Aprile2015

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Anno IV Numero 4 Mensile Copia gratuita Aprile 2015 «o Cornigiòtto» ilCorniglianese Mensile indipendente di informazione e cultura Il giornale non ha finanziamenti pubblici Mille giorni di voi e di noi di Enrico Cirone Nel corso dell’ultima riunio- ne della nostra redazione, svoltasi al gran completo, nella sede dell’Anpi di Cor- nigliano, allo scopo di indi- viduare i temi e gli argo- menti sui quali preparare il nuovo numero del giornale, ci siamo “dimenticati” di farci gli auguri. Eh sì, per- ché questo mese, il nostro giornale compie esattamen- te tre anni. Il primo numero è dell’aprile 2012. Lo ricor- date? Era il mese che antici- pava le elezioni per il sinda- co di Genova. Sono passati tre anni esatti. E spero che qualcosa di positivo abbiano lasciato a voi e alle vostre famiglie. Forse non per tut- ti, certo, ma esserci ancora, per noi, significa molto. Ri- spetto al passato, tanti pro- blemi rimangono sul tappe- to, in attesa di una risposta o di una soluzione da parte delle amministrazioni. Una cosa è certa: a distanza di tre anni precisi ci ritrovia- mo con nuove elezioni, quelle regionali. E i politici ci chiameranno al voto e noi ci faremo trovare. Ma quan- do li cercheremo noi, i poli- tici, si faranno trovare? “Scusi, Cornigliano dov’è?” Quel cartello stradale che manca (sempre) 25 Aprile con l’Anpi >> 4 e 6 Piazza Savio, ultimo svincolo a ponente, della strada a mare. Il cittadino o il turista che vi arriva dopo aver percorso Lungomare Canepa, non è informato sulla direzione per tornare a Cornigliano (magari per visitare le storiche ville, patrimonio unico). Però scopre dov’è Sestri Ponente. Foto: Razzore Valletta San Pietro, il recupero >> 5

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Anno IV Numero 4 Mensile Copia gratuita Aprile 2015

«o Cornigiòtto»

ilCorniglianese Mensile indipendente di informazione e cultura

Il giornale non ha finanziamenti pubblici

Mille giorni di voi e di noi

di Enrico Cirone

Nel corso dell’ultima riunio-ne della nostra redazione, svoltasi al gran completo, nella sede dell’Anpi di Cor-nigliano, allo scopo di indi-viduare i temi e gli argo-menti sui quali preparare il nuovo numero del giornale, ci siamo “dimenticati” di farci gli auguri. Eh sì, per-ché questo mese, il nostro giornale compie esattamen-te tre anni. Il primo numero è dell’aprile 2012. Lo ricor-date? Era il mese che antici-pava le elezioni per il sinda-co di Genova. Sono passati tre anni esatti. E spero che qualcosa di positivo abbiano lasciato a voi e alle vostre famiglie. Forse non per tut-ti, certo, ma esserci ancora, per noi, significa molto. Ri-spetto al passato, tanti pro-blemi rimangono sul tappe-to, in attesa di una risposta o di una soluzione da parte delle amministrazioni. Una cosa è certa: a distanza di tre anni precisi ci ritrovia-mo con nuove elezioni, quelle regionali. E i politici ci chiameranno al voto e noi ci faremo trovare. Ma quan-do li cercheremo noi, i poli-tici, si faranno trovare?

“Scusi, Cornigliano dov’è?” Quel cartello stradale che manca (sempre)

25 Aprile con l’Anpi >> 4 e 6

Piazza Savio, ultimo svincolo a ponente, della strada a mare. Il cittadino o il turista che vi arriva

dopo aver percorso Lungomare Canepa, non è informato sulla direzione per tornare a Cornigliano

(magari per visitare le storiche ville, patrimonio unico). Però scopre dov’è Sestri Ponente. Foto: Razzore

Valletta San Pietro, il recupero >> 5

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2 Aprile 2015 ilCorniglianese/cronaca dalla delegazione

Lo scorso dicembre si è conclu-sa l’indagine da parte del Muni-cipio per conoscere quali potes-sero essere le associazioni cor-niglianesi eventualmente inte-ressate alla gestione dell’ex mercato comunale trasformato in sede associativa. Pochi i sog-getti interessati, compresa la Pro Loco Cornigliano, che ne ha suggerito la gestione in questi termini. Venuto meno il merca-to comunale, la zona ha subito un graduale e continuo degrado che prosegue ancora oggi per cui, qualsiasi possano essere le scelte di questo Comune non devono prescindere, a giudizio della Pro Loco, dal creare spazi che comunque dovranno garan-tire un presidio giornaliero del-la zona attraverso lo svolgi-mento di attività sociali, cultu-rali, didattiche, turistiche, spor-

tive, commerciali, con funzione da incubatore d’imprese. L'idea è quella di creare un Centro pubblico multifunzionale (Cpm) sul tipo di quello del mercato del Carmine e di quello che si voleva creare alla Boccio-fila; quest’ultimo venuto meno per le note incompatibilità am-bientali. Durante il giorno, in-dicativamente dalle 8 alle 18, nelle giornate di mercato, l'area verrebbe adibita alla vendita di prodotti cosiddetti a km zero previ accordi con gli agricoltori di Coronata, Borzoli e bassa Valpolcevera (frutta, verdura, ortaggi, agrumi, prodotti bio, vini locali, formaggi, ecc...). Al termine di ogni giornata di mer-cato avrà luogo un'asta dei pro-dotti invenduti in scadenza. Alcuni produttori locali sono già stati contattati dalla Pro Loco e si sono dimostrati entusiasti

della proposta. Al sabato ed alla domenica e durante le festività si potranno organizzare in mo-do estemporaneo altre tipologie di mercato tematiche come arti-gianato, antiquariato, hobbisti-ca e vere e proprie sagre di pro-dotti multiregionali. A dicem-bre, come appuntamento fis-so, un mercatino di Natale. Ad ogni iniziativa svolta nel Cpm deve essere data rilevanza alme-no cittadina. Alla sera, al sabato o alla domenica, e comunque quando non sono previste altre attività, il locale si trasforma occasionalmente, in base ad un preciso calendario, in impianto polisportivo per lo svolgimento di attività psicomotorie rivolte a giovani e anziani, sala da ballo, teatro, cinema, sala conferenze, sala per audizioni musicali, area wi-fi, attività enogastronomi-

che, ecc… La struttura sarà inoltre in grado di ospitare, in modo e-stemporaneo, gare nazionali di biliardo, di ballo, sfilate di moda, concorsi, assemblee pubbliche, nella più assoluta polivalenza. Gli interventi edilizi interni di suddivisione con tramezzature do-vranno, per economi-

cità e maggior versatilità degli spazi, essere ridotti al minimo in previsione di un prevalente utilizzo open space multifunzio-nale della struttura. Suggerisce la Pro Loco di creare nella par-te a sud un volume interno per (circa) complessivi 200 mq da utilizzarsi come: a sud-ovest i servizi igienici; a sud un magaz-zino per riporre le attrezzature comuni (banchi, sedie, gazebi), un locale tecnico, una cucina attrezzata, un ufficio ed una stanza insonorizzata da adibire a sala prove di musica. Nell'an-golo a sud-est un bar rivolto verso l'ampia sala lasciata libe-ra, fruibile e multifunzionale per oltre l’ 80% della sua super-ficie complessiva (oltre 500 mq). Per ridurre la cubatura dell’ambiente e consentirne così il suo riscaldamento con relati-va economicità nella cattiva

stagione pensiamo sia opportu-no controsoffittarlo. A tale sco-po si può intervenire con pan-nellature in cartongesso o con pannelli quadri amovibili. Alcu-ne zone del controsoffitto, in prossimità degli ingressi (con doppia porta) e al centro, po-trebbero rimanere trasparenti (vetro o plexiglass) per consen-tire la visione artistica/architettonica della travatura in ferro che sorregge il tetto che potrebbe eventualmente essere portata in risalto da una sua dedicata e suggestiva illumina-zione in occasione di eventi notturni. Se sarà possibile, la messa in opera di alcuni pan-nelli fotovoltaici: questi contri-buiranno al risparmio energeti-co. In tale contesto l'associazio-ne o il consorzio di associazioni, con una capofila che lo gestirà, dovrà farsi carico di: 1) aprire e chiudere agli orari stabiliti il centro. 2) procedere a proprie spese alle pulizie ed alla manutenzio-ne ordinaria del centro. 3) gestire il bar e la cucina nel rispetto delle leggi vigenti. 4) pagare le utenze di luce, gas, acqua e assicurazioni. 5) mantenere i rapporti sociali, commerciali ed amministrativi con i venditori/espositori, le associazioni ed i privati che frequentano il centro. 6) corrispondere al Comune di Genova un congruo canone d locazione che tenga conto della notevole e qualificante valenza pubblica della struttura. 7) redigere annualmente una rendicontazione economica consuntiva della struttura da presentare al Municipio. Questo progetto viene presenta-to nella convinzione che l’attuazione di una tale soluzio-ne possa realmente contribuire al rilancio sociale e turistico dell’intero quartiere. La Pro Loco Cornigliano ritiene che una soluzione come questa accontenti un gran numero di soggetti e, soprattutto, i cittadi-ni di quella parte degradata del nostro quartiere che attendono da anni una sua riqualificazio-ne. oerre

Buongiorno a tutti, mi chiamo Massimo Ribasso. Massimo di nome e Ribasso di cogno-me. Sono il miglior prodotto del Made in Italy. Sono sicu-ro che abbiate visto cosa ho combinato nel nostro Paese nell’ultimo mese. E mi limito agli ultimi giorni. Scuole, au-tostrade, ospedali, infrastrut-ture pubbliche… sono riuscito a far venire giù tutto. Ma con metodo, dovete riconoscer-melo. Nel senso che, con il Massimo Ribasso, non è che faccio venire giù tutto, sareb-be troppo semplice. A me ba-sta un solo pilone per fermare tutta la Sicilia oppure il crollo di u n metro qu adro d’intonaco per interrompere le lezioni di 500 ragazzi, op-pure la frana, piccole, di una rampa per fermare tutto il traffico su un’autostrada. Qui è la mia genialità. Non a caso mi chiamo, e lo ripeto: Massi-mo Ribasso. Sapete che abbiamo creato un sistema liberale dove è il mer-cato che fa il prezzo, quindi mi sono inventato questo trucco. Vedete: il problema non è il prezzo in sé, ma il suo rapporto con il prodotto. A parità di fabbricato la società “deve” premiare chi riesce a produrlo al minor prezzo. Questa è una sfaccettatura del progresso e qui io mi ci infilo a meraviglia, come un topo nel formaggio. Se quanto dico è vero (ed è vero) allora il problema non è quale sia il prezzo, e neppure quale sia il costo "equo" per produrlo (vanno stabilite dallo Stato le regole della leale competizio-ne su questo versante) ma, p i ù s e m p l i c e m e n t e , “sarebbe”: chi controlla che i lavori siano eseguiti a norma, nonostante il… Massimo Ri-basso? Scrivo “sarebbe” per-

ché, in realtà un problema non è. Infatti qui scatta la mia più felice scoperta. Senza fare sforzi ho visto che esistono norme nella legge 163 degli appalti pubblici che consento-no a chi vince la gara di nomi-nare il direttore dei lavori. Praticamente il controllato sceglie il controllore. Per uno come me è un rigore a porta vuota. Piloni in Sicilia, scuole in Puglia, autostrade in Cala-bria… Mi dicono che qui in Liguria il 90% dei 373 milioni di euro di appalti pubblici banditi nel 2014 sia stato ag-giudicato con gare al massimo ribasso, e che solo il 10% è andato all'offerta economica-mente più vantaggiosa. Gli invidiosi sostengono che le gare al massimo ribasso sfa-voriscono l’occupazione e la tutela dell’ambiente… Mah, anche la politica, per com’è fatta in Italia, non mi sembra che favorisca i migliori… Io, invece, nel mio, sono il meglio che c’è. Pensate la strada so-praelevata. Fu inaugurata il 6 settembre del 1965 dopo soli tre anni di lavori. Cinque chi-lometri in tre anni? Ma siamo pazzi? E ci fossi stato io la dovremmo ancora finire. Vo-lete mettere? Cinquant’anni di lavori in corso, tre genera-zioni di operai, mezzo secolo di appalti… al Massimo Ri-basso, cioè a me. Guardavo Cornigliano. Come va qui? C’è bisogno di me? Ci sono strade da costruire? Rampe autostradali? Ville con giardini da ultimare? Stazioni ferroviarie da spostare? Di-scariche da ampliare? Depu-ratori da rifare? Biodigestori da inventare? Per qualsiasi cosa scrivete a me, a Massimo Ribasso, presso questo gior-nale, che è anche gratuito. Più massimo ribasso di così.

Lavori in corso “Lasciate fare a me”

Mi manda

Cirone

Le storie impossibili

Ex mercato comunale, dalle parole ai fatti: le idee della Pro Loco per creare un centro pubblico multifunzionale

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Aprile 2015 ilCorniglianese/cronaca dalla delegazione 3

Assemblea pubblica Spi: proposte, progetti Spatola: “I rom? Ho scritto al prefetto Non mi ha ancora risposto”

I ricordi sono racchiusi nei cartelli delle assemblee pub-bliche e delle manifestazioni nella "delegazione dell'accia-io", esposti nella sala affolla-ta del centro civico di via Na-risano. "Un progetto per Cor-

nigliano", "Utopia: sogno o realtà?" sono solo alcuni de-gli slogan di dieci anni fa, data dello spegnimento dell’altoforno dell’Ilva e della firma dell'accordo di pro-gramma. Ricordi che ora ce-

del presidente Giuseppe Spa-tola, che ha messo in rilievo il Gruppo di Lavoro, costituito-s i s u b i t o d o p o , l’insediamento della Società per Cornigliano. “E’ questa la sede dove dovranno scaturire

tutte le proposte, ricordo che il Gruppo di Lavoro raccoglie tutte le voci di Cornigliano, a preoccuparmi il fatto che per realizzare alcune opere si usino denari destinati alla riqualificazione, quindi: spo-stare il depuratore, destinare il vecchio mercato al sociale, ristrutturare internamente villa Serra, l’ospedale sulla collina degli Erzelli, lo spo-stamento del deposito Amt, manutentare e destinare l’area Dufour a centro asso-

dono il passo alle novità in-trodotte nella delegazione, all'indomani dell'apertura delle ultime tre rampe della strada a mare ma che restano impressi nella memoria dei cittadini, riuniti per discutere delle nuove prospettive di Cornigliano durante l'incon-tro organizzato dal sindacato pensionati Cgil insieme alla Camera del Lavoro di Genova e al Municipio medio-ponente, senza, però, il sin-daco Doria e il governatore Burlando. "Dieci anni fa per la prima volta si decise di riqualificare senza reindustrializzare ma con un risanamento del quartiere - spiega Luciano Tagliatti, presidente Spi Cgil –. Dalle aree Ilva sono stati portati via centomila metri cubi di detriti, tonnellate di ferro con 35 milioni di euro di investimento per ultimare le opere di bonifica. Ma ser-vono ancora altre opere, non solo legate alla viabilità - prosegue Tagliatti –. Un par-co urbano all'altezza di Villa Bombrini, una nuova vi-ta per villa Serra e l'ex mer-cato rionale, oltre alla riqua-lificazione dell'area ex Du-four. Anche le realtà associa-tive devono essere tenute in conto. A seguire l’intervento

ciativo, ed infine il tormento-ne del campo rom”. Su que-sto Spatola è stato chiaro “i rom si sono insediati in un’area privata e noi non possiamo farci niente, quello che potevamo fare, ed abbia-

mo fatto, è stato inviare una lettera al prefetto, ed ad oggi non abbiamo ottenuto rispo-sta, solleciteremo nuovamen-te la prefettura, ma voglio essere chiaro, non tutti i rom sono uguali, chi è dalla legali-tà, chi cerca di integrarsi mandando anche i figli a scuola, piuttosto di interlo-quire con i nostri assistenti sociali, non può essere discri-minato, a queste persone tutta la mia solidarietà”. Carlo Guerra

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4 Aprile 2015 ilCorniglianese/cronaca dalla delegazione ilCorniglianese/cronaca dalla delegazione

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Donne nella Resistenza /1 Il 24 aprile: la memoria è un appuntamento dedicato

