APRILE 2015: SESTA ESCURSIONE NELL’UMBRIA SACRA (MA … · 2015. 6. 26. · in corso, ci riserva...

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SESTA ESCURSIONE NELL’UMBRIA Eco dei Barnabiti 2/2015 50 S embra scritta per noi questa frase, per le nostre escursioni in Umbria e soprattutto per questa sesta. Le telefonate, gli sms, le email, i contatti interpersonali co- minciano molto prima: c’è chi a No- vembre parla di prenotare il pullman, chi chiede le tappe o dà sug- gerimenti, c’è Elisabetta che conta i giorni, chi si organizza per poter partire e chi prende contatti per offrire, ogni anno, opportunità e mete sempre più appaganti. Il “poi” è storia di questi giorni con molte espressioni di plauso, di gradimento, di grati- tudine che, inutile negarlo, fanno indubbiamente piacere, come la dettagliata email di Maria Rosaria, che sa offrirci anche un prezioso suggeri- mento per future esperienze. Sono tante le ragioni per cui l’Umbria ci cattura e per cui, ogni anno, le mete ci sembrano più interessanti e le proposte più suggestive. In effetti i luoghi sono ricchi di fascino, ma la cifra del no- stro viaggiare mi sembrano gli incontri. Se consideriamo i ricordi che sono dentro di noi, por- tati da quel nastro cui accenna il grande giornalista e viaggiatore ci- tato in apertura, ci rendiamo conto che piazze, torri, strade, palazzi, fontane, chiese, affreschi, sculture, campi coltivati e fioriti sono flash che ci illuminano, accesi anche da un piccolo particolare, ma in noi, nel cuore e nella mente, c’è soprat- tutto l’eco di volti e storie di uomini e donne che abbiamo conosciuto. Sono queste le persone che ci inter- pellano, ci lasciano stupiti e ammi- rati per il loro credo, il loro opera- re, le idealità che li sorreggono e a loro vorremmo dare il maggior spa- zio possibile, raccontandoli con ve- rità e forza. si parte, con tappa ad Arezzo e destinazione Perugia La partenza da Eupilio ha il carat- tere festoso di sempre, perché i par- tecipanti si incontrano e si rivedono con piacere, lieti di condividere un’esperienza appagante. Non man- cano il rituale ma affettuoso saluto agli amici vecchi e nuovi, il grazie anticipato al nostro autista Marco, la cui presenza è stata richiesta da tutti per la sicurezza che sa infondere con il suo stile di guida, la preghiera agli angeli custodi e qualche indicazione sulla sosta ad Arezzo. La prima tappa ci porta appunto nella cittadina toscana: molti non la conoscono, ma viene apprez- zata per il centro storico, che consente la visita della chiesa di San Francesco, una costru- zione gotica duecentesca, di linea semplicissima, che con- serva uno stupendo Crocifisso attribuito a Duccio da Bonin- segna. Nella cappella maggio- re, il ciclo di affreschi di Piero della Francesca raffigura, in quindici scene, la “Leggenda della vera croce”. Attraversiamo poi Piazza Grande, uno dei luoghi in cui Benigni ha girato “La vita è bella”, raggiungiamo la catte- drale di San Donato, ma dob- biamo attendere le 15 per visi- tarla. Ne vale comunque la pena per lo straordinario alta- re marmoreo, artisticamente lavorato, per le stupende ve- trate, l’affresco della Maddale- na di Piero della Francesca e le splendide ceramiche di An- drea della Robbia. La bellezza delle opere di Luca e Andrea della Robbia, ammirate nelle precedenti escursioni, è ancora viva in noi. La casa del Petrarca, la loggia del Vasari… non possiamo vedere tutto, perché le nostre soste nel viaggio di andata sono soggette alla tirannia del tempo, pur avendo comunque il pre- gio di mostrarci bellezze che non ci lasciano indifferenti: la breve visita alla Cattedrale lo conferma. APRILE 2015: SESTA ESCURSIONE NELL’UMBRIA SACRA (MA SARÀ DAVVERO L’ULTIMA?) «Un viaggio non inizia nel momento in cui partiamo né finisce nel momento in cui raggiungiamo la meta. In realtà comincia molto prima e non finisce mai, dato che il nastro dei ricordi continua a scorrerci dentro anche dopo che ci siamo fermati» (R. Kapuscinki). Arezzo - Chiesa di san Francesco: il crocifisso attribuito a Duccio da Boninsegna

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  • SESTA ESCURSIONE NELL’UMBRIA

