Aristonothos. Scritti per il Mediterraneo Antico, Vol. 8 (2013)

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LA CULTURA A SPARTA IN ETÀ CLASSICA ARISTONOTHOS Scritti per il Mediterraneo antico Atti del seminario di Studi Università Statale di Milano (5-6 maggio 2010) Vol. 8 (2013)

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  • LA CULTURA A SPARTA IN ET CLASSICA

    ARISTONOTHOSScritti per il Mediterraneo antico

    Atti del seminario di StudiUniversit Statale di Milano

    (5-6 maggio 2010)

    Vol. 8(2013)

  • La cultura a Sparta in et classicaA cura del Dipartimento di Scienze dellAntichit dellUniversit degli Studi di MilanoCopyright 2013 Tangram Edizioni ScientificheGruppo Editoriale Tangram Srl Via Verdi, 9/A 38122 Trentowww.edizioni-tangram.it [email protected]

    Prima edizione: settembre 2013, Printed in ItalyISBN 978-88-6458-090-6

    Collana ARISTONOTHOS Scritti per il Mediterraneo antico NIC 08

    DirezioneFederica Cordano, Giovanna Bagnasco Gianni, Teresa Giulia Alfieri Tonini.

    Comitato scientificoCarmine Ampolo, Pietrina Anello, Gilda Bartoloni, Maria Bonghi Jovino, Giovani Colonna, Tim Cornell, Michel Gras, Pietro Giovanni Guzzo, Jean-Luc Lamboley, Mario Lombardo, Nota Kourou, Annette Rathje, Henry Trziny.

    La curatela di questo volume di Francesca Berlinzani.

    In copertina: Il mare e il nome di Aristonothos.Le o sono scritte come i cerchi puntati che compaiono sul cratere.

    Stampa su carta ecologica proveniente da zone in silvicoltura, totalmente priva di cloro. Non contiene sbiancanti ottici, acid free con riserva alcalina.

  • Questa serie vuole celebrare il mare Mediterraneo e contribuire a sviluppare temi, studi e immaginario che il cratere firmato dal greco Aristonothos ancora oggi evoca. Deposto nella tomba di un etrusco, racconta di storie e relazioni fra culture diverse che si svolgono in questo mare e sulle terre che unisce.

  • Sommario

    Premessa 11

    Virt spartane: andreia kai homonoia 13Giovanna Daverio RocchiI 13II 19III 23Abbreviazioni bibliografiche 27

    I carmi di Bacchilide per Sparta* 31Cecilia Nobili1. Il ditirambo 20: Ida 312. Lencomio 20A: Marpessa 39Abbreviazioni bibliografiche 56

    Hesychia spartana e neoteropoiia ateniese: un caso di manipolazione nelle trattative per le alleanze del 420 a.C. 71Paolo A. Tuci1. Le fonti, la cronologia eilproblema dellattendibilit 712. Analisi delle vicende 803. Conclusioni 91Abbreviazioni bibliografiche 97

    La stele di Damonon (IG V 1, 213 =Moretti, IAG16), gli Hekatombaia (Strabo 8,4,11) eilsistemafestivodella Laconia depoca classica 105Massimo NafissiI. La stele di Damonon 108II. Liscrizione di Damonon elunitreligiosa della Laconia 126Conclusione 149Abbreviazioni bibliografiche 151

  • Sparta agli inizi del IV secolo: unsistema riformabile? 175Cinzia BearzotAbbreviazioni bibliografiche 187

    Sparta e le Olimpiadi in et classica 195Federica CordanoPremessa 195Abbreviazioni bibliografiche 201

    La musica a Sparta in et classica. Paideia e strumenti musicali 203Francesca Berlinzani1. La nozione di cultura eicomportamenti musicali 2032. Strumentario 2103. Conclusioni 245Abbreviazioni bibliografiche 247

    Gli Spartani e la Macedonia in et classica e protoellenistica 265Franca LanducciAbbreviazioni bibliografiche 280

  • LA CULTURA A SPARTA IN ET CLASSICA

  • 13

    Virt spartane: andreia kai homonoia

    Giovanna Daverio Rocchi

    I

    Polibio1 ricorda che i logiotatoi syngrapheis del passato avevano affermato come nessuno meglio di Licurgo avesse saputo porre i fondamenti di un buon go-verno e realizzare la salvezza della citt. La rosa degli storici indicati come i pi saggi include Eforo, Senofonte, Callistene, Platone. Secondo Polibio essi concordavano sul fatto che il legislatore spartano avesse potuto attuare il suo programma perch si era ispirato costantemente a due linee-guida: il coraggio di fronte al nemico e la concordia nelle relazioni civili. In virt della applica-zione della andreia e della homonoia a cui educ i suoi concittadini egli pot eliminare ogni forma di pleonexia e di guerra civile dalla citt. Il risultato fu che gli Spartani non essendo in balia di questi mali divennero superiori al resto dei Greci per leccellenza della politeia e per la coesione sociale:

    , , , , , , .

    Sebbene non si siano resi conto di queste differenze [i. e. tra la costituzione di Creta e quella di Sparta], gli scrittori suddetti fanno un lungo ragionamento per dimo-strare che nessuno ha mai visto esattamente come Licurgo quali siano i fondamen-ti di un buon governo: essendo due infatti i mezzi grazie ai quali si conserva la salvezza dello stato, e cio il coraggio di fronte al nemico e la concordia tra i citta-dini, Licurgo, avendo eliminato lavidit di guadagno, insieme ad essa band ogni discordia e lotta intestina. Gli Spartani, liberi da questi mali, sono quelli meglio governati tra i Greci e vivono in armonia.

    1 Polyb.6, 45, 1; 46, 6-7.

  • 14 Giovanna Daverio Rocchi

    Nel noto passo diodoreo del libro VII2, molto verosimilmente di matrice efo-rea, relativo alla consultazione della Pizia a proposito della Rhetra il binomio si ripropone nei medesimi termini sotto forma di esegesi al responso oracolare in merito alle leggi che Licurgo si accingeva a dare agli Spartani:

    , [] . , : .

    La sostanza delloracolo era che bisognava porre grandissima attenzione allhomono-ia e allandreia, perch solo per il loro tramite era possibile conservare la libert. [] E loracolo raccomand di porre attenzione a entrambe, poich nessuna delle due, senza laltra, pu procurare qualche vantaggio. Non vi nessuna utilit nel coraggio quando gli uomini sono trascinati in una guerra civile, o nella concordia se essi sono codardi.

    Non difficile riconoscere il retroterra isocrateo, perch sono le orazioni di Iso-crate a tramandare uno degli esempi pi antichi dellaccoppiamento di queste virt per proporle come sintesi e definizione delletica spartana e, anticipando il giudizio polibiano, per farne i fattori, insieme alla fortezza danimo, che pre-servarono Sparta dalle lotte intestine, dai disordini sociali e dai rivolgimenti costituzionali che agitarono altre citt della Grecia3:

    , , []

    Queste sono le mie parole, ma non mi riferivo n alla piet, n alla giustizia, n alla saggezza politica, bens alla formazione fisica in uso in questa citt, alleserci-zio del valore, alla concordia e, in breve, alla preparazione militare []

    2 D. S.7, 12, 3-4. 3 Isocr. Panath.217; 258-259.

  • Virt spartane: andreia kai homonoia 15

    , , , , []

    E non si potrebbe trovare prova migliore di questa che dir, che attesti il loro corag-gio, la loro fermezza danimo e reciproca concordia: le citt greche sono numerosis-sime, si sa, ma non se ne pu nominare o trovare nessuna a cui non siano capitate le disavventure in cui di solito incappano le citt. Quanto a Sparta, nessuno invece potrebbe mostrare che in essa si siano verificate lotte di classe, massacri, esili arbi-trari, n tanto meno latrocini, n violenze ai danni di donne e bambini. Non ci furono nemmeno mutamenti costituzionali []

    immagine di grande fortuna, che arriva fino a Plutarco4 per affermare che arete e homonoia rendono gli Spartani , , .

    Sappiamo peraltro che la rappresentazione di Sparta immune da ogni forma di violenza civile divenuto un topos nella tradizione storiografica, nella rifles-sione politica e nella retorica. Costituisce lessenza stessa del kosmos spartano e la ragione della eunomia del suo ordinamento legislativo5. mia intenzione cercare di valutare quando, in quale contesto e sotto la spinta di quali solleci-tazioni andreia e homonoia abbinate divennero le virt designate a presentare leccellenza della politeia spartana.

    Andreia, intesa come coraggio da dispiegare sul campo di battaglia, ma an-che come complesso di doti suscettibili di valorizzare la virilit, finalizzata alla formazione del guerriero, si definita molto presto nel profilo della condotta

    4 Plu. Lyc.31. Cfr. ivi, 27: la concordia rende il potere uguale ed elimina la pleonexia. 5 Thuc.1, 18, 1: Sparta, fin dalla pi remota antichit ebbe una buona costituzione e non fu mai dominata dai tiranni. Sono circa quattrocento anni o poco pi dalla fine di questa guerra che i Lacedemoni hanno la medesima costituzione e traggono da questo fatto la potenza che ha permesso loro di sistemare gli affari anche nelle altre citt. Xen. LP 1: Ecco, riflettendo un giorno sul fatto che Sparta, bench da annoverare tra le citt pi povere di popolazione, sia risultata prima in Grecia per potenza e per fama, mi chiesi con meraviglia a quali condizioni si fosse prodotta tale situazione, ma la meraviglia cess dopo che ebbi preso in considerazione i modi di comportamento degli Spartiati. Plu. Apopht. Lak.239 F (Inst. Lac.42): Fintantoch la citt di Sparta si attenne alle leggi di Licurgo e rimase fe-dele ai giuramenti, detenne il primato in Grecia per buon governo (a) e fama lungo un periodo di cinquecento anni.

  • 16 Giovanna Daverio Rocchi

    spartana tracciato dalla letteratura, e sappiamo altres che era parte essenzia-le degli imperativi ai quali il cittadino spartano veniva educato a partire dalla giovane et. una virt intrinsecamente spartana, e come tale recepita dalla tradizione letteraria che ne ha consolidato il significato nel sistema morale della societ degli homoioi6.

    La homonoia richiede qualche considerazione in pi. Ora, la storia della no-zione e della parola di homonoia ha unorigine relativamente recente nella cul-tura politica della Grecia antica e legata a circostanze contingenti, origine che pu essere seguita con sufficiente certezza nella sua evoluzione da categoria del-la convivenza civile a valore morale, passando attraverso la funzione primaria di strumento della riconciliazione dopo la guerra civile. Le prime testimonianze ebbero il loro luogo privilegiato in Atene, con una precisa collocazione crono-logica tra il 411 e la restaurazione democratica del 403, e due distinti percorsi di riflessione nellambiente sofistico ed entro la cerchia degli allievi di Socrate7. La concordia fu in sostanza una nozione propriamente ateniese, tanto nella sua originaria applicazione pragmatica, dove ebbe il significato primario di ri-conciliazione, che negli obiettivi della riflessione teorica. Ed nellambiente culturale di Atene tra lultimo decennio del V secolo e gli inizi del IV che, a mio parere, devono essere ricercati gli spunti destinati a qualificarsi nellimmagine di Sparta.

