milano venivano affidate due stanze con quattro letti, una di uomini e una di don- ne. Era la mia terza settimana nel gennaio 1983, quando morirono in poche ore quattro dei «miei» pazienti: tutti giovani, due più di me. Fu tentato di- speratamente di salvarli e alle sei del mattino se- guente ero ancora in reparto. Il primario arrivava sempre presto, si informava dalla caposala, Karina, su come era andata la notte, poi si chiudeva nel suo studio, a scrivere: era un uomo molto colto, pieno di interessi. Quella mattina mi intravide con gli occhi gonfi di pianto. Mi ordinò di andare nel suo studio e aspettarlo: troppo stravolta dal dolore per preoccu- parmi del perché, ero però a disagio. Gianni Bonadonna entrò dopo poco con un bicchie- rino preso dal distributore. Me lo porse dicendomi: «Le ho portato una cioccolata calda, lei è torinese, dovrebbe piacerle». Serio, aggiunse: «Ora lei sta qui e piange tutte le sue lacrime, ma poi si asciuga gli occhi e si sistema bene e ricomincia a sorridere pri- ma di uscire da qui. Perché si ricordi che tutti gli altri malati stamattina la guarderanno per leggere nel suo sguardo e nel suo sorriso se loro vivranno o mo- riranno». In America, dove lui stesso mi mandò, raccontai questo episodio in tempi non sospetti, prima del- l’emorragia cerebrale che lo colpì a 61 anni nel pieno della sua attività e creatività, quando di lui qualcuno parlava come di «scienziato di ghiaccio». Quello fu il più grande insegnamento che Bonadonna mi diede, insieme con innumerevoli altri di oncologia e stati- stica necessari alle cure standard e sperimentali dei nostri pazienti. È scomparso l’altro ieri a 80 anni, a Milano, e lo ricordo come severo, rigorosissimo ed espertissimo. Il suo reparto funzionava all’america- na già allora sia per medici e infermieri, trattati con il medesimo rispetto per il lavoro che ciascuno svolge- Il mio ricordo di Gianni Bonadonna maestro della ricerca oncologica ANTONELLA SURBONE NEW YORK UNIVERSITY Personaggio

Transcript of ARTE “Dacontadiniainventorifolli L ......marketing. Al laboratorio, co-ordinato da Vincenzo Russo,...

Page 1: ARTE “Dacontadiniainventorifolli L ......marketing. Al laboratorio, co-ordinato da Vincenzo Russo, professore di psicologia dei consumi e della comunicazio-ne e membro del comitato

26 .TuttoScienze .LA STAMPAMERCOLEDÌ 9 SETTEMBRE 2015

lP SCIENZE

La volta che invitò tre deisuoi «contadini Da Vin-ci» a Shanghai per

l’inaugurazione della mostra,la star cinese dell’arte con-temporanea Cai Guo-Qiangscoprì che nessuno di loroaveva mai volato. Progettareaeroplani sì che l’avevano fat-to, e sognare di muoversi nel-l’aria come uccelli: esatta-mente come tanti secoli pri-ma quel pittore italiano con labarba. Ma prendere un jet?Tutta un’altra storia. Alla finedell’esperienza, infatti, nonfurono per niente soddisfatti:«Perché non erano loro ai co-mandi - racconta Cai -. Gli erasembrata una cosa ordinaria,come salire su un treno. Ma ilsogno era intatto. E di questosi nutre la mia opera: di sognirimasti intatti, belli anche senon realizzati».

Da oggi «Peasant Da Vin-

cis», l’installazione a cui l’arti-sta lavora almeno dal 2010, èvisibile al Museo Nazionaledella Scienza e della Tecnolo-gia di Milano (fino al 6 genna-io). Quello che il visitatoreammira, al centro del chiostrocinquecentesco dell’ex Mona-stero degli Olivetani, è un’ar-dita sagoma metallica di 23

EGLE SANTOLINI

FRANCESCO BERTOCCO, COURTESY PRIVATE INCENTIVE MILANO

tà di alcuni degli inventori, sug-gerendo per esempio la nascitadella monumentale portaerei:«La nostra è nata prima che loStato cinese ne avesse una», se-gnala con ironia. La mostra chene ha ricavato è stata portataprima in Brasile e poi in Giap-pone: ma è a Milano, dove Leo-nardo visse e lavorò, che il cer-

