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Confederazione Generale Italiana del Lavoro _______________________________________________________________________________ Appunti sulla 3^ consiliatura del Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell’Inps (2004 – 2008) a cura delle delegazioni Cgil negli organi dell’Inps Roma, giugno 2008 Nella Collana “I quaderni di infowelfare .it” sono già stati pubblicati: 1. Organismi territoriali Inps 2-3. Il nuovo Regolamento per l’amministrazione e la contabilità verso il nuovo Bilancio Inps 4. La lotta all’evasione contributiva 5. Il ruolo dei Comitati territoriali nella verifica dell’andamento produttivo 6. I° rapporto sull’Inps. Contributo delle delegazioni al 15° congresso Cgil 7. Domande e risposte sul percorso di riordino e razionalizzazione degli enti 8. Il contenzioso amministrativo ed il ruolo dei Comitati dell’Inps rapporto di fine_.indd 2 26/06/2008 14.44.29 I edizione, giugno 2008 “Appunti sulla 3^ consiliatura del Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell’Inps (2004 – 2008)” a cura delle delegazioni Cgil negli organi dell’Inps copyright © 2008 Tutti i diritti riservati alla Cgil Corso d’Italia, 25 - ROMA Redazione: Maurizio Bonifazi, Rita Cavaterra, Giorgio Civiero, Rossana Ercole, Francesco Paolo Franco, Francesco Rampi, Roberta Rossetti, Giuseppe Turudda Impostazione e grafica: Elena Lah, Valeria Del Mastro e Alessandra Bianchi Stampa: Arti Grafiche La Moderna - Roma Le fotografie pubblicate sono tratte dall’Archivio storico e dalla Biblioteca Centrale dell’ Inps Nella Collana “I quaderni di infowelfare .it” sono già stati pubblicati: www.cgil.it

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Appunti sulla 3^ consiliatura del Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell’Inps(2004 – 2008)a cura delle delegazioni Cgil negli organi dell’InpsRoma, giugno 2008

Nella Collana “I quaderni di infowelfare .it” sono già stati pubblicati:1. Organismi territoriali Inps2-3. Il nuovo Regolamento per l’amministrazione e la contabilità verso il nuovo Bilancio Inps4. La lotta all’evasione contributiva5. Il ruolo dei Comitati territoriali nella verifica dell’andamento produttivo6. I° rapporto sull’Inps. Contributo delle delegazioni al 15° congresso Cgil7. Domande e risposte sul percorso di riordino e razionalizzazione degli enti 8. Il contenzioso amministrativo ed il ruolo dei Comitati dell’Inps rapporto di fine_.indd 2 26/06/2008 14.44.29

I edizione, giugno 2008 “Appunti sulla 3^ consiliatura del Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell’Inps (2004 – 2008)”a cura delle delegazioni Cgil negli organi dell’Inps copyright © 2008 Tutti i diritti riservati alla Cgil Corso d’Italia, 25 - ROMARedazione: Maurizio Bonifazi, Rita Cavaterra, Giorgio Civiero, Rossana Ercole, Francesco Paolo Franco, Francesco Rampi, Roberta Rossetti, Giuseppe Turudda Impostazione e grafica: Elena Lah, Valeria Del Mastro e Alessandra Bianchi Stampa: Arti Grafiche La Moderna - RomaLe fotografie pubblicate sono tratte dall’Archivio storico e dalla Biblioteca Centrale dell’ InpsNella Collana “I quaderni di infowelfare .it” sono già stati pubblicati:

