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10/03/09 agricolo = rurale = 1ha = 10.000 mq 1 pertica milanese = 654,5 mq SISTEMA RURALE 1946 Amos Edallo la campagna si estende alla citt RURALISTICAEDALLO AMOS RURALISTICA URBANISTICA RURALE Genere: Libro Disponibilit: Non disponibile o esaurito presso l'editore Editore: ULRICO HOEPLI Pubblicazione: 01/1946 Numero di pagine: 372 Prezzo: 60,00 EAN: 9786001670046

Trovato su: http://eddyburg.it/article/articleview/2356/0/44/

Ruralistica - Urbanistica Rurale (1946)Eddyburg Urbanistica e pianificazione Testi per un glossario Urbanisti, urbanistica, citt Autore: Edallo, Amos Data di pubblicazione: 14.03.2005 19:36 Un interessante e non notissimo trait-d'union fra alcune petizioni di principio del Congresso INU 1937, e lo spirito progressista della Riforma Agraria degli anni '50. L'introduzione del volume Ruralistica, Hoepli 1946 (f.b.) PREMESSE LA RICOSTRUZIONE, ANCHE DAL PUNTO DI VISTA URBANISTICO DEVE INCOMINCIARE DALLA CAMPAGNA La ricostruzione, da augurarsi, si volger innanzi tutto a restituire la casa a chi lha perduta, cominciando dalle classi meno abbienti. Ma sar irrimediabile errore, urbanistico e sociale, se tale ricostruzione avr inizio nella citt, anche se col la guerra ha portato le maggiori distruzioni e, rovine. Se nella citt esistono individui che hanno perduto la casa, nelle campagne vi sono intere categorie che una casa vera e propria non lhanno avuta mai, cio non hanno mai goduto di unistituzione civile di vita e di lavoro. La metodologia del procedimento, nella ricostruzione, sar quella di partire dalle r a di ci della citt, che si diramano fino alle pi lontane localit rurali le quali arrivano vicendevolmente per notevole sviluppo urbanistico alla citt: la campagna che arriva alla citt, non viceversa. Partire con la ricostruzione dalla citt si. rivela quindi un fenomeno antinaturale e rappresenta un assurdo, anche se il ritorno alla citt o la corsa alla citt una forza in atto, travolgente ma folle che costituisce il maggior pericolo per la ricostruzione e la render senzaltro convulsa e caotica. Facendo arrivare allo spasimo, al suo eccesso il ragionamento, si potr asserire: costruiamo in maniera meravigliosa anzitutto le campagne e lasciamo per ora le rovine nella citt; rallentandone il rifacimento, porteremo un contributo essenziale al disurbamento ed allurbanistica. Fino a che i paesi rurali saranno peggiori dei quartieri operai, e cos le case, e le condizioni di vita del contadino peggiori di quelle delloperaio, parlare di disurbamento o di antinurbamento sar pura follia. Il problema rurale quindi urbanisticamente collegato a quello delle citt e non li si pu considerare indipendenti. Ci abbiamo premesso perch ci serva di monito e guida nel redigere le pagine di questo volume che si rivolgono particolarmente allavvenire e riguardano la trasformazione delledilizia come strumento organizzativo della futura riforma agraria.

PER LA CASA DEL CONTADINO. Ogni attivit umana si concreta nelledilizia che riflette le condizioni di vita delluomo e del suo lavoro e ne denuncia il grado di civilt. Cos lattivit rurale, la cui attrezzatura architettonica ed edile si presenta ancora poverissima. Eppure essa deve considerarsi come fulcro della vita di una nazione, la cui forza sicura e perenne viene pur sempre dalla terra, poich la terra non muore mai, non tradisce mai. La sua architettura, la sua edilizia sono dellordine naturale della vegetazione e si associano intimamente alla spontaneit del processo vegetativo, ripudiano (salvo casi eccezionali) ogni finzione costruttiva, ogni decorazione: tutto in esse funzionale. Questo termine, oggi di gran moda, che fa esaltare o rabbrividire i teorici dellarchitettura urbana, da secoli in uso praticamente nelledilizia, nelle opere e nel lavoro delle campagne, e le sue realizzazioni esulano da qualsiasi senso retorico, del quale in contrapposto troviamo spesso inquinata larchitettura cittadina espressa in unestetica che fa del funzionalismo soltanto un motivo decorativo, al pari del floreale o del liberty. Larchitettura rurale che i tempi ci hanno tramandata nata funzionale perch la natura imprime al carattere degli uomini che la servono una linearit ed una onest che sono ben lontane dall esibizionismo pseudo-stilistico della citt. Solo, questa architettura, questa edilizia della terra, questa organizzazione dei campi stata ed lenta nel rinnovarsi, nelladeguarsi ai tempi: essa ci giunta quasi come nata, cio funzionale solo rispetto ai sistemi agricoli antichi, di modo che, esatta e definita per altri tempi, non lo pi rispetto alle attuali esigenze del lavoro dellazienda e della vita del rurale. La casa il fulcro delle nostre osservazioni ed intendiamo col nostro studio giungere a risultati pratici e diretti che si colleghino ad un concetto assolutamente realistico, definito, indipendentemente da ogni altra considerazione, riluttante decisamente da ogni atteggiamento di carattere pietistico. Le nostre osservazioni nella scala del 25.000 (regioni e zone agricole), nella scala del 2.000 (agglomerati rurali), sullorganizzazione cellulare (azienda rurale) che rappresentano i passi del nostro studio saranno sempre in funzione di una riforma del trattamento e delle condizioni di vita del lavoratore, del bracciante salariato in particolare, al fine di dimostrare che le case rurali non debbono sorgere per gesti di carit, ma per una modificata economia nelle spettanze del contadino. Al concetto di carit si sostituisca quello di una solidariet civile che consideri il contadino su un piano partecipante al consorzio normale della societ. Il contadino non deve essere escluso dai benefici del progresso elargiti agli altri lavoratori: egli un lavoratore e devessere considerato e retribuito alla pari di tutti i lavoratori. Poich ovvio che sia proprio linsufficiente retribuzione che non gli consente economicamente un miglior tenore di vita, una casa sufficiente, ci proporremo di indagare quale sia il fenomeno che ritarda oltre lappagamento delle sue legittime esigenze, e la possibilit di pagarsi il giusto affitto di una casa, sul piano di quella che gi stata destinata - dagli Istituti delle Case Popolari - ai lavoratori delle citt. Allo stato attuale, la rendita dellorganizzazione agricola sembrerebbe non consentire ci, quindi per ottenere una soluzione del problema non pietistica e transitoria, ma realistica, si dovr arrivare ad una riforma agraria che si rifaccia a queste considerazioni: A) potenziare la produzione ed i redditi agricoli con sistemi di coltura razionale ed intensiva attraverso: un equo frazionamento delle propriet e delle affittanze, unefficiente meccanizzazione, un pi esteso uso del silos per la conservazione del foraggio (specialmente nelle medie e piccole aziende), la regolazione e lutilizzazione delle acque vecchie e nuove, un sistema di piantagione razionale degli alberi dalto fusto, e infine ladeguamento delle colture in base agli scambi internazionali intensificando le produzioni a carattere pregiato. B) Adottare per ogni zona agricola sistemi di conduzione coerenti con la natura del terreno, con preferenza per le forme imperniate sullaffittanza a diretti lavoratori, sulla mezzadria, sulla compartecipazione, sul sistema delle cooperative e, dove ci non sia possibile, sulla grande azienda (proprietario od affittuario non diretto lavoratore), dove per il contadino salariato abbia un trattamento pari a quello delloperaio e la sua abitazione venga finalmente disimpegnata dallambito dellazienda. (il contadino salariato deve vivere in una casa sufficiente, a lui destinata, situata in un paese, in un consorzio collettivo di vita civile: non sperso nella campagna e relegato in un cascinale). C) Diminuire i prezzi delle costruzioni attraverso una progettistica evoluta della casa rurale, dellazienda rurale, derivata da ben definite concezioni sociali e tecniche, dallo studio delle condizioni biologiche nella composizione attuale e futura della famiglia rurale. D) Instaurare uneconomia particolare delle case rurali autonoma rispetto al resto dellazienda. Pu essere difficile stabilire fin dora quale sar il rivoluzionamento delle colture e della produzione in vista di una riforma agraria. Essa dipender da condizioni post-belliche, le quali imporranno quellindirizzo naturale che la contingenza detter, per la tutela e la salvaguardia degli interessi nazionali in funzione internazionale. Tuttavia per, a priori, valutando la potenzialit produttiva delle diverse nazioni, si potr intuire, come prima ed approssimata conclusione, che la ricchezza della nostra agricoltura avvenire non sar legata al predominio delle nostre colture cerealicole, ma risulter dal suo graduale adattamento a colture nuove per prodotti pregiati (frutta, vite, ecc.) e dallintensificazione delle colture foraggere per una produzione prevalente di latticini e di carne da macello. Allo scopo occorrer aumentare lentit geometrica coltivata, ma occorrer innanzitutto: primo, instaurare un sistema razionale per la preservazione e la conservazione dei foraggi; secondo, difendere e selezionare gli allevamenti attraverso igienici sistemi di stabulazione; terzo, far dipendere da un perfetto sistema organizzativo il processo produttivo. I nostri propositi di potenziare le campagne collimano con i concetti fondamentali di conservare, attraverso al maggior utile che ne deriva (e che dovr spettare al rurale), gli uomini alla terra. La persistente emigrazione interna, il passaggio cio di uomini dallagricoltura allindustria dovuto alle cattive condizioni di vita del rurale. Attualmente perfino le zone rurali pi ricche sono soggette ad esodi considerevoli. In una provincia ruralmente ricchissima come quella di Cremona, la differenza tra emigrati ed immigrati fu per qualche anno di tremila persone, nonostante che quivi il reddito agricolo superi quello industriale, e lincremento della produzione agricola, per i provvedimenti tecnici

