Architettura e liturgia: la nuova chiesa a Maristella di ... · Nelle linee guida del do umento...

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Architettura e liturgia: la nuova chiesa a Maristella di Cremona Relatore: Pietro Alquati, Biplano Living Concept

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Architettura e liturgia: la nuova chiesa a Maristella di Cremona Relatore: Pietro Alquati, Biplano Living Concept

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INTRODUZIONE

Nelle linee guida del documento ‘La progettazione di nuove chiese’ pubblicato nel 1993 dalla Conferenza episcopale italiana è scritto:

‘Il rapporto tra chiesa e quartiere ha valore qualificante rispetto ad un ambiente

urbano non di rado anonimo, che acquista fisionomia (e spesso anche denominazione) tramite questa presenza, capace di orientare e organizzare gli spazi esterni circostanti ed essere segno dell’istanza divina in mezzo agli uomini.’ (‘La progettazione di nuove chiese’ , CEI, 1993, pag.4)

Questo concetto si applica

perfettamente al quartiere Maristella, sviluppatosi a Nord-Est della città di Cremona, con caratteristiche proprie del quartiere di periferia senza luoghi identificativi di una comunità.

Le strutture parrocchiali

dell’Immacolata Concezione del Maristella, istituita alla fine degli anni ‘80, sono attualmente costituite da una chiesa-

capannone situata sulla Via Persico e da un oratorio che sorge sul lotto di proprietà adiacente sempre a Via Persico.

L’esigenza della costruzione della ‘casa del popolo di Dio’, in cui una chiesa di persone si riconosca è un compito sempre difficile, soprattutto ai giorni nostri perché, come indirizzano le linee guida della CEI,:

‘…l’edificio di culto cristiano corrisponde alla comprensione che la chiesa, popolo

di Dio, ha di se stessa nel tempo: le sue forme concrete, nel variare delle epoche, sono immagine relativa di questa autocomprensione.’ (‘La progettazione di nuove chiese’ , CEI, 1993, pag.3)

Tenendo ben presente questa meta e le indicazione

ricevute nel convegno nazionale promosso dalla CEI ‘Costruire bene per vivere meglio - Edifici di culto nell’orizzonte della sostenibilità’, la progettazione della nuova chiesa del quartiere Maristella si è basata sulla filosofia del benessere intesa come ‘qualità del costruire, armonia con il luogo e salvaguardia del creato’.

La ricerca etica di comfort e di efficienza energetica dell’edificio sono conseguenze delle premesse al progetto, come il corretto orientamento all’interno del lotto, la scelta di un particolare sistema costruttivo ed i materiali altamente performanti, l’utilizzo di impianti tecnologicamente avanzati.

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A tale proposito, il posizionamento del nuovo edificio di culto nell’area di progetto è frutto di un elaborato percorso analitico che non si è limitato a considerare solo la specificità del lotto in oggetto, ma contestualmente anche le sue relazioni con l’intorno.

Infatti la soluzione adottata trova un’adeguata valorizzazione dei due ingressi pedonali, quello da Via Persico e quello da Via Agreste, che confluiscono entrambi direttamente nel sagrato d’ingresso alla chiesa, lasciando una buona visibilità alla facciata principale della stessa che si apre verso Via Persico.

Infine, il linguaggio architettonico adottato, per mettersi al servizio della ‘bellezza del creato, dalla quale per analogia si conosce il Creatore’, dalle parole di Monsignor Ravasi, si è espresso attraverso la purezza delle linee che generano volumi semplici, espressione di una contemporaneità che affonda le sue radici nella tradizione per evidenziare segni – simbolo di bellezza e armonia.

VIABILITA’

Il progetto prevede due ingressi pedonali al lotto, uno da Via Persico ed uno da Via Agreste ed un ingresso carraio di servizio da Via Agreste.

L’ingresso all’area da Via Persico rende visibile l’apertura del complesso parrocchiale alla comunità e garantisce l’accessibilità pedonale agli abitanti del quartiere, sviluppatosi ultimamente a Sud-Est di Via Persico e agli utenti della pista ciclabile, che corre parallelamente alla strada sul lato Sud-Est.

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Per quanto detto è stata prevista a livello progettuale una ‘zona filtro’ sul confine Sud-Est del lotto oggetto di intervento, esternamente alla recinzione. L’ area, sempre fruibile, comprende un camminamento articolato in un arredo verde con specie

vegetali di varie altezze. Questa fascia protetta ben si

inserisce nella riqualificazione di Via Persico, prevista dal Documento di Piano del nuovo Piano di Governo del Territorio di Cremona, nella quale si potrebbe ipotizzare una continuazione del percorso pedonale attraverso un marciapiede verso Sud, fino all’attraversamento di Via Persico già gestito dall’impianto semaforico per la connessione all’insediamento residenziale ed un

marciapiede verso Nord, per il raggiungimento in sicurezza dei pedoni e dei cicli di Via Porcellasco.

