Aprile2015

16
News UniTre Osimo – Aprile 2015 1 Sede: Piazza Sant’Agostino, 2 , 60027 Osimo (Ancona), tel. 071 7231936 Sito: www.unitreosimo.it Email: [email protected] Dal diario postumo di Saverio Danni La giornata si presentava serena, con quell’aria frizzante che prelude all’inizio della Primavera. Per le strade di via Bologna poco traffico se paragonato al solito. Praticamente assenti le carrette trascinate dal lento fluire di cavalli, anziani e stanchi, delle lavandaie che trasportano alla Barca i panni sporchi della barriera di Milano e del borgo Aurora. Luogo antesignano delle future Candy. Pochi i tram della linea 8, con carrozze a saloon, senza porte nei due ingressi anteriori e posteriori e con i soliti squattrinati che si attaccano a improvvidi appigli sul lato posteriore del tram e con i piedi appoggiati sulla barra di traino. Rappresentano questi l’obbiettivo primario del bigliettaio che percorre su e giù il corridoio centrale della vettura caricando di improperi i clandestini e minacciandoli con bacchettate sulle dita in presa. ------------------------------------------------------------ Questa giornata mi trovava assente dalla scuola. Non so se perché era un sabato, o perché le notizie che trapelavano consigliavano di lasciare gli studenti a casa (i Salesiani ne sapevano certamente una più di noi). - Bisognerà andare dai vigili a fare domanda per avere carbone al prossimo anno – disse mia madre la sera rima – e bisognerà fare presto perché questi è contingentato e quando finiscono le scorte non danno più permessi. Ero io l’unico uomo di casa, orgoglioso dei miei dodici anni e di poter svolgere compiti riservati al padre, ora assente in quanto deportato in Germania a produrre munizioni per l’Alleato tedesco, e pertanto assunsi io tale delicato incarico. Salut ata la mamma partita di buon’ora per raggiungere il suo posto di lavoro in Madonna di Campagna, m’incamminai con una discreta calma lungo il corso Novara. La stazione dei Vigili era in piazza Crispi, relativamente vicina. Per strada, quasi nessuno. La poche persone camminavano veloci, con sguardi guardinghi, stringendosi nei loro cappotti malgrado il tempo clemente. Io invece ero incuriosito da quelle poche ma velocissime automobili che sfrecciavano lungo il corso. All’altezza dell’incrocio con corso Palermo m’impressionò una Balilla diretta verso il centro città con un uomo che viaggiava sulla predella, all’esterno della macchina. Mi chiesi se proprio non c’era posto dentro, ma non ebbi modo di controllare. Più oltre, quasi all’altezza di corso G. Cesare, una camionetta con militari (italiani? tedeschi?) con il mitra puntato in alto sembravano News UNITREOSIMO 25° Anno Accademico 2014 - 2015 Aprile 2015 Anno Secondo, Numero 7 In questo numero 23 Aprile 1945 1 Educare alla libertà 3 Ho fatto un sogno 5 L’arte pittorica secondo un letterato 5 Moda e Emancipazione femminile 6 Burraco all’UniTre 7 La Pascio’ de Don Altero 8 Le Erbe Bone: Grugno porcino 9 Ricorso all’Arbitrato bancario (ABF) contro le banche: come, quando e quanto costa 10 Assegno scoperto: istruzioni su cosa fare 12 Rendiconto e gestione contabile condominiale: regole fondamentali 13 Oneri detraibili dalla dichiarazione dei redditi per il 2015:le novità 14 unitre. osimo Libero Foglio d’informazione a uso interno distribuito ai soci. 23 APRILE 1945 Di Saverio Danni

description

 

Transcript of Aprile2015

Page 1: Aprile2015

News UniTre Osimo – Aprile 2015 1

Sede: Piazza Sant’Agostino, 2 , 60027 Osimo (Ancona), tel. 071 7231936

Sito: www.unitreosimo.it

Email: [email protected]

Dal diario postumo di Saverio Danni

La giornata si presentava serena, con quell’aria

frizzante che prelude all’inizio della Primavera. Per

le strade di via Bologna poco traffico se paragonato

al solito. Praticamente assenti le carrette trascinate

dal lento fluire di cavalli, anziani e stanchi, delle

lavandaie che trasportano alla Barca i panni

sporchi della barriera di Milano e del borgo

Aurora. Luogo antesignano delle future Candy.

Pochi i tram della linea 8, con carrozze a saloon,

senza porte nei due ingressi anteriori e posteriori e

con i soliti squattrinati che si attaccano a

improvvidi appigli sul lato posteriore del tram e

con i piedi appoggiati sulla barra di traino.

Rappresentano questi l’obbiettivo primario del

bigliettaio che percorre su e giù il corridoio

centrale della vettura caricando di improperi i

clandestini e minacciandoli con bacchettate sulle

dita in presa.

------------------------------------------------------------

Questa giornata mi trovava assente dalla scuola.

Non so se perché era un sabato, o perché le notizie

che trapelavano consigliavano di lasciare gli

studenti a casa (i Salesiani ne sapevano certamente

una più di noi).

- Bisognerà andare dai vigili a fare domanda

per avere carbone al prossimo anno – disse

mia madre la sera rima – e bisognerà fare

presto perché questi è contingentato e

quando finiscono le scorte non danno più

permessi.

Ero io l’unico uomo di casa, orgoglioso dei miei

dodici anni e di poter svolgere compiti riservati al

padre, ora assente in quanto deportato in Germania

a produrre munizioni per l’Alleato tedesco, – e

pertanto assunsi io tale delicato incarico.

Salutata la mamma partita di buon’ora per

raggiungere il suo posto di lavoro in Madonna di

Campagna, m’incamminai con una discreta calma

lungo il corso Novara. La stazione dei Vigili era in

piazza Crispi, relativamente vicina. Per strada,

quasi nessuno.

La poche persone camminavano veloci, con

sguardi guardinghi, stringendosi nei loro cappotti

malgrado il tempo clemente. Io invece ero

incuriosito da quelle poche ma velocissime

automobili che sfrecciavano lungo il corso.

All’altezza dell’incrocio con corso Palermo

m’impressionò una Balilla diretta verso il centro

città con un uomo che viaggiava sulla predella,

all’esterno della macchina. Mi chiesi se proprio

non c’era posto dentro, ma non ebbi modo di

controllare. Più oltre, quasi all’altezza di corso G.

Cesare, una camionetta con militari (italiani?

tedeschi?) con il mitra puntato in alto sembravano

News

UNITREOSIMO 25° Anno Accademico

2014 - 2015

Aprile 2015

Anno Secondo, Numero 7

In questo numero 23 Aprile 1945 1

Educare alla libertà 3

Ho fatto un sogno 5

L’arte pittorica secondo un letterato 5

Moda e Emancipazione femminile 6

Burraco all’UniTre 7

La Pascio’ de Don Altero 8

Le Erbe Bone: Grugno porcino 9

Ricorso all’Arbitrato bancario (ABF) contro le banche:

come, quando e quanto costa 10

Assegno scoperto: istruzioni su cosa fare 12

Rendiconto e gestione contabile condominiale:

regole fondamentali 13

Oneri detraibili dalla dichiarazione dei redditi

per il 2015:le novità 14

unitre. osimo

Libero Foglio d’informazione a uso interno distribuito ai soci.

23 APRILE 1945

Di Saverio Danni

Page 2: Aprile2015

News UniTre Osimo – Aprile 2015 2

voler sparare a inesistenti passerotti. In lontananza

un crepitio di mitragliatrici e il boato di una bomba

mano. Tutt’attorno un silenzio surreale faceva

compagnia alle moltissime serrande abbassate.

