Aprile2015
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News UniTre Osimo – Aprile 2015 1
Sede: Piazza Sant’Agostino, 2 , 60027 Osimo (Ancona), tel. 071 7231936
Sito: www.unitreosimo.it
Email: [email protected]
Dal diario postumo di Saverio Danni
La giornata si presentava serena, con quell’aria
frizzante che prelude all’inizio della Primavera. Per
le strade di via Bologna poco traffico se paragonato
al solito. Praticamente assenti le carrette trascinate
dal lento fluire di cavalli, anziani e stanchi, delle
lavandaie che trasportano alla Barca i panni
sporchi della barriera di Milano e del borgo
Aurora. Luogo antesignano delle future Candy.
Pochi i tram della linea 8, con carrozze a saloon,
senza porte nei due ingressi anteriori e posteriori e
con i soliti squattrinati che si attaccano a
improvvidi appigli sul lato posteriore del tram e
con i piedi appoggiati sulla barra di traino.
Rappresentano questi l’obbiettivo primario del
bigliettaio che percorre su e giù il corridoio
centrale della vettura caricando di improperi i
clandestini e minacciandoli con bacchettate sulle
dita in presa.
------------------------------------------------------------
Questa giornata mi trovava assente dalla scuola.
Non so se perché era un sabato, o perché le notizie
che trapelavano consigliavano di lasciare gli
studenti a casa (i Salesiani ne sapevano certamente
una più di noi).
- Bisognerà andare dai vigili a fare domanda
per avere carbone al prossimo anno – disse
mia madre la sera rima – e bisognerà fare
presto perché questi è contingentato e
quando finiscono le scorte non danno più
permessi.
Ero io l’unico uomo di casa, orgoglioso dei miei
dodici anni e di poter svolgere compiti riservati al
padre, ora assente in quanto deportato in Germania
a produrre munizioni per l’Alleato tedesco, – e
pertanto assunsi io tale delicato incarico.
Salutata la mamma partita di buon’ora per
raggiungere il suo posto di lavoro in Madonna di
Campagna, m’incamminai con una discreta calma
lungo il corso Novara. La stazione dei Vigili era in
piazza Crispi, relativamente vicina. Per strada,
quasi nessuno.
La poche persone camminavano veloci, con
sguardi guardinghi, stringendosi nei loro cappotti
malgrado il tempo clemente. Io invece ero
incuriosito da quelle poche ma velocissime
automobili che sfrecciavano lungo il corso.
All’altezza dell’incrocio con corso Palermo
m’impressionò una Balilla diretta verso il centro
città con un uomo che viaggiava sulla predella,
all’esterno della macchina. Mi chiesi se proprio
non c’era posto dentro, ma non ebbi modo di
controllare. Più oltre, quasi all’altezza di corso G.
Cesare, una camionetta con militari (italiani?
tedeschi?) con il mitra puntato in alto sembravano
News
UNITREOSIMO 25° Anno Accademico
2014 - 2015
Aprile 2015
Anno Secondo, Numero 7
In questo numero 23 Aprile 1945 1
Educare alla libertà 3
Ho fatto un sogno 5
L’arte pittorica secondo un letterato 5
Moda e Emancipazione femminile 6
Burraco all’UniTre 7
La Pascio’ de Don Altero 8
Le Erbe Bone: Grugno porcino 9
Ricorso all’Arbitrato bancario (ABF) contro le banche:
come, quando e quanto costa 10
Assegno scoperto: istruzioni su cosa fare 12
Rendiconto e gestione contabile condominiale:
regole fondamentali 13
Oneri detraibili dalla dichiarazione dei redditi
per il 2015:le novità 14
unitre. osimo
Libero Foglio d’informazione a uso interno distribuito ai soci.
23 APRILE 1945
Di Saverio Danni
News UniTre Osimo – Aprile 2015 2
voler sparare a inesistenti passerotti. In lontananza
un crepitio di mitragliatrici e il boato di una bomba
mano. Tutt’attorno un silenzio surreale faceva
compagnia alle moltissime serrande abbassate.
Abituato com’ero ormai a stare in compagnia di
tali rumori che mi tenevano compagnia durante i
giornalieri percorsi tra casa e scuola, uniti
all’incontro con qualche cadavere che si
rinvenivano al mattino sulla sponda della Dora o
lungo la via Cottolengo. Non detti gran peso a
questi segnali, e proseguii imperterrito sino alla
sede dei Vigili Urbani che, nel vedermi, rimasero
quasi atterriti.
- Ma cosa vuoi ragazzo?
- Son venuto per prenotare il carbone per
quest’inverno.
A questa risposta rimasero prima interdetti, ma poi
risollevati. Quasi certamente pensavano di trovarsi
di fronte a una staffetta partigiana che avrebbe
chiesto loro di imbracciare le armi, o, peggio,
qualcuno con una bomba in tasca.
- Senti ragazzo: corri a casa! Oggi non si può
pensare al carbone: oggi abbiamo la guerra
qui in casa. Non senti? I partigiani sono a
Settimo e stanno arrivando da corso
Vercelli. I tedeschi e i repubblichini stanno
scappando e sparano ovunque. Corri! E
cerca di portare a casa la pelle, anche
senza il carbone !!
Non so voi. Ma la paura è come le vertigini: prima
non le noti, come non esistessero. Poi
improvvisamente ti sommergono, ti prendono per
la gola e più non riesci a respirare.
E’ un urlo che prorompe dall’interno e crea quello
che usiamo definire panico. Perdi ogni contato con
il presente, senti il cuore che aumenta i battiti, un
sudore freddo che ti imperla la fronte, le gambe
che diventano mollicce e ti viene una gran voglia
di vomitare.
Stringendo ancor più forte i documenti che portavo
con me, quasi fossero in grado di proteggermi,
uscii sulla piazza.
Nel surreale silenzio, da un megafono posto chissà
dove, un urlo a me diretto: “Cit, gaute da lì! Va a
cà subit che si a sa spara!”.1
Guardai in alto, da dove proveniva l’urlo: sui tetti
della Grandi Motori, nettamente distinguibili,
sull’angolo tra corso Vercelli e corso Vigevano
uomini armati di mitra, puntavano gli stessi sulla
1 “Bambino, togliti di lì. Vai subito a casa perché qui si apra”
piazza. Seppi poi che erano quelli delle SAP e delle
GAP, che in aiuto ai partigiani, difendevano la
fabbrica.
Un terrore non più arginabile mi raggiunse. Mi resi
conto di essere nel pieno di un’azione di guerra.
Guardai atterrito la piazza vuota. Lo stomaco stava
strabordando e si appaiava una gran voglia di fare
pipì. Trovai un portone aperto sulla piazza. Entrai
di corsa nel cortile. Fortunatamente i cortili allora
non erano solo aree di parcheggio per le automobili
ma luoghi di vita. Ed immediatamente scorsi un
gabinetto. “Mio Dio, - mi dissi – fa che non sia
chiuso!” – Era aperto. Mi tuffai dentro, mi chiusi a
chiave, vomitai la poca colazione, e….aspettai.
Per quanto tempo rimasi lì, più non ricordo. Ma
poi, lentamente, non sentendo strepiti attorno a me,
né rumori di armi da fuoco, né tuonar di bombe a
mano, sgattaiolai fuori con attenta circospezione.
