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ANNO 1 - NUMERO 2 www.vecchiascuola.info APRILE/MAGGIO ‘09 Notiziario nazionale di controinformazione studentesca

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notiziario nazionale di controinformazione studentesca

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ANNO 1 - NUMERO 2 www.vecchiascuola.info APRILE/MAGGIO ‘09

Not iz i a r i o naz i ona l e d i c on t r o i n f o rmaz i on e s t ud en t e s c a

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No al Trattato dell’infamia

Non è bastata l’opposizione del-l’Irlanda, a nulla sono servitil’orgoglio e il senso d’apparte-

nenza di un popolo alla terra e alle pro-prie tradizioni. Vana è stata dunquel’ampia bocciatura popolare tramite refe-rendum al Trattato di Lisbona: la piùgrande prevaricazione messa in atto dal-l’Europa dei banchieri nei confronti deicittadini di ogni nazione.Lamacchina infernale sembra proseguirela sua marcia inesorabile verso una metabuia ed inquietante.In Italia il nostro parlamento ha ratificatoda tempo il Trattato di Lisbona senza ne-anche leggerne i contenuti. Nessun parla-mentare infatti conosce il testo di questacarta che contiene il 96% delle stesseprovvisioni contenute nella bozza di Co-stituzione Europea respinta con un refe-rendum popolare sia in Francia che in

Olanda. Ancora una volta assistiamo al-l’inettitudine dei nostri governanti che,senza dare voce in capitolo ai cittadini,danno il proprio consenso ad un Trattatoche trasformerà l’Europa dei Popoli nel-l’Europa delle leggi liberticide e della re-pressione. Ma cosa prevede e qualiconseguenze porterà in Italia e nell’am-bito degli altri paesi dell’UE? Le regolecontenute nel Trattato di Lisbona cause-ranno la perdita della sovranità dei singoliStati con conseguente cancellazione delleidentità nazionali.Lo stesso diritto di voto nelle scelte co-munitarie decadrà in quanto il potere ese-cutivo verrà affidato a 27 commissarinominati che potrebbero essere sfiduciatisolo con il voto contrario di due terzi delParlamento europeo.Ogni nazione dovrà quindi adeguarsi alleleggi europee. In Italia, ad esempio, leleggi sul controllo dell’immigrazione sa-ranno sostituite dalle direttive dell’UE.Tutti gli Stati Membri saranno obbligatiad accettare una regolamentazione uni-forme su questo problema e accoglierenuovi immigrati dagli altri Stati Membri.Le libertà personali di ogni cittadino sa-ranno ridimensionate dalla nuova Poliziaeuropea (Euro Police) che pattuglierà econtrollerà il territorio di ogni nazionecon il potere di raccogliere informazionipersonali su tutti i cittadini schedandolinel’ufficio centrale dell’UE.Chiunque può essere arrestato e trattenutosenza processo fino a quattro anni. Qual-siasi decisione presa dai tribunali civili

degli altri Stati dovrà essere accettata.Leggi che consentono matrimoni e ado-zioni da parte di coppie omosessuali en-treranno in vigore in tutti gli StatiMembri. Aborto ed eutanasia saranno ri-tenuti “diritti umani” e pertanto obbliga-tori in tutta la UE. La stessa clonazioneumana potrà essere regolamentata. Questisono solo alcuni dei punti contenuti nelTrattato di Lisbona che calpesta in modoinequivocabile la nostra Costituzione e inostri diritti di italiani.Non possiamo rimanere immobili difronte ai nostri governanti che in modounanime e bipartisan hanno votato controil volere della popolazione.Dobbiamo reagire in modo coeso e di-retto. Oggi abbiamo perso una battagliama non la guerra a questo Trattato, controil quale movimenti politici come ForzaNuova si opporranno con ogni possibilemezzo legale. Lotta Studentesca e LottaUniversitaria, intanto, lanciano una cam-pagna di sensibilizzazione e di protestanazionale volta a coinvolgere tutti gli stu-denti italiani.Non lasceremo che una ristretta cerchiadi oligarchi legati a lobby e massonerie,decida le sorti del nostro futuro e dellanostra amata Europa.Sarà la voce dei popoli, come in Irlandacosì in Italia, ad impedire al Parlamentoeuropeo di ratificare il Trattato di Li-sbona. La nuova Europa è un’altra: Forte,Libera e Identitaria!