La Madonna di Fatima scende dal cielo Inizia la missione di evangelizzazione

Sulla scia dell’incontro del 24 aprile a Palazzo Doria Spinola, pro-mosso dall’Anpi in favore della proclamazione in quella data della Giornata in Memoria delle Donne nella Resistenza, esaminiamo il ruolo femminile assunto in quel movimento, che si basa su una sto-riografia affascinante, arricchita dalla raccolta di numerose testimo-nianze orali. Non sono disponibili cifre precise al riguardo ma appare chiaro che un numero notevole di donne (anche se non la maggioran-za) aderì con entusiasmo a questo movimento di popolo, volto a re-stituire libertà e credibilità all'Italia dopo la parentesi buia del Fasci-smo. Le donne attive nella Resistenza sarebbero state due milioni ma occorre rilevare che il loro ruolo venne messo in ombra dalla storio-grafia successiva, fatta da uomini, la quale tendeva a presentare la Resistenza soprattutto come fenomeno armato maschile. Invece, la presenza femminile nel movimento non fu affatto marginale e si este-se a tutte le età e classi sociali. Relativamente modesto, per contro, il numero delle donne che partecipò direttamente a scontri armati. Per molte, la prima “attività di resistenza” fu quella di offrire rifugio e indumenti ai soldati sbandati dopo l'8 settembre 1943. Alcune soc-corsero gli ebrei in fuga o gli alleati i cui aerei erano stati abbattuti. Molte raccolsero informazioni, recapitarono messaggi o altro mate-riale, nel ruolo forse più noto, quello della “staffetta”. Un certo nu-mero si prese cura dei malati e dei feriti o, come la lavandaia Agnese, protagonista del romanzo di Renata Viganò “L'Agnese va a morire”, riforniva i partigiani di viveri e indumenti. Una quota consistente di donne partecipò nell'Italia settentrionale, in particolare nel Ponente genovese, ai massicci scioperi iniziati nel marzo 1943. In generale, esse svolsero un lavoro fondamentale, spesso ingrato e pericoloso nella lotta di Liberazione. Diverse scrittrici liguri si sono distinte in questo campo. Ricordiamo: Liana Millu, membro della brigata “Otto” che operava a Genova, ricordata con una targa a Boccadasse, inviata ai campi di sterminio, dai quali tornò con ferite nell'anima e nel cor-po, ed Elena Bono, che in una splendida poesia dal titolo “Vengono i giorni” si rivolge in tono commosso ai giovani partigiani, il cui sacri-ficio è ricordato nella toponomastica genovese. In particolare, cita via Buranello, che attraversa Sampierdarena, cuore del Ponente. Perché non venga dimenticato il sacrificio di tanti uomini e donne che, a prezzo del loro sangue, hanno contribuito a restituirci il bene più prezioso, la libertà, ho rivolto ad alcuni bambini delle scuole di Sestri la domanda: “Che cos'è per te la libertà?” Una classe quinta elemen-tare ha risposto con una serie di brevi poesie in stile giapponese, i cosiddetti haiku. Libertà è... "volare con ali/di bianche colom-be" (Costanza); "colorare il mondo/con i nostri sogni" (Elisa); "la bandiera della pace/in tutto il mondo" (Alessia); "l'albero sempreverde/che vive nel cuore" (Giacomo); "non avere paura/dei propri sogni" (Carolina); "poter correre scalzi/su strade di se-ta" (Daniele); "cantare la gioia/di volersi bene" (Anna); "avere il mondo nelle mani/e le ali ai piedi" (Nello); "cuore e pensieri/liberi come l'aria" (Andrea); "come l'autunno:/bosco di fiaba" (Franco); "aprire le finestre/su giorni di pace" (Alessio); "abbracciare la terra/con il sorriso" (F. M.); "respirare nell'aria/un senso di gio-ia" (Claudio); "lo sguardo innocente/di noi bambini" (Daniele); "vedere nelle nubi/visi felici" (Mirko); "l'impegno di tutti/per il futu-ro" (Simone); "accendere la tele/vedere la pace" (anonimo); "un gio-iello prezioso/da conservare" (Adriana); "come la primavera:/meravigliosa" (Luca). Dunque, i bambini non solo “ci guardano”, come dice il titolo di un noto film del neo-realismo, ma spesso “ci insegnano”. Rita Nello Marchetti

Il 9 maggio, in concomitanza con il mese Ma-riano, nel campo sportivo “I. Ferrando” in corso Perrone, la statua della Madonna di Fatima arriverà dal cielo e, come tre anni fa, trasportata da un elicottero, atterrerà sul campo sportivo. Sarà l'inizio di un program-ma di 15 giornate da vivere in preghiera e par-tecipazione a tanti eventi, che le parrocchie di NS di Lourdes in Campi e SS. Andrea e Am-brogio hanno organizzato. Questa “missione di evangelizzazione” ha lo scopo di risvegliare in noi la fede, ci sollecita ad interrogarci sulla qualità della nostra pratica religiosa, si propo-ne di far giungere a tutti – e non solo a quelli che frequentano regolarmente – un segnale forte di vicinanza e di accoglienza da parte della Chiesa. Troveremo sacerdoti e missiona-ri che ci faranno visita nelle nostre case e sa-ranno disponibili per l’amministrazione dei sacramenti. L'evento sarà arricchito con la presenza di una reliquia di S. Giovanni Paolo II, che ri-marrà sempre esposta. Da sottolineare solo alcuni degli eventi pro-grammati: nella serata di mercoledì 13 mag-gio alle 21 processione e trasferimento della statua della Madonna da Campi, via corso Perrone, fino alla parrocchia di Cornigliano SS. Andrea e Ambrogio, con la partecipazione del cardinale Angelo Bagnasco. Giovedì 14 ore 20.45, spettacolo “Strade do-rate” con don Roberto Fiscer in piazza Rizzo-lio. Venerdì 15 ore 21, serata incontro con

Claudia Koll in piazza Riz-zolio. Sa-bato 16 ore 21, testi-monianza-concerto del rapper Luca Maffi in piazza Rizzolio. Mercoledì 20 ore 17, preghiera e benedizione presso il campo sportivo S. Andrea di via Min-ghetti, con processione fino alla chiesa di via Bellini con la statua della Madonna di Fatima, portata dai rappresentanti dell'associazione dei Lucani e dai ragazzi della scuola calcio del Gso Corniglianese. Alle 21 incontro-testimonianza con l'attore Simone Riccioni. Conclusione sabato 23 maggio: “La statua parte, la fede rimane?” Ore 15,30 attività con i bambini del catechi-smo, dell'Acr e dei lupetti. Alle ore 17 S. Mes-sa solenne presieduta da mons. Borzone. Al temine la statua della Madonna di Fatima ripartirà a bordo dell'autocappella. Per ulteriori informazioni sulla programma-zione rivolgersi alle parrocchie dei SS. Andrea e Ambrogio, oppure alla parrocchia di NS di Lourdes di Campi, dove saranno disponibili i volantini con la programmazione. La redazione

In occasione del 70° anniversario della Libe-razione, il 22 aprile, a Roma, il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, ha consegnato la meda-glia commemorativa ai labari ed ai rappresen-tanti delle associazioni che raccolgono quanti parteciparono alla Guer-ra di Liberazione. Nella foto, la corniglianese Savina Carlotta Bozzano, partigiana combattente, cavaliere della Repubblica, riceve l’onorificenza. S. T.

Donne nella Resistenza /2 , la medaglia di Savina

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5 Aprile 2015

L’area dove ora sorge il parco di Valletta San Pietro, circa 11 ettari, era origina-riamente destinata a funzioni residen-ziali e solo negli anni ‘90-’91, anche a seguito della protesta degli abitanti, venne destinata alla realizzazione del parco. Il progetto è stato oggetto di un concorso pubblico di progettazione. L’area sede di intervento si presentava in uno stato di forte degrado a seguito di un abbandono iniziato dalla fine del secondo conflitto mondiale (i lavori avevano comportato infatti anche la necessità di procedere alla bonifica di reperti bellici). La proprietà dell’area è stata acquisita dai Dufour con trattativa bonaria da parte del Comune di Geno-va. Gli interventi di sistemazione dei versanti e di regimazione delle acque sono stati realizzati con il ricorso alle tecniche dell’ingegneria naturalistica. All’interno del programma europeo "Urban" è stato finanziato il recupero a parco urbano di Valletta San Pietro a Cornigliano, i cui lavori, iniziati nel 1998, sono stati ultimati nell'anno 2000. L’intervento si collocava in uno dei quartieri di più elevato degrado am-bientale della città e lo scopo era quello di svolgere, in ragione della sua partico-lare collocazione alle spalle di un tessu-to che vede la sopravvivenza delle ville storiche, una funzione di ricomposizio-ne e connessione tra i residui spazi a-perti presenti nel tessuto e le aree di crinale maggiormente connotate in sen-so naturale. L’opera ha trasformato l'area secondo tre diverse funzioni: la porzione più elevata destinata ad orti assegnati ai residenti; nel settore intermedio, man-tenendo l’assetto orografico esistente, sono stati realizzati percorsi pedonali e ginnici con una piccola arena per spet-tacoli estivi. Nella parte inferiore ha trovato posto un'area d'incontro e sosta con la presenza di giochi per bimbi e di un circolo ricreativo molto frequentato. L’impostazione progettuale della zona centrale e alta della valletta è stata volta al mantenimento del paesaggio origina-

rio tipico delle residenze delle ville cin-quecentesche genovesi. Il parco è stato lasciato per anni in uno stato di totale abbandono dove la ma-nutenzione è stata rimessa alla buona volontà dei cittadini che curano gli oltre 40 orti situati nella parte alta. La palaz-zina di Passo Speich, occupata da abusi-vi fino a poco tempo fa, soffre della mancanza di un presidio civile. A causa della frana della scorsa primavera nella parte bassa della valle sono state fatte alcune opere di pulizia dell'alveo ma nessuna opera strutturale sui conteni-menti franati. Tutti gli impianti antin-cendio e di illuminazione vandalizzati da diversi anni giacciono abbandonati ed inefficienti. La pavimentazione del tipo "vesuviana" non consente l'accesso a biciclette e passeggini e il parco viene usato dai più come gabinetto per cani dove nessuno raccoglie le loro deiezioni.

Quella che doveva essere una pista di pattinaggio non è mai stata usata come tale ed è anch'essa in uno stato di totale abbandono. Dello stato attuale, a seguito degli inter-venti ancora in corso dei cassintegrati Ilva ai "socialmente utili", ne chiediamo notizia all'assessore Ferruccio Bomma-ra che risponde: «Poco dopo l’inaugurazione del parco di Valletta Rio San Pietro, avvenuta nel 2001, ci si è resi conto che si sarebbe dovuto affron-tare i diversi problemi e le difficoltà che si frapponevano ad una gestione effi-ciente. Solamente mantenere il taglio delle essenze vegetali si sarebbe dimo-strato nel breve tempo poco sostenibile. La frequentazione della cittadinanza, fatto salvo il settore dedicato agli orti

urbani, che da subito ha avuto il con-senso e la partecipazione di molti citta-dini, non si è attestata numericamente a livelli positivi e qualitativamente si è dimostrata essere a propensione vanda-lica, tanto che in pochi anni la devasta-zione e i numerosi furti di materiali l’hanno ridotto in pessime condizioni. Molte proposte e tentativi di rivitalizza-zione si sono accumulate nel tempo, alcune dei quali, ottenendo buoni risul-tati, hanno contribuito ad una faticosa inversione di rotta, recuperando porzio-ni dei territori ad un pubblico utilizzo continuo e virtuoso. Protagonisti di quest’opera benefica sono stati i giovani corniglianesi organizzati nel movimento yepp. Essi hanno pensato e organizzato, con il patrocinio e l’aiuto materiale del Municipio, azioni su progetti che si pro-ponevano il coinvolgimento della popo-lazione per un sostanziale e duraturo recupero della Valletta. Il concerto estivo di musiche giovanili e la realizzazione dell’orto sinergico han-no ottenuto immediatamente un grande successo. Basandosi su queste esperien-ze è stata proposta alle associazioni presenti nei vari progetti la sottoscrizio-ne di una convenzione con il Municipio, con la quale s’impegnano al compimen-to di eventi e progetti simili a quelli già sperimentati utili a raggiungere l’obiettivo di favorire la sana frequenta-zione degli spazi. Ad affiancare le associazioni Arci, Terra, La Stanza, sono state coinvolte nel pro-getto le squadre della protezione civile del Municipio VI medio ponente. Una opportunità per la manutenzione stra-ordinaria del parco si è presentata con l’offerta della forza lavoro dei cassainte-grati dell’Ilva che con l’integrazione economica, alla normale cassa integra-zioni, fornita dalla Società per Corni-gliano in base a quanto previsto nell’accordo di programma sul sosteni-mento occupazionale per le maestranze dell’lva, sono stati coinvolti in un gran-de progetto per lavori socialmente utili nell’intera città. I lavoratori sono stati utilizzati in base alla presentazione di progetti, il Munici-pio medio ponente ha richiesto un nu-mero di lavoratori congruo a diversi programmi di manutenzioni divisi in squadre e localizzati su tutto il territo-rio. Per la Valletta la proposta è stata prontamente accolta dagli uffici comu-nali preposti alla gestione di questi la-voratori assegnando una squadra di sedici lavoratori. Il progetto ha coinvolto diversi soggetti

dall’Aster a Società per Cornigliano e le associazioni Terra e Cinque Valli. Terra ha curato il corso di formazione, orga-nizzando lezioni teorico pratico sulle tecniche per la manutenzione e gestione delle essenze vegetali presenti nel par-co. Gli attrezzi necessari sono stati for-niti dal Comune ma pagati da Società per Cornigliano la quale ha fornito an-che le risorse finanziarie per il corso di formazione. Altri attrezzi sono stati prestati dall’area tecnica del Municipio e una parte, non pochi, sono stati forniti dall’associazione Amici di Coronata, partecipando senza indugi alla richiesta del Municipio. Aster, oltre che consu-lenza, ha fornito materiali per le stac-cionate. L’associazione Quattro Valli, coinvolta dall’architetto Ornella Quarti-ni, è intervenuta con i suoi volontari per il taglio erba e arbusti nei vialetti e zone verdi. L’architetto, richiesta dal Munici-pio e in carico a Società per Corniglia-no, ha avuto l’incarico del coordina-mento dei lavori. Alcuni lavoratori, per un periodo di alcune settimane, sono stati inviati a Villa Dufour, in via dei Sessanta, coordinati dal volontario Sal-vatore Micelli già del Comitato amici di Villa Dufour, per effettuare la pulizia e manutenzione straordinaria della stes-sa. I lavoratori Ilva saranno a disposi-zione fino al prossimo settembre. Invi-tiamo i nostri concittadini a visitare la valletta per godere, nonostante le nu-merose frane dovute alle recenti allu-vioni abbiano martoriato il territorio, di una manutenzione che il parco ha visto solo per pochi mesi dopo la sua inaugurazione». Alla luce di ciò non nascondiamo la nostra preoccupazione. Se una volta ultimato l'intervento straordinario e assolutamente eccezionale dei lavorato-ri Ilva il parco in questione torna ad essere come lo è stato per oltre dieci anni, abbandonato a se stesso a causa dell'assoluta assenza di una manuten-zione ordinaria da parte di Aster, tra un anno o poco più sarà ne più e ne meno nelle condizioni in cui i cassintegrati Ilva l'hanno trovato. Dunque perché non affidare la gestione dell'intero par-co ad un’associazione locale, o neonata ad hoc, che potrebbe trovare sede nella palazzina di Passo Speich e garantire così un presidio continuo? Chissà che il Comune di Genova non possa ritrovare il parco pulito risparmiando così molti dei denari spesi oggi per una manuten-zione che non viene fatta. oerre

Valletta San Pietro: dall’abbandono al recupero grazie ai cassintegrati Ilva (e non solo)

ilCorniglianese/cronaca dalla delegazione

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“Emergenza rifiuti a Genova” Gli studenti si interrogano

ilCorniglianese/cronaca dalla delegazione Aprile 2015

Riceviamo dall’Istituto Vittorino-Bernini, e pubblichiamo, un tema scelto dalla classe

IV B, per illustrare una problematica molto sentita dai ragazzi e vicina al nostro ter-

ritorio del ponente, l’emergenza rifiuti e la raccolta differenziata. Il lavoro della clas-

se è stato coordinato dal prof. Paolo Sorrenti. Lo svolgimento è di Valeria Pruzzo.

“Il problema dell’inquinamento ha drasticamente cambiato la nostra vita e ne ha ridotto grandemente la lunghezza. Come non pensare ai tanti morti per aver lavorato anni e anni a contatto con sostanze nocive, all’aumento delle leucemie, dei tumori, in determinate zone? Storie che abbiamo visto in tanti film e che, purtroppo, troviamo anche nella vita reale. Molto spesso anche le discariche rappresentano una minaccia continua all’ambiente e alla nostra salute. A Genova ne troviamo un esempio lampante: la discarica di Scarpino. Qui da tempo si trascinano problemi nati nei decenni scorsi, quando ancora non esistevano norme per la salvaguardia ambientale. Questo però ha fatto in modo che fosse necessaria la chiusura della discarica. Il sindaco sottolineò inoltre che la messa in sicurezza della discarica di Scarpino comporta opere di regimazione delle acqua e depurazione del percolato per un ammontare di cinquanta milioni di euro. Ma questo problema deve essere affrontato su scala regionale e nazionale. Da circa un anno i rifiuti della nostra città, e non solo, vengono portati soprattutto in Piemonte; questo tuttavia ci costa circa due

milioni di euro al mese. Dato l’elevato costo del tra-sporto rifiuti fuori regione e quindi la ne-cessità di una discarica fun-zionante, si sono pensati piccoli cambia-menti nel pia-no ambientale, circa la realiz-zazione di al-cuni interventi indispensabili.