    A questo proposito vorrei partire dai contenuti della homonoia spartana in relazione ai risultati che produce, alle forme e ai modi per realizzarla e con-servarla, cos come erano interpretati dagli autori che se ne occuparono. La concordia forn tema di riflessione entro quei circoli oligarchici che nel 411 pensavano a una rifondazione della politeia ateniese secondo i principi della patrios politeia, ponendola come risultato del loro progetto politico. Se la costi-tuzione degli antenati era in grado di fornire il quadro normativo-istituzionale della concordia, la soluzione era tanto pi facilmente raggiungibile quanto pi la comunit politica era alimentata da una base sociale coesa. Entro questo orizzonte la societ degli homoioi spartani poteva piacere ai sostenitori di un progetto di politeia limitata alle fasce superiori della cittadinanza ed essere uti-lizzata come modello di concordia sociale. Non deve stupire pertanto che que-sta possa essere stata associata alle nozioni di isonomia e demokratia, come fece

    6 Per una valutazione complessiva del sistema di valori spartano rimando a Kennell 1995 e Figueira 2002, pp.143-156. 7 Ho approfondito questi aspetti in Daverio 2007 b e Daverio 2011 cui rimando per una trattazione critica.

  • Virt spartane: andreia kai homonoia 17

    Isocrate, per proporre una personale rappresentazione della homoiotes spartana e criticarne quegli aspetti di esclusione che permettevano di realizzare la con-cordia perch il demos era estromesso, costituendo una comunit di perieci, marginalizzata in senso materiale e morale8:

    . , , , , .

    Gli altri popoli infatti convivono nella stessa citt con quanti si sono ribellati e li rendono partecipi di tutti i vantaggi, se si escludono le cariche politiche e gli onori. Gli Spartiati invece li considerano folli a credere di poter governare in tutta sicu-rezza lo stato convivendo con persone verso le quali si sono macchiati di gravissime colpe. Essi invece non fanno niente di tutto questo, ma hanno istituito un rapporto di assoluta uguaglianza di diritti e una democrazia quale necessaria a chi deve vivere in concordia per sempre, mentre hanno portato il popolo a vivere fuori della citt nei dintorni, e hanno reso schiave le loro anime non meno di quelle dei ser-vitori.

    Nella sfera dellazione politica la concordia coincideva con programmi di rap-pacificazione, per ripristinare lordine interrotto dalla stasis. Quando il tema si allarg al piano della teoria, si svilupp entro una riflessione pi articolata sulla salvezza della citt. In vista di questa necessit prioritaria si enunciarono le forme e i modi per assicurarla e fu in questo contesto che la concordia si precis come condizione preventiva che veniva coniugata insieme alla nozione di stabilit. Poich Sparta non aveva conosciuto la mancanza di omogeneit so-ciale e le sue conseguenze in termini di tensioni sociali e guerre civili la sua politeia pot entrare nella narrazione della homonoia con un ulteriore obiettivo, mirante a enfatizzare la sua storia dai tempi della Rhetra come storia di stabilit.

    8 Isocr. Panath.178. Alcuni aspetti dellimmagine di Sparta in Isocrate sono analizzati da Cataldi 2002. Considerazioni sui molteplici piani interpretativi della homonoia nelle opere delloratore vd. Daverio 2007 b. Estremamente utile la recente riflessione sulla isonomia, con particolare riferimento allet arcaica in Birgalias 2009.

  • 18 Giovanna Daverio Rocchi

    La concordia significava contestualmente pensiero condiviso e necessit di consenso. Senofonte era del parere che Licurgo non avesse dato attuazione alla sua riforma senza il consenso preventivo delle personalit pi influenti di Spar-ta, e traeva questa convinzione constatando il profondo sentimento di obbe-dienza alle leggi e di rispetto delle gerarchie vigenti nella citt, e riconduceva questo atteggiamento al senso di corresponsabilit in cui Licurgo era riuscito a coinvolgere i suoi concittadini9:

    , . .

    Che a Sparta lobbedienza riservata ai magistrati e alle leggi raggiunga livelli deccezione, cosa che tutti ben conosciamo. Quanto a me, sono del parere che Li-curgo non abbia posto mano al progetto di un ordinamento cos ben disciplinato senza essersi assicurato in precedenza il consenso delle personalit pi influenti della citt.

    Lidea della concordia in termini di opinione condivisa (homodoxia) tra chi governa e chi governato risulta appartenere alla tradizione di pensiero della scuola platonica10: .

    Tale sviluppo appare coerente con limmagine di Platone della concordia come symphonia tes poleos, adatta a essere declinata secondo le idee di armonia, ordine, equilibrio che il kosmos spartano interpretava nella forma pi com-pleta11. A questa costruzione si riconduce la visione aristotelica della concor-dia formulata nellEtica Nicomachea che fa della homonoia lespressione pi completa della philia politike, superando i limiti della equiparazione con la homodoxia che pu verificarsi anche tra estranei o intorno ad argomenti cir-coscritti in nome di un concetto che coincide con lamicizia definita politica nel senso che oltre a essere condivisa riguarda il bene dellintera comunit12. E

    9 Xen. LP 8, 1-2. 10 [Plat. ] Definitiones 413 E11 Cfr. Plat. Resp.4, 8, 430 d-e. Rimando in proposito alle considerazioni da me svilup-pate in Daverio 2007 b, p.8 ss. Vd. inoltre De Romilly 1972. 12 Arist. EN 1167 a 26-b; cfr.1294.

  • Virt spartane: andreia kai homonoia 19

    anche per Aristotele Sparta a fornire il modello positivo di questa concordia, grazie allunanimit tra basileis, kaloikagathoi, demos, che nella Politica rap-presenta la condizione che ha preservato la politeia immune da rivolgimenti13. Il filosofo dilata poi la concordia spartana dalla sfera politica a quella della convivenza civile, rilevandone gli aspetti di uguaglianza sociale. Oltre che la partecipazione alla politeia, essa riguarda lo stile di vita condiviso indistinta-mente da ricchi e poveri il suo paradigma in proposito il sissizio , come pure leducazione14.

    II

    La paideusis assunse un ruolo di primo piano nella visione di una societ spar-tana coesa e in nome della concordia veniva rappresentata una variet di stru-menti formativi tra i quali spicca leducazione musicale alla quale su invito di Licurgo diede un contributo fondamentale Taleta di Gortina15:

    , , []

    i suoi versi, scritti con eleganza, in metri e accenti vaghi avevano tutti lo scopo di esortare i cittadini alla concordia e alla disciplina e di calmarne gli eccessi; pertan-to coloro che li udivano non solo a poco a poco erano portati a pi miti consigli, ma abbandonando ogni causa di astio, si univano nellamore alle cose belle e buone [].

    13 Arist. Pol.2, 1270 b. Cfr. Humble 2002; Hodkinson 2005, p.260 ss. 14 Arist. Pol. 2, 1294 b. Nelleducazione e nello stile di vita Aristotele ravvisa quei tratti che inducono a ritenere la politeia spartana una democrazia in virt di queste forme di cooperazione riconducibili alla concordia sociale, o meglio, alla philia politi-ke. 15 Plu. Lyc. 4, 2. La centralit delleducazione nella rappresentazione di Sparta nella tradizione letteraria oggetto di una ricca bibliografia. Tra gli scritti pi recenti sullar-gomento mi limito a ricordare Birgalias 1999, Humble 2002, Moss 2002. In particolare sul significato della musica in rapporto al controllo del corpo e dello spirito vd. Christien-Ruz 2007, pp.130-140.

  • 20 Giovanna Daverio Rocchi

    Leducazione appare centrale nella riflessione che il sofista Antifonte dedica alla concordia nellopera omonima 16. Dopo avere sottolineato limportanza di un buon inizio, perch da esso non potr che derivarne una giusta conclusione17:

    [] , , .

    quando uno abbia seminato leducazione nobile, essa vive e fiorisce per tutta la vita e non la distrugge n la pioggia n la siccit.

    il sofista ritiene che supremo imperativo delleducazione sia di impedire lanar-chia18:

    []

    non c nulla di peggio dellassenza di regole (anarchia). Consapevoli di questo, gli uomini di un tempo abituavano i fanciulli fin dalla tenera et a essere governati e a eseguire ci che veniva loro comandato

    Lopinione oggi prevalentemente accreditata tra gli studiosi inserisce lanarchia antifontea in un contesto di discussione intorno a temi morali, dalla alla di cui lobbedienza allautorit costituisce uno degli aspetti pi qualificanti19. Il tema condiviso con la riflessione platonica20 ( , ) e si ritrova anche

    16 Antiph. F 60, 61 Pendrick. 17 F 60. 18 F 61. 19 lopinione formulata da J. Pendrick, editore tra i pi recenti e auterevoli dei fram-menti antifontei, anche alla luce di importanti revisioni del testo, tra cui da segnalare quella di Bastianini-Caizzi, in opposizione a interpretazioni inclini a riferire lanarchia a forme di disordine civile in un contesto pubblico e politico. Il dibattito con esaurien-te esposizione delle differenti posizioni e relativa bibliografia esposto dal Pendrick pp.412-415. Cfr. Pendrick 2002. 20 Plat. Resp.3, 389 d-e; cfr.4, 432 a-b.

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    in un uomo di pensiero di inclinazione democratica come Democrito21: .

    Vorrei qui per richiamare lattenzione sulla funzione pervasiva della edu-cazione in un discorso della concordia che formalizza differenze di ruolo tra le gerarchie di potere e coloro che ne sono subordinati e che vanno nella me-desima direzione della definizione raccolta dalla tradizione platonica della homonoia/homodoxia citata sopra. In questa visione si deve registrare che le differenze tra il pensiero sofistico e la scuola platonica sono pi sfumate che in altri contesti.

    La centralit delleducazione si mostra congruente con il significato che in relazione alla rappresentazione della concordia spartana venne ad assumere la peitharchia. Lobbedienza un tratto peculiare del kosmos spartano che gli au-tori antichi non avevano mancato di mettere in evidenza enfaticamente. di volta in volta presentata come sistema di eccellenza, come dono (nel senso di dimensione valoriale dellindividuo), come scienza del comando, come codi-ficazione di differenze di stato sociale e di rango22. Ma a Socrate, attraverso la figura disegnata da Senofonte nei Memorabili che si deve la riflessione pi completa intorno allobbedienza spartana in relazione agli obiettivi della con-cordia23. Nel dialogo con Pericle il giovane24 il filosofo si duole per il cattivo comportamento degli Ateniesi che disattendono quel codice di valori che invece alla base della condotta dei Lacedemoni e che per questo motivo, a dif-ferenza di costoro, sono ben lontani dal raggiungimento della virt e incapaci di realizzare la concordia per cooperare in vista del bene comune. Tra le colpe elenca la mancanza di rispetto per gli anziani, e cita esplicitamente la differente condotta degli Spartani a questo riguardo; la scarsa o nulla cura dellefficienza fisica; la disobbedienza nei confronti dei superiori; lincapacit di agire in con-cordia per collaborare al bene comune; al contrario si trattano male lun con laltro, si invidiano tra di loro, e cosa pi importante di tutte, nelle riunioni pri-vate e in quelle pubbliche sono in discordia. Questa critica rivolta agli Ateniesi appare coerente con la concezione della concordia che Senofonte fa esporre a Socrate nel corso della conversazione che il filosofo intrattiene con Ippia nel

    21 Democr. FVS 68 B 47. 22 Cos Xen. LP 8; Plu. Lyc.30, 2-3; Id. Inst. Lac.10. 23 Il primato dellobbedienza nella scala delle virt spartane costituisce un tema centra-le in tutte le opere spartane di Senofonte, dalla Costituzione degli Spartani alle Elleniche e allAgesilao. Cfr. David 1999, Daverio 2007 c. 24 Xen. Mem.3, 5, 15-16.