    Eco dei Barnabiti 2/201550

    Sembra scritta per noi questafrase, per le nostre escursioniin Umbria e soprattutto per

    questa sesta. Le telefonate, gli sms, leemail, i contatti interpersonali co-minciano molto prima: c’è chi a No-vembre parla di prenotare il pullman,chi chiede le tappe o dà sug-gerimenti, c’è Elisabetta checonta i giorni, chi si organizzaper poter partire e chi prendecontatti per offrire, ogni anno,opportunità e mete semprepiù appaganti.Il “poi” è storia di questi

    giorni con molte espressioni diplauso, di gradimento, di grati-tudine che, inutile negarlo,fanno indubbiamente piacere,come la dettagliata email diMaria Rosaria, che sa offrircianche un prezioso suggeri-mento per future esperienze.Sono tante le ragioni per

    cui l’Umbria ci cattura e percui, ogni anno, le mete cisembrano più interessanti ele proposte più suggestive. Ineffetti i luoghi sono ricchi difascino, ma la cifra del no-stro viaggiare mi sembranogli incontri.Se consideriamo i ricordi

    che sono dentro di noi, por-tati da quel nastro cui accenna ilgrande giornalista e viaggiatore ci-tato in apertura, ci rendiamo contoche piazze, torri, strade, palazzi,fontane, chiese, affreschi, sculture,campi coltivati e fioriti sono flashche ci illuminano, accesi anche daun piccolo particolare, ma in noi,nel cuore e nella mente, c’è soprat-tutto l’eco di volti e storie di uominie donne che abbiamo conosciuto.

    Sono queste le persone che ci inter-pellano, ci lasciano stupiti e ammi-rati per il loro credo, il loro opera-re, le idealità che li sorreggono e aloro vorremmo dare il maggior spa-zio possibile, raccontandoli con ve-rità e forza.

    si parte, con tappa ad Arezzoe destinazione Perugia

    La partenza da Eupilio ha il carat-tere festoso di sempre, perché i par-tecipanti si incontrano e si rivedonocon piacere, lieti di condividereun’esperienza appagante. Non man-cano il rituale ma affettuoso salutoagli amici vecchi e nuovi, il grazieanticipato al nostro autista Marco, la

    cui presenza è stata richiesta da tuttiper la sicurezza che sa infondere conil suo stile di guida, la preghiera agliangeli custodi e qualche indicazionesulla sosta ad Arezzo.La prima tappa ci porta appunto

    nella cittadina toscana: molti non laconoscono, ma viene apprez-zata per il centro storico, checonsente la visita della chiesadi San Francesco, una costru-zione gotica duecentesca, dilinea semplicissima, che con-serva uno stupendo Crocifissoattribuito a Duccio da Bonin-segna. Nella cappella maggio-re, il ciclo di affreschi di Pierodella Francesca raffigura, inquindici scene, la “Leggendadella vera croce”.Attraversiamo poi Piazza

    Grande, uno dei luoghi in cuiBenigni ha girato “La vita èbella”, raggiungiamo la catte-drale di San Donato, ma dob-biamo attendere le 15 per visi-tarla. Ne vale comunque lapena per lo straordinario alta-re marmoreo, artisticamentelavorato, per le stupende ve-trate, l’affresco della Maddale-na di Piero della Francesca ele splendide ceramiche di An-drea della Robbia. La bellezza

    delle opere di Luca e Andrea dellaRobbia, ammirate nelle precedentiescursioni, è ancora viva in noi.La casa del Petrarca, la loggia del

    Vasari… non possiamo vedere tutto,perché le nostre soste nel viaggio diandata sono soggette alla tirannia deltempo, pur avendo comunque il pre-gio di mostrarci bellezze che non cilasciano indifferenti: la breve visitaalla Cattedrale lo conferma.

    APRILE 2015: SESTA ESCURSIONENELL’UMBRIA SACRA

    (MA SARÀ DAVVERO L’ULTIMA?)«Un viaggio non inizia nel momento in cui partiamo né finisce nel momento in cuiraggiungiamo la meta. In realtà comincia molto prima e non finisce mai, dato che il nastro deiricordi continua a scorrerci dentro anche dopo che ci siamo fermati» (R. Kapuscinki).

    Arezzo - Chiesa di san Francesco: il crocifissoattribuito a Duccio da Boninsegna

  • Si riparte, diretti al cuore dell’Um-bria, al suo capoluogo e Perugia saràper due giorni la nostra affascinantefonte di scoperte.

    Perugia

    La sistemazione all’hotel SacroCuore soddisfa tutti senza eccezio-ne, non solo a livello logistico, maper la qualità dell’accoglienza, delcibo e della convivialità e perfino ilpanorama che si gode dalle finestreci sembra un vero dono, così comel’ampio giardino che consente ilparcheggio del pullman e le passeg-giate dei più mattinieri. Una bellasala per gli incontri, una cappellacon il Crocifisso, che ci ricorda ilperiodo pasquale, ci permettono diritrovarci per momenti di preghierae meditazione.Non aveva esagerato padre Anto-

    nio, che ci attende qui, nel definir-la un’ottima sistemazione. Incon-trarlo è per tutto il gruppo un mo-mento di gioia, che si prolunganella cena e nella preghiera serale,dove ci viene proposta un’intensariflessione, suggerita da una scrittalatina che il padre ha notato su unacolonna:“Non per assenza di impegni, ma

    per desiderio di quiete e per la felici-tà propria e degli amici, allontanatitutti gli affanni, qui beneficiamodell’amicizia di un’anima riconqui-stata”. Lo dice con forza e questo èl’auspicio cordiale che rivolge a tutti.

