Archivio Storico news - Intesa...

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EDITORIALE IN REDAZIONE Direzione Francesca Pino Coordinamento Barbara Costa Realizzazione editoriale Nexo, Milano Hanno collaborato a questo numero Giacomo M. Bassi Federica Brambilla Carla Cioglia Maura Dettoni Matteo Fratangeli Giulia Maffina Germano Maifreda Guido Montanari Francesco Morra Giuseppe Recchia Giovanni Secchi Davide Spinelli Archivio Storico NEWSLETTER N. 26-27 OTTOBRE 2015 news Newsletter a cura di Archivio Storico Intesa Sanpaolo Via Morone 3 - 20121 Milano IN QUESTO NUMERO FONTI ICONOGRAFICHE E AUDIOVISIVE La sezione multimediale La collezione audio e video aperta al pubblico p. 6 Intercettare sentimenti e bisogni dell’attualità Francesca Pino IN PRIMO PIANO “Salvi e intattissimi” Nelle carte dell’Archivio storico il salvataggio degli Ori di Taranto durante la Seconda guerra mondiale p. 1 CURIOSITÀ La Casa del Manzoni “ritrovata” Nel 1941 l’immobile fu donato dalla Cariplo al Comune di Milano p. 3 IN PRIMO PIANO Didattica presso l’Archivio storico Il progetto di indicizzazione dei verbali Cariplo 1899-1908 p. 4 In primo piano / Studi e Ricerche / Pubblicazioni / Eventi Inventari / Biblioteca Storica / Fonti Iconografiche e Audiovisive / Archivi del Gruppo / Acquisizioni / Curiosità IN PRIMO PIANO La Banca Commerciale Italiana e la protezione degli Ori di Taranto durante la Seconda guerra mondiale Francesco Morra In questo numero doppio presentiamo l’ultima Monografia prodotta dal documentarista France- sco Morra per l’Archivio storico su una vicenda rimasta sconosciuta per decenni fino all’avvincen- te narrazione odierna. È un capitolo che si inscrive nella tematica dei “Monuments Men”, attivi non solo nei settori specializzati dei beni culturali di allora, ma anche nel mondo bancario. È chiaro che anche oggi professionisti e cittadini possono cooperare per scongiurare improvvisi eventi negativi che mettano a rischio la continuità della tutela di testimonianze e beni culturali importanti; infatti anche in tempo di pace si pro- ducono, purtroppo, brusche battute di arresto. Legata all’oggi, e al benemerito restauro di Casa Manzoni a opera di Intesa Sanpaolo, è la ‘risco- perta’ di come la Cariplo donò l’immobile alla Città di Milano, sulla scorta di documenti in parte inediti. Meritano un adeguato rilievo anche gli avanza- menti interni del lavoro, come il decollo della sezione multimediale e la comparsa di un’attività didattica più strutturata rispetto alle lezioni e semi- nari tenuti dall’Archivio storico negli ultimi anni. Chiudono il numero le notizie sulle recenti campa- gne di riordino e inventariazione. Che fine hanno fatto i nostri Ori di Taranto? Era que- sto il senso di un’accorata missiva che giungeva sui tavoli del Ministero dell’Educazione nazionale dell’Ita- lia Liberata, a Roma, il 2 agosto 1944. A spedirla un preoccupato soprintendente ai Beni archeologici di Taranto, Ciro Drago: dall’8 settembre 1943, data del- l’armistizio, a causa delle comunicazioni impossibili tra nord e sud Italia, non si avevano più notizie sulla sorte degli Ori che dal 2 febbraio 1943 erano stati depositati presso il Centro contabile della Banca Commerciale Italiana a Parma. Il tesoro era stato trasportato in Emilia da un giovane funzionario della Soprintendenza tarantina, Valerio Cianfarani, su disposizione del ministro Giuseppe Bot- tai che riteneva i caveau della Comit il luogo più sicu- ro per resistere ai bombardamenti aerei Alleati che in quel momento stavano colpendo il Sud Italia. Ma ora, da quasi un anno, la sorte dei 222 gioielli dell’arte orafa della Taranto ellenistica, prodotti tra il IV e il II secolo a.C. - tra cui anche il diadema di Opaka dalla “Tomba degli Ori di Canosa di Puglia” - IN QUESTO NUMERO

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EDITORIALE

IN REDAZIONE

Direzione Francesca PinoCoordinamento Barbara CostaRealizzazione editorialeNexo, MilanoHanno collaborato a questo numeroGiacomo M. BassiFederica BrambillaCarla CiogliaMaura DettoniMatteo FratangeliGiulia MaffinaGermano MaifredaGuido MontanariFrancesco MorraGiuseppe RecchiaGiovanni SecchiDavide Spinelli

Archivio Storico

NEWSLETTER N. 26-27OTTOBRE 2015 news

Newsletter a cura diArchivio Storico Intesa SanpaoloVia Morone 3 - 20121 Milano

IN QUESTO NUMERO

FONTI ICONOGRAFICHE E AUDIOVISIVE

La sezione multimedialeLa collezione audio e video aperta

al pubblicop. 6

Intercettare sentimenti e bisogni dell’attualitàFrancesca Pino

IN PRIMO PIANO

“Salvi e intattissimi”Nelle carte dell’Archivio storico il salvataggio degli Ori di Tarantodurante la Seconda guerra mondiale

p. 1

CURIOSITÀ

La Casa del Manzoni“ritrovata”Nel 1941 l’immobile fu donato dalla

Cariplo al Comune di Milanop. 3

IN PRIMO PIANO

Didattica presso l’ArchiviostoricoIl progetto di indicizzazione

dei verbali Cariplo 1899-1908p. 4

In primo piano / Studi e Ricerche / Pubblicazioni / EventiInventari / Biblioteca Storica / Fonti Iconografiche eAudiovisive / Archivi del Gruppo / Acquisizioni / Curiosità

IN PRIMO PIANO

La Banca Commerciale Italiana e la protezione degli Ori di Taranto durante la Seconda guerra mondialeFrancesco Morra

In questo numero doppio presentiamo l’ultimaMonografia prodotta dal documentarista France-sco Morra per l’Archivio storico su una vicendarimasta sconosciuta per decenni fino all’avvincen-te narrazione odierna. È un capitolo che si inscrivenella tematica dei “Monuments Men”, attivi nonsolo nei settori specializzati dei beni culturali diallora, ma anche nel mondo bancario.È chiaro che anche oggi professionisti e cittadinipossono cooperare per scongiurare improvvisieventi negativi che mettano a rischio la continuitàdella tutela di testimonianze e beni culturaliimportanti; infatti anche in tempo di pace si pro-

ducono, purtroppo, brusche battute di arresto.Legata all’oggi, e al benemerito restauro di CasaManzoni a opera di Intesa Sanpaolo, è la ‘risco-perta’ di come la Cariplo donò l’immobile allaCittà di Milano, sulla scorta di documenti in parteinediti.Meritano un adeguato rilievo anche gli avanza-menti interni del lavoro, come il decollo dellasezione multimediale e la comparsa di un’attivitàdidattica più strutturata rispetto alle lezioni e semi-nari tenuti dall’Archivio storico negli ultimi anni.Chiudono il numero le notizie sulle recenti campa-gne di riordino e inventariazione.

