Arbitro

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di Mario Gelardi, Marotta&Cafiero editori

Transcript of Arbitro

Arbitrodi Mario Gelardi

Collana i Maggiolini

Questo libro è rilasciato con licenza Creative Com-mons “Attribuzione - Non Commerciale - NonOpere Derivate 2.0”, consultabile in rete all’indirizzohttp://creativecommons.org

©Marotta & Cafiero editoriVia Andrea Pazienza 2580144 Napoliwww.marottaecafiero.it

ISBN: 978-88-88234-94-6

Copertina di Gennaro Monforte

I Maggiolini14

“Ciò che amo di più al mondo, il fogliame,non esiste più e io soffro con tutto il cuorein mezzo a questi paesaggi di pietra.”

Charles-Louis Philippe

QUESTO LIBRO RISPETTA L’AMBIENTELa collana i Maggiolini è realizzataesclusivamente su carta riciclata

Mario Gelardi

Arbitrocome lo stomaco di un attaccante

che ha sbagliato un rigore

Marotta & Cafieroeditori

Lo spogliatoio degli arbitri di uno stadiodi serie A.

Luci al Neon.Lui entra ed inizia a cambiarsi per in-

dossare la divisa da arbitro.

ARBITRO:É la terza volta che me lo fanno

questo mese.Mi hanno visto entrare e mi hanno

rigato la macchina.Ultrà di merda.

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Lo dicevo che non la dovevo pren-dere con la vernice metallizzata.Ma lei ha insistito, ha insistito. Io

l’avevo detto, prendiamola bianca,prendiamola bianca.La prossima volta vengo con la

Uno di mio cognato, tanto se la scas-sano gli fanno pure un piacere.Ma che ci stanno a fare quei poli-

ziotti là fuori?(come ai poliziotti) Ma non le con-

trollate le macchine?!Guardano la partita invece di con-

trollare quei teppisti di merda. De-vono stare voltati verso i tifosi, spallealla partita, come fanno in Inghilterra.Spalle alla partita!!!

Come se qualcuno lo avesse chiamato.

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No niente, scusate non ce l’avevocon voi. Tutto a posto, grazie.Vengono a vedersi la partita! Stanno

in televisione stanno!Non fanno mai il loro dovere,

cazzo in questo paese nessuno fa ilproprio dovere.Se metto la macchina dentro il par-

cheggio riservato non dovrebbe en-trarci nessuno, no?! C’è un guardiano,ci vuole un pass per entrare… in-vece…Secondo me lo fanno apposta, ma-

gari è proprio il sorvegliante che miriga la macchina.Da quella volta che ho dato il ri-

gore alla Juve mi guarda con la facciadi carogna. Gli devo chiedere se è dellaJuve.

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Sembra che tutto quello che accadein campo sia colpa mia, ma pensate atirare in porta per favore. Più sono ne-gati e più se la prendono con me.Lo sapeva pure lui, due cartellini

gialli e sei fuori. Invece di farti cac-ciare stai più attento, no?Cazzo ci sono le telecamere, se me

ne accorgo io se ne accorgono tutti.Doveva stare più attento.Senti che casino che fanno là fuori.

Lo stadio è pieno oggi, ma statevenea casa, che fa pure freddo.Invece della divisa mi devo mettere

l’armatura.É una battaglia, una guerra, non un

gioco. In guerra ci sono due fazioni,nemico contro nemico, non c’è un ar-bitro che fa rispettare le regole. Io in-

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vece faccio rispettare le regole, regoleche non ho scritto, io le applico sol-tanto e non posso essere ritenuto re-sponsabile della loro conseguenza.(cita il regolamento)“L’arbitro è impar-ziale, non parteggia per nessuna delledue squadre, deve solo fare in modoche il regolamento venga applicato erispettato.”