intervenuti, sia stato negli stessi anni ingentissimo: per il frumento di 160.000 Ql. (da 670.000 a 830.000), per il granoturco nostrano di 161.000 Ql. (da 1.021.000 a 1.182.000), per quello quarantino di 14.000 (da 37.000 a 51.480), per le barbabietole da zucchero addirittura di 275.000 Ql. (da 90.000 a 365.000), per il prato agricolo di 1 milione di Ql. (da 5.890.000 a 6.809.000). (Confronti tra la produzione del 1913 e quella del 1930). La causa quindi solo parzialmente da ricercarsi nellinsufficienza della campagna e nella sua scarsa capacit produttiva, e ci si comprende se si riflette che con i sistemi salariali in vigore il guadagno del contadino salariato quasi indipendente dal tenore produttivo della terra. Eccettuata la compartecipazione del granoturco e lallevamento del baco da seta, il salario per patto colonico valutato in quantit fisse, indipendentemente dal buono o cattivo raccolto: lefficienza produttiva non gioca nellinteresse del salariato. Se si vuole che il contadino salariato (che quello che generalmente emigra) rimanga legato alla terra, occorrer che buona parte delle risorse economiche, attualmente fuorviate in favore di categorie che alla terra danno solo il nome sui registri della propriet, venga riconosciuta di sua spettanza ed a lui rimessa; occorrer farlo partecipare direttamente, in una qualsiasi maniera, ai benefici dellincremento produttivo, cio metterlo in condizione che al miglioramento produttivo agricolo, che pu ancora verificarsi, corrisponda un miglioramento del suo tenore di vita. Ci posto ed a questo scopo, in zone dove non si ancora raggiunta la massima produttivit, questa deve essere appunto potenziata e dove (pochi casi) lefficienza massima stata raggiunta, essa deve essere assolutamente conservata. Ancora, la causa dellemigrazione del rurale va ricercata nelle maggiori possibilit che gli offre la citt di impiegare i membri della sua famiglia in industrie: in proposito si deve considerare che se in territori come quelli agricoli della Valle Padana non ci si deve augurare lintensificarsi travolgente delle attivit industriali (che sono da lasciare di preferenza a zone meno dotate in campo agricolo: zone asciutte od ingrate) la giusta ubicazione di qualche industria (specialmente industrie attinenti alla produzione agricola) non svilirebbe lorganismo o la purezza agricola della zona, ma contribuirebbe anzi alla agognata equiparazione della classe rurale con le altre classi lavoratrici. Evidentemente, a ci si potr arrivare solo attraverso lorganizzazione di un piano generale rurale-industriale, che ponga come presupposto lappagamento delle necessit vitali del lavoratore agricolo e specialmente del salariato, il quale non pensi oltre a disertare per i miraggi pi proficui del lavoro industriale della citt, e venga legato a questa benedetta terra ed alla campagna non solo dallamore, ma dal benessere materiale che sar reso possibile da una sua nuova organizzazione. Il concetto di bonifica della terra, nella sua semplice espressione di aumentare geometricamente gli ettari coltivabili di una nazione stato immediatamente capito. Quello della bonifica della vita e della casa del contadino trova la pi forte noncuranza, specialmente da parte di quei proprietari (conduttori o non), di quei conduttori non lavoratori che sono numerosi specialmente dove le terre offrono pingui prodotti e disertano dove le terre sono ingrate. In altre parole, esiste la grande azienda con proprietario, fittabile, e salariato dove le terre sono buone: esiste la mezzadria e tutte le forme comportanti i diretti lavoratori dove le terre rendono poco (sono sabbiose, asciutte, acquitrinose, ecc.). In generale la mancanza di un capitale, talvolta di un piccolo capitale privato che obbliga e soffoca le forze del lavoro, che le tiene relegate nel loro miserando stato. Eppure questa categoria di forti lavoratori sana e tenace potrebbe con una migliore educazione dirigersi da s, senza che si pongano altre inframittenze tra essa e la terra (attualmente due e talvolta tre). Gente capace di silenziosi e lunghi sacrifici, gente modesta ed onesta in generale, di fondamento morale, religioso, aliena da deviazioni e pervertimenti, questa gente costretta alla servit del lavoro obbligato per mancanza di un capitale. Solo lintervento legislativo dello Stato, coordinante la situazione sociale di tutte le categorie che producono, pu essere risolutivo al riguardo. lo Stato che deve attendere alla razionalizzazione delle attivit in modo che il tornaconto dellindividuo confluisca nel benessere della comunit. La casa lo specchio delle condizioni sociali di chi la abita. Il primo passo per migliorare le condizioni di vita del contadino la bonifica della sua casa, cio dargli i mezzi per averla e per conservarla. Occorre per vedere innanzitutto come essa deve essere costituita e costruita. La casa delloperaio gode oramai di una sua progettistica nazionale ed internazionale, ed in questo settore si conoscono indiscussi ed esaurienti studi tecnici ed economici. Cosa si pu contrapporre nel campo rurale ? Qualcosa di imponente e di vasta mole stato promosso per labitazione e lazienda delle bonifiche (Agro Pontino, Volturno, ecc.). Ma noi non intendiamo qui occuparci delle abitazioni di bonifica rurale, ma della bonifica delle abitazioni rurali, che concerne una massa enorme di abitazioni esistenti, interessa una parte preminente della popolazione, per cui la casa rimasta allo stato primordiale, il che comporta un sistema organizzativo altrettanto primordiale. Ledilizia attuale, come stato di consistenza e come sviluppo, diretta discendente dallantica. Ha raggiunto nelle varie regioni una particolare fisionomia che si collega agli usi di lavoro, ai tipi di coltivazione, ai sistemi di conduzione. Essa si fissata nel tempo su caratteristiche edili ed organizzative che hanno valori propri, pratici e concretissimi, ma in tema di civilt e di sviluppi tecnici e sociali da troppo tempo non ha fatto progressi, specialmente in paragone alle costruzioni ed allorganizzazione delle industrie ed alla tecnica costruttiva in generale. La casa rurale in particolare un settore di edilizia ancora estraneo ai progressi tecnici e non adeguata allandamento produttivo dellazienda agricola attuale, neanche nella misura nella quale si sono adeguate, in molti casi, le stalle, le attrezzature meccaniche e gli edifici che riguardano direttamente il lavoro. Tutto fermo, in contrasto stridente con un costume sociale che in continuo sviluppo e che agisce sullo spirito del contadino. Lorganizzazione famigliare rurale nella sua forma biologica e sociologica ha subito sensibilissime modificazioni. Come considerazione dei sistemi lavorativi in uso: anche se praticamente si allaccia allordine antico delle grandi categorie inerenti ai fondamentali tipi di conduzione, (lavorazione della terra a colonia con organizzazione famigliare delle parentele: la famiglia rappresenta ununit produttiva

completa e chiusa. in seno allo Stato, lavorazione della terra con lausilio di mano dopera bracciante salariata: lindividuo posto come unit lavorativa, indipendente dalla famiglia, rappresenta lorgano sociale), si tende allordine sociale moderno del lavoro libero (lavorazione della terra in comunit: il gruppo di lavoratori rurali che si erigono ad impresa cooperativa ne rappresentano lorgano sociale, lavorazione della terra attraverso lo Stato). Come riflesso spirituale derivante da modificati usi nei rapporti intimi della famiglia: A) Come riflesso dellemancipazione e della libert della donna di citt, la donna di campagna si liberata dalla acuta soggezione allautorit del padre prima, del marito poi. (il voi dalla moglie al marito quasi scomparso, e cos dai figli verso i genitori). B) Per maggior educazione e cultura nella scuola e nella vita: attraverso la radio, il giornale, i rapporti pi frequenti con i centri urbani, il contadino viene gradatamente liberandosi dal concetto tradizionale di lavoro obbligato. Egli si ribella allingerenza del conduttore nei suoi interessi famigliari, orienta la sua visione politica verso quelle forme di conduzione che pongono come premessa il lavoro della terra in proprio e momentaneamente (intanto che non pu arrivare a questo) si orienta verso le forme di conduzione pi progressiste. Inoltre procede con un senso nuovo e pi libero nellindirizzare lattivit dei vari componenti la famiglia verso le forme lavorative dellartigianato e dellindustria. A questo modificato senso si oppone il conduttore, il quale ancor oggi considera come sostanziale privilegio della sua casta il diritto di libert di cultura e di padronanza, mentre vorrebbe un contadino sottomesso ed allevato solo al senso del lavoro obbligato. C) Per apporto del progresso, attraverso ai mezzi di comunicazione e di trasporto che offrono la possibilit, specialmente ai giovani durante il periodo del servizio militare, di conoscere nuovi mondi e nuovi metodi e li istruisce a nuove invenzioni, a pi decenti sistemi igienici. In questo stato di parziale dualismo contrastante di condizioni materiali (in maggioranza ferme) e spirituali (in progresso) logico che i migliori, i pi audaci sognino di abbandonare il tetto antico per lappagamento delle loro migliorate esigenze in luoghi pi rispondenti al loro spirito (citt). I limitati redditi agricoli di certi periodi sembrerebbero essere lostacolo maggiore ed il motivo che tiene legato il rurale salariato alla sua miserevole condizione. La terra per ha anche dimostrato che pu rendere tanto da permettere a molti conduttori di fondi non diretti lavoratori di diventare essi stessi nel giro di poche generazioni i proprietari dei fondi da loro coltivati ed anche di altri. A ci non ha corrisposto generalmente, salvo casi estremamente meritori, un adeguato miglioramento delle condizioni civili di lavoro e di vita dei contadini, ci per carattere specifico di uneconomia privata imperniata sul tornaconto dellindividuo come lattuale in uso: anzi le costruzioni. che si rinnovano sono limitatissime ed il privilegio del miglioramento avviene solo in quei settori che imprimono al fondo un aumento del reddito dominicale. I fabbricati che si migliorano cos sono sempre le stalle, i silos, le case dei conduttori: mai o ultime le case rurali. Questo stato di fatto viene giustificato con motivi di pregiudizio (i quali non possono essere considerati con seriet) : che il contadino se la gode, che sta fin troppo bene, che un errore dotare la sua casa di certe comodit, che concedendogliele si creano degli spostati, che chi ha dotato la casa del contadino col bagno lha visto poi riempito di terra e seminato di patate, che chi ha rivestito le pareti della casa rurale di piastrelle in ceramica (che in citt si usano per i gabinetti di decenza) le ha viste rompere dal contadino che aveva necessit di piantare un chiodo, che il contadino non apprezza, che il contadino non merita. Oggi i veri spostati sono, vero, i contadini, ma solamente a causa delle loro pessime condizioni che non permettono loro di partecipare attivamente agli sviluppi del clima sociale e civile del mondo moderno. (Si ben riusciti a superare per le abitazioni operaie questi pregiudizi che pure in un primo tempo avevano, anche in questo settore, frenato le iniziative).

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I rapporti aeroilluminanti della citt applicati alla campagna generando mostri Milano il 2 comune agricolo dItalia. Il 1 Roma arboricoltura boschi superficie non arabile

SAF = Superficie Agraria e Forestale

SAU = Superficie Agricola Utilizzata

seminativi coltivazioni legnose agrarie prati permanenti e pascoli

orti familiari 55.000 aziende agricole in Lombardia SAF = 1.726.000 ha SAI = 971.000 ha Superficie Territoriale Regionale Superficie agricola totale SAU = ha 2.385.756 = ha 1.413.415 = ha www.censagr.istat.it

OVERSHOOTING = livello di soglia Dal 23/09/08 il pianeta non pi stato produttivo ed ha iniziato a consumare le scorte = AGRICOLTURA di RAPINA (ruba ai figli per nutrire i padri) RAPPORTO BRUNTLAND (1987) SVILUPPO SOSTENIBILE Our Common Future soddisfare i bisogni attuali senza compromettere la capacit delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni

STRATEGIA PAN-EUROPEA STRATEGIA TEMATICA per la PROTEZIONE DEL SUOLO (1999) Reg. Lombardia (2000): LINEE GENERALI DI ASSETTO DEL TERRITORIO LOMBARDO Suolo Ambiente Paesaggio L. 17 agosto 1942 n. 1150 legge urbanistica

Titolo II Disciplina Urbanistica capo I - Art 4

Livello Territoriale (1)

Livello comunale (2)

Livello attuativo (3)

L.r. 11/03/2005 n. 12

legge per il governo del territorio

Titolo II Strumenti di Governo del Territorio Capo I art. 12

(1) detto anche PIANO QUADRO orienta e coordina lattivit dei Comuni e delle Province PTR = Piano Territoriale Regionale es. PTPR = Piano Territoriale PAESISTICO Regionale LOMBARDITA = geometria delle coltivazioni es. PTCP = Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale ambiti agricoli criteri norme

Questi Piani sono antecedenti la L.12 e quindi sono tutti in via di adeguamento Valore agro-forestale dei suoli V. sito Prov. di Milano es. PTC = Piano Territoriale di Coordinamento V. marciteLa marcita una speciale cultura a prato permanente in cui lacqua di irrigazione, estratta dai fontanili a temperatura sempre costante e (dinverno) pi alta di quella esterna (+9/+129), scorre ininterrottamente sul terreno e ne impedisce il raffreddamento, permettendo allerba di crescere durante tutto lanno. Garantisce foraggio fresco tutto lanno (10-12 tagli contro i 6-7 dei prati tradizionali) e consente quindi, notevoli incrementi nel numero di capi bovini, con un conseguente sviluppo anche dellindustria lattiero-casearia. La data di nascita delle marcite da situare intorno al XII-XIII secolo ad opera degli Umiliati delle abbazie di Mirasole e Viboldone e dei Cistercensi di Chiaravalle. I monaci erano non solo proprietari, allora, di tutti i terreni a sud di Milano, ma anche conduttori dei fondi, e soprattutto controllori delle acque irrigue. Le acque provengono da un canale portatore o adacquatrice maestra a monte del campo e entrano in una serie di canaletti ad esso pependicolari detti adacquatrici o adacquatori; da questi lacqua trabocca andando ad irrorare con un velo continuo le porzioni di prato (ali) ricomprese tra i canaletti; lacqua viene raccolta a valle in fossi detti colatori che la convogliano in un capo-fosso, il quale a sua volta pu fungere da canale portatore per una nuova marcita secondo un modello che pu essere moltiplicato pi volte.