CaiGuo­Qiang

ArtistaHA RICEVUTO IL LEONE D’ORO ALLA

48A BIENNALE DI VENEZIA, NEL 1999,IL 20° FUKUOKA ASIAN CULTUR PRIZENEL 2009 E IL PRAEMIUM IMPERIALE

NEL 2012. E’ STATO INSIGNITO DELFIRST U.S. DEPARTMENT OF STATE

MEDAL OF ARTS AWARD

metri, la «portaerei», circonda-ta da una miriade di sottomari-ni, aerei, pesci volanti, macchi-ne fantasmagoriche, talvoltaispirati direttamente ai disegnidi Leonardo, sempre a essi im-parentati per l’audacia e l’in-ventiva che possono fiorire nel-l’Italia rinascimentale comenelle campagne cinesi. Perché è

lì che nascono queste sculture,«da persone non necessaria-mente esperte, senza una com-petenza artistica particolare».

Incuriosito dagli strani og-getti, apparecchi, figurette, au-tomi, modellini assemblati conmateriale di recupero da certiartigiani-inventori delle comu-nità rurali, Cai si è messo a cer-

carli e a catalogarli dal 2004,viaggiando in nove province epercorrendo qualcosa come 10mila km. Di quei Da Vinci ruraliè diventato amico e alla fine ga-rante artistico, perché ha datoai loro lavori un senso teoricoche prima non avevano. Pur la-sciandoli liberi nella loro ispira-zione, ha indirizzato la creativi-

FABIO DI TODARO

B io sì o bio no? Il dibatti-to - e le controversie -su uno dei temi più po-

polari del momento è forte.«Biologico» rappresentamolti elementi diversi, daquelli ambientali e agricoli,in una prospettiva globale, fi-no a quelli alimentari e nutri-zionali, in una prospettiva in-vece individuale.

Quali sono le verità accertatee quali le ipotesi in discussione?Che cosa vuol dire «biologico»sul piano scientifico? È la do-manda a cui cerca di risponde-re Roberto Pinton, segretariodi Assobio, l’associazione delleimprese di trasformazione e di-stribuzione di prodotti biologicie naturali: il risultato è «Biologi-co, la parola alla scienza» (128pagine), il saggio che verrà pre-sentato domenica 13 settembrea Sana, il Salone Internazionaledel Biologico e del Naturale, inprogramma a Bologna da saba-to 12 a martedì 15. Obiettivo è

diffondere tra una platea piùampia possibile le conclusionidi oltre 70 ricerche che, finora,sono rimaste confinate in ambi-to accademico.

Il saggio - che contiene unaraccolta di testi sia in italianosia in inglese - è un inizio: sipresenta come un lavoro in fie-ri e sarà ampliato nel tempocon le conclusioni di nuovi stu-di. Un lavoro che rappresentaanche un «appello» ai ricerca-tori «made in Italy», perchéapprofondiscano il tema, dalmomento che si tratta di unarealtà di grande impatto: in

sostenibile». Secondo l’autore,«i risultati indicano che l’agri-coltura biologica ha il poten-ziale per contribuire alla forni-tura alimentare globale, ridu-cendo l’impatto di quella con-venzionale»: teoria che, in re-altà, non mette tutti d’accordo,ma che verrà ribadita a Sana apartire dalle conclusioni di

“Funziona bene per la Terrama un po’ meno per noi”: 70 studi

svelano il vero e il falso sul bioUn work in progress al Salone “Sana” di Bologna

DibattitoIl «bio» è

sempre piùal centro

dellla ricerca

lP EPIDEMIOLOGIA

Italia il 20% delle famiglie ri-corre al bio e allo stesso tempol’agricoltura biologica sta as-sumendo un ruolo sempre piùevidente. È chiaro, quindi, chesia urgente rispondere a duedomande-chiave: quali sono ireali vantaggi per l’ambiente equali i reali benefici per il no-stro organismo?