Abituato com’ero ormai a stare in compagnia di

tali rumori che mi tenevano compagnia durante i

giornalieri percorsi tra casa e scuola, uniti

all’incontro con qualche cadavere che si

rinvenivano al mattino sulla sponda della Dora o

lungo la via Cottolengo. Non detti gran peso a

questi segnali, e proseguii imperterrito sino alla

sede dei Vigili Urbani che, nel vedermi, rimasero

quasi atterriti.

- Ma cosa vuoi ragazzo?

- Son venuto per prenotare il carbone per

quest’inverno.

A questa risposta rimasero prima interdetti, ma poi

risollevati. Quasi certamente pensavano di trovarsi

di fronte a una staffetta partigiana che avrebbe

chiesto loro di imbracciare le armi, o, peggio,

qualcuno con una bomba in tasca.

- Senti ragazzo: corri a casa! Oggi non si può

pensare al carbone: oggi abbiamo la guerra

qui in casa. Non senti? I partigiani sono a

Settimo e stanno arrivando da corso

Vercelli. I tedeschi e i repubblichini stanno

scappando e sparano ovunque. Corri! E

cerca di portare a casa la pelle, anche

senza il carbone !!

Non so voi. Ma la paura è come le vertigini: prima

non le noti, come non esistessero. Poi

improvvisamente ti sommergono, ti prendono per

la gola e più non riesci a respirare.

E’ un urlo che prorompe dall’interno e crea quello

che usiamo definire panico. Perdi ogni contato con

il presente, senti il cuore che aumenta i battiti, un

sudore freddo che ti imperla la fronte, le gambe

che diventano mollicce e ti viene una gran voglia

di vomitare.

Stringendo ancor più forte i documenti che portavo

con me, quasi fossero in grado di proteggermi,

uscii sulla piazza.

Nel surreale silenzio, da un megafono posto chissà

dove, un urlo a me diretto: “Cit, gaute da lì! Va a

cà subit che si a sa spara!”.1

Guardai in alto, da dove proveniva l’urlo: sui tetti

della Grandi Motori, nettamente distinguibili,

sull’angolo tra corso Vercelli e corso Vigevano

uomini armati di mitra, puntavano gli stessi sulla

1 “Bambino, togliti di lì. Vai subito a casa perché qui si apra”

piazza. Seppi poi che erano quelli delle SAP e delle

GAP, che in aiuto ai partigiani, difendevano la

fabbrica.

Un terrore non più arginabile mi raggiunse. Mi resi

conto di essere nel pieno di un’azione di guerra.

Guardai atterrito la piazza vuota. Lo stomaco stava

strabordando e si appaiava una gran voglia di fare

pipì. Trovai un portone aperto sulla piazza. Entrai

di corsa nel cortile. Fortunatamente i cortili allora

non erano solo aree di parcheggio per le automobili

ma luoghi di vita. Ed immediatamente scorsi un

gabinetto. “Mio Dio, - mi dissi – fa che non sia

chiuso!” – Era aperto. Mi tuffai dentro, mi chiusi a

chiave, vomitai la poca colazione, e….aspettai.

Per quanto tempo rimasi lì, più non ricordo. Ma

poi, lentamente, non sentendo strepiti attorno a me,

né rumori di armi da fuoco, né tuonar di bombe a

mano, sgattaiolai fuori con attenta circospezione.

Fragori di guerra verso la stazione Dora, ma niente

dalle parti di corso G. Cesare.

Presi a correre in modo forsennato, rasentando i

muri. Dal corso G. Cesare una macchina con

uomini sui parafanghi anteriori armati di

mitragliatori, e altri sui predellini, sparavano colpi

in sequenza. Subito mi videro. Ammutolii. Ma

proseguirono senza che venissi minimamente

calcolato. I pochi negozi prima aperti erano

irrimediabilmente chiusi. Nessuna speranza di un

nascondimento all’ultimo momento.

Quasi all’angolo di via Bologna, una baracca di

fortuna per generi alimentari mi nascose ad una

sequenza ininterrotta di forse 7-8 camion carichi di

repubblichini vocianti, che alternavano canzoni

fasciste con raffiche di mitra indirizzate qua e là.

A casa mi accolsero in anteprima le urla strazianti

di mia madre che, ritornando dal lavoro, non mi

aveva trovato.

Fatta la pace, mi presi la colpa di essere uscito in

tali situazioni. La mamma mi perdonò: riuscii

anche a mangiare qualcosa e a respirare con più

normalità.

Uscii delicatamente sul balcone verso strada per

vedere cosa succedeva. Dal quarto piano la vista si

spandeva in lontananza. Accanto, sul balcone di

sinistra, c’era il mio amico Mario, di pochi anni

superiore a me e come me estremamente curioso di

quello che stava accadendo. Guardavamo verso

piazza Sofia, dove c’era la fabbrica del tabacco.

Vedevamo una colonna di camion, forse tedeschi,

preceduto da un carro armato che avanzava verso il

centro.

Appena il tempo di scambiarci un commento,

quando sulla bocca del cannone del carro

s’intravvide come un lampo che accompagnava

una salva di mitragliatrici. Istintivamente mi trassi

Page 3: Aprile2015

News UniTre Osimo – Aprile 2015 3

indietro. Ma subito un urlo: Mario era sta colpito

da un proiettile vagante alla schiena! Colpito a

pochi metri da me, quasi facendomi scudo. Sono

salvo per miracolo, ma Mario a terra! Ci fu un

accorrere fra quanti nella casa avevano assistito o

udito lo sparo. Bende, fasce, tutto quanto si aveva

in casa venne usato per tamponare lo squarcio

prodotto fra la scapola e il collo. Il sangue usciva

copioso. Sapemmo poi che era stata usata una

pallottola dum-dum.

Che fare? Telefoni non esistevano e tanto meno

automobili che, anche se ci fossero state, non

potevano certamente essere usate in tale frangente.

Un coraggioso prese una bicicletta parcheggiata in

cortile e partì alla ricerca di una farmacia o di un

dottore. A sera tardi arrivò un’autoambulanza dal

Martini, ma Mario ormai era morto.

------------------------------------------

Fu questo l’ultimo che vidi e che segnò la fine

della mia odissea durata quattro anni.

Finiva la pubertà e iniziava l’adolescenza

La primavera di pace era finalmente arrivata

accompagnata, proprio all’ultimo momento, dalla

morte di un amico. Mancava solo mio padre che

giunse, salvo e quasi sano, nel mese di Agosto..

Riscoprii il pane fatto col grano e non col riso, il

caffè con i chicchi che sostituivano l’infuso fatto

con “La Vecchina” composta di insalata decotta.

Giunsero poco alla voltale scarpe di cuoio che

subentravano agli zoccoli; gustai finalmente lo

zucchero, e finivano le mie incursioni ciclistiche a

Pancalieri e a Montanaro2 ad elemosinare patate

gelate; mi vestii con mutande di stoffa e non

confezionate con le gelide e cartonate stoffe usate

sulle corone funebri a testimonianza dell’affetto dei

parenti (i miei nonni lavoravano al cimitero).

E la vita riprese a scorrere.

2 Paesi della larga periferia di Torino

Ha tutta la passione ed il fervore della giovinezza. Le sue

idee sono così logiche, mature ed innovative da

sembrare utopiche. Non si limita ad esporle con

l’entusiasmo della sua giovane età, ma le vive sulla sua

pelle e le condivide con altre famiglie ed altri genitori.

Emily Mignanelli è una giovanissima mamma ed una

insegnante che questo pomeriggio ci espone il suo

progetto nell’ambito del ciclo di incontri “L’Ospite a

Sorpresa”, organizzato dai docenti di “Visione Olistica”:

“L’Educazione Libertaria è una Realtà (anche) Osimana”.