Per non parlare della pericolosità dei continui sversamenti di percolato nel rio Cassinelle e quindi in mare. Fattore che contribuì al collasso di Scarpino fu sicuramente il misero risultato della raccolta differenziata (circa il 30%, con-tro il 65% fissato dalla legge per il 2012). Oggi i due terzi dei rifiuti raccolti da Amiu vanno ancora in discarica, mentre dovrebbero essere appena un terzo. Secondo la maggioranza la responsabilità degli sversamenti di percolato tossi-co nel Cassinelle, non è tanto di chi l’ha deciso come misura estrema per evita-re guai peggiori, quanto di chi, in tutti questi anni, ha guidato il Comune di Genova e Amiu; i quali, a fronte di diverse denunce, hanno mentito asserendo che a Scarpino era tutto sotto controllo. A mio parere il problema rifiuti viene spesso sottovalutato e non se ne parla abbastanza. Per cominciare a risolvere la situazione tutti i cittadini devono fare la raccolta differenziata e impegnarsi a rendere la nostra città più pulita e vivibile.”

Associazione liberi amministratori condominiali

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Francesco Moisello, classe 1905, nacque, visse e lavo-rò a Sampierdarena ma la sua attività antifascista lo legò a doppio filo a Cornigliano ed è per questo che il suo nome è inciso insieme a quello di altri caduti nel-la lapide di Villa Serra dove vengono ricordati coloro che, nativi o operanti nella delegazione, hanno perso la vita per combattere il nazifascismo. Operaio presso la ditta Costa di Sampierdarena, conobbe in fabbrica la moglie Antonietta Antolini e dalla loro unione, nel 1940, nacque il figlio Sergio. Francesco, antifascista, appartenente al Cln (Comitato di liberazione nazio-nale) di Cornigliano, VIa zona operativa, svolse attivi-tà di propaganda e di ricerca di fondi e materiali per l’assistenza alle famiglie dei prigionieri politici, dei deportati e dei partigiani. Un giorno di luglio del 1944, probabilmente a seguito di delazione, fu arrestato, trasferito nel carcere milanese di San Vittore e da qui al campo di transito di Bolzano, dove rimane fino al 5 settembre 1944: con il trasporto n° 81 venne deportato a Flossenburg (Germania) dove, passato il periodo di quarantena, fu definitivamente trasferito al sottocampo di Hersbruck e desti-nato ai lavori forzati; dopo soli due mesi morì (27 novembre 1944). La salma, assieme a quelle di altri prigionieri deceduti in quel periodo, fu inizialmente trasferita a Norim-berga, per essere cremata. Dal 1960, l’urna con le ceneri di Francesco è stata definitivamente trasfe-rita nel cimitero d’onore presente nel Memoriale di Flossenburg, campo L, fila 5, tomba n. 5218. Riconoscimenti e citazioni. Tessera Cln Cvl Co-mando regionale ligure VIa zona operativa, n. 8158, alla memoria. Diploma d’onore al combat-tente per la libertà d’Italia 1943-1945. Citazione nella sala dei nomi del Museo del deportato di Car-pi (Mo). Medaglia d’onore per internati e deporta-ti, rilasciata dal presidente della Repubblica italia-na. Pannello commemorativo nella mostra perma-nente del memoriale di Flossenburg. Citazione nella lapide ai caduti della libertà di Cornigliano e del cimitero di Coronata. Il prossimo 4 giugno, nel nuovo complesso dell’ex cotonificio di via Berto-lotti, ottocentesca manifattura, i nipoti del parti-giano Francesco, Alessandro e Marco, anche se non più residenti a Cornigliano, che attendevano da tempo un riconoscimento onorifico per quel loro congiunto, morto in un campo di concentra-mento nazista, tramite l’interessamento dell’Anpi di Cornigliano, già in possesso della delibera, pre-sto vedranno realizzato il loro sogno, ricordando con gli abitanti del nostro quartiere, la memoria del loro nonno, che per amo-re della Patria, ha sacrificato la vita, con l’intitolazione della piazzetta ricavata nel nuovo complesso dell’ex cotonificio. Le notizie e le foto qui riportate sono state fornite da Alessandro e Marco, nipoti di Francesco Moisello, e assemblate da Guido Pallotti.

Cornigliano, una piazza ricorda il partigiano Francesco Moisello

Nel 2008, dopo la morte del loro padre Sergio, i

figli Alessandro e Marco, qui ritratti, cresciuti nel mito del nonno, per un

dovere di affetto e ricono-

scenza, decisero di recarsi sul luogo della sepoltura.

In primo piano

la targhetta con i dati di Francesco Moisello

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7 ilCorniglianese/cronaca dalla delegazione Aprile 2015

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Questo mese siamo andati a scoprire una fami-glia che abita ai confini della nostra delegazio-ne, in via Paradiso, a Coronata. La scelta si col-loca in un nostro preciso disegno di dare spazio e voce a persone, famiglie, che vivono non ne-

cessariamente in centro. Per iniziare diciamo che la famiglia Vitale vive, appunto, in via Paradiso, un vero paradiso nella nostra città. L’impressione quando si arriva sul piazzale è di essere in un altro luogo, l’aria sot-tile, la tranquillità, l’assordante silenzio, rendo-no questo scorcio di Genova unico nel suo gene-re. Ad aprirmi è la signora Rosalba (60) mamma di Sara, momentaneamente alle prese coi suoi bambini. Dopo pochi minuti arriva Sara e, dopo le consuete presentazioni, le chiedo di presen-tarmi la sua famiglia che è composta da Sara Viosi (28), mamma di Matilde (2) e Alessio 5 mesi, figlia di Rosalba e di papà Lorenzo (62). Non è presente il padrone di casa, Salvatore Vitale (31), marito di Sara, che purtroppo è do-vuto volare a Comiso per un improvviso lutto nella sua famiglia. La famiglia Vitale è quindi numerosa e da quan-to vediamo anche molto unita. Cosa fate per vivere e come ve la cavate, con tutti i problemi tipici di famiglie numerose?

Sara: «Sono diplomata in Ragioneria e lavoro presso una società finanziaria, mio marito Sal-vatore è disoccupato, o meglio, non ha posto un fisso ma lavora saltuariamente. In questo perio-do è occupato in una carrozzeria ma, all’occasione, fa altri lavori. Per chi ha voglia di impegnarsi il lavoro prima o poi si trova, è co-munque alla continua ricerca di un posto fisso. Il suo lavoro è comunque nell’edilizia. Qualche anno fa aveva una sua impresa ma con la crisi ha dovuto chiudere. Con Salvatore siamo sposa-ti da due anni, poi c’è mia mamma Rosalba che fa volontariato presso la parrocchia di Sant’Ambrogio, in via Bellini, e Lourdes a

Campi, poi mio papà che è pensionato Ilva. Abi-tiamo nello stesso portone, io in affitto e miei hanno la casa di loro proprietà. Fortunatamen-te i miei genitori ci aiutano da tutti i punti di vista, quindi posso dire che le cose non vanno poi cosi male.» Immagino che, con due bambini piccoli, Co-mune e Municipio le diano una mano, mi rife-risco all’inserimento dei piccoli in strutture pubbliche come asili nido o altro. È cosi?

Sara: «Direi di no, questa è una nota dolente. Pensi che siccome Salvatore, non lavorando è a mio carico, secondo questi signori, invece di cercare lavoro, può accudire i figli e il risultato è questo: che Matilde non può frequentare il ni-do, cosa che possono fare i figli di genitori che

lavorano entrambi, una cosa assurda. Non par-liamo poi di altre tipologie di famiglie, per e-sempio non italiane che acquisiscono punteggi sbaragliando tutti. Mi piacerebbe vedere i crite-ri utilizzati per le graduatorie. Ovviamente non ho nulla verso queste famiglie ma il confronto è necessario farlo, quasi mi sento in colpa di esse-re una famiglia italiana.» Cosa ne pensate della rivoluzione urbanistica a Cornigliano.

Sara: «Una buona cosa per Cornigliano è la nuova strada che dovrebbe migliorare la viabili-tà e alleggerire il traffico in via Cornigliano.» Avrete sentito dai telegiornali questa ondata di violenza nel Nord Africa. Vi preoccupa o comunque ne parlate in casa?

«Certamente ci preoccupa, devo dire − aggiun-ge Sara −, che situazioni analoghe a quelle che vediamo possono verificarsi ovunque, speriamo nella protezione del nostro Governo e, soprat-tutto, che queste popolazioni smettano di odiar-si.» Biodigestore, moschea: cosa ne pensate?

Lorenzo: «Non vorrei che mi fraintendesse ma ho l’impressione che tutte le cose negative le debbano proporre a Cornigliano, mi riferisco al biodigestore di cui sappiamo veramente poco, per quanto riguarda la moschea, fatto salvo che tutti hanno diritto di pregare il proprio Dio, il problema è logistico, si immagina lei un adden-samento di vetture all’imbocco di via Coronata , la questione deve essere risolta dal sindaco e dalla sua giunta. Voi abitate nel punto estremo di Cornigliano come è vivere qui?

Lorenzo: «È da sempre che vivo in questa zona e non la cambierei con nessun altro posto, come avrà potuto notare qui abbiamo silenzio, aria buona, la possibilità di vita dei miei nipoti all’aria aperta, senza grossi pericoli, il non esse-re necessariamente nel caos della città, tutto questo rafforza la nostra convinzione che que-sto è il posto giusta per le nostre famiglie.» Alleggerendo i temi e le domande, vi chiedo se tradizionalmente cucinate piatti calabresi e siciliani oltre, ovviamente, quelli liguri.

«Direi che per quanto riguarda le tradizioni culinarie, quello che è più legato alle tradizioni è Salvatore che mi chiede spesso di cucinare piatti tipici siciliani, ma prevalentemente man-giamo alla ligure.» Nonostante i bimbi piccoli trovate il tempo di relazionarvi con amici?

«Direi di sì, alternando gli inviti con altri amici e qualche volta ci permettiamo una pizza tutti insieme.» Carlo Guerra

In casa vostra/16 Tre generazioni, una famiglia: “Affrontiamo meglio i problemi di tutti i giorni”

Page 8: Aprile2015

8 ilCorniglianese/cultura, arte

Stavo scendendo le scale dell’istituto Devoto di corso Genova. Erano le sei del mattino e all’esterno un tiepido dicembre seduceva gli abitanti di Lavagna sul fatto che quello avrebbe potuto essere l’unico anno senza inverno. Ovviamente si trattava solo di un illusione: era in arrivo una perturbazione dalla Siberia , diretta sull’Italia, che avrebbe fatto scendere di parecchio la colonnina di mercurio. Quando mi trovai nell’atrio dell’entrata, scorsi il collega preposto al controllo che si era assopito. Aveva le braccia sulla scrivania e la testa su di esse. Quella visione mi fece ricordare quando, oltre 60 anni prima, le suore dell’asilo mi costringevano al riposino dopo pranzo mentre io a-vrei voluto giocare a pallone nel cortile. La notte per alcuni era dura. Per me non lo era mai stata. La notte, per me, era una sorta di estensione diurna all’interno della quale c’era solo meno luce e più silenzio. Decisi di non disturbare il collega e alzando lo sguardo vidi che le uniche a seguirmi erano le tre videocamere della sicurezza. Allungai il braccio sulla scrivania e con le dita cercai l’interruttore per aprire il cancello all’esterno. Il ragazzo ronfava in maniera ritmica e a tratti , con la lingua, riprendeva la saliva che gli si era depositata sul labbro inferiore. Con un passo lento e silenzioso var-cai la soglia dell’Istituto e richiusi il cancello alle mie spalle. Mi incamminai verso la passeggiata in riva al mare. Non avevo voglia di tornare a casa. Nessuno mi aspettava. Quando arrivai davanti al mare inspirai ed espirai come mai avevo fatto. Il mare era mosso e, a tratti, sembrava essere risucchiato e ributtato al largo proprio da quella mia forzata respirazione. Diedi un’occhiata alla costa e scorsi le luci di Portofino. C’ero an-dato un paio di volte nella mia vita ma non era scattato nulla tra noi. All’orizzonte, le luci di una nave da crociera stavano scivolando verso est in qualche posto caldo del mediterraneo. Scorsi una panchina e mi sedetti. Poi, come tutte le volte che mi trovavo in quella posizione, iniziai a pensare. I miei ricordi partivano tutti, chissà perché, da quando all’età di 49 anni avevo deciso di cambiare radicalmente la mia vita decidendo di frequentare corsi che mi avrebbero qualificato ad esercitare l’assistenza agli anziani. Mi ricordavo anche che in quel periodo non mi ero mai posto il problema del “diventare vecchio e malato”. Ero sempre stato uno scavezzacollo, con un ottimo lavoro che mi permetteva di guadagnare bene e di girare il mondo continuamente perso dietro a qualche gonna semplice da sfilare e altrettanto facile da abbandonare nella biancheri-a sporca. Poi era arrivata lei. Una donna minuta, intelligente, forte come un leone e timorata di Dio che mi spiegò che l’aver timore non significava aver paura ma rispet-tare, con profonda riverenza il Creatore, insieme ad un sano terrore di dispiacergli. Ma era stato proprio Dio ad “incastrarmi”. Mi aveva fatto conoscere altre mete; altri orizzonti. Mi aveva cambiato, filtrato, depurato e fatto vedere quanto di male avevo combinato insieme alle persone che avevo fatto soffrire. E proprio quando pensavo di aver messo le cose a posto con il genere umano, con una piccola ipoteca sulla mia sal-vezza eterna, un giorno squillò il telefono e qualcuno mi annunciò che sarei stato as-sunto in una casa di riposo per anziani. Da allora ho passato vent’anni spendendo una cospicua parte del mio tempo ad aiutare anziani malati, accompagnandoli verso la loro morte. Dei loro volti non ho più ricordi ma sento ancora su di me la loro angoscia che precedeva sempre il momento in cui dovevano lasciare questa vita. Ad un tratto qualcuno mi afferra delicatamente per un braccio. Alzo lo sguardo e vedo che il sole è sopra l’orizzonte e accanto a me c’è il ragazzo che, all’entrata dell’istituto, avevo lasciato dormire beatamente. Mi sussurra ad un orecchio che gli ho fatto prende-re uno spavento terribile e di non farlo mai più se no perderà il suo posto di lavoro. Gli rispondo che non capisco poiché, una volta finito il mio turno di notte, sono libero di fare ciò che voglio. E poi sono anni che non faccio straordinari e non è mia intenzione iniziarli a fare proprio ora, alla mia età. Ma quello che mi dice, con estrema calma, mi fa ricordare che in quel luogo ci ho lavorato solo dieci anni. Dieci anni? E gli altri dieci? Sento come un colpetto nella mia testa e la parte ancora funzionante del mio cervello, quella non ancora colpita dalla malattia mentale, si mette in moto scodellandomi la realtà nella quale vivo e cioè quella di un paziente in fase terminale con delle piccole finestre di memoria attivate da decine di farmaci. Penso a questo mentre il giovanotto mi fa cenno di salire sull’autoambulanza. Il sole è ormai alto su Lavagna. So per espe-rienza che anche quelle piccole finestre, prima o poi, si chiuderanno confinandomi in un mondo all’interno del quale nessuno potrà mai più entrare. Quando torno al Devo-to mi accompagnano in una stanza. Una infermiera mi mette in mano un farmaco e mi dice gentilmente di ingerirlo. Mi volto verso il comodino e vedo la foto di una donna piccola e minuta che mi guarda felice. Quanto mi è mancata in tutti questi anni! Accanto alla foto c’è la mia vecchia Bibbia. La apro e lascio che mi si schiuda davanti agli occhi come in un sorriso, concedendomi, per l’ennesima volta, forse per l’ultima, di trovare conforto in lei.