Nonostante il duro “no” del popolo d’Irlanda l’approvazione del Trattato di Lisbona è vicina

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GGaabboorr DDee AArrccaannggeelliiss

Editoriale

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Dal “Mos Maiorum” ai reality show

L’Europa costituisce la culla dellaciviltà moderna. Questa cultura sibasa sulla tradizione classica

greco-romana. L’espressione più alta diquesta civiltà a livello socio-giuridico ècertamente il Mos Maiorum (che letteral-mente significa “costumi e tradizionidegli antichi”). Esso esprimeva qualierano i valori, le tradizioni ed il compor-tamento del Cittadino (inteso non solocome entità giuridica ma anche da unpunto di vista etico e morale). Seguire il Mos Maiorum significava rico-noscersi nelle proprie tradizioni, esserecoscientemente parte di uno stesso po-polo. Tra le virtù fondamentali da seguirevi erano sicuramente l’abstinentia (ov-vero l’integrità morale), la constantia(cioè la coerenza), la fides (la lealtà), lafortitudo (il coraggio e il valore), la nobi-litas (ovvero l’aspirazione in sensoastratto ad essere degni delle virtù degliantenati) e la pietas (probabilmente lavirtù più importante, indica il rispetto pergli obblighi e i doveri che ci legano allacomunità). Dopo la caduta dell’ImperoRomano, questi valori sopravvissero e siintegrarono con la neonata religione Cri-stiana e la derivante filosofia, andando acostituire ciò che oggi identifichiamocome la nostra Tradizione.

Una Tradizione che, fino alla fine delXIX secolo, quando correnti filosofiche(in senso di correnti di pensiero sia pret-tamente filosofiche che socio-economi-che) ne minarono i principi, avevacostituito da guida morale, etica e reli-giosa per le popolazioni europee. In particolare correnti come il nichilismo,il materialismo marxista, il capitalismo,furono colpevoli (e lo sono tuttora) di una

progressiva perdita di valori, che conti-nua inarrestabile la sua corsa e che ha rag-giunto ai giorni nostri livelli allarmanti. Una società dove gli “eroi”, gli “idoli”,sono i partecipanti di un reality, oppuredei truffatori pettegoli, dei delinquenti,delle prostitute esibizioniste, tutti acco-munati da una mancanza totale di valoripositivi e tradizionali, è una società chesta regredendo, che rinnega le proprie ori-gini etiche, morali e religiose. Manca il rispetto per la dignità del-l’uomo: clamoroso è il caso della donnainglese (qui nella foto a destra) che hafatto della sua malattia e della sua conse-guente morte un reality show. Come può una società sana vedere nellento e sofferente declino di una personauna forma di intrattenimento? Che logicaspietata e amorale sta alla base di questo?La risposta è semplice da dare: una logicacapitalistica, dove il denaro ha sostituitoqualsiasi valore. In una società che valutasecondo regole quantitative (quanto hai,quanto consumi), non c’è più spazio per ivalori della nostra Tradizione. Basta ac-cendere la televisione che si hanno ri-scontri del marciume a cui ci ha condottiquesta logica: lobotomizzati che siedonodavanti allo schermo pronti a spiare levite altrui, tra l’altro vite di perfetti idioti,che vengono proposti come modello,come prototipo nel quale identificarsi.Con questo meccanismo perverso sicreano in continuazione individui predi-sposti a cercare il guadagno facile, a es-sere mezzo di diffusione della logica del“disimpegno” (“perché faticare lavorandoo studiando quando posso aspirare a es-sere velina o calciatore o l’eroe del rea-lity?”, pensò l’uomo medio), a compiere