L’ingresso pedonale al lotto da Via Agreste è in funzione della possibilità di arrivare al complesso parrocchiale con un proprio mezzo di trasporto e qui di trovare adeguate zone di sosta. Per tale motivo sulla proprietà, in fregio alla strada, è stata predisposta un’area di parcheggio. Da questa entrata è anche possibile accedere occasionalmente, per funzioni o motivi particolari, al sagrato con il proprio veicolo.

PROGETTO ARCHITETTONICO-LITURGICO

Uno degli aspetti che caratterizzano maggiormente il progetto riguarda l’organizzazione dell’impianto liturgico. Qui si fa una scelta anomala, per quanto di recente frequentata con crescente assiduità, come si può verificare negli ultimi concorsi banditi dalla Conferenza Episcopale Italiana.

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L’anomalia sta nella relazione entro la quale vengono organizzati i rapporti spaziali fra assemblea, altare e ambone.

Qui in effetti si costruisce un centro di relazioni da cui dipende l’intero assetto della costruzione.

Lo schema che guida l’impianto liturgico è quello che normalmente viene definito «a calice aperto». L’assemblea è disposta secondo una linea semicircolare che spezza la forma troppo chiusa e narcisistica del cerchio generando un punto di richiamo esterno. L’assemblea è così nello stesso tempo «raccolta» e «orientata». I luoghi focali di questa duplice condizione dell’assemblea celebrante sono naturalmente l’ambone e l’altare.

L’ambone rappresenta il fuoco di raccolta della’assemblea. In questo progetto

esso non ha una forma monumentale. Tuttavia la sua eloquenza spaziale non perde in nulla. Resta il perno di una linea circolare evidente. Un monumento semplicemente la sovrasterebbe.

L’altare svolge la funzione di orientamento. Trova posto sulla bocca della piccola

abside che apre lo spazio dell’evocazione escatologica.

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L’assemblea raccolta attorno alla parola è così sospinta sulla linea di un cammino di cui l’altare indica la direzione. Si infrange la chiusura sul presente e si dischiude una tensione del tutto trascendente.

Altare e ambone come si vede sono in asse tra di loro.

L’alternanza delle quote evita tuttavia equivoci. L’altare è rialzato, in evidenza, in posizione di slancio. Deve difatti rappresentare Cristo. L’ambone sta invece ad una quota leggermente superiore all’assemblea, ma inferiore a quella dell’altare. Quello che basta per

garantirlo come luogo di un atto di parola. I due elementi stanno in rapporto. Ma la relazione non è simmetrica. L’altare infatti si incensa, l’ambone no. Semmai si incensa il libro che vi sta sopra.

Nel centro dell’abside pende un croce. La sede del celebrante sta sulla quota dell’ambone ma si colloca in posizione

laterale, molto prossima ad uno dei due capi del semicerchio dell’assemblea.

Sede e assemblea vanno infatti nello stesso tempo legati e distinti. Il ministero non è un privilegio che separa. Tuttavia è un servizio che distingue. La posizione della sede in questo progetto vorrebbe esprimere questa difficile dialettica.

Come precisano i riferimenti della CEI, la schola

cantorum, fa parte dell’assemblea e guida nel canto la comunità dei fedeli; essa è in collegamento diretto con l’organo e visivo con il celebrante per un adempimento puntuale del proprio compito.

Più ordinaria e comprensibile la collocazione dell’area battesimale che si trova nei pressi delle soglie.

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La riserva eucaristica è collocata, come chiedono i documenti ecclesiali in merito, in una cappella separata ma comunicante. Si decide di metterla in comunicazione con l’esterno, attraverso pareti a vetro, che la aprono verso la dimensione della natura, del creato, del mondo, espliciti

elementi del quotidiano. Tra la cappella eucaristica e lo

spazio battesimale trovano posto i luoghi penitenziali.

L’impianto interno ha così la sua coerenza liturgica che ruota attorno alle due principali direttrici ambone-altare e spazio battesimale-area eucaristica.

Il rito si completa ed esprime il

suo significato anche attraverso il progetto architettonico dell’illuminazione.