  • 22 Giovanna Daverio Rocchi

    libro successivo25. Dopo avere sostenuto che il giusto coincide con ci che conforme alla legge, il filosofo con unargomentazione serrata mira a dimostra-re che obbedienza alle leggi e giustizia costituiscono gli strumenti istituzionali che permettono di raggiungere uno scopo pi alto, che quello di realizzare la concordia, in quanto questa coincide con il bene supremo di ogni stato, nella scala dei valori civici si colloca al massimo livello, costituisce infine il cardine di un sistema perfetto di convivenza26. Entro questo orizzonte Sparta fornisce il modello di riferimento e la sua eccellenza merito di Licurgo perch educ i suoi concittadini allobbedienza delle leggi. Quando Socrate, poco dopo elogia quelle citt in cui i Consigli degli anziani e gli uomini migliori invitano i cit-tadini alla concordia, non si pu evitare di pensare al ruolo della gerusia negli ordinamenti di Sparta:

    , , , , ; , , , , , ; []

    Ti sei accorto che Licurgo il Lacedemone continu Socrate non avrebbe fatto Sparta diversa dagli altri stati se non avesse ingenerato in essa in grandissima misura lobbedienza alle leggi? E fra coloro che governano gli stati non sai che quelli che sono pi capaci di far s che i contadini obbediscano alle leggi, questi sono i migliori, e che lo stato in cui i cittadini pi obbediscono alle leggi vive nel modo migliore in pace e in guerra non si pu resistergli? Per di pi la concordia sembra il bene pi grande per gli stati e molte volte, in essi i consigli degli anziani e gli uomini migliori invitano i cittadini alla concordia []

    25 Xen. Mem.4, 4, 15-16. 26 Per una trattazione critica di questo passo dei Memorabili rimando a Daverio 2011. Quanto alla figura di Socrate in questa opera senofontea, i problemi sono molti e af-frontati in una ampia bibliografia. Rimando anche in questo caso alle indicazioni repe-ribili in Daverio 2011 e mi limito qui a citare tra le opere pi recenti Dorion 2000; Dorion 2001; Narcy Tordesillas 2008; Nicoladou-Kyrianidou 2008.

  • Virt spartane: andreia kai homonoia 23

    Dalle testimonianze fin qui viste si ricava che la homonoia spartana una no-zione onnicomprensiva: assorbe lidea della homoiotes che attraverso la omo-geneit della societ favorisce coesione e solidariet e garantisce stabilit. luguaglianza partecipativa enfatizzata sia a livello di istituzioni, sia nello stile di vita. Lomogeneit sociale genera condivisione di pensiero. Non una dispo-sizione volontaristica, ma una condizione che richiede di essere seguita e colti-vata a partire dallinfanzia perch diventi una sorta di comportamento naturale dellindividuo. Di qui la necessit di rappresentare nel quadro della homonoia la paideusis e il suo sistema di valori dei quali lobbedienza a occupare il pri-mo posto. La definizione politica della concordia come stabilit non pu che privilegiare quella dimensione valoriale che formalizza le differenze di ruolo tra le gerarchie di potere e coloro che ne sono subordinati. In questo modo la homonoia spartana reinterpreta in termini concettuali sia il codice di condotta dei cittadini di Sparta, sia i suoi effetti sul buon governo. Quando si accoppia al valore militare nel binomio andreia kai homonoia si intende offrire il quadro completo ed equilibrato di un ordinamento che coniuga eccellenza militare ed eccellenza civica e che grazie a questo equilibrio armonico riesce a garantire la salvezza della citt.

    III

    Le prime attestazioni in Atene nellultimo decennio del V secolo qualificava-no la concordia nel senso di riconciliazione dopo la stasis, sorta a seguito di unoccasione contingente e come azione collettiva, consensuale e reciproca. Nel caso di Sparta la concordia invece ricordata come un fatto molto anti-co, coincidente addirittura con linizio storico della Sparta rimasta al riparo di disordini civili, e ha una sua precisa paternit, Licurgo. Nella storia pi antica della Grecia non erano mancate staseis e tensioni sociali. Nella maggior parte dei casi la ricomposizione era avvenuta tramite la mediazione di una parte terza, che il lessico politico indicava con la qualifica di diallaktes o con formule verbali affini. Meno frequenti le circostanze che legarono il ripristi-no dellordine sociale alla promulgazione di un codice legislativo attenendosi al quale i cittadini avrebbero evitato le tensioni. Le due testimonianze pi importanti sono quella di Solone in Atene, e ancora pi indietro nel tem-po, quella di Licurgo. Ma il vocabolario e la idea della homonoia rimangono estranei alla narrazione soloniana. La identificazione tra la concordia e lini-ziativa di Licurgo costituisce al contrario un motivo ricorrente e convergente

  • 24 Giovanna Daverio Rocchi

    nella tradizione letteraria, a partire dagli autori di IV secolo, da Isocrate a Eforo, a Senofonte.

    In uno scritto sulla Sparta dellimmaginario di qualche anno orsono, S. Hodkinson27 non aveva esitazioni nel collocare le riflessioni sulla homonoia se non proprio nella costruzione consapevole di una Sparta immaginaria, in quel-lo che chiama un social dream, ravvisabile nel laconismo nostalgico di alcuni autori del IV secolo cita Teopompo ed Eforo che criticando la citt del loro tempo, rimpiangevano la Sparta del passato. Vorrei per aggiungere che una parte della riflessione sulla concordia, pur facendo leva sullesempio di Sparta, appartiene a un quadro concettuale pi screziato. Quando Platone definiva la concordia civica symphonia tes poleos, lordinamento spartano a offrire il ri-ferimento pi diretto, ma non si deve perdere di vista lobiettivo del filosofo, che quello di mettere in evidenza la potente regia del nomos nella creazione dellarmonia entro la polis28. ancora il nomos la chiave del ragionamento so-cratico sulla concordia nel dialogo con Ippia dei Memorabili senofontei.

    La rielaborazione concettuale della concordia ebbe inizio in Atene ed in relazione alla esigenza di separarla da vicende contingenti che incominci la sua costruzione, o potrei anche dire la sua invenzione. Come gi esposto nelle pagine precedenti, alcuni autori pensarono di inserirvi una narrazione spartana o perch ritenevano che effettivamente il kosmos spartano realizzasse meglio di altri sistemi i valori della concordia, o perch alla ricerca di un sistema alternati-vo a quello di Atene, lo collocarono in una Sparta molto pi simile al luogo che non c che non alla citt con le sue numerose contraddizioni, conosciuta dalla storia degli eventi. In questo senso spiegherei la elaborazione di una macrocate-goria di concordia nella quale fare confluire un complesso eterogeneo di valori e forme di pensiero positivo, che quando fu affiancata alla categoria della an-dreia si prest a essere utilizzata per proporre leccellenza del modello spartano. Se ritorniamo al dialogo tra Socrate e Pericle il giovane possiamo notare che le virt militari e civili elencate dal filosofo, laddestramento fisico, lobbedienza, il rispetto delle gerarchie generazionali, la coesione sociale, sono le medesime che Isocrate fa confluire nel suo binomio andreia/homonoia.

    Vorrei concludere ricordando brevemente che non mancarono tentativi di contestare il mito della concordia di Sparta. Fu lo stesso Isocrate, che dopo ave-re contribuito alla sua costruzione, ne propose una lettura critica alla luce di un suo personale relativismo. Loratore sosteneva che esistono vari generi di con-

    27 Hodkinson 2005. 28 De Romilly 1972; Daverio 2007 b.

  • Virt spartane: andreia kai homonoia 25

    cordia, e spiegava che alcuni procurano vantaggi, mentre da altri discendono grandi e terribili disgrazie29. Riteneva che la concordia degli Spartani apparte-nesse a questa seconda categoria, perch essi concordavano sulla politica estera per ricavare vantaggi dalle disgrazie che colpivano le altre citt30:

    , .

    Ecco che allora non sarebbe proprio giusto felicitarsi con gli Spartani per la loro concordia, a meno che non lo si faccia anche con i pirati, i ladroni e gli altri malin-tenzionati. Perch anche questi ultimi si servono della loro concordia per rovinare il prossimo.

    In realt questo passo porta alla luce la contraddizione tra la pace interna espressa dalla concordia e la pace nelle relazioni interstatali, la quale si realizza attraverso la formalizzazione giuridica della eirene, contraddizione che trova corrispondenza nei rispettivi concetti antinomici di stasis e polemos, che Plato-ne formulava con chiarezza31:

    , , , , . , . , .

    A me pare che come ci sono questi due nomi, guerra e lotta intestina, cos ci sono due cose diverse, in due diversi tipi di conflitti. E intendo per queste due cose le-lemento familiare e affine, e quello estraneo e straniero. Quando dunque c lini-micizia con il familiare si chiama lotta intestina, quando con lo straniero guerra.

    Isocrate poteva vedere una mancanza di coerenza tra lo spirito di concordia che anima la comunit civica e programmi aggressivi di politica estera. Prima di Isocrate, Democrito32 aveva formulato la differenza tra le conseguenze della

    29 Isocr. Panath.225-228. 30 Ibid.226. 31 Plat. Resp.5, 470 b c. Cfr. Daverio 2007 b. 32 Democr. FVS 68 B 249-250.

  • 26 Giovanna Daverio Rocchi

    stasis e della homonoia in relazione alla guerra ed era giunto a conclusioni op-poste, per affermare che:

    . . , .

    La discordia civile un male perch genera rovina in misura uguale per i vincitori e gli sconfitti, mentre dalla concordia discendono grandi imprese ed possibile per le citt intraprendere guerre.

    [email protected]

  • Virt spartane: andreia kai homonoia 27

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  • LA CULTURA A SPARTA IN ET CLASSICA

    ARISTONOTHOSScritti per il Mediterraneo antico

    Atti del seminario di StudiUniversit Statale di Milano

    (5-6 maggio 2010)

    Vol. 8(2013)

  • La cultura a Sparta in et classicaA cura del Dipartimento di Scienze dellAntichit dellUniversit degli Studi di MilanoCopyright 2013 Tangram Edizioni ScientificheGruppo Editoriale Tangram Srl Via Verdi, 9/A 38122 Trentowww.edizioni-tangram.it [email protected]

    Prima edizione: settembre 2013, Printed in ItalyISBN 978-88-6458-090-6

    Collana ARISTONOTHOS Scritti per il Mediterraneo antico NIC 08

    DirezioneFederica Cordano, Giovanna Bagnasco Gianni, Teresa Giulia Alfieri Tonini.

    Comitato scientificoCarmine Ampolo, Pietrina Anello, Gilda Bartoloni, Maria Bonghi Jovino, Giovani Colonna, Tim Cornell, Michel Gras, Pietro Giovanni Guzzo, Jean-Luc Lamboley, Mario Lombardo, Nota Kourou, Annette Rathje, Henry Trziny.

    La curatela di questo volume di Francesca Berlinzani.

    In copertina: Il mare e il nome di Aristonothos.Le o sono scritte come i cerchi puntati che compaiono sul cratere.

    Stampa su carta ecologica proveniente da zone in silvicoltura, totalmente priva di cloro. Non contiene sbiancanti ottici, acid free con riserva alcalina.

  • Questa serie vuole celebrare il mare Mediterraneo e contribuire a sviluppare temi, studi e immaginario che il cratere firmato dal greco Aristonothos ancora oggi evoca. Deposto nella tomba di un etrusco, racconta di storie e relazioni fra culture diverse che si svolgono in questo mare e sulle terre che unisce.