Per quasi un’ora il pubblico ascolta in silenzio. Qualcuno

prova a fare qualche domanda, ma sembra che anche le

stesse domande si fermino per ascoltare. Solo la voce di

Emily risuona forte e decisa, entusiasta ed accogliente al

tempo stesso. Non è la prima volta che racconta la sua

esperienza ed il progetto di lavoro in giro nel territorio,

ma è la prima volta che lo fa qui in Osimo, la sua città.

Un leggero rossore le colora le gote, ma forse sarà il

caldo prodotto dal condizionatore nella stanza.

Che cos’è l’Educazione Libertaria?

La definizione la troviamo scritta nel Manifesto per

l’Educazione Libertaria: “L’educazione libertaria è un

insieme di principi ed esperienze unite ad una pratica

organizzativa di tipo democratico che riconosce ai

bambini e alle bambine, ai ragazzi e alle ragazze la

capacità di decidere individualmente e in gruppo come,

quando, che cosa, dove e con chi imparare e la capacità

di condividere in modo paritario le scelte che riguardano

i loro ambiti organizzativi. L’educazione libertaria fonda

la relazione educativa adulto-bambino sul

riconoscimento di tali capacità quali mezzi per lo

sviluppo dell’autonomia e della libertà di scelta dei

bambini. Il contesto da noi privilegiato per la messa in

opera di principi e pratiche democratiche così intesi è la

scuola.”

In pratica che cosa significa?

I bambini stanno tutti i giorni fuori, nel parco o nel

bosco, ci racconta Emily. Questo aiuta a sviluppare

naturalmente le loro capacità e potenzialità. Il luogo è

un ambiente familiare, una casa. I genitori sono presenti

attivamente nel percorso educativo e questo aiuta a

costruire naturalmente anche una comunità di genitori.

Le giornate iniziano tutte con una ASSEMBLEA in cui i

BAMBINI organizzano la giornata, decidono cosa

vogliono fare, avanzano proposte, organizzano, si

organizzano. E’ un momento importante, questo, perché

i bambini imparano ad assumersi la responsabilità delle

proprie scelte, imparano ad ascoltare sé stessi, a non

aver paura di esprimere le loro idee e a non demandare

ad altri le loro scelte.

EDUCARE ALLA LIBERTA’

Di Mauro Guerrini

Page 4: Aprile2015

News UniTre Osimo – Aprile 2015 4

Poi, continua a spiegarci Emily, la FREQUENZA ALLE

LEZIONI è LIBERA, cioè i bambini scelgono se

partecipare o no alle lezioni stesse. Quello che si cerca di

fare nei bambini è dare degli strumenti per

un’autoformazione. L’apprendimento è duraturo e

significativo solo nel momento in cui c’è una

motivazione reale. Come per il Metodo Montessori, il

bambino si autocrea, si autocostruisce entrando in

relazione con l’ambiente. L’adulto è solo un mediatore

tra il bambino, l’ambiente ed i materiali. Il bambino

sviluppa una curiosità molto superiore alla media ed

impara a formulare domande che lo guidano verso una

conoscenza profonda.

E poi, grande differenza, non ci sono voti, compiti in

classe, valutazione attraverso un numerino buttato lì a

seconda di quello che ha imparato o non imparato. Il

giudizio sulla persona non lo si dà attraverso un

numero. Tu vai benissimo così come sei. Noi

consideriamo – dice Emily – il bambino a 360 gradi.

“Oh!, non vai bene in matematica? Ma crei dei fumetti

che sei una bomba. Riconosci un sacco di erbe

spontanee”. Noi mettiamo sullo stesso piano tutte le

materie: italiano, matematica, geografia, riconoscimento

delle erbe spontanee, teatro, danza, movimento

creativo, circo, cucina … tutto. Perché la vita della

persona è tutto questo. Siamo noi che abbiamo dato

storicamente e socialmente importanza solo a certe

materie. E se il bambino va bene in quelle allora è

bravo, poi socialmente può avere grandissime difficoltà,

può essere un ragazzo che non si inserisce nella

comunità, non avere amici, stare male … però ha 10 in

latino. Che bella persona che è. No, per noi non è

questo!

Nella scuola libertaria si lavora moltissimo anche

sull’alfabetizzazione emotiva, nel riconoscere i propri

sentimenti perché se il ragazzo non riconosce i suoi

sentimenti, non riconosce neanche quelli degli altri e

sarà un adulto arido, freddo ed incapace di provare

empatia. Tutto questo è importantissimo anche nella

risoluzione dei conflitti. Sono strumenti fondamentali da

dare ad un essere in crescita.

Man mano che procede nell’illustrarci storicamente il

Movimento Libertario, nonché la sua esperienza

personale con i 24 bambini della scuola e le loro

famiglie che condividono questo progetto da quasi 7

anni, la sua voce diventa sempre più incisiva, sempre più

determinata come quella di chi condivide ciò che ha

vissuto sulla sua pelle: le speranze, le lacrime, i sorrisi e

non semplicemente letto una teoria filosofica da qualche

parte. Stiamo entrando nella seconda ora dell’incontro e

la presenza di Emily non è più sul podio da dove

parliamo, ma accanto a ciascun ascoltatore. Nel

pubblico cominciano a muoversi sentimenti contrastanti

di entusiasmo e di paure ataviche che cominciano a fare

capolino.

La nostra è un’Associazione di Promozione Sociale.

L’Educazione Libertaria, in questo momento in Italia non

è riconosciuta, per cui i genitori devono presentare una

dichiarazione di educazione parentale presso l’Istituto di

competenza. Questo è possibile grazie all’art. 33 della

Costituzione Italiana che sostiene che l’istruzione è

obbligatoria e la scuola è la risposta che lo Stato dà al

diritto all’istruzione, ma i genitori, poi, possono scegliere

quello che ritengono più giusto. L’importante è che si

assumano la responsabilità dell’istruzione del figlio.

Le famiglie che hanno iscritto i loro figli alla nostra

scuola, continua Emily, non conoscevano la Scuola

Libertaria. Stavano cercando “qualcosa”. L’estrazione

sociale è delle più varie: c’è l’operaio, il disoccupato,

l’imprenditore, il milionario. Alcuni avevano avuto

problemi nella scuola pubblica, altri ci conoscevano ed

avevano fiducia in noi, altri ancora cercavano qualcosa

di adatto per i loro figli.

Prima di accogliere un bambino nella nostra scuola è

molto importante fare un lavoro preliminare con i

genitori, perché la scuola va costruita in una cornice di

ideali e di valori condivisi. Ciascuno di noi ha ricevuto

una educazione molto diversa. Nei momenti di

maggiore stress noi ricorriamo automaticamente alle

pratiche istintive che andiamo a ricercare nel nostro

vissuto. Per iscrivere i bambini alla scuola, i genitori

devono preventivamente frequentare degli incontri per

quasi sei mesi. Questo serve a far sì che i genitori

costruiscano un pensiero critico e costruttivo. Molti

fuggono dalla scuola statale, ma non sanno cosa

vogliono né dove vogliono andare. Invece è importante

che siano consapevoli di che cosa scelgono. Il lavoro

compiuto nei sei mesi non è stato fatto per conoscere

l’educazione liberale, ma per riflettere prima di tutto

sulle nostre paure, le nostre ansie, le nostre aspettative,

consapevolizzare che cosa stavamo progettando sui

nostri bambini. Abbiamo riflettuto sull’essere stati noi

stessi bambini educati e sull’essere diventati adulti

educati, quindi sull’educazione che abbiamo ricevuto. Se

ci sono dei buchi neri in alcune persone, scompare tutto.