(es. per i parchi e le aree protette)

V. FontanileUna risorgiva, o fontanile, una sorgente di acqua dolce (a volte di origine naturale, ma pi spesso scavata dall'uomo) tipica della pianura padana. Solitamente il nome risorgiva preferibile quando l'affioramento naturale, mentre si parla di fontanile quando la sorgente di origine antropica. La sovrapposizione dei due termini deriva dal fatto che spesso i fontanili venivano scavati in aree gi interessate da risorgive. Si manifesta grazie alla struttura idrogeologica della pianura padana che, composta da terreni impermeabili principalmente argillosi, ferma le acque penetrate pi a monte attraverso terreni permeabili di natura ghiaiosa-ciottolosa e, per un gioco di differenti pressioni, tende a farla risalire verso la superficie. La pianura padana di tipo alluvionale cio formata dai detriti che i fiumi hanno trasportato e continuano a trasportare nel loro tragitto dai monti al mare. La possiamo dividere in almeno due zone: alta e bassa pianura. La prima, a ridosso della zona prealpina, formata da materiale grossolano in quanto i fiumi, ormai con pendenze ridotte, hanno perso parte della loro violenza e i materiali con dimensioni maggiori si depositano. Il suolo che si forma risulta perci molto permeabile, lacqua si infiltra nel sottosuolo e va ad ingrossare la falda sotterranea rendendo il terreno pi arido rispetto alla bassa pianura. Il questa seconda zona, infatti, i fiumi depositano materiali pi fini come argilla e limo, il suolo meno permeabile e lacqua tende a ristagnare. Il fenomeno delle risorgive legato alla diversa natura dei suoli: quando lacqua di falda raggiunge la zona di passaggio tra alta e bassa pianura incontra uno strato impermeabile e tende a riaffiorare.

Piani Comprensoriali di Bonifica

Piani di Indirizzo Forestali (2) PGT (in Lombardia sostituisce il PRG) composto da: Documento di Piano Piano dei Servizi Piano delle Regole = detta la disciplina duso, di valorizzazione e di salvaguardia delle aree agricole dgr n. 8/1681 del 29/12/05: modalit per la pianificazione Comunale GARANTIRE I PROCESSI DI SVILUPPO SOSTENIBILI futuro valorizzazione

V. Convenzione Europea del Paesaggio (Firenze 20 Ottobre 2000)http://www.darc.beniculturali.it/ita/normativa/doc/convenz_europ_palombi.doc

Il Piano deve ANTICIPARE il FUTURO per impedire deviazioni ----------------------------------------------------------- O -----------------------------------------------------DOMANDE del PIANO come si individua? Come si definiscono e caratterizzano gli ambiti agricoli? Come si definisce il valore agro-forestale? Come si riconoscono le emergenze per orientare .?

BOOK B SISTEMA RURALE RISORSE

PATRIMONIO

PAESAGGIO

OCCUPAZIONE

AMBIENTE

VARIAZIONI POTENZIALITA STATO DI FATTO CRITICITA POLITICHE E PREVISIONI DI PIANO 24/03/09 (da appunti Lorenzo) Sistema rurale: vulnerabile poich pu essere intaccato da altri soggettiIndirizzi di sviluppo sostenibile

GUIDA EUROPEA 1949 - CONSIGLIO DEUROPA (intergovernativo) - Democrazia - Diritti umani - Regole normative per tutti gli Stati - Pianificazione sostenibile Sede a Strasburgo 1970 Rapporto Flaming (?): CEMAT - Qualit della vita e del benessere - Paesaggio e valori culturali SVILUPPO SOSTENIBILE LOCALE Hannover 2000 - 3 Conferenza Europea sulle Citt e Comuni Sostenibili - Riconoscere e capire gli elementi da valorizzare - Migliorare e minimizzare le reti di trasporto e di energia - Rapporto citt-campagna - Patrimonio rurale come patrimonio di sviluppo - Equilibrio, trasformazione e conservazione - Pubblico e pianificazione percepita soggetto attivo SOSTENIBILITA ECONOMICO tutte le fasce devono avere un ritorno 2003 Lubiana: implementare i concetti + culturale = non deve cancellare gli usi e i modi della cultura GUIDA DEL PAESAGGIO PATRIMONIO RURALE: elementi materiali che relazionano nel corso della storia con il territorio materiale Segni tangibili paesaggio modellato dallagricoltura Beni mobili legati allagricoltura Politiche e tecniche SOCIALE per tutte le fasce ECOLOGICO compatibilit ambientale

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PROGETTO COSA: relazioni dellagricoltura su cosa concentrarmi 1) PERCHE COME INDAGARE 3) 4) 5) 6) 7) IDENTIFICAZIONE: elementi del patrimonio CLASSIFICA: dipendono dalle domande; linee guida RELAZIONI E MUTAMENTI PATRIMONIO E SVILUPPO VALUTA (?)

salvaguardia sviluppo e riuso

31/03/09 SISTEMA RURALE 1) COSA 2) LABORATORI 3) INDICATORI MATERIALE Patrimonio rurale

comunit umana territorio tempo

1) progetto: - cosa? - perch? - per chi? 2) Area = confine entro cui intervenire; suddivisione del territorio, collegamento con altre realt 3) Identifica 4) Classifica 5) Relazioni e mutamenti = tra elementi, paesaggio edificato 6) Patrimonio e sviluppo 7) Valuta ELEMENTI DEL PATRIMONIO indagine 1) PAESAGGIO valutazione aspetti positivi (culturali) aspetti negativi (elettrodotti)

2) EDIFICI 3) COLTIVAZIONI E PRATICHE COLTURALI 4) ALLEVAMENTO

1) PAESAGGIO a) organizzazione spaziale (aperto, , ) b) paesaggi agrari c) punti di riferimento (positivi o negativi) d) vie di comunicazione a) vista dallalto per visione completa: Osservare Scegliere dei punti di riferimento (es. bosco, argine, ritocchino,) Comprendere Indagare Valutare 2) EDIFICIO = qualunque struttura permanente che abbia 2 muri e un tetto (da Guida Europea) Punti di riferimento edifici ed eventuali interazioni

Tipi di edifici: Pubblici Fattorie Artigianato Accessori Storici

in Italia improbabile usare uno solo di questi criteri di catalogazione

L'Abbazia di Viboldone situata nel territorio comunale di San Giuliano Milanese, in provincia di Milano.

V. Abbazia di Viboldone

Per la bellezza della sua architettura e dei suoi affreschi trecenteschi uno dei pi importanti complessi medievali della Lombardia; fu fondata nel 1176 e completata nel 1348 dagli Umiliati Benedettini Olivetani (successivamente soppressi dal governo austriaco e costretti ad abbandonare l'abbazia), un ordine formato da monaci, monache e laici che, attorno all'attuale Chiesa, conducevano vita di preghiera e di lavoro, in particolare fabbricando panni di lana e coltivando i campi con sistemi di lavorazione assolutamente innovativi. La facciata a capanna, con tessitura muraria in mattoni a vista, solcata da due semicolonne che la tripartiscono, con decorazioni di pietra bianca. Fu completata nel 1348 con una facciata a capanna, caratteristica per le bifore aperte sul cielo. Il campanile, a cono cestile, si innalza sopra il tiburio della chiesa, secondo la tradizione cistercense. Esso richiama l'impianto cromatico e decorativo della facciata, con cornici in cotto e archetti alla base delle bifore e delle trifore sormontate da oculi. La sobriet degli elementi architettonici allinterno della chiesa la farebbe dire quasi spoglia, se non fosse la decorazione pittorica che la ricopre per buona parte a rivestirla di luci e di colori. Limpianto della chiesa a sala rettangolare, a tre navate di cinque campate ciascuna, inquadrate in archi trasversali a sesto acuto. Prima campata in stile romanico e le successive, realizzate nel corso del '200, in stile gotico con colonne in cotto che sorreggono alte volte a crociera. La chiave di volta, al centro delle crociere, circondata da spicchi racchiusi in un cerchio, con i colori dellarcobaleno, segno dellamicizia di Dio con gli uomini. Le colonne che scandiscono le navate sono in laterizio,

V. porcilaia

Porcilaia della Cascina Bettole di Trecate

Gli edifici che compongono la cascina Bettole sono disposti attorno al cortile centrale, l'antica corte, su cui prospettano da una parte le abitazioni e, dall'altra, le stalle e la porcilaia. Quest'ultima una notevole costruzione che presenta, al centro della facciata, un bel rosone all'interno del quale compare la data 1871. Accanto alla porcilaia, presso il muro di cinta esterno, vi la ghiacciaia, caratteristica costruzione rotonda in mattoni utilizzata per conservare prodotti che il caldo estivo avrebbe potuto deteriorare.

GLOSSARIO: RICONOSCERE = dare un significato Valorizzazione diretta e indiretta = sul contesto o sul sistema RESTAURARE = non pu comportare azioni irreversibili RICONVERTIRE = a nuovo uso mantenendo la riconoscibilit RINNOVARE = riportare in vita mantenendo la riconoscibilit RISTRUTTURARE = .

Segnare i coni ottici delle foto V. SIT (Sistema Informativo Territoriale) della Regione Lombardia V. DUSAF www.cartografia.regione.lombardia.it http://www.ilgiornaledellarchitettura.com/index.asp.