di Guido Pallotti di Alvaro Michelon

All’inizio di giugno del 1962 i cileni erano in festa perché la loro squadra nazionale di calcio, aveva sconfitto l’Italia per due a zero ed era passata al turno successivo dei cam-pionati mondiali che si svolgevano proprio nel loro Paese. Da quel momento nessuno poneva più limiti alla Provvidenza e i giornalisti italiani, che li avevano descritti come un popolo di disperati, avevano avuto il fatto loro. Così la pensava a Viña del Mar, nella sua villetta, da dove si vedevano le onde del Pacifico lambire l’arenile, il dottor Gonza-les, politico socialista, che aveva assistito con trepidazione alla partita, scaricando la tensione, sfottendo sua moglie Armida, allegra italiana di terza generazione, che si fin-geva dispiaciuta per la sconfitta della nazione, terra natia dei suoi avi. Pochi minuti prima, Maria, la loro unica figlia, che aveva diciotto anni, gli si era seduta in braccio e certa che il padre non avrebbe resistito alle sue moine, gli aveva carpito il permesso d’andare sulla spiaggia per festeggiare lo straordinario evento in compagnia del fidan-zato Rodrigo. Quella sera Maria era decisa ad andare oltre i soliti amoreggiamenti e avrebbe costretto Rodrigo a farla diventare finalmente donna. Lo voleva con tutta se stessa, nondimeno era un po’ impaurita e di conseguenza inquieta, al punto di sbotta-re, spiazzando Paulina, la ragazza che più che una servente considerava un’amica e che come di solito si prendeva delle licenze mentre l’aiutava a lavarsi. «Paulina, ma non ti stanchi mai? E’ da quando sono diventata signorina che mi fai questi giochetti. Adesso però è ora di finirla!» Le aveva urlato, alzandosi dalla vasca gocciolando. Si era però già pentita del suo scatto: «Paulina, ormai sono una donna, adesso quelle cose le faccio solo con il mio ragazzo. L’amoroso lo hai anche tu, dài, con Ersilio fissate il giorno delle nozze, e io convinco mio padre a offrirvi la cerimonia. Ti piace questa idea?» Diciotto mesi dopo Paulina s’era sposata con Ersilio, un sergente dell’esercito. Rodrigo, ricco avvocato, s’era fatto convincere dal futuro suocero a entrare nel suo par-tito e quando nel 1964 aveva sposato Maria, era già un membro nella giunta della città in riva al Pacifico, un anno dopo era nata Joya. Quando il dottor Gonzales, alla fine del 1970, si era trasferito con la moglie a Santiago, chiamato a far parte del governo di Sal-vator Allende, appena eletto presidente della repubblica, Maria e Rodrigo avevano vo-luto che Paulina ed Ersilio, si trasferissero nella villetta, per far loro risparmiare i soldi dell’affitto. Passarono un paio d’anni d'agiata routine, poi, alla fine dell’estate 1973, Ersilio, che era distaccato a Viña, fu chiamato d’urgenza nella capitale. Il marito di Paulina, che si era molto affezionato a Joya, appena giunto in caserma, intuì l’imminente colpo di stato, allora, approfittando del fatto, che non era ancora stato comunicato ufficialmente l’ordine d’agire, fece alla moglie una telefonata, appa-rentemente normale, fidando nella scaltrezza innata di Paulina. «Chiquita, stiamo preparandoci per delle esercitazioni che dureranno a lungo e prima che io possa tornare a casa, passerà del tempo. Quanto non lo so, però sarà senz’altro molto, potresti sfruttare questa occasione per andare al paese a trovare i nostri vecchi, come avevamo progettato. Magari convinci i tuoi padroni ad accompagnarti, così ti risparmi il viaggio in corriera. Ricordati di portare Joya a visitare le grotte dove gioca-vamo a nascondino da bambini, come le prometti sempre». Dal suo tono insolito, Pau-lina capì immediatamente ciò che Ersilio aveva voluto trasmetterle e prevaricando lo stesso Rodrigo, aveva preso in mano lei la situazione. Partirono sulla Fiat 124 Sport e raggiunsero un paesino al nord, ai piedi della cordigliera. All’interno di un baule di ferro, avevano stipato tutti i documenti politici, lasciati dal dottor Gonzales. Nascosta fra le carte c’era pure una valigetta, contenente gli ori e i gioielli di Maria e di sua ma-dre. Paulina li condusse in una delle innumerevoli caverne, da un anfratto nella roccia cavò un’arrugginita leva, con la quale, aiutata da Rodrigo, spostarono un macigno, per accertarsi, che nella sottostante buca ci fosse ancora la custodia di protezione con den-tro la pistola che suo fratello vi aveva sotterrata alla morte del loro babbo. Tutto era rimasto intatto, allora, rinfrancati riguardo alla sicurezza del nascondiglio, allargarono la buca e vi seppellirono il baule fasciato in un’incerata, dopo averlo abbondantemente unto con dell’olio minerale. Sulla strada del ritorno fece vedere a Joya, gli stessi segni che il fratello le aveva fatto incidere sulle piante e sulle rocce, quasi quindici anni pri-ma, per facilitarle il ritrovamento. Infine, fingendo che fosse un gioco da grandi, la fecero anche giurare di mantenere il segreto. A Viña del Mar andò soltanto Rodrigo, loro vi ritornarono a settembre, dopo il golpe del generale Pinochet, dove attesero im-potenti l’evolversi degli eventi, che ben presto divennero drammatici. Attorno a Rodrigo, nel frattempo, si era fatta terra bruciata, mostrare simpatia per i seguaci d’Allende era troppo rischioso. Si ritrovò solo e quando fu certo d’essere ormai perduto, prese degli accordi segreti per mettere in salvo Joya e Maria.

Continua

Aprile 2015

letture

L’ultima meta Odore di terra bruciata

Page 9: Aprile2015

Già di buon mattino, uomini in tuta armeggiavano con robu-sti tiranti sul basamento di quella scultura di pietra del Fina-le, mentre una grossa gru supportata da un camion coi colori del cielo, erano pronti per l’opera di spostamento. Era da molto che tentavano di estirpare quel monumento dalla sua posizione originale. Un folto pubblico osservava lo sballotta-re di quell’ingombrante pachiderma indirizzato verso le scali-nate centrali di Villa Serra dove lo attendeva una nuova di-mora. I commenti su quel fiume di denaro pubblico speso per spostarlo solo di pochi metri, considerato inutile e troppo oneroso, suggerivano che una parte di quelle risorse si sareb-be potuta destinare ad altre priorità. Con sguardo commosso seguivano quel breve ma faticoso percorso, diretto di fronte all’altro monumento trasfertista dedicato ai partigiani cadu-ti. Consolati da quella presenza, gli spettatori li sapevano entrambi protetti da pini, alte palme e una maestosa magno-lia che benevola, si accingeva ad accoglierli sotto la sua prote-zione apprestandosi ad omaggiarli, come benvenuto, con

grandi e candidi fiori, per colmare quel vuoto che in questi ultimi anni l’ingrata mano dell’uomo gli aveva negato. I giar-dini Melis, vanto dei corniglianesi, dedicati al coraggioso partigiano quattordicenne, ucciso dai nazifascisti il 24 aprile 1945, sono sempre stati il cuore pulsante di Cornigliano. Attrezzati di panchine e circondati da una folta vegetazione di pini marittimi, magnolie, lecci, tigli e arbusti da siepe di pitosforo, sono stati da sempre punto di riferimento dei cor-niglianesi dove trascorrono un po’ del loro tempo libero e dei bambini che, dopo le lezioni, si sgranchiscono le gambe, rin-correndosi, giocando a palla o coi pattini nel campetto recin-tato. Ora, uomini indaffarati stanno completando il mosaico di ciottoli colorati ai piedi delle scalinate laterali di marmo bianco della villa mentre altri si cimentano per preparare la pavimentazione con lastroni di calcestruzzo lavorati sul po-sto, a sistemare le aree giochi e completare la nuova recin-zione già avviata in via Baffigo. Proprio al centro, villa Dome-nico Serra riflette i suoi colori che inglobano il bianco, il ros-so mattone e il verde degli infissi. Costruita dal 1787 in stile neoclassico, fu progettata dall’architetto Andrea Tagliafico, noto progettista e decoratore, che s'impegnò all'ottima riusci-ta della costruzione anche per la parte ingegneristica e i-draulica. Un maestoso edificio appoggiato al primo piano su una grande terrazza e collegato al giardino tramite scaloni simmetrici separati da un corpo cilindrico che ospitava la Grotta del Ninfeo, ne valorizzano l’esterno, mentre due bian-

che scalinate poste sia a levante che a ponente, si ricon-giungono armonio-samente sotto i due loggiati corre-dati di colonnato e balaustre in mar-mo. Villa Serra acquistata dal co-mune nel 1916, fu prima sede del municipio, poi, dopo l’aggregazione con Se-stri, si trasformò in circoscrizione ora trasferita per fine maggio, a ridosso delle votazioni regionali in viale Narisano. Adesso resta da scoprire che ne sarà di questo favoloso edifi-cio dopo la ristrutturazione degli interni, nel frattempo i corniglianesi possono godersi questa ventata di novità. Forse con un po’ di scetticismo, la riqualificazione di questo quar-tiere dimenticato troppo a lungo, sembra prendere forma, in attesa di riappropriarsi come un tempo, di questo centro di aggregazione affacciato sulla via principale. Ma nelle due giornate riservate all’evento dei Rolli Days, tutti ci auguriamo di vederli davvero terminati in ogni loro parte, perché preva-le il timore che futuri ritardi possano lasciare tutto in sospe-so, ripiombando di nuovo in un cupo degrado.

Rosanna Robiglio

ilCorniglianese/cultura, arte 9 Aprile 2015

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Il capitano Bertolotti

morì nel ‘15 sui monti veneti

“Natale con i tuoi Pasqua con chi vuoi”. Detto fatto. Ingredienti per la riuscita di una bella Pasquetta: sole, amici, un giardino con glici-ne in fiore, un gazebo, una tavola imbandita, e sarà per via del nome ma la torta pasquali-na non può mancare. E così è stato. Di quelle fatte in casa, con la sfoglia sottile tirata a mano e con l’impasto arricchito da qualche ingrediente segreto; una vera delizia nulla a che fare con i miei tentativi dei giorni prima. Cucina attrezzata, tecnologica, prodotti scelti con cura e tante buone intenzioni ma quello che mi è mancato è la ricetta di Emetta e la

sua esperienza. Ai suoi tempi impastare era una necessità, un risparmio, il pacco di farina era quello che andava per la maggiore nella borsa della spesa; tirare la sfoglia era cosa di quasi tutti i giorni e durante le feste in cucina c’erano due generazioni di mani esperte a lavorare. Quello che non facevano le madri prendeva forma e gusto grazie alle nonne. Emetta preparava u tuccu e delle lasagne “cu a persa” che erano una prelibatezza e se ha cominciato a farle nella vecchia cucina con il lavello di marmo di via Bertolotti dove gli ingredienti e il ”q. b.“ altro non era che l’arte

del sapersi arrangiare ha poi continuato a cucinarle nel moderno tinello con cucinino di via Coronata al numero 100 e qualcosa. Ca-pelli bianchi sempre raccolti, scialle colorato sulle spalle e orecchini d’oro con granatine rosso scuro - quelli per intenderci che usava-no una volta quando ne avevi un paio solo in tutta la vita - Emetta ha gelosamente custodi-to a memoria tutte le sue ricette e quale fosse l’ingrediente segreto delle sue lasagne non lo so nemmeno oggi; così come non ho ancora trovato la ricetta dei “ghiemistà” (pomodori ripieni) preparati dalla moglie del commissa-

rio ateniese Kostas Charitos usci-to dalla penna del greco Petro Markaris. Le vicende di Kostas Charitos prendono vita in una Grecia contemporanea alle prese con delitti, corruzione e crisi. Lui, uomo cocciuto dall’ottimo intui-to, innamorato della sua Adriana e ancor di più della giovane figlia Caterina tanto da criticarle sem-pre e comunque i fidanzati, con un passato nella Grecia dei colon-nelli di cui non vergognarsi, Cha-ritos si destreggia bene nei difetti della sua Atene e nel suo caotico traffico. E’ la sua prima indagine

- “Ultime della notte” - a presentarci i pomo-dori ripieni: “Sul tavolo della cucina troneg-gia un vassoio di ghiemistà. Capisco subito il messaggio. E’ il modo di Adriana per chieder-mi di fare pace. E’ così dal nostro primo liti-gio. Eravamo da poco sposati e non sopporta-vamo di non parlarci. Tenevamo duro per misurare la resistenza l’uno dell’altro. Fino a quando un giorno Adriana mi ha preparato i ghemistà. Sapeva che era il mio piatto prefe-rito, ma non l’aveva mai preparato. Mi sono sciolto, come la neve al sole”. E i pomodori ripieni non mancano certo in “Difesa a zona”

seconda indagine di Charitos, un bel polizie-sco con un linguaggio fluente, ironico e disin-cantato – che poi è lo stile di Markaris – e che potrete trovare a scaffale alla Biblioteca Guerrazzi. Se è per quello in biblioteca ci trovate anche una cucina in tutta regola. Lo sapevate? Una cucina dell’Ottocento, con forno, fornelli, grande cappa in muratura, tavola imbandita come un tempo. Una vera chicca. Chissà che cuoche con i fiocchi e con-tro fiocchi avranno armeggiato in quella stanza dal soffitto basso con una finestrella a dar luce al mezzanino di villa Gentile Bickley. Sì lei, la bella villa di Cornigliano che fa parte del percorso della Strada a Monte. E pensare che sino a qualche anno fa nessuno avrebbe immaginato una Cornigliano inserita nelle manifestazioni dei Rolli: nelle giornate di sabato 30 e domenica 31 maggio 2015 ritroviamo così il nostro patrimonio culturale aperto al pubblico. Partecipiamo! Ma tornia-mo in cucina, anzi alla “Scuola di culinaria sapore e arte” di cui Jorge Amado ( scrittore brasiliano morto nel 2001, suoi i titoli “Teresa Batista stanca di guerra” e “Jubilà” ) ci racconta nel romanzo “Dona Flor e i suoi due mariti”: siamo in una città magica solo come lo sa esser Bahia, incontro di culture, luogo d’incantesimi, ricette e pozioni, dove il sogno e la magia camminano accanto ai pro-tagonisti. C’e tutto questo e molto di più nelle pagine scritte dall’instancabile penna di A-mado. “Vadinho, il primo marito di Dona Flor, morì a Carnevale, una domenica matti-na, mentre ballava un samba vestito da baia-na in Largo 2 Luglio, non lontano da casa sua. Non apparteneva al gruppo, ci si era semplicemente aggregato, con altri quattro amici tutti vestiti da baiana, e tutti prove-nienti da un bar della zona del Cabeca, dove il whisky correva a fiumi, alle spalle di un certo Moysés Alves, piantatore di caffè, ricco e spendaccione.” – inizia così la storia di una giovane donna divisa tra due mariti che sono prima di tutto due modi antitetici di intende-re la vita. Una vita, quella di Flor, costellata di magici avvenimenti e contornata da perso-naggi di cui Amado ci racconta molto. Romanzo dalla lettura piacevole e a largo raggio, ci regala sensualità nelle notti, incanti

e sortilegi di giorno senza perdere il ritmo, nemmeno quello musicale. La quarta parte del romanzo Amado la tito-la: “Della vita di dona Flor, in pace e armoni-a, senza dispiaceri né soprassalti, col suo bravo secondo marito, nel mondo della far-macologia e della musica da dilettanti. Lei a brillare nei salotti e il coro dei vicini a ricor-darle la sua felicità“ non per niente sono 500 e più pagine ad accompagnarci in questo viaggio onirico al di là dell’Oceano. Soddi-sfatta delle ricette di terre lontane son torna-ta sui miei passi e mi sono dedicata a “ Com-missario Rebaudengo - un indagine al nero di seppia”, poliziesco nato dalla penna della ligure Cristina Rava dove tutto sa di Liguria: personaggi, ricette, indagini, luoghi; per usa-re un termine in voga qui tutto è a chilometro zero. “… per terra, davanti a loro, stava diste-sa una giovane donna nuda, braccia e gambe aperte, come il disegno dell’uomo vitruviano di Leonardo da Vinci, nessuna ferita sul bel corpo chiaro, a parte il volto tumefatto dallo strangolamento” - questa è la descrizione l’omicidio che vede all’opera Bartolomeo Rebaudengo: uomo di valico tra Piemonte e Liguria, adesso in forza presso gli uffici della polizia giudiziaria di Alassio, Rebaudengo, timido e schivo, nutre una profonda diffi-denza nei confronti della cucina ligure e do-vrà aspettare l’incontro con Ardelia, ottima cuoca e medico legale, per non restare indif-ferente ai sapori liguri. Ed è da questo incon-tro che nasce quella Ardelia Spinola che sarà la protagonista principale del giallo “Un mare di silenzio” - disponibile a scaffale in bibliote-ca. Kostas Charitos, Flor con i suoi due mariti, Rebaudengo e Spinola sono alla vostra porta-ta di mano, un pc e potete consultate tutto il Sistema Bibliotecario Urbano con informa-zioni utili sulle copie dei libri, titoli e tanti altri autori, tutto secondo i vostri gusti. Se poi non avete un pc a casa o se lo avete ma è dominio quasi esclusivo di qualche vostro familiare ricordatevi che in biblioteca sono disponibili tre postazioni internet. Chissà quali esotiche ricette scoverete navi-gando on line, a questo punto buon appetito a tutti. Liliana Gatto