un processo di imitazione e quindi adespandere ignoranza, becerismo e squal-lore. Il sistema ha molte armi di appiatti-mento, la televisione è l’arma più forte.E noi ci stiamo facendo fottere tutti, pocoalla volta. Abbiamo la possibilità di fer-mare questo contorto meccanismo, di-stinguendoci, elevandoci rispetto aimodelli beceri che ci propugnano i media.Il primo passo da compiere è la presa dicoscienza che quella che ci circonda è unasocietà immorale: politici senza scrupoli ecorrotti fino al midollo, borghesi avidi didenaro e potere, popolani che vendereb-bero madre e onore per avere un minutodi celebrità in televisione, infestano comeparassiti la terra dove un tempo uominivissero e morirono seguendo le leggi det-

tate dalla Tradizione. Raggiunta la co-scienza del decadimento che ci circondanon resta che elevarci moralmente ed eti-camente rispetto agli standard che il si-stema pone da modello: la riscoperta dellaproprie origini, delle propria terra, il re-cupero del senso di comunità, la co-scienza di valere più di quanto vuol farcicredere il sistema: e queste sono solo al-cune delle armi che abbiamo a disposi-zione per la nostra difesa. Occorreriscoprire quali erano gli antichi valori etornare a seguirli come per secoli si èfatto, come se fossero luci potenti e lim-pide in un periodo di tenebre quale è ilnostro. E tu, lettore filo-borghese, che amifarti lobotomizzare, non preoccuparti,tanto al giorno d’oggi le mancanze mo-rali si possono sempre colmare con trentadanari. Ci stiamo lanciando a folle velo-cità sulla via dell’auto-impiccagione.

La civiltà europea di oggi in un continente vuoto dove imperversano reality e decadenza morale

GGiiaann LLuuccaa CCaassaallii VVaallllaa

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Cultura

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Il nostro Gim dagli occhi verdi“Muti è sempre una minaccia. Il suc-cesso è possibile solo con un metico-loso lavoro di preparazione.Vostra Eccellenza mi ha perfetta-mente compreso.”

Con questo biglietto, datato 20Agosto 1943, firmato dal Ma-resciallo d’Italia Badoglio e

destinato al capo della Polizia Senise,e di cui i protagonisti di questa tristestoria hanno più volte negato l’esi-stenza, si ordinava la condanna amorte per Ettore Muti. La notte tra il23 e il 24 Agosto 1943, dal Ministerodell’Interno parte una piccola colonnacomposta da circa tre automezzi deiReali Carabinieri, con a bordo unadozzina di militari, il tenente Taddei,il maresciallo Ricci e un misteriosopersonaggio di cui la Storia purtroppoha cancellato i dati anagrafici. Il con-voglio si ferma nella caserma di Mac-carese, preleva altri due militari cheavranno il compito di scortarlo fino aFregene, per fare un’ulteriore tappanella piccola stazione dei carabinieridella cittadina. Il brigadiere Barolat,viene invitato a condurre la comitivapresso l’abitazione di Ettore Muti,non senza il personale stupore del bri-gadiere stesso, che non riusciva aspiegarsi un tale dispiegamento di

forze per notificare un semplice man-dato di cattura.Intorno alle 2 di notte il gruppettogiunge alla soglia dell’ abitazione, neipressi della pineta di Fregene.Alla porta compare dopo alcuni mi-nuti l’attendente, il quale non fa intempo a stupirsi per quella insolita vi-sita che già la casa veniva inondata dacarabinieri armati in attesa che si pre-sentasse il padrone di casa.Ed è così che si presentò Ettore Muti,uscì dalla sua stanza, forse insonno-lito, col petto nudo e i soli pantalonidel pigiama. E’ così che si presentò aisuoi carnefici “il più bel petto d’ Ita-lia”. Un petto sul quale erano state ap-puntate una medaglia d’oro al valormilitare, cinque d’ argento, quattro dibronzo, cinque croci di guerra, duecroci di ferro tedesche, due medaglieal valore spagnole e innumerevolimedaglie commemorative. Si presentò ai loro occhi quel ragazzonato a Ravenna il 22 Maggio del1902, che a quattordici anni già avevacominciato ad avere a che fare conloro, i Carabinieri del Regno, che lorispedirono a casa dopo che ne fuggìper andare a combattere nella primaguerra mondiale. L’ anno dopo, a soliquindici anni, si arruola negli Arditiconquistando, anche se non sullacarta, la sua prima medaglia d’oro alvalore militare! Si trovarono di frontequel ragazzo che si divertì con D’Annunzio nell’impresa Fiumana,che tra i primi occuperà la prefetturadi Ravenna nell’operazione dellaMarcia su Roma, che affronterà spe-ricolatamente i cieli del mediterraneocon la squadriglia Disperata, cheguidò il battaglione Tercio franchistanella guerra civile di Spagna, dallaquale tornò in Italia con il sopran-nome di “Cid Alato” avendo totalizzato quattrocento azioni dicombattimento di cui centosessantaazioni di bombardamento e trediciconflitti aerei vittoriosi in un anno!