V. Stararchitects il giornale dellarchitettura

V. Quando il nostro patrimonio diventa un cesso di Pierino Esposti 07/08/2002 http://www.aczivido.net/borgogig/cessocchio.php?PHPSESSID=ea6a74757f2869Quando il nostro patrimonio diventa un "cesso"

di Pierino Esposti - 07.08.2002 Ancora oggi, ma per quanto ormai? la chiesetta di Occhi si erge solitaria su un cucuzzolo di terra invaso da selvaggia vegetazione ed alti alberi che la soffocano nel bel mezzo della pianura sangiulianese. Davanti lo sterrato di una stradetta abbandonata, ultimo rimasuglio dell'antica via romana "Aemilia" e poco pi in l il gruppo di edifici rurali sorti sul luogo del cambio di cavalli sempre all'epoca di Roma. Tutto intorno grava un silenzio pesante. Non lasciatevi per sviare da questo presunto quadretto "bucolico" perch in quel luogo avvenuto un omicidio e la vittima, da parecchi decenni, proprio lei: la chiesetta. La sua morte lenta, un'agonia tremenda a testimonianza del lato peggiore e ripugnante a cui pu arrivare l'uomo. Saccheggiata delle sue opere, distrutto l'altare ed al suo posto un camino rudimentale, lordata di escrementi umani, masserizzie, risultato di anni di abbandono da parte degli uomini "civili" che hanno lasciato il campo alla feccia. Inutile risultato il paziente e faticoso lavoro di ripulitura della piccola navata, di ricollocazione della porta d'ingresso con chiavistello, di sistemazione provvisoria delle tegole, di controllo amoroso da parte dell'Associazione Culturale Zivido. Inutile stato anche il tentativo di far intervenire alcune Autorit preposte alla tutela del patrimonio, cos come senza esito si dimostrato il tentativo di sensibilizzare sponsor per il suo recupero. Per carit! qui non si traggono profitti, la chiesetta di Occhi solo un bruscolino di storia e di arte di cui l'Italia invasa. Ma a San Giuliano Milanese questo "bruscolino" rappresenta un patrimonio immenso che non possiamo permetterci il lusso di ignorare e soprattutto di perdere. Il tetto ormai crollato in buona parte portando con s la sommit di una parete, mentre una enorme trave poggia pericolosamente sulla parete dirimpetto, proprio quella dove sono stati scoperti dall'Associazione alcuni affreschi (due addirittura sovrapposti) che tanto dicono o potrebbero dire sulla storia dell'edificio sacro insieme alla misteriosa scritta apparsa sul timpano interno della facciata. Quale sorpresa, poi, nel vedere la discarica materializzatasi in poco tempo intorno alla chiesetta: sedie d'ufficio, vetri d'ogni sorta, batterie d'auto, lastre infarcite d'amianto, parti d'auto demolite, ciclomotori, macchinari e per finire, a poche decine di metri sulla stradetta verso la cascina Selmo, un gran cumulo di veicoli semisfasciati. Una soluzione immediata potrebbe essere quella di acquistare i pochi metri quadrati del cucuzzolo, cingerlo di un'alta protezione ad impedimento dei vandali e procedere poi a ripulire l'intera area in attesa di elaborare il progetto necessario per recuperare l'edificio. La propriet faccia un gesto generoso a riparazione dell'incuria verso un edificio religioso; le centinaia di realt industriali sangiulianesi, almeno per una volta, si uniscano dando ognuna un piccolo obolo. Poche migliaia di euro per impedire che il patrimonio di Occhi continui ad essere quello che : un cesso.

MISURE PER LO SVILUPPO LOCALE SOSTENIBILE 1) Contenere il consumo di suolo 45% il limite max della rigenerazione del suolo tutti gli utilizzi della risorsa a fini urbani (residenziali, produttivi, commerciali, infrastrutturali) che ne determinano una riduzione di disponibilit quantitavia e qualitativa 2) Impermeabilizzazione del suolo

3) Frammentazione per via del sistema infrastrutturale 4) Consumo del paesaggio agrario e del patrimonio rurale V. tavola delle superfici e del suolo Superficie territoriale Superficie urbanizzata (SU) Superficie urbanizzabile (SE) PLIS

ZTO Zone Territoriali Omogenee

zone A zone B (tranne BV) zone C zone D

zone E (solo EZ) zone F zone G (tranne GV) zone H

07/04/09 Paesaggio agrario: 1) come? quando? perch? 2) Laboratori

paesaggio

organizzazione spaziale paesaggi agrari punti di riferimento indagine valutazione aspetti positivi aspetti negativi

paesaggio

PAESAGGIO indica una determinata parte di territorio, cos come percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dallazione di fattori . V. maggese

Il maggese la parte di un campo lasciato a riposo o a pascolo, senza alcuna coltivazione. La tecnica della rotazione utilizzata principalmente in aridocoltura e negli avvicendamenti colturali. Il maggese rappresenta un'annata di "riposo" del terreno con lavorazioni periodiche capaci di tenerlo pulito da erbe infestanti e contemporaneamente mosso in superficie. La sua forma pi classica prevede quattro lavorazioni del terreno (arature) che si susseguono, distanziate di circa 45 giorni, da marzo fino ad agosto, e possiedono profondit variabile: molto leggera l'ultima e pi profonde invece la prima e la terza. Dalla raccolta della coltura precedente sino alla prima lavorazione nasce e si sviluppa durante l'autunnoinverno una vegetazione spontanea la cui produzione di erba pu esser sfruttata per l'alimentazione animale. Gli effetti del maggese sono vari:

limitazione delle perdite di umidit per evaporazione; mineralizzazione della materia organica; contrasto efficace alle erbe infestanti. Maggese viene dal latino Maius (maggio). Era, infatti, in quel mese che in epoca medievale si era soliti dissodare il campo.

V. centuriazione romana (cardo, decumano, limites centuria)La centuriazione romana lo schema urbanistico geometrico di una pianta di una citt o di un territorio agricolo, che veniva tracciato, con l'aiuto di una riga e una squadra, in ogni nuova colonia dove i Romani si stabilivano. Vi furono diversi schemi e variet di sistemazioni adottate. Lo schema pi diffuso fu quello dellager centuriatus. Lagrimensore, dopo aver scelto il centro della citt (umbilicus) tracciava per esso due assi stradali perpendicolari tra loro: il primo di direzione est-ovest, chiamato "decumano massimo" (decumanus maximus), il secondo di direzione nordsud, detto "cardo massimo" (cardo maximus). Dopo aver delimitato la citt si prolungavano queste due strade per tutto il territorio agricolo circostante passando per le quattro porte praticate nelle mura della citt.

V. campi aperti (non recintati e destinati al pascolo)

V. quinconceIl quinconce la disposizione di cinque unit nel modo in cui tipicamente raffigurato il 5 sulla faccia di un dado o su una carta da gioco. Il nome deriva dal Quincunx della monetazione romana. dal latino quincunx -uncis (maschile), composto di quinque (cinque) e uncia (oncia, la dodicesima parte). Il termine indica perci i 5/12 di un intero qualsiasi In agricoltura la piantagione a quinconce una disposizione delle piante messe a dimora ai vertici di ideali triangoli isosceli (a formare una figura analoga al tetraktys).

06/04/09 Rigenerare la citt la perequazione urbanistica - dicembre 2008 Maggioli editore

GALUZZI PAOLO (A CURA); VITILLO PIERGIORGIO (A CURA) RIGENERARE LE CITTA' LA PEREQUAZIONE URBANISTICA COME PROGETTO La vite maritata stata per un lunghissimo periodo (dal medioevo fino ai primi del 1900) una forma di allevamento della vite e di sfruttamento delle aree agricole marginali che ha caratterizzato il paesaggio della pianura. Essa permetteva di sfruttare aree marginali dellagricoltura, principalmente lungo i fossi di raccolta delle acque o i confini delle propriet; forniva legna da ardere e per la fabbricazione di utensileria e produceva uva. Con il massiccio sfruttamento del gelso come tutore, forniva frascame per il bestiame ed in seguito, per lallevamento del baco da seta. Questo tipo di attivit si protratta fino a quando la piantata non divenuta un ostacolo per le nuove tecniche di coltivazione agricola. Per quanto riguarda le specie arboree utilizzate per la realizzazione della piantata lolmo stata la pianta pi sfruttata insieme allacero campestre, il salice, il pioppo, il frassino e, in concomitanza allallevamento del baco da seta, il gelso.

V. vite maritata: si appoggia ad un sostegno vivo ma ha una manodopera costosa

Olmo Acero Pioppo Frassino Olivo Fico Corniolo Tiglio Orno Carpino Quercia V. saltus (paesaggio della pastorizia a campi aperti)Nel periodo romano, con la nascita del latifondo e dellagricoltura, le aree a pascolo si riducono progressivamente e la transumanza viene regolamentata attraverso il pagamento delle tasse. La Lex agraria del 111 a.C. stabilisce pedaggi e apposite strade (pubblicae calles) ove il pascolo ed il passaggio sono consentiti per raggiungere i saltus o terre salde, ovvero i pascoli liberi.

V. debbio (ottenere territorio per il pascolo con gli incendi)Pratica colturale impiegata in molte civilt dai tempi antichi fino a oggi, consistente nell'appiccare fuoco alla vegetazione; nell'agricoltura nomade o nel dissodamento serviva per acquisire spazi forestali alla semina, in quella stanziale per eliminare stoppie e restituire fertilit ai campi. Fatta eccezione per contesti specifici, come quelli dei terreni torbosi in ambienti freddi, il debbio una pratica sconsiderata che ha un forte impatto ambientale in condizioni ambientali sfavorevoli alla conservazione della sostanza organica del terreno. L'incendio della biomassa, infatti, offre un indubbio vantaggio in termini di fertilit del terreno, ma solo temporaneo, mentre nel lungo termine ha un effetto di progressivo impoverimento del suolo che spesso conduce alla desertificazione sia negli ambienti tropicali sia in quelli mediterranei.

Miglio Panico Sorgo (melica) Segale Orzo

cereali minori per maggese

In epoca feudale i cereali maggiori vengono coltivati entro le mura della citt (anche la vite) campi chiusi a pergola = prende tutto il sole oppure a palo secco = potature frequenti V. bocage (siepe) campi chiusi

Bocage una parola di origine normanna deriva forse dal francese antico "Boscage", un piacevole e piccolo bosco. Ci si riferisce a un particolare tipo di paesaggio rurale che comprende piccoli boschi, siepi naturali e paludi frammiste a terreni coltivati di forma irregolare recintati. un paesaggio nel quale quasi non si riscontra l'invasione o la proliferazione biologica, perch le siepi proteggono dai molti insettivori. La recinzione permette anche, in caso di necessit, un contributo di legna da ardere e per le costruzioni. Protegge spesso gli alberi da frutto, che completano la produzione dei campi. Il bocage richiede tuttavia un'attenzione costante. Infatti, fossati e pendenze devono essere sistemati, le siepi devono essere tagliate e potate quando il tempo o il bestiame le hanno deteriorati. Inoltre, la protezione contro il vento e il sole, cos vantaggiosa in estate, d'inverno pu causare diversi problemi alle coltivazioni. Questa attenzione era in un certo qual modo compensata dalla produzione di legna da ardere, di foraggio e di lavoro, che oggi non catturano pi l'interesse degli agricoltori e che per questo li eliminano, bruciandoli sul posto.