È significativo che la mag-gior parte delle ricerche citatenon annoveri scienziati italia-ni, mentre - afferma Pinton -«c’è bisogno di una qualificataricerca calata nella realtà me-diterranea e che diffonda ele-menti di conoscenza utili perorientare lo sviluppo della pro-duzione agroalimentare eco-

lP ARTE

nA ogni borsista del reparto di chemioterapiadell’Istituto Tumori di Milano venivano affidate duestanze con quattro letti, una di uomini e una di don­ne. Era la mia terza settimana nel gennaio 1983,quando morirono in poche ore quattro dei «miei»pazienti: tutti giovani, due più di me. Fu tentato di­speratamente di salvarli e alle sei del mattino se­guente ero ancora in reparto. Il primario arrivavasempre presto, si informava dalla caposala, Karina,su come era andata la notte, poi si chiudeva nel suo

studio, a scrivere: era un uomo molto colto, pieno diinteressi. Quella mattina mi intravide con gli occhigonfi di pianto. Mi ordinò di andare nel suo studio easpettarlo: troppo stravolta dal dolore per preoccu­parmi del perché, ero però a disagio.Gianni Bonadonna entrò dopo poco con un bicchie­rino preso dal distributore. Me lo porse dicendomi:«Le ho portato una cioccolata calda, lei è torinese,dovrebbe piacerle». Serio, aggiunse: «Ora lei sta quie piange tutte le sue lacrime, ma poi si asciuga gliocchi e si sistema bene e ricomincia a sorridere pri­ma di uscire da qui. Perché si ricordi che tutti gli altri

malati stamattina la guarderanno per leggere nelsuo sguardo e nel suo sorriso se loro vivranno o mo­riranno».In America, dove lui stesso mi mandò, raccontaiquesto episodio in tempi non sospetti, prima del­l’emorragiacerebraleche locolpìa61anninelpienodella suaattivitàecreatività,quandodi luiqualcunoparlava come di «scienziato di ghiaccio». Quello fu ilpiù grande insegnamento che Bonadonna mi diede,insieme con innumerevoli altri di oncologia e stati­stica necessari alle cure standard e sperimentali deinostri pazienti. È scomparso l’altro ieri a 80 anni, aMilano, e lo ricordo come severo, rigorosissimo edespertissimo. Il suo reparto funzionava all’america­nagiàallorasiapermedici e infermieri, trattati con ilmedesimorispettoper il lavorocheciascunosvolge­

Il mio ricordo di Gianni Bonadonnamaestro della ricerca oncologica

ANTONELLA SURBONENEW YORK UNIVERSITY

Pers

on

agg

io

“Da contadini a inventori folliLeonardo ipnotizza anche noi cinesi”

Una serie di macchine fantasmagoriche in mostra al Museo della Scienza di Milano

Page 2: ARTE “Dacontadiniainventorifolli L ......marketing. Al laboratorio, co-ordinato da Vincenzo Russo, professore di psicologia dei consumi e della comunicazio-ne e membro del comitato

LA STAMPAMERCOLEDÌ 9 SETTEMBRE 2015 .TuttoScienze .27

riducono il consumo di energiae i livelli di inquinamento e siregistra anche una più diversi-ficata presenza di flora, insettie popolazioni di uccelli». In piùsi aggiunge una ricerca uscitasu «Pnas»: le pratiche agricolecome le «consociazioni» (pian-te di diversa specie coltivatesullo stesso terreno) e le «rota-

zioni» riduco-no il divario diresa, se appli-cate nei siste-mi biologici.

Ma sul temasi registranoanche visionidivergenti. Inun servizio su«Altroconsu-mo» si sottoli-

nea come «l’impatto ambienta-le di un alimento è dato dallasomma di molti fattori»: non so-lo il lavoro nei campi, ma ancheil trasporto e le modalità di col-tivazione. Nel caso dei prodottibio ottenuti in serra o che viag-giano refrigerati - come fragole

e pomodori - la sostenibilità delprodotto finito sarebbe, dun-que, tutta da verificare.

