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di aprile Enrico Parrini: Giro di tango Anno XVIII, n°4 - Aprile 2013 - mensile Sped. A.P. 70% Filiale di Pistoia GIRO DI TANGO Rosy Gianneschi PESCIA E IL SUO PAPA Dario Bellandi ZACINTO Marco Bartolomei LE ULTIME ELEZIONI Giancarlo Mandara RICORDANZE DI PESCIA Fabrizio Mari IL NUOVO STILE DI PAPA FRANCESCO Walter Lazzarini DICA 33: CAPELLI SFIBRATI O DANNEGGIATI Paolo Gigli O(RA) ROMA O M(AI PIÙ!) Franco Corsetti PESCIA NEL DOPOGUERRA Lucia Corradini IL MAIALE, IL MEDICO, IL SARTO, IL CITTADINO Dino Birindelli

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di aprile

Enrico Parrini: Giro di tango

Anno XVIII, n°4 - Aprile 2013 - mensile Sped. A.P. 70% Filiale di Pistoia

GIRO DI TANGORosy GianneschiPESCIA E IL SUO PAPADario BellandiZACINTOMarco BartolomeiLE ULTIME ELEZIONIGiancarlo MandaraRICORDANZE DI PESCIAFabrizio Mari

IL NUOVO STILE DI PAPA FRANCESCOWalter Lazzarini

DICA 33: CAPELLI SFIBRATI O DANNEGGIATIPaolo Gigli

O(RA) ROMA O M(AI PIÙ!)Franco Corsetti

PESCIA NEL DOPOGUERRALucia Corradini

IL MAIALE, IL MEDICO, IL SARTO, IL CITTADINODino Birindelli

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Registrazione Tribunale Pistoia n.471 del 26.10.1995

Redazione e Pubblicità:GIANNI SILVESTRINI

LUCA SILVESTRINI

Via Kennedy, 19 - PesciaTel/Fax 0572 476808

e-mail: [email protected] [email protected]

Stampa: TIPOLITO 2000 SRL - LUCCAFotografie: GOIORANI - MONTECATINI T.Anno XVIII, n.4 - Aprile 2013

OTTICA

OTTICAPERSONALIZZATAN E T W O R K

di Michelotti FabrizioOIORANI

V I A A N D R E O T T I , 5 0A N G . P. Z A M A T T E O T T IT E L . 0 5 7 2 4 9 0 0 0 8E -M A I L : F .G I U N TO L I@T I SC A L I . I T

Queste giornate di pioggia, con la primavera che tarda ad arrivare, non hanno impedito ad alcuni nostri lettori di muoversi per Pescia, a piedi, e muniti di carta e penna prendere nota di cosa va e cosa non va. Già, “cosa non va”, soprattutto!Pescia è sporca, poco accogliente e manca di un decente arredo urbano. Gli escrementi e le urine dei cani portati a spasso da proprietari incivili sono ovunque. I “cantini” tra ruga Orlandi e piazza Mazzini sembrano gabinetti all’aperto e per camminare sui marciapiedi del centro storico, ma anche in quelli dell’immediata periferia, c’è da fare i salti mortali.In molte zone di Pescia non ci sono marciapiedi oppure sono in condizioni pietose. Sul viale Europa, per esempio, i pedoni hanno pochissimo spazio per camminare, e se a percorrere quel tratto è una mamma o una nonna con un passeggino o un disabile in carrozzina, si deve per forza scendere in strada. A sud di Pescia va ancora peggio. In via Alberghi, nei pressi del ponte a Catano, il marciapiede è incredibilmente interrotto da mesi come in via Marconi, proprio sotto il ponte della ferrovia. Anche lì, non si può fare altro che scendere in strada. Stesso discorso in via del Castellare. Da anni il marciapiede che costeggia l’area del mercato dei fiori fino alla chiesa di Castellare sembra pronto ma manca di essere asfaltato e dunque è impercorribile. Molte strade sono piene di buche, senza contare le erbacce che sono praticamente ovunque. Non c’è nessuna indicazione stradale o turistica capace di sollecitare l’interesse di qualche turista che si trova a fare due passi per la nostra città. Dell’annunciato percorso culturale tra il Duomo, San Francesco e il centro città non ne parla più nessuno.Molti sono gli edifici abbandonati, quasi tutti pubblici. Il verde pubblico è poco curato –qui la colpa è anche della maleducazione di chi frequenta quelli spazi- e non esistono aree decenti per fare due passi in assoluta tranquillità, bambini o anziani. Sul viale Garibaldi, per esempio, da mesi ogni sera verso le 17 si spegne l’illuminazione pubblica nella zona riservata ai pedoni. Provate voi a camminare su e giù per il viale in orario notturno!I giardini nei pressi del parcheggio di via Giovanni XXIII sono pieni di rifiuti mai raccolti e gli alberi piantumati per la “Giornata dell’albero del 2010” sono da tempo secchi (!). E i giardini in piazza Matteotti? Non può certo bastare una rasatura d’erba per renderli finalmente fruibili.Nessuno però sembra interessarsene, né tra coloro che amministrano la città, tantomeno tra chi dovrebbe fare opposizione. Insomma, c’è la sensazione che, al di là di tanti bei discorsoni, ai

nostri amministratori importi ben poco della fine che farà Pescia. Per essere buoni, diciamo che non ci sono soldi; per essere cattivi, diciamo che non c’è la volontà. Si è mai pensato per esempio di affidare la cura e l’arredo delle rotonde dissuasorie del traffico a qualche azienda locale che, in cambio della manutenzione, potrebbe farsi un po’ di pubblicità? Oppure chiedere a qualche commerciante che vuol bene a Pescia –e ce ne sono più di quanti se ne immagini- di acquistare qualche piantina per abbellire gli spazi in via Matteotti e via Amendola? In caso contrario tanto varrebbe coprirli con il cemento quei buchi a fianco dei marciapiedi. Perché, se vogliamo continuare, non aprire i cancelli dell’ex Comicent in via D’Acquisto, almeno nei giorni festivi, così da consentire ad intere famiglie di passeggiare nell’ampia area a verde e ai più piccoli di scorrazzare in bicicletta o a piedi senza alcun pericolo?

Auspichiamo, nel prossimo numero in uscita, quello di maggio, di ospitare un “ring”, una “tavola rotonda”, con chi può chiarirci le idee e con chi di idee ne ha da vendere. Vediamo chi sarà disponibile a metterci la faccia.Di cose da dire ce ne sarebbero moltissime, ma tanto vale pensare ad altro. Alla primavera per esempio, ed alla bella stagione che da tempo aspettiamo. Pensare, per esempio, ai momenti di incontro che, da maggio in poi, tanti commercianti o associazioni organizzano in giro per la città. Un modo come un altro per dimostrare che basta poco per fare “gente” e creare sinergie. Alla prossima.

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E il ballerino ballava, ballava, uno due e giro, uno due e grazia, gentilezza nei movimenti e passione pura al posto del sangue sotto la pelle, rosa stretta fra i denti e volteggiare nell’aria, sentirsi corpo impalpabile, più leggero di un’anima sensibile e fragile. Il ballerino non sentiva la fatica dei muscoli, abbandonandosi con tutto se stesso a fantasiosi assemblé, balancé e ballamé per poi passare repentino ad altri passi e piroette e chiudere le danze con un elegante fouetté misto a chassé, coupé e glissé. Troppo francese, disse un giorno il ballerino, troppa bocca dolce impastata di burro e marmellata, qui c’era bisogno di cambiare musica e sperimentare un ballo nuovo: il tango!Domanda: ma il tango si balla in uno o in due? Un maestro bravo assai nella sua arte gli aveva spiegato che si sbagliava a pensare che il tango si dovesse ballare necessariamente in due e che bisognasse per forza essere una coppia; il tango era la massima espressione dell’amore innamorato, e che l’uomo o la donna che fosse poteva far danzare il corpo anche da se solo per comunicare all’altro (che ancora non era invogliato a ballare) che lo stava aspettando e che fra mille aveva scelto proprio lui o lei. Nessuno ha mai saputo se questa fosse leggenda o realtà, se lo spettacolo del tango potesse essere fatto anche da una persona sola invece che da due, ma sta di fatto che il ballerino appese calzamaglia e scarpette con la punta di gesso al chiodo per comprarsi un bel paio di mocassini di pelle lucida ed un panciotto con intarsi rossi e dorati che sulla pista da ballo spaccavano, accecavano occhi e pupille, mamma mia!La febbre del tango lo aveva preso completamente, gli aveva rapito sensi e cuore, strappandoglieli di dosso e gettandoli nell’aria con brio, odore frizzante di Primavera, e sole e sale e voglia matta di feste all’aperto, lontano dai fumi e dalle luci cupe delle balere di inverni dove fuori è solo notte e pioggia e vento senza stelle. Ora che la bella stagione stava per rifiorire, schiudendo al rigoglio della natura nuovamente

le sue porte, molti sarebbero stati gli inviti e le occasioni per dare sfogo alle sue gambe: altro che stretching, la voglia di ballare era adrenalina pura che correva su per tutti i nervi e che più della benzina metteva in moto il motore, ed il motore subito partiva e si riscaldava battendo il tempo!Magia e splendore della danza, il ballerino era un gran piacere a dir poco vederlo: portamento sopraffino, muscoli scolpiti al punto giusto, agilità nello scatto e nel giro ed in una specie di casché che di propria idea aveva inventato e che solo lui sapeva fare a quel modo alla faccia del più odioso mal di schiena. Da perdere la testa, da innamorarsi insomma e non ritrovare più il capo rotolante in pista: accadde proprio così. Una ragazzina gracile gracile, e timida anche, con la complicità della luna, una sera dopo l’altra cominciò a fargli gli occhi dolci, fino a quando riuscì a prendere

il coraggio a quattro mani ed a chiedergli di ballare.E’ proprio vero che oramai il mondo va al contrario: un tempo erano gli uomini, baldanzosi e fieri cavalieri, ad invitare le donne a danzare, ed il passo era davvero breve per arrivare all’abbraccio e all’altare sulle note di una canzone romantica e spaccacuore. Dunque, si diceva che in questo mondo che va alla rovescia la bimbettina giovanina giovanina si fece avanti col suo gonnellino di lamè nuovo di pacca, e fra un luccichio e l’altro mise in mostra le sue gambe slanciate e snelle, che terminavano con due caviglie sottili sottili che a stento riuscivano a tenere allacciati i sandali. Abbagliato, ammaliato, aiutatemi voi, non so, sorpreso, imbambolato, il

ballerino rimase imbalsamato fino ad assomigliare una mummia egiziana: i suoi piedi si paralizzarono come non avessero mai mosso un passo di danza prima di allora, anche se prima di allora sembrava esserci stato soltanto il niente, il vuoto, il nulla. Fu così che il ballerino provò l’ebbrezza del passo a due, che da sogno era ora diventato una dolce realtà.

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E V E R Y B O D Y L O V E SM E E T I N G C L U B

Aria di primavera e voglia di star bene. Ci troviamo alla fine della stagione fredda e la necessità di ricevere un po’ di sole e di divertirsi è sempre più crescente. A chi crede la palestra come qualcosa di lontano dal mondo esterno spero di riuscire a comunicare cosa realmente facciamo e viviamo quotidianamente. Il fitness non è uno sport “al chiuso”, il fitness pur essendo di per sé una disciplina si integra alla perfezione con qualsiasi attività praticata all’ aria aperta, migliorandone le performances ove richiesto ma soprattutto migliorando lo stato di forma ideale, spesso non ottimizzato da un eccesso di specializzazione in una singola disciplina e soprattutto dal fatto che ogni singolo sport fa lavorare in modo non equilibrato ogni singolo distretto muscolare con il risltato talvolta di far risultare un tono muscolare disarmonico nella nostra persona. Per non parlare della poca attenzione dedicata alla cura dell’ elasticità muscolare, della mobilità muscolare e della corretta postura che creano uno sport

dagli esiti non sempre salutari. Meeting Club ha da sempre interagito con le singole passioni sportive creando innanzitutto maggior piacere nel movimento e maggior divertimento. Esiste anche una specifica “sezione outdoor” denominata Meeting Village che si occupa di mountain bike, podismo, trekking, ciclismo ed uscite tematiche approfondendo il nostro territorio e partecipando ai numerosi eventi organizzati ogni domenica. In Val Sestaione con le ciaspole sulla neve per non parlare delle numerose uscite trekking sulle Alpi Apuane e sull’ Appennino Tosco Emiliano, la Marcia delle Ville a Marlia e la Marcia di Pinocchio a Pescia, solo per citarne alcune, ma non possiamo omettere la Granfondo di Firenze con attraversamento di piazzale Michelangelo e Fiesole. Eventi belli, suggestivi e da ricordare che partono tutti dalla “palestra”, non più luogo chiuso, puzzolente di sudore per pochi fissati dell’aspetto fisico bensì luogo di salute, aggregazione, divertimento che genera atleti e rigenera tutte le persone!

Meeting Club è sport all’aperto

Quante cose oggi! Quanti avvenimenti importanti, decisioni decisive.La 1^ cosa,la piu’ importante, ce la dona la natura, oggi è il primo giorno di primavera e finalmente: <c’è il SOLE, grazie MONDO!>. Oggi abbiamo proprio bisogno del sostegno del nostro mondo, eh si! In questo momento infatti, si stanno decidendo le sorti della nostra Italia, le nostre sorti. I “MAGNIFICI 3” alias “I CHI FUTURI” stanno colloquiando, becerando e speriamo non tramando, con Napolitano. Incrociamo le dita quindi. Ho scelto per questo, di scrivere proprio oggi l’articolo, nonostante le pressioni di Luca, perchè lo vedo come un giorno storico. In un periodo storico importante...il Papa nuovo, il quale ha provocato in tutti, come non succedeva da anni, un sentimento unanime POSITIVO. Proprio nell’anno e nel periodo di cambiamento, mi auguro che sia positivo anche il futuro Governo e chi dovrà governarci. Abbiamo tutti bisogno di un pò di positività, ma oltre che riceverla, dobbiamo anche reimparare ad essere positivi. E’ dura ma dobbiamo riuscirci!

Poi, altra cosa importante di oggi, per me, mio figlio ha preso il fatidico PATENTINO. E’ e’ andato a scuola col motorino, da solo! Oh, mamma! E’ grande! Era piccino e ora “puf” è già così grande. Non so a voi, ma a me pare sempre di non aver fatto in tempo a dirgli tutto, di non aver fatto tutto il possibile per farlo essere sereno, e tutto a un tratto...hai paura. Paura

che possa fuggire, ma mi rendo conto che non e’ una fuga, ma il giusto percorso di ognuno. Ora basta mi sto autocommuovendo! Menomale devo scrivere e non parlare, mi ci vuole lo svito per sciogliere il nodo che ho alla gola! Insomma quando leggerete questo articolo, tutto sarà già deciso, o quasi, o speriamo lo sia... . In bocca a lupo a tutti e ribadisco <vogliamoci bene positivamente>. Se poi venite a trovarci in via marconi 67, è anche meglio!