Fragori di guerra verso la stazione Dora, ma niente
dalle parti di corso G. Cesare.
Presi a correre in modo forsennato, rasentando i
muri. Dal corso G. Cesare una macchina con
uomini sui parafanghi anteriori armati di
mitragliatori, e altri sui predellini, sparavano colpi
in sequenza. Subito mi videro. Ammutolii. Ma
proseguirono senza che venissi minimamente
calcolato. I pochi negozi prima aperti erano
irrimediabilmente chiusi. Nessuna speranza di un
nascondimento all’ultimo momento.
Quasi all’angolo di via Bologna, una baracca di
fortuna per generi alimentari mi nascose ad una
sequenza ininterrotta di forse 7-8 camion carichi di
repubblichini vocianti, che alternavano canzoni
fasciste con raffiche di mitra indirizzate qua e là.
A casa mi accolsero in anteprima le urla strazianti
di mia madre che, ritornando dal lavoro, non mi
aveva trovato.
Fatta la pace, mi presi la colpa di essere uscito in
tali situazioni. La mamma mi perdonò: riuscii
anche a mangiare qualcosa e a respirare con più
normalità.
Uscii delicatamente sul balcone verso strada per
vedere cosa succedeva. Dal quarto piano la vista si
spandeva in lontananza. Accanto, sul balcone di
sinistra, c’era il mio amico Mario, di pochi anni
superiore a me e come me estremamente curioso di
quello che stava accadendo. Guardavamo verso
piazza Sofia, dove c’era la fabbrica del tabacco.
Vedevamo una colonna di camion, forse tedeschi,
preceduto da un carro armato che avanzava verso il
centro.
Appena il tempo di scambiarci un commento,
quando sulla bocca del cannone del carro
s’intravvide come un lampo che accompagnava
una salva di mitragliatrici. Istintivamente mi trassi
News UniTre Osimo – Aprile 2015 3
indietro. Ma subito un urlo: Mario era sta colpito
da un proiettile vagante alla schiena! Colpito a
pochi metri da me, quasi facendomi scudo. Sono
salvo per miracolo, ma Mario a terra! Ci fu un
accorrere fra quanti nella casa avevano assistito o
udito lo sparo. Bende, fasce, tutto quanto si aveva
in casa venne usato per tamponare lo squarcio
prodotto fra la scapola e il collo. Il sangue usciva
copioso. Sapemmo poi che era stata usata una
pallottola dum-dum.
Che fare? Telefoni non esistevano e tanto meno
automobili che, anche se ci fossero state, non
potevano certamente essere usate in tale frangente.
Un coraggioso prese una bicicletta parcheggiata in
cortile e partì alla ricerca di una farmacia o di un
dottore. A sera tardi arrivò un’autoambulanza dal
Martini, ma Mario ormai era morto.
------------------------------------------
Fu questo l’ultimo che vidi e che segnò la fine
della mia odissea durata quattro anni.
Finiva la pubertà e iniziava l’adolescenza
La primavera di pace era finalmente arrivata
accompagnata, proprio all’ultimo momento, dalla
morte di un amico. Mancava solo mio padre che
giunse, salvo e quasi sano, nel mese di Agosto..
Riscoprii il pane fatto col grano e non col riso, il
caffè con i chicchi che sostituivano l’infuso fatto
con “La Vecchina” composta di insalata decotta.
Giunsero poco alla voltale scarpe di cuoio che
subentravano agli zoccoli; gustai finalmente lo
zucchero, e finivano le mie incursioni ciclistiche a
Pancalieri e a Montanaro2 ad elemosinare patate
gelate; mi vestii con mutande di stoffa e non
confezionate con le gelide e cartonate stoffe usate
sulle corone funebri a testimonianza dell’affetto dei
parenti (i miei nonni lavoravano al cimitero).
E la vita riprese a scorrere.
2 Paesi della larga periferia di Torino
Ha tutta la passione ed il fervore della giovinezza. Le sue
idee sono così logiche, mature ed innovative da
sembrare utopiche. Non si limita ad esporle con
l’entusiasmo della sua giovane età, ma le vive sulla sua
pelle e le condivide con altre famiglie ed altri genitori.
Emily Mignanelli è una giovanissima mamma ed una
insegnante che questo pomeriggio ci espone il suo
progetto nell’ambito del ciclo di incontri “L’Ospite a
Sorpresa”, organizzato dai docenti di “Visione Olistica”:
“L’Educazione Libertaria è una Realtà (anche) Osimana”.
Per quasi un’ora il pubblico ascolta in silenzio. Qualcuno
prova a fare qualche domanda, ma sembra che anche le
stesse domande si fermino per ascoltare. Solo la voce di
Emily risuona forte e decisa, entusiasta ed accogliente al
tempo stesso. Non è la prima volta che racconta la sua
esperienza ed il progetto di lavoro in giro nel territorio,
ma è la prima volta che lo fa qui in Osimo, la sua città.
Un leggero rossore le colora le gote, ma forse sarà il
caldo prodotto dal condizionatore nella stanza.
Che cos’è l’Educazione Libertaria?
La definizione la troviamo scritta nel Manifesto per
l’Educazione Libertaria: “L’educazione libertaria è un
insieme di principi ed esperienze unite ad una pratica
organizzativa di tipo democratico che riconosce ai
bambini e alle bambine, ai ragazzi e alle ragazze la
capacità di decidere individualmente e in gruppo come,
quando, che cosa, dove e con chi imparare e la capacità
di condividere in modo paritario le scelte che riguardano
i loro ambiti organizzativi. L’educazione libertaria fonda
la relazione educativa adulto-bambino sul
riconoscimento di tali capacità quali mezzi per lo
sviluppo dell’autonomia e della libertà di scelta dei
bambini. Il contesto da noi privilegiato per la messa in
opera di principi e pratiche democratiche così intesi è la
scuola.”
In pratica che cosa significa?
I bambini stanno tutti i giorni fuori, nel parco o nel
bosco, ci racconta Emily. Questo aiuta a sviluppare
naturalmente le loro capacità e potenzialità. Il luogo è
un ambiente familiare, una casa. I genitori sono presenti
attivamente nel percorso educativo e questo aiuta a
costruire naturalmente anche una comunità di genitori.
Le giornate iniziano tutte con una ASSEMBLEA in cui i
BAMBINI organizzano la giornata, decidono cosa
vogliono fare, avanzano proposte, organizzano, si
organizzano. E’ un momento importante, questo, perché
i bambini imparano ad assumersi la responsabilità delle
proprie scelte, imparano ad ascoltare sé stessi, a non
aver paura di esprimere le loro idee e a non demandare
ad altri le loro scelte.
EDUCARE ALLA LIBERTA’
Di Mauro Guerrini
News UniTre Osimo – Aprile 2015 4
Poi, continua a spiegarci Emily, la FREQUENZA ALLE
LEZIONI è LIBERA, cioè i bambini scelgono se
partecipare o no alle lezioni stesse. Quello che si cerca di
fare nei bambini è dare degli strumenti per
un’autoformazione. L’apprendimento è duraturo e
significativo solo nel momento in cui c’è una
motivazione reale. Come per il Metodo Montessori, il
bambino si autocrea, si autocostruisce entrando in
relazione con l’ambiente. L’adulto è solo un mediatore
tra il bambino, l’ambiente ed i materiali. Il bambino
sviluppa una curiosità molto superiore alla media ed
impara a formulare domande che lo guidano verso una
conoscenza profonda.