Che fine hanno fatto i nostri Ori di Taranto? Era que-sto il senso di un’accorata missiva che giungeva suitavoli del Ministero dell’Educazione nazionale dell’Ita-lia Liberata, a Roma, il 2 agosto 1944. A spedirla unpreoccupato soprintendente ai Beni archeologici diTaranto, Ciro Drago: dall’8 settembre 1943, data del-l’armistizio, a causa delle comunicazioni impossibilitra nord e sud Italia, non si avevano più notizie sullasorte degli Ori che dal 2 febbraio 1943 erano statidepositati presso il Centro contabile della BancaCommerciale Italiana a Parma.Il tesoro era stato trasportato in Emilia da un giovanefunzionario della Soprintendenza tarantina, ValerioCianfarani, su disposizione del ministro Giuseppe Bot-tai che riteneva i caveau della Comit il luogo più sicu-ro per resistere ai bombardamenti aerei Alleati che inquel momento stavano colpendo il Sud Italia. Ma ora, da quasi un anno, la sorte dei 222 gioiellidell’arte orafa della Taranto ellenistica, prodotti tra ilIV e il II secolo a.C. - tra cui anche il diadema diOpaka dalla “Tomba degli Ori di Canosa di Puglia” -

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era avvolta dal mistero. Gli Ori erano ancora aParma? La Banca Commerciale aveva adempiutoal suo dovere di custodia e protezione? Il ministroGuido De Ruggiero, tramite il Ministero degli Este-ri chiedeva i buoni uffici della Santa Sede, cheattraverso il cardinale di Milano Ildefonso Schu-ster, confermava, nel novembre 1944, la presenzadel tesoro presso la Banca Commerciale. Ma, contemporaneamente, anche il Ministerodell’Educazione Nazionale della Repubblica Socia-le Italiana si interessava alla sorte degli Ori. Ispet-tore ministeriale della RSI era infatti Renato Bar-toccini, già direttore del Museo di Taranto, che neldicembre 1944 si presentava a Parma richiedendola consegna del tesoro per “trasportarlo al nord”recando con sé una lettera del ministro CarloAlberto Biggini. Il direttore della filiale emiliana,Giuseppe Allegri, si insospettiva e sceglieva diguadagnare tempo rimandando la consegna einformando prontamente la Direzione Centrale diMilano, nelle persone di Corrado Franzi e AntonioRossi che, a partire da quel momento, prendeva inmano direttamente la situazione, adottando lemassime tattiche dilatatorie per evitare la conse-gna dei preziosi alla RSI. Anche quando il MinistroBiggini faceva emanare, nel marzo 1945, un Ordi-ne di consegna immediata.Un’incredibile storia che emerge dalla carte conser-vate presso l’Archivio Centrale dello Stato e l’Archi-vio storico Intesa Sanpaolo dunque: due Ministeridell’Educazione nazionale contrapposti, le dram-matiche vicende e avventure di due dei più impor-tanti soprintendenti d’Italia - Bartoccini e Cianfara-ni - il Ministero degli Esteri dell’Italia Liberata, ilVaticano come intermediario per la ricerca di infor-mazioni, per un’avvincente caccia al tesoro.

E la ferrea volontà e determinazione della DirezioneCentrale della Comit nell’adempiere al proprioimpegno di difendere e tutelare uno dei più impor-tanti tesori archeologici italiani: gli Ori di Tarantoche alla fine della guerra sarebbero rimasti “salvi eintattissimi” nei caveau blindati di Parma.E che ancor oggi sono visitabili al MARTA diTaranto.

Francesco Morra è autore della settima “mono-grafia” dell’Archivio storico di Intesa Sanpaolointitolata “Salvi e intattissimi”. La Banca Commer-ciale Italiana e la protezione degli ori di Taranto(1943-1945). La pubblicazione può essere richiesta inviandouna mail a [email protected]

Entrata dal parco del Centro Contabile, cartolina postale, primi anni Quaranta (foto Libero Tosi)

Parma, succursale di Piazza Garibaldi 7, ante 1938 (foto Alberto Montacchini)

Genova12 novembre 2015, ore 9-17Archivio di Stato, via Santa Chiara 28/R

Un archivio per l’impresa. Problemi e prospettive di conservazione.Giornata di studi.

La sessione pomeridiana, dedicata a “casistudio liguri”, sarà moderata da FrancescaPino, direttrice Archivio storico Intesa San-paolo e responsabile Gruppo Italiano Archivi-sti d’Impresa – GIAI.

Info: www.bibliotecadisardegna.it

Roma2 dicembre 2015, ore 18Palazzo Altieri – Sede ABIPiazza del Gesù 49

“Banche e Banchieri per laricostruzione. I protagonisti della nuovaABI nel 1945”.

Presentazione del volume rievocativo deiprincipali banchieri che nel mese di settem-bre 1945 decisero di dare nuovamente vitaall’Associazione Bancaria Italiana (ABI).

L’Archivio storico Intesa Sanpaolo ha parteci-pato al volume attraverso la redazione deimedaglioni biografici di Gian Luigi Dones,Camillo Giussani, Stefano Jacini, GiovanniMalagodi, Raffaele Mattioli, Franco Ratti diDesio, Stefano Siglienti.Il volume è in corso di stampa.

Info: www.abi.it

Napoli-Portici22-23 ottobre 2015Archivio storico EnelMuseo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa

L’Archivista d’impresa. Corso di formazione. Modulo base.

Il corso, giunto alla sua quarta edizione e perla prima volta proposto in una regione delSud Italia, si pone l’obiettivo di fornire - a chiè già in possesso degli elementi base dellaformazione archivistica o a chi già opera inun’azienda e si occupa di organizzarne gliarchivi - gli strumenti e le informazioni neces-sarie per operare all’interno di realtà per defi-nizione attente all’efficienza organizzativa eal contenimento dei costi, senza trascuraregli obiettivi culturali e la specificità della pro-fessione.Docenti responsabili: Francesca Pino, Diret-trice Archivio storico Intesa Sanpaolo e Coor-dinatrice GIAI-Gruppo Italiano Archivistid’Impresa dell’ANAI; Augusto Cherchi, Alicu-bi srl, Vicepresidente ANAI. Lezioni di: Barbara Costa, Archivio StoricoIntesa Sanpaolo; Lucia Nardi, ResponsabileArchivio Storico ENI; Maria Emanuela Marinelli,Soprintendenza Archivistica per il Lazio; PaoloDe Luce, Archivio Storico Enel; Ernesto Petruc-ci, Fondazione FS Italiane- Referente BibliotecaArchivi; Oreste Orvitti Fondazione FS Italiane.

Info: www.anai.org

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Si trascrive qui integralmente l’articolodel senatore Giovanni Spadolini uscitosul settimanale “Epoca” il 19 agosto1973 a pochi giorni dalla scomparsa diRaffaele Mattioli, il 18 luglio.