Chi sbaglia deve imparare a nonsbagliare più, solo così si migliora.L’arbitro deve: (cita nuovamente il re-

golamento) “vigilare sul rispetto delleregole del giuoco; assicurare il con-trollo della gara in collaborazione congli assistenti dell’arbitro e, occor-rendo, con il quarto ufficiale di gara;assicurarsi che ogni pallone utilizzato

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rispetti i requisiti della Regola 2; assi-curarsi che l’equipaggiamento dei cal-ciatori rispetti i requisiti della Regola4; fungere da cronometrista e redigereun rapporto sulla gara”.

Si chiama giustizia sportiva, noncondanna sportiva. Volete la moviola?E mettiamo la moviola così ve laprendete con lo schermo invece checon me! Così invece della macchinamia, rigate lo schermo al plasma vo-stro.

Lentamente si alza il coro dei tifosi, coririvolti all’arbitro.

(tra i denti) Stronzi, stronzi, siete tuttistronzi…

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Che c’avete da cantare, che se con-tinuate così finite in B quest’anno?!Poi sono capaci di dare la colpa a mepure per questo. Hanno una squadrache fa schifo!

Il coro dei tifosi si alza. L’arbitro è pronto.

Io non scelgo cosa fare, sono ob-bligato a rispettare le regole, se è gialloè giallo, se è rosso è rosso e vai fuori,se fai un fallo da espulsione io ti devoespellere.Se l’ho buttato fuori è perché do-

veva andare fuori. Di tutto il resto ionon so che farci.Se non andava ad allenarsi, lo stesso

non sarebbe accaduto niente.Niente.

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(a se stesso) Non ci devo pensare,entro in campo e faccio il mio lavoro,è una partita come un’altra!

Coro fortissimo. L’arbitro entra in campo.

(tendendo la mano) Piacere, piacere.(prende una moneta dalla tasca) Testa

o croce?(lancia la moneta) Testa. Prego.

Fa qualche passo indietro, poi fischia.Inizia a correre come a seguire le azioni

della partita.I cori si alzano.

Guarda che ti tengo d’occhio, micami sono dimenticato di quello che haidetto ai giornali l’ultima volta?

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Sei un attaccante di merda, hai se-gnato appena tre goal, con tutto quelloche ti pagano. Chissà a chi hai leccatoil culo per essere qui.

(al pubblico) Stronzi, siete tutti stronzi.

Stai buono, ti ho detto stai buono.Bravo, al tuo posto. Vediamo di ini-ziarla bene sta partita.

Tre settimane di fermo si fanno sen-tire, ho l’acido lattico che mi esplodenelle gambe. Forse dovevo aspettareun altro po’ prima di ricominciare. Maio senza entrare in campo non ci sostare. A me è sempre piaciuto giocarea calcio, lo so che piace a quasi tutti iragazzini, ma per me era diverso, per

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me il calcio era una… una… vera-mente una cosa importante.Quando nel cortile della scuola si

facevano le squadre, io ero semprel’ultimo ad essere scelto. In realtà nonmi sceglieva nessuno, andavo in sorteal più sfortunato.Li odiavo, non erano in grado di

capire il mio talento.Non ero un attaccante, tanto meno

un difensore e come portiere, la-sciamo stare… però io ho un gransenso del gioco.A me il calcio piaceva troppo, co-

noscevo tutte le squadre, i calciatori, itrofei vinti, conoscevo tutte le regoledel gioco, io ero l’unico tra i mieiamici a completare l’album del calcia-tori.

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Mio padre mi iscrisse pure ad unascuola calcio, in due anni mi fecerogiocare una sola partita, e non più ditre minuti. Incompetenti del cazzo!!!Fu mio zio che già faceva l’arbitro,

la pecora nera della famiglia, a dirmi:“Se ti piace tanto perché non fai l’ar-bitro?”L’arbitro? Per essere chiamato cor-

nuto a vita?! No grazie, la cosa non miinteressa.

Fischia.

Tranquilli per piacere, non ho visto,quando lo vedo lo sanziono, lei pensia giocare.