    una guida speciale

    Mercoledì mattina comincia lascoperta di Perugia: molti la ammi-rano per la prima volta e anche chila conosceva ritrova novità, curiosi-tà insolite e angoli suggestivi. Convero piacere rivediamo Elena Sido-ni, che ci aveva guidato nella visitadi Roma e fatto gustare i tesori dellaCappella Sistina. La sua presenzagarbata, la competenza professiona-le, la disponibilità e la pazienza nel-le relazioni interpersonali ci appaio-no subito preziose: notizie precise,dati aggiornati, aneddoti curiosi, pa-ragoni efficaci ci mostrano quantosia importante una guida capace diincuriosire, stimolare, mantenere vi-va l’attenzione, rispondere a interro-gativi. Non è in veste di professioni-sta retribuita, non ha ritmi pressanti

    e tempi stretti, è un’amica e il suolegame con padre Gentili è impron-tato a stima e gratitudine. Per que-sto entra nel gruppo con gentilezzae cordialità, le sue osservazioni sul-la città, la sua storia e il suo presen-te non hanno nulla di cattedratico e

    di stereotipato, ma sono piacevolicolloqui.Il programma prevede la visita del

    centro storico con la Rocca Paolina,di cui ammiriamo le “sostruzioni”. Visi giunge con un comodo percorsomeccanizzato (graditissimo, perchéevita la fatica delle strade in salita!)che sfocia in Corso Vannucci. Di quiproseguiamo per il Duomo e gli sca-vi sottostanti. Come a Siena, poterepolitico e religioso si fiancheggianoe la Cattedrale affaccia sulla grandepiazza IV Novembre, su cui si apreanche l’ingresso del Palazzo deiPriori, un edificio dall’effetto gran-dioso, decorato da bellissime trifore,con un’ampia scalinata e la loggiache la fiancheggia. All’interno la Sa-la dei Notari appare solenne, le pa-reti affrescate con motivi floreali,stemmi di personaggi famosi chehanno guidato la città, storie del-l’Antico e Nuovo Testamento. Il fa-scino di questa famosa piazza è au-

    mentato anche dalla Fontana Mag-giore, la quale racconta il passato ur-bano, è il culmine dell’acquedottoetrusco, ma è soprattutto un capola-voro d’arte, che visualizza creaturecome le tre ninfe, la personificazio-ne dei mesi dell’anno, i segni zodia-

    cali e alcune storie bibliche. Sacro eprofano uniti in una visione armoni-ca, così come marmo e bronzo, idue materiali con cui la fontana èrealizzata e decorata. Perugia è sim-boleggiata nelle figure del Leone edel Grifo, i gemelli Romolo e Remopersonificano Roma, che diede nuo-vo impulso ad Augusta Perusia.Oggi il monumento appare anima-

    to dalla presenza di tanti turisti e daigiovani studenti che popolano la cit-tà, sede di una nota università perstranieri.Gli episodi storici, i riferimenti cul-

    turali ai vari personaggi della storiadi Perugia, ai cinque papi eletti inconclavi tenutisi nella città sono nar-rati dalla nostra guida con particolaricuriosi. Elena ci racconta la guerradel sale, determinata da una rivoltadella popolazione contro una nuovatassa (“anche allora” commenta e ri-dacchia qualcuno) imposta dal papaPaolo III Farnese: per celebrarne la

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    il nostro gruppo in sosta nella Piazza Maggiore di Perugia

  • vittoria, fu costruita la Rocca Paolinasu ciò che rimaneva della residenzadella famiglia Baglioni, strenua op-positrice del papato. La guerra segnòl’annessione dell’Umbria allo Statopontificio, ma la rocca fu distruttanel 1860 con l’avvento del Regnod’Italia. Il pane sciapo che si mangiaqui ha forse questa origine.Visitiamo poi la cattedrale dedicata

    a san Lorenzo (compatrono della cit-tà, con i martiri Ercolano e Costan-zo), dalla facciata incompiuta, rive-stita di pietra rosa locale, con il pul-pito del ‘400 da cui predicava sanBernardino, la statua del papa GiulioIII, l’elegante pergamo quattrocente-sco e il Crocifisso, posto dietro unavetrata, come simbolo della lottacondotta dalla popolazione durantela già citata guerra del sale.Dopo aver osservato la Deposizio-

    ne della Croce, opera di FedericoBaroccio, siamo attirati dalla Cap-pella del Santo Anello, che la tradi-zione attribuisce alla Vergine. La fe-de nuziale è conservata in un taber-nacolo, appositamente costruito, aforma di nuvola. Il particolare inte-ressante è come sia arrivato lì: si di-ce sia stato venduto da un ebreo aun gioielliere di Chiusi, il quale ot-tenne la resurrezione del figlio mor-to per merito della sacra reliquia,che poi operò altri miracoli. Diversesono le reazioni e le opinioni in