È morto Raffaele Mattioli. Unmondo, un certo mondo milanese enon solo milanese, si è chiuso. Sivolta pagina; ed è sempre peggio.Grande banchiere umanista; finan-ziere corretto dalla prudenza dellastoria; uomo dai larghissimi interessiculturali, nutrito da una religione,che era poi la religione del Risorgi-mento (respirata nel suo Abruzzo,rivissuta nel sodalizio con Croce).Il meglio di sé stesso Mattioli lo halasciato nella conversazione: un po’come un liberale della vecchia scuolaaltrettanto amico di Croce, Alessan-dro Casati. Gran lettore e raccoglito-re di libri, Mattioli; e perciò pudico,rattenuto, quasi perplesso davantialla pagina bianca. Non molti mano-scritti inediti; forse il testo più pic-cante, più rivelatore, sarà quell’am-pio saggio di interpretazione e discavo manzoniano sulla figura di donFerrante cui stava lavorando da anni.L’ho rivelato a Perugia, inaugurando,con l’amico Valitutti, l’anno accade-mico dell’Università per stranieri; iltema è stato ripreso da Mario Solda-ti, sul Giorno, con altri toccanti parti-colari, sui colloqui dello scomparsocol prefetto della Biblioteca Ambro-siana, sulla sua fame di documenti edi testi.Singolare assonanza fra il laico cro-ciano e il grande cattolico liberale!Quasi una vita trascorsa da Mattiolinel palazzo della Banca Commercia-le che guarda sui giardini della leg-

TESTIMONIANZE

«I progetti manzoniani di Mattioli»Giovanni Spadolini

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CURIOSITÀ

La casa del Manzoni “ritrovata”Alla vigilia della riapertura dopo i restauri, l’Archivio storico ricorda come la Cariplo donò l’immobile alla Città di MilanoBarbara Costa

Come ricordava nel 1988 Giancarlo Vigorelli, ilpoeta Delio Tessa, per sottolineare la sacralità diquel luogo, consigliava di entrarvi lasciando le scar-pe fuori dalla porta: “anche le scarpe che scricchio-lano infastidiscono. Bisognerebbe lasciarle allaporta e camminare in pantofole”.La casa in cui Alessandro Manzoni visse dal 1813al 1873, a Milano fra piazza Belgioioso e via Moro-ne 1, in questi mesi è stata oggetto di un radicaleintervento di restauro finanziato da Intesa San-paolo. Ma forse non tutti sanno che il legame fral’Istituto bancario odierno e questo storico edificioha radici molto lontane.Messo in vendita dai discendenti appena dopo lamorte dello scrittore, venne ceduto al conte Ber-nardo Arnaboldi Cazzaniga per 280.000 lire. Nel1918, alla morte dell’Arnaboldi, passò ad AttilioVilla mentre il giardino fu scorporato e venduto aBenigno Crespi, che poi lo cedette nel secondodopoguerra alla Banca Commerciale Italiana.Intanto la casa passò di mano in mano. Comericordava Giovanni Titta Rosa in un testo tuttorainedito intitolato “Il Centro Manzoniano”, scrittopochi mesi dopo l’istituzione del Centro Naziona-le di Studi Manzoniani, l’8 luglio 1937, la casa“era in mano di privati; c’era la sede d’una picco-la banca, e a pianterreno persino un’associazionedi fotografi “ [ASI-BCI, Carte di Giovanni TittaRosa, cart. 2, fasc. 1]. Nella seduta della Commissione Centrale di Bene-ficenza (CCB) del 14 luglio 1938, anche per solle-citazione del ministro della Pubblica IstruzioneGiuseppe Bottai, la Cariplo diede esecuzione alr.d.l. 17 marzo 1938 n. 193 convertito in legge 4giugno 1938 n. 887 “concernente l’acquisto daparte di questa Cassa di Risparmio, medianteespropriazione, della casa ove Alessandro Manzo-ni abitò in Milano, via Morone”.Il decreto del 17 marzo stabiliva che la Cassa diRisparmio potesse procedere all’acquisto “percausa di pubblica utilità”, e che l’edificio sarebbestato assegnato “in perpetuo” al Centro Naziona-le per gli Studi Manzoniani.La perizia, effettuata dall’ingegner Ferrini, valutòlo stabile un milione e quattrocentomila lire,somma che la Cariplo fu autorizzata dalla CCB adepositare presso la Cassa Depositi e Prestiti al finedi poter procedere con l’esproprio.Il 20 marzo 1941, con rogito del notaio Pedalino,si formalizzò la donazione al Comune di Milano“allo scopo di favorire la istituzione e l’attività delCentro di Studi Manzoniani costituito dalloStato”, come si evince dal bilancio dell’esercizio1941 della Cariplo.

Nino Gutierrez, capo della segreteria di Presiden-za, in un articolo pubblicato nel 1972 nella rivista«Ca’ de Sass» intitolato Le confidenze di un man-zoniano raccolte nell’ambiente milanese, afferma-va che la cifra complessiva sborsata dalla Cassaper l’acquisto aveva raggiunto la cifra di lire1.537.294, 55.Nel 1973, in occasione del 150° della fondazionedella Cassa di Risparmio e del centenario dellamorte dello scrittore, l’istituto di credito finanziòun grande restauro della Casa a cui seguirono altriinterventi nel 1987, in ricordo del cinquantesimodell’istituzione del Centro.

La facciata decorata in cotto e l’ingresso da piazza Belgioioso,1987 (foto Nino de Angelis) A destra: l’accesso da via Morone 1, 1987 (foto Nino de Angelis)

Nino Gutierrez, Le confidenze di un manzonia-no raccolte nell’ambiente milanese, «Ca’ deSass», n. 37, gennaio-marzo 1972, pp. 46-50[riedizione dell’intervento apparso su “Diocesidi Milano”, febbraio 1972].Gianfranco Vigorelli, La Casa del Manzoni, «Ca’de Sass», n. 102, giugno 1988, pp. 73-79.

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La scorsa primavera l’Archivio storico ha ospitatodieci studenti della laurea magistrale in Storia del-l’Università degli Studi di Milano per un modulo diventi ore del corso di Storia e documentazioned’impresa tenuto da Germano Maifreda.Gli studenti sono stati invitati, sotto la guida di Bar-bara Costa, a cimentarsi nell’indicizzazione di diecianni di verbali della Commissione Centrale diBeneficenza della Cariplo, dal 1899 al 1908; un“memorabile tempo di prosperità”, come scrisseRiccardo Bachi nella Storia della Cassa di Risparmiodelle Provincie Lombarde 1823-1922, caratterizza-to dalla “partecipazione della Cassa al rinnova-mento della vita nazionale”, periodo che si chiusecon la crisi bancaria del 1907-1908.Agli studenti è stato richiesto un ruolo attivo: incoppia, hanno compilato direttamente sul databa-se xDams le schede indice, che poi sono state uni-formate e corrette a cura dell’Archivio storicoprima di essere pubblicate on-line, cosa che avver-rà tra breve.Gli indici dei verbali, già presenti per altre banchesul sito dell’Archivio storico, risultano essere unostrumento di grande utilità per i ricercatori. Il valore aggiunto dei verbali della Cariplo sta nellapresenza degli atti istruttori insieme alle delibere. Inquesti volumi, rilegati in sequenza cronologicacome brogliacci originali completi di allegati, si pos-sono trovare lettere, telegrammi, opuscoli a stampa,relazioni e note che costituiscono un complementofondamentale per ogni approfondimento.Al termine del modulo, gli studenti sono stati invi-tati a compiere una esercitazione su base volonta-ria volta ad approfondire una delibera o un argo-mento a scelta: l’obiettivo era quello di produrreun breve elaborato da offrire alla Newsletter.Prima di lasciare spazio ai primi tre approfondi-menti prodotti - gli altri saranno pubblicati nei

prossimi numeri - ecco i nomi degli studenti chehanno affrontato con entusiasmo la sfida che èstata loro proposta: Silvana Antimi, Michele d’Au-ria, Matteo Fratangeli, Alice Lovati, Gabriel Oji,Chiara Maria Pozzati, Giuseppe Recchia, MartinaSetti, Davide Spinelli, Francesco Testin.