Di fronte a loro c’era colui che nel1938 tornò di nuovo decorato dalRegno d’ Albania, colui che il Ducescelse come Segretario del Partito Fa-scista, incarico che lascia presto pertornare a combattere in Francia primae nei cieli d’Inghilterra poi.Fu così che Ettore Muti varcò assiemeal gruppo di militari la soglia di casasua, indossata la sua amata uniforme,incamminandosi verso quella che benpresto si accorse non essere la stradaper la caserma, bensì la buia pineta diFregene dove il misterioso uomo indivisa kaki aprì il fuoco contro di lui.Fu così che Ettore Muti trovò lamorte, fu così che iniziò la sanguina-ria guerra civile che scosse l’ Italia dal1943 al 1945. Fu così che cominciò afar fuori l’Italia sbagliata, l’Italia pe-ricolosa, l’Italia che aveva creato unsogno, che aveva portato la libertà.Ci dicono che questi uomini, questieroi, questi ragazzi stavano dalla partesbagliata. Noi vi raccontiamo di Ettore Muti, viraccontiamo il sogno e le gesta di queiragazzi, che non tradirono.Vi raccontiamo di Ettore Muti perchénoi nel ricordo, non li abbiamo maitraditi lui e quei ragazzi, perché noisiamo fieri di stare con loro dallaparte sbagliata! Perché forse poi ètutta una questione di prospettive.

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AAlleessssaannddrraa BBeenniiggnneettttii

Ettore Muti: bambino discolo, giovane ribelle, stupendo combattente, fascista sui generis, forsennato amatore latino

il Personaggio

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Siamo al paradosso: essere ita-liani, in Italia, non è più moltoconveniente. Lo stato da parec-

chi anni a questa parte ha semplice-mente smesso di tutelare i suoi figli,ha smesso di creare le condizioni mi-gliori per costruirsi un futuro deco-roso ed ha smesso di combattere perallontanarli dalle droghe: flagello ecancro della nostra generazione. Si limita a guardare, in disparte, comese si godesse lo spettacolo di una gio-ventù che si indebolisce, che smettedi pensare, che non ha altri interessioltre lo sballo del sabato sera... in-somma: che muore. Forse chi ci go-verna è troppo preso dal contare ipropri soldi e dal cercare di farsenemolti altri ancora. O forse calcola:calcola se gli conviene davvero occu-parsi di noi italiani, o se, piuttosto, gliconviene abbandonarci a noi stessiper sostituirci con qualcun'altro. Chipotrebbe soppiantare gli italiani? Chipotrebbe lavorare a prezzi ridicolisenza chiedere niente in cambio? Ma certo, gli immigrati! E allora via:frontiere spalancate, nessun controllo,finte solidarietà e compassione perqueste persone che arrivano da ognidove, ignorando di essere diventate legalline dalle uova d'oro di qualche po-litico o di qualche imprenditore ideo-logicamente contrari alla previdenzasociale e a stipendi dignitosi per i di-pendenti. E noi italiani? Per descrivere questa situazione èesemplare osservare la situazionedelle nostre scuole oggi, tenendo benpresente che l'istruzione è lo stru-mento migliore per creare una gene-razione futura: libera, forte econsapevole. L'anno scolastico 2007-2008 si è chiuso con una percentualedi studenti immigrati del 6,4%. Inmeno di un anno già è salita al 7%,pari a 650.000 ragazzi e si prospettache entro 2 o 3 anni si arrivi alla sto-rica cifra di 1 milione! In alcunescuole, come la "Pisacane" di Roma,addirittura ci sono 8 alunni stranierisu 10. Ciò è deleterio per i pochi ita-liani rimasti che devono aspettare i