Fischia.

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Il suo compito è giocare ed il mioarbitrare, quindi pensi a giocare!

Così mi sono convinto che il calcionon mi piaceva più o, perlomeno, nonabbastanza da fare il calciatore.Ci sono riusciti a farmi passare la

voglia!Per fortuna non sono di quelli che

hanno come unico scopo nella vita ilpallone.Un solo interesse. É sempre meglio

avere una passione di scorta nella vita,è la mia era fare il poliziotto. Sì, per-ché, far rispettare l’ordine era la miavera aspirazione. Voglio dire per unragazzo avere un ideale in cui credereè fondamentale, e non è cosa da tutti.Mica possiamo fare tutti gli anarchici.

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Insomma, la divisa che dovevo indos-sare sarebbe stata quella del poliziotto.Ho sempre avuto un profondo senso

di giustizia, io a scuola ho sempre di-feso i miei compagni più deboli, mibattevo per le giuste cause. Pratica-mente, davo sempre un sacco di maz-zate!Avrei potuto fare l’avvocato o il

magistrato, ma a me studiare non mipiace, quindi la cosa più semplice eraproprio fare il poliziotto.

Stiamo calmi in quella panchina.Stia al suo posto, le ho detto di stare alsuo posto, dietro la linea. La linea èfatta apposta, non la deve superare…a cosa pensa che servi? Devo man-darla via? Allora si sieda! Si sieda ho

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detto. Caccio il cartellino. Stia giù checaccio il cartellino.Bravo.

Stronzi, tutti stronzi!

Ho passato tre selezioni con il mas-simo dei voti, comprese due provescritte. Cazzo! Mi hanno bocciato sullaterza prova teorica. Cazzo! Mi vedetebene? Secondo voi non posso fare ilpoliziotto perché non so in che annoc’è stata la Rivoluzione francese?! Nel1789, ora lo so.Non ho fatto il poliziotto, eviden-

temente nella vita una sola passionedi scorta non basta.Però non ce l’hanno fatta con me:

una divisa l’indosso, un ordine lo fac-

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cio rispettare, dirigo la gente, sono unorispettato io.Sono un vigile urbano.Ho deciso di far rispettare la legge

della strada.Ed è una legge importante, un vi-

gile urbano attento può salvare unavita. Il codice della strada è fonda-mentale.Ma il calcio mi piaceva troppo e

non mi bastava seguire le partite in tv,puoi saperlo quanto vuoi che non haitalento, ma quando vedi una finta diMaradona o un’azione di Baggio nonce la fai a stare fermo sulla sedia, quindiho seguito il consiglio di mio zio e…(indica la divisa)Voglio dire almeno una delle mie

due passioni la dovevo appagare!

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Venga. (alza il cartellino giallo, segnasul taccuino) Ha detto qualche cosa?No? Perché mi era sembrato, vada,vada che è meglio.É questa è la prima, fai un’altra caz-

zata e la prossima partita te la vedi intelevisione!Qui comando io, nessuno può met-

tere in dubbio quello che dico, almenoin questi novanta minuti. Io nonabuso del mio potere, però quandosono convinto di aver ragione vadoavanti anche se in cinquantamila midicono che sbaglio, anche se il guar-dialinee mi fa un segno o il quartouomo mi guarda male, anche se tutti eventidue i giocatori mi sono contro.Mica posso ripensarci, mica possodire “scusate ho sbagliato”. Io devo

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andare avanti, nel calcio le debolezzenon sono ammesse, rosso e sei fuori.Certe partite non finiscano mai,

continuano il lunedì, continuano finoalla domenica successiva e quelle chesbagli, quelle che arbitri male, duranotutta una vita. Certe partite non fini-scono proprio mai.Una partita va bene quando hai

fatto solo una decina di errori, menoè impossibile, di più non sei un buonarbitro.E questi stronzi se li ricordano tutti

gli errori che fai. Se li stampano nellamente e te li ricordano ogni volta cheti capita di rifarli.Stronzi!Quando arbitravo in promozione

era proprio dura, lì non ci mettono

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niente a menarti, ma io mantenevo inervi saldi. Io non mi faccio intimi-dire da nessuno. La vera paura èquando la partita finisce, ci sono certicampi dove l’invasione è sicura, equalcuno che punta diritto all’arbitroc’è sempre. Si dice che non sei unvero arbitro finché non le becchi daitifosi.