E poi, grande differenza, non ci sono voti, compiti in
classe, valutazione attraverso un numerino buttato lì a
seconda di quello che ha imparato o non imparato. Il
giudizio sulla persona non lo si dà attraverso un
numero. Tu vai benissimo così come sei. Noi
consideriamo – dice Emily – il bambino a 360 gradi.
“Oh!, non vai bene in matematica? Ma crei dei fumetti
che sei una bomba. Riconosci un sacco di erbe
spontanee”. Noi mettiamo sullo stesso piano tutte le
materie: italiano, matematica, geografia, riconoscimento
delle erbe spontanee, teatro, danza, movimento
creativo, circo, cucina … tutto. Perché la vita della
persona è tutto questo. Siamo noi che abbiamo dato
storicamente e socialmente importanza solo a certe
materie. E se il bambino va bene in quelle allora è
bravo, poi socialmente può avere grandissime difficoltà,
può essere un ragazzo che non si inserisce nella
comunità, non avere amici, stare male … però ha 10 in
latino. Che bella persona che è. No, per noi non è
questo!
Nella scuola libertaria si lavora moltissimo anche
sull’alfabetizzazione emotiva, nel riconoscere i propri
sentimenti perché se il ragazzo non riconosce i suoi
sentimenti, non riconosce neanche quelli degli altri e
sarà un adulto arido, freddo ed incapace di provare
empatia. Tutto questo è importantissimo anche nella
risoluzione dei conflitti. Sono strumenti fondamentali da
dare ad un essere in crescita.
Man mano che procede nell’illustrarci storicamente il
Movimento Libertario, nonché la sua esperienza
personale con i 24 bambini della scuola e le loro
famiglie che condividono questo progetto da quasi 7
anni, la sua voce diventa sempre più incisiva, sempre più
determinata come quella di chi condivide ciò che ha
vissuto sulla sua pelle: le speranze, le lacrime, i sorrisi e
non semplicemente letto una teoria filosofica da qualche
parte. Stiamo entrando nella seconda ora dell’incontro e
la presenza di Emily non è più sul podio da dove
parliamo, ma accanto a ciascun ascoltatore. Nel
pubblico cominciano a muoversi sentimenti contrastanti
di entusiasmo e di paure ataviche che cominciano a fare
capolino.
La nostra è un’Associazione di Promozione Sociale.
L’Educazione Libertaria, in questo momento in Italia non
è riconosciuta, per cui i genitori devono presentare una
dichiarazione di educazione parentale presso l’Istituto di
competenza. Questo è possibile grazie all’art. 33 della
Costituzione Italiana che sostiene che l’istruzione è
obbligatoria e la scuola è la risposta che lo Stato dà al
diritto all’istruzione, ma i genitori, poi, possono scegliere
quello che ritengono più giusto. L’importante è che si
assumano la responsabilità dell’istruzione del figlio.
Le famiglie che hanno iscritto i loro figli alla nostra
scuola, continua Emily, non conoscevano la Scuola
Libertaria. Stavano cercando “qualcosa”. L’estrazione
sociale è delle più varie: c’è l’operaio, il disoccupato,
l’imprenditore, il milionario. Alcuni avevano avuto
problemi nella scuola pubblica, altri ci conoscevano ed
avevano fiducia in noi, altri ancora cercavano qualcosa
di adatto per i loro figli.
Prima di accogliere un bambino nella nostra scuola è
molto importante fare un lavoro preliminare con i
genitori, perché la scuola va costruita in una cornice di
ideali e di valori condivisi. Ciascuno di noi ha ricevuto
una educazione molto diversa. Nei momenti di
maggiore stress noi ricorriamo automaticamente alle
pratiche istintive che andiamo a ricercare nel nostro
vissuto. Per iscrivere i bambini alla scuola, i genitori
devono preventivamente frequentare degli incontri per
quasi sei mesi. Questo serve a far sì che i genitori
costruiscano un pensiero critico e costruttivo. Molti
fuggono dalla scuola statale, ma non sanno cosa
vogliono né dove vogliono andare. Invece è importante
che siano consapevoli di che cosa scelgono. Il lavoro
compiuto nei sei mesi non è stato fatto per conoscere
l’educazione liberale, ma per riflettere prima di tutto
sulle nostre paure, le nostre ansie, le nostre aspettative,
consapevolizzare che cosa stavamo progettando sui
nostri bambini. Abbiamo riflettuto sull’essere stati noi
stessi bambini educati e sull’essere diventati adulti
educati, quindi sull’educazione che abbiamo ricevuto. Se
ci sono dei buchi neri in alcune persone, scompare tutto.
Riportarlo a galla è fondamentale per capire perché se
mio figlio tocca la terra io genitore ho una crisi, un
attacco di panico. Io come maestra posso capire che
quella cosa ha un valore educativo, pedagogico per il
suo sviluppo cognitivo e psicologico. Tu adulto, invece,
devi capire perché alcune azioni del bambino ti
scatenano reazioni spesso troppo forti ed immotivate.
Questo ha fatto sì che il gruppo di genitori si sia coeso
tantissimo creando un gruppo di sostegno molto forte:
una comunità educante.
La libertà stessa ci fa paura. Noi siamo stati educati a
non conoscere cos’è la libertà. Forse non sappiamo
neanche che cosa sia. La Libertà non è fare quello che
vuoi, la Libertà è responsabilità e partecipazione. Io non
dò una formazione. Io non formo nessuno, anzi rispetto
la tua forma. Io educo, nel senso di ex-ducere, tirare
fuori quello che hai. Se io vengo accettata e riconosciuta
per quello che sono, poi non ho più bisogno di urlare,
di richiamare l’attenzione, di piazzare bombe, di far
casino in alcuna forma.
Emily, chiedo, lavorate 10 ore al giorno, tutti i giorni,
compresi i festivi. Lavorate con le famiglie, con i
bambini, con le associazioni, con i progetti. Voi stesse
News UniTre Osimo – Aprile 2015 5
avete una vostra famiglia. Molte maestre quando
tornano a casa dalla scuola sono esauste, cominciano a
fare il conto alla rovescia dal primo giorno di scuola.
Con tutta questa mole di lavoro che vi siete accollate,
voi non siete stanche? Come fate, qual è il vostro
segreto?
Mi risponde sorridendo: “Trova la cosa che ti fa star
bene e falla, perché è questo quello che ti dà energia”.
Mi trovavo in un giardino bellissimo, affacciato su
un’ampia vallata, che dai monti lontani ancora
bianchi di neve arrivava fino al mare. Camminavo
su una ghiaia sottile che scricchiolava dolcemente
sotto le mie scarpe e l’occhio s’incantava sulle
aiole fiorite di margherite, buganvillee, rose, che,
chiuse in bocci gonfi di linfa, dolcemente si
sfogliavano al sole, esalando un dolce profumo.