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gendaria casa di Alessandro Manzo-ni, la casa che si affaccia sulla piazzaBelgioioso. Una comunanza di ispira-zioni, di letture, di esperienze. Unafrequentazione, col mondo dei Pro-messi Sposi, in cui tornava sovrano ilgusto dell’antiretorica dominante intutta l’opera manzoniana, il sensogeloso e riservato del rapporto fra lacoscienza e Dio, la fuga da ogniostentazione.Raffaele Mattioli ha portato con sénella tomba i progetti e i propositi distudi manzoniani; ma lo spirito dellasua lezione sopravvive alla scompar-sa dell’uomo, in quella vicinanzanon solo geografica ma anche spiri-tuale che unì il senatore di viaMorone al banchiere di via Morone,nel rispetto del mondo dei padri. Lostesso mondo faceva dire a donBenedetto: “Io sono di coloro che siriaprono alla gioia quando trovanoanche nel nuovo la compagnia deipadri e degli avoli”.

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In tutto il nord d’Italia, il mese di gennaio del 1903 fuparticolarmente freddo, con temperature sotto lozero, per correnti provenienti da Est, che ne lambiva-no i confini orientali. “L’Eco del Popolo. Gazzetta di Crema” del giorno 10di quel gennaio ci dà notizia della scomparsa improv-visa, alle 8,20 della mattina del giorno precedente,per “un insulto cardiaco” che lo ha colto nel suo stu-

dio, dove era al lavoro, dell’illustre notaio cremascoStefano Allocchio, operante nel capoluogo lombar-do, membro della Commissione Centrale di Benefi-cenza della Cassa di Risparmio di Milano, dal 1883fino al decesso. Allocchio, nato a Crema l’8 dicembre 1838, fu peranni il notaio di fiducia di illustri famiglie lombarde,ma anche di aziende e istituzioni culturali (rogò, ad

Didattica presso l’Archivio storicoIl progetto di indicizzazione dei verbali della CCB Cariplo 1899-1908Barbara Costa e Germano Maifreda

IN PRIMO PIANO

Il notaio Stefano AllocchioUna personalità da riscoprireGiuseppe Recchia

CURIOSITÀ

Anche la Cariplo partecipò al gran-de restauro del Castello Sforzesco.Tra il 1891 e il 1905 la rocca mila-nese tornò allo splendore. La Com-missione Centrale di Beneficenzaapprovò la concessione di un sussi-dio di ben 100.000 lire “per con-correre... nella spesa che il Comu-ne di Milano deve incontrare perriedificare le due cortine fiancheg-gianti nel Castello Sforzesco l’eri-genda Torre del Filarete, allo scopodi collocarvi le Scuole per l’inse-gnamento dell’Arte industriale”, silegge nei verbali della riunione del18 maggio 1903; “la detta somma

CURIOSITÀ

Il finanziamento delrestauro del CastelloSforzescoDavide Spinelli

Commissione Centrale di Beneficenza, volume dei verbalidelle adunanze 1903-1904. Allegati A e B della seduta del16 aprile 1903

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esempio, nel dicembre 1899, l’atto di costituzionedella Casa di Riposo per Musicisti-Fondazione Giu-seppe Verdi).Fu autore di diversi volumi sulla Cassa di Risparmio: IlCredito Fondiario e il suo ordinamento in Italia secon-do la Legge 14 Giugno 1866 (Milano, Tipografia Per-severanza, 1867); Sullo sviluppo e sull’amministrazio-ne della Cassa di Risparmio di Milano (Milano, Tipo-grafia di Emilio Civelli e C., 1871); Il Credito Fondia-rio in Italia (Milano, Hoepli, 1880); La Cassa Centraledi Risparmio di Milano e le Provincie Lombarde (Mila-no, Hoepli, 1886); La beneficenza e le sovvenzioni ascopo di utilità pubblica presso La Cassa di Risparmiodelle Provincie Lombarde (Milano, Hoepli, 1902),pubblicato pochi mesi prima della morte.Nella seduta del 5 febbraio 1903 il presidente Giu-seppe Speroni ricorda l’illustre componente; il testodella commemorazione è conservato come allegatoal verbale della seduta. Ne riproponiamo la trascrizio-ne integrale in calce a questo pezzo. Ai funerali che si svolsero lunedì 12 alle ore 13 parte-cipò una delegazione composta da Adamo DegliOcchi, membro del Comitato Esecutivo, con il segreta-rio Gerolamo Viganoni, “accompagnati da quattro

portieri”. Nella seduta CCB del 26 febbraio 1903, ven-gono estesi a tutti i membri della Commissione i rin-graziamenti della vedova Carlotta Zappa e del figlioPietro, di cui si conserva documentazione nel fascicolopersonale a lui intestato. Nella seduta CCB del 29 otto-bre 1903, inoltre, troviamo memoria di un’iniziativadell’Amministrazione di Crema a ricordo di StefanoAllocchio per il 1° novembre 1903 e della designazio-ne a presenziare del commissario, avvocato, AlfonsoBarinetti, presidente del Consiglio provinciale di Cre-mona, sostituto di Allocchio nella CCB, già membrodel Comitato promotore dell’iniziativa stessa. L’estensore dell’articolo sulla “Gazzetta di Crema”,citato all’inizio, fu il conte Fortunato Marazzi, politicoe scrittore cremasco, generale eroe della Prima guer-ra mondiale. Molto legato al suo territorio d’origine,egli, scrivendo dell’amico e maestro, volle mettere inevidenza soprattutto il suo impegno a favore dellapopolazione più povera, dei bambini indigenti, afflit-ti dalle malattie della miseria, la scrofolosi, la pella-gra, il rachitismo, l’insufficienza alimentare; nei ver-bali della CCB, infatti, sono numerosi gli interventi diAllocchio per promuovere provvedimenti a favore distrutture che si occupavano di queste problematiche.

sarà versata al Comune di Milanoquando saranno portati a buonpunto i lavori di adattamento dellecortine stesse. La Commissioneesprime il desiderio che vengaricordato in luogo l’elargizionedella Cassa di Risparmio”.In quella lapide era inciso nella pie-tra il senso del contributo: perché“dai cimeli artistici raccolti in que-sto storico recinto traesse inspira-zione la geniale operosità dei figlidel popolo”. Per comprendere il valore dell’elar-gizione è utile il confronto con isalari di quegli anni: si aggiravanointorno a una lira al giorno. Con100.000 lire la Cariplo sostenevametà del costo per la riedificazionedelle cortine - l’altra parte fu soste-nuta dalla Società Umanitaria -progettate come tutte le opere direcupero della fortezza dall’archi-tetto Luca Beltrami. La riqualifica-zione del Castello Sforzesco fu unadelle perle dell’Esposizione interna-zionale del 1906.La creazione di una nuova sede perl’istituto finalizzato all’insegna-mento superiore delle arti decorati-ve rispondeva alle esigenze di unacittà in pieno sviluppo industriale.La scuola esisteva dal 1882, manella rocca trovò una collocazionemigliore, articolandosi in tre sezio-ni: pittura decorativa, architetturaapplicata e scultura decorativa.Iscritti al corso circa 300 studenti.Dal 1903 la Cariplo sostenne l’Isti-tuto anche con un sussidio di15.000 lire annue.Nel Castello la scuola ebbe accantole diverse collezioni museali, inseri-te negli spazi della fortezza:“indubbiamente un grande miglio-ramento del senso artistico e dellamano d’opera dei nostri artefici”,“indiscutibile vantaggio alla colturaprofessionale, oggetto sempredelle nostre cure assidue e cosìfeconda di benefici per la popola-zione operaia e per lo sviluppodelle industrie locali”, si argomentanella deliberazione della CCB.Dopo una lunga decadenza, ridot-to a caserma e carcere, il restaurodel Castello non si configurò sol-tanto come la riscoperta di una bel-lezza perduta, ma dunque fuanche l’occasione per un migliora-mento dell’’offerta formativa’ equindi dell’economia milanese.Un’istituzione culturale tuttora esi-stente: la scuola d’arte ha sede invia Giusti.