  • Sommario

    Premessa 11

    Virt spartane: andreia kai homonoia 13Giovanna Daverio RocchiI 13II 19III 23Abbreviazioni bibliografiche 27

    I carmi di Bacchilide per Sparta* 31Cecilia Nobili1. Il ditirambo 20: Ida 312. Lencomio 20A: Marpessa 39Abbreviazioni bibliografiche 56

    Hesychia spartana e neoteropoiia ateniese: un caso di manipolazione nelle trattative per le alleanze del 420 a.C. 71Paolo A. Tuci1. Le fonti, la cronologia eilproblema dellattendibilit 712. Analisi delle vicende 803. Conclusioni 91Abbreviazioni bibliografiche 97

    La stele di Damonon (IG V 1, 213 =Moretti, IAG16), gli Hekatombaia (Strabo 8,4,11) eilsistemafestivodella Laconia depoca classica 105Massimo NafissiI. La stele di Damonon 108II. Liscrizione di Damonon elunitreligiosa della Laconia 126Conclusione 149Abbreviazioni bibliografiche 151

  • Sparta agli inizi del IV secolo: unsistema riformabile? 175Cinzia BearzotAbbreviazioni bibliografiche 187

    Sparta e le Olimpiadi in et classica 195Federica CordanoPremessa 195Abbreviazioni bibliografiche 201

    La musica a Sparta in et classica. Paideia e strumenti musicali 203Francesca Berlinzani1. La nozione di cultura eicomportamenti musicali 2032. Strumentario 2103. Conclusioni 245Abbreviazioni bibliografiche 247

    Gli Spartani e la Macedonia in et classica e protoellenistica 265Franca LanducciAbbreviazioni bibliografiche 280

  • LA CULTURA A SPARTA IN ET CLASSICA

  • 31

    I carmi di Bacchilide per Sparta*

    Cecilia Nobili

    1. Il ditirambo 20: Ida

    La presenza a Sparta nel V secolo dei tre pi celebri poeti corali dellepoca un dato certo, confermato da numerose testimonianze, che tuttavia non ha ancora ricevuto unattenzione sistematica da parte della critica. Simonide, noto, compose lode per i caduti alle Termopili (531 PMG = 261 Polte-ra), con cui celebrava Leonida e i Trecento; la porzione restituitaci della nuova elegia per i caduti di Platea (fr.11 W12) sottolinea con singolare ri-lievo la figura di Pausania e dei guerrieri spartani al punto che sono in molti a pensare che fosse stata composta proprio su commissione spartana; una ricca tradizione aneddotica, del resto, conferma lesistenza di uno stretto rapporto di amicizia tra Pausania e Simonide1, ma il poeta di Ceo intratten-ne vincoli di ospitalit anche con lindovino Spartano Megistia per il qua-le compose lepigramma funebre riportato sul suo tumulo alle Termopili2. Le notizie riguardanti Pindaro sono pi frammentarie, ma una tradizione colloca la sua morte nel Peloponneso e non improbabile che egli avesse trascorso del tempo anche a Sparta dal momento che gli esili frr.112 e 199 Sn.-M. furono probabilmente composti per essere eseguiti a Sparta.

    Meglio documentate sono le testimonianze relative a Bacchilide. Certa-mente dedicato agli Spartani il ditirambo 20, intitolato Ida, di cui ci restano i primi 11 versi; in esso si narrava il mito del rapimento di Marpessa, figlia del re di Pleurone Eveno, da parte delleroe messenico Ida e le loro successive nozze.

    * Ringrazio sentitamente Giambattista DAlessio che ha discusso con me le tematiche trattate in questo intervento e in particolare la ricostruzione papiracea del fr.20A. Rin-grazio inoltre Andrea Capra e Massimo Nafissi che sono intervenuti al convegno con utili suggerimenti a cui ho dato spazio nella stesura definitiva. 1 Plu. Cons. Apoll.105a; Ael. VH 9, 41; Plat. Ep.2, 311a = Test.55 Poltera. 2 Hdt.7, 228.

  • 32 Cecilia Nobili

    I

    a [ [... [... [a5 [ I [... [... [... ? [10 [ [

    IdaPer gli Spartani

    Un tempo a Sparta (dalle grandi piazze, cantarono)le bionde ( figlie) degli Spartaniun canto simile a questo,quando Ida dallanimo intrepidoconduceva con s la fanciulla dalle belle guanceMarpessa (dagli scuri capelli)dopo aver fuggito (il destino) di morte, (a lui)Poseidone signore dei mari (diede il carro)e i cavalli, veloci come i venti, (e lo mand)a Pleurone ben costruita,dal figlio (di Ares) dallo scudo doro

    Secondo le versioni del mito trasmesse dalle fonti, Ida rap Marpessa, poich suo padre Eveno non voleva concederla in sposa a nessuno fra i suoi pretenden-ti, e fugg grazie allaiuto di Poseidone che gli forn un carro trainato da cavalli alati. Eveno insegu gli amanti ma, arrivato al fiume Licorma, si rese conto che non sarebbe pi stato in grado di raggiungerli e si gett nel fiume, che da quel momento prese il suo nome. Durante il viaggio verso la casa di Ida in Messenia

  • I carmi di Bacchilide per Sparta 33

    Apollo si invagh della fanciulla e cerc di rapirla, ma Ida lo sfid a una gara con larco; Zeus intervenne per risolvere la situazione e affid la scelta dello sposo a Marpessa, che prefer il mortale Ida3.

    Bacchilide narrava con certezza la prima parte della vicenda, con la fuga degli amanti da Pleurone, linseguimento di Eveno e il loro arrivo a Sparta, dove ve-nivano celebrate le nozze (cos si deve infatti intendere lallusione al canto delle fanciulle Spartane in occasione dellentrata di Ida e Marpessa in citt). Questa parte del mito non risulta trattata da altri autori prima di Bacchilide: con ogni probabilit apparteneva a un filone di tradizioni etoliche incentrato sulla saga di Meleagro, poich Plutarco afferma che era narrata negli Aitolik di Dositeo, un autore dellinizio del IV secolo che scrisse opere catalogiche di carattere regionale (Sikelik, Italik, Lydik, Pelopidai)4. La tradizione poetica etolica si fuse ben presto con quella messenica perch Ida e suo fratello Linceo, figli di Afareo, erano i pi celebri eroi messenici: Teocrito ricorda il , mentre suo padre Afareo era considerato il primo occupante della Messenia e il fondatore della citt di Arene; Afareo e i suoi figli erano inoltre raffigurati tra gli eroi nazionali messenici nel tempio di Messene a Messene5. Il duello fatale tra i Dioscuri e gli Afaretidi era narrato estensivamente nei Cypria, ma non certo che essi includessero anche la storia di Marpessa6.

    Pi difficile stabilire se il carme di Bacchilide comprendesse anche lepi-sodio della gara con larco tra Ida e Apollo. Questa parte del mito era la pi nota a livello panellenico e unallusione ad essa era gi presente nel IX canto dellIliade, in cui Fenice, nel raccontare la storia di Alcione/Cleopatra, men-ziona quella di sua madre Marpessa e di Ida, il pi forte tra i mortali, che os sfidare Apollo7. La vicenda era effigiata sullaltare di Cipselo a Olimpia, non-

    3 [Apollod. ] Bibl. 1, 7, 8; [Plu. ] Fluv. 8, 1; Eust. a Il. 9, 557, p. 776; Schol. Lyco-phr.526-567; Schol. Pind. I.4, 92; Schol. BT Il.9, 557; Hyg. Fab.242, 1. Unindagine accurata sulle fonti del mito stata condotta da Di Marzio 2006, pp.201-204. 4 Plu. Parall. Min.315e = Dosith. FGrHist 290 F 1. 5 Theocr.22, 208; Il.2, 591; Paus.4, 2, 5; 4, 31, 9. Cfr. Dexler in LGRM s. v. Idas; Luraghi 2008, pp.269-276. 6 Nel passo di Pausania relativo al duello tra Dioscuri e Afaretidi (4, 2, 6-3, 2) Marpes-sa menzionata due volte, ma non certo che esso sia derivato interamente dai Cypria. Anche in Schol. Lycophr.526-527 Marpessa associata con lo scontro tra Dioscuri e Afaretidi: la fonte potrebbe essere costituita dai Cypria. Il nome di Marpessa attestato in Messenia fin da epoca micenea: compare infatti su una tavoletta di Pilo nella forma ma-pa-sa (Py Tn316.4r; Witczak 1991 e 1996). 7 Hom. Il.9, 553-564.

  • 34 Cecilia Nobili

    ch su numerosi vasi ateniesi a figure rosse8, ma in queste fonti essa non mai associata allepisodio della fuga da Pleurone. Il primo artista che dimostra di conoscere entrambi gli episodi mitici e tenta di unirli allinterno di ununica raffigurazione il pittore di Pan, che in una psykter del 480-470 a.C. (dunque con una ventina di anni di anticipo rispetto a Bacchilide) rappresenta il duel-lo tra Ida e Apollo alla presenza di Marpessa9: il ruolo di mediatore tra i due contendenti in questo caso affidato a Eveno, invece che a Zeus, come nelle versioni tradizionali. possibile che lunione dellepisodio della gara con lar-co con quello della fuga da Pleurone sia dovuta proprio al pittore di Pan, ma anche possibile che negli stessi anni essa avesse ricevuto una trattazione poetica da parte di Simonide. Uno scolio allIliade riferisce che Simonide raccont la storia di Ida e Marpessa con abbondanza di particolari, soffermandosi sia sulle-pisodio del rapimento che su quello della sfida con larco10.

    I , , , . . , , , . I . : M . , , I. 11.

    Ida, nominalmente figlio di Afareo, di fatto discendente da Poseidone, di stirpe spartana, desiderando sposarsi, and a Ortigia in Calcidica, e l rap Marpessa, figlia di Eveno. Fugg poi con i cavalli di Poseidone. Eveno and alla ricerca della figlia, ma giunto presso il fiume Licorma, in Etolia, poich non era riuscito a pren-derla, si gett nel fiume. Da allora il Licorma prese il nome di Eveno. Nei pressi di Arene Apollo si scontr con Ida e gli sottrasse Marpessa; Ida per rivolse larco

    8 Paus.5, 18, 2; Mnich Staatl. Antikenslg.2417; Louvre C 10834 + Florence Mus. Arch.19 B 41; London BM 95.10-31.1. Cfr. Beazley 1931 e 1957; Jones Roccos in LIMC s. v. Marpessa; De La Genire 1995, pp.1007-1009. 9 Mnich Staatl. Antikenslg.2417. 10 Jones Roccos in LIMC s. v. Marpessa. 11 Schol. Ba Il.9.557 = Sim. F 353 Poltera (= 563 PMG).

  • I carmi di Bacchilide per Sparta 35

    contro Apollo e si batt per la sua sposa. Zeus, intervenuto tra loro come giudice, affid la scelta dello sposo alla fanciulla; ed ella temendo che Apollo, divenuta vecchia, lavrebbe lasciata, scelse Ida. Cos Simonide ha trattato la storia.

    Lattribuzione a Simonide, tuttavia, non certa perch lultimo rigo di testo potrebbe essere corrotto: una variante testuale presente nella recensione T de-gli scoli riporta infatti o , che spesso accettata da editori e commentatori e si riferirebbe al fatto che Ome-ro non ha raccontato compiutamente tutta la vicenda12. Indipendentemente dallattribuzione a Simonide di questo mito, la collocazione della storia a Or-tigia Calcidica non attestata in nessunaltra fonte ed pertanto improbabi-le che lo scoliaste potesse fare riferimento al ditirambo 20 di Bacchilide, che colloca lazione esplicitamente a Pleurone. altrettanto difficile che potesse ispirarsi allaltro carme di Bacchilide riguardante il mito di Marpessa, lenco-mio 20A perch, come vedremo, esso prevedeva una sezione mitica certamente pi limitata. Lo fonte dello scolio, inoltre, si segnala per unaltra peculiarit, che trova un interessante riscontro nel carme bacchilideo: Ida infatti caratte-rizzato come spartano, mentre non si fa cenno alle sue origini messeniche. Ci presuppone quindi un punto di vista chiaramente spartano, che rintracciabile anche nel ditirambo di Bacchilide.