più lunghi tempi di apprendimento diquesti nostri "ospiti", che spesso nonconoscono neanche una parola dellanostra lingua. Dati alla mano, la con-seguenza è che i risultati di apprendi-mento dei nostri connazionali inscuole come il "Pisacane" è decisa-mente inferiore rispetto a quelli chestudiano in istituti con un numeromaggiore di italiani. Un altro aspettodi questa drammatica situazione di"integrazione forzata" è il forte au-mento di fenomeni di bullismo: bastipensare che su 40.000 minorenni de-nunciati ogni anno, il 22% sono stra-nieri e su 35.000 ragazzi mandati inriformatorio, il 58% non è italiano. Inpiù stanno aumentando vertiginosa-mente anche gli spacciatori stranieri,anche se, purtroppo, la stragrandemaggioranza dei pusher sono nostriconnazionali. La delinquenza giova-nile è aumentata ed è in continua crescita.Come se ciò non bastasse, invece cheintervenire per risolvere questo ver-gognoso problema, distribuendo sag-giamente in varie scuole tutti questialunni immigrati, per non compro-mettere l'apprendimento degli italiani,il Ministero della Pubblica Istruzione,ha stanziato, nel 2002, ben 10 miliardidelle vecchie lire per "favorire l'inte-grazione di immigrati e nomadi"...Tutti soldi che si sarebbero potuti uti-lizzare, per esempio, in un pro-gramma di messa a norma degliedifici scolastici, sempre più perico-losi e simili a castelli diroccati che ascuole. Già alcuni studenti sono mortiper danni strutturali del loro istituto.Ma anche coloro che stanno dall'altrolato della cattedra non se la passanotanto bene. La Gilda, l'associazionedei docenti italiani, ha segnalato chesempre più spesso gli aspiranti pro-fessori italiani si vedono scavalcareda stranieri. Le graduatorie degli in-segnanti precari permanenti si sonotrasformate in graduatorie a esauri-mento, senza possibilità per chi nonvi fosse incluso di entrarvi in seguito,salvo alcuni specifici casi già espres-samente previsti. Ma il Ministero del-

l'Istruzione ha concesso agli immi-grati comunitari la possibilità di pre-sentare domanda di inserimento a«pettine», cioè con l'eventuale sca-valcamento di quelli già inseriti.Quindi chi ci rimette? L'italiano,come sempre, che si vede superatocon il benestare del governo e con laprotezione della legge. Siamo difronte a una vera e propria politicaanti-italiana. Noi siamo quelli discri-minati, quelli i cui bisogni vengonoregolarmente ridimensionati, se nontotalmente ignorati. E' la nostra gene-razione che rischia di non avere fu-turo, di non potersi permettere dimantenere una famiglia, di morire unarata dopo l'altra, di non avere un'istru-zione adeguata per poter pensare conla propria testa e di avere la culturanecessaria per poter urlare il nostrodisprezzo e la nostra indignazioneverso chi ci governa in questo modocosì ingiusto e meschino.

GGiiaannlluuccaa PPiiaannttaaddoossii

Sempre più immigrati nelle scuoleCresce in modo esponenziale il numero di stranieri tra i banchi di scuola. Oggi in Italia sono il 7%. E gli italiani?

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Redazione:via Montebuono 3 - RomaTel. 06/83396865

Direttore responsabile:Gabor De Arcangelis

Stampa:ETICART s.r.l.