Assai mesta onorevoli colleghi è la prima parola che iodebbo oggi rivolgervi, poiché essa rispecchia il doveredell’animo mio e quello dell’animo vostro nel doverconstatare che nell’odierna riunione manca la nobile ecara figura del collega ed amico D.r Stefano Alloc-chio, che ci venne improvvisamente rapito. Da più divent’anni egli faceva parte della nostra Amministra-zione, e voi siete con me concordi nel riconoscerecome questa avesse in lui un autorevolissimo consi-gliere, una guida ardita e sicura nella ricerca di nuoviorizzonti.Uomo di vasta coltura, competentissimo in tutte lediscipline che riguardano il nostro Istituto, egli pubbli-cò pregevoli lavori in materia e specialmente sul Cre-dito Fondiario e sulla Beneficenza, facendosi con quel-li antesignano di riforme e di progressi.Egli fu dell’Amministrazione anche valente difensorepoiché non si peritò di scendere in lizza contro valoro-si oppositori per difendere le tradizioni e le manifesta-zioni di questo Istituto.Ove egli in principal modo e con speciale amore ebbeda ultimo a volgere i suoi studi nel campo della bene-ficenza e della previdenza allo scopo preciso di ren-derle sempre più consertanee allo spirito dei tempinuovi, studi che egli coronò in quella dotta ed apprez-zatissima pubblicazione sulla beneficenza e le sovven-zioni di utilità pubblica presso la nostra Cassa diRisparmio.Ed è doloroso che la efficace sua cooperazione civenga a mancare proprio in oggi,c he siamo qui con-venuti per gettar la base di un opera importantissimadi beneficenza che stavagli tanto a cuore e che eglianelava di veder discussa e deliberata [nella stessaseduta in cui si lesse la commemorazione, fu discussala “proposta di costituzione di un fondo di cinquemilioni di lire per sussidi agli Ospedali di Lombardia”].Dolce di carattere, di modi affabili ed estremamentecortesi, egli seppe acquistarsi la universale considera-zione, sì che tutti quanti qui sono a cooperare perlbuon andamento dell’Istituto, lo ebbero sempre ovaloroso collega od affettuoso superiore, poiché eglisapeva riconoscere ed apprezzare i meriti da qualun-que parte venissero e scevro da preconcetti di sorta,

patrocinava di buon grado le giuste ragioni d’ognuno.Non è perciò vana adulazione se affermo che oltre apiangere il collega ed amico, noi dobbiamo oggi ama-ramente deplorare la sventura toccata all’Istituto collaimmatura dipartita di quell’uomo che rappresentavaper esso tanta forza e tanto decoro, e dal quale benera lecito sperare altre vittorie, altre compiacenze.Al suo spirito Eletto, alla venerata sua memoria vada ilnostro rimpianto, il nostro mesto saluto.

*Verbali della Commissione Centrale di Beneficenza,seduta del 5 febbraio 1903, allegato I.

Commemorazione del Comm.re D.r Stefano Allocchio*

Particolare del busto di Stefano Allocchio in Palazzo Pretorio a Crema

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Archivio Storico NewsN. 26-27 OTTOBRE 2015

Il contributo della Cassa di Risparmiodelle Provincie Lombarde alla siste-mazione del servizio ospedaliero inLombardia all’inizio del Novecento enegli anni tra le due guerre va benoltre la semplice beneficenza. L’istitu-to fu infatti direttamente coinvoltonella questione del decentramentodell’assistenza ospedaliera e il suoapporto nella concessione di mutuie, in generale, in termini finanziari fuindispensabile per la buona riuscitadel progetto del Governo e dellaCommissione ministeriale incaricatadi portarlo a compimento. L’argomento può essere indagato apartire dal caso specifico dell’Ospe-dale di Merate, grazie all’approfondi-ta documentazione conservata sianell’archivio storico della Cariplo chein quello dello stesso Ospedale.Atti sulla trasformazione del nosoco-mio con notizie sulla costruzione deipadiglioni, la consistenza patrimo-niale, la riforma dello statuto, richie-ste di sussidi o acconti, ricorsi, deli-bere e corrispondenze tra la Cassa diRisparmio, la Commissione ministe-riale, la Prefettura di Como, la Con-gregazione di carità di Merate, i diri-genti dell’Ospedale e le ditte incari-cate dei lavori, permettono di rico-struire con precisione gli anni tra lacostituzione del Circolo ospedalierodi Merate (composto da 15 comuni)

CURIOSITÀ

Le beneficenze ospedaliere della CariploIl caso dell’Ospedale di MerateMatteo Fratangeli

FONTI ICONOGRAFICHE E AUDIOVISIVE

“Mille piccoli rivoli”La sezione multimediale dell’Archivio storicoBarbara Costa e Giovanni Secchi

Produzioni a carattere istituzionale si alternano aspot pubblicitari, riprese di eventi e convention adocumentari legati al mondo della cultura e del-l’economia. Non mancano poi numerosi servizi ditelegiornale che permettono una rassegna stampavisiva di entità non indifferente. E ancora: homemovies donati dagli eredi di personalità delle ban-che del Gruppo, materiale di repertorio, showreelsdi aziende pubblicitarie, materiale legato alla for-mazione del personale, testimonianze orali.Sono alcune delle tipologie di video presenti nellasezione multimediale dell’Archivio storico, checonserva materiale audio e audiovisivo prodottonell’arco di molti decenni da alcuni degli istituticonfluiti in Intesa Sanpaolo.La sezione verrà ufficialmente aperta al pubbliconel novembre prossimo nel corso della Settimanadella Cultura d’Impresa organizzata da Museim-presa: l’obiettivo è infatti quello di rendere questomateriale, così eterogeneo per tipologia, storia equalità, disponibile per l’utenza dell’Archivio stori-co e, in parte, su un canale YouTube di Intesa San-

paolo. Si potranno così vedere, ad esempio, alcu-ni film diretti da un giovane Renzo Martinelli perla collana video della Cariplo dedicata a “Arti,mestieri e tradizioni della nostra gente”; o “Gliindustriosi della domenica”, diretto nel 1987 daPupi Avati e prodotto dalla Cassa di Risparmio diBologna; “Il volatore di Aquiloni”, diretto sceneg-giato e interpretato da Renato Pozzetto nel 1985e prodotto dalla Cariplo; “Giochi perché”, docu-mentario di Folco Quilici degli anni Settanta, ritro-vato fra i video conservati dalla Cassa di Risparmiodi Venezia.Databile dalla seconda metà del Novecento in poi,con qualche pezzo più vecchio (dagli anni Dieci)conservato in copie di anni successivi, il materialeconservato e compiutamente censito dall’Archiviostorico è attualmente composto da circa 3.000pezzi appartenenti ai patrimoni Comit (200 videocirca fra il 1931 e il 2000), Bav (200 pezzi degli anni1983-2000), Cariplo, l’istituto che ci ha trasmesso ilmaggior numero di filmati (circa 2000 dagli anniCinquanta al 2000), ma anche all’Istituto San Paolo

Milano“Mille piccoli rivoli”. Le collezioni multimediali “al plurale” dell’Archiviostorico Intesa Sanpaolo.

In occasione della XIV Settimana della cul-tura d’impresa organizzata dal 10 al 20novembre prossimo da Museimpresa,l’Archivio storico presenterà la sua sezionemultimediale e il nuovo canale YouTubedell’Archivio.