    Bacchilide enfatizza ulteriormente questa prospettiva regionale collocando le nozze tra Ida e Marpessa non ad Arene, come voleva la tradizione, ma a Sparta. Egli inoltre introduce nella vicenda un episodio che non era presente in nessuna delle tradizioni riguardanti questo mito e che le fonti attribuisco-no unicamente a lui. Secondo uno scolio alla VII Istmica di Pindaro, infatti, Bacchilide raccontava che Eveno era solito appendere i teschi dei pretendenti di Marpessa al tetto del suo palazzo; due fonti altrettanto tarde, Tzetzes e Eustazio, aggiungono che Eveno uccideva i pretendenti dopo averli sfidati a una gara col carro, come Enomao, Anteo e Diomede Trace13. dunque verosimile che il ditirambo 20 prevedesse un rimando tramite flash-back a simili antefatti e raggiungesse anchesso la lunghezza dei ditirambi bacchi-lidei, che oscilla tra i 50 e 130 versi. Lespressione del v.7, in cui si dice che

    12 Snell 1952, p.157; Poltera 2008, pp.587-588. 13 Schol. Pind. I.4, 92; Schol. Bb Il.557; Eusth. ad Hom. Il.9, 557, p.776.8; Tzetzes ad Lykophr.160. Di Marzio 2006 attribuisce questo riferimento al fr.20A ma, come vedremo, non sembra esserci qui spazio per una lunga narrazione in flash-back come nel ditirambo 20.

  • 36 Cecilia Nobili

    Ida evit la morte ( ), anticiperebbe cos il racconto della gara sanguinaria14.

    Perch Bacchilide inser questo elemento nella storia? La scelta, a mio giu-dizio, pot essere dettata dal tentativo di compiacere il pubblico spartano con linserzione di un tema mitico altamente familiare. Le tradizioni locali, infatti, offrivano un parallelo molto vicino a quello della gara imposta da Eveno: Ica-rio, re di Sparta e fratello di Tindareo, aveva organizzato una gara di corsa tra i pretendenti della figlia Penelope, che fu vinta da Odisseo. Dispiaciuto allidea che la figlia dovesse abbandonare Sparta, prima cerc di persuadere gli spo-si a trattenersi l, poi li insegu col carro per un certo tratto; Odisseo infine ingiunse a Penelope di scegliere tra lui e il padre ed ella si copr il capo per pudore lasciando intendere che avrebbe seguito il marito15. Ancora pi stretto il nesso col mito di Pelope e Ippodamia: anche in questo caso intervengono la figura del severo padre della fanciulla, Enomao, la sanguinosa gara col carro imposta ai pretendenti, e laiuto fornito da Poseidone a Pelope. Si tratta del mito fondante dei giochi olimpici e come tale era certamente familiare al pub-blico spartano. Non bisogna infatti dimenticare che Pelope era una figura cara allimmaginario spartano in quanto progenitore dei primi abitanti del Pelo-ponneso e antenato di Agamennone e Menelao, che le tradizioni locali cercano in vario modo di riconnettere con la citt dorica16. Il mito di fondazione dei giochi olimpici, inoltre, era certamente ben noto a Sparta, anche in virt degli stretti rapporti che legano Sparta e Olimpia nel corso del V secolo e che sono testimoniati dalle numerose vittorie ippiche degli Spartani e dalla loro assidua frequentazione del santuario17.

    Le analogie di questi due miti con quello di Marpessa narrato dalla versione bacchilidea sono evidenti, ma gare pre-matrimoniali con valore iniziatico come

    14 Snell 1952, p.158. 15 Paus.3, 12, 1-2; 20, 10-11. Sulle gare lungo la via Afetaide cfr. Marchetti 1996; Marcozzi 1998. 16 Su Pelope cfr. Tyrt. fr. 2 W; Her. Pont. fr. 163 W = Ath. 625f. Sugli Atridi cfr. Malkin 1994, pp.30-33, 46-48; Brillante 2005; Sbardella 2005. 17 Sui rapporti tra Elide e Sparta cfr. Hnle 1972, pp.29-44; pp.120-167. Sulla parte-cipazione spartana alle Olimpiadi cfr. Nafissi 1991, pp. 162-172; Hodkinson 2000, pp.307-323; Cordano, in questo volume. I rapporti amichevoli tra le due citt si interrompono nel 421 a.C. con il conflitto per Lepreo (Thuc.5, 31, 2-5; cfr. Sordi 1984; Roy 1998): non a caso lostilit rimarcata proprio dal trasferimento delle ossa di Ippodamia da Midea a Olimpia (cf. McCauley 1998).

  • I carmi di Bacchilide per Sparta 37

    quelle raccontate nei miti di Penelope e Marpessa erano frequenti a Sparta an-che in epoca storica e coinvolgevano sia i ragazzi che le ragazze18. Bacchilide dunque inser questa parte della storia nel ditirambo in omaggio alle tradizioni locali ma bene notare che lintero mito di Ida e Marpessa si addiceva perfetta-mente alla realt spartana, dove il matrimonio tramite rapimento ricorreva non solo nel patrimonio mitico tradizionale, ma era anche previsto dalla costituzio-ne licurghea e comunemente praticato anche sino ad epoca storica19.

    La collocazione spartana del mito di Ida e Marpessa presentata da Bacchili-de, nonch dalla fonte dello scolio iliadico (forse identificabile con Simonide), appare riconducibile alla tendenza di questa citt a inglobare anche i miti e gli eroi della periecia20: possibile che nel V secolo Ida fosse percepito come un eroe tipicamente spartano, nonostante le sue origini siano messeniche e siano rivendicate come tali dagli autori pi tardi21. Nel centro di Sparta, vicino alla skias, cera la tomba di Ida e Linceo; Pausania stesso ammette che si trattava chiaramente di un falso, dal momento che la tomba originale degli eroi era molto pi probabilmente in Messenia e conclude dicendo che la schiavit che afflisse i Messeni per tanto tempo imped loro di mantenere vivo il loro passato mitico e preservarlo dallaggressione spartana22.

    Quale fosse loccasione della performance di questo ditirambo una questio-ne ancora aperta su cui non mi soffermer in questa sede perch richiederebbe una trattazione troppo lunga. Mi limiter a dire che verosimile che esso fosse stato eseguito durante una festa connessa con il culto dionisiaco spartano, che stato negli ultimi anni rivalutato e studiato23. Vorrei per sottolineare che la porzione di testo pervenutaci contiene alcuni dati significativi dal punto di vista delloccasione della performance. Prima di procedere col racconto mitico, infatti, il poeta si premura di precisare che il canto attuale analogo (

    18 Gare femminili in onore di Dioniso: Paus.3,13.7; Hesych. s. v. ; gare in onore di Elena: Theocr.18, 22-25. Cfr. Napolitano 1985; Arrigoni 1985; Scan-lon 1988; Calame 2001, pp.191-196; Nobili 2013. Agoni maschili alle Carnee: Lex. Rhetor.1, p.305 Bekker; Hesych. s. v. e . Cfr. Brelich 1969, pp.113-207; Richer 2009. 19 Plu. Lyc.15, 4-9. Anche il re Damarato rap la moglie prima delle nozze (Hdt.6, 65, 2). Cfr. Napolitano 1985; Pomeroy 2002, pp.39-44. 20 Sui rapporti tra Sparta e la periecia cfr. Nafissi 2009. 21 Cfr. Luraghi 2008, pp.269-273. 22 Paus.3, 13, 1-2; 3, 14, 7. Cfr. Alcock 1999 e 2001; Luraghi 2008. 23 Wide 1893, pp.156-170; Parker 1988 e 1989; Stibbe 1991 e 1996, pp.222-234; DAlessio 2013; Nobili 2013.

  • 38 Cecilia Nobili

    ) a quello cantato dalle fanciulle Spartane il giorno in cui Ida condusse Marpessa a Sparta. Questi primi versi contengono due importanti notazioni di carattere performativo:

    1) il ditirambo era eseguito da un coro di fanciulle, perch altrimenti lallu-sione tramite deittico allattualit verrebbe meno24;

    2) aveva un carattere nuziale, perch conteneva limeneo cantato dalle fan-ciulle spartane25.

    Ad Atene e nelle altre citt greche i ditirambi erano normalmente eseguiti da cori maschili; la realt musicale spartana era per molto diversa e legata alla specificit dei suoi culti e festivit spartane26. La tradizione di cori fem-minili, in particolare, era viva a Sparta come in nessunaltra citt greca e ce-lebrata anche altrove come una delle peculiarit pi rilevanti dellesperienza poetica e musicale locale. Non bisogna pensare che il ditirambo, cos come qualunque altro genere poetico, fosse in epoca arcaica e classica codificato da precise norme che lo rendevano uniforme a livello panellenico: esso si adattava alle tradizioni religiose e culturali delle diverse poleis assumendo caratteri diversi da citt a citt. Canti dionisiaci eseguiti da cori femminili, inoltre, sono attestati nel Peloponneso: Plutarco infatti riferisce che le don-ne di Elide invocavano Dioniso sotto forma di toro e questo canto viene generalmente considerato una forma embrionale di ditirambo, connesso col sacrificio27.

    Un altro frammento bacchilideo contiene elementi analoghi a quelli ravvi-sabili nellIda e tutto lascia pensare che si trattasse di un altro ditirambo com-posto per essere eseguito da un coro di fanciulle spartane. Si tratta del fr.61

    24 Maehler 1997, pp. 261-267; Zimmermann 1992, pp. 104-105. Fearn 2007, pp. 226-278, ha messo in dubbio questa affermazione perch ritiene che lode fosse cantata da un coro maschile, in conformit con la prassi ditirambica, ma vd. le obiezio-ni di DAlessio 2008. 25 Jebb 1905, pp.237-240; Villarubia Medina 2001, pp.57-65. In passato Juren-ka 1899 e Blass 1912, p. LXXVII ritenevano che lintera ode 20 dovesse essere clas-sificata come un epitalamio. 26 Ferri 1931; Kppel 2000; Fearn 2007, pp.163-225. Il ditirambo di Timoteo Le doglie di Semele fu eseguito a Sparta durante il festival degli Eleusinia, ma la performan-ce da parte di un coro di giovani uomini non piacque al pubblico e il carme fu censura-to (Boet. Inst. Mus.1, 1). Cfr. Prauscello 2009; DAlessio 2013. Sulla censura Spartana nei confronti di Timoteo cfr. Berlinzani 2008. 27 Plu. Aet. Rom. Gr.298f (= fr.581 PMG). Cfr. Ieran 1997, pp.172-173.