BUON TUTTO A TUTTI, un abbraccio, ALE & C.

Giorno di decisioni importanti!E’ il 21/03/2013

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Sono veramente contento, anzi felicissimo di sapere che Monsignor Baldassarre Turrini sia stato amico d’illustri personaggi.Il Monsignore nacque nel 1486 a Pescia, da una famiglia mecenate illustre. Studiò legge ed ebbe contatti con la famiglia de’ Medici, specialmente con il cardinale Giovanni de’ Medici, che nel 1513 divenne papa con il nome di Leone X. Si spostò dunque a Roma per ricevere l’importante incarico di datario del papa. Sarebbe dovuto diventare cardinale se nel 1521 la morte non avesse sorpreso papa Leone X. Non preoccupatevi signori lettori, lo teniamo così com’è, Pescia senza Papa, ma con un Monsignore tuttofare. Ci sarebbe da parlare per giorni e giorni, ma sarò breve per lo spazio del giornalino.Dovete sapere che un certo Gaye, uno storico d’arte, aveva fatto un tale casino che soltanto il Vasari, per intercessione del Baldassarre amico intimo, dipanò la matassa. Questo Gaye aveva scambiato la cappella del Cardini che si trova nella chiesa di San Francesco, con quella del Turini nella chiesa del Duomo e non ci andò neanche vicino perché la prima Cardini è del secolo quindicesimo, la seconda Turini del sedicesimo. Nell’altare della cappella Turini in Duomo c’era la superbissima tavola di Raffaello da Urbino, rappresentante la Beata Vergine in trono col Divino pargoletto in braccio, i santi Pietro, Bernardo, Agostino e Rocco in atto di adorazione e due angeli che sorreggono il baldacchino. Ecco, questa era la stupenda tavola della Madonna del Baldacchino, che il Baldassarre Turrini da Pescia, amicissimo di Raffaello e suo esecutore testamentario, comprò dopo la sua morte dai signori Dei di Firenze, che avevano pensato di collocare il dipinto nella chiesa di Santo Spirito.La tavola non era finita e così com’era fu levata dallo studio di Rodolfo il Ghirlandaio, che aveva avuto dall’urbinate la commissione di ultimarla e poi fu donata alla città di Pescia. Bravo Baldassarre! Tutte le storie non hanno una conclusione

felice, c’è sempre chi mette il bastone fra le ruote e questa volta fu una ricca e nobile famiglia pesciatina che si impossessò del dipinto, per poi venderlo all’ambizioso principe fiorentino Ferdinando de’ Medici. Le date storiche del 1697 riportano che la famiglia pesciatina fosse quella dei Bonvicini, infatti, buoni vicini dei Fiorentini… Ecco il colpo di bacchetta magica, il Principe mediceo per compensare in qualche modo i Pesciatini di tanta perdita, fece restaurare a proprie spese l’organo del Duomo e mettere al posto della tavola originale un’esatta copia di quella dipinta da Pier Dandini. Alcuni l’attribuiscono a Carlo Sacconi, ma per certificare che fosse del Dandini intervenne un certo Padre Alberigo Carlini da Vellano. La fine della storia è che i Pesciatini non si erano

ancora resi conto della differenza fra mangiare e stare a guardare.Certo che cittadina sfortunata! Siamo vicini al Papa e si raccoglie solo la fumata, abbiamo una tavola di Raffaello e in cambio di un’aggiustatina all’organo, ci rifilano un pataccone di Pier Dandini e tutto sarebbe finito e invece no, il busto del Turini mi ha fatto sobbalzare dalla sedia, il cuore si è messo a galoppare quando leggo che a fare tale scultura è stato nientepopodimenoché Da Vinci. Che fortuna, non abbiamo un Papa, non abbiamo un Raffaello, ma abbiamo se non altro un Da Vinci.Come tutte le storie a lieto fine, noi Pesciatini ci godiamo in tranquillità un’altra patacca, mi sono svegliato e dopo il sogno scopro che neanche il Da Vinci è autentico, eh no, il busto

è di Pierino da Vinci e non di Leonardo, ma in compenso erano parenti perché Pierino era a lui “compare nepote”, cioè era figlio del fratello del babbo di Leonardo. A parte tutto teniamoci Pierino, se non altro è presente al museo del Louvre (sicuramente nel saccheggio ci fu uno sbaglio), Napoleone prese Roma per toma.

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Né più mai toccherò le sacre sponde…Ecco, finalmente s’è capito che si deve cambiare. Le elezioni hanno spazzato via il vecchio o comunque buona parte del vecchio, del marcio, del putrefatto… ma non basta. Ancora resistono i nostalgici del Cavaliere, coloro che pensano che

senza di lui la destra non sia nient’altro che fumo…e che fondamentalmente hanno ragione; i nostalgici della falce e del martello, ancora convinti che la sinistra rappresenti ancora dei principi, qualcuno che pensa che il programma del PD vada oltre la smacchiatura dei giaguari o la marcatura dei punti sulle coccinelle…Mah, mi suona male che i miei concittadini italiani continuino a dare la fiducia a queste

persone, incredibile; mentre poi si lamentano che l’Italia va male. Proprio loro che votano ad occhi chiusi, magari tappandosi il naso. Ipocriti.Vorrei vedere quanti conoscono i personaggi che hanno eletto alla Camera e al Senato, nessuno, bravi, bene e allora non lamentatevi se poi vi prendono per i fondelli.Bene, ed ora qualche pensiero alla nostra salute. Meglio. Hanno detto che a luglio cinquanta, dico cinquanta, ambulanze percorreranno le strade di Pistoia per traghettare i ricoverati dall’ospedale vecchio al nuovo, di notte col caldo, ma ve ne rendete conto? i robottini che useranno in ospedale, bellissimo “i robottini”, mentre il sistema è allo sbando, un sistema dove ognuno pensa per se, tutti organizzano cosa, tutti pensano e mettono del proprio a creare una amalgama che poi complica e rende pericolose le cose, mah robot tra di noi, un detto popolare direbbe: un po’ come mettere il cravattino al maiale!Anche qui dipende tutto da chi si è mandato a governarci, a decidere delle nostre vite, chi poi, magari ha fatto dei buchi nei bilanci che poi noi stessi dovremo pagare e lo stiamo già facendo. Ma la cara vecchia Toscana rimane ancorata, attaccata, appiccicata alle tradizioni politiche di sempre, chi sa poi perché, visto che cittadini e lavoratori sono vessati continuamente proprio da coloro che si ostinano a votare… forse perché

l’alternativa non esiste e la destra continua a proporre solo belle gnocche e incartapecoriti dinosauri.Poveri noi, tra un anno vedremo, chissà?E intanto la fila delle ambulanze va per le vie di Pistoia, come la fila delle operose formichine che portano le foglie e i chicchi di grano nel formicaio, tutto stabilito, tutto orchestrato nei minimi particolari, tutto pensato, tutto organizzato da chi guadagna molto bene… e poi, magari, lesina sul personale a cui affidare la salute del popolo.Ah, il voto: quell’apostrofo copiativo tra le parole m’incazzo! Il destino di quel piccolo gesto ripetitivo e mai abbastanza ponderato. Quella simpatica abitudine di fare le liste dei candidati ben sapendo che tanto i gonzi li voteranno anche senza conoscerli.Cosa rimane di Zacinto? Niente; Zacinto la Democrazia che ormai si è persa e mai più si ritroverà senza seri cambiamenti, cambiamenti che ci permetteranno finalmente di mandare a governare chi ci dà fiducia e garanzie di serietà.

E la fila delle ambulanze si avvia nel buio dello spazio, sotto le stelle, come le lunghe file delle astronavi verso il pianeta di Tattoine, in una galassia lontana lontana, tra gli interrogativi del popolo, cioè di colui che paga tutta questa messinscena e di colui che sa che tanto qualcuno a lui ci pensa, pensa alla la sua sicurezza ed al suo benessere. Ma colui il quale comincia ad avere seri dubbi in proposito. Minchia!

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L’esito delle ultime elezioni politiche del 24 e 25 febbraio è sotto gli occhi di tutti. In tanti diranno che tale risultato era del tutto scontato, tanti altri invece no. Comunque la si veda, ciò che il voto popolare ci ha consegnato è quello che gli inglesi definirebbero “hang parliament”, “parlamento impiccato”, cioè del tutto incapace di esprimere una chiara maggioranza politica. Lungi da me voler fare previsioni di tipo catastrofistico ed anzi se qualcuno fosse in grado di formare il nuovo governo ciò sarebbe auspicabile e ben venga. Il tempo aiuterà a schiarirci le idee.Vediamo in breve cosa è accaduto. Il fenomeno del Movimento Cinque Stelle e del suo leader Beppe Grillo, col suo exploit, ha sicuramente sottratto voti ai principali partiti in corsa colpevoli di non aver adottato quei pochi provvedimenti da altri definiti populistici (a cominciare dalla riduzione del numero dei parlamentari, abolizione province, ecc.). Tale movimento ha in ogni caso, comunque la si pensi, “rotto le uova nel paniere” ad un Bersani forse troppo sicuro di avere già la vittoria in tasca. Complice forse il risultato delle primarie che ha tolto la possibilità di correre per Palazzo Chigi al giovane sindaco di Firenze (chissà come sarebbe andata se fosse stato candidato lui?). A ciò si aggiunga che la fazione guidata dal sempreverde Cavaliere ha rischiato di turbare ancor di più i sonni dei sostenitori della coalizione di centrosinistra, distanziandosi a poco più di 100 mila preferenze e rischiando quindi di soffiare da sotto il naso agli altri la vittoria. Risultato deludente invece per il premier uscente, professor Mario Monti. Ciò che forse determina il successo di Grillo e la tenuta di Berlusconi è forse proprio il linguaggio utilizzato, concreto e diretto, spesso scambiato per populismo.Al di là delle opinioni il dato di fatto è che la coalizione guidata da Pier Luigi Bersani può contare su di un’ampia maggioranza alla Camera dei deputati (340 seggi su 630), ma non altrettanto si può dire al Senato dove si è dovuta fermare ben al di sotto della soglia per poter avere la maggioranza (158 seggi su 315), dovendo quindi necessariamente cercare l’appoggio di qualche altra forza politica per poterla avere.Secondo i più, tale situazione di stallo è dovuta all’attuale legge elettorale definita, anche da uno dei suoi principali estensori, Roberto Calderoli, come una “porcata” e poi, giornalisticamente “porcellum”. In effetti è proprio tale legge, insieme al serpeggiante sentimento di delusione

verso la “vecchia politica”, che ci ha consegnato un panorama politico così frammentato.Ora, com’è noto, il sistema elettorale è quel meccanismo che consente di tradurre i voti raccolti da ciascun partito in seggi negli organi elettivi che ci rappresentano. Di sistemi elettorali ne esistono molti tipi, in Italia ben 17 tra i vari tipi di elezione, e ciascun di essi presenta pregi e difetti. Il porcellum, che sicuramente di difetti ne ha molti, nasce come sistema proporzionale. Tradotto: se prendi il 30% dei voti, ti spetta la stessa percentuale di seggi. Poiché però, realisticamente, nessun partito è in grado di raccogliere la metà più uno dei voti validi è stato introdotto un meccanismo, detto premio di maggioranza, che alla Camera dei deputati assegna al partito, o alla coalizione che raccoglie più consensi, il 55% dei seggi, 340 appunto, consentendogli, quindi,

di “dormire tra due cuscini”. Al Senato, invece, la musica in parte cambia perché lo stesso meccanismo vale regione per regione. Così per esempio la Toscana esprime 18 senatori: a chi arriva per primo, in questo caso il centro-sinistra, spettano 10 senatori; gli altri 8 se li divideranno tutti gli altri partiti. Tuttavia ci sono regioni con una maggioranza di centro-destra, come per esempio Lombardia e Veneto, che vedranno la maggior parte dei seggi andranno, appunto, al centro-destra. Applicando lo stesso giochino a tutte le regioni succederà che non sempre, come è avvenuto questa volta, qualcuno riuscirà nel complesso ad avere la maggioranza al Senato.Ma perché non usare lo stesso sistema della Camera anche per l’altro ramo del Parlamento, in modo da garantire una maggioranza solida

in tutte e due le camere? Semplice: perché secondo la Costituzione il Senato deve essere eletto “su base regionale”. Questa norma, però, è stata concepita per tutelare i partiti espressione delle minoranze linguistiche di Valle d’Aosta e Trentino che, altrimenti, rischierebbero di non essere rappresentati. L’allora Capo dello Stato Ciampi interpretando alla lettera tale norma, secondo me sbagliando, minacciò di non firmare la legge ed indusse il Parlamento a costruire la norma così come oggi ce la ritroviamo, poiché nessuno propose soluzioni alternative.Sarebbe quindi il caso di mettere mano a questa legge elettorale e non solo a quella, anche e soprattutto se i tradizionali partiti non vogliono vedersi travolti dalla prevedibile ondata grillina nella, pare abbastanza, prossima tornata elettorale. A buon intenditor…

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Da un libro di ricordanze pesciatino del tardo secolo XVII, tuttora inedito e custodito presso un antico ed illustre palazzo cittadino. Pubblico qui, per la prima volta, col gentile permesso dei proprietari, ampi stralci inerenti all’anno 1531. Qualora volessi pubblicare altri estratti del manoscritto su queste pagine, sarà mio compito richiedere preventiva autorizzazione alla famiglia, gelosa proprietaria del codice. (Per rendere meno difficoltosa la lettura, ho corretto qua e là il testo originale).