Struttura = campi chiusi da siepi alberate Colture = foraggere e cereali Insediamento = case sparse Con linvasione della Sicilia da parte degli Arabi, arrivano: gli agrumi GIARDINO MEDITERRANEO (NON sono campi chiusi)

uso dei gelsi per delimitare V. capitozze (tipo di potatura)Forma di potatura consistente nel taglio del tronco all'altezza delle ramificazioni, per stimolare l'emissione di nuove fronde

Limite della vegetazione arbustiva (2500 mt) alpeggi limite vegetazione alto fusto (2000 mt) maggenghi ALPEGGIO: (sistema agrario verticale) 1000 mtL'alpeggio l'attivit agro-zootecnica che si svolge nelle malghe di montagna durante i mesi estivi. Con il termine malga si fa riferimento all'insieme dei fattori produttivi fissi e mobili in cui avviene l'attivit di monticazione (detta anche transumanza): terreni, fabbricati, attrezzature, animali. L'alpeggio, che si svolge tra un'altitudine minima di 600 m s.l.m. e una massima di 2500-2700, inizia con la monticazione, cio la salita sull'alpe, che avviene tra la fine di maggio e la met di giugno e termina con la demonticazione, cio la ridiscesa in pianura che avviene a fine settembre. L'alpeggio passa attraverso varie fasi (tramuti) che si identificano con pascoli e strutture poste a diversa altezza sulla stessa montagna (come ad esempio i maggenghi). L'alpeggio pu avere forme economico-organizzative diverse in base all'organizzazione amministrativa (privata, cooperativa, pubblica di tipo comunale, provinciale o statale, ecc.) e al sistema di conduzione (affitto, conduzione da parte di privati, cooperative, ecc.). L'alpeggio pu distinguersi anche in base al tipo di bestiame ospitato: alpeggio per bovini (il pi comune), per ovini, caprini, equini o per bestiame misto (compresi i suini e gli animali da cortile). Di solito i pascoli alpini e prealpini sono sfruttati prevalentemente da bovini (85% nel primo caso e circa 95% nel secondo) mentre quelli appenninici sono sfruttati esclusivamente dagli ovini. Per quel che riguarda le necessit animali, per l'intera durata dell'alpeggio occorrono 1,5-2 ettari per ogni bovino mentre un solo ettaro riesce a nutrire dai 4 ai 6 ovini.

V. campi a pigolaPer sistemazione del territorio a pigola si intendono varie tipologie di campo agricolo coltivabile di piccole dimensioni. La prima tipologia quella del campicello collinare irregolare nella forma, detto anche poligonale, che segue la forma che il territorio collinare consente e con colture miste in atto. L'altra tipologia comprende campi irregolari con lati non paralleli e di spigolo che si trova in pianura e che deriva, come territorio esterno, dalla squadratura di un campo rettangolare. Questi pezzi di terreno esclusi dalla squadratura esistono poich l'orografia del territorio pianeggiante favorisce la formazione di piccoli meandri lungo i fiumi, o per una conformazione particolare del territorio dovuta ad elementi preesistenti alla squadratura che non possono essere modificati come le strade, confini, fossi ed elementi simili. Altra causa della presenza di campi a pigola (e cio "a spigolo" uno con l'altro) la mancanza di un piano generale di sfruttamento del territorio, che lascia all'iniziativa individuale la definizione delle forme del paesaggio.

Marcita = es. di Lombardit Introdotta in Lombardia nellaltro medioevo dai monaci cistercensi Il paesaggio agrario quella forma che luomo nel corso ed ai fini delle sue attivit produttive agricole, coscientemente e sistematicamente imprime al paesaggio naturale. Emilius Reni (?) Patrimonio rurale uomo tempo Luogo

Campi a erba Maggese Limitatio Rotazionecampi aperti Campi chiusi Vigneto e uliveto Filari Quinconce Saltus Debbio Bocage

ripasso

PLV = Produzione Lorda Vendibile

valore calcolato ogni anno dal Settore Agricoltura di ogni Provincia PLV = somma dei prodotti che vengono venduti nellanno dalle aziende agricole (prodotti delle colture erbacee, arboree, allevamenti ed eventuali prodotti come formaggio, miele, ecc)http://censagr.istat.it

28/04/09 Sistemi insediativi LA CASCINA origine tipi da CAPSIA = chiuso oppure da CAESUS = formaggio ovvero la casera V. cassina Gadda o Gazza (?) V. curt La cascina nasce nel 400 dai castelli rurali oppure nasce in epoca romana Ambiente Risorse Produzione Conduzione laboratori elementi recinto animali

elementi che concorrono alla formazione della CASCINA

Varie tecniche di costruzione

?. ? Terrapaglia

La mezzadria (da un termine di latino tardo che indica "colui che divide a met") un contratto agrario d'associazione con il quale un proprietario di terreni (chiamato concedente) e un coltivatore (mezzadro), si dividono (tipicamente a met) i prodotti e gli utili di un'azienda agricola (podere). La direzione dell'azienda spetta al concedente. Nel contratto di mezzadria, il mezzadro rappresenta anche la sua famiglia (detta famiglia colonica). Una sottospecie della mezzadria la colonia parziaria, dove il coltivatore (qui chiamato colono) contrae per obblighi solo per se stesso e non anche per la sua famiglia. Assicurando al proprietario del fondo una congrua rendita senza bisogno di grandi investimenti, la mezzadria costitu a lungo un freno all'introduzione di metodi imprenditoriali nell'agricoltura, con la conseguenza di una bassa produttivit dei terreni. Con l'aumento demografico dell'et moderna, le aspiranti famiglie mezzadrili, in concorrenza tra loro, dovettero aumentare le prestazioni e accettare una minore quota del prodotto, spesso insufficiente al fabbisogno. Il conseguente indebitamento indeboliva V. mezzadria ancor di pi le famiglie dei conduttori, che si trasformarono spesso, di fatto, in salariati del proprietario, ma legate alla terra anche per molte generazioni. L'aumento degli obblighi per i mezzadri consent invece ai proprietari di accrescere la rendita senza forti investimenti. Ci contribu a ostacolare la diffusione del capitalismo agrario nelle zone mezzadrili dove si cre un vero e proprio sistema sociale legato alla mezzadria, con influenza sui comportamenti sociali e politici e perfino sul paesaggio. In Italia la mezzadria fu abolita nel 1964 e trasformata in affitto in denaro.

Villa rustica:

AREA= cortile fructetum mortus pascioPARS MASSARICIA

CURTESPARS DOMINICA

Lotti dei coloni

CASTRUM MASTIO

V. epoca delle grandi bonifiche

insediamenti monastici = le GRANGE

La bonifica agraria il complesso delle opere e dei lavori che si debbono eseguire per rendere produttive le terre infruttifere e insalubri. Fondamentalmente la bonificazione consiste nell' affiancare a una nuova organizzazione del territorio in base ai nuovi terreni a disposizione. Dopo l'Olanda l'Italia il paese dove pi vasta la frazione della superficie agraria sottratta alla palude con la bonifica. Questo complesso progetto tra stato e privati segna l'evoluzione delle istituzioni consorziali con fasi di sviluppo politico-economiche logiche nell'epoca liberale post unitaria dove trovano completa consapevolezza. E' infatti a Giovanni Giolitti che v attribuito il merito di maggior sviluppo dell'economia della bonifica come sistema e non alla dittatura fascista che ne continua statalmente l'opera. Con il regio decreto 13 febbraio 1933, n. 215 fu emanato il testo unico sulla bonifica integrale L'articolo 1 dispone: Alla bonifica integrale si provvede per scopi di pubblico interesse, mediante opere di bonifica e di miglioramento fondiario. Le opere di bonifica sono quelle che si compiono in base ad un piano generale di lavori e di attivit coordinate, con rilevanti vantaggi igienici, demografici, economici o sociali, in Comprensori in cui cadano laghi, stagni, paludi e terre paludose, o costituiti datenute, cascine) nacquero in seguito all'opera di bonifica colturale Le grange (ovvero terreni montani dissestati nei riguardi idrogeologici e forestali, ovvero da terreni, estensivamente utilizzati per gravi cause d'ordine di Lucedio per recuperare i vasti terreni intorno all'abbazia. trasformazione dell'ordinamento produttivo. Le intrapresa dai monaci fisico e sociale, e suscettibili, rimosse queste, di una radicale opere di miglioramento fondiario sono quelle che fertile e ha arricchito l'agricoltura vercellese.indipendentemente da ungrazie ai Il terreno della pianura de "La Grange" molto si compiono a vantaggio di uno o pi fondi, Questo stato possibile piano generale di bonifica. faticosi lavori di bonifica e alla risoluzione del problema dell'irrigazione. InAncheagli la grande estensionemedesimo testo in via sono costituiti i consorzi di bonifica e i consorzi di miglioramento fondiario. La base se articoli 54 e 76 del pianeggiante unico di progressivo spopolamento si estendono a perdita d'occhio molte risaie . loro costituzione una zonacon decreto con i vertici quando la proposta raccolga l'adesione di coloro che rappresentano la maggior "La Grange" avviene triangolare ministeriale collocati alla periferia di Vercelli. parte pianura interessa anche altri importanticomuni. La del territorio incluso nel perimetro ed obbligatoria per tutti i proprietari dei beni immobili compresi nel perimetro. I Consorzi di " attraversata dal fiume Sesia e dal fini istituzionali hanno il potere d'imporre contributi alle propriet consorziate "La grange bonifica per l'adempimento dei loro Po. La Seconda guerra fa non c'era spazio perdanni alle opereedi bonifica dell'Italia meridionale e centrale (nel solo la pi' vasta zona Pi di mille anni mondiale port gravi le coltivazioni alcuni archeologi credono che attorno a Trino ci sia agro pontino i tedeschi allagarono, dopo lo sbarco degli alleati ad Anzio, ben 12000 ettari di terreno). archeologica del Piemonte. Qualche traccia rimasta nel linguaggio locale che ha parole molto antiche. Gli storici sostengono che attorno al 1000 ci sia stato un cambiamento della pianura fra Vercelli, Trino e Crescentino. Questo accadde quanto i monaci si insidiarono nella selva ed in mezzo alla grande distesa paludosa. Infatti nella zona di San Germano nacque la prima abbazia che i Benedettini chiamarono San Michele di Lucedio prima e poi di San Germano. Poi ne sorse un' altra detta di Lucedio. "Le Grange" un nome di antica origine. Erano dei grandi magazzini dove si ritiravano i prodotti agricoli che servivano alla comunit monastica e alla famiglia queste costruzioni erano edificate o in pianura o in collina. Oppure in Francia era una comunit agricola molto grande. A causa, nel XIX secolo, dell'irrigazione capillare Camillo Cavour costitu un' associazione detta di irrigazione Ovest Sesia. Venne anche formulato un progetto di un canale chiamato Cavour che dal 1866 assicur al Vercellese e al Novarese l'acqua per l'irrigazione.