Lungo le aiole si snodava un filo sottile che le
delimitava e a tratti, dove si aprivano le prese
dell’irrigazione, si formavano piccole pozze
d’acqua limpida, dove sguazzavano i passeri per il
bagno del mattino Avevo brevi trecce legate da
fiocchi bianchi e guardavo timorosa un uomo
severo dalla lunga livrea grigia. Sapevo che era il
custode del giardino. Guai se la palla scivolava nel
prato! Così io la stringevo forte per paura di
perderla.
Poi all’improvviso, con l’insensatezza dei sogni,
invece della palla mi trovai per mano un
bambinetto. Lo tenevo stretto, non volevo che
entrasse nei prati, anche se l’uomo severo non
c’era più. C’era invece un altro che come per gioco
stava popolando il parco di animali fantastici, il
lupo, la giraffa, un grande ragno, tutti intessuti di
fiori e d’edera sottile. Spuntavano tra i lecci
secolari e le giovani palme, che ondeggiando
mollemente si chinavano a guardare stupite i nuovi
arrivati, mentre il giardino cantava di trilli d’uccelli
e ronzii d’insetti.
Ma ecco un richiamo di bimbi. Sì, hanno messo i
giochi! Il piccolo che tengo per mano si libera dalla
mia stretta e corre incurante attraverso le aiole e le
foglie del prato, che subito sotto i suoi passi si
fanno grigie e all’ombra dei grandi lecci diventano
terra. Mi guardo intorno e mentre una folata di
vento disperde il mio richiamo, all’improvviso
m’accorgo con sgomento che nel giardino non c’è
più un fiore. Mi sento smarrita in un mondo che
non riconosco più, perché la bellezza è morta.
Ma laggiù, tra l’erba intristita dal calpestio e
dall’incuria, una fanciulla bionda (una fata?) sta
zappettando alacremente la terra . “Che cosa
pianterai?” le chiedo. “Rose”, mi risponde
M’accorgo solo allora che il bosso e i cespugli da
fiore sono stati potati severamente e intorno
all’area giochi si snoda una staccionata che la
delimita e impedisce l’irruzione dei bimbi
attraverso i prati. Nell’aiola che cinge la fontana si
affacciano timide begoniette, che aspettano di
esplodere nel rosa dell’estate. Un esile zampillo
scompiglia l’acqua limpida e al mio passare una
rana si tuffa tra i pesci rossi, che guizzano via
spaventati. Vibra ancora vita il vecchio giardino
incantato, nudo, indifeso e senza colore come dopo
una lunga malattia, ma forse qualcuno sta tentando
di salvarlo. Tornerà per lui la primavera?
P.S.
E’ cronaca recente che le begoniette della fontana
sono state strappate e calpestate. Rabbia?
Malessere? Stupidità? “Spesso il male di vivere
ho incontrato” dice il Montale in una sua celebre
poesia, cogliendo il dolente declino delle cose, ma
certo è più terribile quello che porta a distruggere
scientemente la bellezza e la vita.
La mostra di Pittura che si è aperta il 1° aprile presso
il Palazzo Campana, grazie alla collaborazione del
Comune e dell’Unitre, ha visto a confronto due
linguaggi: quello letterario e quello pittorico. Chi ha
presentato il pittore Bledar Kapllani, infatti, è stato
Fernando Riderelli, professore di Lettere, scrittore ed
erudito in Filosofia e Teologia. Nella Sala delle
Colonne, presente un folto pubblico, Riderelli si è
servito di accostamenti letterari come chiave di
accesso all’arte del giovane pittore albanese,
spiegando che Cechov, secondo l’analisi di Ivan
Burnin, Premio Nobel 1933, era convinto che ciò
che conta nell’espressione è la semplicità, evitando
affettazioni ed esibizionismi. Kapplani infatti,
concepisce l’arte priva di ornamenti inutili, le sue
pennellate non sono insignificanti e il suo modo di
usare il quadrato, il cerchio, il cubo ci riportano
L’ARTE PITTORICA SECONDO UN LETTERATO Di Rossana Giorgetti Pesaro
Un sassolino nella scarpa…
Ho fatto un sogno Di Rosalba RONCAGLIA
News UniTre Osimo – Aprile 2015 6
all’arte cristiana dove il cerchio equivale al grembo
materno, ricettacolo d’amore.
Anche nei quadri di Bledar quello che può sembrare naturalismo è soltanto un involucro che racchiude qualcosa che vale la pena di scoprire. - L’uomo è la scorza , che racchiude l’artista - ha continuato il relatore,
che ha fatto riferimento
alla Summa di San
Tommaso per spiegare il significato del
termine “Bellezza” .Tre sono i suoi requisiti. l’integrità,la simmetria e la claritas, che secondo Proust ha un effetto irradiante. Infatti, i soggetti scelti da Kapplani che siano conchiglie, scogli, fiori, cerchi svelano il loro segreto essenziale, soltanto quando l’osservatore riesce a trovarne la claritas, cioè quella luce che é l’anima delle cose. Come per il giovane Proust, ad un certo momento della sua vita, è stato possibile scoprire il senso delle cose perdute, che gli hanno rivelato, improvvisamente, la loro vera essenza, così per Kapllani, i campanili, le meteore, le marine spoglie, retaggio della sua infanzia a Valona , gli ritornano parlanti, gli confidano il loro segreto, divenendo così tempo ritrovato, grazie alla memoria involontaria. Non poteva mancare un accenno alle epifanie di Joyce come manifestazioni radianti, che nei dipinti di Kapllani divengono guizzi di luce, ora intensa, ora balenante. Ed è la luce che, infine, il prof. Riderelli ha evocato come la conditio sine qua non della vita, come l’acqua e l’aria.
Cento anni fa, all’Aia, al Congresso
internazionale delle donne contro la
guerra, “una sarta artista italiana” Rosa
Genoni, pose le basi del made in Italy. La
Prima Guerra Mondiale purtroppo arrestò
quel movimento. L’Unitre ha voluto
commemorare quell’evento, invitando, il
23 aprile, la Prof.ssa Margherita Gallo a
parlarne. La relatrice ha iniziato spiegando
che la moda con i suoi cambiamenti traccia
uno dei processi più rivoluzionari del
secolo breve, assegnando alla donna un
ruolo diverso dall’essere soltanto: madre,
moglie e angelo del focolare. Servendosi
di slides, la Gallo ha fatto una carrellata
erudita ma piacevole sulla storia
dell’abbigliamento nel Novecento. Dagli
abiti ampi e fastosi della Belle Epoque, che
esaltavano le sinuosità di donne,
rigorosamente aristocratiche con cappelli
piumati, bustino e scarpe da ballo, si passa
nel 1910 alle gonne tubolari, che rendono
difficili i movimenti e con le caviglie
sempre coperte. Lo stilista Paul Poiret
libera la donna dal busto, semplifica gli
abiti, rifacendosi allo stile Impero, la
donna si
accorcia
capelli e si
toglie il
busto. Poi,
lo stesso
Poiret
s’invaghisc
e dello stile
orientale, influenzato dalla
rappresentazione a teatro dell’opera
Sherazade: abiti morbidi e tessuti fantasia.