L’entrata della contagione pestifera in nella terra di Pescia si disse causata da una fanciulla che si era recata nel Vione per aver cura di un suo fratello da sposare con una giovane di Collodi. Una volta rivata a Pescia, la fanciulla fu condotta con tutta la famiglia sua alla Mandria, nel lazzeretto dei Caralli, dove trovarono la morte poche settimane dopo. Di più, si diceva che alcuni ceffi con certe brutte ghigne andavano appiccicando alli muri, ed in specie ai cantini e alle porte e alle margini dei campi certi unguenti artificiali, la quale opinione delli terrieri di Pescia e dei contadi circonvicini diceva essere una causa del mortale contagio. Un bando del vicario Capponi aveva fatto gridare

taglie contro gli anonimi imputati imbrattatori di muri, cantini e margini, ma senza ottenere alcuno successo. Furono in quei giorni presi certi ragazzotti scapestrati e di malsana fede che andavano girando bighelloni a dilettarsi ad imbrattare muri ed a mettere paura alla gente, in specie quella cittadina, avvezza ad essere gabbata perché sciocca e credulona. Un giovane delle Fornaci di Uzzano, dopo essere uscito dalla locanda della Zaira ed aver mangiato e bevuto come una coppia di buoi, prese a pisciare in mezzo alla redola alla Pesciamorta, ma mal gliene

incolse per via che fu visto e colpito quasi mortalmente da un ragazzo che gli tirò pietre grosse come pilloni della Pescia. Tanto era il sospetto e la paura in quei giorni, che non si poteva più pisciare nei campi come prima si usava fare. Di un altro forestiero, dimorante nel nostro territorio, si disse

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via delle padulette, 43 - buggiano - tel. 0572 318441/318522 www.scatolificiopagni.it - [email protected]

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che trovasse ospitalità presso una locanda vicino Borgo a Buggiano, dove però fu colpito da repentina morte a causa di una febbre che lo assalì nel mezzo della notte. L’ostessa chiamò subito la propria figliola e nascostamente portarono insieme il cadavere di quel povero uomo su per Stignano, dove fecero una buca abbastanza capace e lo seppellirono. Si seppe dopo, e fu un rimorso della figlia, che agirono in tal modo per non perdere i buoni affari che traevano dalla condotta della locanda. In breve tempo, anche le due donne vennero a morte e si disse che anch’esse morirono del morbo della peste. Passò il mese di agosto in estrema e terribile mestizia, perché ogni giorno vi erano decine di morti ed i preti non attuivano a seppellirli, tanto le fosse si riempivano di cadaveri che emanavano odori che facevano oncare al solo pensiero. Più di dieci persone quotidianamente morivano nelle nostre terre e ci fu chi disse di essere prossimi alla fine del mondo. Si vedevano brancolare per le fosse certi canacci scarni ed allampanati come biacchi, che scavavano per poi mangiare quei cadaveri decomposti, rosicchiando gli ossicini marci. Fu visto che non morivano del morbo della peste, e per questo si disse che il contagio fosse una punizione mandata da Dio per i peccati dei pesciatini tutti. Un giovane di Chiodo, si disse, gettato che pareva morto nella fossa insieme con altri morti, sentendo avvicinarsi il sacerdote che portava per quei luoghi di morte il Santissimo Sacramento, si levò dalla cintola in su, bestemmiando orribilmente i santi e la madre del Salvatore, e scaraventando un pezzo di teschio che trovò lì accanto, colpì il sacerdote che dopo pochi giorni morì di quel medesimo morbo che stava spargendo morte per quelle terre. I due fanciulli che accompagnavano il sacerdote a fare il giro delle fosse morirono anch’essi la domenica seguente, con atroci pene. Nella terra di Pescia e nel contado si fece voto solenne per ottenere la liberazione della peste a santo Allucio e santa Dorotea, per essere protettori di questa terra colpita da sì crudele morbo pestifero. Pareva Pescia fosse diventata un cielo, per i continui e numerosi suoni canti tuoni di bombarde, fumi di giorni e di notte, così non so per chi fosse spettacolo più bello, se noi il vedere il cielo adornato

di tante stelle belle, o gli angeli e tutti quei cittadini celesti il vedere la nostra terra rilucente di così grandi lumi, grande copia di candele accese e grandissimi odori. Nelle campagne non si contavano più i morti che ogni giorno riempivano le buche e le fosse che i contadini dovevano scavare per conto dei preti. Si diceva che a un ortolano che viveva con la moglie e i sette figli nella corte Molendi al Castellare fu imposto, per l’evacuazione dei soverchi miasmi, di cavarsi il sangue là dove la coscia si avvicina alla verga, ma il povero uomo morì perché il suo corpo non era avvezzo a simile pratica. Infatti in questi casi si deve cavare una quantità moderata per mantenersi la virtù e all’occorrenza si deve cavare dalla vena comune del braccio destro, non presso la verga. A tale proposito, giova sapere che è più da lodare la buona purga o la facile traspirazione di tutto il corpo, e meno il cavare sangue. Come preservativo, usare con le femmine che gettano sangue dalla loro natura è senz’altro da vietarsi, come pure il praticare la sodomia. Meraviglioso medicamento si è visto invece quello dell’arsenico ben usato, quale è tanto potente come nessun altro rimedio. La cagione di questo effetto può essere, come crede il dottissimo Cerchiai di fondo di Piazza, che il cuore abituato poco a poco a detto veleno più difficilmente resta offeso dal contagio pestifero dell’aria. Come ricorda nelle sue memorie anche il medico Bertolai di Castellare, un suo congiunto appestato bevve il veleno di proposito per liberarsi del morbo e gli riuscì assai felicemente, guarendo in così breve tempo. Ben credo che si possa dire l’arsenico preparato col chiaro dell’uovo metodo sicuro senza che se ne sminuisce in ciò l’efficacia sua. Diversamente, anche una quasi invisibile presenza di arsenico può condurre alla repentina morte un gran numero di persone. In quegli stessi giorni, alcuni medici davano consiglio di ungersi ogni mattina per bene nella sua lunghezza tutto il corpo della verga, che a quell’ora doveva essere bella eretta, e poi il cuore, i polsi ed il fegato, sempre con questa mistura di arsenico e uovo, che è rimedio molto efficace, massimamente se si ripete anche la sera prima di coricarsi. In tal caso, non occorre ungere la verga.

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Chi èMons.Brogi

F I S I O T E R A P I S T A

Paolo Franchi

Via Amendola, 37/c - PesciaTel. 335 5721482mail: [email protected]

Mons. Marco Dino Brogi, è nato ad Alessandria d’Egitto il 12 marzo 1932. Nel 1956 è entrato nell’Ordine dei Frati Minori. Ordinato sacerdote il 5 maggio 1963, si è laureato al Pontificio Istituto Orientale in Roma in Diritto Canonico. Ritornato in Egitto, ha svolto alcuni anni di ministero nell’insegnamento presso le case di formazione dell’Ordine dei Frati Minori. Nel 1973 è stato chiamato a Roma presso la Congregazione per le Chiese Orientali, della quale è stato nominato nel 1984 Capo Ufficio e poi, nel 1991, Sotto-Segretario. Inoltre, egli è stato dal 1983 al 1990 Consultore della Commissione Pontificia per la revisione

del Codice di Diritto Canonico Orientale ed è dal 1991 Membro del Consiglio Superiore delle Pontificie Opere Missionarie. Ha partecipato alla preparazione del Grande Giubileo dell’Anno 2000. A Roma ha mantenuto la docenza del Diritto Canonico sia presso il Pontificio Ateneo “Antonianum” che presso il Pontificio Istituto Orientale (dal 1983 al 1997). Parla l’italiano, il francese, l’inglese e l’arabo. Il 13 dicembre 1997 il Pontefice Giovanni Paolo II lo nominò Nunzio Apostolico in Sudan e Delegato Apostolico in Somalia elevandolo in pari tempo alla Chiesa titolare Arcivescovile di Cittaducale.

L’11 aprile 1963, cinquant’anni fa or sono, l’allora Pontefice Giovanni XXIII promulgava la sua ultima enciclica, “Pacem in Terris”. La ricchezza di questo insigne documento ci viene illustrato da S.E. Rev.ma Mons. Marco Dino Brogi o.f.m, Arcivescovo titolare di Cittaducale (Rieti).

D. Quale fu la motivazione predominante che indusse il Beato Giovanni XXIII a redigere la celebre enciclica Pacem in Terris?R. Il Beato Papa Giovanni XXIII non ha manifestato nell’enciclica le sue motivazioni, ma le possiamo forse intuire esaminando il contesto: il 10 dicembre 1948 l’ONU aveva proclamato la “Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo”, i cui principi in genere collimano con i principi cristiani; tuttavia essa pone a proprio fondamento la dignità della Persona, e pertanto si mantiene su un piano che definirei “orizzontale”. Nella Pacem in Terris, che è dell’11 aprile 1963, poche settimane prima della sua morte (3 giugno 1963) egli non elenca soltanto i diritti della Persona umana, ma anche i suoi doveri, e lo fa partendo dal rapporto dell’Uomo

con Dio, ponendosi così su un piano molto più elevato, in una dimensione sostanzialmente diversa.D. Come è strutturata questa enciclica?R. L’enciclica consta di cinque capitoli. Nel primo, dedicato a “L’ordine tra gli esseri umani”, si asserisce che ogni essere umano è persona, cioè è soggetto di diritti e di doveri, di cui enunzia i principali.Il secondo tratta invece dei “Rapporti tra gli esseri umani e i poteri pubblici” all’interno delle singole comunità politiche; il Papa passa poi ai rapporti fra le Comunità politiche ed infine a quelli degli esseri umani e

delle comunità politiche con la comunità mondiale.L’ultimo capitolo è dedicato alle molteplici questioni pastorali connesse ai principi esposti.D. Ci può illustrare sinteticamente le peculiarità fondamentali di questa enciclica?

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Sede legale e Uffici PESCIA (PT) - Via Giusti, 67 Tel. 0572/478604(5) - Fax 0572/478562Impianto Conglomerati BituminosiAGLIANA (PT) - Via Ferrucci Tel. 0574/676905Cantiere Magazzino PESCIA (PT) - Via Lucchese, 44 Tel. 0572/444886 - Fax 0572/453178

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PapaGiovanniXXIII

R. L’argomento trattato è talmente vasto, da non permettermi di riassumerne i ricchi contenuti. Il Papa inizia solennemente l’enciclica asserendo testualmente che la Pace in Terra, anelito profondo degli esseri umani di tutti i tempi, può essere instaurata e consolidata solo nel pieno rispetto dell’ordine stabilito da Dio; l’ordine dell’Universo è dunque riconducibile a Dio e tutto ciò che riguarda la posizione nell’Universo stesso dell’essere umano, creatura razionale e sociale, ed il suo modo di entrare in relazione con gli altri uomini e le altre donne, sia individualmente che comunitariamente, deve essere fondato sull’ordine che regge l’Universo.D. Quali considerazioni possono trarre da queste asserzioni?R. Quelle stesse illustrate dall’Autore stesso dell’Enciclica al termine di questo primo capitolo, cioè dell’indissolubile rapporto intercorrente in ciascuna persona tra i suoi diritti ed i suoi doveri, come pure la reciprocità di diritti e doveri fra persone diverse, con conseguete obbligo di ciascuno di noi di rispettare i diritti altrui, e di collaborare con gli altri con pieno senso di responsabilità. Sono queste infatti le premesse per una convivenza nella giustizia, nell’amore e nella libertà, che ci permettono di conseguire, come dice questo Papa all’inizio del documento, l’auspicata Pace tra gli individui, nelle famiglie e nelle comunità più ampie.D. Quanto lei dice pare indicare una piena validità ed attualità delle asserzioni contenute in questa Enciclica; a 50 anni dalla sua pubblicazione quali risultati ha conseguito?R. Sono del parere che non si debbano attendere da questa enciclica dei risultati pratici, poiché “la Chiesa – come ci ricorda Paolo VI nell’enciclica Populorum Progressio, che è del 26 marzo 1967 – non ha soluzioni tecniche da offrire”. Il documento che ora presentiamo enuclea dei principi; essa tuttavia apporta un rilevante contributo all’edificazione della dottrina sociale della Chiesa, che possiamo considerare un cantiere sempre aperto, ed infatti questa Enciclica viene citata non solo nei documenti del Vaticano II, celebrato dal 1962 al 1965, ma anche in tanti altri documenti posteriori, fino alla recentissima Caritas in Veritate, di Papa Benedetto XVI.D. In questa Enciclica, a suo avviso, quale legame può sussistere tra fede e politica?R. L’enciclica è un documento sociale, che riguarda ogni uomo ed ogni donna, che ha come fondamento l’insegnamento del Signore Gesù, ed è in questo insegnamento, inscindibilmente collegato con

la Parola, che noi possiamo rilevarne il legame con i principi della nostra fede.D. Non le sembra inopportuno che Pacem in Terris sia stata indirizzata non solo ai Vescovi Presbiteri e Laici cattolici ma anche “a tutti gli uomini di buona volontà”, quasi a voler coinvolgere con un documento pontificio anche i non cristiani ed i non credenti, nel tentativo di imporre loro la dottrina sociale della Chiesa?R. No, direi proprio di no: è vero che i documenti pontifici di regola sono rivolti alla Chiesa ma in questo caso Papa Giovanni XXIII sapeva bene che i principi da lui enunziati hanno un carattere universale, ed anche chi non conosce il Cristo non può negare tale portata.D. In quale misura questa enciclica riflette la straordinaria personalità del Beato Giovanni XIII? Quali tratti significativi di questa personalità riescono ad emergere?R. Risponderei facendo riferimento all’apertura di Giovannni XXIII al dialogo, al suo desiderio di avvicinare tutti gli uomini, anche i più lontani, anche quelli ostili alla Missione della Chiesa; basti accennare allo spitrito con il quale egli svolse i suoi incarichi di Rappresentante pontificio in ambienti a maggioranza non cattolica o non cristiana, quale Delegato apostolico in Bulgaria e poi in Turchia, dove ha lasciato un sempre vivo ricordo.D. Poiché il contenuto dell’enciclica riflette la profonda umanità del pontefice anziché precise istanze teologiche, è giustificabile un simile atteggiamento da parte di un Papa?R. Rispondo che non vedo alcuna difficoltà, ove si tenga presente che il cristianesimo, fedele agli insegnamenti di Nostro Signore, abbraccia ogni essere umano nella sua totalità, senza voler astrarre la sua vita spirituale da quella sociale. D’altronde Pacem in Terris si inserisce nell’alveo delle grandi encicliche sociali ed altri pronunciamenti in materia, provenienti dai pontefici romani dalla fine del XIX secolo ad oggi, cioè dalla Rerum Novarum di Papa Leone XIII, del 15 maggio 1891, alla Caritas in Veritate di Benedetto XVI, del 29 giugno 2009: si tratta di encicliche, radiomessaggi, discorsi, con i quali i Papi Pio XI, Pio XII, Paolo VI e Giovanni Paolo II, hanno delineato la dottrina sociale della Chiesa, apportando ciascuno un valido contributo al suo progresso, collegato all’approfondimento della coscienza umana in campo sociale, come pure al bisogno di dare una risposta ai problemi sempre nuovi che sorgono ogni giorno nella società.