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Prefazionedi Morena Piccinini – Segreteria CgilA conclusione della consiliatura, salvo altre proroghe che noi non ci auguriamo, possiamo dire che gli anni dal 2004 al 2008 hanno richiesto una intensa attività ai Consigli di Indirizzo e Vigilanza degli enti previdenziali.In questi anni i compagni e le compagne della delegazione sindacale Cgil nel CIV dell’Inps, ma lo stesso vale per le persone nominate negli altri enti, hanno dovuto far fronte ad attacchi pesanti portati sia al ruolo e funzione degli enti in quanto tali, sia al ruolo delle parti sociali all’interno degli enti medesimi, esercitando un insostituibile ruolo politico in stretto e positivo raccordo con l’Organizzazione e con le sue strutture, categorie e territori.Pesanti sono stati gli attacchi portati agli enti previdenziali dal precedente governo di centro-destra, contro i quali il CIV e, in particolare, i consiglieri Cgil hanno esercitato una forte azione di contrasto.Ricordiamo i tanti provvedimenti che hanno compresso i diritti previdenziali di lavoratori e pensionati, ma ricordiamo anche quanto è stata calpestata l’autonomia operativa e finanziaria degli enti. Si è passati dalle discutibili modalità e ancor più discutibili risultati delle cartolarizzazioni dei crediti, alla vendita di immobili ad uso strumentale, ponendo l’Istituto nella condizione di pagare, con i contributi versati da lavoratori e imprese, il canone di affitto per sedi che erano state acquistate a loro volta con la contribuzione versata dai medesimi soggetti: nell’uno e nell’altro caso unico beneficiario di questi proventi è stato (forse) il bilancio dello Stato e non certo il bilancio della previdenza. A tal proposito, ricordo come, in totale assenza di iniziativa di chi ha la responsabilità gestionale e legale dell’ente, sono stati proprio i consiglieri del CIV a intentare azione legale per proteggere gli interessi dell’ente pubblico.Va ricordato come particolarmente negativo anche il vincolo imposto alla dirigenza dell’Istituto di ottenere il consenso ministeriale anche per ogni atto applicativo e interpretativo delle leggi previdenziali in vigore, con la conseguenza di una assurda farraginosità, di intollerabili ritardi nella operatività, di frequenti ulteriori interpretazioni restrittive delle medesime norme di legge. La battaglia per l’autonomia dell’ente è stata costante anche durante la successiva legislatura, ed è altamente probabile che il problema si ripresenti anche con il nuovo governo.Altro punto di azione costante è stato quello del pretendere di essere posti nelle condizioni di esercitare a pieno il ruolo assegnato.Se è compito del CIV approvare i bilanci preventivi e consuntivi, deve anche poter avere tutti gli elementi di analisi con la trasparenza e la tempestività necessarie. Sappiamo bene che bilanci preventivi eccessivamente prudenti sul piano delle entrate contributive e delle uscite per prestazioni possono determinare reazioni e decisioni politiche esterne che non hanno nulla a che vedere con la prudenza, e che portano ad accrescere il clima, sempre surriscaldato, di allarmismo sulle dinamiche della spesa previdenziale. Così come sappiamo bene che la dimostrazione a posteriore del buon andamento del rapporto tra entrate e uscite, o la dimostrazione della diminuzione del numero delle prestazioni richieste e liquidate, non ottiene la stessa attenzione dell’allarme preventivo.Stiamo parlando del dovere degli enti di fornire sempre e con trasparenza verso tutti i soggetti titolati, comprese le parti sociali, i dati economici e statistici in modo tale da permettere analisi e valutazioni su capitoli così importanti del bilancio pubblico e con ricadute così rilevanti sul sistema dei diritti delle persone. Stiamo, inoltre, parlando della necessità che tutti i risparmi sulla spesa previdenziale, che annualmente vengono realizzati per effetto della entrata a regime della Legge 335/95 ed i nuovi provvedimenti degli ultimi anni, siano adeguatamente evidenziati e rappresentati, perché con essi si dimostra che le riforme previdenziali hanno realizzato un risanamento dei conti pubblici che va oltre tutte le aspettative e che non c’è alcun bisogno che il governo riapra il capitolo previdenza con ulteriori tagli alle prestazioni.