Fischia.

Per fare gli arbitri bisogna avereanche un gran senso di giustizia, da-vanti a certe cose non puoi chiudereun occhio. Una cosa è se non te ne ac-corgi, ma non puoi lasciare andarequando hai visto. Se lo fai non ti ri-spettano più. Se devi andare fuori,

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devi andare fuori, se tu ti accorgi diun fallo avrai milioni di occhi puntativerso di te, che aspetteranno la tua de-cisione, pronti a condannarti o assol-verti.É come quando sono in strada…

se non fermi uno che è passato con ilrosso, poi si sentono autorizzati tutti apassare e a parlarti dietro! Nella vital’ordine è importante, la mancanza diregole genera il caos!Insomma che avrei dovuto fare?

Farlo restare in campo nonostantequel fallo?Mi avrebbero crocifisso su tutti i

giornali il giorno dopo.

Fischia.

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Venga qui lei, venga le ho detto, hovisto benissimo non si preoccupi.(estrae il cartellino giallo) Vada grazie,non c’è niente da capire. (scrive sul tac-cuino)Ne vuole un altro? Sto parlandocon il suo collega, si allontani.

Fischia.

Forza, non perdiamo tempo.

La Regola 12, sui falli passibili diammonizione, prevede che “un cal-ciatore deve essere ammonito, - car-tellino giallo - quando commette unodei sette falli seguenti: rendersi colpe-vole di un comportamento antispor-tivo in campo; manifestare la propriadisapprovazione con parole o gesti;

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trasgredire ripetutamente le regole delgiuoco; ritardare la ripresa del giuoco;non rispettare la distanza prescrittanei calci d’angolo e nei calci di puni-zione; entrare o rientrare nel terrenodi giuoco senza il preventivo assensodell’arbitro; abbandonare deliberata-mente il terreno di giuoco senza ilpreventivo assenso dell’arbitro”.

Musica.

Quando avevo diciotto anni e arbi-travo sui campi di paese, gli osserva-tori della federazione, che erano li percontrollare il mio operato, dicevanoche ero troppo severo. Non era un di-fetto, ma le mie squadre restavanospesso in dieci. Questo però non ha

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fermato la mia carriera, di anno inanno, di serie in serie, ora arbitro inserie A.E non è poco!

Eccolo, eccolo, questo segna.

Un boato del pubblico. Fischia.

Dal giorno della tragedia io non hopiù parlato con nessuno di quello cheera successo. Nemmeno con mia mo-glie che, quando ha sentito la notiziain televisione, ha voltato lo sguardoverso di me, un po’ dispiaciuta un po’in attesa di qualche mia parola di giu-stificazione.Ho detto solo “poverino”.Che dovevo dire?

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Io nonmi devo giustificare di niente.É dura da dire, ed è ancora più durada sopportare. A volte vorrei parlare,vorrei spiegare quello che ho fatto eil perché… ma non posso, non mi èconcesso.Il regolamento dice, al Titolo III

“all’arbitro è fatto divieto di fare inpubblico o in privato o rilasciare allastampa, come qualsiasi altro organodi informazione radio e televisivo, di-chiarazioni in ordine alle gare. Essesono consentite, esclusivamente se ri-lasciate a titolo di precisazione o chia-rimento e non comportano alcunriferimento alla valutazione del com-portamento tecnico e disciplinare deigiocatori”.