Angelo Giuseppe Roncalli, nato a Sotto il Monte (Bg), da una famiglia di poveri contadini, ben presto scoprì la vocazione al sacerdozio e, ordinato prete, divenne segretario del Vescovo di Bergamo. Fu molto sensibile alle questioni sociali e aiutò gli operai scioperanti in varie occasioni, attirandosi diffidenze da altri confratelli e dalle classi sociali più elevate. Ordinato vescovo, avviò una brillante carriera diplomatica che lo portò come nunzio apostolico in Bulgaria, Turchia e, infine, nella laicissima Francia. Fu poi nominato patriarca di Venezia e in tale veste partecipò al conclave del 1958, nel quale fu eletto pontefice. Fu l’artefice del Concilio ecumenico Vaticano II e di storiche lettere encicliche, tra cui la Mater et magistra e la Pacem in terris. E’ stato proclamato beato da papa Giovanni Paolo II.

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Se la rinuncia anticipata di Benedetto XVI ha suscitato molto scalpore, credo che ancor di più l’abbia suscitato l’elezione del nuovo Papa. Egli si è presentato, quando si è affacciato al balcone della loggia centrale di San Pietro, con l’atteggiamento

umile e dimesso, facendo intravedere subitamente le nuove modalità con cui ha accettato la sua elezione e l’assunzione del compito petrino, originando premesse inedite ed originali, valide per chiunque, dopo di lui, assuma questa missione. Ad esse la comunità cristiana universale deve adattarsi e deve seguire per non farsi trovare in fallo e tardiva rispetto a colui che vuole improntare di nuova immagine e di nuovo

stile la realtà ecclesiale. Non solo la comunità universale deve sentirsi spronata ad assumere questo nuovo stile, ma anche tutte le comunità cristiane locali ed i vari gruppi ecclesiali, ritornando così alle esigenze intrinseche del Vangelo. Quali le caratteristiche accennate e certamente vissute individualmente? Essenzialità, semplicità, sobrietà, immedesimazione, spontaneità, immediatezza di rapporto, desiderio di costruire una chiesa fondata sull’essenzialità della Croce e sulla potenza luminosa dello Spirito Santo. E’ il primo papa, che, appena eletto e a mia memoria, parla sin da subito dello Spirito Santo come animatore assoluto e fondamentale della chiesa e della sua azione. Importantissimo questo, perché mai chiaramente se ne è parlato nel tempo passato della chiesa, era solo citato nel Credo, senza che se ne parlasse in maniera diretta, al di fuori di alcuni contesti tipici, cioè liturgici. Incredibile questo e lo è ancor di più per la sua (dello Spirito) ammissione di presenza all’inizio di un pontificato, quasi a voler sottolineare che l’essere stato scelto per un compito così particolare è opera esclusiva dell’azione dello Spirito. Senz’altro in questa occasione ciò si è dimostrato così vero e sorprendente, perché questo avvenimento ecclesiale, nato sotto il segno di molti pronostici, dovuti a calcoli umani, si è svelato diverso e straordinario, sorprendendo tutti, anche gli stessi cardinali elettori, soprattutto dopo che si è visto come si è presentato alla storia ed al mondo. Si è subito considerata questa elezione pura opero dello Spirito Santo, perché Egli suggerisce

atteggiamenti autentici, essenziali, sobri, manifestatori di qualcosa di grande e di veramente sincero e di appartenente alla persona. L’inquadramento della personalità di papa Francesco è da individuarsi in due segni precisi formidabili già posti: l’inchino vero e profondo davanti al popolo di Dio e della sua diocesi ed il nome, che è in se stesso un programma preciso e “rivoluzionario”: come Francesco anch’egli vuole riportare la dimensione ecclesiale universale alla sua radice, il vangelo. Si potrebbe dire ri-evangelizzare tutta la compagine ecclesiale ad iniziare dalla struttura interna vaticana fino alla realtà più estrema della terra. Ciò sta a significare di riportare il VANGELO dentro la Chiesa, che è poi la sua norma fondamentale ed originante, da esso deve lasciarsi misurare e giudicare e la chiesa, poi, debba divenire vangelo vivo per gli altri a causa della presenza dello Spirito del Risorto vivo e abitante in essa. Stando attenti ai suoi primissimi interventi, queste emergono con estrema semplicità, chiarezza e vigore fino a farne un programma radicale vitale per se stesso (papa) e per tutta la Chiesa. Siamo davanti ad un qualcosa che non si riscontrava più dal grande e prezioso

tempo dei padri della Chiesa, cioè dal V-VI secolo d.C., quindi da 1500 anni. E’ una svolta epocale, di fede, di speranza, di rinnovamento. Papa Francesco passerà alla storia come il papa del rinnovamento della chiesa del XXI secolo, che impegnerà tutti ad un cambiamento di cultura, di espressione della fede e del saperla vivere con un’intensità e verità priva e senza fronzoli.

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GIUGNO 01/02 Giugno Napoli & Ischia 01/02 Giugno San Giovanni Rotondo 01/02 Giugno Venezia insolita & Chioggia

02/08 Giugno Sicilia “Special” 2x1 07/09 Giugno I Castelli della Baviera 08/09 Giugno Roma e i Musei Vaticani 11/16 Giugno Berlino “Special” 2x1 14/16 Giugno L’Istria e l’Isola dei Brioni 16/22 Giugno Palma di Maiorca “Special” 2x1 20/23 Giugno Festa delle Rose a C. Krumlov 21/23 Giugno Lago d’Iseo e il Lago di Garda 22/23 Giugno Courmayeur & Aosta

22/30 Giugno Portogallo “Special” 2x1 25/30 Giugno Albania & Montenegro 27/30 Giugno Medjugorie 28/30 Giugno Le Dolomiti29/30 Giugno Cortina d’Ampezzo e il L. Misurina

30 Giugno/6 Luglio Londra “Special” 2x1

LUGLIO03/07 Luglio Parigi e Loira “Special” 2x1 04/07 Luglio Tour del Cilento05/07 Luglio Laghi alpini & il trenino delle Centovalli 05/07 Luglio Provenza e la Lavanda in fiore 06/07 Luglio La Penisola sorrentina: Positano & Amalfi 09/14 Luglio Olanda “Special” 2x1 11/14 Luglio L’Alsazia più autentica 11/14 Luglio Vienna “Special” 2x1 12/14 Luglio Napoli, Costiera Amalfi tana & Capri 12/14 Luglio Perle del Golfo di Napoli: Ischia e Capri 12/14 Luglio Provenza e la Lavanda in fiore 13/14 Luglio Lago di Garda: Relax e Benessere 14/20 Luglio Bulgaria “Special” 2x1 16/21 Luglio Le isole Eolie 18/21 Luglio Lourdes 18/21 Luglio Budapest “Special” 2x1 19/21 Luglio Costa Azzurra 20/21 Luglio San Giovanni Rotondo 21/28 Luglio Grecia “Special” 2x1 24/28 Luglio Praga “Special” 2x1 25/28 Luglio La Slovenia e i suoi Castelli 26/28 Luglio Lago d’Iseo e il Lago di Garda 27/28 Luglio Cannes e le Isole Lerins 30 Luglio/4 Agosto Spagna “Special” Costa Brava 2x1

AGOSTO01/04 Agosto La Savoia più autentica 04/11 Agosto Gran tour della Sardegna 04/11 Agosto La Spagna del Nord 04/11 Agosto Soggiorno mare in Croazia: Isola di Krk 06/11 Agosto Gran tour della Calabria 06/11 Agosto Francia delle tradizioni 06/11 Agosto Polonia “Special” 2x1 06/11 Agosto Berlino “Special” 2x1 07/11 Agosto Polonia: Cracovia & Czestochowa 07/18 Agosto Gran Tour delle Città Baltiche 08/11 Agosto La Ciociaria & la Riviera di Ulisse 08/11 Agosto L’Alsazia più autentica 08/11 Agosto Il Lago di Costanza 09/11 Agosto Weekend in Slovenia 09/18 Agosto Le Capitali Scandinave 10/15 Agosto Sulle orme di Papa Benedetto XVI 10/18 Agosto Berlino & Copenaghen 10/18 Agosto Portogallo “Special” 2x1 10/15 Agosto Belgrado e la Serbia

11/15 Agosto L’itinerario della Memoria... 11/17 Agosto Madrid & Toledo 11/17 Agosto Croazia, Bosnia & Dalmazia... 11/17 Agosto Sicilia “Special” 2x1 11/18 Agosto Parigi e i Castelli della Loira 11/18 Agosto Gran tour della Germania11/18 Agosto Soggiorno mare in Croazia: Isola di Krk 11/18 Agosto Londra & Cornovaglia 11/18 Agosto La magia dell’Andalusia “Special” 2x1 13/17 Agosto Albania e Montenegro 13/18 Agosto Barcellona & Valencia 13/18 Agosto Praga e i Castelli della Boemia 13/18 Agosto Spagna “Special” Costa Brava 2x1 13/25 Agosto Inghilterra, Galles e Irlanda 14/15 Agosto Penisola sorrentina: Positano & Amalfi 14/16 Agosto La Valtellina e il Trenino del Bernina 14/16 Agosto Le Dolomiti14/16 Agosto La Carinzia: Klagenfurt e Lago di Worth 14/16 Agosto L’Istria e l’Isola dei Brioni 14/18 Agosto La Valle del Reno e della Mosella 14/18 Agosto Praga “Special” 2x1 14/18 Agosto Parigi e Loira “Special” 2x1 15/18 Agosto Ischia, Procida & Capri 15/18 Agosto Caserta, Napoli, C.Amalfi tana e Capri 15/18 Agosto Provenza e Camargue 15/18 Agosto Norimberga & le Romantiche Strasse 15/18 Agosto Croazia: Isola di Krk e Laghi di Plitvice 15/18 Agosto Budapest “Special” 2x1 15/18 Agosto Vienna “Special” 2x1 16/25 Agosto Il cuore della Spagna Medievale 17/18 Agosto Napoli & Capri 17/18 Agosto Cortina d’Ampezzo e il Lago Misurina 18/24 Agosto Praga, Dresda & Berlino 18/24 Agosto Sicilia “Special” 2x1 18/25 Agosto Parigi, Bretagna & Normandia 18/25 Agosto Belgio: La Vallonia & le Fiandre 18/25 Agosto Soggiorno mare in Croazia: Isola di Krk 18/25 Agosto La magia dell’Andalusia “Special” 2x120/25 Agosto Praga e i Castelli della Boemia 20/25 Agosto Spagna “Special” Costa Brava 2x1 20/25 Agosto Olanda “Special” 2x1 21/25 Agosto Tour della Puglia 21/25 Agosto Germania: Baviera e Foresta Nera 22/25 Agosto Parco Nazionale del Gargano & Tremiti22/25 Agosto Lourdes 22/25 Agosto La Francia, i Santuari del Sacro Cuore 22 Agosto/1 Sett. Andalusia & Marocco “Special” 2x1 23/25 Agosto I Castelli della Baviera 24/25 Agosto Courmayeur & Aosta 25/31 Agosto Le Perle dell’Adriatico 25/31 Agosto Londra “Special” 2x1 25/31 Agosto Bulgaria “Special” 2x1 25/31 Agosto Sicilia “Special” 2x1 25 Agosto/1 Sett. Le Meraviglie del Sud Italia 25 Agosto/1 Sett. Le capitali dell’est: 27 Agosto/1 Sett. Le isole Eolie27 Agosto/1 Sett. Borgogna, Champagne & Alsazia 27 Agosto/1 Sett. Spagna “Special” Costa Brava 2x1 28 Agosto/1 Sett. I Parchi d’Abruzzo 29 Agosto/1 Sett. Tour del Cilento 29 Agosto/1 Sett. Salisburgo, L. Chiemsee 29 Agosto/1 Sett. La Slovenia e i suoi Castelli 30 Agosto/1 Sett. Laghi alpini & trenino Centovalli 30 Agosto/1 Sett. Costa Azzurra 31 Agosto/1 Sett. Napoli & Ischia 31 Agosto/1 Sett. Venezia insolita & Chioggia 31 Agosto/1 Sett. Medjugorie

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APRILE, MAGGIO E GIUGNODal 20 al 21 Aprile VENEZIA ROMANTICA € 215,00Dal 21 al 25 Aprile LA CROAZIA & I Suoi Parchi € 535,00 Dal 22 al 25 Aprile TOUR DEI LAGHI BAVARESI € 395,00Dal 23 al 25 Aprile GAETA PONZA E SPERLONGA € 335,00 Dal 23 al 25 Aprile VALLE D’AOSTA E GINEVRA € 285,00Dal 24 al 25 Aprile TOUR dei due laghi: Lago di Como & di Lugano € 205,00

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UZZANO, loc. Molinaccio: in fase di realizzazione, villette indipendenti con giardino in quadrifamiliare su due livelli più mansarda, oltre giardino di circa 100 mq, composte da ingresso salone, cucina, bagno. 1°P 2 camere da letto, bagno e terrazzo. 2°P mansardato con terrazzo. Consegna 05/2014 - € 225.000,00 info agenzia

PESCIA - nei pressi mercato vecchio dei fiori, vendesi appartamento di circa 100 mq, composto da ingresso, cucina abitabile, salone, 2 camere matrimoniali, bagno - € 105.000,00 trattabili

Dal 24 al 25 Aprile NIZZA, CANNES & MONTECARLO € 195,00Dal 26 al 28 Aprile MINITOUR DELLA PUGLIA € 275,0026 Aprile - 1 Maggio SPECIALE MADRID € 495,00Dal 25 al 28 Aprile FORESTA NERA & LE CASCATE DEL RENO € 415,00 Dal 27 al 28 Aprile LA RIVIERA DEI FIORI € 195,00 28 Aprile - 1 Maggio MATERA & Il Parco del Pollino € 395,00 28 Aprile - 1 Maggio LA STRADA DEI CASTELLI STIRIANI € 390,00 29 Aprile - 1 Maggio ISOLA DI KRK E LAGHI DI PLITVICE € 335,0030 Aprile - 1 Maggio NAPOLI , IL VESUVIO & POMPEI € 200,00 30 Aprile - 1 Maggio ROMANTICA “VENEZIA” € 215,00 30 Aprile - 5 Maggio PARIGI, Versailles e Castelli della Loira € 655,00 Dal 4 al 5 Maggio LUBIANA & LAGO DI BLED € 195,00 Dal 4 al 5 Maggio MINITOUR DEL LAZIO Anzio, Nettuno, Sermoneta, Pian delle Orme € 195,00 Dal 11 al 12 Maggio LAGO DI COMO E LUOGHI MANZONIANI € 205,00Dal 18 al 19 Maggio ISOLE BORROMEE e trenino delle 100 Valli € 215,0026 maggio - 2 Giugno MAROCCO & LE CITTA’ IMPERIALI € 920,0030 Maggio - 2 Giugno Camargue, Provenza, Saintes Maries De La Mar € 395,0030 Maggio - 2 Giugno VIENNA & BRATISLAVA € 445,00 30 Maggio - 6 Giugno TOUR NEL CUORE DEI BALTICI € 1.260,0030 Maggio - 2 Giugno SPECIALE MEDJUGORIE € 305,00 30 Maggio - 2 Giugno GAETA PONZA E SPERLONGA € 335,00 30 Maggio - 2 Giugno MINITOUR DELLA PUGLIA € 275,00Dal 01 al 02 Giugno SALISBURGO & INNSBRUCK € 195,00Dal 01 al 02 Giugno NAPOLI & CAPRI € 210,00Dal 01 al 02 Giugno LUBIANA E LAGO DI BLED € 195,00Dal 02 al 09 Giugno Soggiorno nel CILENTO Villaggio Velia € 550,00 Dal 6 al 9 giugno SOGGIORNO A MALTA € 360,00Dal 15 al 16 Giugno NAPOLI, IL VESUVIO & POMPEI € 200,00 Dal 20 al 23 Giugno LA BOEMIA per la Festa delle Rose a CESKY KRUMLOV € 435,00

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“Acqua molle in pietra dura, tanto batte che la fora”.