Uno stilista spagnolo propone tuniche
comode. Ispirandosi all’Auriga di Delphi,
crea lo stile ”Delphos”: l’effetto è un abito
che mette in evidenza le forme, suscitando
un forte scandalo. Con lo scoppio della
Prima Guerra Mondiale, gli uomini vanno al
fronte sicché spetta alle donne di
occuparsi delle attività prerogativa
maschile. Si sente il bisogno di praticità e
comodità, perciò le gonne si accorciano e
il bustino scompare definitivamente.
Troviamo le donne in fabbrica con una
specie di tuta, le crocerossine vestite di
bianco e con abiti sobri adatti alla
situazione di emergenza, e le “Postine ”
con un abito dalla foggia contadinesca. Le
pettinature si semplificano, le scarpe
prediligono la stabilità e la moda diventa
accessibile ai cedi medi e bassi. Finita la
Guerra, negli anni ’20 e ’21, gli abiti
femminili scimmiottano quelli maschili, i
capelli sono corti la gonna è sotto il
MODA ED EMANCIPAZIONE FEMMINILE di Rossana Giorgetti Pesaro
News UniTre Osimo – Aprile 2015 7
ginocchio, i cappelli sono cloches che
incorniciano il viso. Chi, però, ha creato
uno stile rivoluzionario per gli anni ‘20, è
stata Coco Chanel che non creò soltanto
una linea d’abbigliamento, ma uno stile di
vita. Iniziando come modista cominciò poi
a creare abiti che mescolavano il colore,
all’eleganza, alla classe, dando alla donna
nuova personalità. Coco vuole liberare la
donna dal vincolo dell’uomo, la vuole
rendere indipendente, sportiva ed
emancipata.
Famoso e intramontabile il suo tailleur e
l’intramontabile tubino nero da indossare
da mattina a sera, la donna scopre poi il
suo fascino usando gioielli di bigiotteria e
il profumo Chanel “N°5”, la cui bottiglia,
semplice e nuova, colpì l’immaginazione di
varie generazioni. Il successo di Madame
Chanel è dovuto soprattutto al modo di
vestire se stessa e la donna, puntando
sulle esigenze che aveva in quell’epoca.
L’introduzione dei pantaloni fu una vera e
propria rivoluzione: la donna, lavoratrice e
non, preferiva abiti semplici, adatti anche
per lo sport. I tessuti usati erano il Tweed
e il Jersey, comode da indossare le
magliette rigate, ispirate a quelle dei
pescatori di Deauville. Vivo l’interesse del
pubblico sulla relazione, che Margherita
Gallo ha proposto con un eloquio spigliato
e brillante, particolarmente grata e
soddisfatta, la Presidente dell’Unitre Maria
Antonietta Mattioli.
Martedì 28 aprile, ore 15:00, ultimo giorno per il Corso di Burraco. Gli iscritti sono in fermento poiché oggi è stato indetto il Torneo di fine Anno Accademico. Fuori dell’aula si scambiano opinioni e commenti, si comportano come studenti alla vigilia delle vacanze estive. Finalmente arriva la Docente, la Prof.ssa Anna Antonelli, sono undici anni che dirige questo Corso e sente la responsabilità del suo ruolo. - Qui si viene per imparare e migliorare. State a sentire i consigli che vi do, fate attenzione e cercate di stare in silenzio!- Non esiste la competizione tra gli iscritti, si gioca per divertirsi e condividere momenti d’impegno, alternati a quelli spensierati. Gli iscritti si conoscono più o meno tutti, si sorride sugli errori che si compiono durante le partite, se il compagno di gioco sbaglia alla grande, può succedere che venga ripreso con un “Ma cosa fai, mica giochiamo a briscola!” Anna è sempre attenta, gira tra i tavoli per correggere, spronare e dettare le regole. Oggi, per dare più ufficialità al Torneo, è presente suo marito, Franco Iacoacci, che fungerà da arbitro. Dopo il suo via, si iniziano i turni, i giocatori già appaiati, si siedono e cominciano a giocare. Passate tre ore, con gli spostamenti stabiliti dalla posizione delle coppie, il Torneo finisce. All’arrivo della Presidente Mattioli e del Vice Sabbatini, l’arbitro legge la classifica.
L’Unitre offre premi alle prime tre coppie classificate. Risultano: primi Catorci e Carletti, secondi Bellezza e Zoppi, terzi Vaccarini e Severini. Per tutti gli altri, un rinfresco offerto dagli stessi studenti, un brindisi di saluto, una foto per i vincitori e una di gruppo. Per finire, un grazie caloroso alla Prof.ssa Antonelli e all’Unitre ed un augurio di ritrovarsi l’anno prossimo, stesso giorno, stessa ora, stessa aula.
Primi Classificati
BURRACO ALL’UNITRE Di Rossana Giorgetti Pesaro
News UniTre Osimo – Aprile 2015 8
Secondi Classificati
Terzi Classificati
Il Gruppo “Burraco”
La scelta di chiudere l’Anno Accademico con una
pièce teatrale di stampo paesano, con l’uso del
dialetto, è stata la conferma del ruolo umano e
sociale che svolge quest’Associazione. Oltre le
tante proposte culturali presentate ai soci
durante l’anno, non poteva mancare una
parentesi piacevole, dal titolo che è tutto un
programma ”La Pasciò de Don altero”. E’ un
ritorno al passato, quando il parroco aveva una
funzione importante nel paese, sebbene non
nascondesse le sue umane debolezze. L’azione si
svolge in una canonica, in cui comanda la
perpetua (Carla Rocchi) che difende la scelta
amorosa della nipote del prete (Pina Polacco)
innamorata di un “pollarolo” (Fulvio Cingolani),
il tipico bamboccione di paese che vive ancora
con la mamma. Non mancano altri personaggi
che richiedono i servizi del parroco: una coppia
di sposi per le nozze d’argento (Valfrido Tulli ed
Elda Marchetti), una giovane (Paola Fornaro)
che chiede l’Estrema unzione per il nonno
morente, e l’innamorato non corrisposto
(Giuseppe Giordano) nel ruolo del dottore dai
modi ricercati, che la nipote del prete respinge.
Bravi e rispondenti ai propri ruoli gli attori, che
hanno riportato sulla scena una commedia di
Massimo Pieretti, scomparso prematuramente,
valida la regia di Gigliola Costantini, adatto il
palcoscenico del Teatrino Campana, rispondenti
le luci, il sonoro e le riprese filmate. Lo
spettacolo, presentato nel pomeriggio del 30
aprile, dalla Presidente dell’Unitre Antonietta
Mattioli, ha iniziato con l’esecuzione del coro
dell’Associazione che ha presentato motivi
musicali ispirati all’Amore, come ha sottolineato
Rosalba Roncaglia con la precisazione che i
coristi sono legati non solo dall’amore per il
canto ma dall’affiatamento e l’affetto
vicendevoli. Ha diretto il Coro, Loretta Buglioni,
al piano, Edoardo Mantini. La serata si è
conclusa con l’esecuzione canora di una
coinvolgente tarantella.
LA PASCIO’ DE DON ALTERO
Di Rossana Giorgetti Pesaro
News UniTre Osimo – Aprile 2015 9
Asteracee Crepis vesicaria L.