Riportarlo a galla è fondamentale per capire perché se

mio figlio tocca la terra io genitore ho una crisi, un

attacco di panico. Io come maestra posso capire che

quella cosa ha un valore educativo, pedagogico per il

suo sviluppo cognitivo e psicologico. Tu adulto, invece,

devi capire perché alcune azioni del bambino ti

scatenano reazioni spesso troppo forti ed immotivate.

Questo ha fatto sì che il gruppo di genitori si sia coeso

tantissimo creando un gruppo di sostegno molto forte:

una comunità educante.

La libertà stessa ci fa paura. Noi siamo stati educati a

non conoscere cos’è la libertà. Forse non sappiamo

neanche che cosa sia. La Libertà non è fare quello che

vuoi, la Libertà è responsabilità e partecipazione. Io non

dò una formazione. Io non formo nessuno, anzi rispetto

la tua forma. Io educo, nel senso di ex-ducere, tirare

fuori quello che hai. Se io vengo accettata e riconosciuta

per quello che sono, poi non ho più bisogno di urlare,

di richiamare l’attenzione, di piazzare bombe, di far

casino in alcuna forma.

Emily, chiedo, lavorate 10 ore al giorno, tutti i giorni,

compresi i festivi. Lavorate con le famiglie, con i

bambini, con le associazioni, con i progetti. Voi stesse

Page 5: Aprile2015

News UniTre Osimo – Aprile 2015 5

avete una vostra famiglia. Molte maestre quando

tornano a casa dalla scuola sono esauste, cominciano a

fare il conto alla rovescia dal primo giorno di scuola.

Con tutta questa mole di lavoro che vi siete accollate,

voi non siete stanche? Come fate, qual è il vostro

segreto?

Mi risponde sorridendo: “Trova la cosa che ti fa star

bene e falla, perché è questo quello che ti dà energia”.

Mi trovavo in un giardino bellissimo, affacciato su

un’ampia vallata, che dai monti lontani ancora

bianchi di neve arrivava fino al mare. Camminavo

su una ghiaia sottile che scricchiolava dolcemente

sotto le mie scarpe e l’occhio s’incantava sulle

aiole fiorite di margherite, buganvillee, rose, che,

chiuse in bocci gonfi di linfa, dolcemente si

sfogliavano al sole, esalando un dolce profumo.

Lungo le aiole si snodava un filo sottile che le

delimitava e a tratti, dove si aprivano le prese

dell’irrigazione, si formavano piccole pozze

d’acqua limpida, dove sguazzavano i passeri per il

bagno del mattino Avevo brevi trecce legate da

fiocchi bianchi e guardavo timorosa un uomo

severo dalla lunga livrea grigia. Sapevo che era il

custode del giardino. Guai se la palla scivolava nel

prato! Così io la stringevo forte per paura di

perderla.

Poi all’improvviso, con l’insensatezza dei sogni,

invece della palla mi trovai per mano un

bambinetto. Lo tenevo stretto, non volevo che

entrasse nei prati, anche se l’uomo severo non

c’era più. C’era invece un altro che come per gioco

stava popolando il parco di animali fantastici, il

lupo, la giraffa, un grande ragno, tutti intessuti di

fiori e d’edera sottile. Spuntavano tra i lecci

secolari e le giovani palme, che ondeggiando

mollemente si chinavano a guardare stupite i nuovi

arrivati, mentre il giardino cantava di trilli d’uccelli

e ronzii d’insetti.

Ma ecco un richiamo di bimbi. Sì, hanno messo i

giochi! Il piccolo che tengo per mano si libera dalla

mia stretta e corre incurante attraverso le aiole e le

foglie del prato, che subito sotto i suoi passi si

fanno grigie e all’ombra dei grandi lecci diventano

terra. Mi guardo intorno e mentre una folata di

vento disperde il mio richiamo, all’improvviso

m’accorgo con sgomento che nel giardino non c’è

più un fiore. Mi sento smarrita in un mondo che

non riconosco più, perché la bellezza è morta.

Ma laggiù, tra l’erba intristita dal calpestio e

dall’incuria, una fanciulla bionda (una fata?) sta

zappettando alacremente la terra . “Che cosa

pianterai?” le chiedo. “Rose”, mi risponde

M’accorgo solo allora che il bosso e i cespugli da

fiore sono stati potati severamente e intorno

all’area giochi si snoda una staccionata che la

delimita e impedisce l’irruzione dei bimbi

attraverso i prati. Nell’aiola che cinge la fontana si

affacciano timide begoniette, che aspettano di

esplodere nel rosa dell’estate. Un esile zampillo

scompiglia l’acqua limpida e al mio passare una

rana si tuffa tra i pesci rossi, che guizzano via

spaventati. Vibra ancora vita il vecchio giardino

incantato, nudo, indifeso e senza colore come dopo

una lunga malattia, ma forse qualcuno sta tentando

di salvarlo. Tornerà per lui la primavera?

P.S.

E’ cronaca recente che le begoniette della fontana

sono state strappate e calpestate. Rabbia?

Malessere? Stupidità? “Spesso il male di vivere

ho incontrato” dice il Montale in una sua celebre

poesia, cogliendo il dolente declino delle cose, ma

certo è più terribile quello che porta a distruggere

scientemente la bellezza e la vita.

La mostra di Pittura che si è aperta il 1° aprile presso

il Palazzo Campana, grazie alla collaborazione del

Comune e dell’Unitre, ha visto a confronto due

linguaggi: quello letterario e quello pittorico. Chi ha

presentato il pittore Bledar Kapllani, infatti, è stato

Fernando Riderelli, professore di Lettere, scrittore ed

erudito in Filosofia e Teologia. Nella Sala delle

Colonne, presente un folto pubblico, Riderelli si è

servito di accostamenti letterari come chiave di

accesso all’arte del giovane pittore albanese,

spiegando che Cechov, secondo l’analisi di Ivan

Burnin, Premio Nobel 1933, era convinto che ciò

che conta nell’espressione è la semplicità, evitando

affettazioni ed esibizionismi. Kapplani infatti,

concepisce l’arte priva di ornamenti inutili, le sue

pennellate non sono insignificanti e il suo modo di

usare il quadrato, il cerchio, il cubo ci riportano

L’ARTE PITTORICA SECONDO UN LETTERATO Di Rossana Giorgetti Pesaro

Un sassolino nella scarpa…

Ho fatto un sogno Di Rosalba RONCAGLIA

Page 6: Aprile2015

News UniTre Osimo – Aprile 2015 6

all’arte cristiana dove il cerchio equivale al grembo

materno, ricettacolo d’amore.

Anche nei quadri di Bledar quello che può sembrare naturalismo è soltanto un involucro che racchiude qualcosa che vale la pena di scoprire. - L’uomo è la scorza , che racchiude l’artista - ha continuato il relatore,

che ha fatto riferimento

alla Summa di San

Tommaso per spiegare il significato del

termine “Bellezza” .Tre sono i suoi requisiti. l’integrità,la simmetria e la claritas, che secondo Proust ha un effetto irradiante. Infatti, i soggetti scelti da Kapplani che siano conchiglie, scogli, fiori, cerchi svelano il loro segreto essenziale, soltanto quando l’osservatore riesce a trovarne la claritas, cioè quella luce che é l’anima delle cose. Come per il giovane Proust, ad un certo momento della sua vita, è stato possibile scoprire il senso delle cose perdute, che gli hanno rivelato, improvvisamente, la loro vera essenza, così per Kapllani, i campanili, le meteore, le marine spoglie, retaggio della sua infanzia a Valona , gli ritornano parlanti, gli confidano il loro segreto, divenendo così tempo ritrovato, grazie alla memoria involontaria. Non poteva mancare un accenno alle epifanie di Joyce come manifestazioni radianti, che nei dipinti di Kapllani divengono guizzi di luce, ora intensa, ora balenante. Ed è la luce che, infine, il prof. Riderelli ha evocato come la conditio sine qua non della vita, come l’acqua e l’aria.