    proposito; c’è chi dubita,chi accetta, chi crede.Davanti alla Madonna

    delle Grazie di Giannico-la di Paolo, allievo delPerugino, vediamo i se-gni di una grande devo-zione popolare e in cia-scuno nasce spontaneauna preghiera per le tan-te necessità personali.Ma la vera novità per

    tutti è il percorso ar-cheologico che, divisi indue gruppi, ci porta nelsotterraneo della catte-drale e che documenta ilsuccedersi delle epocheetrusca, romana e pa-leocristiana. Aperto dal2011, con lavori ancorain corso, ci riserva nonpoche sorprese. Inizia-mo con emozione e cu-riosità questo che è statogiustamente definito ”un

    percorso nel tempo” e, sia nel primosia nel secondo livello interrato, ilmondo degli Etruschi ci si spalancacon la sala delle urne, con un murodello spessore di 3,20 metri, con lepotenti mura in travertino; poi ci tro-viamo a posare i piedi su una stradaromana che porta anco-ra i segni dei carri. Inquesta zona ci attendo-no altre sorprese: l’im-pluvium di una domus,pozzi che scendono ver-so il livello di faglia, lefondamenta di un gran-de tempio.L’eco della storia si fa

    presente e ciascuno loavverte a modo suo, lì,come davanti all’ArcoEtrusco o alla porta Mar-zia, visti nel pomeriggio.Non è possibile rac-

    contare i particolari dellevisite ai vari monumenti:il Collegio del Cambio cioffre la possibilità di am-mirare affreschi del Peru-gino, il celebre pittorecui è dedicata la via, cor-so Vannucci, che era ilcardo della città etruscoromana.Il “famoso spuntino”

    di Padre Antonio ci portanella vicina Trattoria del-

    le Volte per un veloce momento con-viviale e, in questo caso, promessamantenuta.Una breve passeggiata ed eccoci a

    un capolavoro del Rinascimento,all’oratorio di San Bernardino che siaffaccia su un prato in cui il santopredicava al popolo.Raggiungiamo poi la chiesa del

    Gesù, officiata dai Barnabiti dopo lasoppressione della Compagnia. Lìuna lapide ricorda la prigionia di sanFrancesco nel 1202-1203 in seguitoalla guerra tra Perugia e Assisi, ma cisono anche le nostre “prigioni delcuore” nell’omelia di padre Gentili ela faticosa visita alle Cappelle ipogeeconclude la giornata.Il giovedì siamo di nuovo a Peru-

    gia: si va a piedi e si salgono scale,come in ogni città medievale. Visitia-mo tre chiese: Sant’Ercolano, SanDomenico, San Pietro. Di ciascunami limito a qualche dato essenziale.Nella prima, padre Antonio celebrala messa, dopo che Elena ci ha illu-strato le bellezze artistiche dellachiesetta, affidata ai Barnabiti dal1607 al 1774. Il santo cui è dedicataè un vescovo che ebbe grande im-portanza come “defensor civitatis”,perché seppe resistere fino al marti-rio durante l’assedio della città da

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    Perugia - facciata della Chiesa del Gesù

    Perugia - sant’Ercolano

  • parte del re goto Totila. Nella chiesac’è anche il sacrario dei caduti dallaprima Guerra Mondiale.Noi però siamo presi dal presente:

    Maretta festeggia i suoi 70 anni conuna gioia che contagia tutti. PadreAntonio le dedica un’omelia specialein cui ci fa riflettere sul tempo, sulsuo straordinario valore e sulla ne-cessità di passare dal Chronos, tempoin mera successione cronologica, alKairòs, il tempo speciale, che valo-rizza le doti, le scelte, che cifa crescere poiché è intesocome dimensione qualitativadel nostro essere.Risale al 1304 la chiesa go-

    tica, con l’annesso conventodi San Domenico, che ha unatorre campanaria alta 126 me-tri, grandiosa nelle proporzio-ni tanto che domina il panora-ma di Perugia; oggi, dopo lesoppressioni, il convento è se-de del Museo archeologiconazionale umbro. Un coro li-gneo con eleganti intarsi, ve-trate policrome realizzate nelRinascimento, il monumentoa papa Benedetto XI, mirabileesempio di arte gotica, la ren-dono molto interessante.Quando poi arriviamo a San