  • I carmi di Bacchilide per Sparta 39

    Maehler, di cui sono conservati solo i primi versi e il titolo (Leucippidi), e che con tutta probabilit apparteneva anchesso a un ditirambo28. La struttura sem-bra essere simile a quella del ditirambo 20, poich anche in questo caso lincipit descrive un coro di fanciulle che si accinge a cantare un canto di argomento spartano, incentrato sul mito delle Leucippidi. Il De Musica dello pseudo-Plu-tarco riferisce che Bacchilide, come Alcmane, Pindaro e Simonide, compose parteni29: come ha notato Calame, in epoca ellenistica la classificazione dei par-teni era spesso alquanto incerta perch il termine non era usato per classificare un preciso genere poetico ma alludeva, in generale, ai carmi cantati da cori di fanciulle30. dunque possibile che lautore del De Musica faccia riferimento proprio a carmi come lIda o le Leucippidi, che potevano essere considerati ditirambi da quanti valutavano il contesto della performance, ossia il rituale dionisiaco, dei parteni da quanti osservavano il modo della performance, ossia la loro esecuzione da parte di un coro di fanciulle31.

    2. Lencomio 20A: MarpessaUn altro carme bacchilideo trattava lo stesso mito narrato nellIda: si tratta del fr.20A Maehler generalmente classificato come un encomio perch rinvenuto sullo stesso papiro (P. Oxy.1361) che contiene i frr.20B e 20C. Questi due componimenti sono chiaramente riconducibili al genere encomiastico a causa di elementi tipici, quali la lode del committente (in questi due casi Alessandro macedone, figlio di Aminta, e Ierone siracusano) e le allusioni simposiali32. Il carme 20A non presenta le medesime caratteristiche degli altri due e per questo motivo la sua attribuzione al genere encomiastico stata recentemente messa in dubbio da Di Marzio, in favore di una sua collocazione allinterno del libro

    28 Lattribuzione bacchilidea stata messa in dubbio da Bowra 1933; Davison 1934; Page 1950, pp.382-387, che lo assegna a Simonide sulla base di unaffermazione di Plutarco (Exil.602c-d) riconducibile al fr.60 Maehler, conservato sullo stesso papiro del fr.61. Difendono lattribuzione bacchilidea e la classificazione del carme come di-tirambo Vogliano 1932; Maehler 2003, p. LVI; DAlessio 2008. 29 [Plu. ] De Mus.1136f. 30 Calame 2001, p.3. 31 Sulla differenza di classificazioni a seconda del contesto o del modo performativo cfr. Kppel 2000. 32 Krte 1918, pp.137-140.

  • 40 Cecilia Nobili

    dei ditirambi33. Come vedremo, non c ragione di dubitare dellinclusione di questo carme tra gli encomi perch il contesto spartano che sembra presup-porlo potrebbe giustificare lesistenza di un genere di poesia encomiastica di argomento mitico come il fr.20A34.

    Il fr.20A contiene 35 versi di un componimento che narrava il mito di Mar-pessa in maniera sostanzialmente analoga al ditirambo Ida. ---- ---- --- -----] 5 ] [.]..[ ] ---] [ ] , [] [--] [] [ ]- [] [10 [........... ] [ - ] [][......... ]. ] [- ] {}15 ] ][] [] ] ] [] ] -

    33 Di Marzio 2006 e 2008. 34 Ragioni di ordine metrico, inoltre, ostacolano lattribuzione di questo carme a un genere poetico diverso da quello encomiastico, incluso il ditirambo. Lode infatti ca-ratterizzata da brevi strofe di 6 versi con una struttura sintattica alquanto semplice che risulta caratteristica degli encomi: nulla a che vedere con gli articolati periodi delle strofe ditirambiche. Cfr. Snell 1952, p.156. DAlessio, in corso di stampa, evidenzia i punti di contatto tra questo carme e quelli di destinazione simposiale, in primo luogo di Anacreonte: una dettagliata analisi dei frammenti dei P. Oxy.1361 e 2362 lo induce a ritenere che appartenessero a un libro di o .

  • I carmi di Bacchilide per Sparta 41

    20 ] . -- ] --- ] - ] - I ] . 25 ] - ] -- ] --- ] ----- ]30 ---- ] -- ] (desunt vv.33-35)36? ] [ --- ] - ] ]40? ][ [----- []...[. ].. .[ [ ] [ [ ] [45 [ ] [ ] [ [ ] [ ] [ ] [50 [ ] [ [ [ [

  • 42 Cecilia Nobili

    55 [ ] [ [ ] [

    lei, sedutae si adira oltre misura col padre,supplica,infelice, le Maledizioni infereche si compia per lui una vecchiaia ancora pi dolorosaed esecrabile, lui che tenendo (la fanciulla)sola dentro casa, (le impediva le nozze),e i capelli (diventeranno) bianchi sul suo capo.Dicono che tale fosse il padre di Marpessa dagli occhi blu,la fanciulla dal lungo peplo,Eveno dalla fascia di bronzo,figlio di Ares dallelmo doro,dalla mano ardita e sanguinario; ma il tempolo dom e la forte necessit,lui che non voleva darla in sposa. il sole(giunse Ida), lo splendido figlio di Afareo,guidando (i veloci cavalli) di Poseidone.Leroe rap la fanciulladai bei capelli, (come lei voleva)(dal tempio)della dea dal bel velo. un veloce messaggero(annunci che la fanciulla dalle belle caviglie) giunse sposouna (rabbia) furibonda (prese il padre)(dal monte) gi (nel fiume)la figlia Marpessa bionda

  • I carmi di Bacchilide per Sparta 43

    Lode non ha ricevuto lattenzione che merita da parte degli studiosi: soltanto Snell nel 1952 ha ipotizzato che potesse trattarsi di una sorta di encomio ro-vesciato, ossia unode di biasimo nei confronti di un personaggio contempo-raneo, assimilabile allode di Timocronte contro Temistocle o allinvettiva di Archiloco contro Licambe35. Secondo Snell, i primi versi andrebbero interpre-tati come un riferimento allattualit, con una critica rivolta a un padre severo che rifiuta di dare in sposa la sua unica figlia. La ragazza, spaventata di fronte alla prospettiva di invecchiare sola nella casa del padre, rivolge contro di lui una maledizione in cui invoca una vecchiaia triste e dolorosa36. Al v.13 inizierebbe il confronto mitico, in cui i due personaggi vengono paragonati a Eveno e Mar-pessa: il padre del v.6, in particolare, esplicitamente messo in relazione con Eveno al v.18 tramite lespressione ] .

    La ricostruzione di Snell certamente corretta per quanto riguarda la scan-sione tra mito e attualit: non ci sono infatti dubbi che i versi 7-12 del fram-mento contenessero un riferimento a personaggi contemporanei, come lascia intendere luso del presente per i verbi di questa sezione (v. 6 e v. 7 )37. Inoltre, il verbo del. v.13 spesso usato nella lirica corale per denotare il passaggio dalla sezione gnomica a quella mitica, che esordisce con la presentazione ricca di epiteti dei due personaggi mitici, Eveno e Marpessa; tuttavia, non mi sembra ci siano sufficienti elementi per decretare che si trattas-se di un encomio in negativo.

    I primi tre versi del componimento (vv. 4-6 ) sono stati ipoteticamente collocati da Snell e Maehler prima del v.7, con cui esordisce la colonna di testo preservata dal fr.5 del P. Oxy.1361, ma appartengono a un frammento diverso del rotolo papiraceo (fr.19), che occupava chiaramente la parte inferiore di una colonna. Il contenuto (si menzionano una donna seduta

    35 Snell 1952. 36 Cavallini 1998 interpreta il fr.20A alla luce del fr.10 V di Alceo; mentre Danie-lewicz 2006 vede al v.12 una ripresa di Saffo, P. Kln 21351, fr. I + II, 12. 37 Cfr. DAlessio, in corso di stampa. Luso del presente storico estraneo ai poeti arcai-ci: cfr. Barrett 1954, p.437 n.3. Di Marzio 2006, al contrario, ritiene che i versi iniziali contengano gi la narrazione mitica, la cui protagonista sarebbe Marpessa che maledice il padre; nelle tre strofe iniziali mancanti sarebbero stati narrati gli antefatti mitici della vicenda, tra cui la gara coi carri imposta ai pretendenti. Di Marzio infatti riferisce al fr.20A e non al ditirambo 20 il contenuto dello scolio a Isthm.4: il ] del v.18 andrebbe connesso con e a indicare proprio latrocit della gara coi carri narrata in precedenza.

  • 44 Cecilia Nobili

    e un padre) induce effettivamente a pensare che appartenesse allode di Eveno e Marpessa; la lunghezza dei tre cola conservati, poi, suggerisce che si trattasse degli ultimi tre versi della strofe iniziale del carme, perch le tracce di lettere preservate nella porzione superiore del frammento non si addicono alla colo-metria del carme 20A e apparterebbero dunque allultimo verso del carme pre-cedente (fr.20 Maehler)38. Ci nonostante, non possiamo essere del tutto certi del fatto che il fr.19 del P. Oxy.1361 fosse posizionato prima del frammento principale (fr.5), poich tra i due potrebbe essere caduta addirittura unintera colonna di testo. Il rotolo poteva quindi essere composto da una colonna con-tenente lencomio 20 Maehler (o la sua parte finale), la prima strofa dellen-comio 20A con la menzione del padre e della figlia (fr.19 del P. Oxy.1361), unintera colonna contenente forse i riferimenti allambientazione simposiale che troviamo solitamente negli encomi, lesplicitazione del laudando e il suo elogio, e infine le colonne (almeno due) con la porzione di testo conservata. La narrazione mitica si estendeva per circa 40 versi, dal v.13 del fr.20A fino al v.48 e si concludeva sostanzialmente con la morte di Eveno ai vv.43-45; secon-do Maehler39, il carme prevedeva ancora almeno due strofe, ma non possibile stabilire se esse continuassero a narrare la vicenda mitica o, pi probabilmente, contenessero un ulteriore riferimento allattualit e al laudando.

    Questa ricostruzione del tutto ipotetica serve unicamente per dire che il car-me poteva essere molto pi lungo rispetto alla porzione di testo prevenutaci e che per tale motivo non si pu affermare con certezza che esso si risolvesse nel biasimo nei confronti di un padre severo, come i primi versi lasciano supporre. Poteva in realt trattarsi di un vero e proprio encomio, con tutti gli elementi tipici di questo genere poetico, il cui destinatario era paragonato non a Eveno, ma a Ida, menzionato al v.24 in qualit di salvatore della fanciulla.

    Il racconto mitico dellencomio 20A si concentra sullepisodio della fuga dei due amanti dalla casa di Eveno, come abbiamo visto nel ditirambo 20, e nu-merosi elementi accomunano entrambe le odi, tra cui la menzione dei cavalli alati donati da Poseidone (dit.20.8-9: [; fr.20A.22-23: ] ); gli epiteti di Ares, padre di Eveno

    38 Snell 1934, p.91 e 1952, p.161; Maehler 1997, p.323. Tale ricostruzione tiene conto dei suggerimenti di G. B. DAlessio, che li ha ora dettagliatamente esposti in DAlessio, in corso di stampa. Al contrario, Di Marzio 2006, p.207, ritiene che i tre versi del fr.19 non appartenessero necessariamente alla prima strofe del carme, ma che questa fosse collocata allinizio della colonna, secondo lusus del copista di P. Oxy.1361. 39 Maehler 1997, p.327.

  • I carmi di Bacchilide per Sparta 45

    ( nel dit.20.11 e nel fr.20.13); gli aggettivi che descrivo-no la bellezza di Marpessa (dit.20.4-6: [ [; fr.20A.15-17 ] ] ; 26[] ).