Cento anni fa, all’Aia, al Congresso

internazionale delle donne contro la

guerra, “una sarta artista italiana” Rosa

Genoni, pose le basi del made in Italy. La

Prima Guerra Mondiale purtroppo arrestò

quel movimento. L’Unitre ha voluto

commemorare quell’evento, invitando, il

23 aprile, la Prof.ssa Margherita Gallo a

parlarne. La relatrice ha iniziato spiegando

che la moda con i suoi cambiamenti traccia

uno dei processi più rivoluzionari del

secolo breve, assegnando alla donna un

ruolo diverso dall’essere soltanto: madre,

moglie e angelo del focolare. Servendosi

di slides, la Gallo ha fatto una carrellata

erudita ma piacevole sulla storia

dell’abbigliamento nel Novecento. Dagli

abiti ampi e fastosi della Belle Epoque, che

esaltavano le sinuosità di donne,

rigorosamente aristocratiche con cappelli

piumati, bustino e scarpe da ballo, si passa

nel 1910 alle gonne tubolari, che rendono

difficili i movimenti e con le caviglie

sempre coperte. Lo stilista Paul Poiret

libera la donna dal busto, semplifica gli

abiti, rifacendosi allo stile Impero, la

donna si

accorcia

capelli e si

toglie il

busto. Poi,

lo stesso

Poiret

s’invaghisc

e dello stile

orientale, influenzato dalla

rappresentazione a teatro dell’opera

Sherazade: abiti morbidi e tessuti fantasia.

Uno stilista spagnolo propone tuniche

comode. Ispirandosi all’Auriga di Delphi,

crea lo stile ”Delphos”: l’effetto è un abito

che mette in evidenza le forme, suscitando

un forte scandalo. Con lo scoppio della

Prima Guerra Mondiale, gli uomini vanno al

fronte sicché spetta alle donne di

occuparsi delle attività prerogativa

maschile. Si sente il bisogno di praticità e

comodità, perciò le gonne si accorciano e

il bustino scompare definitivamente.

Troviamo le donne in fabbrica con una

specie di tuta, le crocerossine vestite di

bianco e con abiti sobri adatti alla

situazione di emergenza, e le “Postine ”

con un abito dalla foggia contadinesca. Le

pettinature si semplificano, le scarpe

prediligono la stabilità e la moda diventa

accessibile ai cedi medi e bassi. Finita la

Guerra, negli anni ’20 e ’21, gli abiti

femminili scimmiottano quelli maschili, i

capelli sono corti la gonna è sotto il

MODA ED EMANCIPAZIONE FEMMINILE di Rossana Giorgetti Pesaro

Page 7: Aprile2015

News UniTre Osimo – Aprile 2015 7

ginocchio, i cappelli sono cloches che

incorniciano il viso. Chi, però, ha creato

uno stile rivoluzionario per gli anni ‘20, è

stata Coco Chanel che non creò soltanto

una linea d’abbigliamento, ma uno stile di

vita. Iniziando come modista cominciò poi

a creare abiti che mescolavano il colore,

all’eleganza, alla classe, dando alla donna

nuova personalità. Coco vuole liberare la

donna dal vincolo dell’uomo, la vuole

rendere indipendente, sportiva ed

emancipata.

Famoso e intramontabile il suo tailleur e

l’intramontabile tubino nero da indossare

da mattina a sera, la donna scopre poi il

suo fascino usando gioielli di bigiotteria e

il profumo Chanel “N°5”, la cui bottiglia,

semplice e nuova, colpì l’immaginazione di

varie generazioni. Il successo di Madame

Chanel è dovuto soprattutto al modo di

vestire se stessa e la donna, puntando

sulle esigenze che aveva in quell’epoca.

L’introduzione dei pantaloni fu una vera e

propria rivoluzione: la donna, lavoratrice e

non, preferiva abiti semplici, adatti anche

per lo sport. I tessuti usati erano il Tweed

e il Jersey, comode da indossare le

magliette rigate, ispirate a quelle dei

pescatori di Deauville. Vivo l’interesse del

pubblico sulla relazione, che Margherita

Gallo ha proposto con un eloquio spigliato

e brillante, particolarmente grata e

soddisfatta, la Presidente dell’Unitre Maria

Antonietta Mattioli.

Martedì 28 aprile, ore 15:00, ultimo giorno per il Corso di Burraco. Gli iscritti sono in fermento poiché oggi è stato indetto il Torneo di fine Anno Accademico. Fuori dell’aula si scambiano opinioni e commenti, si comportano come studenti alla vigilia delle vacanze estive. Finalmente arriva la Docente, la Prof.ssa Anna Antonelli, sono undici anni che dirige questo Corso e sente la responsabilità del suo ruolo. - Qui si viene per imparare e migliorare. State a sentire i consigli che vi do, fate attenzione e cercate di stare in silenzio!- Non esiste la competizione tra gli iscritti, si gioca per divertirsi e condividere momenti d’impegno, alternati a quelli spensierati. Gli iscritti si conoscono più o meno tutti, si sorride sugli errori che si compiono durante le partite, se il compagno di gioco sbaglia alla grande, può succedere che venga ripreso con un “Ma cosa fai, mica giochiamo a briscola!” Anna è sempre attenta, gira tra i tavoli per correggere, spronare e dettare le regole. Oggi, per dare più ufficialità al Torneo, è presente suo marito, Franco Iacoacci, che fungerà da arbitro. Dopo il suo via, si iniziano i turni, i giocatori già appaiati, si siedono e cominciano a giocare. Passate tre ore, con gli spostamenti stabiliti dalla posizione delle coppie, il Torneo finisce. All’arrivo della Presidente Mattioli e del Vice Sabbatini, l’arbitro legge la classifica.

L’Unitre offre premi alle prime tre coppie classificate. Risultano: primi Catorci e Carletti, secondi Bellezza e Zoppi, terzi Vaccarini e Severini. Per tutti gli altri, un rinfresco offerto dagli stessi studenti, un brindisi di saluto, una foto per i vincitori e una di gruppo. Per finire, un grazie caloroso alla Prof.ssa Antonelli e all’Unitre ed un augurio di ritrovarsi l’anno prossimo, stesso giorno, stessa ora, stessa aula.

Primi Classificati

BURRACO ALL’UNITRE Di Rossana Giorgetti Pesaro

Page 8: Aprile2015

News UniTre Osimo – Aprile 2015 8

Secondi Classificati

Terzi Classificati

Il Gruppo “Burraco”

La scelta di chiudere l’Anno Accademico con una

pièce teatrale di stampo paesano, con l’uso del

dialetto, è stata la conferma del ruolo umano e

sociale che svolge quest’Associazione. Oltre le

tante proposte culturali presentate ai soci

durante l’anno, non poteva mancare una

parentesi piacevole, dal titolo che è tutto un

programma ”La Pasciò de Don altero”. E’ un

ritorno al passato, quando il parroco aveva una

funzione importante nel paese, sebbene non

nascondesse le sue umane debolezze. L’azione si

svolge in una canonica, in cui comanda la

perpetua (Carla Rocchi) che difende la scelta

amorosa della nipote del prete (Pina Polacco)

innamorata di un “pollarolo” (Fulvio Cingolani),

il tipico bamboccione di paese che vive ancora

con la mamma. Non mancano altri personaggi

che richiedono i servizi del parroco: una coppia

di sposi per le nozze d’argento (Valfrido Tulli ed

Elda Marchetti), una giovane (Paola Fornaro)

che chiede l’Estrema unzione per il nonno

morente, e l’innamorato non corrisposto

(Giuseppe Giordano) nel ruolo del dottore dai

modi ricercati, che la nipote del prete respinge.