    Pietro, ci rendiamo conto chenon potevamo perderci questogioiello: incredibile l’impres-sione quando si entra, dopoaver ammirato il campanile,disegnato dal Rossellino nelXV secolo. La costruzione del-la chiesa e del primo campa-nile è del X secolo, ma la pri-ma cattedrale pare addiritturarisalire al IV. Sarebbe interes-sante citare i tanti particolariillustrati da Elena, ma anchelo spazio come il tempo fa iconti con il limite e così oc-corre scegliere quali aspettiraccontare. Cominciamo dalmonaco architetto, san Pietro Vincio-li, un giovane umbro, nobile, che de-cide la costruzione dopo aver ottenu-to la donazione del sito, il monte Ca-praro o Calvario. Fiducioso nellaProvvidenza, porta avanti il suo pro-getto e, accanto alla basilica, sorge ilmonastero benedettino di cui eglistesso sarà abate. Per la realizzazio-ne si utilizzano colonne, capitelli emateriale della vecchia cattedrale;curioso è che pure i resti di un tem-

    pio dedicato a Vulcano erano servitiper la prima costruzione. Tante ri-flessioni, ma soprattutto tante emo-zioni si vivono durante la visita: lastoria di questo complesso sembraincredibile, ma è soprattutto l’arte asorprendere chi vi entra: non c’è uncentimetro che non sia affrescato e ilcolpo d’occhio è straordinario. Puravendo visitato più volte Perugia,non conoscevo questa chiesa cui ar-chitettura, scultura, pittura, arti de-

    corative minori danno una ricchezzadi suggestioni che non si dimentica-no; il soffitto a cassettoni ha un dise-gno delicato ed elegante, con i colorioro, rosso e azzurro ben armonizzati.Le pareti sono affrescate e i quadri

    sono così numerosi che non si posso-no elencare: ci colpisce subito unatela enorme (ben 88 metri quadrati,come scopro su una pubblicazionefrettolosamente acquistata), che rap-presenta l’apoteosi dell’ordine bene-

    dettino. Tra i dipinti, affreschi, scultu-re meritano un cenno l’altare mag-giore, ricco di marmi pregiati e pietredi valore, dove è sepolto Pietro Vin-cioli divenuto santo, il coro con tar-sie estremamente raffinate e ritenutodai critici uno dei più belli d’Italia,quattro piccoli dipinti del Perugino,la Sacra Famiglia del Parmigianino,la santa Francesca del Caravaggio,raccolti nella Sagrestia.Quando si lascia l’abside, se ci si af-

    faccia dalla porta in fondo, siha l’ultimo dono: un meravi-glioso panorama.

    a Solomeo, una straordinariaesperienza: umanesimo

    in azienda

    Il pullman ci attende perl’escursione al Trasimeno e,dopo una trentina di chilome-tri eccoci a Montebuono, dovepranziamo alla trattoria “DaFaliero”: anche questa volta civiene preannunciato unospuntino, ma in realtà si trattadi un pranzo in piena regola epossiamo gustare in abbon-danza il buon pesce del lago.Non c’è tempo per una pas-seggiata che sarebbe gradita amolti: dobbiamo raggiungere ilborgo di Solomeo, dove il gio-vane Gianpaolo, raffinato edelegante, ci guida alla scopertadel complesso realizzato daBrunello Cucinelli, un impren-ditore che oggi è tra i leadermondiali del cashmere. Cono-sciuta attraverso giornali, servi-zi televisivi e uno splendido si-to, la sua storia mi aveva fattomolto pensare. Pochi cennidanno un’idea dell’ecceziona-lità dell’uomo, delle sue scelteimprenditoriali e umane. Sipotrebbero citare dati numeri-ci, ma ne dimenticherei qual-

    cuno importante e mi affido quindialle emozioni, alle riflessioni che lavisita ci ha lasciato: abbiamo visto unsogno divenuto realtà, capace di ge-nerare ancora altri e alti sogni, di tra-durli in progetti, di dare concretezzaa idealità che sarebbero giudicateutopie. Invece, espresse nel recuperodel borgo, sono davanti a noi e fruibi-li da tutti: bellezza, armonia, incanto,spiritualità, etica che nobilita l’econo-mia, la illumina e la trasforma, pre-

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    Perugia - scorcio di san Pietro con il campaniledel Rossellino

  • sente e passato che si fondono e fu-turo che si annuncia. Il giovane ciaccompagna nella visita del teatro,del giardino dei filosofi, dell’acca-demia, della piazza della pace, del-la scuola dei mestieri, dove il lavoromanuale è valorizzato; sono mo-

    menti brevi ma coinvolgenti, visitediscrete, a piccoli gruppi, per rispet-tare le attività che vi si svolgono el’atmosfera che vi si respira. Da luisappiamo come si vive e come si la-vora in questa azienda, dove non sitimbra il cartellino, dove la ristora-zione non è quella industriale, mabasata su cibi cucinati come in fa-miglia, dove gli utili vengono rein-vestiti anche nel ripristino di aree,edifici o addirittura monumenti eche, per essere compresa, richiedeche si colga il senso profondo di fra-si come quella di Kant: «Ricordati ditrattare l’uomo sempre come fine,mai come mezzo» o quella di So-crate: «L’amore per la conoscenzariecheggia nei nostri cuori e nutre lagrandezza dei pensieri».Certo, quando entriamo nello

    spaccio Uomo e Donna e vediamo icapi esposti, ci rendiamo conto chesiamo nel top del lusso e che nonsono oggetti per le nostre tasche…