V. Abbadia Cerreto

Indirizzo: Piazza della Vittoria, 3 (Nel centro abitato, integrato con altri edifici) - Abbadia Cerreto (LO) Tipologia generale: Architettura rurale Tipologia specifica: cascina Configurazione strutturale: Sul fronte piazza si affaccia sia l'edificio di ingresso (A) a due piani sfalsati con pareti in muratura continua con solaio al p.t. e tetto a due falde su travatura lignea e capriate. Stalle e fienile (B): edificio in muratura continua al p.t. con contrafforti e a pilastri alla quota del fienile con tamponamenti con grigliati in mattoni sul lato strada; copertura a tetto a quattro falde su travatura lignea e capriate con tettoia sul prospetto del cortile. Edificio (C): in muratura continua a due piani solaio al p.t. e tetto a due falde su travatura lignea e capriate. Edificio (D): a due piani con pareti in muratura continua e pianta a L rovesciata. Copertura con tetto a due falde su travatura lignea e capriate. Epoca di costruzione: sec. XVII - sec. XVIII Uso attuale: edificio (D): abitazione; edificio d'ingresso (A): abitazione; edifiocio (C): magazzino; stalla e fienile (B): magazzino/ stalla Uso storico: edificio (C): magazzino/ ricovero di animali (?); edificio (D): abitazione collettiva; edificio di ingresso (A): abitazione; stalle e fienile (D): fienile/ stalla Condizione giuridica: propriet privata

V. ChiaravalleAbbazia di Chiaravalle, veduta esterna

L'abitato di Chiaravalle e l'Abbazia fanno parte del territorio comunale di Milano dal 1923, quando, insieme ad altri dieci comuni di periferia (Greco, Turro, Affori ecc.), vengono annessi alla citt per dare pi ampio respiro alla "grande Milano". Ma la storia di Chiaravalle, almeno quella documentata, risale al XII secolo e alla costruzione dell'Abbazia, fondata nel 1135 in una localit chiamata Bagnolo in loco Roveniano. Il nome di Chiaravalle deriva da quello dell'abbazia francese di Clairvaux, fondata da Bernardo di Fontaines in Borgogna.

segue su www.borgodichiaravalle.it

Chiaravalle e il suo borgo

V. MonluCascina Monlu-1994 incisione di Andrea Cangemi

Il complesso un patrimonio storico, archeologico e religioso di grande importanza. Il nome ha origini latine: Mons Luparium, ad indicare la presenza di lupi nei boschi circostanti; il nome si trasform poi in Monlovetto o Monlove e infine in Monlu. I primi insediamenti risalgono al XII secolo quando larea era propriet della famiglia dei Mendozi. Questi allinizio del 1200 la vendettero agli Umiliati, un ordine rurale diffusosi in area lombarda e dedito allindustria della lana, che nel 1244 vi costru una fiorente grangia (nucleo abitativo e di lavoro) dotata di tre mulini sulle rive del Lambro e nel 1267 labbazia di San Lorenzo.

V. Maccastorna Castello di Maccastorna - foto

storica

Tipologia generale: Architettura fortificata Tipologia specifica: castello Configurazione strutturale: Impianto a pianta trapezoidale tendente al rettangolo. Il lato meridionale e il lato nord presentano un tracciato concavo e al centro un torrione merlato. Il lato orientale presenta invece una torre d'ingresso quadrangolare preceduta da un rivellino merlato ed affiancata da un corpo di maggiore spessore a destra. Il lato nord inserito fra due torri merlate (angoli nord-est e nord-ovest). Caratteristico di tutta l'architettura l'apparato quasi continuo retto da beccatelli a mattoni digradanti e la cinta merlata che un tempo cingeva tutta la rocca ora limitata agli angoli sud-est e sud-ovest. Una lunga balconata sorretta da mensoloni in pietra o legno si estende lungo i lati nord, sud e parte dell'est, sormontata da un tetto a falda unica a sua volta sorretto da piccoli pilastri in legno. Sei balconi rientranti e allineati con la muratura interna contraddistinguono il piano superiore del lato ovest, in corrispondenza delle stanze da letto degli ospiti. Epoca di costruzione: sec. XIII - ante 1270 Uso attuale: ala sud, p. t.: garage/ magazzino; intero bene: abitazione; intero bene: azienda agricola Uso storico: ala est e sud, p.1: scuola elementare; ala nord: abitazione; intero bene: difensivo; intero bene: attivit agricola Condizione giuridica: propriet privata

Maccastorna V. Scaldasole RICETTO

La Lomellina, racchiusa tra i fiumi Po, Ticino e Sesia, una di quelle zone lombarde a prevalente economia agricola. Appartiene interamente alla provincia di Pavia e le sue colture principali sono il riso, il mais e il pioppo. La cascina attigua al castello di Scaldasole, edificata tra la fine del XVIII secolo e l'inizio del XX secondo il tradizionale modello della corte chiusa, il fulcro di un'azienda agricola. composta da tre settori tra loro contigui: le abitazioni coloniche a nord, i magazzini con gli essiccatoi a ovest e, infine, le stalle e gli orti a sud. L'ingresso alla fortificazione avviene principalmente attraverso la torre del ricetto, ch'era munita di ponte levatoio e di ponticella pedonale (di cui sono rimaste le tracce nella muratura). Il castello tuttavia aveva anche un suo proprio ingresso, separato. All'interno del castello non mancano preziose presenze d'architettura colta: il cortile, per esempio, ingentilito da un elegante portico dalle linee bramantesche, inserito in epoca rinascimentale sul lato settentrionale. Tutto il complesso stato ottimamente restaurato qualche decennio addietro dagli attuali proprietari, e si trova in ottimo stato di conservazione e manutenzione, comprendendo anche alcune sale che hanno conservato l'impronta originaria e un piccolo museo archeologico locale. Serve da abitazione estiva e saltuaria dei proprietari e da centro dell'azienda agricola ubicata nel ricetto. , tipologicamente, una delle presenze d'architettura fortificata pi importanti, e pi significative, della provincia di Pavia, e forse dell'intera Lombardia. Si tratta infatti di un organismo complesso, costituito da un castello (a sua volta edificato sui resti di un castello precedente, inglobati nella nuova costruzione) e da un ricetto ad esso aggregato: quest'ultima realizzazione, che fa comparire in Lombardia un tipo edilizio pressoch sconosciuto (mentre frequentissimo nel vicino Piemonte) rende l'insieme unico nel panorama della regione. Le prime presenze fortificate del luogo risalgono forse ai secoli XII-XIII, ad opera dei Folperti. Il loro castello venne per riedificato in epoca viscontea, a cavallo tra Trecento e Quattrocento. Non tutta la precedente fortificazione tuttavia spar. La poderosa torre maestra venne per esempio inglobata nel cortile del nuovo organismo, per il resto ripetente lo schema di castelli viscontei di pianura: un edificio a pianta quadrangolare, con due torri sporgenti agli angoli. Al castello venne annesso un ricetto, cio una struttura difensiva rurale, per la salvaguardia delle derrate, del bestiame e dei contadini stessi, che venne a costituire la corte rustica della fortificazione nobiliare. Anche il ricetto dotato di due torri sporgenti agli angoli ed munito di torre d'ingresso. Tutto il complesso - castello e ricetto - venne poi cinto da fossato, venendo a costituire un complesso difensivo unitario. Uso attuale: intero bene: abitazione; intero bene: agricolo Uso storico: intero bene: difensivo Condizione giuridica: propriet privata

1476 Galeazzo Sforza

coltivazione risoVenuto il tempo delle Signorie, questa costa sulla valle selvosa del Ticino, ricca di attrattive per la caccia, piace tanto al Novello Signore: Francesco I Sforza, che il Comune di Vigevano nel 1463 ne fa dono per un'estensione di duemila pertiche, che costituiranno il principio della nascente Villa Sforzesca; a renderle fruttuose, Francesco I Sforza le affida al suo Famigliare: Giovanni Visconti, esperto in simili cose. Quando 1'8 marzo 1466 muore il l Sforza, il successore Galeazzo Maria Sforza le d invece, dapprima al suo Gentiluomo: Carlino da Varese e poi, nel 1475, in regalo alla Contessa di Melzo: Lucia Marliana. Ma quando del Ducato di Milano potr disporre Ludovico Sforza, detto il Moro, questi affida di nuovo (circa il 1480) questo fondo di duemila pertiche al sumenzionato Giovanni Visconti, che per renderlo da selvoso e infruttuoso a ferace e produttivo, dovr pensare a perfezionare fin qui le acque della Mora e del Naviglio di Vigevano, che si denominer poi: Naviglio Sforzesco. Il Duca Ludovico Maria Sforza pensa alla nascente Villa Sforzesca come all'opera sua pi bella: vuol farne una Tenuta agricola modello, con una Villa che per ampiezza di fabbricati, per estensione di fondi, e per comodit di vita superi quelle fino allora conosciute; specialmente voleva che il suo Fondo venisse a costituire un tutto organico

cascina Sforzesca (Pv): 4 torri dangolo Manufatti idraulici

La "Villa Sforzesca" eretta nel 1486 da Ludovico Maria Sforza, detto il Moro

Ludovico il Moro V. moroni = more del gelso

gelso MORUS ALBA

Il gelso una pianta che resiste sia alle alte che alle basse temperature e necessita di poche cure, ama terreni freschi e posizione soleggiata. E' adatto a tutti i suoli purch aerati, preferisce il terreno umido e profondo. I gelsi presenti sul nostro territorio sono di due variet (ma entrambi vengono detti in dialetto "murun"). Gelso bianco (Morus alba) Coltivato perch le sue foglie servivano per nutrire i bachi da seta. Le foglie venivano tagliate finemente con una speciale taglierina e sparse su appositi graticci come cibo per i bachi da seta. I frutti di questa pianta sono di colore biancastro. Gelso nero (Morus nigra) Coltivato principalmente per i frutti e per il suo legname con il quale si potevano costruire le botti. Ha foglie e frutti pi scuri di quello bianco. I gelsi venivano coltivati in lunghi filari nei campi ed costituivano un elemento caratteristico delle campagne; spesso, veniva utilizzato come pianta di sostegno per i filari di vite. Nel nostro territorio viene annualmente capitozzato (potato a zero a due metri da terra).

La lavorazione della seta, come noto, si svilupp in Italia nel Medioevo sotto influsso del contatto con le civilt orientali, prima a Palermo e successivamente a Lucca e a Venezia. Probabimente la lavorazione dei filati si diffuse prima della bachicoltura: anzi, la bachicoltura (e la conseguente coltivazione del gelso) fu imposta per legge, per sostenere le esigenze produttive e ridurre l'importazione. In Lombardia la lavorazione su larga scala fu importata a Milano da Filippo Maria Visconti che chiam da Firenze una colonia di maestri tessitori e tintori. Gi nel 1471 Galeazzo Maria Sforza impose nella campagna milanese la piantagione di 5 gelsi su ogni 10 pertiche di terreno, onde promuovere la bachicoltura. Il maggiore impulso fu per dato da Ludovico Sforza, che favor l'espandersi della coltura del gelso in tutto il Ducato, comprendente a quei tempi anche l'alto Lario ed il Canton Ticino. La passione di Ludovico fu tale che la mora di gelso entr financo nel suo stemma gentilizio, oltre che nel suo soprannome (Ludovico il Moro). La coltura del gelso e la lavorazione della seta continuarono nei secoli successivi pi a Nord, soprattutto in Brianza e a Como, per l'ampia disponibilit di corsi d'acqua necessari a muovere le prime macchine

da ora la cascina si differenzia lentamente fine 500: 1. Alta pianura asciutta (nord) 2. Bassa pianura irrigua 1) differisce per tipo di PROPRIETA: a) GRANDE - spesso in cima ad un colle (posizione privilegiata) -struttura molto accorpata -torretta + scale interne CURT = cascina allinterno del borgo b) MEDIA Tanti piccoli proprietari che si accorpano c) PICCOLA - un corpo di fabbrica semplice -con ballatoio e scala esterni -corpo allungato -mancano spesso i fondi per avere i terreni necessari alla sopravvivenzalavora al di fuori ma si ispira e costruisce uno studiolo al piano terra

2)

differisce per tipo di PRODUZIONI: Riso (PV) Foraggi (sud Mi e Lo) Cereali/zootecnia (est) Colture promiscue (Mn) Terreni molto fertili