Dall’11 al 24 aprile: Nell’orto si può seminare lattuga da taglio, anguria, cetriolo e fagiolino. In giardino iniziare il taglio del tappeto erboso e se necessario riseminare preparando accuratamente il terreno.

ANDARE CON IL METEO:“Aprile ogni goccia un barile”. La variabilità

del mese e, soprattutto, la sua piovosità, sono sottolineate da più di un proverbio accompagnato anche con i dolori articolari. Insomma, si tratta del classico “mal d’ossa”, il dolore reumatico che arriva con pioggia e umidità. A risentirne sono soprattutto le donne, alle quali un bagno caldo darebbe sollievo.

CABALETTE PER IL LOTTO: 19 esperienza, 36 errori, 17 amico, 24 lacci, 45 ottimismo.

*Specialista in dermatologia e venereologia, professore a contratto in Scienze Tricologiche mediche e chirurgiche all’Università degli Studi di Firenze

Percorsi di “AIUTO ALLA PERSONA” individuali e/o di gruppo per apprendere come affrontare i disagi della propria vita.

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Ma davvero è possibile perdere i capelli proprio con i trattamenti ideati per essere o sentirsi più belle? Quali accorgimenti adoperare per non far danni? Come si capisce se la chioma si sta davvero diradando? Esistono cure per rinvigorirla?

D. Quali sono i trattamenti, più spesso utilizzati dalle donne, che danneggiano i capelli?R. Non esiste alcun trattamento fisico-chimico, come ad esempio la tinta, la permanente, la stiratura, di per sé nocivo per la capigliatura. Dipende da come viene eseguito, dalla frequenza e soprattutto dalla salute di partenza del capello. Va detto però che le acconciature che svolgono un’eccessiva trazione meccanica, come le extension portate per lunghissimi periodi, le treccine all’africana o certe elaborate pettinature da sposa, che tirano eccessivamente la cute, possono causare in piccole zone della testa, la caduta dei capelli, talvolta irreversibile.

D. Forse è proprio questo che è accaduto a Naomi Campbell...R. Probabilmente. Ma non solo: avrà avuto una chioma già assottigliata o fragile, a causa di ripetuti interventi di allungamento dei capelli, quali sono appunto le extension, e di stiratura oppure soffriva già di patologie del capello. E’ come attaccare dei pesi ai rami secchi di un albero: si spezzano. Mentre se i rami sono verdi il peso viene sorretto senza danni.

D. Con quale frequenza si può usare senza nuocere la piastra elettrica per lisciare i capelli, molto in voga?R. Non più di una volta al mese, perché brucia le lunghezze e impoverisce la cheratina, che è la proteina costituente l’esterno del capello. A proposito di calore, è nocivo il phon se usato molto caldo e a distanza troppo ravvicinata. Anche lo stiraggio chimico può esser fatto una volta ogni tanto senza problemi, specie se il capello è molto grosso, così come la permanente chimica, che essendo un trattamento piuttosto drastico dal punto di vista chimico-fisico è assolutamente controindicato se i capelli sono già deboli o fragili.

D. Anche l’uso delle tinte è diffusissimo. Suggerimenti?

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PER LA SALUTE•La dieta ogni mal quieta. Attenzione a quel che beviamo: il caffè, gli alcolici e il tè sono infatti nemici della dieta perché eccitano la secrezione gastrica aumentando il senso di fame;•Cambiate spesso di umore e siete irritabili? Efficaci si riveleranno le fragole. Ricche di fibre solubili, sono frutti riequilibranti che mantengono stabile i livello di zucchero nel sangue, mitigando in questo modo gli eccessi.

PER LA BELLEZZA•Trattamento antinvecchiamento per il collo. Ogni giorno applicate una maschera sciogliendo 1 cubetto di lievito di birra in un dito di latte. Tenete per 15’ sciacquate e applicate una crema con ginseng, luppolo e olio di soia. Massaggiate dal centro del collo verso l’esterno fino alla mandibola, orecchie, clavicole;•Per tonificare le gambe, da seduti serrate un libro grosso tra le ginocchia e stringetelo per almeno 5” da 5 a 20 volte.

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R. Come ho detto non nuociono di per sé, ma dipende molto da chi le sceglie e le applica, i parrucchieri, insomma, e su quali capelli si applicano. Ci sono professionisti, non tutti però, che capiscono quando una colorazione troppo aggressiva non può essere utilizzata sulle chiome sfibrate, perché peggiorerebbe la situazione. Un rischio che si corre con le tinture è provocare una

reazione allergica, i cui sintomi sono arrossamento, prurito, desquamazione del cuoio capelluto, ma anche di fronte e orecchie. Per ovviare a questo inconveniente i parrucchieri più attenti applicano creme-barriera sulla cute, in modo che il colore venga assorbito solo dai capelli e non dalla pelle.

D. Che fare per i capelli sfibrati, fragili e deboli a causa di trattamenti tropo frequenti?R. Questo tipo di chioma sembra non crescere perché i capelli, arrivati a una certa lunghezza, si spezzano. Per rinvigorire la capigliatura occorre innanzitutto

evitare per un certo periodo tutti i trattamenti chimici, non utilizzare la piastra e, se è proprio necessario tingere, usare colorazioni molto delicate. Si possono inoltre eseguire esami del sangue per verificare eventuali carenze di oligoelementi, come ferro, rame e zinco, magnesio, acido folico e altri. Il tricologo in questi casi

prescrive integrazioni di queste sostanze per via orale. Sono utili anche gli integratori con aminoacidi solforati, principali costituenti della cheratina. Per uso esterno sono consigliati infine balsamo e shampoo con effetti protettivi.

D. Da che cosa si capisce che si stanno perdendo troppi capelli, ben più del ricambio fisiologico?R. Innanzitutto bisogna esaminare i capelli perduti: se hanno il bulbino bianco all’estremità significa che sono interi, se non ce l’hanno significa che sono spezzati, danneggiati. Normalmente si perdono dai 50 ai 100 capelli interi al giorno, che poi ricrescono. Oltre i 200, ma si può arrivare anche a 400-500, si è di fronte a una patologia, che va esaminata dal tricologo. Di solito questo avviene in conseguenza a uno stress, un dimagrimento o una gravidanza.

D. Cos’è il Box Wash test?R. Restano sulla spazzola o sul pettine, se sono lunghi poi li troviamo in giro per casa, sul cuscino, ovunque, ma come facciamo a sapere se i capelli che perdiamo quotidianamente rientrano nel numero fisiologico o superano i 200, sfiorando così nel campo della patologia? Un sistema facile che si può eseguire anche per conto proprio è il cosiddetto wash test. Si lavano i capelli dopo 4/5 giorni dall’ultimo shampoo, avendo l’accortezza di posare sul fondo del lavandino un fazzoletto. Al termine del lavaggio, allontanata l’acqua del risciacquo, si contano i capelli rimasti sulla stoffa.Anche il tricologo ha il suo metodo, chiamato pull test, per stabilire se la caduta è anormale: lo specialista pinza con due dita a mo’ di forbice una ciocca di capelli ed esercita quindi una trazione decisa; il numero dei capelli che si staccano spontaneamente orienterà la diagnosi.

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Un nostro affezionato lettore Vittorio Gentili ha preso carta e penna e ha scritto alla nostra redazione per denunciare la distruzione di molti dei principi logici della vita sociale. Leggiamo...

Non è vero che non si può! Quando intendiamo spingere la macchina umana ad una velocità al di sopra della sopportazione fisica e mentale, con più facilità essa si esporrà ad una pericolosissima brutta fine. Intendo riferirmi “come corsa sfrenata” a questa società generazionale

sempre più vuota e priva di concreti ideali, affannosamente sostituiti da futili fantasie, facendo sempre più da padrone l’avere e calpestando ogni ben che minima dignità. Questa realtà di degrado morale, condiziona e distrugge ogni principio logico di vita sociale, facendo così respirare alle future generazioni il perverso miraggio del mal costume indicandolo come cosa pregevole e non com’è stato insegnato

in passato, cosa “spregevole”. Le buone maniere e la gentilezza “oggi” devono servire solo per preparare la rete dell’inganno e non per civile ed educata convivenza. Chi non sottrae maldestramente valori ad un suo simile, è considerato persona non furba e tanto meno intelligente, mentre chi si adopera in tal senso, è ammirato e temuto. Non parliamo poi della classe dirigente di quella che fu nobile professione, quando veramente era al servizio del cittadino,

dando costantemente dimostrazione di avere validi attributi e non impegnandosi solo in ruberie e leggi di comodo, facendo diventare il popolo da servito a servo. Cito un simbolico ma significante esempio, la classe dirigente di allora, anche ad altissimi livelli, si recava in Parlamento utilizzando i pubblici mezzi di trasporto “treni ed altro”, questo dignitoso esempio di comportamento, esprimeva correttezza verso il cittadino che l’aveva eletto, allora sì che la potevamo considerare “Nobile”. Oggi come la dobbiamo definire? Vengo al tema: non è vero che il mal costume non si può limitare, non si vuol limitare. Non è vero che lo sfrenato spaccio di droghe “dall’effetto distruggente” non si può frenare, non lo si vuol frenare. Non è vero che la sempre e più diffusa dilagante corruzione non la si può togliere, non la si vuol togliere e ingenuamente ci sfoghiamo, dicendo al gobbo, sei gobbo. Allora mi domando, se è vero che la storia ci ha insegnato che una volta raggiunto un certo apice in senso lato, deve arrivare la distruzione per costringere l’Uomo a modificarsi e ristrutturare una nuova società?Per questa illogica condizione, in lontano passato, ci pensava la natura a rinnovare lo stile di vita dell’Uomo con terrificanti cataclismi. Mentre, nel mondo più evoluto, la distruzione avveniva tramite le guerre che facevano da padrone, quindi, l’Uomo era costretto a dover raddrizzare il suo buon senso e ricostruire. Oggi, che fortunatamente abbiamo raggiunto maggiori capacità intellettive, perché non ci raddrizziamo e ci correggiamo in tempo, prima che sia troppo tardi? Qualcuno forse potrà interpretare queste mie righe come cose dette e ridette, ma intendo comunque ribadirle e richiamarle, perché siano costantemente presenti nei nostri pensieri e comportamenti e nella speranza che suoni quanto prima una forte sveglia in tempo utile. Vittorio [email protected]

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Dal 2013, nel pieno rispetto della cosiddetta “agenda digitale”, l’INPS non invierà più né i CUD né i modelli F24 per il versamento dei contributi fissi per artigiani e commercianti. Tutti i cittadini sono chiamati alla richiesta del proprio PIN per l’accesso tramite internet al proprio cassetto previdenziale dal quale sarà possibile scaricare i CUD e/o le deleghe per i versamenti dei contributi. La novità, sebbene l’Istituto abbia inviato i codici PIN già in precedenza, è piuttosto rivoluzionaria considerato che comunque pochi soggetti tra tutti coloro che hanno ricevuto il PIN, hanno provveduto ad attivarlo (non tutti hanno accesso ad internet e talvolta neanche posseggono un PC). Sebbene quindi la metodologia privilegiata sia quella di accesso diretto da parte dell’interessato al proprio cassetto previdenziale, sussistono, per adesso, altre modalità per ottenere il CUD:•richiesta presso le Agenzie INPS territoriali (con sportello veloce dedicato);•postazioni informatiche self service presso le Agenzie dell’Istituto (da utilizzarsi quando si è in possesso del proprio PIN);•richiesta tramite PEC certificata all’indirizzo [email protected];•richiesta tramite centri di assistenza fiscale con conferimento di specifico mandato;•richiesta tramite uffici postali appartenenti a “Sportello Amico” (dietro pagamento di 2,70 € più IVA);•richiesta di invio del CUD presso la propria abitazione per i soggetti ultra-ottantacinquenni e pensionati residenti all’estero (richiesta da effettuarsi allo “Sportello Mobile” dell’Istituto);•richiesta di spedizione a domicilio, in caso di dichiarata impossibilità di accedere alla certificazione attraverso gli altri servizi, tramite il numero verde: 800.43.43.20.Si ricorda che il CUD può essere rilasciato anche a soggetti diversi dal titolare previa presentazione di delega con allegata copia del documento di riconoscimento del delegante ed originale del delegato.

Caro Socio, caro cliente,

continua la riqualificazione del negozio Coop Pescia per avvicinarci sempre più ad una realtà di quartiere.Dopo i lavori effettuati ai reparti gastronomia e forneria, vi inviatiamo tutti a venire ad assaggiare le nuove referenze alimentari. I lavori, intanto, continuano.Infatti a breve partirà l’attività di riposizionamento degli articoli dei generi vari, che si concluderà con una presentazione tramite evento locale, cercando di offrire

sempre più prodotti di qualità con la convenienza del marchio Coop.

Vi aspettiamo!

INPStutto on line

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Il colosso americano del caffè Starbucks è entrato in lite contro il sindaco di New York che ha vietato la vendita

di bibite gassate al di sopra del mezzo litro per ristoranti, cinema, teatri e ambulanti per combattere l’obesità.

Bel gesto del sindaco di Firenze Renzi che, dalla vendita del camper usato per le primarie, ha

raccolto 30mila euro girati a una fondazione legata all’ospedale Meyer che si occupa di ricerca sui tumori infantili.

Aperta un’inchiesta sul caso dei presunti pagamenti fatti dalla Rai ad alcuni giornalisti per

turni notturni, giornate festive e straordinari mai svolti. Il caso è stato sollevato da una denuncia anonima.