Bravi e rispondenti ai propri ruoli gli attori, che

hanno riportato sulla scena una commedia di

Massimo Pieretti, scomparso prematuramente,

valida la regia di Gigliola Costantini, adatto il

palcoscenico del Teatrino Campana, rispondenti

le luci, il sonoro e le riprese filmate. Lo

spettacolo, presentato nel pomeriggio del 30

aprile, dalla Presidente dell’Unitre Antonietta

Mattioli, ha iniziato con l’esecuzione del coro

dell’Associazione che ha presentato motivi

musicali ispirati all’Amore, come ha sottolineato

Rosalba Roncaglia con la precisazione che i

coristi sono legati non solo dall’amore per il

canto ma dall’affiatamento e l’affetto

vicendevoli. Ha diretto il Coro, Loretta Buglioni,

al piano, Edoardo Mantini. La serata si è

conclusa con l’esecuzione canora di una

coinvolgente tarantella.

LA PASCIO’ DE DON ALTERO

Di Rossana Giorgetti Pesaro

Page 9: Aprile2015

News UniTre Osimo – Aprile 2015 9

Asteracee Crepis vesicaria L.

Come riconoscerla

Pianta erbacea con fusti eretti e ramificati, le foglie sono

glabre, pennatosette, dopo la raccolta si ripiegano.

Dove si trova

Nei prati soleggiati, negli incolti, nelle scarpate.

Parti utilizzate

La rosetta basale.

Quando si raccoglie

Dal tardo autunno alla primavera.

Grugno Porcino o grugno a cappelletto

Deve il suo nome alla forma che la rosetta assume una volta

raccolta, incurvandosi verso il basso e arricciando le foglie

come il codino di un maiale. Ha proprietà simili a quelle della

cicoria e del tarassaco, comuni a molte erbe amare: disintossicante,

depurativa, diuretica ed ipoglicemizzante. Da queste

erbe, specialmente dalla cicoria, è quasi impossibile distinguerla

se non quando comincia a fiorire, formando un

grosso bocciolo che contiene ancora le ramificazioni dello

stelo e i futuri fiori, gialli, non blu come quelli della cicoria.

In cucina

Cotta da sola è un po’ amara ,perciò si preferisce mescolarla

Le Erbe Bone

Grugno porcino

…… dalla CUCINA dell’UniTre

Page 10: Aprile2015

News UniTre Osimo – Aprile 2015 10

con altre erbe più dolci come la crespigna, il papavero, il caccialepre.

Erbe miste ripassate con salsiccia e pomodoro

Erbe miste lessate, salsiccia e salame o prosciutto,

cipolla, aglio, pomodorini, peperoncino, vino.

In una padella abbiamo fatto appassire nell’olio, abbondante

cipolla, aglio e peperoncino. Abbiamo spruzzato del vino e

aggiunto salsiccia e salame spezzettati, poi i pomodorini

schiacciati, per dare colore; dopo alcuni minuti abbiamo messo

ad insaporire le verdure ben strizzate e tagliate

grossolanamente.

Il cittadino può rivolgersi

all’Arbitrato Bancario

Finanziario (ABF) per

risolvere in via stragiudiziale

una controversia

con la propria

banca o altro

intermediario

finanziario. Il

procedimento è

piuttosto rapido e

poco costoso e

consente di arrivare ad una

soluzione efficace in tempi

brevi.

Ecco una guida su come e

quando è possibile ricorrere

all’ABF.

Quando rivolgersi all’ABF

L’ABF può decidere su tutte le

controversie che riguardano

i servizi bancari e

finanziari (mutui, conti

correnti, prestiti) fino a 100.000

euro, se si chiede una somma di denaro.

Se, invece, non si ricorre per ottenere una somma dalla banca bensì per

accertare obblighi o diritti, non vi sono limiti di importo. Deve in ogni

caso trattarsi di atti o comportamenti non anteriori al 1 gennaio 2009.

L’ABF non può, invece, decidere sulle

controversie che riguardano servizi e

attività di investimento (per esempio

compravendita di azioni) oppure beni

o servizi diversi da quelli bancari e

finanziari (per esempio beni concessi

in leasing).

L’ABF non può inoltre giudicare su

controversie che siano già state deferite all’autorità giudiziaria o ad un

organismo di mediazione.

Ricorso

Prima di ricorrere all’ABF il cliente deve presentare un reclamo

scritto alla banca facendo presente il proprio problema. La banca deve

rispondere entro 30 giorni comunicando i tempi di soluzione del

problema espostole.

Se la banca non risponde oppure non accoglie il reclamo o comunque

il cliente non è soddisfatto dalla risposta, può proporre ricorso

all’ABF.

Rubrica e …………… Spigolature

Ricorso all’Arbitrato bancario (ABF) contro le

banche: come, quando e quanto costa

Risolvere una controversia con la banca in

tempi brevi e a basso costo grazie

all’Arbitrato Bancario Finanziario: un

semplice ricorso a venti euro per agire

contro la banca grazie all’ABF: breve

guida sul procedimento.

Page 11: Aprile2015

News UniTre Osimo – Marzo 2015 11

Il ricorso deve essere

presentato entro 12 mesi dalla

presentazione del reclamo e

deve essere compilato secondo

il formato messo a disposizione

sul sito dell’ABF.

La presentazione del ricorso

costa solo venti euro che

possono essere versati:

tramite bonifico

bancario sul conto

corrente intestato a

“Banca d’Italia

Segreteria tecnica

dell’Arbitro Bancario

Finanziario” IBAN

IT71M0100003205000

000000904

sul conto corrente

postale n. 98025661

intestato a “Banca

d’Italia – Segreteria

tecnica dell’Arbitro

Bancario Finanziario”

in contanti presso tutte

le Filiali della Banca

d’Italia aperte al

pubblico, tranne le unità

specializzate nella

vigilanza.

Procedimento Il ricorso, una volta compilato,

deve essere inviato (insieme

alla documentazione posta a

sostegno della proprie ragioni e

alla ricevuta attestante il

versamento di venti euro) –

per posta, via fax o con posta

elettronica certificata (PEC) –

alla Segreteria

tecnica competente o a

qualsiasi filiale della Banca

d’Italia.

Il ricorso può anche

essere consegnato a mano o

tramite un rappresentante

(incluse le associazioni di

categoria alle quali il cliente

aderisce) presso una filiale

della Banca d’Italia aperta al pubblico, che la invierà alla Segreteria

tecnica competente.

Il cliente deve poi inviare alla banca una copia del ricorso con

raccomandata A/R o per posta elettronica certificata (PEC).

La banca, entro 45 giorni dal ricevimento del ricorso, deve inviare

all’ABF le proprie controdeduzioni in merito alle richieste del cliente.

Decisione

L’ABF decide sulla controversia entro 60 giorni dalla data in cui la

Segreteria tecnica ha ricevuto le controdeduzioni dall’intermediario,

oppure dalla data di scadenza del termine per presentarle. Tale termine

può essere prorogato qualora siano necessarie delle integrazioni della

documentazione e dei chiarimenti richiesti alle parti dalla Segreteria.

La decisione è assunta, a maggioranza, sulla sola base della

documentazione raccolta ed è sempre motivata. La Segreteria tecnica

comunica alle parti la decisione completa della motivazione entro 30

giorni.

Se il ricorso è accolto anche solo in parte, l’intermediario deve

adempiere entro trenta giorni (o entro un termine diverso stabilito

dall’ABF) agli obblighi indicati nella decisione, compreso il

pagamento a favore del cliente dei 20 euro versati per la presentazione

del ricorso.