Se c una sola corte significa che viene sviluppata una sola coltura

La cascina lombarda "A corte" La dimora a corte, con edifici disposti attorno a un quadrilatero variamente conchiuso, un fenomeno tipico dell'architettura rurale lombarda. Tuttora, sebbene molte di queste strutture abbiano perso la loro originaria funzione di entit produttive, le corti suggeriscono l'idea di uno spazio comunitario e condiviso, come di "piccola" piazza privata. Dividendo l'area (un tempo) agricola della Lombardia in due grandi zone, il sud irriguo e la fascia dell'alta pianura asciutta che prosegue poi nelle colline, si distinguono due tipologie fondamentali di corti: la cascina e la corte propriamente detta, corrispondenti a due diverse organizzazioni socio-economiche territoriali. La struttura a corte chiusa, la pi diffusa, con accesso tramite portone, assicurava protezione contro i furti, fino alla met dell''800 assai diffusi in campagna, la disposizione organica degli ambienti produttivi e il controllo sociale. Fonte: www.muvilo.it La Bassa Nella Bassa prevale la grande cascina situata al di fuori del nucleo abitato, adatta a ospitare lavoratori stagionali, con edifici per lo pi disposti attorno a una grande aia per la lavorazione del riso o delle granaglie, le cui dimensioni raggiungono l'ettaro. La struttura pi comune a corte chiusa, ma si rilevano anche piante a L oppure a U. Si entra nella corte attraverso un portone ad arco (purtn d'entrd), da uno dei battenti era ricavata la purtina o purtla. Sul retro si pu trovare il purtn da drr. La disposizione e il tipo degli edifici presenti rispecchia l'importanza dell'allevamento bovino. La stalla delle vacche da latte, lo stallon, a nord, per la necessit di abbondante aerazione e temperature non troppo elevate per la produzione del latte. Le stalle dei cavalli sono a est o a ovest. Frequenti i barchi (portici adibiti a stalla estiva), immancabili i tre locali necessari alla lavorazione del latte, la casirla per la conservazione del latte, il casn con fornello e caldaia per la trasformazione del latte in formaggio e la casr per la conservazione e stagionatura del formaggio. Gli edifici padronali, cio la c di padrn, pi spesso di fitvul o del fatr, erano sempre posti di fronte o di lato all'entrata dell'azienda, il che facilitava la supervisione sulle attivit e sulla vita della comunit. Addossate all'abitazione del fittavolo c'erano cantina, locale per il torchio delle uve, lavanderia, forno per il pane. I salariati fissi (campari, campari d'acqua, cavallanti, bozzoloni - cio cuochi - bifolchi, sottobifolchi, strapazzoni - cio tuttofare), preposti ai lavori continui (irrigazione, accudimento di cavalli, buoi, mucche e vitelli ecc.) abitavano nella corte. Vi risiedevano anche gli "obbligati", avventizi a stagione che prestavano opera per circa 200 giorni l'anno. Mentre gli avventizi veri e propri occupati per uno o due mesi provenienti da territori esterni, soprattutto donne per lavori stagionali, trovavano alloggio nei borgi vicini. Le abitazioni dei contadini (salari o ublig) risultavano pi piccole di quelle del fittavolo, allineate a schiera lungo un lato della corte, sviluppate su due piani, con un locale dotato di camino a pianterreno, luogo della vita familiare, e una camera da letto al primo piano. Al piano terra la csena aveva per lo pi pavimento in terra battuta, una porta a due battenti chiusa da un catenaccio (frgh o cadns), di giorno difesa dai polli da un cancelletto di legno, con un bsar (un foro rettangolare) che permetteva invece il libero accesso ai gatti. La camera da letto, un'unica stanza indipendentemente dal numero dei componenti della famiglia, era in tutto simile alla cucina, soltanto priva di camino. La camera da letto non serviva necessariamente per dormirci: poteva trasformarsi all'occorrenza in bigattra, in questo caso il contadino cedeva il campo ai bachi da seta e dormiva nel fienile. Un altro gruppo di edifici era l'arsenl, composto da locali per il fabbro e il falegname ricavati in un porticato. Indispensabile, infine, la giascra, formata da un buco con diametro di 7-8 metri, profondo 4-5, con una sorta di grande coperchio a cupola in paglia, dove era predisposta l'entrata. Dal bordo della buca partivano i gradini con un'asse (lo sgurn) per far scivolare il ghiaccio sul fondo dove si manteneva fino ad agosto. Il ghiaccio era ricavato allagando un campo in pieno inverno e tagliando la crosta ghiacciata in grossi cubi. All'esterno dello spazio circoscritto della corte si trovavano una possibile corte secondaria, la concimaia, e poi i prati, le risaie, la "piantata padana", con i filari di gelsi, oggi quasi scomparsi e sostituiti da pioppi. Gli alberi posti sul bordo di canali e fossati servivano all'allevamento dei bachi e spezzavano il vento, preservando i raccolti. Questa era la tipologia delle cascine e del territorio agricolo dei grandi fondi della Bassa, strutture agricole di tipo monoaziendale "ad uso aratorio con moroni" (i gelsi, da cui la denominazione di "ammoronati"), attrezzate come centri autosufficienti. Fonte: www.muvilo.it

Nell'alta pianura asciutta e in collina la grande propriet era divisa in fondi pi piccoli con appezzamenti distinti. Il "contratto a grano" prevedeva che la famiglia contadina corrispondesse al proprietario un canone annuo in granaglie, uno in denaro per il prato e la casa, e che partecipasse all'allevamento dei bachi. Mentre l'azienda della Bassa utilizzava salariati, nell'ambito di una grande famiglia patriarcale (di 20 o 30 persone) dell'alta pianura ogni cellula familiare conduceva il suo fondo. La dispersione delle dimore non risultava opportuna per la situazione idrologica sfavorevole che imponeva la costruzione di pozzi profondi per l'approvigionamento delle acque. Nella zona a nord della linea dei fontanili le corti non si collocano in prevalenza in aperta campagna, ma si raggruppano con altri organismi simili lungo un asse stradale principale, formando un agglomerato rurale. Gli edifici della corte - pi piccola della grande cascina del capitalismo agricolo della Bassa - rispecchiavano il frazionamento della propriet: ogni unit familiare possedeva infatti non solo i locali dell'abitazione, ma anche il suo rustico, cio la sua piccola stalla e il fienile. Le stalle servivano per il ricovero degli animali da lavoro, non per le vacche da latte, e il loro orientamento non era fisso. Le corti avevano generalmente le abitazioni sul lato nord e i rustici sugli altri. Mancava la grande aia, che il contadino si costruiva sul suo appezzamento di terreno. All'interno della corte l'aia era sostituita da un cortile in terra battuta, dove stavano gli animali da cortile. Al centro:il pozzo. L'area interna ospitava anche le concimaie. Ogni famiglia ne possedeva una, come pure si costruiva sul campo un piccolo edificio in paglia o in muratura a due piani: il cassint, o cast, o cabanot o anche casutll, utile in caso di emergenza per il ricovero degli animali o del contadino stesso. Queste strutture pluriaziendali persero progressivamente la loro funzione produttiva in ambito agricolo, data la vocazione industriale dell'alta Pianura Padana, meno fertile della Bassa. L'industrializzazione si radic all'interno delle corti rurali. I contadini aprirono piccole attivit artigianali o commerciali, ricavando botteghe al pianoterra delle loro abitazioni, dove producevano cotone, seta e mobili. Tra la fine dell''800 e la Prima guerra mondiale vennero sottoposte alle amministrazioni comunali molte richieste di sopraelevazioni e di aperture di ingressi per botteghe sul lato della corte che dava sulla strada. Fonte: www.muvilo.it

Le figure principali residenti in Cascina erano: Campari: Si occupavano della manutenzione deile roggia e dei canali d'irrigazione. Bergamini: Si occupavano del bestiame, in primo luogo della mungitura. Casari: Preparavano il formaggio. Contadini: S'occupavano di vari lavori, ma in primo luogo del taglio del fieno per il bestiame. Bifolchi o Cavallanti: Avevano lo stesso ruolo, ossia dell'aratura, erpicatura e dissodamento dei campi tramite l'ausilio d'animali da lavoro. Il loro nome cambiava a seconda dell'animale che avevano a disposizione: i Bifolchi avevano una coppia di buoi, mentre i Cavallanti 1 o 2 cavalli. Essi si preoccupavano anche delle pariglie e della cura degli animali da lavoro a loro affidati. Campagnoni: C'erano in alcune cascine e s'ocupavano della gestione delle acque. Oltre a queste categorie c'erano garzoni di vario genere: famigli, manzolai, stallieri, fatutto, mietitori ecc... Nelle cascine pi grandi c'erano anche artigiani di vario genere (maniscalco, sellaio, falegname, muratore, fabbro ecc...) Tra i salariati stagionali vi erano: Mietitori, Tagliariso, Mondine ecc... Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Cascina_a_corte

Un'antica casa dei giornalieri a Formigliana

V. interessantissimi schemi e foto di cascine su: http://www.valsesiascuole.it/crosior/1_vercellese/habitat_cascina_corte_spazi.htm

Schema cascina lombarda (non in proporzione):corpo singolo campana

Stalla bovine e scuderia porcilaie con ballatoio Casa dei salariati rimessa Casa del Fattore Casa Padronale

corpo di fabbrica doppio non intonacata come gli altri edifici

cappella ingresso scuderia e stalla bovine

barchessa Casa del Bergamino porta gli animali dallalpeggio

Carta tematica che descrive le tipologie delle varie case contadine

fonte: www.bibliolab.it

V. broloIl "Brolo", tipico nelle ville venete, una parte di terreno cinto da mura per difendere le colture pi pregiate che venivano coltivate in questo luogo; questi posti sono famosi in Francia, denominati "Clos".

Con il differenziarsi delle coltivazioni, le corti si duplicano o triplicano

aumentano i servizi per i salariati

STALLA: di solito ha 3 navate interne + 2 esterne (che derivano dal prolungamento della falda del tetto) BARCHESSA (a sud)

V. arlaConsente l'agevole bloccaggio dell'animale e grazie alle molteplici fasce di vincolo e sollevamento

V. stabulazione fissa e stabulazione liberaStabulazione fissa L'allevamento a posta fissa una realt ancora presente nel nostro territorio. Pur essendo lentamente soppiantata dalla stabulazione libera, che presenta molti vantaggi in pi, essa pu garantire il rispetto del benessere animale, a patto che siano soddisfatti i canoni di un adeguato arieggiamento e luminosit dei locali. La posta deve avere una dimensione tale da consentire il contemporaneo riposo e alimentazione per tutti i capi allevati. Uno sviluppo delle poste pari a 2 mq/capo (1 m x 2 m) sufficiente per garantire un'adeguata disponibilit di superficie. Quello che occorre rendere accessibile a ciascun capo l'acqua di bevanda; necessario allestire un punto acqua ogni due animali, all'uopo sistemato affinch sia accessibile ad entrambi. La stabulazione fissa richiede pi manodopera. L'aspetto pi problematico dell'allevamento della manza in stabulazione fissa costituito dalla variabilit della taglia dei soggetti. Una posta corretta dovrebbe avere una lunghezza sufficiente per consentire un comodo decubito all'animale, ma non eccessiva, per far s che le feci cadano sempre al di fuori della posta stessa, direttamente nella canaletta nella quale passa il raschiatore. E' evidente quanto sia difficile soddisfare queste esigenze con degli animali che sono in continuo accrescimento, ed impensabile che una stalla venga costruita con poste di lunghezza diversa, in grado di adattarsi ad animali di vario sviluppo somatico. Non stupisce, quindi, che questo tipo di stabulazione venga riservato per lo pi agli animali adulti, i quali, comunque, presentano una tale variabilit individuale che non tutti si adattano perfettamente alle poste.