Altro punto caldo è quelloche riguarda i presunti beneficiin termini nutrizionali. I lavoripresi in rassegna evidenziano ibenefici - in vitro e su animali dalaboratorio - garantiti da unadieta a base di alimenti biologi-ci: in termini di attività antiossi-dante, di ridotta esposizione aipesticidi e a metalli pericolosicome il cadmio. Manca, però, ilriferimento alla posizioneespressa nel 2010 dalla «FoodStandard Agency», l’agenziache in Gran Bretagna si occupadi sicurezza alimentare: dopoaver rianalizzato le pubblica-zioni uscite dal 1958 in poi, hasottolineato che «esistono alcu-ne oscillazioni specifiche, maper la maggioranza dei nutrien-ti non è stata rilevata una diffe-renza nel contenuto tra gli ali-menti organici e quelli prodottiin maniera convenzionale».

Il dibattito è destinato acontinuare.

lP SCIENZE

La scelta tra un calice diBarolo piuttosto che diCabernet californiano

potrebbe non essere più cosìscontata. Già, perché se ilmarketing gioca bene con leemozioni, a fare la differenzasarà l’etichetta alimentare enon il prodotto in sé. A certifi-carlo è un «consorzio» inter-nazionale di ricercatori che hal’obiettivo di disegnare le con-fezioni più attraenti agli occhi -ma dovremmo dire «al cervel-lo» - del consumatore.

Il team ha base in Italia, alNeuromarketing Behavior andBrain Lab dell’Università Iulmdi Milano, ed è nato nel 2010con la missione di applicare laricerca neuroscientifica almondo dei consumi e delmarketing. Al laboratorio, co-ordinato da Vincenzo Russo,professore di psicologia deiconsumi e della comunicazio-ne e membro del comitatoscientifico Expo2015, sono le-gati anche il Politecnico di Mi-lano, con il bioingegnere LucaMainardi, e il Mit di Boston,con il ricercatore RiccardoBarbieri per la parte di elabo-razione dei dati.

Per studiare quali siano le«trame decisionali» della men-te, quando è alle prese con leetichette alimentari, si partedallo studio dei segnali psicofi-siologici: sudorazione, varia-zioni cardiache, ritmo di respi-razione, livello del tono musco-lare, segnali elettroencefalo-grafici e poi movimento delvolto e movimenti oculari. Maè un intreccio niente affattosemplice: «Un aumento delbattito cardiaco non ci dicescientificamente che il consu-matore è più attratto o menoda un prodotto - spiega Russo-. E inoltre la tecnologia di mol-ti strumenti è spesso copertada brevetto e dunque, non sa-pendo nei dettagli come lavo-ra, non conosciamo davverol’effettiva natura del dato chefornisce. Oggi tuttavia, graziea macchine più sofisticate e auna più approfondita cono-scenza dei processi psicofisio-logici, siamo in grado di averedati più certi sull’emozioneprovocata da uno stimolo co-municativo».

La scommessa del laborato-rio, dunque, è sostanziarescientificamente i dati, affin-ché forniscano informazionivalide e ripeti-bili sulle nostreemozioni. È datutto questo la-voro che si puòstabilire quan-to un prodottoriesca a susci-tare nel consu-matore piacereo felicità, sen-sazioni tristi orabbia. Un’analisi che ha valo-re scientifico e che è dimostra-to anche dal mercato: oggisappiamo infatti che l’80% deinuovi prodotti proposti dalleanalisi della ricerca classicanon ha successo. Le ricerche dineuromarketing, invece, sono

MARCO PIVATO

È il cervelloa scegliere

sempre per teAllo Iulm di Milano nascono

le strategie di neuromarketingin grado di misurare ciò checonvince il consumatore a sce-gliere un prodotto rispetto aun altro, soprattutto in unacondizione di incertezza, con-tribuendo così al suo successo.

I primi esperimenti in que-sto campo di frontiera sonostati condotti negli Usa e sonorecenti. Nel 2004, per esem-pio, uno studio ha messo a con-fronto un campione di consu-matori sia con la Coca-Cola siacon la Pepsi, servendosi di unaRisonanza magnetica funzio-nale: alcuni soggetti assaggia-vano «alla cieca», senza cono-scere il marchio, mentre altri,alla seconda misurazione, neerano a conoscenza. I risultatihanno mostrato che nel primocaso si attivavano le aree delcervello deputate all’analisi

dei sapori ela Pepsi ve-niva giudi-cata miglio-re. Nel caso,invece, incui i sogget-ti conosce-vano il con-tenuto - nel-lo specificoCoca-Cola -

si attivavano sia le aree legatealla memoria sia altre correla-te al piacere. Il motivo? Se nonconosciamo qualcosa, il cer-vello elabora solo le informa-zioni che ha a disposizione equindi si concentra sul sapore,non viziato da conoscenze pre-

gresse. Se invece sappiamoche cosa assumiamo, il cervel-lo elabora molte informazionilegate alla sostanza già cono-sciuta, come ricordi ed emo-zioni, appunto.