Come riconoscerla
Pianta erbacea con fusti eretti e ramificati, le foglie sono
glabre, pennatosette, dopo la raccolta si ripiegano.
Dove si trova
Nei prati soleggiati, negli incolti, nelle scarpate.
Parti utilizzate
La rosetta basale.
Quando si raccoglie
Dal tardo autunno alla primavera.
Grugno Porcino o grugno a cappelletto
Deve il suo nome alla forma che la rosetta assume una volta
raccolta, incurvandosi verso il basso e arricciando le foglie
come il codino di un maiale. Ha proprietà simili a quelle della
cicoria e del tarassaco, comuni a molte erbe amare: disintossicante,
depurativa, diuretica ed ipoglicemizzante. Da queste
erbe, specialmente dalla cicoria, è quasi impossibile distinguerla
se non quando comincia a fiorire, formando un
grosso bocciolo che contiene ancora le ramificazioni dello
stelo e i futuri fiori, gialli, non blu come quelli della cicoria.
In cucina
Cotta da sola è un po’ amara ,perciò si preferisce mescolarla
Le Erbe Bone
Grugno porcino
…… dalla CUCINA dell’UniTre
News UniTre Osimo – Aprile 2015 10
con altre erbe più dolci come la crespigna, il papavero, il caccialepre.
Erbe miste ripassate con salsiccia e pomodoro
Erbe miste lessate, salsiccia e salame o prosciutto,
cipolla, aglio, pomodorini, peperoncino, vino.
In una padella abbiamo fatto appassire nell’olio, abbondante
cipolla, aglio e peperoncino. Abbiamo spruzzato del vino e
aggiunto salsiccia e salame spezzettati, poi i pomodorini
schiacciati, per dare colore; dopo alcuni minuti abbiamo messo
ad insaporire le verdure ben strizzate e tagliate
grossolanamente.
Il cittadino può rivolgersi
all’Arbitrato Bancario
Finanziario (ABF) per
risolvere in via stragiudiziale
una controversia
con la propria
banca o altro
intermediario
finanziario. Il
procedimento è
piuttosto rapido e
poco costoso e
consente di arrivare ad una
soluzione efficace in tempi
brevi.
Ecco una guida su come e
quando è possibile ricorrere
all’ABF.
Quando rivolgersi all’ABF
L’ABF può decidere su tutte le
controversie che riguardano
i servizi bancari e
finanziari (mutui, conti
correnti, prestiti) fino a 100.000
euro, se si chiede una somma di denaro.
Se, invece, non si ricorre per ottenere una somma dalla banca bensì per
accertare obblighi o diritti, non vi sono limiti di importo. Deve in ogni
caso trattarsi di atti o comportamenti non anteriori al 1 gennaio 2009.
L’ABF non può, invece, decidere sulle
controversie che riguardano servizi e
attività di investimento (per esempio
compravendita di azioni) oppure beni
o servizi diversi da quelli bancari e
finanziari (per esempio beni concessi
in leasing).
L’ABF non può inoltre giudicare su
controversie che siano già state deferite all’autorità giudiziaria o ad un
organismo di mediazione.
Ricorso
Prima di ricorrere all’ABF il cliente deve presentare un reclamo
scritto alla banca facendo presente il proprio problema. La banca deve
rispondere entro 30 giorni comunicando i tempi di soluzione del
problema espostole.
Se la banca non risponde oppure non accoglie il reclamo o comunque
il cliente non è soddisfatto dalla risposta, può proporre ricorso
all’ABF.
Rubrica e …………… Spigolature
Ricorso all’Arbitrato bancario (ABF) contro le
banche: come, quando e quanto costa
Risolvere una controversia con la banca in
tempi brevi e a basso costo grazie
all’Arbitrato Bancario Finanziario: un
semplice ricorso a venti euro per agire
contro la banca grazie all’ABF: breve
guida sul procedimento.
News UniTre Osimo – Marzo 2015 11
Il ricorso deve essere
presentato entro 12 mesi dalla
presentazione del reclamo e
deve essere compilato secondo
il formato messo a disposizione
sul sito dell’ABF.
La presentazione del ricorso
costa solo venti euro che
possono essere versati:
tramite bonifico
bancario sul conto
corrente intestato a
“Banca d’Italia
Segreteria tecnica
dell’Arbitro Bancario
Finanziario” IBAN
IT71M0100003205000
000000904
sul conto corrente
postale n. 98025661
intestato a “Banca
d’Italia – Segreteria
tecnica dell’Arbitro
Bancario Finanziario”
in contanti presso tutte
le Filiali della Banca
d’Italia aperte al
pubblico, tranne le unità
specializzate nella
vigilanza.
Procedimento Il ricorso, una volta compilato,
deve essere inviato (insieme
alla documentazione posta a
sostegno della proprie ragioni e
alla ricevuta attestante il
versamento di venti euro) –
per posta, via fax o con posta
elettronica certificata (PEC) –
alla Segreteria
tecnica competente o a
qualsiasi filiale della Banca
d’Italia.
Il ricorso può anche
essere consegnato a mano o
tramite un rappresentante
(incluse le associazioni di
categoria alle quali il cliente
aderisce) presso una filiale
della Banca d’Italia aperta al pubblico, che la invierà alla Segreteria
tecnica competente.
Il cliente deve poi inviare alla banca una copia del ricorso con
raccomandata A/R o per posta elettronica certificata (PEC).
La banca, entro 45 giorni dal ricevimento del ricorso, deve inviare
all’ABF le proprie controdeduzioni in merito alle richieste del cliente.
Decisione
L’ABF decide sulla controversia entro 60 giorni dalla data in cui la
Segreteria tecnica ha ricevuto le controdeduzioni dall’intermediario,
oppure dalla data di scadenza del termine per presentarle. Tale termine
può essere prorogato qualora siano necessarie delle integrazioni della
documentazione e dei chiarimenti richiesti alle parti dalla Segreteria.
La decisione è assunta, a maggioranza, sulla sola base della
documentazione raccolta ed è sempre motivata. La Segreteria tecnica
comunica alle parti la decisione completa della motivazione entro 30
giorni.
Se il ricorso è accolto anche solo in parte, l’intermediario deve
adempiere entro trenta giorni (o entro un termine diverso stabilito
dall’ABF) agli obblighi indicati nella decisione, compreso il
pagamento a favore del cliente dei 20 euro versati per la presentazione
del ricorso.
Se il ricorso non viene accolto, il cliente può sempre e comunque far
valere la propria pretesa in sede giudiziale.
La decisone dell’ABF non ha infatti valore giudiziario pari a quello
che avrebbe una sentenza; di conseguenza essa non preclude alle parti
il ricorso all’autorità giudiziaria o alla mediazione o arbitrato.
Comportamento inadempiente della banca
Quando la banca non collabora nella procedura o non adempie la
decisione dell’ABF, è sanzionata con la pubblicazione della sua
condotta inadempiente sul sito ufficiale dell’Arbitrato finanziario e, a
sue spese, su due quotidiani ad ampia diffusione nazionale.