Fonte: www.anaborapi.it

Stabulazione libera L'allevamento a stabulazione libera pu essere del tipo a lettiera permanente o con cuccette. Quello a lettiera permanente pu essere con o senza paddock. Il perimetro del paddock delimitato tramite barriere architettoniche varie (tubi metallici, pali in legno, muretti in cemento, materiale vario di recupero quali pannelli lignei); per impedire la fuga degli animali occorre che la recinzione sia alta 1,2-1,5 metri. L'area di movimento una zona di terreno che pu essere pavimentata o meno o esserlo solo parzialmente. In corrispondenza degli ingressi dalla zona di esercizio esterna alla stalla e comunque in tutti i passaggi obbligati, causa l'elevato calpestio, conveniente allestire una pavimentazione solida, con un semplice battuto di cemento o comunque con materiale antisdrucciolevole. La porzione del paddock non pavimentata sarebbe opportuno fosse in pendenza, diversa in funzione delle caratteristiche del terreno, in modo tale da favorire un rapido deflusso dell'acqua piovana. La metratura della superficie esterna variabile in funzione delle disponibilit V. asse elio termico (E/O) logistiche aziendali: la bibliografia disponibile al riguardo suggerisce di disporre di 4-6 mq/capo. Fonte: www.anaborapi.it Allinizio del Novecento, fu individuato nellasse elio termico lo strumento per attribuire la pi corretta orientazione delledificio. Venne definito lindice eliotermico come il prodotto della durata del soleggiamento per la temperatura media prevalente in un dato periodo. Da questo indice si passava, attraverso la realizzazione del bilancio energetico, ad individuare, per ogni latitudine, lasse eliotermico pi appropriato. Lasse eliotermico proposto da Rey, Pidoux e Berdet rappresenta la direzione secondo cui si verificano rispettivamente a NNE e a SSO il minimo e il massimo valore dellindice eliotermico. Per la nostra latitudine lasse eliotermico inclinato di 18a Est del Nord.

Quale deve essere la giusta esposizione di un edificio rispetto ai punti cardinaliLa collocazione dell'edificio nell'area interessata deve comportare un'attenta valutazione della sagoma e dell'altezza degli edifici circostanti, in relazione al percorso del sole in inverno ed in estate, al fine di individuare le zone d'ombra e le zone di massima insolazione. Nei climi temperati l'orientamento da preferire quello con sviluppo dell'edificio lungo la direzione Est-Ovest (asse eliotermico), con sviluppo di superfici vetrate a Sud e superfici piene a Nord. In altre condizioni climatiche pu risultare vantaggioso posizionare l'edificio secondo direzioni diverse da quelle dell'asse eliotermico. La progettazione e la distribuzione degli spazi interni dovr seguire la stessa logica al fine di garantire condizioni di benessere climatico. In generale, si dovranno disporre a Nord tutti quegli ambienti che non necessitano di particolare illuminazione, quali scale, corridoi, servizi, lasciando alle zone giorno o agli spazi lavorativi di primaria importanza, gran parte dello sviluppo lungo la facciata Sud. Le camere da letto potranno essere disposte a Sud-Est, Sud-Ovest, le cucine generalmente ad Est, preferendo per queste, soprattutto d'estate, il sole meno caldo della mattina. L'ingresso deve essere protetto per difendere lo spazio interno dall'aria fredda che entra ogni volta che si apre la porta, in primo luogo si deve avere l'avvertenza di non esporre mai l'entrata all'azione dei venti invernali dominanti. A questo proposito sarebbe sempre necessario proteggere la parete Nord dall'azione del vento, ad esempio su terreni con pendenza verso Sud si preferisce incassare l'edificio per sfruttare l'azione di protezione della parete determinata dallo scavo. Fonte: www.professionearchitetto.it

Nelle stalle, la base dei pilastri rafforzata per resistere ai danni provocati dai rostri dei carri.

Cascina Ronco, San Donato Milanese www.cascinaronco.it

Casalmaiocco (LO) Tipologia generale: Architettura rurale Tipologia specifica: cascina Configurazione strutturale: Stalla/fienile A: edificio a pianta longitudinale rettangolare con pareti in muratura intonacata; tetto a due falde asimmetriche coperto da coppi in laterizio. Finestre a graticcio. Epoca di costruzione: ante 1723 Uso attuale: stalla-fienile Uso storico: stalla/fienile Condizione giuridica: propriet privata

sterrata V. corte lombarda AIA cemento

Piero Dagradi, La casa della piccola propriet nella pianura padana (forme tradizionali),in L. Gambi, G.Barbieri, (a cura di). La casa rurale in Italia, op. cit. Con questo breve scritto l'Autore compie una sintesi delle ricerche condotte sino ad allora dal C.N.R. sulla casa rurale nella pianura padana, delineando un quadro complessivo degli studi in precedenza limitati ai pi ristretti ambiti regionali. L'Autore sottolinea, innanzi tutto, come l"alta pianura asciutta" e la "bassa pianura irrigua" (la cui fascia di transizione, dal Piemonte al Friuli, costantemente segnata dalla "fascia delle risorgive") non siano solo l'espressione di due spazi diversamente dotati dalla natura: il contrasto ambientale sottolineato o, ancor pi, determinato, secondo l'Autore, da due opposti ordini di strutture sociali e agrarie. Sulla base di queste distinzioni (una legata ai caratteri geomorfologici e al paesaggio agrario, l'altra agli ordinamenti agrari) vengono descritti, nello studio, i tipi edilizi rurali corrispondenti alla piccola propriet della pianura. Pi che alla parte descrittiva, sempre accompagnata da immagini fotografiche e da schemi planimetrici, l'Autore tuttavia intento ad evidenziare le analogie e le diversit che contraddistinguono le dimore rurali nelle diverse realt ambientali della pianura padana. La rassegna dei tipi inizia dalla dimora della pianura piemontese. La pianura, chiusa tra la cerchia alpina, le colline del Monferrato e la collina di Torino, presenta una notevole uniformit di aspetti non essendo inoltre, chiaramente percettibile la differenza fra alta e bassa pianura. Dal Monregalese al Canavese le case rurali, ognuna connessa ad un podere, possono trovarsi raggruppate in piccoli nuclei che prendono il nome di "ruate" o di "tetti", oppure sparse nella campagna, lungo le vie secondarie o al termine di strade private. Non mancano qua e l grandi cascine "a corte chiusa", che attestano il permanere di vaste propriet terriere. Di secondo tipo quello dei ripiani cuneesi tra la Stura di Demonte e il Tanaro. I ripiani assomigliano, per l'ordinamento agrario e per i tipi della casa rurale, al resto della pianura settentrionale del Piemonte, con una maggiore frequenza della coltivazione della vite ed .una maggiore dispersione degli abitanti in case isolate su aziende di limitate estensione. Insieme alle dimore, che spesso presentano abitazione e rustico giustapposti in un volume unitario, sorgono numerose case di proporzioni assai ridotte, indicate col nome di ciabot, situate prevalentemente in mezzo ai vigneti e destinate alla custodia dei prodotti. Nella pianura alessandrina si individua solo il tipo dei cassinoti!, diffusi nella zona della Fraschetta, e non si menzionano le grandi cascine "a corte", assai diffuse in questa zona. Costruiti con l'argilla locale, la terra rossa, i cassinoti sono costituiti da cucina e cantina al piano terreno e da camere da letto e fienile al primo piano. Sono abitazioni assai modeste, connesse a piccoli poderi in cui il vigneto prevale sui seminativi (cereali e foraggiere). Il tipo delle "vaude" e delle "baragge" (le brughiere subalpine dell'area settentrionale piemontese, un tempo terre pubbliche destinate al pascolo ma, in buona parte, progressivamente messe a coltura): si tratta di cascine per lo pi raggruppate in centri. Gli edifici d'abitazione, generalmente plurifamiliari, risultano allineati lungo le vie correnti ma si affacciano - con le porte d'ingresso e i ballatoi - all'interno del grande cortile ( la curi o "corte"), cui si accede dalla strada attraverso un grande portone. Solitamente un altro lato della corte occupato dai -rustici, mentre 'il resto del perimetro chiuso .da un muretto o dagli edifici della corte adiacente. Nella zona della pianura compresa tra la Dora e il Ticino predomina la coltura del riso, che, a cominciare dal secolo scorso, dalla pianura vercellese e novarese si estende anche sui terreni baraggivi. Le cascine, a conduzione familiare, sono contraddistinte dalla mancanza delle stalle per i bovini, sostituite dalle scuderie per i cavalli da lavoro e dalle grandi aie di cemento o di asfalto, estese su tutto il fronte della casa. Nel biellese e nelle zone moreniche ai piedi delle Alpi settentrionali piemontesi, la risaia non penetrata. Prevale la coltivazione della vite. Il sistema di conduzione a mezzadria, in passato, ha conferito alle cascine una peculiarit: l'estensione dei locali abitativi, divisi in padronali e mezzadrili. Inoltre si rileva la costante presenza della cantina, posizionata nel retro o a fianco dell'edificio principale. In molti casi la facciata delle case si presenta con portici e loggiati, ad architrave o ad archi, adatti per l'essiccazione dei prodotti agricoli (cereali) oltre che al disimpegno delle camere. In Lombardia il tipo che ha assunto la struttura pi caratteristica e la diffusione pi vasta e l'abitazione "a corte". In riferimento alle dimore della piccola propriet terriera, l'Autore si sofferma soprattutto sulla cosiddetta "corte pluriaziendale", diffusa soprattutto nella zona morenica. La forma a corte si affermata, secondo l'Autore, fra i secoli XVI e XVIII, e si estesa nel territorio mescolandosi con le preesistenti forme pi semplici, ad elementi giustapposti o separati. La "corte plurifamiliare", in origine, sovrintendeva ad una grande propriet condotta a mezzadria e ripartita fra i nuclei familiari di una grande famiglia patriarcale ( 20 o 30 persone). La corte risultava frazionata poich ciascun nucleo, come riceveva in assegnazione il fondo da coltivare, aveva cos la sua parte di casa e di rustico. Attualmente al mezzadro o al colono si sostituito il piccolo proprietario o affittuario. Caratteristiche di queste cascine sono: il ballatoio nelle abitazioni, in origine in legno mentre oggi spesso di cemento con ringhiera di ferro; il vasto cortile, all'interno della corte, acciottolato o in terra battuta; l'assenza dell'aia davanti alla casa, poich, data la pluralit delle aziende, ciascun contadino se ne fatta una sul proprio campo, spesso accanto al cascinotto, un piccolo e semplice fabbricato eretto per il ricovero temporaneo del contadino e degli attrezzi agricoli. Assai diffuse, nell'alta pianura lombarda, sono pure le piccole dimore con abitazione e rustico giustapposti linearmente e munite di portico e loggiato, sorte in seguito al processo di frammentazione della propriet fondiaria (intensissimo dopo la Pri