    Eppure tutto è partito da 5 pullovercolorati! E poi ci sono il talento, anziil genio, le scelte coraggiose e illu-minate, la tenacia e la filosofia delsignor Brunello, come continua adessere chiamato, per cui l’uomo è alcentro dell’impresa e il profitto ha

    valore se si coniuga con il benessereinteriore. Questo imprenditore, chelavora e fa lavorare fra volte e muriaffrescati, ha tra i suoi “ispiratori”san Francesco e san Benedetto, Era-clito e Socrate, ma ama anche lapoesia, il teatro e nel borgo si respiracultura vera a ogni passo e la naturaè armonia pura. Sarebbe stata certomolto gradita questa visita a Iolandae Celeste, che non possono esserequi con noi, ma che ricordiamo nel-la preghiera.Quando lasciamo Solomeo, ci

    sembra di uscire da un mondo irrea-le perché, nota qualcuno, non è cer-to un modello imitabile l’aziendaCucinelli, ma può far riflettere su ungrande “carisma”, sulla capacità diconiugare qualità del prodotto con ilrispetto delle persone e del territorio.Una vera lezione di stile e insiemedi etica.Ci attende il pullman per raggiun-

    gere il borgo di Panicale, risalente al

    X secolo, con una bella vista sul Tra-simeno e tre piazze che sono con-giunte da un’unica strada. Il ritornoin albergo in una serata limpida cipermette di gustare la bellezza delpaesaggio umbro, che non finisce disorprenderci con il suo accentuatocromatismo e, cosa per noi moltoimportante, valorizza lo stare insie-me, la convivialità che crea sintoniae fa gruppo. È bello vedere i “nuovi”ben inseriti, perfettamente a loroagio e a tavola lo scambio di espe-rienze è stimolante.

    a Campello

    Venerdì mattina si riparte puntuali(che fantastico questo gruppo, maiun ritardo!) e, come da programma,la sosta è all’Ipogeo dei Volumni, lacui visita ci riporta con forza nelmondo degli Etruschi che in questigiorni ci è stato familiare. Scendiamoda una scalinata ripida tra due paretie ci troviamo in una tomba sotterra-nea che custodisce le spoglie dellanobile famiglia dei Volumni. Il mo-numento è uno dei più completi,belli e noti. Ci sono sette straordina-rie urne, che accolgono i componen-ti della famiglia e nei dieci ambientiin cui si struttura la tomba (organiz-zata come un’abitazione aristocrati-ca) sono stati ritrovati reperti ecce-zionali; notiamo subito teste di ser-penti, abitatori dell’Ade, appese apareti e soffitti a scopo di illumina-zione. Le due giovani responsabilidel sito ci guidano nella visita, checomprende anche uno spazio ester-no e l’Antiquarium, un museo moltoben organizzato, con pezzi di valore,capaci di evocare l’affascinante ecomplesso mondo etrusco: elmi, scu-di, schinieri, punte di lancia, vasi dibronzo, e perfino oggetti femminiliper la toilette. Ci incuriosisce parti-colarmente il Kottabos, gioco di abi-lità da cui si potevano trarre responsidi natura amorosa.Da loro ascoltiamo preziose an-

    notazioni sulla scoperta di questanecropoli, sulle iniziative per farlaconoscere e apprezzare. Il nostropatrimonio artistico ha certo biso-gno di sistematici investimenti, maanche di giovani ricercatori, studio-si appassionati, che sappiano nonsolo comunicare, ma coinvolgere,trascinare. Una visita che consiglia-mo vivamente.

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    Solomeo - atelier

  • Si riparte, con la consueta bravuradi Marco, che ci porta ovunque eovunque manovra e ci fermiamo adAssisi per la celebrazione dell’Euca-restia al santuario di Rivotorto, checustodisce il “sacro tugurio”, dovesan Francesco visse con i primi com-pagni per tre anni, in radicale fedeltàal Vangelo e in assoluta povertà.Anche qui noi abbiamo un mo-

    mento di festa da vivere insieme:Giancarla e Bruno ricordano i 45 an-ni di matrimonio e l’omelia di padreAntonio è dedicata a loro con affettovero, sottolineando che la faticadell’amore, da ogni coppia speri-mentata, l’impegno quotidiano deldono di sé, che comporta anchel’espropriarsi del proprio ego, sonouna vera scuola di umanizzazione.Sposi non si è, si diventa e le notepsicologiche e teologiche che ac-compagnano l’affermazione delinea-no con tenerezza e insieme con viva-cità il ritratto della coppia.La celebrazione è molto partecipa-

    ta da tutti e con piacere sentiamopiù volte formule pregnanti, che in-vocano benedizioni sull’amore uma-no, che Dio sa trasformare con lasua grazia. Sono abituata a sentireGiancarla leggere le preghiere nellachiesa di San Giorgio a Eupilio, maora la voce è incrinata dalla commo-zione. I consuoceri Adele e France-

    sco partecipano alla gioia come pu-re tutti noi amici.A Casa Lanteri ci attende Mery: lì

    la convivialità è appagante per il pia-cere con cui ci si rivede, per il cibopreparato con amore e gusto esteti-co, per le ricette salutari. Per una vol-ta non c’è fretta; nel convento di