    La differenza pi sostanziale tra i due componimenti consiste invece nel fat-to che almeno nei versi superstiti del fr.20A non c alcuna menzione della collocazione spartana della vicenda n dellorigine spartana di Ida, che anzi viene ricordato come figlio di Afareo e dunque ricondotto alle sue origine messeniche40. Nellencomio manca inoltre latmosfera festiva che caratterizza il ditirambo e che giustificata, come abbiamo visto, dalla proiezione nel pas-sato mitico della performance delle fanciulle del coro. Non c spazio neanche per il racconto della gara coi carri imposta da Eveno ai pretendenti, sebbene il re sia qui caratterizzato dagli aggettivi (che ricorda il del dit. 20.5) e (v. 16), che sembrano alludere alla sua abitudine sanguinaria, evidentemente gi nota al pubblico. Anche la menzione di una al v.28 ellittica: si tratta con ogni probabilit di Artemide, dal cui tempio Marpessa sarebbe stata rapita secondo la versione del mito for-nita da uno scolio allIliade41. Dal momento che questo ramo della tradizione scoliastica sembra ispirato direttamente alla narrazione offerta da Bacchilide nellIda (proprio questo scolio riporta infatti lepisodio isolato della gara dei carri), possiamo supporre che il rapimento dal tempio di Artemide fosse de-scritto con maggiori dettagli nel ditirambo e qui semplicemente accennato42.

    40 La lettura di Maehler del v.24 ] non in realt certa: Snell vi legge ] ], ma la versione della effettiva discendenza di Ida da Poseidone si trova solo nello scolio Ba Il.9, 557, che dipende da Simonide. 41 Schol. Bb Il. 9.557; Mnich, Staatl. Antikensgl. 2417. Cfr. Snell 1952, p. 160; Maehler 1997, p. 326. Di Marzio 2006, p. 210, ritiene che laggettivo non sia appropriato per una dea cacciatrice come Artemide, ma si adat-ti meglio ad Afrodite. In realt, laggettivo piuttosto generico e non connesso dalla tradizione con una particolare dea: attestato solo in Od.4, 623, dove riferito alle mogli dei pretendenti di Penelope. Composti analoghi sono applicati a svariate divini-t: a Leto (Bacch. Ep. 11, 98); alle Muse (Bacch. Ep.13, 222); a Charis (Il.18, 382), le ninfe (Cypria 5, 3), Ecate (H. Dem.25; 438) e Rea (H. Dem.459). 42 Rimandi interni a carmi precedenti composti per uno stesso pubblico sono frequenti in Bacchilide: si vedano per esempio nellEpinicio IV (vv.6-8) le allusioni alle prece-denti vittorie di Ierone e allEpinicio V, destinato a celebrare la vittoria olimpica del 476.

  • 46 Cecilia Nobili

    In generale, si ricava limpressione che lencomio narri lo stesso mito del diti-rambo in maniera pi breve e concisa; il genere ditirambico, infatti, prevedeva per sua natura che il racconto mitico fosse esteso e dettagliato, mentre nellen-comio esso doveva fornire unicamente il paragone mitico per il personaggio lodato. dunque possibile che Bacchilide abbia sorvolato su alcuni elementi dando per scontato che il suo pubblico li conoscesse gi, forse perch aveva gi avuto modo di ascoltare la performance dellIda. Infatti, le ragioni di ordine storico e culturale che, come abbiamo visto nel caso del ditirambo 20, connet-tono da vicino il mito di Ida e Marpessa con la realt spartana si applicano a tut-ti gli effetti anche allencomio: in nessuna altra polis un mito cos strettamente legato alle tradizioni locali messeniche e spartane sarebbe risultato appropriato ed anche difficile pensare che Bacchilide possa aver trattato uno stesso mito (per giunta sconosciuto a livello panellenico), concentrandosi sui medesimi aspetti della storia, per due localit diverse.

    Sembra pi ragionevole pensare che Bacchilide abbia composto due carmi sullo stesso argomento per la stessa citt, il primo dei quali era un ditirambo composto per una grande occasione festiva, il secondo un encomio destinato a unoccasione pi ristretta e con ogni probabilit simposiale43. La vocalizza-zione ionica del fr.20A non costituisce un ostacolo in questo senso44, dal mo-mento che anche tutta la poesia di Tirteo giunta a noi nella stessa forma: che questo sia dovuto al processo di trasmissione o sia invece un omaggio al genere elegiaco in cui si inserisce lopera di Tirteo ancora da chiarire, ci nonostante pu essere ricondotta al contesto simposiale che ricostruibile sia per le elegie che per gli encomi45. Bacchilide stesso utilizza lo ionico anche nei frr.18-19 Maehler, di tono scoptico, e nel fr.20F, proveniente dal P. Oxy.2362, che con-tiene altri frammenti di encomi.46

    43 Di Marzio 2006, p.208: Bacchilide potrebbe dunque aver trattato due volte un mito, verso il quale gli altri poeti non hanno avuto attenzioni, in risposta allinteresse di un preciso contesto geografico, per cui la sua variante del racconto pot essere una creazione ex novo, ma anche essere stata ispirata a una versione locale. 44 Snell 1952, p.156 dichiara il proprio sconcerto di fronte a una simile anomalia nel panorama delle odi bacchilidee, ma Gentili 1958, p.120 ritiene che il vocalismo io-nico del fr.20A sia dovuto al modello anacreontico. 45 Su posizioni opposte in merito alla lingua di Tirteo sono Gentili 1969 e 2006, pp.140-141; Bowie 1986; DAlessio 2009b, pp.122-123. 46 DAlessio, in corso di stampa, ritiene che si tratti di attico pi che di ionico e questo si spiegherebbe alla luce della destinazione o del precoce riuso di queste odi nel simpo-sio ateniese.

  • I carmi di Bacchilide per Sparta 47

    Le anomalie che oppongono questo componimento agli altri encomi di Pin-daro e Bacchilide, come innanzitutto la presenza ingombrante del mito, non devono destare eccessiva preoccupazione: il genere stesso dellencomio non era definito con chiarezza nellantichit e comprendeva componimenti anche assai diversi tra loro. Il termine originariamente indicava il canto eseguito durante il komos, ossia la processione festiva che seguiva il simposio, in occasio-ne della quale i partecipanti cantavano la lode del padrone di casa. Harvey ha chiarito che gli Alessandrini classificarono come i canti eseguiti dai po-eti professionisti dopo gli , le semplici stanze composte dai partecipan-ti47. Nella lingua della lirica corale il termine indica solitamente un canto destinato alla lode di un committente in occasione di una festa ed fre-quentemente applicato agli epinici48. La collocazione simposiale dellencomio poteva dunque essere intesa in senso pi ampio e la notazione di komos com-prendere anche la celebrazione di una vittoria atletica, con la sua processione, le grida di esultanza rivolte al vincitore e, naturalmente, il banchetto conclusivo organizzato dalla sua famiglia49.

    La presenza di una lunga narrazione mitica non era del resto estranea al gene-re encomiastico: gli encomi pindarici sono giunti a noi in forma troppo mutila perch si possa escluderne con certezza il contenuto mitico, che del resto non presentava certo motivi di interesse per le fonti che li citano (Ateneo o Plutar-co nelle Questioni conviviali). Riconducibile al genere encomiastico anche il carme di Ibico per Policrate di Samo, che contiene una lunga recusatio della tematica epica che si risolve in un elenco di eroi che parteciparono alla guerra di

    47 Harvey 1955, pp.162-164. Cf. anche Van Groningen 1960, pp.12-18; Cinga-no 1990 e 2003; Lowe 2007. Tuttavia, le sovrapposizioni tra i termini ed sono costanti fino allepoca ellenistica. I libri alessandrini di , inoltre, potevano essere suddivisi al loro interno in vari sottogeneri, tra cui gli , come lascia supporre il riferimento al libro di encomi contenuto nella Vita di Pindaro del P. Oxy.2438.38, cos integrato da Gallo 1968, pp.73-76: [] (DAlessio 2000 integra invece [). 48 Pind. Ol. 2, 47; 3, 5-6; 10, 77; 13.29, P. 10, 53; 10, 6, N. 1, 7; 8, 50; 6, 32; Ar. Nub.1204; Plat. Leg.822b, Ly.205d-e. Questa opposizione divenne pi radicale da Platone in poi perch il termine assunse gradualmente il significato unico di canto in onore di un mortale (indipendentemente dal contesto conviviale) in opposizione a hymnos, che divenne esclusivamente il canto in onore di un dio (Plat. Resp. 607a; Leg.801e). 49 Pind. I.8, 4; P.4, 2; Ol.9, 4; per un elenco pi dettagliato vd. Heath 1988; Mor-gan 1993.

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    Troia50. Gli Spartani, secondo Platone, amavano ascoltare genealogie di uomini e di eroi e, in generale, racconti sul passato mitico51: dunque possibile che lo sbilanciamento di questo encomio verso la tematica mitica fosse dovuto al desi-derio di compiacere il pubblico, assecondando la specificit culturale spartana.

    Proprio la presenza del mito, inoltre, pu fornire unindicazione in merito al contesto della performance: come noto, la tematica mitica costituiva il me-dium meglio comprensibile a livello universale e pertanto utilizzato nel caso di performances dedicate a un pubblico pi vasto52. Lode di Ibico stata collo-cata allinterno di un simposio allargato o di una festa in onore di Policrate destinata a unampia parte della cittadinanza53; unoccasione dunque molto diversa dal simposio di aristocratici amici del sovrano presupposto per esempio per il fr. 20B, dedicato ad Alessandro di Macedonia54. Una simile occasione risulta improbabile anche per la Sparta di epoca classica, in cui il sissizio aveva ormai perso le sue caratteristiche aristocratiche ed era stato inglobato allin-terno delle istituzione cittadine; sebbene il numero dei partecipanti a ciascun sissizio non sia facilmente accertabile55, gli esempi che seguiranno mostrano che a Sparta esistevano numerose occasioni conviviali o festive indipendenti da quelle religiose, a cui partecipavano un gran numero di persone e che potevano giustificare la presenza di un genere di poesia encomiastica.

    Gli studi sulla convivialit spartana condotti su pi fronti in tempi recenti hanno messo in luce la ricchezza e la variet dei convivi di epoca arcaica, in cui la performance poetica (corale e monodica) rivestiva un ruolo di primo piano allinterno di una pi generale esperienza estetica ed educativa56. Il convivio rappresenta uno dei soggetti preferiti dalla celebre ceramica laconica a figure nere del VI secolo ed raffigurato con notevoli tratti di originalit rispetto alle altre tradizioni pittoriche dellepoca; latmosfera carica di erotismo che ca-

    50 Anche il carme di Ibico per Callia (fr.282B Campbell = S220-257) doveva contene-re una consistente sezione mitica. 51 Plat. Hp. Ma.285d. 52 Cfr. Rsler 1975 e Aloni 1981, pp.21-30, che hanno ipotizzato per il fr.44V di Saffo unoccasione pubblica. Simili conclusioni si possono applicare, a mio giudizio, anche alla nuova di elegia di Archiloco (P. Oxy.4708 cfr. Nobili 2009). 53 Cingano 1990, pp.221-222. 54 Fearn 2007, pp.21-47. 55 I dati forniti da Plutarco sono contrastanti: si va dai 15 partecipanti previsti dalla ri-forma di Licurgo (Lyc.12, 3) ai 200-400 previsti da quella di Agide (Agis 8). 56 Nafissi 1991, pp.173-226; Quattrocelli 2002.

  • I carmi di Bacchilide per Sparta 49

    ratterizza molte delle raffigurazioni fornisce unimmagine dei sissizi spartani molto diversa dalla rigida organizzazione militaresca solitamente evocata dalle fonti di epoca classica57.