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Fino ad ora questa è stata la miaprotezione “mi dispiace, non possoparlare”, ora sta diventando la miacondanna. Mi trattano come uno diquei testimoni che ha assistito ad unomicidio di mafia e non vuole direniente.Chissà se quel giornalista non mi

avesse fatto quella domanda, forsenon ci avrei mai pensato.I giornalisti?! Che cosa sono i gior-

nalisti?!Quando metti la penna sul foglio,

le dita sulla tastiera, la bocca al micro-fono, sei consapevole di quello chepuoi provocare nella mia vita? Nellamia vita di arbitro, di vigile urbano, dimarito e padre. Cazzo ne sei consa-pevole?

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Cosa pensano, quando parlano, igiornalisti? Quanto pensano prima diparlare? Ma pensano prima di parlare?

Qualcosa in campo attrae la sua atten-zione.

Ma cosa fa, si rialzi, non si è fattoniente, forza si tiri su, o l’ammoniscoper simulazione. Ecco, ha visto chesta bene.

Sono tutti uguali, se le vanno a cer-care le ammonizioni.Sono come quegli automobilisti

che negano di essere passati con ilrosso “non me ne sono accorto, misembrava giallo”. Tutti daltonici i gui-datori!

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Ma io li becco subito, sei passatocon il rosso? Multa. Hai parcheggiatoin sosta vietata? Multa. Sei andato incontrosenso? Multa.

Regole, semplici regole… baste-rebbe rispettarle.Così quando sei in campo, due falli

e vai fuori!Cazzo non potete far finta di non

saperlo, due falli e vai fuori, e poi titocca la squalifica per almeno una gior-nata!E comunque le giornate sono state

due, perché il secondo fallo che hafatto, un’incursione a gamba tesa suldifensore, era davvero grave.Voglio dire, di noi arbitri non gliene

frega niente a nessuno!

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Provate voi ad essere da solo inmezzo a ventimila persone che ti ur-lano contro!Provate voi ad essere odiati da cin-

quantamila persone qualsiasi sia la vo-stra decisione?!Provate voi a sentirvi insultati da

ragazzini che guadagnano mille voltequello che guadagnate voi, che vi sor-ridono dai cartelloni pubblicitari,come a prendervi per il culo. Chestanno sui giornali insieme a strafighee in televisione ad ogni cazzo di se-condo che l’accendi!!! Provate voi!

Mi calmo e si calmi anche lei, chigliel’ha detto che sto parlando con lei,pensi alla partita.

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Fischia.

Calcio d’angolo.

C’è la partita, devo pensare algioco, devo pensare al gioco, seguirela palla, guardare i piedi dei giocatori,correre, devo correre. Li devo guar-dare in faccia, devono sentire i mieiocchi su di loro. Posso sbagliare, masono una persona leale.Ho fatto solo il mio dovere e, se

tornassi indietro, sarei obbligato a farela stessa cosa.

Se uno deve morire, muore, non lopuò aiutare un arbitro distratto. Devopensare alla partita.Alla partita.

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Non è perché è stato squalificatoche è morto, ma perché correva comeun pazzo, lui è colpevole quanto me,la sua macchina è colpevole quantome, l’autista di quel tir lo ha ucciso,non io!É la Regola numero 5 “l’arbitro

non può essere ritenuto responsabileper alcun infortunio subito da un cal-ciatore, un dirigente o uno spettatore.Alcun danno materiale, qualunqueesso sia.Alcun danno causato ad una per-

sona fisica, ad una società, ad unacompagnia, ad un’associazione o qua-lunque altro organismo che sia coin-volto o possa essere coinvolto da unadecisione presa conformemente alleregole del giuoco o alle procedure

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normali previste per organizzare unagara, disputarla o dirigerla”.Quel giornalista, quel giornalista

che in coda al quel maledetto servizioha detto: “Chissà, se non fosse statosqualificato, forse ora sarebbe vivo”.Ma non hanno regole da rispet-

tare?!

La sua attenzione è attirata dalla par-tita.