Padre Silvano Maggiani nella sua relazione al Convegno nazionale AIDI ‘Quale illuminazione nei luoghi di culto?’, Roma, Febbraio 2009, sottolinea:

‘… la luce architettonica per

la liturgia, non solo risulta essere finalizzata (per) alla liturgia, ma è per mezzo di, tramite, la liturgia … che assume e manifesta una peculiare identità e ne viene indirizzata la sua presenza e il suo uso …’ (dagli atti del Convegno nazionale AIDI ‘Quale illuminazione nei luoghi di culto?’, Roma, Febbraio 2009).

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L’illuminazione, principalmente naturale, reinterpreta e trasforma l’ambiente cultuale in funzione dell’estetica e della poietica delle differenti possibili fruizioni dell’aula liturgica, creando quattro scene di luce principali:

1^ illuminazione puntiforme dei luoghi focali per l’adorazione personale; 2^ illuminazione puntiforme unita all’illuminazione ambientale diffusa di bassa

intensità per l’adorazione dell’assemblea; 3^ illuminazione dello schema precedente aumentata di intensità durante le

celebrazioni ed infine 4^ illuminazione pasquale che nella presenza radiosa della luce manifesti la gioia

dell’evento.

La gestione dei processi liminali, quelli che trasformano le operazioni di ingresso alla chiesa in un rito corporeo, è affidata alle soglie ordinarie, quelle che «costringono» ad attraversare l’area del battesimo, e al grande portale centrale, sormontato da una copertura a portico, che svolge funzioni molto simili a quelle di un antico nartece. Il portale naturalmente si carica di tutte le simboliche del caso.

Il grande sagrato si presenta come perno della geografia generale del complesso parrocchiale. A pianta semicircolare sintetizza le direttrici dei molteplici percorsi che giungono e partono alla soglia della chiesa.

Attrazioni e rimandi, richiami e mandati, l’approssimarsi e il prendere congedo.

La casa dell’assemblea cristiana respira del suo sereno rapporto col mondo degli umani. Non esige spazi segregati.

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La struttura architettonica pulsa secondo due movenze.

La prima è orizzontale, spazio storico dell’assemblea, casa terrena della vita cristiana. La parabola sinuosa della copertura la accarezza sorvolandola appena.

La seconda è verticale. La parabola anziché planare come nella copertura si innalza prendendo la forma di un elemento a torre a cui

non si è voluto attribuire la funzione di campanile ma che si è voluto mantenere nella totale e semplice forza di segno. Traccia del mondo divino in cui già è avvolta la grazia terrena della liturgia.

Il segno della croce, come

elemento di riconoscibilità pubblica dell’edificio, è associato al complesso campanario, posto nei pressi dell’accesso dalla strada. I due “richiami di identità”, uno acustico e l’altro iconico, anziché essere elevati in modo enfatico, vengono al contrario messi al livello della strada, della vita del quartiere, quasi come una cerniera con l’assetto urbano.

PROGETTO ARTISTICO

Il linguaggio che permea il progetto in tutte le sue sfaccettature ritorna ancora

una volta: la purezza delle linee che generano volumi semplici a servizio della ‘bellezza del creato’ e la salvaguardia del creato sono le matrici generatrici non solo dell’architettura, ma anche degli elementi liturgici.

Lo stesso idioma di partenza arricchendosi di una diversa accezione produce una dicotomia nel risultato: da un lato l’architettura si concretizza in forme contemporanee, dal’altro gli elementi liturgici acquistano la loro forza ispiratrice dalla tradizione.

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L’altare: ‘E’ il magnete che abbottona il basso e l’alto, il sotto e il sopra, gli inferi e i

superni, e che tiene insiemi i quattro lati del mondo. L’altare è da sempre luogo di vitali alleanze sigillate attraverso un sacrificio. ’ (‘La forma della chiesa’ , Giuliano Zanchi, Edizioni Qiqajon, pag.39)

Da qui la sua forma,

come sviluppo verticale della figura del quadrato che trova nella sostanza della pietra il rimando alla figura di Cristo quale ‘pietra d’angolo’.

La riforma liturgica del concilio Vaticano II

porta, tra le molte novità, alla separazione tra altare e custodia dell’eucarestia,al contrario del modello della chiesa tridentina

‘... che è una specie di perfetta scatola prospettica nella quale tutto è costruito in

funzione del tabernacolo.’ (‘La forma della chiesa’ , Giuliano Zanchi, Edizioni Qiqajon, pag.28)

Il tabernacolo, con la sua monumentale entità fisica, diventa ‘presenza’ ancor

prima di custodia e lo testimonia la lampada sempre accesa posta al suo fianco. Al contrario, se ‘Le parole dicono perché il corpo parla.’ (‘La forma della chiesa’ , Giuliano Zanchi,

Edizioni Qiqajon, pag.55) l’ambone non può che divenire essenziale nella sua materialità, per completarsi

durante la testimonianza solenne del lettore che, in piedi, proclama il ‘Verbo’. L’evocazione di altro però è sempre evidenziata dal trattamento del luogo.