    Una fetta consistente della poesia di Alcmane era dedicata alla performance conviviale, come dimostra il fr.9 Calame, in cui un anonimo io dichiara che offrir un calderone di zuppa di legumi, che la passione di Alcmane. Come hanno mostrato le indagini di Calame e Nafissi, il canto potrebbe essere stato se-guito da un coro durante un sissizio o un banchetto cerimoniale: il poeta infatti non si identifica con lio del canto, che invece rappresentato dal coro, ma con uno degli ospiti che prendono parte al banchetto58. I sissizi spartani non ospita-vano per soltanto poesia corale: anche la poesia citarodica di Terpandro poteva essere eseguita in queste occasioni59, cos come le elegie di Tirteo, che continua-rono a essere recitate in occasioni conviviali anche nei secoli successivi60.

    Le testimonianze relative al riuso della poesia di Tirteo, in particolare, confermano che i sissizi continuarono a ospitare performances poetiche anche dopo lepoca arcaica; difficile stabilire se il quadro variegato dipin-to dalle fonti letterarie e iconografiche arcaiche rifletta anche la situazione di epoca classica, tuttavia la generale immagine di decadenza culturale che tradizionalmente associata con la fine dellepoca arcaica stata in tempi recenti molto ridimensionata61. Destinata a un banchetto spartano di V

    57 Louvre E 667 (Stibbe n.13, Pipili n.194); Louvre E 672 (Stibbe n.33, Pipili n.199); Bruxelles Mus. Royaux R 401 (Stibbe n.192, Pipili n.200); Pratica di Mare E 1986 (Stibbe n. 19). Sulle scene simposiali sulla ceramica laconica cfr. Lane 1933-1934, pp.158-159; Pipili 1987, pp.71-75 e 1998; Nafissi 1991, pp.214-224; Powell 1998; Frtsch 2001, pp. 139-156; Quattrocelli 2008. Sullatmosfera erotica delle raffigurazioni cfr. Faustoferri 1981, p.120-123; Isler-Kereny 2001, pp.60-65. 58 Calame 1983, pp.362-369; Nafissi 1991, pp.206-214. Nannini 1988, pp.19-35 pensa invece a una performance monodica. Altri componimenti conviviali di Alcmane sono i frr.11 e 130 Calame. 59 Terp. frr.14a e b (=Philodem. Mus.1, fr.30.31-35, p.18 Kemke e Mus.4, Pap. Her-cul.1497, col. XIX 4-19, pp.85-86 Kemke), 60i (=Phot. Lex. s. v. ) Gostoli. Secondo Pindaro (fr.125 S. -M. = [Plu. ] Mus.28.1140f = Terp. fr.25 Gosto-li) Terpandro sarebbe stato linventore degli . Cfr. Quattrocelli 2002. 60 Lycurg. Leocr.106-107; Philochorus FGrHist 328 F 216 (=Athen.14, 630f ). Cfr. Bowie 1990; Nafissi 1991, pp.92-93; DAlessio 2009a, pp.150-156. 61 I recenti studi di McPhee 1986; Hodkinson 1998a e 1998b; Powell 1998; Frtsch 1998 e 2001, pp.33-62, hanno dimostrato che nel V secolo decadde la pro-

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    secolo lelegia 27 W (=90 Leurini) di Ione di Chio, un componimento conviviale forse dedicato al re spartano Archidamo. Temi simpotici tra-dizionali come lelogio del vino e linvito a bere sono accompagnati dalla celebrazione degli antenati mitici dei sovrani Euripontidi, per cui non impossibile ravvisare dietro le parole iniziali dellode (v.1: ) unallusione al sovrano stesso62. Sebbene non si possano trarre conclusioni certe da questo breve frammento, tuttavia probabile che esso fosse stato composto a Sparta per un banchetto reale. Com risaputo, Ione era strettamente legato a Cimone, che ammirava Sparta e la visit pi volte: in una di esse Ione segu forse Cimone e com-pose questa elegia63.

    Anche lencomio 20A di Bacchilide poteva essere destinato a unoccasione di questo genere ed essere eseguito durante un banchetto o una situazione con-viviale pi ampia; come nel caso dellelegia di Ione, non si pu escludere che si trattasse di una sorta di encomio mascherato, in cui il laudando non era nominato esplicitamente, ma chiamato in causa per mezzo del paragone miti-co. Sebbene non sia possibile stabilire con esattezza in quale occasione questo componimento fosse eseguito vorrei concludere tentando di mostrare che la performance di encomi a Sparta sembra essere testimoniata in svariate circo-stanze, alcune delle quali riconducibili a un contesto conviviale.

    Si soliti dire che la societ spartana, specialmente di epoca classica, non consentiva la lode di singoli individui vivi che si erano distinti nelle competi-zioni atletiche, in guerra, o in altre aspetti della vita comunitaria. Laffermazio-ne di Pausania secondo cui nessun elogio di un re spartano fu mai composto, a parte il ben noto epigramma di Simonide per Pausania e quello anonimo per la vittoria col carro di Cinisca, stata spesso presa come prova del fatto che len-

    duzione della ricca ceramica a figure nere che prosperava nel VI secolo ed era prevalen-temente destinata allesportazione, mentre la ceramica monocroma che a Sparta veniva usata per le necessit quotidiane, inclusi i banchetti, continu a essere fabbricata e, anzi, venne sporadicamente integrata da una nuova produzione di ceramica a figure rosse ispirata ai laboratori ateniesi. 62 Cfr. Jacoby 1947, pp.7-9; Huxley 1965, pp.31-33; Bartol 2000. 63 Cfr. Jacoby 1947, pp.7-9; Huxley 1965; West 1985; Whitby 1998; Bartol 2000; Katsaros 2007, pp.221-225. Gli stranieri erano ben accolti nei sissizi spartani, dove erano ospitati a spese dei cittadini pi ricchi che provvedevano per loro a razioni di cibo extra. Cfr. Plu. Lak. Apopht.218b, 233a; Xen. Mem.1, 2.61; Plu. Cim.10.6; Fischer 1989, pp.34-35; Hodkinson 1983, pp.251-254.

  • I carmi di Bacchilide per Sparta 51

    comio personale a Sparta non era mai esistito64. Sarebbe questa la ragione per cui non ci giunto nessun epinicio dedicato a un atleta Spartano, nonostante le iscrizioni olimpiche riportino i nomi di numerosi vincitori spartani dal VII al IV secolo65.

    Tuttavia, alcune evidenti eccezioni allaffermazione di Pausania ci costringo-no a rivedere la tradizionale avversit spartana nei confronti della poesia enco-miastica. Il ruolo di primo piano attribuito da Simonide a Pausania nellelegia di Platea non pu essere ignorato e molti ritengono che lelegia fosse stata com-missionata da Sparta o da Pausania stesso66. La rilettura di Barron del fr. S 166 di Ibico ha messo in luce alcuni elementi che indicano che potesse trattarsi di un epinicio per un atleta spartano vincitore nei giochi di Sicione67 e lo stesso dicasi per il fr.34 Poltera, probabilmente riconducibile a un epinicio per Zeu-xidamos, figlio del re euripontide Leotichida68. Come afferma Hornblower, probabile che la poesia encomiastica a Sparta fosse eseguita durante i simposi o in altre circostanze che non richiedevano necessariamente il coinvolgimento delle istituzioni cittadine69.

    Lesecuzione di encomi a Sparta deve essere ricondotta a quelle pi generali dinamiche di lode e biasimo che rivestivano un ruolo primario nellideologia aristocratica, inclusa in quella degli homoioi spartani70. Come ha rilevato Na-fissi, i luoghi deputati a questo genere di dinamiche erano principalmente le leschai, ossia gli edifici comuni in cui cittadini e stranieri passavano il tempo libero, mangiavano e si intrattenevano; secondo Plutarco gli anziani trascorre-vano il tempo l elogiando o biasimando le azioni dei loro concittadini71. L si svolgevano anche i sissizi, durante i quali si ripetevano le stesse dinamiche poi-ch i fanciulli venivano educati alla cultura del biasimo: ascoltavano i discorsi degli adulti e imparavano a criticare i loro coetanei senza offenderli72.

    64 Paus.3, 8, 2. Cfr. Hodkinson 1999, pp.171-172; Hodkinson 2000, pp.317-319; Nobili, in corso di stampa. 65 Cfr. Paus.6, 2, 1. Moretti 1957; Hodkinson 2000, p.308. 66 Cfr. Aloni 1994 and 2001; Pavese 1995; Burzacchini 1995; Sbardella 2000; Shaw 2001; Asheri 2004. 67 Barron 1984, pp.20-21; Hornblower 2004, p.21. 68 Nobili 2012 e in corso di stampa. 69 Hornblower 2004, pp.235-243. 70 Cfr. Gentili 20062, pp.175-185. 71 Plu. Lyc.25, 3. Cfr. Nafissi 1991, pp.93-94; pp.318-327. 72 Plu. Lyc. 12, 6-7; Xen. Lak. Pol. 5, 6. La stessa opposizione tra epainos e psogos espressa da Alcm. fr.3, 43-44 Calame.

  • 52 Cecilia Nobili

    Altri passi dellopera di Plutarco sono pi interessanti dal nostro punto di vista perch testimoniano lesistenza a Sparta di un tipo di poesia lirica enco-miastica (ma anche scommatica) eseguita da cori di donne. Nel primo si dice che le fanciulle spartane erano solite sfilare nude in processione davanti a tutta la citt, biasimando o lodando con encomi lirici le azioni degli uomini. Il pas-so ha variamente attratto lattenzione di quanti negano o difendono leffettiva nudit delle fanciulle Spartane in questi contesti73, ma non viene solitamente dato adeguato risalto a un elemento a mio giudizio alquanto interessante: era-no le donne i giudici pi severi delle attivit maschili e, tramite la loro lode o il loro biasimo, decretavano la fortuna o la sfortuna degli uomini in societ.

    A . , . , .

    Eliminando ogni forma di mollezza, di educazione sedentaria e di femminilit, abitu le ragazze non meno dei ragazzi a partecipare nude alle processioni e a danzare e a cantare in occasione di certe feste religiose, alla presenza e sotto gli sguardi dei giovani. Talvolta le ragazze lanciavano frizzi e criticavano con garbo le mancanze che essi commettevano, e viceversa cantavano gli encomi in versi dei meritevoli, infondendo nei giovani grande ambizione e spirito demulazione. Chi era stato encomiato per la sua bravura ed era diventato glorioso tra le fanciulle, se ne andava inorgoglito dagli elogi; mentre le punzecchiature scherzose e motteg-giatrici non erano per nulla meno efficaci dei moniti seri, perch allo spettacolo convenivano insieme agli altri cittadini anche i re e gli anziani74.

    73 Sulla nudit delle fanciulle spartane cfr. Poll.7, 54f; Ibyc.339 PMG, che le chiama ; Eur. Andr.597-599, Hec.933-934. Secondo Ateneo (13, 566e) gli Spar-tani spogliavano le vergini di fronte agli stranieri, ma questa potrebbe essere uninven-zione. Cfr. Cartledge 1981, pp. 91-92; Arrigoni 1985, pp. 71-72; Pomeroy 2002, pp.25-27. 74 Plu. Lyc.14, 2-3. Trad. M. Manfredini.

  • I carmi di Bacchilide per Sparta 53

    In un altro passo Plutarco parla del metodo che regolava lelezione dei membri della gerousia, scelti per valore e meriti personali: dopo la regolare elezione da parte dei membri dellassemblea, il vincitore sfilava in processione per la citt e visitava i templi con una corona sul capo; le donne cantavano encomi per lui e lintera citt lo lodava. La processione terminava con un banchetto, orga-nizzato d