Lavori (ancora) in corso Villa Serra si fa bella

Gialli per tutti i gusti e ricette d’autore nei noir di tre scrittori

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paroliamo

ilCorniglianese/personaggi, curiosità, giochi Aprile 2015 10

Classificare lo yogurt può es-sere difficoltoso, non per le caratteristiche intrinseche dell’alimento, ma per le nu-merose tipologie che si trova-no in commercio. Lo yogurth è un latte fermentato, le prime tracce di produzione sono sta-te trovate in Bulgaria e Roma-nia, in seguito anche in Africa nel Masai. Il prodotto si ottie-ne dalla fermentazione del latte intero o pastorizzato, ad opera di due microrganismi batterici: lo Streptococcus themophilus detto anche lac-ticus e il Lactobacillus bulga-ricus, chiamato anche per l’origine Maya Bulgara. Questi batteri, agendo ad una temperatura di circa 42-45° per almeno otto ore, trasfor-mano lo zucchero del latte, il lattosio, in acido lattico. A sua volta il lattosio crea una dena-turazione delle proteine del latte che diventa più digeribi-le. Se durante il processo di

fermentazione la temperatura è più bassa, si creano delle fermentazioni alcoliche, che bloccando parzialmente il processo di acidificazione danno luogo a ottimi prodotti come kefir e kourmiss; questi sono latti fermentati alcolici diffusi in Asia Medio Orienta-le, Turchia e Russia. La ricer-ca e la crescita tecnologica oggi permettono di aumentare i benefici di questo alimento aggiungendo microrganismi a tutti noti grazie alle pubblicità. Sono i fermenti probiotici come il Lactobacil-lus acidophilus 1, o il Bifidobacterium bifidus, noto come batterio bifido, che attraversano integri lo stomaco ed agi-scono direttamente nell’intestino. La produzione moderna dello yogurt, generalmente inizia con la pastorizzazione del lat-te, cosa che le antiche popola-zioni certo non eseguivano. In seguito giunti alla temperatu-ra di 42–45° vengono aggiun-te le colture batteriche di cui abbiamo parlato. In questa fase viene scelta la tipologia di produzione, se a coagulo inte-ro il prodotto viene lasciato neutro o miscelato con frutta,

confezionato in barattoli di vetro dove fermenta e rimane per la vendita fino al consu-mo. Se lo yogurt è del tipo a coagulo rotto o cremoso, la fermentazione avviene in grossi contenitori. In seguito al raffreddamento viene even-tualmente aggiunta la frutta, confezionato in vasetti ed im-messo in commercio. Sugli scaffali possiamo trovare in entrambe le versioni yogurt bianco intero, magro o bianco

dolce con l’aggiunta di frutto-sio o zucchero d’uva, con frut-ta a pezzi o frullata e da bere già in bottigliette. Tutti gli yogurt devono essere conser-vati a circa 4° e riportare la data di scadenza. Questo ali-mento, in passato, veniva an-che definito un elisir di lunga vita: il biologo russo Mecni-kov, premio Nobel nel 1908, enunciò una sua “Teoria della genesi della vecchiaia” dove

affermava che la maggioranza degli uomini invecchia a causa delle decomposizioni batteriche intestinali spesso dovute ad ali-mentazione sbagliata, eccessiva

e poco moto. Lo yogurt, unito agli altri elementi, creando un ambiente acido, aiuterebbe a combattere le tossine intesti-nali, contribuendo ad un be-nessere generale. Oggi, lo yo-gurt viene anche consigliato per ottenere un costante ap-porto di Calcio e Fosforo, sali

minerali, vitamine A, D, e del gruppo B, e per ripri-stinare la flora batterica intestinale dopo una cura con antibiotici. Altre proprietà benefiche, nu-trizionali e nutraceutiche vengono riportate ed at-tribuite a questo alimen-to. Come sempre è indi-spensabile chiedere con-ferma ed essere seguiti da

p r o f e s s i o n i s t i dell’alimentazione che consi-glieranno come inserire cor-rettamente l’eventuale consu-mo di questo prodotto nelle abitudini quotidiane. Anche i ricercatori che già nel 1900 consigliavano lo yogurth, sot-tolineavano che non era il solo elemento che componeva l’ancor oggi ignoto “elisir di lunga vita”, ma uno dei più piacevoli.

Lo yogurt , elisir di (quasi) lunga vita

Riccardo Collu

Il tempo che ha fatto MARZO 2015

dati rilevati a Cornigliano dal 1/3 al 31/3

Il principio è quello del vecchio paroliere. Come si gioca? Vi propongo quattro griglie con tante lettere disposte in modo casuale. Si tratta di trovare il maggior numero di parole tra 16 lettere disposte a quadrato (4 per lato). Le regole principali per formare le parole sono: si può passare una sola volta su ogni lettera; in ogni parola due lettere successive devono essere disposte orizzontalmente, vertical-mente o diagonalmente. Sono valide tutte le parole di senso compiuto normalmente reperibili su un dizionario (i verbi valgono solo all'infinito e al participio passato). Non sono valide: le forme verbali coniugate (a parte infinito e participio passato), le sigle, le forme tronche, i nomi propri. Se una paro-la valida viene trovata più di una volta nella scacchiera, essa sarà conteggiata una sola volta; parole che differiscono per l'accento conteranno una sola volta. (G. Pallotti)

G E R H

I A T S

E P R E

I A S L

A T T E

R E N L

I A N E

N B F E

I R R E

C A A T

I I R S

A E U F

A R N Z

I T N O

I E S O

A P T U

Giorni di pioggia: 12, sereno: 14

Temp. min.: 8,8°C max.: 14,1° C

Maggio sarà caratterizzato da una recrudescenza dell’instabilità al

Centro-Nord, dove la media pluvio-metrica oscilla tra i 70/130 mm in particolare al Nordovest e medio

Tirreno, a causa dei maggiori con-trasti termodinamici tra infiltrazioni fresche settentrionali e il clima più mite che va delineandosi, con tem-perature che oscillano dai +20/+23°C della Val Padana e settori costieri,

fino ai +25/+26 °C delle regioni meridionali, sottovento alle correnti occidentali ed alle prese con le pri-me rimonte anticicloniche, con le precipitazioni che di norma non

superano i 25/40 mm. Analizziamo il possibile andamento meteo di maggio: secondo gli ultimi aggiornamenti, potrebbero osser-varsi anomalie negative del campo

barico sul Medio Atlantico e tra Scandinavia e Paesi Baltici, mentre la fase Enso si manterrà nella fase

neutra o con anomalie leggermente positive. Maggio potrebbe trascor-rere con correnti mediamente occi-

dentali, con il transito di impulsi instabili alle medie latitudini, men-

tre residue incursioni artiche si osserveranno sull’Europa Nord-

Orientale. Temperature che oscille-ranno attorno la media su gran par-te del continente o al più poco al di sopra. Sull’Italia e a Genova maggio potrebbe trascorrere con clima at-torno la norma per l’alternanza di fasi anticicloniche, più frequenti

nella seconda metà, a correnti più umide ed instabili oceaniche. Mese che potrebbe trascorrere senza par-ticolari variazioni mentre le precipi-tazioni risulteranno oltre la norma su parte del Centro-Nord nel corso

della prima metà del mese.

A cura di Nicolò Scibetta www.meteoligure.it

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Villa Duchessa di Galliera Residenza Sanitaria Assistenziale e Centro Diurno

la ASL 3 partecipa alle spese della famiglia

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ilCorniglianese/personaggi, curiosità, giochi Aprile 2015 11

Amore che viene, amore che va Le tempeste del cuore dove vince chi resta di Astri Lidia Frascio

Cara Vanna, è molto che non ci sentiamo e dopo aver parlato per decenni dei problemi che assillavano il tempo migliore della no-stra vita, sono giunta alla conclusione che l'amore, tema principale delle nostre interminabili telefonate ("Questo amore – Così violento – Così fragile – Così te-nero – Così disperato – Questo amore – Bello come il giorno – E cattivo come il

tempo – Quando il tempo è cattivo." Jacques Prévert), "sospiro acerbo dei provetti giorni" Giacomo Leopardi, ma non solo aggiungo io, è una delle poche consolazioni dell'esistenza. Cara, simpa-tica Vanna, logorroica, pesante come un macigno, fragile come un fiore estirpato e galleggiante in un rivolo d'acqua dopo una pioggia primaverile, tu mi hai sem-pre considerata la parte saggia, raziona-le, ma ahimé, non è vero, tu non sai quante e quali tempeste hanno agitato il mio povero cuore e troppi generosi ane-liti sprecati, finché un giorno, molti anni fa, sono andata a trovare un mio antico insegnante di religione del liceo ed egli mi ha fatto dono di un volume, che ho accettato quasi per cortesia, sapendo che poco dopo sarebbe mancato. Ho aperto a caso una pagina ed è balzato ai miei occhi un paragrafo che diceva più o meno così: "Chi sei tu, che pretendi di essere amato? L'unico vero amore è quello di Dio." Era una frase di S. Cateri-na. Non ho capito del tutto ma anche oggi mi perseguita e mi rendo conto di quanto siamo imperfetti nel dare e nel ricevere. E' certamente difficile essere in uno stato di grazia, incapaci come siamo di amare noi stessi e quindi anche gli altri. Così passiamo il tempo: giorni,

settimane, stagioni recriminando invece di operare in modo positivo. Così ci in-ganniamo con falsi obiettivi e cerchiamo di persuadere gli altri per nostro torna-conto. Ahimé, l'amore è quella cosa che più si cerca e più si perde, perché noi siamo chi più, chi meno, anime perse. Kant diceva che bisogna trattare l'uma-nità in noi e negli altri sempre come fine e mai come mezzo ma quante volte lo

facciamo? E' inutile lagnarsi se la nostra vita non è felice. La gioia si propaga come il profumo, come la luce, come una carezza affettuosa e lascia un segno negli anni. Quando ci si ricorda di una perso-na scomparsa, ne rammentiamo il sorriso, la gentilezza, le parole e i gesti d'intesa, malvolentieri gli sgarbi. Per quanto lunga possa essere la nostra vita varrebbe la pena di sorridere un po' di più. Da molti anni sono iscritta al Cinefo-rum genovese, perché ritengo il cinema un'ottima propagazione di idee ed emozioni, soprattutto se la

scelta delle pellicole è intelligente e se-gue un dibattito. Sedermi su quelle pol-troncine di velluto rosso, aspettare che nella sala si spengano le luci, finisca il brusio degli spettatori, sgranocchiare qualche caramella e cioccolatino, per me è fonte di indicibile goduria (come dice la mia amica Natalia: "Mi accontento."). Parecchi anni fa ho assistito alla proie-zione di un film eccezionale: "Ballando ballando" di Ettore Scola del 1983. Le varie scene si svolgevano in una sala da ballo alla periferia di Parigi dal 1936 ai tempi della produzione, in varie situa-zioni storiche, in esse veniva mostrata l'attesa dell'apertura delle danze, gli sguardi tra uomini e donne che entrava-no soli, danzavano insieme e alla fine della serata uscivano ugualmente soli. Così è un po' la nostra vita, di cui il film a me pare una parodia, si nasce soli e ci se ne va, in fondo, soli, varrebbe la pena ogni tanto fermarsi e guardarsi recipro-camente negli occhi, ma forse questo fa paura, poiché potremmo comunicare e trovare solo un desolante vuoto, allora a che vale ballare tanto? Un altro film che ho visto invece di recente è "Lei" di Spi-ke Jonze 2013. L'ho trovato eccezionale poiché mi ha rivelato la fragilità del ma-schietto moderno, che ha difficoltà a

rapportarsi in modo reale; nel film il protagonista Theodore si innamora della voce femminile del suo computer di nuova generazione, con un'intelligenza artificiale sorprendentemente "umana", con essa, che si chiama Samantha, svi-luppa una relazione complessa oltre l'immaginazione. Sono convinta che la rivoluzione femminista sia la più impor-tante del mondo moderno ma non inten-do con ciò che le donne dotate di intuito, capacità di ascolto, visione a vasto rag-gio con abilità nel cogliere le più svariate sfumature, debbano cercare (orrore!) di imitare i difetti dei loro compagni in questo mondo meccanico. A questo pro-posito vorrei ricordare la bellissima poe-sia di Montale, omaggio alla moglie scomparsa, intitolata "Xenia". Egli così scrive: "Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale – e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gra-dino." e ancora, negli ultimi versi "Con te le ho scese perché sapevo che di noi due – le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate, - erano le tue." facendo com-prendere che la moglie, sebbene con problemi di vista, aveva una più profon-da comprensione del mondo. A proposito della felicità della vita con-divisa, vorrei anche ricordare il famoso trittico del pittore Bosch, intitolato "Il carro di fieno", in cui viene rappresenta-to appunto, un carro di fieno, sulla cui sommità sta una coppia amorosa, men-tre di sotto un'umanità quasi mostruosa, si accapiglia e si affanna. Non credo poi che in amor vinca chi fug-ge, ma vince chi resta, chi fa un percorso con il compagno o la compagna di verità e generosità allargando ed espandendo la propria gioia di vivere. Se non cono-scete quanto di bello ci possa essere nell'unione tra uomo e donna andate a leggervi il "Cantico dei Cantici". Molte religioni comunque ne hanno parlato come evoluzione interiore e via di cono-scenza, purtroppo spesso è invece consi-derato come un bene di consumo (gira la manovella esce la caramella) o peggio un metodo per arrivare ad altri scopi e inve-ce di essere il sospiro segreto del cuore di manzoniana memoria è talvolta mer-ce di scambio, tipo figurine di calciatori tra bambini; ma chi è solo, perché non sa uscire da se stesso, solo resta. Talvol-ta diventa gioco di società, ma come o-

gni gioco è bello finché dura poco, altri-menti può avere anche conseguenze tra-giche, vedi "Carmen" di Bizet, "Don Gio-vanni" di Mozart e il famoso libro di P.A.F. Chorderlos de Laclos "Les liaisons dangereuses" oppure il romanzo di D'Annunzio che sosteneva la teoria che bisogna "habere non haberi" (possedere non essere posseduti) cioè amore senza coinvolgimento, come fosse possibile e soprattutto piacevole. Spesso l'amore viene, dai tempi più antichi, abbinato all'altro mistero della vita: la morte (eros e thanatos), ma per trattare di un argo-mento così importante ci vorrebbero parecchi volumi, perché non si contano le grandi passioni, da quelle reali tipo Abelardo ed Eloise, a quello delle trage-die shakespeariane. Comunque, cara Vanna, se proprio non si trova un tipo o tipa, degno di tanto ardore fisico e psicologico, val sempre la massima: "Meglio soli che male accom-pagnati" e come diceva Sciacca, rettore di filosofia ai miei tempi: "Di castità non si muore", si può sempre cercare di su-blimare (anche se gli psicologi dicono di no) nella ricerca interiore e nel sociale, soprattutto quando si sono passati gli "anta". Ciao, ciao, Vanna cara, ti voglio bene, anche se non reggo più le lunghe chiacchierate tipo monologo. Bacioni, Astri.

Disegni dell’autrice

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12 ilCorniglianese/rubriche Aprile 2015

Nel nome della legge

Ridurre il girovita... ti allunga la vita

Scusate se insisto con questo argomen-to, ma ne va della nostra salute e della nostra vita. Una ricerca di medici ingle-si durata 20 anni mette in stretta rela-zione la circonferenza del giro vita con il rischio di malattie varie. Vediamo. Proviamo a misurare la circonferenza della vita: se è meno della metà della nostra altezza avremo una buona a-

spettativa di vita. Se il girovita si avvicina all'80% dell’altezza teo-ricamente c'è il rischio di accorciare la vita di circa 20 anni. Secondo questi studi, dunque, conta di più la circonferenza del giro vita che l'indice di massa corporea dividendo il peso per il quadrato dell'altezza. Che il grasso del girovita, piuttosto che quello accumulato nei fianchi e cosce, sia pericoloso si è sempre saputo: il grasso viscerale legato al rischio cardiovascolare e all'insulinoresistenza è, quasi sempre, anticame-ra del diabete. Per quanto riguarda invece uno studio fatto sulle donne over 50, se il girovita si allarga sale il pericolo di tumore al seno. Per essere più precisi l'aumento di una taglia nella misura della gonna fa salire di un terzo il rischio. Questo perché il grasso intorno alla vita è meta-bolicamente più attivo del resto del tessuto adi-poso quindi aumenta di più i livelli di estrogeni spesso coinvolti nella genesi di questo tumore. Quindi controlliamo sempre l'alimentazione ve-rificando, non tanto e non solo le calorie dei cibi che introduciamo nel nostro corpo, ma più che altro l'indice glicemico dei cibi, che indica la ve-locità con cui vengono assorbiti i carboidrati e, di conseguenza, come aumenta la glicemia, cioè la concentrazione di glucosio nel sangue. L'equilibrio ormonale del nostro corpo dipende in gran parte dall'equilibrio tra carboidrati, pro-teine e grassi. Aggiungiamo anche l'attività fisica che deve essere costante e perpetua. Jose Cuffaro, farmacista

Caro Avvocato, Mio marito ed io abbiamo garantito in ban-ca per nostro figlio, che intendeva aprire una attività commerciale. Successivamente, a causa della crisi, l’attività commerciale di

nostro figlio è andata male e così questi è stato costretto a chiudere. Sono rimasti i debiti da pagare; nostro figlio, per quanto gli è stato possibile, ha fatto fronte ed ha estinto varie posizioni debitorie ma ora non ha più risorse. Resta ancora da saldare l’esposizione con la banca relativa all’apertura di credi-to in conto corrente per la quale noi abbiamo garantito. L’apertura di credito è stata revocata ed a nostro figlio è stato intimato due mesi fa il rientro con lettera. Noi fideiussori sia-mo ancora tenuti a garantire per nostro figlio e fino a quando? L. G.