Via Garibaldi 5 - 73011

Alezio (LE)

Attualità

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Furia tricolore

Vi sono sostanzialmente duemodi per affrontare le crisi,più o meno reali, che colpi-

scono il mondo occidentale moderno. Il primo, pratica della massa, è l’au-tocastrazione della belva che anima -o almeno dovrebbe - il cuore di ognibrav’uomo degno di questo nome, èla mortificazione dello spirito din-nanzi a false promesse, è la miseriadella sopravvivenza. Le elite, le avanguardie, le belve dellaRivoluzione devono essere spietate

davanti al pensiero spugnoso, devonocreare turbini di energia e velocitàche diventino uragani travolgenti, de-vono in sostanza abbattere la societàdelle crisi. Il punto essenziale è chie-ders i come DIVENTARE/ES-SERE/PRATICARE l’avanguardia ela rivoluzione. Liberare la furia colo-rata dell’anima è la trasformazionenecessaria, dileggiare la meschinità laprassi, vincere il destino.

La beffa del sistema 3+2Lotta Universitaria contro il sistema triennale. La disoccupazione scaturisce anche da questo

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NNaattiioonnaallPPooppAArrtt

L'università italiana prevede,tranne rare eccezioni, corsi dilaurea basati sul sistema del

cosiddetto "3+2", che prevede 3 annidi studi, al termine dei quali lo stu-dente consegue quella che viene con-siderata a tutti gli effetti una laurea,seguita, a discrezione, da una specia-lizzazione della durata di 2 anni.Questo sistema, introdotto dal De-creto Ministeriale 509 del 3 novem-bre 1999, ha provocato numerosidanni, sia dal punto di vista formativodella persona, sia dal punto di vista la-vorativo. Lo studente, infatti, dopo treanni di studi, si trova ad avere unapreparazione di base in una determi-nata disciplina, settoriale ma allostesso tempo non profonda e com-pleta. Ad esempio, lo studente di eco-nomia che consegue una laureatriennale, ha buone conoscenze rela-tivamente alla gestione di piccole emedie imprese, ma non ha elementisufficienti per essere capace in un fu-turo di occupare un posto di rilievo inun'azienda di maggiori dimensioni.L'università triennale, oltre ad averglifornito una preparazione limitata perquanto concerne il settore di studi dalui scelto, aumenta le sue mancanzenon contemplando nel corso di studiesami relativi alla formazione cultu-

rale dello studente. Lo studente ita-liano che si approccia allo studio diuna qualunque disciplina, infatti, nondovrebbe potersi esimere dalla cono-scenza, anche generale, della lingua edella cultura latina, che costituisconole basi umane e culturali del nostropopolo e di tutto il nostro sapere. At-traverso lo studio del latino, poi lo

studente consegue un'apertura eun'elasticità mentali che lo aiuterannonell'approccio a materie fra loro di-verse. L'altro problema - come accen-nato prima - lo studente lo incontranel momento in cui, dopo il conse-guimento della laurea triennale, de-cide di immettersi nel mondo dellavoro. Innanzitutto, con la laureatriennale, fatta eccezione per le pro-fessioni sanitarie, sarà difficile trovare

un posto di lavoro, poiché un datorepreferirà assumere personale con untitolo di studio più elevato e quindicon una specializzazione ulteriore.Questo sistema, prevedendo il conse-guimento della laurea dopo soli treanni, fa si' che lo studente si consideriin qualche modo laureato e che la lau-rea specialistica sia considerata al paridi un semplice master. Tutto questo,contribuisce in maniera elevata acreare precariato e disoccupazione. InItalia, infatti, ci troviamo davanti adun popolo di giovani che scelgonol'università anche se non sono poi ef-fettivamente portati per lo studio edall'altro lato da fabbriche e campipopolati da immigrati.Tutto ciò è solo e soltanto la conse-guenza dell' idea di scuola sessantot-tina che vede gli uomini comemacchine e che ha generato inse-gnanti disposti a passare chiunque,senza premiarne il merito.Lotta Universitaria si batte ferma-mente contro il sistema del 3+2 echiede il ritorno al sistema a ciclounico, contro dannose specializza-zioni e settorializzazioni del sapere,chiede un ritorno alla serietà, alla me-ritocrazia e alle nostre radici culturali.