La data e il luogo dell’evento sarannoannunciati con un’apposita comunicazio-ne a tutta la mailing list, sul sitowww.archiviostorico.intesasanpaolo.come sul sito di Museimpresa www.museim-presa.com.

Strumenti di scena: un ciak e un megafono sul set di “Lusciatt” di Renzo Martinelli (1988), film della serie “Arti, mestieri e tradizioni della nostra gente”.Il salone degli elaboratori del Centro Elettronico Cariplo durante le riprese del cortometraggio “Operazione Panorama”,diretto da Renzo Martinelli nel 1979.“Visto censura” originale per “Pappe, Peppe e Pippo in Giorno di Paga” di Giulio Questi (1956).

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Archivio Storico NewsN. 26-27 OTTOBRE 2015 7

Uno sguardo sull’Istituto Bancario ItalianoCompletata l’inventariazione delle fotografie degli immobili IBIGiulia Maffina

FONTI ICONOGRAFICHE E AUDIOVISIVE

di Torino (circa 300 pezzi dal 1992 al 2006) e allaCassa di Risparmio di Venezia, i cui video sono statirecuperati dall’Archivio storico di Gruppo.Fin dagli anni Ottanta, inoltre, si andava costituen-do un’ulteriore collezione, quella dell’Archivio stori-co stesso: dapprima con una preziosa serie di testi-monianze orali di membri della Banca CommercialeItaliana, poi con le riprese dei numerosi eventi orga-nizzati dall’Archivio, oltre a materiale relativo acomunicazione interna ed esterna, fino a arrivare aproduzioni documentaristiche promosse e realizzatedallo stesso Archivio storico quali “Una storia italia-na” (2011) di Alessandro Varchetta e “L’Internazio-nale del Risparmio. Vita e pensiero di Filippo Raviz-za (1875-1957)” (2014) di Giulia Ciniselli.Come tutti gli archivi di materiale multimediale,anche le nostre collezioni presentano delle difficol-tà intrinseche e molto specifiche di conservazione,legate anche alla diversità e fragilità dei supporti:se buona parte del materiale conservato è in VHS- che, come noto, non si distingue per una parti-colare qualità o durata - la sezione conserva anchepellicole (in 35, 16 e 8 mm.), u-matic, betacam,pollici, musicassette e dvd, senza contare i “sem-plici” file digitali.In diverse fasi, essi saranno digitalizzati lavorandoper primo non solo materiale più importante dalpunto di vista documentario, ma anche quello piùdebole dal punto di vista conservativo. Contestual-mente alla digitalizzazione, viene operata unacatalogazione analitica, che prevede l’inserimentodi descrizioni particolareggiate e parole chiave, alfine di rendere agevolmente ricercabile e fruibile ladocumentazione: sarà così possibile, ad esempio,fare ricerche mirate su personalità (non solo ban-carie), interpreti, luoghi eccetera.Tenere il flusso di lavoro in house consente non solodi controllare tutte le fasi della lavorazione, ma per-mette modifiche in tempo reale di priorità e “tabel-le di marcia” in base alle nuove esigenze che pos-

sono emergere, a volte repentinamente, da parte diuffici della banca o dell’Archivio stesso.Con una opportunità in più data dal contesto diArchivio storico in cui questi documenti nascono,in quanto testimonianza delle circostanze in cuisono stati pensati e realizzati. Così il valore docu-mentario e informativo che è caratteristica dellagran parte dei filmati viene esaltato dalla conte-stualizzazione storica e dalla possibilità di essereletti e spiegati attraverso altri documenti presentinell’Archivio.

La documentazione dell’Istituto Bancario Italiano-IBI è oggi conservata all’interno del patrimoniodell’Archivio storico Intesa Sanpaolo. L’istituto nacque il 30 dicembre 1967 dal Creditodi Venezia e del Rio de la Plata, sorto nel 1956dalla fusione tra Credito Industriale di Venezia(Venezia, 1918) e la filiale italiana del Banco de Ita-lia y Rio de la Plata (Buenos Aires, 1872), che incor-porò sette istituti di credito: Banco di Credito eRisparmio, Banca Torinese Balbis & Guglielmone,Istituto Bancario Romano, Credito Mobiliare Fio-rentino, Banca di Credito Genovese, Banca NaefFerrazzi Longhi & C., Banca Romana (ex BancaScaretti). Il 31 dicembre 1971 l’IBI assorbì anche ilBanco di Credito Generale di Bologna. Nel 1982 il pacchetto azionario fu interamente

acquisito dalla Cariplo, che il 12 dicembre 1991incorporò l’Istituto, che in quel momento aveva 79sportelli tra sedi e filiali, alcuni dei quali posti inpalazzi di pregio.Il lavoro di riordino, scarto, inventariazione e parzia-le digitalizzazione del patrimonio fotografico degliimmobili di questa banca è stato recentemente por-tato a termine e costituisce una fonte di informa-zioni significativa a completamento dei verbali e deibilanci dell’Istituto, anch’essi inventariati.Composto da oltre 3000 fotografie, il nucleo ècostituto da due serie: la prima, più consistente, èdedicata agli stabili di proprietà; la seconda aglieventi e fiere a cui l’istituto ha partecipato (un cen-tinaio di positivi, di diverso formato, in bianco enero e a colori, che riguardano alcuni stand allestiti

a seguito del D. R. del 6 novembre1924 e l’effettiva apertura del nuovoe ampliato ospedale decretata dalprefetto di Como il 21 dicembre1929. La Cassa di Risparmio - che fin dal1903, come si evince dalla deliberadella CCB, aveva stanziato ingentisomme a favore dei comuni lombar-di interessati affinché potessero ade-guare le loro strutture sanitarie cosìda risolvere la situazione ormai inso-stenibile gravante sull’OspedaleMaggiore di Milano, tenuto ad acco-gliere e ricoverare i malati poveri del-l’ex Ducato - assegnò per l’occasioneall’Ospedale di Merate un contributodi un milione e centomila lire, senzaconsiderare i numerosi sussidi e imutui accesi negli anni precedenti.Per far fronte alle mutate esigenzedel circolo ospedaliero si provvidealla costruzione di un padiglionedella capacità di 38 letti e di altre duepiccole strutture da affiancare all’edi-ficio esistente da rimodernare connuove sale e macchinari efficienti. Dapiccolo ospedale per i poveri delComune, eretto nel 1845 in una resi-denza privata a seguito delle volontàtestamentarie di Giovanni BattistaCerri (1832) e del figlio Felice (1841),dopo varie vicissitudini, lasciti ecambi di sede, l’Ospedale di Meratediventava così una struttura in gradodi ospitare 807 degenti durante ilcorso del 1930, primo anno di attivi-tà in qualità di capo circolo; mentresoltanto tre anni prima i ricoverati sifermavano a 296.I rapporti con la Cassa di Risparmio(riconosciuti anche nello statuto del-l’Ospedale) sarebbero proseguitinegli anni seguenti, in un’ottica diulteriore crescita dei servizi offerti dalnosocomio e di una sempre piùrazionale opera di beneficenza chenulla aveva più a che vedere conquella registrata dai verbali delle riu-nioni di inizio secolo della Commis-sione Centrale di Beneficenza.

Riprese a Hong Kong per uno speciale sull’apertura del-l’ufficio di rappresentanza Cariplo (1982).