Per inadempimento si intende:
mancato o tardivo invio della documentazione richiesta dalla
segreteria dell’ABF impedendo così all’ABF di decidere sulla
controversia;
mancata esecuzione di quanto deciso dall’ABF;
mancato pagamento al cliente dei 20 euro da questi versati
come contributo spese, quando il ricorso è stato accolto anche
solo in parte;
mancato pagamento alla Banca d’Italia del contributo spese di
200 euro dovuto quando il ricorso viene accolto anche solo in
parte;
mancato versamento del contributo dovuto per liquidare i
compensi dei membri dei Collegi designati dalle associazioni
degli intermediari.
News UniTre Osimo – Marzo 2015 12
A quanti di noi è capitato di recarsi in banca per
cambiare un assegno ed avere l’amara sorpresa di
sentirsi rispondere che era scoperto. Cosa fare in
casi del genere?
Esistono due
tipi di assegni:
l’assegno
circolare e l’ass
egno bancario.
L’assegno circolare viene firmato ed emesso
dalla banca che poi trattiene la somma dal proprio
correntista; l’assegno bancario, invece, viene
firmato direttamente dal correntista (cioè la
persona che ci ha dato l’assegno).
Mentre nel primo caso la banca assume su di sé
l’obbligo di pagare la somma indicata
nell’assegno, nella seconda ipotesi la banca si
limita a pagare l’importo richiesto purché
il conto del correntista abbia la liquidità
necessaria.
Ovviamente l’assegno circolare presenta maggiori
garanzie visto che l’istituto bancario ha sempre
una provvista (cioè un deposito di denaro) a
copertura degli assegni emessi. Nel secondo caso,
invece, tutto dipende dalla buona fede di chi ha
emesso l’assegno: questi, in teoria – ed in pratica
succede spesso – potrebbe rilasciare un titolo pur
non avendo, sul conto, il deposito di denaro
sufficiente a coprire il pagamento dell’assegno.
Cosa fare, quindi, nel caso in cui abbiamo ricevuto
un assegno bancario scoperto?
L’assegno è un titolo di credito che attribuisce al
possessore il diritto alla prestazione in esso
indicata (cioè il diritto a ricevere dalla banca la
somma riportata) dietro presentazione del titolo
[1]. La legge che disciplina l’assegno bancario
specifica che il suddetto titolo di credito è pagabile
dietro presentazione dello stesso presso lo
sportello bancario (tecnicamente si dice che è
“pagabile a vista”)[2].
Inoltre esso va presentato entro termini ben
precisi.
Più in particolare il termine entro il quale
presentare l’assegno è di otto giorni se è pagabile
nello stesso comune in cui è stato emesso; quindici
giorni se è pagabile in altro comune della
Repubblica italiana [3].
Qualora il titolo di credito risulti scoperto il
possessore potrà in primo luogo “protestare”
l’assegno cioè avviare un procedimento per
ottenere che venga riconosciuto che l’assegno è
stato presentato alla banca ma non è stato pagato.
Poiché l’assegno oltre ad essere un titolo di
credito è anche un titolo esecutivo, il possessore
potrà immediatamente avviare la procedura per
recuperare il credito.
A tal fine il portatore dell’assegno dovrà redigere il
cosiddetto atto di precetto cioè l’atto con il quale
si intima al debitore di pagare l’assegno entro il
termine di dieci giorni [4].
L’atto di precetto ed il titolo esecutivo dovranno
poi essere notificati (cioè inviati tramite un
Ufficiale Giudiziario) al debitore il quale sarà
tenuto a pagare entro il termine indicato a partire
dal momento in cui riceve l’atto.
La procedura esecutiva appena illustrata dev’essere
avviata entro il termine di sei mesi dall’esibizione
dell’assegno presso la banca.
Decorso il termine di sei mesi il creditore potrà
comunque recuperare la somma di denaro mediante
il procedimento per decreto ingiuntivo il quale
però prevede un iter ben più complesso.
Assegno scoperto: istruzioni su
cosa fare
Il possessore di un assegno scoperto
può tutelarsi mediante la procedura
di esecuzione forzata
News UniTre Osimo – Marzo 2015 13
Riforma del condominio: le istruzioni e le
norme utili a condomini ed amministratori
per la corretta gestione condominiale dalle
nuove disposizioni del codice civile.
Infatti il creditore dovrà avviare una vera e
propria causa ordinaria al fine di far accertare il
proprio diritto di credito e poi poter agire
mediante esecuzione forzata.
[1] Art. 1992 cod. civ.
[2] Art. 31, R.D. 21 dicembre 1933, n. 1736.
[3] Art. 32, R.D. 21 dicembre 1933, n. 1736.
[4] Art. 480 cod. proc. civ.
La riforma del condominio, entrata in vigore nel
2013 [1], ha previsto tra l’altro anche norme più precise
e puntuali [2] con riferimento alla predisposizione
del rendiconto condominiale.
È bene precisare innanzitutto che la validità
del rendiconto della gestione condominiale non è sottoposta,
a differenza di quel che avviene in ambito societario, a
specifiche formalità.
Ciò premesso, la riforma ha dettato regole nuove finalizzate
essenzialmente ad assicurare una maggiore trasparenza nella
gestione dell’amministrazione.
Difatti, scopo del rendiconto è principalmente quello di dare
precisa contezza delle entrate e delle uscite a tutti i
condomini, onde valutare la condotta gestionale dell’amministratore e il modo con il quale la stessa è stata
realizzata.
Il rendiconto è composto dai seguenti documenti: registro di contabilità, il riepilogo finanziario e una nota
sintetica di accompagnamento che renda immediatamente chiara la gestione.
L’assemblea, se ritiene che ve ne sia la necessità per meglio aver chiaro l’andamento della gestione, può
nominare un revisore cui affidare l’incarico (ovviamente remunerato) di verificare eventuali punti oscuri della
documentazione. La spesa per l’incarico conferito al revisore verrà ripartita tra tutti i condomini sulla base dei
millesimi della tabella generale condominiale.
I documenti relativi alla amministrazione condominiale (scritture, fatture, ricevute, ecc.) devono essere
conservati per dieci anni.
L’assemblea può anche nominare un consiglio di condomini, composto da almeno tre condomini nei
condomìni di almeno dodici unità abitative.
Il compito dei consiglieri potrà essere quello di fare da raccordo tra condomini (raccogliendone richieste,
proposte e lamentele) ed amministratore, collaborare con quest’ultimo nel controllo dell’attività di gestione
(capitolati e preventivi soprattutto) e nel raccordo con l’assemblea.
Il regolamento condominiale potrà prevedere se, ed in quali casi, il parere dei consiglieri (normalmente
facoltativo) dovrà essere vincolante per l’amministratore ed, eventualmente, prevedere che il relativo incarico
sia oneroso (normalmente, ed in mancanza di differenti disposizioni, l’incarico dovrà invece considerarsi a
titolo gratuito).
Rendiconto e gestione contabile condominiale:
regole fondamentali
News UniTre Osimo – Marzo 2015 14
Dichiarazioni 730/2015 ed Unico persone
fisiche/2015: le nuove istruzioni
dall’Agenzia delle Entrate.
La durata dell’incarico dei consiglieri e le maggioranze per la loro nomina non sono state previste dalla
legge: potranno, perciò, essere revocati e sostituiti in ogni tempo.