La posizione e la forma del battistero ribadiscono la volontà di riappropriazione di una ricchezza simbolica ed estetica dello spazio battesimale. Viene conservata la polarità tra battesimo, quale inizio del cammino cristiano ed eucarestia, suo termine; infatti il fonte è collocato esternamente all’aula, in prossimità dell’ingresso e della penitenzieria.

Esso, si riallaccia al linguaggio scarno degli altri elementi in pietra, mantenendo però la forma tradizionale circolare e riproponendo, nei tre anelli scavati all’interno del catino d’acqua, il richiamo evidente ai tre gradini così ricchi di significato delle antiche vasche battesimali.

Per la croce si è scelto di utilizzare un’opera legata al passato a conferma della continuità del cammino del popolo di Dio.

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PARTICOLARI TECNICO-COSTRUTTIVI PROGETTO ILLUMINOTECNICO E ACUSTICO

Gli impianti tecnologici, per il

governo della luce, del suono e più in generale del microclima, sono in grado di interagire virtuosamente con l’ambiente.

Il progetto illuminotecnico parte dalla volontà di far prevalere un’illuminazione naturale dell’aula, anche quando viene ottenuta attraverso sorgenti luminosi artificiali, con aggettivazioni propriamente

emozionali e simboliche. Questo grazie all’utilizzo di apparecchi tecnologici che convogliano la luce

esterna sugli elementi focali dell’altare, dell’ambone, del fonte battesimale e del tabernacolo e che, sfruttando la gestione domotica dell’accensione dei corpi illuminanti, permettono di ottenere facilmente e in modo molto preciso le configurazioni illuminotecniche più congeniali alla comprensione dell’azione liturgica in atto.

La forma architettonica della chiesa, soprattutto per quello che riguarda l’andamento curvilineo della copertura, unita a soluzioni costruttive particolari dell’assito di finitura tra le travi portanti del tetto assicurano un buon grado di smorzamento acustico.

Mentre i parametri acustici passivi vengono rispettati utilizzando materiali idonei ad attenuare i rumori provenienti dall’esterno.

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STRUTTURA

L’obiettivo legato all’ottimizzazione del costo di costruzione ha orientato la scelta della tipologia costruttiva verso sistemi pre-assemblati in azienda e montati sul posto, sia per l’ottimizzazione dei tempi di realizzazione, sia per la qualità del manufatto finito, nonché per la riduzione dei rischi in cantiere e per la “certificazione” delle caratteristiche termiche, acustiche e portanti delle strutture.

Alle fondazioni prefabbricate vengono ancorate le pareti verticali che sono realizzate con un sistema misto legno-calcestruzzo dalle prestazioni statiche eccezionali. A questa caratteristica si aggiungono anche un ottimo potere isolante, ottenuto grazie all’abbinamento del materiale interposto (isolamento termico ed acustico) ed una piacevole resa estetica, assicurata dalla finitura interna dei pannelli in cartongesso ed esterna dell’ intonaco al civile.

Il solaio intermedio, posto sopra alla Sacrestia, é anch’esso una struttura mista legno-calcestruzzo con un peso proprio che è circa la metà di un solaio in latero-cemento.

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La copertura viene realizzata con un’orditura primaria di travi in legno lamellare ed un’orditura secondaria costituita da un assito in pannelli in legno “a vista”, a l di sopra della quale viene disposto un adeguato isolante termico/acustico.

Per enfatizzare la dinamicità dei volumi e conservare una valenza estetica unita ad adeguate caratteristiche tecniche, si è optato per una copertura a lastre metalliche.

Questo sistema di copertura assicura impermeabilità assoluta, resistenza al vento, inalterabilità nel tempo, pedonabilità, assenza di manutenzione.

IMPIANTO DI RISCALDAMENTO E RAFFRESCAMENTO L’esigenza progettuale di creare un ambiente il più confortevole possibile e la

volontà di contenimento dei consumi energetici invernali ed estivi sono risolvibili con sistemi radianti a pavimento.