Se il ricorso non viene accolto, il cliente può sempre e comunque far

valere la propria pretesa in sede giudiziale.

La decisone dell’ABF non ha infatti valore giudiziario pari a quello

che avrebbe una sentenza; di conseguenza essa non preclude alle parti

il ricorso all’autorità giudiziaria o alla mediazione o arbitrato.

Comportamento inadempiente della banca

Quando la banca non collabora nella procedura o non adempie la

decisione dell’ABF, è sanzionata con la pubblicazione della sua

condotta inadempiente sul sito ufficiale dell’Arbitrato finanziario e, a

sue spese, su due quotidiani ad ampia diffusione nazionale.

Per inadempimento si intende:

mancato o tardivo invio della documentazione richiesta dalla

segreteria dell’ABF impedendo così all’ABF di decidere sulla

controversia;

mancata esecuzione di quanto deciso dall’ABF;

mancato pagamento al cliente dei 20 euro da questi versati

come contributo spese, quando il ricorso è stato accolto anche

solo in parte;

mancato pagamento alla Banca d’Italia del contributo spese di

200 euro dovuto quando il ricorso viene accolto anche solo in

parte;

mancato versamento del contributo dovuto per liquidare i

compensi dei membri dei Collegi designati dalle associazioni

degli intermediari.

Page 12: Aprile2015

News UniTre Osimo – Marzo 2015 12

A quanti di noi è capitato di recarsi in banca per

cambiare un assegno ed avere l’amara sorpresa di

sentirsi rispondere che era scoperto. Cosa fare in

casi del genere?

Esistono due

tipi di assegni:

l’assegno

circolare e l’ass

egno bancario.

L’assegno circolare viene firmato ed emesso

dalla banca che poi trattiene la somma dal proprio

correntista; l’assegno bancario, invece, viene

firmato direttamente dal correntista (cioè la

persona che ci ha dato l’assegno).

Mentre nel primo caso la banca assume su di sé

l’obbligo di pagare la somma indicata

nell’assegno, nella seconda ipotesi la banca si

limita a pagare l’importo richiesto purché

il conto del correntista abbia la liquidità

necessaria.

Ovviamente l’assegno circolare presenta maggiori

garanzie visto che l’istituto bancario ha sempre

una provvista (cioè un deposito di denaro) a

copertura degli assegni emessi. Nel secondo caso,

invece, tutto dipende dalla buona fede di chi ha

emesso l’assegno: questi, in teoria – ed in pratica

succede spesso – potrebbe rilasciare un titolo pur

non avendo, sul conto, il deposito di denaro

sufficiente a coprire il pagamento dell’assegno.

Cosa fare, quindi, nel caso in cui abbiamo ricevuto

un assegno bancario scoperto?

L’assegno è un titolo di credito che attribuisce al

possessore il diritto alla prestazione in esso

indicata (cioè il diritto a ricevere dalla banca la

somma riportata) dietro presentazione del titolo

[1]. La legge che disciplina l’assegno bancario

specifica che il suddetto titolo di credito è pagabile

dietro presentazione dello stesso presso lo

sportello bancario (tecnicamente si dice che è

“pagabile a vista”)[2].

Inoltre esso va presentato entro termini ben

precisi.

Più in particolare il termine entro il quale

presentare l’assegno è di otto giorni se è pagabile

nello stesso comune in cui è stato emesso; quindici

giorni se è pagabile in altro comune della

Repubblica italiana [3].

Qualora il titolo di credito risulti scoperto il

possessore potrà in primo luogo “protestare”

l’assegno cioè avviare un procedimento per

ottenere che venga riconosciuto che l’assegno è

stato presentato alla banca ma non è stato pagato.

Poiché l’assegno oltre ad essere un titolo di

credito è anche un titolo esecutivo, il possessore

potrà immediatamente avviare la procedura per

recuperare il credito.

A tal fine il portatore dell’assegno dovrà redigere il

cosiddetto atto di precetto cioè l’atto con il quale

si intima al debitore di pagare l’assegno entro il

termine di dieci giorni [4].

L’atto di precetto ed il titolo esecutivo dovranno

poi essere notificati (cioè inviati tramite un

Ufficiale Giudiziario) al debitore il quale sarà

tenuto a pagare entro il termine indicato a partire

dal momento in cui riceve l’atto.

La procedura esecutiva appena illustrata dev’essere

avviata entro il termine di sei mesi dall’esibizione

dell’assegno presso la banca.

Decorso il termine di sei mesi il creditore potrà

comunque recuperare la somma di denaro mediante

il procedimento per decreto ingiuntivo il quale

però prevede un iter ben più complesso.

Assegno scoperto: istruzioni su

cosa fare

Il possessore di un assegno scoperto

può tutelarsi mediante la procedura

di esecuzione forzata

Page 13: Aprile2015

News UniTre Osimo – Marzo 2015 13

Riforma del condominio: le istruzioni e le

norme utili a condomini ed amministratori

per la corretta gestione condominiale dalle

nuove disposizioni del codice civile.

Infatti il creditore dovrà avviare una vera e

propria causa ordinaria al fine di far accertare il

proprio diritto di credito e poi poter agire

mediante esecuzione forzata.

[1] Art. 1992 cod. civ.

[2] Art. 31, R.D. 21 dicembre 1933, n. 1736.

[3] Art. 32, R.D. 21 dicembre 1933, n. 1736.

[4] Art. 480 cod. proc. civ.

La riforma del condominio, entrata in vigore nel

2013 [1], ha previsto tra l’altro anche norme più precise

e puntuali [2] con riferimento alla predisposizione

del rendiconto condominiale.

È bene precisare innanzitutto che la validità

del rendiconto della gestione condominiale non è sottoposta,

a differenza di quel che avviene in ambito societario, a

specifiche formalità.

Ciò premesso, la riforma ha dettato regole nuove finalizzate

essenzialmente ad assicurare una maggiore trasparenza nella

gestione dell’amministrazione.

Difatti, scopo del rendiconto è principalmente quello di dare

precisa contezza delle entrate e delle uscite a tutti i

condomini, onde valutare la condotta gestionale dell’amministratore e il modo con il quale la stessa è stata

realizzata.

Il rendiconto è composto dai seguenti documenti: registro di contabilità, il riepilogo finanziario e una nota

sintetica di accompagnamento che renda immediatamente chiara la gestione.

L’assemblea, se ritiene che ve ne sia la necessità per meglio aver chiaro l’andamento della gestione, può

nominare un revisore cui affidare l’incarico (ovviamente remunerato) di verificare eventuali punti oscuri della

documentazione. La spesa per l’incarico conferito al revisore verrà ripartita tra tutti i condomini sulla base dei

millesimi della tabella generale condominiale.

I documenti relativi alla amministrazione condominiale (scritture, fatture, ricevute, ecc.) devono essere

conservati per dieci anni.

L’assemblea può anche nominare un consiglio di condomini, composto da almeno tre condomini nei

condomìni di almeno dodici unità abitative.

Il compito dei consiglieri potrà essere quello di fare da raccordo tra condomini (raccogliendone richieste,

proposte e lamentele) ed amministratore, collaborare con quest’ultimo nel controllo dell’attività di gestione

(capitolati e preventivi soprattutto) e nel raccordo con l’assemblea.

Il regolamento condominiale potrà prevedere se, ed in quali casi, il parere dei consiglieri (normalmente

facoltativo) dovrà essere vincolante per l’amministratore ed, eventualmente, prevedere che il relativo incarico

sia oneroso (normalmente, ed in mancanza di differenti disposizioni, l’incarico dovrà invece considerarsi a

titolo gratuito).