Nel South Dakota è stata approvata una nuova normativa che autorizza i dipendenti scolastici ad andare a lavorare

armati di pistola. Le maestre, le segretarie e i bidelli che intendono avvalersi di questa possibilità dovranno seguire un programma di addestramento simile a quello delle forze dell’ordine locali.

Secondo uno studio il 62% degli italiani viaggia con musica in macchina, in agguato diversi pericoli: volume alto, cantare ad alta voce, le mille regolazioni dell’Hi-fi. Quale

musica? Soprattutto pop con il 39%, segue il rock (22%) e un eccezionale pari merito per la musica disco e quella classica (9%).

Un pensionato tedesco stava tornando a casa con la sua carrozzina a motore elettrica

quando la polizia lo ha fermato per eccesso di velocità intimandogli di scendere e andare a piedi per aver superato il limite di velocità di 6 km/h.

Lo Stato ha pagato alle imprese solo 3 milioni di euro su oltre 70 miliardi di debiti: con questo

ritmo, per saldare il debito, ci vorranno oltre 1.900 anni.

L’autonomia di spostamento dei bambini italiani nell’andare a scuola è passata dall’11% nel 2002

al 7% nel 2010, mentre l’autonomia dei bimbi inglesi è al 41% e quella dei tedeschi al 40%. I bambini vanno a scuola accompagnati da un adulto, più con l’automobile che con i mezzi pubblici.

Non solo controllo delle email, dell’uso del computer aziendale, della messaggistica e dei «tweet»: in molte imprese americane è sempre più diffusa l’abitudine di analizzare anche il comportamento fisico dei dipendenti, compresi gli spostamenti dentro e fuori l’azienda, quando sono in servizio.

In 10 anni gli alunni iscritti senza passaporto italiano sono passati dal 2 all’8%. I più numerosi sono i romeni seguiti dagli albanesi e dai

marocchini. In crescita soprattutto gli alunni moldavi e ucraini nelle scuole primarie e quelli filippini nelle scuole medie e superiori

Un uomo ha portato in tribunale la moglie accusandola e vincendo la causa ottenendo il divorzio ed un risarcimento di circa 120.000 dollari. Il tutto è nato alla nascita della figlia che l’uomo non ha esitato a definire

“incredibilmente brutta”. La madre ha ammesso che non era sempre stata attraente ma prima di conoscere il marito era decisamente brutta anche lei, prima di ricorrere a diversi interventi di chirurgia plastica.

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Roberto Salani, titolare dell’azienda Punto Uno di Pescia, è stato eletto

nel nuovo direttivo nazionale della Confartigianato. Vicepresidente di Confartigianato Trasporti Pistoia dal 2007, Salani è da anni impegnato nel mondo del trasporto, lavorando soprattutto per la grande distribuzione.

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per cerimonie e compleanni.

Tranquillo Magrini, residente in località Cardino a Pescia, ma nato a Ponte Buggianese, ha

festeggiato i 100 anni di età. Con lui, in questa giornata così speciale, c’erano la moglie Elia, di 102 anni, e tanti parenti ed amici. A Tranquillo (nella foto) giungano anche le felicitazioni della nostra redazione.

L’Istituto Andreotti ha organizzato una serie di 3 incontri con personalità di riconosciuta competenza dove saranno discussi la sicurezza dei figli al riguardo dei frequenti fenomeni di bullismo e pedopornografia, la cultura della legalità e il rapporto tra genitori e figli. Saranno un’occasione per un confronto a tutto tondo sulla realtà giovanile e familiare dei giorni nostri.

Gli incontri si terranno presso la sala conferenze della Banca di Pescia Credito Cooperativo in via Alberghi 26.

� Venerdì 12 aprile, ore 21,00CULTURA DELLA LEGALITA’Quattro chiacchiere in sicurezzaInterverranno: T e n e n t e Ammirati Azzurra, Comandante Cc NORM Montecatini Terme e Luogotenente Massimi Massimiliano, Comandante Stazione Carabinieri Pescia

� Venerdì 19 aprile, ore 21,00TRA COCCOLE, BIZZE E RIMPROVERIRiservato ai genitori degli alunni della scuola d’infanzia e primaria.Relatore: D o t t . Matteo Paganelli, psicologo psicoterapeuta

� Venerdì 17 maggio, ore 21,00MI DAI LA TUA AMICIZIA? Genitori e figli adolescenti a passo con i tempi di oggiRiservato ai genitori degli alunni della scuola secondaria.Relatore: D o t t . Matteo Paganelli, psicologo psicoterapeuta

I Carabinieri della stazione di Pescia hanno arrestato un albanese di 35 anni sorpreso con due complici a rubare le canale di gronda in rame dall’edificio che ospita la scuola materna a Pesciamorta. L’allarme è stato dato da un residente di Pesciamorta che aveva notato la presenza di un’auto, una piccola utilitaria, nei pressi della scuola.

Commozione e sconforto a Pescia per la morte di Luca Raffaelli. Luca lavorava

alla Banca di Pescia Credito Cooperativo, di cui per anni è stato titolare dell’agenzia di Uzzano. Viveva con i genitori a Veneri.

Il Rione Santa Maria ha eletto il nuovo consiglio direttivo. Deni Vannucci è confermato presidente. I vice presidenti sono David Bellandi e Stefano Vezzani. Federico Bini è il segretario e avrà come vice Giulio Chiappini. Altri consiglieri sono: Simone Ceccotti, Cinzia Ercolini, Davide Ercolini, Perla Gavazzi, Mariadina Ercolini, Simone Giuntini, Tranquillo Innocenti, Rossella Marchini, Nada Michelotti, Luca Nanni, Irene Nucci, Riccardo Santi, Silvia Vannucci.

Pensavano di poterla fare franca ma non avevano fatto i conti con l’occhio attento degli agenti di Polizia Municipale. Sono i quattro “furbetti del

contrassegno” individuati e sanzionati per aver parcheggiato la propria auto negli stalli di sosta riservati agli invalidi nei pressi dell’Ospedale di via Battisti. I quattro esibivano sul cruscotto della propria auto un contrassegno per invalidi intestato a familiari, parenti o conoscenti. Tra i “furbetti del contrassegno” c’è anche un noto medico ospedaliero.

Furti in città. I ladri hanno preso di mira la Cattedrale del Duomo. I malviventi sono entrati in Cattedrale in orario di apertura della chiesa ed hanno

rubato una corona di argento posta sul capo della statua della Madonna posta sull’altare laterale di sinistra. Ladri in azione anche al bar Le Iene in via Europa nei pressi dell’ufficio postale. Presi di mira le macchinette videopoker, l’incasso della giornata precedente e qualche bottiglia di vino e birra.

Licenziati i 5 dipendenti del Comicent. Terminata la fase commissariale per la gestione del commercio delle piante e dei fiori all’interno del mercato dei fiori di via Salva D’Acquisto i 5 lavoratori potranno scegliere se rimanere dipendenti dell’Asmefit solo per la fase emergenziale in attesa di un

cocorso pubblico oppure essere assunti dalla cooperativa che gestive i servizi amministrativi, di pulizia e portineria all’interno del mercato.

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C’è una storia lunga più di due millenni che lega noi italiani a questa città. Fino a pochi decenni fa, tutto questo era pane quotidiano nelle nostre scuole, a partire da Romolo e Remo ed i suoi sette colli. Poi, i tempi cambiano, e il passato –soprattutto remoto– non è più protagonista: a chi interessano i re di Roma? “O Roma o morte” gridavano i patrioti del nostro Risorgimento. Poi, l’Italia fu unita e, infine, Roma ne divenne capitale. Però, se uno si sveste dei suoi pregiudizi, delle frasi fatte, dei luoghi comuni, e libera la sua mente, scopre fino in fondo i tesori di questa maltrattata, bistrattata eppure capitale di noi tutti. Nel 1960 la girai, quasi tutta, con il tram e a piedi, ma la capii poco, come poche erano le mie conoscenze, e la mia età. Così, tale esperienza rimase solo quasi sulla carta, come succede a gran parte dei suoi visitatori. Oggi non mi contento più di vedere: voglio capire. L’occasione di riscoprirla fu vedere il figlio recitare sul palco del teatro Eliseo, insieme alla Bruna e a due veri amici, Lucia e Claudio. Ci incontrammo con Daniele e, a piedi, andammo verso il Bed & Breakfast distante qualche centinaio di metri. Ancora poche decine di metri, ed eccoci in una trattoria (Antica Roma). Prenotato? No!, e allora aspettiamo. A tavola, infine, verso le 14, con un profondo sospiro di sollievo. Si mangia romanesco, senza dubbi: bucatini all’amatriciana, coda alla vaccinara e simili, sublimi! Un po’ meno il vino della casa, leggermente pesante, mentre leggerissimo il conto, e molto simpatico il servizio. Forse Roma ci aveva dato il “benvenuti!”. Nel pomeriggio, prima di andare a teatro, visitammo il Colosseo. Più ci avvicinavamo, e più si stagliava l’imponenza della costruzione. Maestoso, enorme, simbolo che l’avvicina all’eternità, ancora pulsante nonostante le sue condizioni strutturali. Goethe scrisse, dopo il suo soggiorno nell’Urbe dal 1786 al 1788: “Chi ha veduto Roma ha veduto tutto”. Oggi, forse, quel pensiero è sorpassato vista la facilità con cui si può visitare tutto il globo ed ammirarne le sue bellezze; ma, nonostante il dovuto pedaggio all’inarrestabile logorio del tempo, il messaggio che inviava è ancora vivo. La sua atmosfera, il tuo sentire interiore, quelli sono rimasti. Avanti. C’incamminammo verso l’Altare della Patria, palazzo Venezia, con il “famoso” terrazzo, la Colonna Traiana, il Quirinale, Via Nazionale con l’Eliseo, e l’aperitivo. Ciò che da subito ci ha colpito, è stata la monumentalità, il sentirsi quindi provinciali di fronte a certe opere grandiose e immortali. Al risveglio domenicale, sorpresa! Un cielo azzurro, il sole, una

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temperatura gradevole; avevamo tutta la mattina per noi e questa atmosfera c’invitava ad approfittarne. Un programma ancora improvvisato, con poca originalità: Piazza di Spagna e Trinità dei Monti, Montecitorio, Palazzo Madama, il Pantheon e la Fontana di Trevi. Così, metro e uscita in Piazza di Spagna. La rituale salita sulla famosa scalinata, in un giorno festivo ma dimesso; pochi turisti e poca poesia. Si sale e poi già in testa la prossima meta, senza che sentissimo particolari emozioni se non quella d’averla vista in certe manifestazioni modaiole estive e al cinema. Avanti, quindi, per la seconda tappa, via Condotti, con le sue boutiques esagerate per noi, curiose, senz’altro, ma con esclamazioni negative sui prezzi esposti. Via del Corso, e il resto del Palazzo di Montecitorio e Palazzo Madama, i Palazzi del Potere.La mattinata era veramente bella, con il piacevole tepore della primavera. Le gambe giravano bene, così come c’era ancora tanta voglia di vedere, se non toccare, quello che le nostre reminiscenze di Storia stavano risalendo da memorie antiche. Prossima tappa, il Pantheon: che impressione, che meraviglia! A bocca aperta, testa all’insù, e non riesci a capire come questo incanto sia vecchio di più di duemila anni: “E’ una sfera perfetta inserita in un cilindro alto come il suo raggio”. Uno sbalordimento! Imperdibile, anche se, naturalmente, ha smarrito la sua funzione primordiale, trasformato in chiesa e mausoleo, necessari perché arrivasse fino ad oggi per stupirci. Dopo, Fontana di Trevi! Sboccammo sulla sua piazza da un stradina laterale, sulla sua destra, controsole, e si stamparono, negli occhi socchiusi, macchie rosse, blu e gialle. Erano i colori delle divise della banda dei Carabinieri, e dei loro ottoni, che sembravamo un ciuffetto di fiori nell’anfiteatro, non molto ampio, dominato da un obelisco. Lì trovammo l’unico campanello di turisti fino ad allora incontrato, anche perché la piccola piazzetta è occupata per 3/4 dalla stessa fontana. Uno spettacolo anche questo, e quanta acqua in città….Ancora di buon passo riattraversammo via del Corso: sul lato sinistro dell’ingresso di Palazzo Montecitorio, dalle 11 alle 12, la Banda dei Carabinieri in alta

uniforme stava tenendo un concerto. Per ogni brano, della durata di qualche minuto, l’ufficiale che la dirigeva, dopo averne chiusa l’esecuzione, si voltava verso il pubblico e salutava sull’attenti. Applausi convinti, partecipi, meritatissimi. E, per concludere, l’Inno di Mameli. Il nostro Inno, suonato da loro, mi lasciò senza fiato: dire commovente è dire poco, e la perfezione della sua esecuzione fu così trascinante che ne fui rapito. Eseguita l’ultima nota, il saluto del Comandante, gli applausi di tutti i presenti, la breve marcia di ritorno dove li avevamo visti un’ora prima, al suono di una marcetta. L’ufficiale, proprio davanti a noi, fronte al centro della piazza, e saluto finale: imperdibile, assolutamente! A Roma tutto ti entra dentro, progressivamente, e tutti si abbandonano, alzando bandiera bianca: la Storia ne è maestra. Tanti la odiano come tanti la amano, e anche i più convinti di cambiarla, vengono loro cambiati, catturati dalle malìe di una città che non ha eguali al mondo, con più di duemila anni d’età e che non li dimostra. Non tutto è perfetto, lo si vede ad occhio nudo, anche da turisti di corsa; in certe zone, è troppo metropoli; il medioevo è stato cancellato con saccheggi a volte scellerati; il traffico, la metropolitana, le strade, la pulizia lasciano a desiderare, molto. Ma è l’Urbe, non si può negare, la Caput Mundi di ieri e anche di oggi; e se io considero Firenze come un confetto (e anche Siena e Lucca, e mi fermo per amor di campanili), devo riconoscere che Roma è una bomboniera. Si era fatto tardi, senza dubbio; allora, metro in piazza del Tritone, il cui monumento è in restauro; di corsa a ritirare le borse al B&B; ancora metro per la Termini. Un panino e una birra, tanto per fermare lo stomaco, con un caffè. Sul treno, il Frecciarossa, e si ripartì, in orario, senza un addio o un arrivederci particolari, con i nostri pensieri e le scoperte continue fatte di “prescia”, di fretta, troppo per noi tutti. La conoscevo bene, Roma, quasi 50 anni fa, e mi sono rimaste diverse parole del suo dialetto. Ora, l’avevo rivista con altri occhi, altra esperienza; si dovrebbe approfondire, ripassare, meditare. Poi…, poi, si farà, si vedrà, ma dire mai. O Roma o…

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La recente riforma previdenziale introdotta dal governo Monti non ha (ovviamente) accontentato nessuno, anzi, in molti si chiedono come mai i tagli sono partiti dal basso senza nemmeno sfiorare i trattamenti di privilegio come certe pensioni erogate a

certi parlamentari. Ma questa è la politica... .