Cara Signora, Il suo caso è purtroppo abbastanza comune di questi tempi. La norma di riferimento è l’art. 1957 c.c. che stabilisce che il fideiussore rimane obbligato anche dopo la scadenza dell’obbligazione principale, purché il creditore entro sei mesi abbia proposto le sue istanze contro il debitore e le abbia con diligenza continuate. La disposizione si applica anche al caso in cui il fideiussore ha espressamente limitato la sua fideius-sione allo stesso termine dell’obbligazione principale. In questo caso però l’istanza contro il debitore deve essere proposta entro due mesi. L’istanza proposta contro il debitore interrompe la prescrizione anche nei confronti del fideiussore. Rilevo innanzitutto, da una mera disamina della fideiussione che Lei e suo marito avete sottoscritto, che loro non hanno espressamente limitato la loro fideiussione allo stesso termine dell’obbligazione principale, per altro nel caso di specie nep-pure espressamente previsto: nel suo caso, dunque, non trova applicazione il termine breve di due mesi ma quello più lungo, stabilito nel primo comma della norma citata, di sei mesi de-correnti dalla scadenza dell’obbligazione principale purché, entro detto termine, il creditore abbia proposto le sue istanze contro suo figlio. E’ poi necessario un chiarimento lessicale ed uno di tipo operativo: sotto il profilo lessicale, per ‘istanze’ si intendono le azioni in giudizio promosse dal creditore sino al compimento degli atti esecutivi necessari alla realizzazione dell’obbligazione garantita; a concretizzare l’istanza non è suf-ficiente un semplice atto stragiudiziale e, men che mai, una missiva – come quella inviata a suo figlio - con la quale venga richiesto al debitore di adempiere alla sua obbligazione, come lei mi riferisce essere avvenuto. Sotto il profilo operativo, il termine di sei mesi decorre dalla scadenza dell’obbligazione garantita, ove l’obbligazione, come nel suo caso, sia senza termine, nell’apertura di credito o nel conto corrente inizia a decorrere dalla chiusura del conto. Riassumendo e concludendo: lei è tenuta con suo marito a garantire suo figlio, per il debito da questi contratto con la Banca, purché, entro il termine di sei mesi decorrenti dalla chiusura del conto corrente affidato, la Banca promuova e continui diligentemente azioni in giudizio nei confronti di suo figlio per il recupero del credito in via coattiva. Se ciò non avverrà, Lei potrà eccepire al creditore la decadenza della garanzia e non sarà pertanto tenuta a pagare. Matteo Savio, avvocato

Condominio L’uso delle parti comuni

Nell’uso delle parti comuni, diritti e do-veri, poteri dell’assemblea e regolamenti per gli eventuali abusi nell’utilizzo di parti in comproprietà, ci sono regole da rispettare. Oltre che dal buon senso, diritti e doveri nell’uso delle parti comu-ni sono stabiliti, anche dalla Riforma del

condominio (legge 220/2012). Va precisato che, acqui-stando un appartamento in condominio, si diventa certo proprietari esclusivi della singola proprietà e, nello stesso tempo, comproprietari delle parti in uso comune, come ascensori, cortili, portineria, scale, etc. È significativo, quindi, conoscere esattamente il diritto che ogni condòmino ha sull’uso delle parti comuni, sapendo che l’art. 1102 del Codice Civile, stabilisce che: “Ciascun partecipante può servirsi della cosa comune, purché non ne alteri la destinazione e non impedisca agli altri partecipanti di farne parimenti

uso secondo il loro diritto. A tal fine può ap-portare a pro-prie spese le modif icazioni necessarie per il migliore godi-mento della cosa”.

In poche e semplici parole, chiunque ha libero accesso all’uso delle parti comuni, indipendentemente da una delibera assembleare o dal consenso degli altri condo-mini, a condizione però che non se ne modifichi la destinazione, né impedisca o limiti la libertà d’utilizzo degli altri condomini. A proprie spese, il condomino può apportare anche modifiche, fermo restando il ri-spetto di quanto scritto sopra e salvo eventuali regole stabilite dal regolamento di condominio. Non è invece possibile apportare modiche che potrebbero trasfor-mare la destinazione che comporterebbe un’innovazione vietata al singolo condòmino che, se-condo quanto stabilito dall’art.1120 cc, può essere de-cisa solo con un’approvazione della maggioranza, vale a dire: i due terzi del valore dell’edificio. In ogni modo, restano vietate le innovazioni che mettano a rischio la sicurezza dell’edificio o che alterino il decoro architet-tonico o che rendano difficili l’uso delle parti comuni a qualsiasi altro comproprietario. Può verificarsi il caso che lo spazio a disposizione del condominio non sia sufficiente per il parcheggio di tutte le autovetture. Allora l’assemblea può decidere che ogni condòmino possa usarlo (il parcheggio) a turno (rotazione) per un periodo di tempo determinato, cosa che consentirebbe a tutti i comproprietari l’uso delle parti comuni in mo-do equo. Tale principio, comunque, può essere appli-cato per tutte le parti dell’edificio che, a fronte di pos-sibili abusi ed intemperanze, rischiano d’essere mal utilizzate, o peggio, espongono i condòmini a pericoli.

Andrea Scibetta Agente immobiliare

Amministratore condominiale

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13 Aprile 2015 ilCorniglianese/rubriche

La cucina di “Nonna Papera” (Leda Buti) Vermicelli mediterranei

Aprile… “dolce” mangiare

I veri vermicelli con le vongole sono facilissimi, ma non tutti li sanno cucinare a perfetta regola d’arte. Questi vermicelli non tollerano elementi estranei di alcun genere: non debbono essere pre-parati che con olio, un po’ d’aglio, vongole e po-modoro; e soprattutto niente acciughe, che taluni erroneamente aggiungono. Per riuscire bene biso-gna che i vermicelli abbondino in sugo e in vongo-le. Per 4 persone vi consigliamo quindi: un chilo-grammo di questi saporitissimi frutti di mare. Mettere le vongole in una catinella piena d’acqua e lavatele energicamente per togliere tutta la sabbia. Fatto ciò passatele in una padella piuttosto grande con una cucchiaiata d’olio, copritele e mettetele sul fuoco. Fate saltare le vongole, vedrete che in due o tre minuti saranno aperte. Sgusciate le von-gole ma non gettate il liquido che hanno prodotto, poi prendete una padella, mettete olio sul fondo e uno spicchio d’aglio, portate sul fuoco e appena l’aglio comincerà a soffriggere, toglietelo, aggiun-gete tre o quattro cucchiai di pomodoro, quando sarà addensato aggiungere l’acqua delle vongole, sale, pepe, fate cuocere la salsa, quando sarà tutto addensato, aggiungere le vongole, farle passare alcuni minuti, non a lungo se no induriscono, in-tanto regolate di pepe e sale, cuocete la pasta al dente e versatela nel sughetto, rigiratela bene af-finché assorba il sugo.

Questa ricetta fu creata nel 1919. E’ una torta mol-to semplice e si prepara così. Si dispongono sulla tavola 500 g di farina, a fontana, e nel vuoto si ver-sano un pizzico di sale, sei cucchiai di zucchero, due uova intere, una cucchiaiata scarsa di strutto o di burro, tre grosse patate lessate sbucciate e schiacciate, la raschiatura di un limone; in un dito di acqua tiepida si sciolgono 50 g di lievito di birra e si unisce il lievito sciolto a tutto il resto, s’impasta bene ogni cosa, si unge e infarina una teglia di 30 cm a bordi alti e si stende la pasta sul fondo. Si lascia lievitare, in un luogo tiepido e do-po un paio d’ore, si passa in forno caldo 180° per tre quarti d’ora. Cotta assume un bel colore. Fred-da si sforma (dalla teglia) e sopra si inzucchera prima di servirla.

Fragola, proprietà e virtù

Amici animali

La capretta nana La fragola è nata in Francia ed ha origini molto antiche: la prima varietà coltivata risale agli inizi del Settecento. Que-sto frutto è caratterizzato da un intenso profumo e un sa-pore dolce. Ha un colore rosso intenso e presenta un pe-duncolo con un piccolo mazzetto di foglie; la superficie della fragola è ricoperta da numerosi puntini di colore gial-lo o marrone. Appartiene alla famiglia delle Rosacee e il

genere compren-de circa 12 specie di cui solo due crescono sponta-nee in Italia. La fragola predilige le zone tempera-te dell’emisfero settentrionale, le Ande e alcune i s o l e d e l l ’ e m i s f e r o

australe. Il suo nome scientifico è Fragraria e deriva dal vocabolo latino fragrans (fragrante), proprio in virtù dell’aroma intenso sprigionato dai suoi frutti, soprattutto quelli che crescono spontanei nei boschi. La fioritura può avvenire in diverse stagioni, secondo le specie e le varietà. La fragola possiede moltissime virtù salutari: innanzitutto ha un altissimo potere antiossidante che supera di 20 volte quello di altri alimenti e un ricco contenuto di vitamina C rispetto agli agrumi; ecco perché la fragola è ai primi posti nella speciale classifica stilata dall’Usda, dei cibi che man-tengono giovani. Ma non è tutto: è anche ricchissima di calcio, ferro e magnesio ed è consigliata a chi soffre di reu-matismi e malattie da raffreddamento. Inoltre è particolar-mente indicata per combattere il colesterolo: a tale propo-sito, l’Università di Davis in California sta cercando volon-tari per testare gli effetti benefici di una dieta regolare a base di questo goloso frutto sulle malattie cardiovascolari, infiammatorie e sul colesterolo e trigliceridi. L’acido salici-lico in esse contenuto, oltre a risultare efficace contro la gotta, aiuta a mantenere sotto controllo la pressione e la fluidità del sangue. La fragola ha anche un alto contenuto di fosforo ed è utilizzata per le proprietà lassative, diureti-che e depurative. Contengono infine lo xilitolo, una sostan-za dolce che previene la formazione della placca dentale e uccide i germi responsabili di un alito cattivo. Le fragole sono vere e proprie alleate della bellezza: essendo costitui-te per il 90% da acqua, sono povere di grassi e aiutano quindi a drenare i liquidi e ciò rende più bella la pelle pro-prio per la presenza di particolari enzimi che attivano il metabolismo dei grassi, favorendo il ricambio cellulare. Molto adatte anche per la prevenzione delle rughe quando vengono utilizzate come maschera per il viso (basta sem-plicemente togliere il picciolo e schiacciarle un po’) ren-dendo la pelle morbida e vellutata. Come ottenere una ma-schera nutriente? Mescolando la polpa della fragola con una “dose” di panna o miele fino ad ottenere una crema che va applicata sulla pelle per 20 minuti e poi risciacqua-ta. Le fragole sono anche ottime contro la couperose utiliz-zando le foglie per impacchi rinfrescanti. Il suo succo inve-ce, aiuta a prevenire le scottature solari e viene utilizzato come ingrediente per composti ad azione schiarente, emol-liente e rivitalizzante. da www.benessere.com Rita Moccia

Allevare una capra come animale domesti-co potrebbe risultare anomalo agli occhi dei più, ma in realtà negli ultimi anni è sorta una tendenza davvero interessante. Un trend che ha catapultato le agili e argute erbivore al fianco dell’uomo, non solo come animali da produzione ma anche come e-semplari da compagnia. Questa pratica ha subito una crescita positiva molto lenta ma costante, tanto da implementare il numero di caprette sia nelle strutture agricole di tipo biologico che come animali domestici. Ovviamente per accogliere una capra è im-portante garantire uno spazio consono, adeguato alle sue abitudini e alla sua indole selvatica. Non può subire una reclusione casalinga, non può ricevere un trattamento simile a quello di un gatto o di un criceto, ma necessita di attenzioni precise. Accudir-ne una, in particolare all’interno di una fattoria, di un terreno agricolo o di uno spazio-giardino molto ampio, potrebbe ri-sultare un gesto molto positivo. Ma anche dal punto di vista educativo, perché le ca-pre si sono rivelate molto adatte per la pet-therapy, grazie alla loro indole amichevole, curiosa e affettuosa. Nel mondo empatico tra uomo e animali impossibile non citare la capra che, proprio grazie alla sua indole, dimostra di provare affetto, emotività e anche vivere con disagio il distacco da un umano per cui prova affetto. Prima di a-dottarne una, sarà utile informarsi sulla razza più adatta e mansueta, quella più in sintonia con le abitudini della casa. Come ad esempio la capra tibetana dal formato ridotto e dall’indole allegra, socievo-le, intelligente e adatta all’interazione con i bambini. Ideale per ridurre lo stress anche

negli adulti e anziani, questa sua capacità di stabilire un dialogo positivo con l’uomo favorisce le interazioni in momenti di disa-gio, scatenando spesso l’ilarità. La sua è una presenza utilissima anche all’interno delle fattorie didattiche, dove viene amplia-to il significato di mondo rurale, rispetto della natura e degli animali. da www.greenstyle.it R. M.

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Nell’intento di dare voce ai sostenitori del giornale, a coloro che da subito hanno creduto nel nostro proget-to, affiancandoci mese per mese, ci sembra una cosa utile confrontarci periodicamente con loro allo scopo di valutare insieme, con chi è sul territorio dove lavo-ra ed è impegnato tutti i giorni, fornendo prodotti o servizi, il percorso che stiamo facendo. In questo nu-mero ascoltiamo un inserzionista storico che ricono-

sciamo dal marchio molto noto nella delegazione. È la “Macelleria Gigi”. A Luigi Cavero (63), titolare dal 1977, abbiamo rivolto alcune domande. Un po’ di storia. Chi gestiva il negozio prima di lei? “La macelleria nasce con la costruzione di questo edificio nel 1935, i primi titolari sono stati “u Grixu”, cosi lo chiamavano, e poi “Nello”. E dal 1977 il sottoscritto”. È da poco che ha rinnovato i locali. Ci spiega meglio cosa ha fatto? “Praticamente, ad eccezione dei muri, ho rifatto tutto a partire dal banco, le vetrine, impianto elettrico, sca-richi, luci, mantenendo ovviamente l’architettura tra-dizionale”. I macellai si distinguono dalla tipologia di car-ni che vendono. Voi cosa proponete? “La mia carne viene dall’Emilia, e precisamente da Bologna, dove avviene la macellazione. Aggiungo che gli allevatori, circa 500, garantiscono un’ottima quali-tà del prodotto che viene portato a Genova dove viene visionato dai medici che danno il benestare certifican-do la vendita e, naturalmente, la divisione degli stalli avviene in negozio”. Sappiamo che i nutrizionisti sconsigliano die-te ricche di carni rosse. Lei cosa ne pensa? “Sì, è vero, non solo i nutrizionisti ma anche i medici sconsigliano l’utilizzo eccessivo di carni, in particolare le carni di bovino o rosse, come diceva lei. Io, invece, consiglio l’utilizzo di carne di bovino almeno una vol-ta alla settimana, o anche due, per i cultori della car-ne, a patto che la carne sia di buona qualità. Così co-me va bene consumare pesce… che però non sia di allevamento. Purtroppo noi sappiamo bene che il pe-sce proviene da grossi allevamenti, lo dice l’etichettatura”. Che consigli si sente di dare ai suoi clienti sull’utilizzo di stalli nobili o meno nobili. “Naturalmente va al gusto personale. Sugli stalli me-no nobili consiglio di preparare il sugo con le ossette che propongo disossate”. Oggi è molto diffuso, in particolare tra i giovani, separare il grasso dalla polpa cosa ne pensa? “Guardi non è solo diffuso tra i giovani, anche gli adulti fanno la loro parte. Io consiglio che carni cosiddette grasse magre, sono decisamente più morbide e quindi degustabili meglio, bisogna anche dire che la maggior parte di miei clienti non hanno di questi problemi, soprattutto perché ho cercato di educare all’utilizzo di stalli appropriati alle loro esigenze, consigliandogli anche come cucinarli, questo è quello che dovrebbe fare il ma-cellaio cosiddetto di fiducia”. Vedo che anche nelle macellerie si vendono altri prodotti. “È impensabile oggi vendere solo carne bovina, abbiamo dovuto allargare la vendita anche alle carni bianche,(polli, conigli, maiali, salumi, addirittura vendo anche pasta fresca), il mio negozio è diventato una sorta di piccolo supermercato, se non fosse così avrei già chiuso da quel dì”. Che tipologia di clienti ha? “Direi molto varia. Se si riferisce ai comunitari ed extracomunitari, ne ho moltissimi e devo dire che a tutti pia-ce mangiare bene, ma ovviamente sono i corniglianesi la maggioranza dei miei clienti e devo anche ringraziare le persone che vengono da fuori delegazione perché apprezzano la qualità delle mie carni”. L’ultima domanda riguarda l’apertura della strada a mare, pensa che cambierà qualcosa? “È troppo presto per dirlo, io spero, ma non solo io, che diventando più vivibile via Cornigliano, possa miglio-rare la circolazione dei cittadini e, quindi, al miglioramento del commercio e delle vendite”.

Carlo Guerra

14 ilCorniglianese/associazionismo ed aziende Aprile 2015

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Gigi, il macellaio: “Carne solo di qualità e tanta esperienza”

I colori della pace nel laboratorio d’arte “Gli Amici”

L’arte della pace, opere, disegni, installazioni e scritti realizzati dal laboratorio d’arte “Gli Amici”, artisti disabili della Comunità di Sant’Egidio, così il manifesto della mostra allestita nella sede di via Gattorno, che ha avuto luogo a febbraio, sul tema della “pace”. Fabio Tringali, uno dei responsabili della Comunità, spiega da dove nasce l’iniziativa. “Nasce dal desiderio di aprire il laboratorio for-mato da artisti disabili che frequentano la nostra comunità, circa 25 ragazzi provenienti, alcuni da

i s t i t u t i c o m e l’Anfas e il San Raffa-ele di Co-r o n a t a , altri che vivono con le loro famiglie. I r a g a z z i h a n n o

sentito la necessità di parlare della Pace attraver-so la pittura. La pace ha diverse sfaccettature come l’assenza di serenità, la crisi economica, il migrare dal proprio paese per cercare una vita migliore, la violenza sulle donne, le violenze sui bambini, la fame nel mondo... insomma la Pace come un bisogno di tutti: questi argomenti di cui

p a r l i a m o spesso nei nostri in-contri han-no ispirato i ragazzi a t rasferire le ansie le preoccupa-zioni attra-verso la pittura”.