Per evitare possibili discussioni in merito è consigliabile prevedere durata e modalità di nomina nel
regolamento condominiale.
Infine, i condomini hanno il diritto di prendere visione, in ogni tempo e su semplice richiesta, di tutti i
documenti giustificativi di spesa e di estrarne a loro spese copia.
[1] L. 11 dicembre 2012, n. 220.
[2] Art. 1130 bis cod. civ.
Sul sito dell’Agenzia delle
Entrate sono stati pubblicati
sia i modelli che le
relative istruzioni relative
alle dichiarazioni 730/2015 ed Unico persone
fisiche/2015.
In tema di oneri detraibili e deducibili, tali
documenti riflettono le modifiche legislative che
sono intervenute nel corso dell’anno passato. In
materia di oneri detraibili si ritiene siano di
particolare interesse per il contribuente le seguenti
novità.
Il
Premi assicurativi
Testo Unico delle Imposte dirette [1] prevede la
possibilità di detrarre dall’imposta lorda dovuta dal
contribuente un importo pari al 19% delle spese
che sono state sostenute per i premi assicurativi
relativamente a contratti aventi per oggetto il
rischio di morte o di invalidità permanente del
contribuente stesso, da qualsiasi causa derivante,
ovvero di non autosufficienza nel compimento
degli atti della vita quotidiana. Per l’anno 2013 tali
oneri erano detraibili nel
limite di € 630 e dovevano
essere indicati nei righi da
E8 a E12, con il codice
“12” nel caso di compilazione del Modello
730/2014 ovvero nei righi da RP8 a RP14, sempre
con il codice “12”, nel caso in cui si dovesse
compilare il Modello Unico PF 2014. Per l’anno
2014 il legislatore ha introdotto alcune modifiche e
per tali premi assicurativi sono ora previsti due
distinti limiti di detraibilità:
– i premi derivanti da contratti di
assicurazione che hanno come oggetto il rischio
di morte o di invalidità permanente in misura non
inferiore al 5% (per quanto riguarda i contratti
stipulati o rinnovati a partire dal 2001) ed i premi
per le assicurazioni sulla vita e contro gli infortuni
(a condizione che il contratto abbia una durata non
inferiore a cinque anni e non consenta la
concessione di prestiti che utilizzino il contratto
stesso come garanzia nel periodo di durata minima,
stipulati o rinnovati fino al 2000) sono detraibili
per un importo non superiore ad € 530;
– i premi derivanti da contratti di
assicurazione aventi per oggetto il rischio di non
autosufficienza nel compimento degli atti della
vita quotidiana sono detraibili per un importo non
superiore a € 1.291,14, ma al netto dei premi aventi
per oggetto il rischio di morte o di invalidità
permanente.
Oneri detraibili dalla dichiarazione dei
redditi per il 2015: le novità
News UniTre Osimo – Marzo 2015 15
Di conseguenza sono state anche modificate le
modalità con cui devono essere indicati tali oneri
nell’ambito del Modello 730/2015 e del Modello
Unico PF 2015: le somme da portare in detrazione
andranno indicati rispettivamente nei righi da E8 a
E12 (per quanto riguarda il Modello 730) o nei
righi da RP8 a RP14 con il codice 36 i primi, nei
medesimi righi ma con il codice 37 i secondi.
Erogazioni liberali alle ONLUS
Rispetto all’anno 2013, è stata incrementata,
passando dal 24% al 26%, la percentuale di
detraibilità relativamente alle erogazioni liberali
effettuate in favore delle ONLUS, mentre ha
trovato conferma l’ammontare della spesa massima
agevolabile, che è pari ad € 2.065. Per la verifica
del limite di spesa si deve tenere conto anche
dell’importo delle erogazioni liberali effettuate in
favore di popolazioni colpite da calamità naturali o
da eventi straordinari. Sono rimaste invariate le
modalità che devono essere seguite per indicare tali
oneri, che andranno identificati con il codice “41”.
Le somme detraibili devono essere riportate nei
righi che vanno da E8 a E12 del Modello 730/2015
o nei righi da RP8 a RP14 del Modello Unico PF
2015.
Erogazioni liberali a favore di partiti politici
Per le erogazioni liberali in denaro effettuate in
favore delle organizzazioni partitiche iscritte nella
prima sezione del registro nazionale di cui
all’articolo 4 del Decreto Legge n. 149/2013
(consultabile sul sito www.parlamento.it) e dei
partiti o delle associazioni promotrici di partiti
effettuate prima dell’iscrizione al registro e
dell’ammissione ai benefici, a condizione che entro
la fine dell’esercizio tali partiti risultino iscritti al
registro e ammessi ai benefici, è prevista, con
decorrenza a partire dall’anno 2014 la possibilità di
detrarre il 26% relativamente ad importi che siano
ricompresi tra € 30 ed € 30.000. Rispetto all’anno
d’imposta precedente è stata incrementata la
misura ammissibile della detrazione (che era
prevista essere pari al 24%) e delle somme
detraibili (la detrazione era prevista per importi che
fossero ricompresi tra € 50 ed € 10.000). Risultano
essere rimaste invariate le modalità con cui
indicare tali oneri, che dovranno essere identificati
con il codice “42” e riportati nei righi che vanno da
E8 a E12 del Modello 730/2015 e nei righi da RP8
a RP14 del Modello Unico PF 2015.
Sono state poi introdotte poi due nuove detrazioni:
la detrazione per gli inquilini di alloggi sociali
adibiti ad abitazione principale e la detrazione per
l’affitto di terreni agricoli ai giovani.
Detrazione per gli inquilini di alloggi sociali
adibiti ad abitazione principale
L’agevolazione è accessibile ai contribuenti che
hanno stipulato contratti di locazione di alloggi
sociali [2] adibiti ad abitazione principale. La
detrazione è pari a:
– € 900, se il reddito complessivo del contribuente
non è superiore ad € 15.493,71;
– € 450, se il reddito complessivo del contribuente
non è superiore ad € 30.987,41.
La detrazione in parola dovrà essere indicata nel
rigo E71 del Modello 730/2015 ovvero nel
rigoRP71 del Modello Unico Persone fisiche. Il
codice di identificazione da utilizzare in entrambi i
casi è “4”.
Detrazione per l’affitto di terreni agricoli ai
giovani
A favore dei coltivatori diretti e degli imprenditori
agricoli professionali, regolarmente iscritti nella
previdenza agricola, di età non superiore a 35 anni
viene prevista la possibilità di detrarre dall’imposta
dovuta una somma pari al 19% delle spese
sostenute per il pagamento dei canoni d’affitto dei
terreni agricoli. La suddetta detrazione del 19%
spetta entro il limite di € 80 per ciascun ettaro
preso in affitto e fino ad un massimo di € 1.200
annui (pertanto l’importo massimo del canone
annuo che può essere indicato è pari ad €
6.318,00).
Inoltre si prevede che:
– la redazione del contratto di affitto deve
avvenire in forma scritta;
– i terreni agricoli locati devono essere diversi da
quelli di proprietà dei genitori.
L’importo della spesa sostenuta dovrà essere
indicato al rigo E82 del Modello 730/2015 o nel
rigo RP73 del Modello Unico PF 2015.
News UniTre Osimo – Marzo 2015 16