Rendiconto e gestione contabile condominiale:

regole fondamentali

Page 14: Aprile2015

News UniTre Osimo – Marzo 2015 14

Dichiarazioni 730/2015 ed Unico persone

fisiche/2015: le nuove istruzioni

dall’Agenzia delle Entrate.

La durata dell’incarico dei consiglieri e le maggioranze per la loro nomina non sono state previste dalla

legge: potranno, perciò, essere revocati e sostituiti in ogni tempo.

Per evitare possibili discussioni in merito è consigliabile prevedere durata e modalità di nomina nel

regolamento condominiale.

Infine, i condomini hanno il diritto di prendere visione, in ogni tempo e su semplice richiesta, di tutti i

documenti giustificativi di spesa e di estrarne a loro spese copia.

[1] L. 11 dicembre 2012, n. 220.

[2] Art. 1130 bis cod. civ.

Sul sito dell’Agenzia delle

Entrate sono stati pubblicati

sia i modelli che le

relative istruzioni relative

alle dichiarazioni 730/2015 ed Unico persone

fisiche/2015.

In tema di oneri detraibili e deducibili, tali

documenti riflettono le modifiche legislative che

sono intervenute nel corso dell’anno passato. In

materia di oneri detraibili si ritiene siano di

particolare interesse per il contribuente le seguenti

novità.

Il

Premi assicurativi

Testo Unico delle Imposte dirette [1] prevede la

possibilità di detrarre dall’imposta lorda dovuta dal

contribuente un importo pari al 19% delle spese

che sono state sostenute per i premi assicurativi

relativamente a contratti aventi per oggetto il

rischio di morte o di invalidità permanente del

contribuente stesso, da qualsiasi causa derivante,

ovvero di non autosufficienza nel compimento

degli atti della vita quotidiana. Per l’anno 2013 tali

oneri erano detraibili nel

limite di € 630 e dovevano

essere indicati nei righi da

E8 a E12, con il codice

“12” nel caso di compilazione del Modello

730/2014 ovvero nei righi da RP8 a RP14, sempre

con il codice “12”, nel caso in cui si dovesse

compilare il Modello Unico PF 2014. Per l’anno

2014 il legislatore ha introdotto alcune modifiche e

per tali premi assicurativi sono ora previsti due

distinti limiti di detraibilità:

– i premi derivanti da contratti di

assicurazione che hanno come oggetto il rischio

di morte o di invalidità permanente in misura non

inferiore al 5% (per quanto riguarda i contratti

stipulati o rinnovati a partire dal 2001) ed i premi

per le assicurazioni sulla vita e contro gli infortuni

(a condizione che il contratto abbia una durata non

inferiore a cinque anni e non consenta la

concessione di prestiti che utilizzino il contratto

stesso come garanzia nel periodo di durata minima,

stipulati o rinnovati fino al 2000) sono detraibili

per un importo non superiore ad € 530;

– i premi derivanti da contratti di

assicurazione aventi per oggetto il rischio di non

autosufficienza nel compimento degli atti della

vita quotidiana sono detraibili per un importo non

superiore a € 1.291,14, ma al netto dei premi aventi

per oggetto il rischio di morte o di invalidità

permanente.

Oneri detraibili dalla dichiarazione dei

redditi per il 2015: le novità

Page 15: Aprile2015

News UniTre Osimo – Marzo 2015 15

Di conseguenza sono state anche modificate le

modalità con cui devono essere indicati tali oneri

nell’ambito del Modello 730/2015 e del Modello

Unico PF 2015: le somme da portare in detrazione

andranno indicati rispettivamente nei righi da E8 a

E12 (per quanto riguarda il Modello 730) o nei

righi da RP8 a RP14 con il codice 36 i primi, nei

medesimi righi ma con il codice 37 i secondi.

Erogazioni liberali alle ONLUS

Rispetto all’anno 2013, è stata incrementata,

passando dal 24% al 26%, la percentuale di

detraibilità relativamente alle erogazioni liberali

effettuate in favore delle ONLUS, mentre ha

trovato conferma l’ammontare della spesa massima

agevolabile, che è pari ad € 2.065. Per la verifica

del limite di spesa si deve tenere conto anche

dell’importo delle erogazioni liberali effettuate in

favore di popolazioni colpite da calamità naturali o

da eventi straordinari. Sono rimaste invariate le

modalità che devono essere seguite per indicare tali

oneri, che andranno identificati con il codice “41”.

Le somme detraibili devono essere riportate nei

righi che vanno da E8 a E12 del Modello 730/2015

o nei righi da RP8 a RP14 del Modello Unico PF

2015.

Erogazioni liberali a favore di partiti politici

Per le erogazioni liberali in denaro effettuate in

favore delle organizzazioni partitiche iscritte nella

prima sezione del registro nazionale di cui

all’articolo 4 del Decreto Legge n. 149/2013

(consultabile sul sito www.parlamento.it) e dei

partiti o delle associazioni promotrici di partiti

effettuate prima dell’iscrizione al registro e

dell’ammissione ai benefici, a condizione che entro

la fine dell’esercizio tali partiti risultino iscritti al

registro e ammessi ai benefici, è prevista, con

decorrenza a partire dall’anno 2014 la possibilità di

detrarre il 26% relativamente ad importi che siano

ricompresi tra € 30 ed € 30.000. Rispetto all’anno

d’imposta precedente è stata incrementata la

misura ammissibile della detrazione (che era

prevista essere pari al 24%) e delle somme

detraibili (la detrazione era prevista per importi che

fossero ricompresi tra € 50 ed € 10.000). Risultano

essere rimaste invariate le modalità con cui

indicare tali oneri, che dovranno essere identificati

con il codice “42” e riportati nei righi che vanno da

E8 a E12 del Modello 730/2015 e nei righi da RP8

a RP14 del Modello Unico PF 2015.

Sono state poi introdotte poi due nuove detrazioni:

la detrazione per gli inquilini di alloggi sociali

adibiti ad abitazione principale e la detrazione per

l’affitto di terreni agricoli ai giovani.

Detrazione per gli inquilini di alloggi sociali

adibiti ad abitazione principale

L’agevolazione è accessibile ai contribuenti che

hanno stipulato contratti di locazione di alloggi

sociali [2] adibiti ad abitazione principale. La

detrazione è pari a:

– € 900, se il reddito complessivo del contribuente

non è superiore ad € 15.493,71;

– € 450, se il reddito complessivo del contribuente

non è superiore ad € 30.987,41.

La detrazione in parola dovrà essere indicata nel

rigo E71 del Modello 730/2015 ovvero nel

rigoRP71 del Modello Unico Persone fisiche. Il

codice di identificazione da utilizzare in entrambi i

casi è “4”.

Detrazione per l’affitto di terreni agricoli ai

giovani

A favore dei coltivatori diretti e degli imprenditori

agricoli professionali, regolarmente iscritti nella

previdenza agricola, di età non superiore a 35 anni

viene prevista la possibilità di detrarre dall’imposta

dovuta una somma pari al 19% delle spese

sostenute per il pagamento dei canoni d’affitto dei

terreni agricoli. La suddetta detrazione del 19%

spetta entro il limite di € 80 per ciascun ettaro

preso in affitto e fino ad un massimo di € 1.200

annui (pertanto l’importo massimo del canone

annuo che può essere indicato è pari ad €

6.318,00).

Inoltre si prevede che:

– la redazione del contratto di affitto deve

avvenire in forma scritta;

– i terreni agricoli locati devono essere diversi da

quelli di proprietà dei genitori.

L’importo della spesa sostenuta dovrà essere

indicato al rigo E82 del Modello 730/2015 o nel

rigo RP73 del Modello Unico PF 2015.

Page 16: Aprile2015

News UniTre Osimo – Marzo 2015 16