Chiediamo ad un artista, Alessandro Pacciani. “La Pace non c’è, ci sono ancora molti Paesi in guerra, bisogna pregare molto, come dice papa Francesco, bisogna crederci e sperare che le cose cambino”. Come è andata la mostra? “Un sucessone, una vera iniezione di fiducia per poter continuare su questa strada. Ci abbiamo lavorato da due anni e questo risultato premia i nostri sforzi e ci dà co-raggio per il futuro. Ho dipinto a tempera e in acrilico, le zone in rosso esprimono le malattie, le sagome che si intravedono sono le madri in attesa dei figli, poi abbiamo una parte in oro: si riferisce alle medicine che occorrono per guarire le malat-tie, l’oro sta a significare i costi molto alti per poterle acquistare”. Chiediamo ancora a Fabio qual è il significato della carta di intenti esposta nella sede. “E’ uno scritto dal titolo ‘Gli Amici’ dove si riconoscono tutti i nostri ragazzi”. C. G.

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15 ilCorniglianese/eventi e tempo libero Aprile 2015

Dal mese di aprile il centro socio educativo “Mago di Oz”, gestito dal Consorzio Agorà, cambia casa: si trasferisce da via De Cavero, nella nuova sede più bella e spaziosa di via Giovanni d’Acri 8/2-3, a Corniglia-no. Il centro opera in convenzione con il Comune di Genova, ospita bambini e ragazzini dai 6 ai 12 anni inviati dal distretto sociale. Lavora con le famiglie dei ragazzi, con le scuole di riferimento e con le associazioni del territorio, compresi gli educatori affidatari anche di altre organizzazioni.

Ospita tirocini dall'Università. Il Mago di Oz opera da 15 anni su questo territorio come supporto alle famiglie per il tempo extrascolastico dei bambini e ragazzi seguiti. Rappresenta un punto di riferimento dove i ragazzi possono, avere assi-stenza e sostegno scolastico, svolge-re attività ludiche e artistico-espressive, sportive, brevi soggiorni estivi. Per alcuni bambini, inoltre, il centro diventa una sorta di seconda casa dove possono custodire gli og-getti a loro più cari, giochi e mate-riale scolastico. Dal progetto infatti ogni bambino ha a disposizione un cassetto dove riporre le sue cose. Il Cse Il Mago di Oz si rivolge preva-lentemente alla fascia dei bambini della scuola elementare che frequen-tano, per la maggior parte, l’orario a tempo pieno. Per info: 010.6018267 La redazione

Mago di Oz

Corso di genovese

Aperto nuovo punto prelievi Piazza Rizzolio GE-Cornigliano (accanto alle Poste)

Notizie in breve

Appuntamenti di maggio, il 1 a Villa Bombrini la Festa dei lavoratori: musica e buon cibo

Sabato 30 e domenica 31, ville aperte a Cornigliano: evento collaterale dei Rolli Days

Lunedì 13 aprile è stata inaugurata la mostra di illustrazioni "Passeggiata siderurgica" di Helga Grisot con testi di Jeff Quiligotti. Sculture di Claudio Costa. L’allestimento è in col-laborazione con l'associazione La Stanza e il Centro Civico Villa Spinola di Cornigliano. La mostra, situata al piano nobi-le, sarà visitabile fino al 15 maggio, negli orari d'apertura del-la biblioteca.

Il 21 maggio al teatro Albatros verrà proiet-tata la prima del film "Le storie di Via Car-nia" del diciassettenne regista corniglianese Edoardo Viterbori. E’ la storia di una via, via Carnia, e del suo cambiamento con il trascorrere del tempo. Ma è anche la storia di uno straordinario rapporto tra una zia e il nipote e dell’importanza della trasmissione orale di vicende che altrimenti si sarebbero perse nell’oblìo. E’ una storia che diventa documentario, quello realizzato dal giovane Viterbori, “Le storie di via Carnia”, e patro-cinato dal Municipio Valpolcevera. Un documentario dal forte impatto emozio-nale, in cui gioia e nostalgia si danno il cambio, con una narrazio-ne, quella di Alda Gambino, zia ottantenne di Edoardo, che s’alterna con le immagini girate negli odierni giardini di via Car-nia. Un’oasi tra il cemento, curato da anni da uno storico e ap-prezzato comitato di cittadini. L’obiettivo del film-documentario scritto da Roberta Petraglia, Alda Gambino è trasferire nei giovani i racconti di memoria orale dei più anziani. “L’intento è quello di avvicinare i ragazzi alla storia attraverso gli esempi”, spiega Edo-ardo, al suo primo film “ufficiale”. S. T.

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Ginnastica Calasanzio: primeggia a Pietra Ligure e parte per Pesaro Domenica 19 aprile si sono tenuti a Pietra Ligure i campionati regionali di 1^, 2^ 3^ fascia. Il Calasanzio si è presentato con due squadre di 1^ e 3^ miste classificatesi entrambe sul gradino più alto del podio con notevole distacco dai secondi: la 1^ mi-sta con ben due punti e la 3^ con 0,75 di vantaggio. Grande prova dei piccoli che, nonostante qualche imprecisione, hanno saputo condurre una gara di buon livello evidenziando buona collaborazione e coordinazione nel collettivo.

I "campioncini" sono: Francesca Belvito, Gaia Malisa-no, Simone Manis, Anita Romairone, Edoardo Romai-rone, Alice Traverso. La squadra della 3^ mista ha messo in campo la propria esperienza e la collabora-zione di lunga data fornendo una prova di tutto ri-spetto. I componenti sono: Pamela Bruzzese, Andrea Liso, Arianna Meneguz, Jessica Pesce, Francesca Rosati, Luca Schiaretti, Federico Tortarolo. La gara era valida per la qualificazione per i campionati nazionali di Pesaro per i quali i ragazzi, grandi e piccoli, partiran-no senz'altro motivatissimi. La redazione

Ancora podio per i ballerini del Centro Danza ICdS Genova “Asd Il Circolo della Salsa”, al trofeo di Pasqua svolto-si il 29 marzo a Giaveno (TO). Ottima la prova dei giovanissimi. Luce Chios-sone, alla sua prima apparizione nello show dance–solo, non ha mostrato alcun timore di fronte alla commissio-ne giudicante, dimostrando di aver recepito in brevissimo tempo (solo 2 mesi in questa disciplina) tutte le in-formazioni tecniche suggerite dal-la maestra Veronica Coppola guada-gnando il secondo posto. Confermano invece i progressi già visti nelle prece-

denti gare, i due giovanissimi Sara De Caro e Pietro Chiossone, (8-11 anni), che portano a casa un 7° posto nella combinata portoricana e un 5° posto nella combinata cubana. Inoltre, il piccolo Pietro aggiunge ai suoi prece-denti podi anche il suo 1° posto in salsa shine alla sua prima apparizione come ballerino solista mentre al Tro-feo di Sesto Fiorentino svoltosi il 12 aprile, sono saliti sul più alto gradino del podio nella disco dance e show dance, Laura Tozai; primo posto an-che per Ilenia Pittaluga nella disco dance e show dance. Secondo posto

per Agnese Barbero ed un quarto po-sto per Matilde Indraccolo. Domenico Turco

Asd Il Circolo della Salsa Ancora successi per i giovanissimi

Arti marziali: Luca Mancuso conquista due cinture ed è sul tetto del mondo E’ singolare veder circolare per Cornigliano un pluricam-pione del mondo di arti marziali e non saperlo. Di solito la risonanza mediatica si ha quando le discipline sono, gior-nalisticamente parlando, rilevanti per audience. Mi riferi-sco al calcio, al tennis, tutti sport dove il denaro la fa da padrone, cosa che non avviene quando un atleta conquista due titoli mondiali, e nessuno se ne occupa. È’ il caso di Luca Mancuso, corniglianese doc, presidente dell’Acli Sant’Ambrogio e istruttore maestro di Shindokai-Kan, presso Villa Canepa. Il 29 marzo ha conquistato due cintu-re mondiali, rispettivamente nelle discipline Shindokai-Kan e Muay Thai light, due tipologie di arti marziali a con-tatto pieno o full contact, dove si utilizzano mani e piedi. Luca, che di anni ne ha 47, se l’è vista con atleti molto più giovani di lui, questo a dimostrare che con una buona pre-parazione e una conduzione di vita regolata si possono ottenere risultanti insperati. Ho chiesto a Luca come si arriva a conquistare due cinture mondiali combattendo due volte nello stesso giorno. “A questa giornata mondiale a Milano avevamo iscritto atleti della nostra palestra, ave-vo anche aggiunto il mio nome perché intendevo combat-tere nella mia categoria, over 45, ma ahimé non si è pre-

sentato nessuno. Mi è sta-to proposto di combattere come un qualsiasi atleta, ho accettato e ho battuto due atleti francesi con vent’anni meno di me. Ten-go a precisare che la mia preparazione è continua nell’arco della stagione agonistica, si possono otte-nere risultati di questa portata allenandosi in mo-do costante e serio dando esempio a tutti gli allievi che frequentano la palestra. Devo inoltre ringraziare Massimo Pedemonte, responsabi-le nazionale di questa disciplina nonché maestro nella nostra palestra e Giovanni Comparato, presidente dell’associazione a Villa Canepa, che mi hanno seguito nell’avventura, in questo caso in veste di secondi, che mi hanno supportato durante gli incontri. Buoni anche il se-condo e terzo posto dei miei due atleti partecipanti.” Carlo Guerra

“Torneo di solidarietà Via Agosti – Rio Roncallo”: vince l'Associazione dei Lucani La squadra dell'Associazione dei Lu-cani ha vinto il torneo di calcio dispu-tatosi a marzo al campo S. Andrea contro la coriacea formazione Asfalti Cocozza, al termine di una bellissima gara giocata all'insegna dei veri valori dello sport. L'organizzazione del tor-neo, nel ringraziare tutte le squadre che hanno partecipato, ribadisce che il vero vincitore è stato il raggiungimen-to dello scopo benefico per coprire alcuni danni causati dall’ultima allu-vione. Sergio Daga

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Appena in tempo per denominare l’ex Santa Tiziana emigrata all’Italo Ferrando di Cornigliano, con il nuovo nome “Asd Impero Corniglianese” che la squadra ce l’ha fatta e, dopo un costante per-corso, è riuscita nell’impresa: la promozione in… Promozione. Il tabellino dell’ultimo campionato parla chiaro: 19 vittorie, 8 pareggi e due sconfitte rappresentano da soli il cammino vincente della squadra che riporta sulle maglie i colori nero verde tanto cari agli sportivi corniglianesi. Non solo: migliore attacco con 63 reti fatte e migliore difesa con 29 reti subite. Vale la pena ricordare il cammino dell’Impero negli ultimi anni. Dal-la terza categoria A/C negli anni 2007/2010, alla seconda categoria fino alla prima negli anni 2012/2015. E quindi, la promozio-ne conquistata con due giornate di anticipo. Tutta la squadra allenata da Alessandro Balbi ha dimostrato compattezza e maturità. A fine campionato è davvero importante quindi ricordare chi sul campo ha saputo dare tutto, (in ordine alfa-betico, per non fare torto a nessu-no): Nicolò Bettalli, Davis Bisso, Matteo Bucchieri, Alessandro Buz-zo, Andrea Cannizzaro, Andrea Cavallino, Calogero Chiarenza, Matteo Di Giorgio, Mauro Ferrara, Alessio Ferraro, Haxhija Nexhip, Andrea Lamonica, Alberto Lezzie-ro, Giovanni Ligios, Pietro Macciò, Andrea Migliaccio, Luca Milone, Daniele Minnelli, Davide Moro, Nicola Pigliacelli, Stefano Piglia-celli, Omar Rabbah, Alessandro Scuzzarello, Mirco Vassallo che guida la classifica dei marcatori con 23 reti segnate e Gianluca Vi-viani. Presidente Augusto Pintus, vice Serena Pintus, direttore gene-rale Mario Bugli, direttore sporti-vo, Gianluca Crotta, preparatore

Alessandro Di Gennaro, dirigente Antonio Ferrara, economo Giusep-pe Ferraro, segretario Dalmazio Fossati, accompagnatore Marco Fossati, massaggiatore Alessandro Iozzi, preparatore portieri Angelo Valle. L’approdo alla serie superio-re (la Promozione) oltre a gratifi-

care la compagine al gran comple-to, imporrà le doverose riflessioni che, smaltita la gioia per il formi-dabile risultato complessivo rag-giunto, saranno necessarie per un’ampia valutazione delle forze in campo, soprattutto fra i nuovi av-versari dell’Impero. “Sono felice

del risultato conseguito, dice il presidente Augusto Pintus, e rin-grazio tutti quelli che mi hanno aiutato. Un percorso importante che ci ha portato dalla terza cate-goria alla promozione in sole 8 stagioni. Ora, però, visto il nome che porto – Corniglianese – vorrei

ancor più onorarlo con un progetto che coinvolga tutta la delegazione per uno sport sostenibile e sociale che ottimizzi risorse umane, finan-ziarie e strutture. Per fare questo invito i corniglianesi a seguire con passione la squadra nella prossima stagione”. S. P.

17 ilCorniglianese/sport Aprile 2015 >>>

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L’Impero Corniglianese conquista la Promozione Il magico neroverde ritorna e trionfa in campionato

vari in maniera autonoma (le cosiddette gare amiche-voli) e nell'occasione favori-re il massimo divertimento per i bambini, cercando di coinvolgere anche i genitori. Parliamo di una piccola società ma con una grande forza di volontà e “tanta

voglia di educare i ragazzi allo sport come vera scuola di vita in piena sintonia oratoriale”, queste le parole di un educatore al termine della manifestazione. L'attività per i bambini nati nel 2010/2011 comprenderà in larga parte il gioco anche non necessariamente quello del calcio, sarà compito degli educatori, senza impo-sizioni rigide, guidare piano piano il bambino per fargli comprendere le regole del vivere insieme. Per ulteriori informazioni sulle prossime manifesta-zioni si può visitare l’impianto di via Minghetti, oppure di consultare la pa-gina facebook Gso Corni-glianese 2013. Sergio Daga

Oltre 40 b a m b i n i a c c o m p a -gnati dai loro genitori hanno affol-lato il campo S. Andrea di via Minghet-ti, in un po-meriggio di sport in cui la scuola calcio del Gso Cor-niglianese aveva promosso una bella manifestazione mettendo in campo i piccoli della leva 2010/2011 e, a seguire, i 2008/2009, la maggior parte dei quali cal-cavano un terreno di gioco per la prima volta. Tanta emozione e tanto entu-siasmo da parte dei genitori con a lt rettanta p a z i e n z a organizzati-va da parte degli educa-tori per fre-nare la gran-de voglia di correre dietro al pallone dei bambini, ma sicuramente all'insegna dell'ottimo fair play per non dimenticare le regole ludico-sportive ancora sconosciute ai giovani atleti. Niente di più bello, alla fine di un intenso pomeriggio di gioco, dopo un discreto dispendio di energie fisiche, premiare questi splendidi ragazzi con una merenda che la Società aveva organizzato a base di pane e nutella saggiamente preparata dai genitori che si sono resi disponibili a pre-miare i loro campioncini. A testimoniare questo mes-saggio di sport assoluta-mente gratuito, il Gso Cor-niglianese intende promuo-vere una serie di manifesta-zioni con incontri e giochi

La carica del 2011 al S. Andrea: spazio libero ai più piccoli

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30 e 31 maggio: rivivono le ville storiche di Cornigliano