Il nuovo anno non ha certamente avuto un buon inizio per le categorie deboli come i pensionati e gli invalidi.Nel mese di gennaio l’Inps ha pubblicato la circolare contenente i limiti di reddito per il diritto a determinate prestazioni scatenando il panico tra gli invalidi civili totali (al 100%) che si erano visti considerare il reddito

familiare anzichè quello personale ai fini del diritto alla pensione di inabilità (per circa 280 euro mensili). Il pasticcio tecnico si risolve con una brusca retromarcia ed un telegrafico messaggio dell’Istituto. Scampato pericolo!Febbraio, al contrario, porta direttamente buone nuove per tutti quei cittadini che sono stati autorizzati ai versamenti volontari prima del 1993 e per altre categorie che vedremo di seguito.Per loro l’Inps aveva riservato un trattamento di riguardo.Con l’entrata in vigore della riforma Fornero, a partire dal 2013 sono stati introdotti nuovi requisiti per l’accesso a pensione sia per vecchiaia che per anzianità (adesso chiamata anticipata).L’Inps, con una circolare successiva alla pubblicazione della nuova legge aveva stabilito che anche in presenza di particolari condizioni contributive (ci riferiamo alle deroghe introdotte dalla riforma Dini del 1992) si dovessero comunque rispettare i nuovi e più aspri requisiti ovvero aver maturato 20 anni di contributi e raggiunto l’età anagrafica (nel 2012 almeno 62/63 anni per le donne, 66 anni per gli uomini).Il riferimento riguarda le seguenti categorie di lavoratori:a) Lavoratori che al 31 dicembre 1992 hanno maturato i requisiti di assicurazione e di contribuzione previsti dalla normativa previgente (15 anni o cosiddetti quindicisti);

b) Lavoratori ammessi alla prosecuzione volontaria in data anteriore al 31 dicembre 1992;c) Lavoratori dipendenti che possono far valere un’anzianità assicurativa di almeno 25 anni e risultano occupati per almeno 10 anni per periodi di durata inferiore a 52 settimane nell’anno solare.Per rendere meglio l’idea facciamo l’esempio del lavoratore che ha versato 15 anni di contributi al 31.12.1992 maturando negli anni a venire l’età pensionabile con diritto al relativo trattamento. Diritto peraltro garantito dalla riforma Dini (quindi con 15 anni di contributi ma con una maggiore et anagrafica) e mai abrogato o modificato dalle leggi di riforma del sistema previdenziale introdotte negli anni successivi. Nel 2012, con la pubblicazione della riforma Fornero l’Inps ha pubblicato alcune circolari interpretative (tra cui la numero 35 del 2012) che, di fatto hanno incluso anche questi soggetti tra coloro che avrebbero dovuto maturare i nuovi requisiti per accedere alla pensione di vecchiaia (almeno 20 anni di contribuzione con almeno 62/63 anni di età).

A quasi un anno dalla pubblicazione della circolare, visto l’ennesimo palese errore commesso dall’Inps ecco la retromarcia del Ministro del Lavoro che ha costretto l’istituto, su pressione dei sindacati, a rivedere le sue posizioni in merito. Infatti con la pubblicazione della circolare n. 16 dell’1.2.2013 devono ritenersi tutt’ora valide le deroghe previste dalla “Riforma Dini”.La nuova interpretazione dell’Inps

rimette quindi in gioco chi ha maturato i 15 anni di contribuzione al 1992 o chi si trova in una delle condizioni elencate in precedenza. In molti casi chi sta versando i contributi volontari per raggiungere il requisito dei 20 anni dovrà subito rivedere la propria posizione assicurativa al fine di verificare quali siano i requisiti attuali sulla scorta del nuovo orientamento.L’auspicio che siano restituiti loro i contributi versati inutilmente (dopo la maturazione dei 15 anni) a causa dell’incertezza del proprio diritto alla pensione per palese errore dell’Inps.

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E’ un momento di crisi insolita, di recessione e anche non volendo si fanno paragoni con tempi passati, quando eravamo poveri, così dicono… Poveri? La vita era modesta, semplice, mai noi non ci sentivamo poveri. Se poveri,come dicono, lo eravamo senza saperlo, i paragoni col presente si possono anche fare, ma solo alla fine. La vita nel passato: usanze, mille realtà che non ci sono più, un ricordo, un documento. Si viveva modestamente, lo ripeto, ma non da poveri, poveri nel senso di privati di qualcosa, eravamo contenti di quello che c’era. Parlo di commercianti, impiegati, artigiani,operai, insegnanti.I giovani non crederanno ai miei racconti. Le case erano tutte nel centro, fuori c’era la campagna, i contadini, gli orti. Case concentrate senza spazi: una grande cucina cuore della casa, un salotto buono poco vissuto, una o due e camere da letto; in molte case non c’era il bagno e neppure il riscaldamento, salvo eccezioni. C’era però l’acqua e la luce elettrica, un bel progresso rispetto al passato dei genitori e dei nonni. In cucina c’era il gran camino non ancora distrutto, ma gia sostituito nell’uso dalla cucina economica, caricata a legna o a carbone, vera rivoluzione di quegli anni: cucinava, riscaldava, aveva il forno, offriva acqua calda e asciugava i panni. Allora non c’erano lavatrici, il lunedì passavano le bucataie, contadine che lavavano i panni nella conca con la cenere, caricavano le balle sul ciuco aiutate dai garzoni, non c’era il frigo, la spesa si faceva ogni giorno; per un po’ di ghiaccio, un lusso dei giorni più caldi, in Ruga c’era Sandrina detta la Diacciaia, che vendeva ghiaccio a pezzi, ghiaccio naturale della valle del Reno, che conservava, bene prezioso, avvolto in una balla nel sottoscala.D’inverno, davanti alla cucina economica, in un catino o in una vasca mobile, facevano il bagno i bambini. Le camere da letto erano fredde, ma i letti si scaldavano coi trabiccoli dove si appendeva un caldano pieno di braci accese che davano calore e un grande piacere. Non usavano i piumoni, ma i coltroni pesanti, caldi se imbottiti di lana, freddi se di cotone.Si viveva molto in cucina, in cucina la mattina arrivava la lattaia con la bombola del latte e il misurino, se c’era bisogno dava anche una puntura, dopo aver bollito la siringa nella scatoletta di alluminio. Ma per ogni emergenza, giorno e notte c’erano infermieri disponibili come Ortensia o il Nardini.Il dottore veniva a tutte le ore, bastava chiamarlo.Alle dieci arrivava la posta, il postino suona sempre due volte? No, ma passava due volte, due volte al giorno, batteva il picchiotto e gridava:-Posta!- Il postino della mia infanzia e della prima giovinezza si chiamava Pietro, anzi Pietrino,era molto piccolo, camminava con un borsone di cuoio enorme pieno di posta, il borsone davanti e lui spostato indietro, un personaggio incredibile, ma non ridicolo, come poteva apparire:

Pietro sentiva il suo impegno, lavorava con grande dignità.Dopo arrivava il rocciaio col carretto di legno e la granata di stipa. Il rocciaio suonava una trombetta di ottone, la gente scendeva col secchio che conteneva spazzatura e pochi altri residui, niente di inquinante.Il rocciaio, detto anche spazzino, poi netturbino, oggi operatore ecologico il carretto lo rovesciava poi al monte lungo la Pescia, la prima piena portava via tutto. Nel tratto urbano i monti della roccia erano due, uno in Bareglia, l’altro in Duomo all’altezza della passerella che allora non c’era.La vita a Pescia era tutta vissuta fra casa, lavoro e rapporti con gli altri: non c’era la Tv, usavano le veglie per fare due chiacchiere, ascoltare la radio, mettere un disco, giocare a tombola.C’erano molti teatri a Pescia e dintorni dove si poteva assistere a piacevoli commedie, opere liriche e dove si poteva anche ballare.C’erano anche le chiese, molte chiese, più aperte e più frequentate di oggi, secondo un rituale antico di tradizione e di fede.Ricordo che le persone anziane andavano alle prime messe, i giovani a quella di mezzogiorno. L’uscita della messa di mezzogiorno, sia dal Duomo che dalla S.S..Annunziata, era un evento: i fedeli della Nonziata, chiamiamoli così, dal Cantino Del Vaso passavano in piazza grande dove c’era il passeggio, chi abitava in piazza apriva le finestre,

si affacciava:-Esce la messa!- L’uscita della messa era un evento e l’ occasione per vedere uno spettacolo di socialità e anche di eleganza: amicizie, simpatie, frequentazioni, amori e anche buon gusto. Sì perché allora i vestiti li creavano le sarte secondo i suggerimenti della cliente con risultati originali e piacevoli a vedersi. Ognuno pensava il suo vestito, lo creava con la fantasia, lo suggeriva alla sarta. Le sarte in genere erano brave per scuola e tradizione. C’era anche qualche sciupamestieri ma non aveva vita facile.

Un fatto in particolare, che oggi fa piacere ricordare, testimonia il gusto in un momento difficile: nel dopoguerra, con l’arrivo degli americani, i “liberatori”,dopo cinque anni si rividero saponette, cioccolate, formaggio, carne in scatola, pane bianco e coperte di lana militari!Cinque anni di guerra sono tanti, chi non li ha vissuti non può capire.Grazie a queste coperte, dopo anni di stoffa fredda e pesante detta“ tipo” e di giubbe rivoltate, molti si fecero il cappotto di lana: pochi in grigioverde, signore e signorine eleganti fecero tingere le coperte da Manoni in marrone, nero, mortellaccio, blu! Questi cappotti con colli di pelliccia, magari di coniglio, al massimo di volpe rossa o con sciarpe colorate erano davvero belli e caldi!Con l’arrivo degli Americani e la fine della guerra esplose anche la voglia del ballo: si ballava ovunque: al Pacini ,al Garibaldi, alla Pubblica Assistenza, al Manzoni, al Silvio Pellico. Tutti ballavano volentieri, la gente aveva voglia di divertirsi.

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RISOTTO ASPARAGI E PECORINO TAGLIATELLE ACCIUGHE E MOLLICA

GUIDA AL PRATO VERDE Ecco tre regole per la buona gestione del tappeto erboso:1) Irrigazioni abbondanti ma non troppo frequenti (stimolare le radici ad esplorare gli strati profondi del terreno in modo da rendere il tappeto più resistente agli stress soprattutto in estate);2) Seguire la regola di 1/3. Non tagliare mai più di 1/3 della lamina fogliare (es. foglia di 9 cm non tagliarne mai più di 3 cm). Avrai così un tappeto più verde, compatto e meno stressato;3) Evitare le concimazioni troppo ricche di fosforo, stimolano la proliferazione delle infestanti in particolar modo POA ANNUA.Con queste semplici regole avrai un prato più sano, gradevole e resistente! L’ufficio tecnico di Flora Toscana è a disposizione per la corretta gestione del tuo tappeto erboso, controllo erbe infestanti, impianto di irrigazione, alberi e siepi.

Ha debuttato a New York presso Casa Zerilli-Marimò lo spettacolo Pinocchio. Storia di un burattino di e con Massimiliano Finazzer Flory, con danza contemporanea e musica dal vivo. Tra gli attesi invitati Susan Sarandon, Shirin Neshat, Antonio Monda, Jovanotti, Alessandra Ferri, Tommy Hilfiger. La tournée proseguirà ad Hartford, Boston, Chicago, Philadelphia, Washington al prestigioso Kennedy Center, Houston. Dal mese di giugno ad ottobre lo spettacolo sarà in altri 10 Stati. Lo spettacolo, realizzato anche con la collaborazione e il patrocinio della Fondazione Carlo Collodi, rappresenta il teatro di prosa per gli eventi del 2013 – Anno della Cultura italiana negli Stati Uniti. Il Ministero degli Esteri, sostenuto dalla rete degli Istituti Italiani di Cultura, è il referente principale di tutta l’iniziativa. Per la Fondazione Collodi è motivo di grande soddisfazione

l’apprezzamento generalizzato sia delle istituzioni sia del pubblico, e il favore che questo spettacolo basato sul testo originale italiano del Collodi sta incontrando negli Stati Uniti, dove l’adattamento di Walt Disney, pur pregevole, ha

dilagato rischiando di cancellare la ricchezza e la molteplicità di contenuti e “letture” di Pinocchio, oltre ad offuscare nel pubblico la consapevolezza delle origini letterarie e culturali, italiane e toscane, del burattino collodiano.Il 13 aprile a Collodi verrà conferito a Massimiliano Finazzer Flory il Premio Lions-Pinocchio di Collodi 2013 giunto alla sua undicesima edizione. Questo premio gli viene

assegnato in quanto il suo lavoro promuove e valorizza in tutto il mondo il personaggio di Pinocchio nella sua essenza italiana e toscana.

Ingredienti (x 4.p.): 300 gr di asparagi, 200 gr di riso integrale, 1 cipolla, 1 dado, Olio extravergine d’oliva, 40 gr di pecorino sardo stagionato

Procedimento: Lavate gli asparagi e fateli cuocere, l’ideale è al vapore. Nel frattempo preparate il brodo, facendo sciogliere il dado in un pentolino d’acqua. In una padella versate l’olio e fate soffriggere la cipolla. Quando è dorata fate cadere a pioggia il riso integrale, mescolando. Fatelo cuocere per 15-18 minuti aggiungendo man mano il brodo e verso la fine, quando è al dente, unite i gambi degli asparagi a rondelle e le scaglie di pecorino. Mescolate e decorate il piatto con le punte.

Ingredienti (x 4p.): 6 acciughe 25 gr. di pinoli, mollica di pane q.b., 3 spicchi d’aglio, prezzemolo q.b., 400 gr. di tagliatelle, olio extravergine d’oliva q.b., 1 peperoncino, sale q.b.

Preparazione: Soffriggete l’aglio in una padella contenente mezzo bicchiere d’olio ed aggiungete il peperoncino tagliato a pezzi. Togliete poi gli spicchi di aglio e versate le acciughe pulite e spinate, i pinoli ed il prezzemolo tritato. Lessate la pasta ed intanto tostate la mollica di pane in una padella con un cucchiaio d’olio. Scolate le tagliatelle e versatele nella padella del sughetto e la metà della mollica tostata. Mescolate la pasta facendola saltare in padella per un minuto e servite aggiungendo in ogni piatto la mollica restante.