BBeenneeddeettttaa FFrruuccccii

Parole in libertà: spazio dedicato a chi ascolta il tamburo del proprio cuore

Approfondimenti

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Da fondamenta a pilastro pericolante

Quale ruolo svolgeranno le arti,un tempo definite nobili eoggi declassate nella catego-

ria degli interessi inutili, nella possi-bile trasformazione delle Universitàin fondazioni di diritto privato? Questo mutamento consiste nell’in-vestimento di capitale privato e diconseguente appropriazione dell’Uni-versità “pubblica”.Il potere passerà dai baroni agli im-prenditori che probabilmente ci ter-ranno a mantenere il titolo nobiliaredei precedenti padroni. Dando vita a un oligopolio culturale-formativo in auge nelle nazioni d’ol-tremanica e d’oltreoceano, a cuiguardano con mirabile venerazione inostri ministri. Dove lo studente medio contrae undebito per poter intraprendere glistudi necessari a trovare un impiegolavorativo e saldare il mutuo, anchese dovrà aprirne un altro per il suo fu-turo. Il settore umanistico, che versada decenni in precarie condizioni,verrà ulteriormente colpito, succubedi politiche di autoconservazione go-vernativa. Gli investimenti delle imprese sa-ranno presumibilmente diretti allosviluppo degli ambiti tecnico, scien-tifico ed economico, mentre queipochi diretti all’ambito umanisticocontribuiranno alla creazionedell’Harvard e Yale italiane, ivi

verranno destinati la maggioranza deifondi e saranno accessibili esclusiva-mente a una ristretta cerchia dei figlidi plutocrati. Versa in propagandeconsumistiche l’oggi. Viene potenziata all’estremo la tec-nica, giacerà l’uomo al suo inconsciodominio, devoto e schiavo. Le possibilità di ergersi al di fuori diessa, risiedono nello studio e nellosviluppo di capacità critico-razionali,non fine a se stesse, ma applicate al-l’interpretazione del reale per una mi-gliore strategia del porsi e dell’agire,per un ritorno alla dimensione Uomo.L’onda che doveva travolgere il si-stema, scatenata dal dominio sessan-tottino e dalla gestione sovietica delleFacoltà che vide instabile il suo po-tere, non ha fatto paura a nessuno.Forse perché coloro che la gestirono,escludendo le componenti di sanaprovenienza dalla protesta, feceroun’apparente opposizione mobili-tando persuase masse, schierandole inposizioni in cui oramai si riconoscesolo qualche professore nostalgico estudente illuso. L’onda è arrivata nella spiaggia, sfio-rando appena le coste, o non è maipartita, perché l’acqua da cui dovevascaturire era intrisa di terra sporca.Le manovre per il taglio dei finanzia-

menti all’istituzione scolastica sem-brano l’applicazione di una delle treleggi che imperiosa stava sui muridella città orwelliana: “L’ignoranza èforza”. Segno foriero di un futuro te-muto nel passato e applicato nel pre-sente. Gli stessi gruppi che hannopromosso la riduzione di investimentistatali dalla scuola pubblica saranno

gli stessi che con questa mossa tente-ranno da un lato di rendere precaria lacultura, dall’altro di potenziare la fun-zione pedagogica svolta da un educa-tore senza limiti sociali o d’età perl’iscrizione alla sua scuola? Supponiamo proprio di si. Poiché il controllo sui media e sullatelevisione è deposto sotto l’egida go-vernativa. Mentre nella Grecia arcaicasi leggevano pubblicamente i poemi,per educare all’ethos guerriero la po-polazione, adesso ridurranno al mi-nimo le forze scolastiche per farsvolgere il ruolo di maestri ai mass-media di controllo, per educare la po-polazione all’inerzia e alla passivaobbedienza. Non per nulla il termine Monitor de-riva dal latino Moneo, traducibile conammaestrare. Un futuro che appareagli occhi una triste, patetica realtà.