E per accogliere i turisti c’è bisogno di volontari di Micaela Antola

ilCorniglianese/come eravamo, come siamo Aprile 2015

Da alcuni mesi le associazioni Italia Nostra e Dimore Storiche stanno lavo-rando sulla valorizzazione delle ville storiche di Cornigliano. Tutto è partito dalla constatazione che in questa zona di Genova esiste ancora un nucleo di ville principalmente di stampo cinque-centesco dotate di torri difensive. Edi-fici tutti vicini tra loro che avevano accesso su medesimo asse viario, l’antica strada che da Sampierdarena, attraversato il ponte, proseguiva verso Ponente e giungeva fino ai piedi d e l l ’ a b b a z i a c i s t e r c e n s e d i Sant’Andrea. Il tracciato ancora oggi percorribile passa davanti alla sette-centesca Villa Durazzo Bombrini e, tagliata da via Cornigliano, prosegue nelle attuali via Cervetto e via Tonale , già via alla chiesa di San Giacomo e via alla Colombara, i nomi storici che avrebbero ricordato a tutti le mete d e l l ' a n t i c o p e r c o r s o . L’industrializzazione e l’inurbamento dei primi Novecento hanno interessa-to la fascia litoranea e i terreni liberi risparmiando fino ad oggi questi anti-chi palazzi che sono giunti quasi tutti a noi con i loro volumi e a volte anche con le loro pertinenze esterne: giardini e terreni annessi ed edifici pertinen-ziali. Un dipinto di Gustavo Dufour datato 1870 mostra come poco più di un secolo fa era ancora perfettamente conservato questo paesaggio. Una se-rie di edifici tutti posizionati lungo l’antico asse viario, circondati da alti muraglioni che ne delimitavano le per-tinenze. Ampi terreni che racchiude-

vano vasti giardini, case rurali o legate comunque alla villa, e estese coltiva-zioni attraversate da lunghi viali orto-gonali spesso pergolati. E’ quindi e-stremamente importante riconoscere questo prezioso patrimonio che nel passato ha portato ricchezza e prospe-rità a Cornigliano e che potrà farlo ancora. Il futuro e la ricchezza della nostra città, come del resto dell’Italia, è il nostro patrimonio storico-culturale, un bene inestimabile che numerosi Paesi vorrebbero possedere al posto nostro ma che, invece, è con-centrato per la maggior parte in Italia. E’ perciò nostro dovere riconoscerlo, conservarlo e valorizzarlo, per dare un futuro migliore ai nostri figli e alle generazioni che verranno dopo di noi. In quest’ottica Italia Nostra e Dimore Storiche, assieme ai proprietari e re-sponsabili di alcune ville private e pubbliche, e in sinergia con le vivaci realtà locali, si stanno adoperando per aprire e rendere visitabili parte di que-sti beni il prossimo 30 e 31 maggio. La manifestazione è stata giudicata di particolare rilevanza ed interesse da parte di Palazzo Ducale ed è stata in-serita negli eventi collaterali dei Rolli days 2015. Quest’anno la kermesse genovese, che richiama turisti da mol-te parti del Nord Italia, aprirà non solo i palazzi del centro storico ma anche una selezione di ville di campagna nel Ponente e nel Levante appoggiando anche l’apertura delle ville di Corni-gliano. Nelle giornate del 30 e 31 mag-gio un’apposita navetta proveniente

dal centro porterà i turisti a visitare le ville del Ponente e si fermerà davanti ai giardini Melis per permettere, a chi vorrà, di ripercorrere l’antico percorso delle ville di Cornigliano: cinquecento metri lungo i quali sarà possibile fare un tuffo nel passato. Conoscere la sto-ria dei palazzi, visitare i loro interni, scoprire, torri difensive, architetture, affreschi e cappelle private. Davanti a Villa Serra, se i lavori ai giardini sa-ranno terminati in tempo, verrà siste-mata una postazione per accogliere e indirizzare i visitatori e sarà consegna-ta una mappa del percorso con alcune informazioni generali sui palazzi e giardini aperti. Da qui partiranno an-che, ogni ora, percorsi accompagnati, per illustrarne le straordinarie caratte-ristiche storiche, architettoniche e am-bientali, indicare i principali edifici visitabili e non, le problematiche stori-che e attuali di una corretta conserva-zione. Saranno aperte Villa Spinola Canepa, Villa Gentile Bickley, Villa Spinola Narisano, i giardini di Villa Marchese e di Villa Serra Richini, Villa Spinola Dufour di levante, Villa Spino-la Dufour di ponente e Villa Pavese Dufour. Ma “la strada a monte”, così battezzata lo scorso 7 febbraio in occa-sione dell’inaugurazione della “strada a mare”, riserverà anche altre sorpre-se. Al termine del percorso verrà alle-stito un punto ristoro dove sarà possi-bile assaggiare e degustare alcune del-le specialità del nostro territorio e ri-posarsi prima di riprendere il percorso a ritroso e visitare internamente pa-

lazzi e giardini. In due ville invece verranno esposti alcuni mezzari antichi e moderni. Questi prodotti, vennero importati a Genova dalle Indie nella seconda metà del Settecento e prodotti poi in loco per soddisfare la crescente richiesta del mercato. Stoffe stampate, preva-lentemente di misura quadrata hanno una ricca bordura e un disegno centra-le con di solito un albero. La storia della produzione genovese inizia a proprio a Cornigliano dove, nel 1787 i fratelli svizzeri Speich trasferirono la loro attività. Altre fabbriche venne-ro create a Cornigliano e a metà Otto-cento la produzione di mezzari geno-vesi era così fiorente che si espanse anche a Sampierdarena. Oggi pochi conoscono questa florida storia che ha portato Cornigliano ad essere una flo-rida area protoindustriale e a trasfor-mare alcune delle ville cinquecente-sche in “fabbriche di indiane”. Per questo motivo è stato deciso di inseri-re all’interno di una delle ville aperte una mostra di questi antichi manufatti locali. Sebbene oggi la produzione dei mezzari sia scomparsa a Genova, Gi-glio Bagnara a partire dalla fine degli anni Ottanta ha innescato una nuova fioritura per questi cotoni stampati con artisti e soggetti tutti genovesi. In questo modo sono nati i mezzari di Emanuele Luzzati che verranno espo-sti in un’altra villa con rimandi e ri-chiami fra un passato e presente dove è sempre protagonista Genova. Se il tema dei mezzari sarà quello che af-fianca le splendide architetture di villa di Cornigliano saranno anche previsti due brevi concerti a cura del Conser-vatorio Paganini e due conferenze, il tutto all’insegna della valorizzazione delle ville di Cornigliano. Ma per far funzionare questa complessa macchi-na, rendere fruibili questi beni e pre-sentarli al meglio ai turisti che speria-mo saranno numerosi, è necessario il supporto di un nutrito numero di vo-lontari che controllino, indirizzino e spieghino. Per questo motivo invitia-mo chi abbia del tempo a disposizione il 30 e 31 maggio da dedicare a questa nobile iniziativa di formulale la pro-pria adesione presso la biblioteca civi-ca Guerrazzi o inviando una email a [email protected].

Cornigliano, 1870. Più di un secolo fa il paesaggio intorno la via principale era perfettamente conservato. Dipinto di G. Dufour

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19 ilCorniglianese/e-mail e lettere alla redazione Aprile 2015

Via Sampierdarena, 329 r Genova

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Via Cornigliano, 340 r Genova [email protected] www.comicsclub.net tel. 010.4550533

C.so Gastaldi, 89-91 r (portici) Ge

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www.ilmondodelfumetto.it tel. 010.5298869

Le figurine di Anzalone www.ilvignettificio.it

Il francobollo di Anzalone www.ilvignettificio.it

VIA PELLIZZARI Macchine in doppia fila

Sono proprio stufa, non c'è giorno che via Pellizzari non sia "occupata" dalle auto in doppia fila. Ma è mai possibile che i vigili non vedano? E' possibile che tutte le mattine, io, debba aspetta-re due, tre volte il verde del semaforo per la coda che c'è? Il rispetto per gli altri è morto e sepolto a Corniglia-no?

Renata Micheli

INFOPOINT PRO LOCO CORNIGLIANO Le segnalazioni dei cittadini

Salvatore Carlino ci segnala il venir meno nel nostro quartiere e nella no-stra città di WC pubblici (vespasiani). Con i lavori di demolizione dell'ex cotonificio e lo stravol-gimento di piazza Savio sono stati infatti eliminati due dei tre vespasiani rimasti. Ne ri-

mane uno solo dietro l'ex mercato comunale. I nostri amministratori, dice ironica-mente il nostro lettore, non soffrono evidentemente di problemi di prostata.

<>

Renata Micheli denuncia il fatto che, a causa di una precaria recinzione, da tempo i ragazzini entrano indisturbati ed impuniti nel cantiere aperto per i lavori sul rivo Roncallo mettendo a gra-ve rischio la propria incolu-mità.

<>

Sabrina Rizzello e Mari-nella Dettori ci segnalano il degrado e l'incuria in cui ver-sano l'antica torretta facente

parte del complesso Spinola/Muratori e della piazzetta adiacente a nord di via Pelliz-zari. Perché non sistemarne almeno prospetti e tetto pri-

RUOTA PANORAMICA Ma per noi c’è solo il “rumentosauro”

Ricordo di aver letto all’inizio dell’anno del prossimo arrivo al Porto Antico di Genova di una bellissima ruota panora-mica, alta 48 metri. In realtà ad oggi, dell'attrazione nessu-na traccia, eppure l'idea sem-brava piacere (stranamente) ai genovesi, notoriamente restii alle novità. E non dite-mi che non è vero. Ma perché ne scrivo oggi qui sul giorna-le? Perché mi viene in mente l’unico gioiello che noi di Cor-nigliano “ereditammo” pro-prio dal Porto Antico. E cioè

DEPURATORI A MONTE E A MARE Con il caldo la puzza è insopportabile

Gentile giornale, Ho letto che secondo le stime dell’assessore all’ambiente Garotta, entro il 2020 il nuo-vo impianto di depurazione di Cornigliano dovrebbe concen-trare su di sé il trattamento dei fanghi di tutto il centro cittadino, consentendo quindi la totale dismissione dell’impianto di Volpara

DA TUTTO IL MONDO

Il nostro Carlo Guerra foto-grafato ad Honolulu presso il Memorial di Pearl Harbor, mostra ilCorniglianese.

ma che crolli al suolo?

<> Enrico M. lamenta il man-cato ritiro della carta dai con-

tenitori in zona ex mercato, Ma il problema ci pare sia presente su tutto il nostro

territorio (ndr).

<> Di diversi cittadini invece è la lamentela raccolta per l'asso-luta mancanza della presenza della polizia municipale com-pletamente assente nei mo-menti di maggior traffico so-prattutto per il mancato con-trollo e sanzionamento degli autocarri (tir) che transitano in via Cornigliano in orari non consentiti. Perché non mettere una telecamera?

(ricordo la forte presa di po-sizione degli abitanti della Volpara per la dismissione del loro impianto). A Corni-gliano quindi sono/verranno convogliati anche i fanghi della Darsena e di Sestri Po-

nente, con il conseguente ridimensionamento dei rela-tivi impianti alla sola tratta-zione delle acque. In una se-conda fase che dovrebbe du-rare altri due o tre anni e, comunque fra non più di die-ci, come più volte affermato dall’amministrazione e scrit-to sul giornale), verrà attiva-to anche il trattamento delle acque per l’impianto che sor-gerà nell’area ex Ilva, con-sentendo la definitiva chiu-sura di quello attuale e vetu-sto di Cornigliano/Val Polce-vera. Me lo auguro perché con il primo caldo, la convi-venza con il “nostro” depura-tore è… imbarazzante. Maria G. Spigno

l’orrendo “rumentosauro” assemblato con orrendi co-pertoni destinati al riciclo o alla spazzatura. Ecco, scrivo perché, al contrario del ru-mentosauro, pensavo che sa-rebbe più bello e più simpati-co ereditare la ruota panora-mica olandese che - mi dicono - è ancora ferma in Olanda perché mancano ancora

gli speciali permessi visto che l'attrazione non è mai stata montata. Ricordatevi di noi, e non solo per le brutture. Se non sapete dove mettere la ruota, ci siamo noi. Spazio ce n’è, mi sembra. Grazie.

Vittorio Bevilacqua

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20 ilCorniglianese/note della redazione Aprile 2015

P.A. CROCE BIANCA GENOVA-CORNIGLIANO

Tel. 010 6512760

Carta dei diritti del bambino nello sport

È nata nel cerchio degli allenatori sportivi ginevrini. Essa li impegna a rispettare il ritmo di ciascuno e a preservare i giovani di cui han-no l'incarico. È destinata ad esse-re largamente diffusa affinché, a poco a poco, ogni società, allena-tore, genitore giunga, come gli istigatori della Carta, a tenere veramente conto del benessere di ogni bambino. Molti giovani pra-ticano uno sport. Ma teniamo veramente conto del loro avviso, delle loro aspirazioni? Prendiamo sufficientemente a cuore la loro salute e il loro sviluppo fisico? La moda, o «l'obbligo di risultati» nell'agonismo non va talvolta all'opposto degli interessi vitali del bambino?

1. Diritto di fare dello sport

Se un ragazzo desidera avvicinar-si alla disciplina sportiva di sua scelta, l’adulto non può negargli questa possibilità, ma deve offrire al giovane le condizioni che più si adattano al suo livello.

È il giornale con cadenza mensile di Cornigliano Ligure

senza scopo di lucro

Editore Pro Loco Cornigliano Autorizzazione del Tribunale di Genova n. 9/2012 del 18.04.2012 Il giornale è anche online sul sito della Pro Loco Cornigliano www.prolococornigliano.it Direttore editoriale Fabrizio Cartabianca [email protected] Direttore responsabile Enrico Cirone [email protected] Vicedirettore Simona Tarzia [email protected] Amministrazione Domenico Turco [email protected] Segreteria Riccardo Ottonelli [email protected] Caporedattore Riccardo Cabona Redazione Leda Buti [email protected] Riccardo Collu Sergio Daga Jose Cuffaro

Marta Fasulo Astri Lidia Frascio Liliana Gatto Alvaro Filippo Michelon Rita Nello Marchetti Riccardo Ottonelli Guido Pallotti Fiorenzo Pampolini Rosanna Robiglio Don Andrea Robotti Jazmin Rodriguez Matteo Savio, [email protected] Lorenzo Schiavon Andrea Scibetta, Nicolò Scibetta Roberto Veneziani Fotografia Agostino Razzore [email protected] Francesca Comparato Bruno D’Astice Carlo Guerra Grafici illustratori Andrea Anzalone Adriano Sanna Impaginazione Auria Martelli Rita Moccia Romano Oltracqua Salvatore Pilotta [email protected] Tel. 346.8837338 Pubblicità Romano Oltracqua Alfonso Palo [email protected] Tipografia San Biagio Stampa Spa via al Santuario di N.S. della Guardia, 43 16162 Genova Collaboratori Italo Ebolo Carlo Mastrobuono Giovanni Murchio

Il mensile è stampato su carta ecologica in 12.000 copie

Avviso ai nostri inserzionisti, lettori e sostenitori

Da alcuni mesi la ditta Spot&Sport di Buffa Patrizia non è più autorizzata a stipulare contratti ed accordi di nessun genere per conto di questa testata e della Pro Loco Cornigliano editrice. Chi è interessato a rinnovare, modificare ed acquisire spazi su questo giornale può

rivolgersi al nostro socio collaboratore rag. Romano Oltracqua.

e-mail: [email protected] cell: 3311557731

“Otto ore di lavoro, otto di svago, otto per dormi-re" fu il leitmotiv, condivis0 da gran parte del movimento sindacale

nel primo Novecento che, per migliorare la condizione di vita dei lavoratori, rivendi-cava il diritto di avere un orario di lavoro giornaliero fissato in otto ore che gli per-mettesse di avere una parte di tempo libero per la propria autonomia. La festa del lavoro, riconosciuta nella maggior parte delle nazioni nel mondo e commemorata il primo maggio di ogni anno, sta a ricordare questa importante conquista ottenuta con ingenti perdite di vite umane e nel 1866, negli Usa quella legge venne definitiva-

mente approvata. Quella Prima Internazionale volle essere d’incitazione anche per Europa e nel maggio del 1891 fu ufficializzata dai delegati socialisti della Seconda Internazionale divenendo permanente. In Italia questo diritto divenne una delle più importanti ricorrenze annuali a ricordo delle battaglie operaie ma durante il ventennio fascista questa festa si celebrò il 21 aprile in coincidenza con il Natale romano, festività laica legata alla fondazione della città di Roma. Dopo la fine del conflit-to mondiale fu di nuovo ripristinata il primo maggio del 1945. Ma

all’orizzonte una nuova strage era in agguato e a Portella della Ginestra, una località montana di Piana degli Albanesi, in provincia di Palermo, gli uomini del bandito Giuliano fecero fuoco sui lavoratori presenti al comizio. Ci fu una scissione sindacale e solo nel 1970 la festa ritornò a rivivere e a riunire nelle piazze i lavoratori di ogni tendenza politica. Ma il mondo del lavoro cambia velocemente e molti degli operai delle fabbriche sono stati sostituiti dalla tecnologia con macchine governate da un minor numero di personale, creando sempre più crescenti disoccupati e cassintegra-ti, costo aggiuntivo per la società e spesso i datori di lavoro fanno a gara per sottopa-gare le attività esistenti creando sempre più incertezza nelle giovani leve. Questo mondo caratterizzato dalla presenza della banda larga, delle reti mobili e dei social network sta predisponendo il lavoro del futuro che sarà improntato su sempre nuo-ve tecnologie e questa ricorrenza, da sempre animata da manifestazioni, coniuga questo giorno con dimostrazioni concrete di attenzioni verso chi sfrutta e specula sulle vite altrui e, uniti da questo principio lottano per ottenere nuove forme di at-tenzione, soprattutto da parte di chi governa affinché agevoli gli imprenditori onesti e svantaggi coloro che hanno come scopo l’utile ad ogni costo. Un primo maggio, binomio di festa e lotta, è da molti considerato un giorno da trascorrere fuori porta all’aperto con la famiglia e caratterizzato da una gastronomia semplice, dove fave, formaggio pecorino, salame di Sant’Olcese e vino bianco, non mancano mai. Con-tornato quasi ovunque da mostre, musica, balli e canti tipici della tradizione popola-re delle feste primaverili, si preannuncia un ottimo modo per ricordare l'impegno del movimento sindacale e i traguardi raggiunti in campo economico e sociale dai lavoratori, un’usanza rimasta nel cuore degli ultimi nostalgici che continuano a ritrovarsi in quelle campagne fiorite con il sapore di primavera, rinnovo della vita, anche se ora, da parte dei giovani, sta perdendo un po’ del suo smalto iniziale. Rosanna Robiglio

Primo maggio, la festa c’è

quando c’è il lavoro