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Nei giorni della vendemmia il contadino Natali chiamava dei rinforzi, i quali erano due o tre compagni di scuola del suo figliolo Moreno. Per ricompensa li faceva sedere a tavola a mezzogiorno e gli dava patate lesse e baccalà e pane quanto ne volevano. L’usanza che il vignaiolo chiedesse rinforzi in quei giorni era molto diffusa, e i ragazzi non si lasciavano scappare l’occasione, attratti dalla prospettiva di stare qualche giorno in mezzo ai campi col paniere in mano e l’uva in bocca, in attesa di un desinare da scoppiare, che a casa loro se lo sognavano. So che se il raccolto era stato abbondante e l’annata prometteva vino buono, a fine vendemmia molti contadini invitavano gli amici, quelli grandi, a una cena di ringraziamento. La stessa cosa la facevano i contadini che avevano portato le olive a frangere, e la cena veniva imbandita nel frantoio, a fine spremitura. Devo aggiungere un’altra celebrazione con parecchi invitati, ossia quella che riguardava

l’uccisione del maiale, cosa che mi va poco a genio, a dire il vero, e se l’ho rammentata è perché una volta, come riferisce un autore toscano, successe un fatto curioso con un contadino tirchio e un amico furbastro. Ora vi racconto come andò. Il contadino (l’ho già detto: era tirchio) non aveva proprio alcuna voglia di invitare amici e parenti a mangiare braciole, e allora chiese consiglio a un amico fidato, e costui glielo dette. Domattina, gli disse, vai in giro per il paese a dire a tutti quelli che incontri che durante la notte ti hanno rubato il maiale. Ma, mi raccomando, fatti vedere disperato e insisti: il maiale, il maiale, il maiale, rubato, rubato, rubato, stanotte, stanotte, stanotte. C’è un consiglio migliore di questo? Così l’indomani il contadino, come prima mossa, va a casa dell’amico e gli grida, afflitto e disperato, che nella notte gli hanno rubato il maiale. Bene, gli dice l’amico, devi dire proprio così. Ma me l’hanno rubato davvero, insiste l’altro. Ma certo, benissimo, continua in questo modo e vedrai che tutti ti crederanno. E il contadino a gridare che gli avevano rubato il maiale, e l’amico a dirgli che era perfetto, continua così. Bene, vorrei dire che a rubargli il maiale era stato proprio l’amico fidato. Questo è un caso che forse non s’è più ripetuto, mentre si ripetono sempre le cene nelle occasioni rammentate, e cene traboccanti e pesanti di vivande e di vino, vietate

a coloro che hanno lo stomaco delicato. Non c’era un commensale che non facesse

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onore alla tavola. A una di queste mangiate in frantoio (che si tengono a fine spremitura, gennaio, febbraio) era stato invitato (sicuramente per sbaglio) un bravo medico, il quale, come sentì l’odore della bruschetta, del sugo della pastasciutta, della zuppa, baccalà, fagioli, rosticciana, della fiorentina sulla brace, e vino rosso a fiumi, un liquorino e anche due e non so che altro, disse che chi vuol mangiare tanto deve mangiare poco. Che per caso gli abbia dato alla testa l’odore di quel bendidio? Nossignori, spiegò il medico: se a tavola si lascia un buco nella pancia, la vita si allunga e pertanto, campando di più, si mangia di più. Il discorso non fa una grinza, però fece rimanere il boccone di traverso a tutti quanti, e non basta. Il dottore tirò fuori dalla sua scienza addirittura un paio di regole dell’antica scuola medica salernitana, secondo la quale non bisogna bere troppo vino rosso sennò il ventre si restringe e si conturba, e, per quanto riguarda il cibo, in primavera i pasti devono essere parchi e frugali, in estate attenzione a non oltrepassare la misura, in autunno bisogna evitare certi frutti, mentre in inverno si può mangiare un boccone di più. Meno male. Però, disse a conclusione del suo intervento, bisogna tenere sempre presente che chi va a letto a pancia piena, tutta la notte si dimena. A rafforzare la tesi del dottore che le scorpacciate gonfiano la pancia intervenne un sarto, il quale raccontò una storia che aveva letto in un vecchio libro e che riguardava un suo collega di Milano. Vi riferisco quello che disse. Un sarto

aveva come cliente un signore altolocato a cui piaceva molto rimpinzarsi di cibi e di bevande, per cui si alzava da tavola con la pancia gonfia come un pallone, e allora chiamava il suo sarto e lo rimproverava per avergli fatto i calzoni troppo stretti, e ora me li devi allargare, ordinava il signore. Il sarto non era nuovo a questi rimproveri, e sapeva bene come comportarsi. Gli diceva sissignore e poi i calzoni non li prendeva neanche

in mano. Domattina, diceva, quando il nobiluomo avrà sbrigato le sue faccende corporali, la pancia si sgonfierà, indosserà i calzoni e come al solito mi dirà: <Bravo hai fatto un buon lavoro, ora sì che mi stanno a pennello>. Un altro dei commensali, forse il più vecchio di tutti, uno di città, anche lui volle dire la sua, e cominciò con la confessione che non aveva mai rubato la marmellata, che, come tutti sanno, era la birichinata preferita da tutti i ragazzi. Lui no, non aveva mai avuto la bocca dolce, e questo lo disse non con l’orgoglio di essere stato un ragazzino perbene, come Pinocchio alla fine del libro, ma con tanto dispiacere perché significava che in casa sua non potevano permettersi di comprarla. Però, aggiunse, mi sono rifatto più tardi durante gli, ultimi mesi di guerra. Andava infatti nel frutteto di Francesco Fabbri, sul poggio di Collecchio, e rubava (ma non era il solo) pere e pesche, e ne

mangiava tutti i giorni perché aveva una fame da lupo, ma era robetta poco consistente e ancora meno nutriente, per cui la notte si girava e rigirava nel letto a causa della pancia vuota. Ora, dice il cittadino, il dottore ha affermato che chi va a letto a pancia piena tutta la notte si dimena, ma, col suo permesso, vorrei aggiungere questo precetto che ho coniato io: chi va a letto senza cena, tutta la notte si dimena (e non so quale dimenamento fra i due sia il meno noioso e doloroso).

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3 marzo 2013. Durante le prime ore del mattino si faceva sentire ancora il freddo pungente dell’inverno; non si arrendeva a lasciare il posto alla giovane e vigorosa primavera che stava incalzando. Il cielo era limpido e nell’aria si sentiva l’allegro cinguettio degli uccelli, segno inequivocabile della Natura che si stava

risvegliando. Siamo partiti di buon mattino, quella volta con noi c’era anche Silvia, altra compagna di indimenticabili camminate e dimostrazione vivente che l’amore per la Montagna può fare miracoli... Già, perché Silvia, il 4 luglio 2009, durante un’escursione in alta Italia con un gruppo di amici, è stata colpita ad una spalla da un fulmine, grazie al cielo senza ucciderla, come invece è accaduto ad un altro ragazzo del gruppo, ben più sfortunato. Per favore, non

pensate che per questo la montagna sia cattiva o pericolosa. Sono fatalità che purtroppo possono succedere, né più né meno come accadono quotidianamente gli incidenti sulle strade o dentro le mura domestiche. E non pensate, vi prego, “perché andarsela a cercare?”. La vita stessa, di per se’, è un continuo, incessante,“andarsela a cercare”... L’incidente le ha lasciato segni fisici e morali profondi e indelebili. Nonostante questo, la sua passione per la Natura e per i Monti, l’hanno aiutata a combattere e a recuperare, così che nel giro di poco tempo aveva già nuovamente gli scarponi ai piedi, determinata a raggiungere la vetta della “sua”amatissima Pania della Croce. Silvia è una donna minuta, esile, eppure ha una forza interiore tanto grande da stupire chiunque. Non si demoralizza, ma lotta e nonostante il dolore che non le lascia mai un attimo di tregua, mai dalla sua bocca esce un lamento, ma affronta la vita con il sorriso sulle labbra ed è sempre la prima ad aiutare chi è in difficoltà. E’ un esempio da seguire, ed io l’ammiro tantissimo. Vorrei avere la sua pervicacia e la sua generosità.Insomma, quel giorno eravamo in quattro. Silvia, il Secco, Rufus ed io. Partenza da Pomezzana, frazione di Stazzema, piccolo e antico paese abbarbicato alle pendici della parete ovest del Monte Matanna. Il programma prevedeva un giro ad anello che, passando dal Rifugio Forte dei Marmi, dal Callare Matanna, dalla Foce del Pallone, ci avrebbe portati sulla vetta del Matanna e poi di nuovo, per un altro sentiero, a Pomezzana.Durante la settimana che si era appena conclusa aveva nevicato molto, fino a bassa quota e infatti, lasciato il paese alle spalle, abbiamo iniziato a camminare sul soffice manto bianco. Per la prima

mezz’ora è andato tutto bene. Pregustavo già il beneficio di una giornata che si preannunciava strepitosa. Ma più ci avvicinavamo al Rifugio Forte dei Marmi, più lo spessore dello strato di neve aumentava, fino a raggiungere, nei punti di maggiore accumulo, almeno mezzo metro. Niente di particolare, se le temperature fossero rimaste tipicamente invernali rendendo la neve consistente. Ma la temperatura, con il passare delle ore, cresceva esponenzialmente, tanto che al sole si poteva benissimo credere di essere già a primavera inoltrata, e la neve “allentava”, cioè si scioglieva gradualmente diventando, come si usa dire, “pappona”. Con la neve in quelle condizioni è molto difficile camminare. Le ciaspole, utili quando la neve è fresca e soffice e c’è bisogno di “galleggiare”su di essa, in questo caso non sarebbero state di alcun aiuto. Era troppo, davvero troppo inconsistente! Ad ogni passo i piedi sprofondavano di parecchi centimetri. A niente valeva pestare bene la neve nel tentativo di fare una base maggiormente compatta che avrebbe retto al peso del corpo durante il passo. Certo, in questo il Secco non aveva alcun tipo di difficoltà. E’ talmente leggero che le sue orme lasciavano lungo il percorso delle tracce appena percettibili. Silvia sprofondava leggermente di più, ma tutto sommato, anche per lei i problemi erano minori. Il problema, quel giorno, era tutto mio! La più pesante del gruppo, fiera di tutti i miei chili, con uno zaino peso accidentato sulle spalle... Poche volte, nella mia vita di escursionista, ho fatto tanta fatica come quel giorno. Ogni volta che provavo a fare un passo dovevo sfilare la gamba dallo strato di neve che mi arrivava fino a metà coscia... Una lumaca sarebbe stata molto, molto più veloce di me.Cercavo però di tenere duro, di stringere i denti ed andare avanti, per poter arrivare sul crinale e da lì godere lo spettacolo dell’abbraccio dei monti circostanti e della costa marina. Già prima di arrivare al Rifugio ci deliziavamo con la vista della Pania e del Procinto, con tutti i suoi Bimbi.La conformazione di questo monte è assai curiosa e particolare. Un torrione massiccio di dolomia calcarea, con la sommità leggermente convessa, dalla forma simile a quella di un enorme panettone, del tutto diverso dalle sue compagne Apuane. Le sue pareti strapiombanti, alte 150 metri dalla base, permettono l’ascesa solo ad alpinisti provetti, salvo una via ferrata, cioè un percorso attrezzato con cavi di acciaio e scalette ai quali

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tel. 0572 451976 451858 - fax 0572 453418 - e - m a i l : c o m m e r c i a l e @ f r a t e l l i g l i o r i . i t

TENDE ALLA VENEZIANA, TENDE DA SOLE PARA’, ZANZARIERE, AVVOLGIBILI E VENEZIANE.

assicurarsi tramite imbracatura e corde, sulla parete a sud.I Bimbi, invece, sono tre piccole guglie verticali, di fianco al Procinto e da lui separate dalla cosiddetta Foce dei Bimbi e si chiamano Bimbo Fasciato, Piccolo Bimbo e Bimba.Ariosto definì questo monte dalla forma bizzarra e dall’aspetto

inquietante“lo scoglio, ove il sospetto fa soggiorno”. E tante persone sono oggi e furono in passato, suggestionate dal bel panettone calcareo, tanto che non mancano, nemmeno per lui, leggende e fole.Una di queste, originaria dell’Alta Versilia, narra che tanti e tanti

anni fa, quando i mari erano percorsi dalle navi dei Pirati e dei corsari Saraceni che flagellavano le coste versiliesi uccidendo, rubando e distruggendo, un pescatore della zona decise di abbandonare la sua umile dimora per cercare salvezza per sé e per i suoi bambini in qualche antro ben nascosto nel folto dei boschi delle montagne.Dopo avere camminato a lungo verso le selvagge vette Apuane, i bambini, stanchi, chiesero al padre di potersi fermare per riposare un po’. Si addormentarono sotto un albero, mentre dal mare giungevano nubi minacciose di tempesta. L’albero, sotto la cui chioma riposavano i quattro, venne colpito da un fulmine, uccidendoli. Lo spirito della Montagna si commosse per quell’iniqua fine, e volle trasformare i loro corpi in roccia, così da renderli immortali. Il padre divenne il torrione del Procinto, ed i suoi figli i Bimbi.Pare anche che le grotte di Babbo Procinto custodiscano gelosamente tesori di inestimabile valore, sapientemente occultati dai corsari e dai pirati dopo le loro razzie, ma nessuno, fino ad oggi, è riuscito a scovare i preziosi nascondigli.Un’altra leggenda, invece, è legata all’interessante mondo vegetale che cresce in questa zona. Si narra infatti che un gran numero di botanici si recassero, in passato, sulla vetta del Procinto per raccogliere e studiare le specie di fiori che nascevano lassù, come ad esempio la Mandragora, più nota come Mandragola, della quale veniva utilizzata la caratteristica radice dalla forma antropomorfa alla quale si attribuivano poteri magici e afrodisiaci. Questa pianta doveva essere estirpata soltanto nelle notti di luna piena, e ci voleva un gran coraggio, perché ogni volta che ne veniva strappata una dalla terra questa emetteva grida insopportabili, talmente acute e terrificanti che il povero estirpatore avrebbe potuto morire dallo spavento. Se però la raccolta fosse andata a buon fine e la radice fosse stata ben conservata, avvolgendola in panni di lino bianco e rosso ad ogni nuova luna, questa avrebbe allontanato i mali della casa, guarito le fratture e curato dall’infertilità....Dimenticavo... quel giorno abbiamo desistito dal portare a termine il nostro anello. A malincuore, ma prima di giungere al Callare Matanna, valico tra il versante marino e quello garfagnino, considerato i tempi eccessivamente dilatati con i quali procedevamo (nello specifico, io), abbiamo dovuto prendere atto che procedendo oltre avremmo solo incontrato maggiori difficoltà, e così siamo tornati sui nostri passi, fermandoci sul prato soleggiato accanto al Rifugio, con la piacevolissima compagnia di Babbo Procinto e dei suoi bellissimi Bimbi.

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