Ma cosa fa quello, che combina,quello è un fallo, un fallo brutto, è ilsecondo, è il secondo…Che gridate a fare, l’ho visto.Che gridate a fare, l’ho visto…Che faccio? Che faccio?É il secondo, deve andare fuori,

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deve andare fuori… Io lo so cosa diceil regolamento, io so tutto il regola-mento a memoria “un calciatore deveessere espulso, cartellino rosso, dalterreno di giuoco quando commetteuno dei sette falli seguenti: rendersicolpevole di un fallo violento digiuoco.

Devo essere concentrato, concen-trato su quello che è giusto fare. Ri-mani concentrato, concentrato.

Rendersi colpevole di condottaviolenta. Sputare contro un avversa-rio o qualsiasi altra persona.

Due falli e sei fuori!

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Impedire alla squadra avversaria disegnare una rete o privarla di unachiara occasione da rete toccando vo-lontariamente il pallone con le mani.Annullare una chiara occasione da

rete ad un calciatore che si dirigeverso la porta avversaria commet-tendo su di lui un fallo punibile conun calcio di punizione o di rigore.

Devo mandarlo fuori.

Usare un linguaggio o fare gesti of-fensivi, ingiuriosi o minacciosi. Rice-vere una seconda ammonizione nelcorso della stessa gara. Un calciatoreche è stato espulso deve abbandonarel’area prossima al terreno di giuoco,così come l’area tecnica.

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Fuori!

Non è perché io l’ho espulso che èmorto. Non è colpa mia.Fa caldo.Non è colpa mia.Mi sento male, sto male, mi sento

come le mani di un portiere che staper parare, come il piede di un calcia-tore che sta per battere una punizione,come lo stomaco di un attaccante cheha sbagliato un rigore…

Buio.Un fischio interminabile.

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Note

Il 23 gennaio 2002 lungo l’auto-strada A4, all’altezza di Cazzago SanMartino, morì in un incidente stra-dale, a bordo della sua autovettura, ilgiocatore del Brescia, Vittorio Mero.Mero tornava dalla famiglia a Bre-

scia, essendo squalificato per l’incon-tro valevole per i quarti di finale diCoppa Italia, Parma-Brescia che si do-veva giocare alle ore 17:30 dello stessogiorno allo stadio Tardini di Parma.L’ auto guidata da Mero andò a in-

castrarsi sotto il cassone di un auto-

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carro che era stato urtato da un tir: idue mezzi rimasero agganciati finendosulla corsia d’emergenza.L’annuncio della sua tragica fine fu

dato ai giocatori in campo solo pochiminuti prima del calcio d’inizio dellapartita, nonostante tifosi e società fos-sero già a conoscenza dell’accaduto.Roberto Baggio, capitano della squa-dra lombarda, abbandonò immediata-mente il campo in lacrime, seguito daicompagni, e la gara fu rinviata.Il Brescia Calcio in sua memoria ha

ritirato la maglia numero 13.

Appresi la notizia della morte de lo“Sceriffo” (così era soprannominato)in un servizio del telegiornale. Il gior-nalista concluse il suo reportage di-

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cendo: “Chissà, se non fosse stato squa-lificato, forse ora sarebbe vivo”.In un attimo pensai all’arbitro che

aveva espulso il giocatore e a cosa po-teva aver provato sentendo questa di-chiarazione.Così è nato questo racconto sotto

forma di monologo.

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L’Autore

Mario Gelardi nasce a Napoli nel1968. É un drammaturgo, regista escrittore italiano. Ha vinto numerosipremi, tra cui ricordiamo il PremioFlaiano, il Premio Extra Candoni e ilPremio Olimpici del Teatro. É autoree regista di “Gomorra”, pluripremiatospettacolo. É ideatore del Festival Pre-sente Indicativo e di Teatri della Le-galità. Ha fondato a Napoli la casaeditrice Caracò.

Finito di stamparenel mese di novembre 2011da Arti Grafiche Zaccaria