A confermarlo è stato un al-tro test del laboratorio delloIulm, presentato all’ultimo Vi-nitaly. A un campione di perso-ne veniva sottoposta un’imma-gine del prodotto su uno sfon-do naturale, dove il cielo azzur-ro contrastava con il verde del-la vigna. La reazione risultavamolto diversa, a seconda delbackground culturale dei con-sumatori. Quelli cinesi veniva-no distratti dal colore azzurro,che sembra disturbare il pro-cesso di memorizzazione delmessaggio pubblicitario. Se in-vece si utilizzava un cielo cre-puscolare, per richiamare ilcolore rosso, e si aggiungeva-mo venature dorate, il consu-matore «made in China» ne ve-niva attratto. «Il rosso e l’oro -spiega Russo - sono i colori na-zionali».

Conclusione: il modello de-cisionale che caratterizza gliumani è impregnato dalla di-mensione affettiva. Ed è es-senziale tenerne conto. «Ilmodo di pensare e studiare ilconsumatore - osserva lo stu-dioso - si fonda sempre piùsulla consapevolezza che nonsiamo macchine pensanti chesi emozionano: Siamo, al con-trario, macchine emotive chepensano».

VincenzoRusso

PsicologoRUOLO: È PROFESSORE DI PSICOLOGIA

DEI CONSUMI E DELLACOMUNICAZIONE ALL’UNIVERSITÀ

IULM DI MILANO E MEMBRODEL COMITATO EXPO2015

lP NEUROSCIENZE

uno studio apparso su «Scien-ce» nel 2002 e divenuto un ca-posaldo tra i fautori del bio.

Al termine di un lavoro dura-to 21 anni e mirato a confronta-re le prestazioni agronomicheed ecologiche di sistemi di agri-coltura biodinamica, biologicae convenzionale in Europa èemerso che i raccolti ottenuticon i sistemibiologici sonoinferiori del20% rispettoa quelli con-venzionali. Inc o m p e n s o ,però, l’inputdi fertilizzantie di energia«risulta ridot-to dal 34 al53%, mentre quello di pesticididel 97%. La fertilità del suolo,poi, risulta migliorata».

Dati confermati da una me-tanalisi pubblicata nel 2007 su«Critical Reviews in PlantSciences», secondo cui «nei si-stemi di agricoltura biologica si

tiva al Guggenheim di NewYork, ma affonda le sue radicinella tradizione cinese e orga-nizza spettacolari eventi di arteesplosiva. Dice: «La Cina non èsolo politica, è ricerca, è tecni-ca, sviluppo. Di sicuro oggi sipuò godere di una maggiore li-bertà rispetto al passato. I con-tadini hanno conosciuto un’epo-ca in cui la società era padre epadrone. Ora i loro valori pos-sono esprimersi ed è una speciedi nostro Rinascimento».

Soprattutto, a quanto pare,gli piace entrare nella stanzadei giochi ed è l’impressioneche se ne ricava guardandolomuoversi nel laboratorio che, inun’ala del museo, contiene la se-conda parte della mostra. Qui irobottini si moltiplicano: car-retti-giocattolo, piccoli aerei dicarta e legno, un pupazzo dimetallo riciclato che sputa ac-qua in una ciotola. Intorno, ungruppo di bambini sta co-struendo altre versioni dellesue creature naïf. Lui li incorag-gia, forse ne copia i segreti. Eintanto mostra uno dei pupazzipiù sorprendenti, l’automa chedipinge random, a macchie, co-me Pollock. Viene in mente unaltro automa che da qualchegiorno vive al Museo, quellouguale a Leonardo, capace dipronunciarne le massime. An-che lui orientale, di produzionegiapponese. Tra l’Asia e Vinci ladistanza si raccorcia.