Particolare della facciata, ante 1930

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dall’IBI nelle più importanti fiere tra il 1979 e il1986). Il nucleo di immagini che ritrae sedi, agenziee sportelli è costituto da positivi, diapositive enegativi di diverso formato a colori e in bian-co e nero, originariamente raccolti in qua-derni ad anelli. Sono state scattate in duediversi momenti: da un alto le fotografie pro-dotte dall’IBI tra gli anni Settanta e Ottanta;dall’altro le foto più recenti, prodotte dal Ser-vizio Tecnico della Cariplo nei mesi appenaprecedenti l’incorporazione. Le fotografie degli anni Settanta e Ottantatestimoniano i lavori di ristrutturazione oampliamento delle agenzie, oltre a riprende-re lo stato di fatto degli esterni e degli inter-ni degli stabili. Un elemento distintivo dei ser-vizi è la presenza di personale al lavoro, dellaclientela e degli arredi interni, abbelliti ancheda alcune opere d’arte, come l’interno dellaSede di Bologna, ritratto dal noto Studio Vil-lani, definito in una recente mostra organiz-zata dall’Archivio Alinari “il più importanteatelier fotografico italiano del XX secolo”.All’interno di questo nucleo sono state ritro-vate diverse fotografie più vecchie, che raffi-guravano le stesse filiali IBI occupate da ban-che attive prima della creazione dell’istituto epoi confluite in esso.All’approssimarsi della fusione, fra 1990 e1991, un fotografo che aveva già operato apiù riprese per la Cariplo fu incaricato di pro-durre una sorta di reportage sul patrimonio

immobiliare dell’IBI: si tratta di Filippo Occhi-no, un professionista che si era diplomatoall’Istituto di Stato di Fotografia e Cinemato-grafia di Roma e aveva lavorato a Milano, aRoma e in alcune città europee. Nei suoi ser-vizi compaiono per ciascuna filiale l’entrata, ilsalone del pubblico, gli uffici e, quando pre-senti, la Direzione, i locali archivio, il caveau.In essi vi è la testimonianza dei lavori, conparticolari strutturali degli stabili in seguitovenduti o utilizzati da Cariplo. Sono quidocumentate le diverse fasi di cantiere, dagliscavi per le fondazioni alle decorazioni degliinterni.

IBI, Bologna: sede di via Indipendenza 4, 1990 (foto Filippo Occhino)

…e ora tocca a voi!Chiediamo l’aiuto dei nostri letto-ri per la raccolta di documenti,fotografie, oggetti, video chepossano integrare il patrimonioarchivistico dell’IBI, così daaggiungere informazioni a quellepossedute fino ad oggi.Scrivete a: [email protected] oppure [email protected]

Banca Torinese Balbis e Guglielmone, Ivrea: sede di corso Costantino Nigra 60, metà anni ‘60 (foto Italfoto)

Banco de Italia y Rio de la Plata, Genova: sede di Piazza Fontane Marose 1, ante 1935

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La gestione degli ammassi alimentari durante la Seconda guerra mondialeLe carte del Servizio Filiali Italiane permettono di approfondire il ruolo della ComitCarla Cioglia e Guido Montanari

INVENTARI

Si è recentemente conclusa l‘inventariazionedell’Archivio della Segreteria del Servizio FilialiItaliane, al cui interno vi è un consistente nucleo(175 faldoni) di carte relative alla Seconda guerramondiale, concernenti l’applicazione delle leggi diguerra, la gestione degli ammassi dei generialimentari e, di grande rilevanza storica, le praticherelative alla confisca dei beni ebraici e alla cessionealla Jugoslavia nell’immediato dopoguerra dellefiliali istriane.Nato alla fine degli anni Venti in forma volontariae a difesa dei piccoli produttori, l’istitutodell’ammasso venne sancito per la prima voltanella legislazione italiana nel 1935, solo per ilgrano, e assunse carattere obbligatorio nel 1936.La concentrazione dei prodotti agricoli garantiva,da un lato, la sicurezza nello smercio delleproduzioni e dall’altro forniva la possibilità aiproduttori di incassare, subito dopo il raccolto ealla consegna della merce ai Consorzi agrariprovinciali, un anticipo a un prezzo provvisorio condiritto di conguaglio. I Consorzi agrari, “fascistiz -zati” nel 1938 nei Consorzi provinciali deiproduttori, contribuirono alla costruzione nelpaesaggio agrario di tutto il Paese di diversecentinaia di moderni silos per l’immagazzi -namento dei prodotti alimentari, ancora oggipresenti diffusamente nel territorio.Se nei primi anni gli ammassi erano solo relativi aicereali, con lo scoppio della Seconda guerramondiale si estesero a svariati prodotti, da quelli diuso più comune, come olio, lana, latte e latticini,noci e nocciole, canapa e bozzoli da seta, a quellipiù particolari e meno utilizzati come bergamotto,ginestre, manna, paglie di linosa, pinoli, pistacchie zafferano. Via via che le condizioni economichepeggioravano in Italia - compresa la produzione digeneri alimentari che nel 1943 subì un veroproprio crollo - l’istituto degli ammassi vennesempre più considerato dai contadini come unostrumento burocratico e oppressivo; così vennespesso aggirato, non consegnando molte derratealimentari che, oltre al sostentamento dei singoli,in molti casi finirono ad incrementare i primifenomeni di “borsa nera”. Nelle zone liberate e, ingenerale, nell’immediato dopoguerra, gli ammassivennero comunque mantenuti per sopperire alladrammatica penuria di cibo per la popolazione,ma con la ripresa della produzione interna e degliscambi internazionali vennero sempre più ridottifino alla loro scomparsa nei primi anni Cinquanta.Nelle carte del Servizio Filiali Italiane si trovatestimonianza della partecipazione della Comit al

finanziamento a favore dei Consorzi provinciali pergli anticipi sugli ammassi (35 faldoni), e del lavorosvolto per estendere alle banche di interessenazionale (BIN) questa attività affidata inizialmenteagli istituti autorizzati all’esercizio del creditoagrario, come le Casse di risparmio e i Monti dipietà.Dopo una parte generale, sono state ordinatealfabeticamente le pratiche relative ai singoliammassi in cui prevalgono i cereali insieme allalana e all’olio: per ogni singolo prodotto si trovauna parte dedicata alla normativa generale ed unaseconda parte di corrispondenza tra la Segreteriadel Servizio Filiali Italiane e le singole filiali dellaComit che offre uno spaccato della portata deifinanziamenti per le singole regioni. Segue ladocumentazione relativa ad altre forme dicontrollo della produzione alimentare (ad esempioi vincoli su patate e legumi, la distribuzione delvino), e agli enti che si occupano di produzione,lavorazione e di allevamento e macellazione delbestiame.