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I sistemi di riscaldamento e raffrescamento radianti a pavimento offrono un comfort ideale dovuto all’uniformità di irraggiamento, all’assenza di accumulo e di stratificazione di aria calda, alla mancanza di movimento di polvere e alla possibilità di regolazione diversificata grazie ai circuiti separati. Per quanto riguarda il risparmio energetico esso è derivato dall’utilizzo di basse temperature dell’acqua che circola nell’impianto e dai ridotti costi di manutenzione.

La mancanza di corpi scaldanti sporgenti, oltre ad aumentare la sicurezza, è sicuramente in piena sintonia con l’essenzialità dell’architettura. Il funzionamento di questo tipo di riscaldamento a basse temperature si abbina in modo ideale ad una generazione di calore tramite pompa di calore e ad una fonte energetica geotermica, energia ricavata dal sottosuolo mediante l’utilizzo di sonde verticali.

1 Le pompe di calore geotermiche trasformano l’energia geotermica ricavata

gratuitamente dal terreno con l’ausilio di energia elettrica, operando con rendimenti altissimi.

La scelta è stata indirizzata verso questo sistema in quanto presenta numerosi vantaggi: totale autonomia nel riscaldare, raffrescare e produrre acqua calda sanitaria senza la necessità di alcuna fonte energetica integrativa di tipo tradizionale (gasolio o gas); forte risparmio energetico; riduzione delle emissioni di CO2 e di gas effetto serra nell’atmosfera; sicurezza dovuta all’assenza

di fumi o residui di gas incombusti. In conclusione l’edificio, realizzato con questa filosofia costruttiva, consente un

consumo di energia molto minore rispetto ad un sistema costruttivo tradizionale; ovvero permette di ottenere un risparmio energetico notevole.

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FINITURE

Il miglioramento del benessere all’interno dell’ambiente viene assicurato dalla qualità dei serramenti che devono fare penetrare la luce naturale proveniente dall’esterno pur conservando un adeguato isolamento termico ed acustico.

La preferenza è orientata verso serramenti in legno con vetri basso emissivi che garantiscono un alto potere

termoisolante proteggendo l’ambiente dal freddo in inverno e dal caldo in estate, riducendo significativamente i costi di riscaldamento e condizionamento e che, inoltre, assicurano un alto isolamento acustico che protegge l’ambiente interno dai rumori provenienti dall’area esterna e dall’adiacente strada ad alta percorrenza veicolare.

Nella scelta della pavimentazione interna dell’aula si è optato per un materiale resistente all’abrasione, facilmente pulibile, e che crei un’ambientazione adeguata: il grès porcellanato risponde a tutte queste esigenze.

Per identificare la zona del presbiterio si è preferito utilizzare una pavimentazione in listoni di legno di rovere: materiale molto resistente e molto

accattivante esteticamente. La pavimentazione della cappella

eucaristica verrà realizzata anch’essa in listoni di legno.

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PROGRAMMA ICONOGRAFICO MULTIMEDIALE

‘La progettazione di nuove chiese’, pubblicato nel 1993 dalla Conferenza episcopale italiana, nel capitolo inerente ‘Il programma iconografico’ riporta che esso:

‘… descrive il mistero celebrato in relazione alla storia della salvezza e

all’assemblea,…’ ed ancora ‘Va pertanto ideato secondo le esigenze liturgiche e culturali locali,…’. (‘La

progettazione di nuove chiese’ , CEI, 1993, pag.7) Scopo delle immagini iconografiche tradizionali è promuovere la devozione del

popolo di Dio; sulla parete Nord dell’aula, ai lati del presbiterio, sono stati considerati due luoghi preferenziali dedicati all’esposizione di immagini a supporto della celebrazione.

CONCLUSIONI

L’idea progettuale dell’edifico di culto non è nata partendo dall’architettura, ma essa è la manifestazione tridimensionale della liturgia, dello spazio sacro inteso come espressione culturale del nostro tempo in questo luogo.

La sinergia tra liturgia, architettura ed arte, ottenuta tramite il lavoro condiviso tra

diversi professionisti, non ha mai tralasciato la duplice finalità di tale progettazione che Don Giuseppe Russo ben esprime nel discorso introduttivo alla pubblicazione di ‘Nuove chiese italiane 4 – concorso progetti pilota 2006’:

‘C’è da rendere visibile la

centralità del Mistero che si celebra e c’è da rendere concretamente possibile che l’assemblea esprima facilmente la propria vocazione di popolo radunato per celebrare attivamente e dinamicamente la liturgia;’. (‘Riprendiamo il cammino’ , in ‘Nuove chiese italiane 4’, CEI, 2008, pag.5)

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