    Campello, che molti continuano achiamare “casa”, per le 17 è prevista,da parte del dott. Paolo M. Mariane-schi, una conferenza con proiezionesulle stimmate. Occorrerebbe un ar-ticolo a parte per sintetizzarla, maproviamo a raccontarne la risonanzain qualche battuta. Padre Antonio cene ha parlato con entusiasmo, comedi un’occasione preziosa, una “chic-ca” che ci farà pensare, anzi medita-re e capire. Il taglio scientifico è su-bito dichiarato e la preparazione delchirurgo è evidente nelle informazio-ni, nel linguaggio, nel commento al-le immagini relative ai tanti stimma-tizzati, uomini e donne che portanonel proprio corpo i segni della Pas-sione di Cristo. Ci sono nomi noti atutti, come san Francesco e padrePio, ma anche quelli di santi e misti-che che abbiamo conosciuto nelleprecedenti escursioni, come Chiarada Montefalco e la sant’Angela daFoligno e si potrebbe continuare conun lungo elenco. Ciò che non imma-ginavamo è che le stimmate nonsempre compaiono sul corpo deisanti, ma anche su persone comuni eneppure solo cristiane, come Mirna,una giovane libanese che conducevauna vita normale e che il dottore hapersonalmente conosciuto e visitato.I dati scientifici emergono chiarissi-mi, però il fenomeno delle stimmate

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    Preci - Taddeo Wrona, eremita polacco, laico, che vive nell’eremo di san Fiorenzo

    Rivotorto - il “sacro tugurio” di francescana memoria

  • non può essere spiegato solo scienti-ficamente, né dalle scienze umanepositive. Il dott. Marianeschi insistesulla validità del metodo scientificocon cui il fenomeno deve essere in-dagato, ma è convinto che solo la si-nergia tra scienza e fede ne consentauna comprensione olistica.Quando la conferenza finisce,

    avremmo tante domande, dubbi, ap-profondimenti e il relatore, che perimpegni non può fermarsi a cena, hacomunque la pazienza di ascoltarci.In lui abbiamo percepito la grandecompetenza professionale e scientifi-

    ca, molto apprezzata da Antonella eLetizia che sono medici, ma anche lapassione per l’indagine teologica eper l’orizzonte della fede.L’ultimo giorno, il sabato, è riserva-

    to alla Val Nerina, per la cui visita ciavvaliamo della presenza di MirellaMenigatti. Qui viviamo un’altra forteesperienza: l’incontro con TaddeoWrona, un eremita polacco, laico,che vive nell’eremo di san Fiorenzo,raggiunto da tutto il gruppo salendoper un erto sentiero di montagna.Ogni luogo comune o preconcettosull’eremita ci appare smentito: è lui

    stesso a farcelo notare, entrando su-bito in relazione con noi, contentodella visita, perché non è introversoe solitario, ma cordiale e ironico,aspetto che colpisce e rende facile ildialogo. Ci parla di san Spes e sanFiorenzo, i primi eremiti provenientidall’Oriente, con pochi cenni e conaneddoti vivaci, poi risponde a chigli domanda come sia arrivato lì, inun luogo isolato dove volpi, rettili eperfino lupi fanno la loro comparsa edove l’eremo, che ora vediamo ri-strutturato, era un rudere. In Poloniaha frequentato il liceo, poi per due

    anni ha fatto il militare e, “sentita lachiamata”, entra prima in un istitutodi don Orione e poi per un anno neiCamaldolesi, ma si rende conto dinon voler cercare la sicurezza di unaCongregazione, bensì “l’abbandonoin Dio” e, in una settimana, è nel-l’eremo. Lo dice con naturalezza, ag-giungendo che in questi diciannoveanni non si è mai sentito solo e che,quando entra in te la volontà di Dio,le tue posizioni e aspettative lascianoil posto al suo Amore. «Deus caritasest» e senti la convinzione in questeparole. Ci piace ascoltarlo seduti sul-

    le panche, con le tante piante grasseche coltiva con passione e di cui fadono a chi le desidera. La più sor-prendente risposta è sulla difficoltàmaggiore da lui incontrata: dominareil pensiero e far passare la preghieradalla testa al cuore. Poi un’altra bat-tuta: «Ho parlato troppo, avete giàun buon predicatore». Siamo invitatinella chiesetta… il tempo sembra so-speso. Qui silenzio, raccoglimento euna celebrazione eucaristica che ri-corderemo. L’omelia di padre Anto-nio è di quelle che lasciano il segno:poche puntuali parole, con l’invito aunirsi con tutti i ricercatori di essen-zialità che vivono in questa terra um-bra, a chiedere perdono dei peccatiche affollano la nostra mente, a spe-rimentare la “monasticità” del cuore,intendendo il monaco come l’uomorestituito a sé stesso. Un breve colle-gamento al passo evangelico in cuile donne annunciano il Risorto con-sente la ripresa del valore della pre-ghiera del cuore, che vince la “scle-rocardia”, riesce a equilibrare lamente e a rinvigorire la vita, Cristomedico e medicina.Usciamo: uno sguardo alla vallata