tochemioterapico,prendendoledecisioni terapeu­tiche fondamentali che inviava ai vari assistenti oborsisti. Ogni consulenza era manoscritta, con unasplendida grafia, in penna verde. A me bastava ve­dere quel colore per tremare e sentirmi sicura allostesso tempo.Quando tornai negli Usa, al Memorial Sloan Kette­ringCancerCenterdove lui aveva iniziato la suavitadi oncologo con David Karnofsky, non parve con­tento inizialmente, ma l’ultimo giorno a Milano miinvitò a pranzo e disse: «Vedrà che presto si ritrove­rà ad usare tutto quello che qui ha imparato dal­l’esempio». Aveva ragione.La vita fu impietosa con Bonadonna, prigionierodell’afasiadopo l’ictus.Eppure trovò la forzadi scri­vere della natura umanistica della medicina, che la

sua malattia e riabilitazione gli avevano reso piùtrasparente, ma che era sempre stata parte di lui.Con gli occhi di nuovo gonfi di lacrime il mio ultimopensiero va a sabato, quando ricevetti una suaemail: «Finalmente ho tue notizie e spero di potertiriabbracciare di persona… Come vedi ho pronto unnuovo libro… Keep in touch! Gianni». L’altro ieri se­ra, invece, la email della sua assistente Roberta Ne­gri, a cui ha dedicato il libro, “Appuntamento con ilPadreterno”, iniziava: “E’ con vera tristezza…».In tanti sonograti a lui, chehacontribuitoa trasfor­mare il «male oscuro» in una malattia che, pur gre­vedi rischiediserie implicazionimedicheepsicoso­ciali, è sempre più curabile o con cui si può convive­re. Senza falsi annunci trionfalistici, ma potendosorridere di più ai nostri malati. Grazie, Gianni.

RobertoPinton

ManagerRUOLO: È SEGRETARIO DI ASSOBIO,

L’ASSOCIAZIONE DELLE IMPRESEDI TRASFORMAZIONE

E DISTRIBUZIONE DI PRODOTTIBIOLOGICI E NATURALI

va, sia per i malati, che partecipavano alla speri­mentazione di farmaci e terapie dopo aver dato il loro consenso informato. Finanziati anche dal Na­tional Cancer Insitute di Bethesda, venivano con­dotti i primi «trials» clinici che avrebbero portato acambiare il futuro dei pazienti nel mondo: speri­mentazione dell’adriamicina, farmaco tuttora es­senziale nella cura dei tumori, chemioterapia adiu­vante del tumore al seno che aiuta a prevenire le ri­cadute, terapie curative dell’Hodgkin senza rischiodi sterilità, e tanti altri.Dei risultati di Bonadonna e dei riconoscimenti ot­tenuti nella sua vita professionale parleranno inmolti: amepiace ricordarequalcosadipiùpersona­le. Come molti suoi colleghi, vedeva diversi pazientiinconsulenzaprivata,primaedurante il trattamen­Gianni Bonadonna

chio si è chiuso davvero.Cinquantasette anni, un

aspetto da ragazzo, un sorrisogentile anche nel dribblare ledomande sulla difficoltà, o me-no, di fare lavoro intellettuale inCina, e perfino se scocca il no-me scomodo del suo persegui-tato collega Ai Wewei, Cai hasaputo ritagliarsi una posizione

protetta e autorevole nel com-plicato orizzonte culturale dellasua patria. Vive a New York da15 anni, ma ha firmato le ceri-monie di apertura e chiusuradelle Olimpiadi di Pechino; èconsiderato un artista d’avan-guardia, premiato con il Leoned’oro dalla Biennale di Veneziae consacrato da una retrospet-

Sogni materializzatiCreature umanoidi e macchine di tutti i tipi, da quelle volanti a quelle per scenderenegli abissi, a volte fuori misura: alcune istantanee della mostra al Museo di Milano

nLeonardodaVinciprendevitanelprimorobotna­tocomesosiadiunpersonaggiostorico:accoglie ivisi­tatori del Museo della Scienza e della Tecnologia di Mi­lano, interagendocon loroepronunciandofrasi trattedai suoi celebri manoscritti. Qui è con i creatori: Mino­ru Asada, esperto di robotica della Osaka University, e,a destra, Takeshi Mita, ad della società A­Lab.

Ilgeniorinasce inunumanoide

ANSA