Università in decadenza. Il ruolo cardine di una volta oggi è totalmente scomparso

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Università

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Perugia e i calci alla drogaIniziativa lodevole a Perugia. I giovani di Lotta Studentesca in azione di protesta contro le droghe

Quella che un tempo era con-siderata l’esperienza limi-nale delle frange estetiche

più controverse della cultura occiden-tale, da Rimbaud a D’Annunzio, èoggi una pratica di massa che nondesta alcuno scandalo presso il pub-blico borghese che prima storceva ilnaso. Anche Julius Evola notava, inCavalcare la tigre, che “nei tempi ul-timi la frattura si è estesa dal pianomorale a quello ontologico. Valori cheieri erano messi in discussione e va-cillavano sotto la critica di pochi an-tesignani relativamente isolati, oggistanno perdendo ogni consistenza perla coscienza generale nella vita d’ognigiorno. Non si tratta più di problemima di un dato di fatto, per cui il pathos immoralistico dei ribelli di ieriappare ormai quanto mai anacroni-stico e scontato.” La ‘contestazione’ sessantottina, lungidal mettere in discussione il modelloliberalcapitalista nel cui seno cre-sceva, ne colpiva solo quei tratti au-toritaristici su cui si era puntellatofino a quel momento il capitalismostesso: il neocapitalismo permissivoaveva trovato le sue più servizievolie volenterose avanguardie nella pac-cottiglia contestataria della borghesiaoccidentale insoddisfatta. Un sistema fondato sull’espansioneartificiale dei bisogni e dei consumiriceveva così nuova patina ideologicadagli assertori della ‘liberazione’ del-l’uomo: in realtà un vasto processo di

controllo sociale e di accumulazionedi profitti aveva appena avuto inizio.La collusione tra commercio di droga,mafie e potentati economico-politicie militari è più che una mera ipotesi:oggi, agli albori di una nuova e dram-matica crisi, il problema di come sot-trarre i più giovani al contattomicidiale con la droga è di impor-tanza primaria. L’esperienza ci diceche, date le premesse, risulta inutile econtroproducente ogni strategia che sifissi prevalentemente sui predicozzimorali e sui divieti in stile ministe-riale: fino a che gli appelli alla salva-guardia della propria salute sono elusie disattesi, accolti con un sorriso disfida da chi li riceve. Ecco allora cheun movimento antagonista deve so-prattutto con l’esempio della mili-

tanza incarnare quei valori dicomunità, solidarietà, generosità,forza, lealtà che nessun tossico puòmai trovare nel suo giro. Che nessungiovane trova ormai più, del resto, inuna società lobotomizzata, cinica,sfuggente, egoista. Non ci nascon-diamo certo la difficoltà di comuni-care un messaggio ‘umano’ inun’epoca disumana: però, da uominiliberi, intendiamo essere all’altezzadelle sfide dei tempi, ricercandoquelle forme in cui meglio possa ri-saltare ed incidere il nostro agire po-litico, infrangendo le molteplicibarriere, visibili ed invisibili, contro

cui spesso è costretto ad arenarsi ognimessaggio differente dalla program-mazione robotica e artificiosa dellasocietà tecnocratica. Ecco perché a Perugia, con l’inizia-tiva “Quelli che il calcio lo danno alladroga”, Lotta Studentesca ha invasole vie del Centro storico durante il ri-tuale ‘passeggio’ del sabato pomerig-gio, e con quaranta palloni haimprovvisato una festosa kermessepseudo calcistica coinvolgendo, inmaniera indolore, gli allibiti passanti.I quali, dopo il primo timore per l’inu-sualità del gesto, hanno poi volutopartecipare al gioco, unendosi ancheai potenti cori lanciati contro gli spac-ciatori che occupano il Centro. Non va omesso, infatti, che Perugia èla seconda città italiana dopo Milanoper morti di overdose e che, le ragaz-zine delle famiglie ‘bene’ e di ‘sini-stra’, vendono i propri corpi appenaadolescenti nei cessi delle stazioni aspacciatori extracomunitari per unospinello o un poco di cocaina.Per quasi un’ora i militanti peruginihanno cantato e tirato pallonate alcielo. Un modo scanzonato, irrive-rente e fresco per attrarre sguardi e in-tercettare sentimenti, per essere neiluoghi non in maniera virtuale, non inmodo retorico, ma con la forza e lafermezza dello slancio vitale.

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Iniziative