    e ai dintorni dell’eremo, qualche fo-to, la visita alla piccola e spartanastanza di Taddeo, che sa far tutti i la-vori e sta creando un piccolo allog-gio e poi il commiato. Che peccatoandarcene! Sono in parecchi a pen-sare che avremmo potuto condivide-re con lui altre ore. Staccarci da certiluoghi è sempre una fatica…Dopo la discesa dal ripido sentie-

    ro, ritroviamo il nostro pullman (Mar-co è salito con noi e questo partico-lare la dice lunga sul rapporto che siè stabilito con il gruppo) e in pochiminuti siamo a Sant’Eutizio; nel vici-no ristorante festeggiamo l’anniversa-rio di nozze di Giancarla e Brunocon la deliziosa torta offerta da loroe da Maretta e con un brindisi augu-rale pieno di calore.In una delle precedenti escursioni

    avevamo ammirato la bella chiesa diSant’Eutizio, ma ora la rivediamo conpiacere, sia per i nuovi che non laconoscono sia perché è stato creatoun piccolo museo, nella cui visita ciguida il monaco Giovanni Sanna:quel che ci sorprende è proprio luiche, dopo averci illustrato alcuni pez-zi (tra cui splendidi paramenti sacri),ci racconta la sua singolare storia diuna vocazione tardiva. Pochi i cenni

    SESTA ESCURSIONE NELL’UMBRIA

    Eco dei Barnabiti 2/201556

    Preci - Eremo di san Fiorenzo

  • biografici: l’origine sarda, ultimo dinove figli, nella sua vita ha fatto lostilista di moda, lavorando con presti-giose case italiane e francesi, le sorel-le Fontana e Cardin, lunghi anni diviaggi in Oriente… poi la ricerca diqualcosa che lo appagasse veramen-te, la richiesta di entrare nell’ordinebenedettino, che non ha limiti di etàper l’accoglienza, i problemi di salutesuperati. Ci segnala una sua intervistache possiamo trovare su Youtube e cisaluta con grande cordialità. Si vedeche è abituato alle relazioni interper-sonali, pensiamo. Che strane vie ha ilSignore: «Le mie vie non sono le vo-stre vie» ed è proprio così.Il pomeriggio è dedicato alla fede e

    all’arte; percorrendo la val Nerina, vi-sitiamo le chiese di Campi e di Anca-rano di Norcia: sono una scoperta pertutti, per lo stesso padre Antonio cheè riuscito a trovare persone disponibilialla loro apertura. Non si immaginache in piccoli borghi medievali ci sia-no tesori e bellezze simili, per la cuiillustrazione occorrerebbero pagine epagine. Basterebbero gli eleganti por-tali o i due rosoni della chiesa di SanSalvatore a testimoniarne il valore.Ciascuno osserva, gusta e apprezza

    i tanti particolari, altari, affreschi etele, come la bella immagine dellaMadonna Bianca, un altorilievo delsecolo XV, o il grande altare policro-mo con uno stupendo Crocifisso li-gneo di arte fiorentina.Con sorpresa vediamo un presepe

    semplice e lineare e con piacere sen-tiamo che l’autore è Taddeo, che ab-biamo da poco conosciuto e che sela cava proprio bene con i lavori difalegnameria. Un eremita aperto allacomunità...Dato che abbiamo ancora tempo,

    la vicina Norcia è l’ultima meta, ap-prezzata da chi la conosce e da chi lavede la prima volta, per l’armonia delsuo centro e per la golosità dei suoiprodotti tipici, cui parecchi non ri-nunciano. Con la serena quiete diquesta splendida cittadina, patria delgrande Benedetto e della sorella Sco-lastica, si chiude la nostra escursione.Alla sera lo scambio nell’Audito-

    rium è irrinunciabile: è il momentodel grazie più affettuoso e sentito apadre Antonio per le straordinarieproposte di questo viaggio, scanditocon la puntualità di un cronometrosvizzero (Tullia conferma!), ma è an-che il momento del confronto di opi-

    nioni, esperienze, suggerimenti. So-no parecchi gli interventi, sottolinea-no aspetti e momenti vissuti con va-lenze diverse e personali, ma tutticoncordano nel ritenere preziosaquesta esperienza, poiché riesce adare vigore, energia, stimoli allamente, allo spirito, al fisico.

    Quell’anima “riconquistata” non èrimasta un auspicio, si è fatta realtà.Il ritorno a casa beneficerà per tutti

    di questa riconquista e della paceche ne consegue.

    Adriana Giussani

    SESTA ESCURSIONE NELL’UMBRIA

    Eco dei Barnabiti 2/2015 57

    Chiesa della Madonna Bianca di Ancarano in Val Castorin

    Campi - Chiesa di S. Andrea