La mia collaborazione con il MuseoLombardo di Storia dell’Agricolturadi Sant’Angelo Lodigiano iniziònell’autunno 1979 all’atto di desti-nare a nuova collocazione i mate-riali raccolti nel “Museo della Civil-tà contadina per il Lodigiano” diZorlesco di Casalpusterlengo,dismesso dopo circa tre anni dal-l’apertura.Grazie ad un rapporto di cordialeamicizia che già da anni mi legavaai professori Giuseppe Frediani eGaetano Forni, divenne logico enaturale il riferimento con il MuseoLombardo di Storia dell’Agricoltu-ra, fondato nel 1975, che aveva adisposizione vari spazi presso ilCastello Morando Bolognini inSant’Angelo Lodigiano.Ricordo il professor Elio Baldacci,presidente (già preside della facoltàdi Agraria, ente promotore delMuseo), il professor Frediani,anima e motore dell’iniziativa, ilprofessor Forni, consulente scienti-fico che si occupava fattivamentedella raccolta dei documenti emateriali, la dottoressa FrancescaPisani, infaticabile organizzatriceche seguiva le varie fasi dell’allesti-mento del Museo.Fra gli istituti di credito che colla-borarono alla realizzazione vi era laCassa di Risparmio delle ProvincieLombarde, sezione di CreditoAgrario, che intervenne a varieriprese non soltanto nella fase dipreparazione ed allestimento delMuseo (anni 1978-1981) maanche, dopo l’apertura al pubblico,nelle opere di recupero di attrezza-ture, nella manutenzione e neinuovi allestimenti espositivi.Probabilmente la Cassa di Risparmiointervenne per l’acquisto del mezzofurgonato FIAT 238 utilizzato per ilrecupero ed il trasporto dei repertiagricoli e sostenne l’edizione del

TESTIMONIANZE

Memorie sul MuseoLombardo di storiadell’agricolturaGiacomo M. BasssiRicercatore in storia dell’agricoltura

Manifesto sull’ammasso dell’olio prodotto nella campagna 1943-44, 11 ottobre 1943

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Archivio Storico NewsN. 26-27 OTTOBRE 2015 10

Le carte e le fotografie del Centro per l’incremento della orto-floro-frutticoltura di MinoprioL’intervento della Cariplo a favore della formazione e ricerca scientifica in agricolturaFederica Brambilla e Maura Dettoni

INVENTARI

È appena terminato il lavoro di ordinamento einventariazione delle carte e delle fotografie relativeal “Centro per l’incremento della orto-floro-frutti-coltura” di Minoprio.La ‘riscoperta’ di questo archivio aggregato all’internodel patrimonio archivistico della Cariplo contribuisce agettare luce sul ruolo della Cassa di Risparmio delleProvincie Lombarde nello sviluppo e nella crescita del-l’agricoltura lombarda, partendo dalle fondamentaliattività della formazione e della ricerca.Il Centro di Minoprio fu costituito dalla Sezione di Cre-dito agrario della Cariplo nella seduta del Consiglio diAmministrazione del 29 dicembre 1961 con lo scopodi istituirvi “corsi di qualificazione e perfezionamentodi tecnici nei settori floricolo, frutticolo e orticolo”.Obiettivo primario del progetto era infatti l’attuazionedi “un programma per la formazione di tecnici spe-cializzati... di cui si avvertiva la penuria nella regionelombarda, ed in genere nell’intero Paese”.La sua sede, collocata nella settecentesca Villa Rai-mondi all’interno di una grande tenuta di circa 60ettari, diventò dunque un centro di didattica e ricer-ca, ospitando non solo una scuola di durata trienna-le, ma anche l’Istituto di ricerche orticole che, a par-tire dalla sua costituzione del 1965, si distinse per laricerca scientifica soprattutto in campo genetico epatologico.L’archivio del Centro lombardo è composto da 6 serieche raccolgono i registri verbali del Consiglio di Ammi-

nistrazione, del Comitato Esecutivo, della Presidenza,dei Revisori dei Conti; i bilanci e la documentazionevaria. Le serie sono pressoché complete e illustranotutta la vita del Centro dalla sua costituzione alla ces-sione nel 1981 a Regione Lombardia, che attualmen-te lo gestisce attraverso la Fondazione Minoprio.Accanto alle carte amministrative, particolarmenteinteressanti risultano i fascicoli sulla organizzazionedella scuola: la documentazione mette in luce gliaspetti più concreti della didattica e della gestionedella struttura, non tralasciando i rapporti con ilProvveditorato e il lavoro di raccolta fondi e asse-gnazione di borse di studio per gli alunni. Anche levisite al Centro, le collaborazioni con altri enti e illavoro dell’Istituto di ricerche orticole trovano spazioall’interno del fondo che si chiude con le pratiche dicessione del complesso e la creazione, dopo lunghetrattative, di una Fondazione.Il Centro di Minoprio ha costituito un’eccellenzaanche per la sua dotazione: i terreni comaschi sonostati allestiti con serre e strutture ad alta tecnologiae per la ricerca sono stati messi a disposizione labo-ratori molto attrezzati e all’avanguardia.

Le fotografie del Centro costituiscono una significa-tiva fonte complementare alle carte; sono anch’essestate oggetto di catalogazione e mostrano unastruttura scientifico-didattica viva e prestigiosa. Nella serie, composta da circa 300 fotografie trapositivi in bianco e nero e diapositive di diverso for-mato, sono infatti conservate fotografie delle aule,della segreteria e del dormitorio in cui possono esse-re visti gruppi di studenti durante i diversi laborato-ri; un nucleo rilevante è rappresentato dalle foto-grafie delle serre, dei campi coltivati e dalle struttu-re annesse al complesso scolastico. La presenza delpersonale docente e di numerosi alunni rende que-ste immagini particolarmente interessanti per laricostruzione della vita quotidiana della scuola.Scattate negli anni Sessanta, sono state per la mag-gior parte eseguite dagli studi fotografici Publifoto eElle2 di Milano; di quest’ultimo sono da segnalarealcuni scatti raffiguranti gli studenti durante diverseattività nei campi e nelle serre, apprezzabili per l’usodella luce e per la composizione delle inquadrature.Un piccolo nucleo è dedicato agli eventi: fiere, corsidi aggiornamento professionale e partecipazione oorganizzazione di mostre (tra cui la Mostra Naziona-le del Crisantemo, ben nota agli appassionati di flo-ricoltura); occasioni internazionali quale, ad esem-pio, il convegno di studi per i divulgatori di base deipaesi dell’area mediterranea (marzo 1969), di cui lefotografie sono preziosa testimonianza visiva.

Minoprio, particolare di un laboratorio, anni 1960(Publifoto)

catalogo-guida del Museo e dei suc-cessivi aggiornamenti, dove eraelencata tra gli Enti sostenitori.Molto probabilmente, nel 1982,intervenne sulla realizzazione dellacopertura dello spazio del depositoaratri e attrezzi per la lavorazionedel latte. Nella primavera del 1984partecipava al finanziamento dellamostra “Acque chiare e terre fecon-de” (storia della marcita lombarda)presso l’Abbazia di Chiaravalle diMilano; nel 1986 sostenne la pub-blicazione dell’opuscolo “Idee eprogrammi per un moderno museodell’agricoltura” e nel 1988 la pub-blicazione “Gli strumenti di lavorotradizionali lodigiani e la loro storia:l’aratro e il carro lodigiani nel conte-sto storico padano” di GiacomoBassi e Gaetano ForniIl 15 maggio 2004, in occasionedelle celebrazioni del venticinquesi-mo anniversario di fondazione delMuseo, a ricordo delle varie attivitàdi finanziamento, venne conferitaal presidente della Fondazione Car-plo un diploma di benemerenzacon medaglia.

Le carte riguardanti il Museo Lom-bardo di storia dell’agricolturasono conservate nella serie deidocumenti della segreteria del Cre-dito agrario della Cariplo. Sonoraccolte in due fascicoli che parla-no della costituzione del “Centrodi studi e ricerche di museologiaagraria”, nucleo che darà vita nel1979 al museo. Oltre alle carteamministrative costituite dallenomine del membro rappresentan-te la Cariplo nel CdA del Centro, sisegnala un articolo di giornale cheparla del congresso mondiale deimusei agricoli, organizzato dall’As-sociazione Italiana Musei Agricoli -AIMA del 1992 e ospitato dalmuseo di Sant’Angelo Lodigiano.