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Anzi, semmai il problema è opposto, come abbiamo sostenuto nella trattativa sul welfare del 2007: ora occorre rafforzare il sistema di protezione e di garanzia per le pensioni basse e per i futuri pensionati, ripristinando la flessibilità in uscita e riaffermando una tutela solidaristica per quelle figure di lavoratori e per quei profili professionali più esposti e precari che rischiano di maturare una pensione miserrima. A tutti questi problemi che sono stati gestiti nella “quotidianità” dell’azione del CIV se ne aggiunge uno altrettanto rilevante, non ancora risolto: attiene alla riorganizzazione degli enti previdenziali pubblici e alla modifica della governance degli enti medesimi.In ben due legislature consecutive le commissioni parlamentari bicamerali sono giunte alle medesime conclusioni, in larga misura condivise anche dalle organizzazioni sindacali: occorre creare sinergie tra i diversi enti previdenziali per un miglior rapporto verso lavoratori, pensionati e imprese e una razionalizzazione nell’uso delle risorse e occorre intervenire sui problemi che nel tempo sono emersi nel sistema duale. Di questi aspetti discutemmo anche con il governo Prodi in occasione della trattativa per il welfare e convenimmo che dalla riorganizzazione degli enti previdenziali fosse possibile risparmiare 3,5 miliardi di euro in dieci anni, a copertura dei costi derivanti dalla eliminazione dello scalone. Ricordiamo anche che il governo pretese una norma di garanzia secondo la quale nel 2011 scatterà un aumento della aliquota contributiva dello 0,09% nel caso in cui non si addivenisse alla riorganizzazione suddetta.E’ chiaro che il governo Prodi non ha avuto il tempo per realizzare questo processo, ma è altrettanto chiaro che come Cgil sollecitiamo ora il governo Berlusconi a procedere celermente al riordino, perché non possiamo accettare che i ritardi del decisore politico si ripercuotano sui lavoratori dipendenti. Soprattutto non potremmo accettare che l’unica fonte di risparmio fosse ravvisabile nella compressione/eliminazione della presenza e del ruolo delle parti sociali all’interno degli enti. E’, infatti, sospetta la frequenza con la quale si rincorrono le ipotesi di eliminazione dei CIV o di un unico CIV per tutti gli enti previdenziali. In realtà i problemi che si sono verificati nell’attuale sistema duale non partono dai CIV ma dalla molteplicità degli organi di gestione (Presidente, Cda, Direttore Generale) che ha evidenziato problemi di sovrapposizione e duplicazione di funzioni e, a volte addirittura, di conflitto tra i medesimi.L’ ipotesi di riordino che noi condividiamo, e sulla quale la convergenza unitaria è significativa, si ispira alla recente riforma del diritto societario, identificando un ristretto Consiglio di gestione e un Comitato di Sorveglianza, composto dalle parti sociali, con compiti di programmazione, vigilanza e controllo.Allo stesso modo, va salvaguardata la presenza delle parti sociali nei Comitati provinciali e regionali Inps, che rischiano di essere sotto attacco ancora più dei CIV, dopo che in una delle recenti leggi finanziarie si era tentato di decretarne la fine.La polemica sui costi dei Comitati riaffiora continuamente, ma sappiamo bene che il vero problema non è economico ma solo politico.Lo dimostra il fatto che il CIV e il Consiglio di Amministrazione, congiuntamente, hanno formulato una proposta di riorganizzazione complessiva degli organi della rappresentanza sociale che permetterebbe anche significativi risparmi, che tale proposta era stata fatta propria dal governo Prodi ed era stata presentata dal Ministro Damiano in una conferenza stampa. Sarebbe bastato un semplice e veloce provvedimento legislativo per darvi attuazione ma tutto ciò non si è verificato e la proposta è rimasta in chissà quale cassetto.Per la Cgil quella proposta è ancora valida e praticabile e non accetteremo strumentalizzazioni che portino a soluzioni diverse da quelle già convenute. In queste mie riflessioni ho voluto mettere in evidenza alcuni aspetti sui quali è stata molto intensa la relazione con la Confederazione, ben sapendo che questi sono probabilmente solo una parte dell’insieme di problemi che sono stati affrontati dai compagni e compagne del CIV e dei Comitati in questa consiliatura.

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Certamente buona parte di questi problemi si ripresenterà anche nel prossimo quadriennio e uguale dovrà essere l’impegno della nuova delegazione Cgil per affrontarli in rappresentanza della Confederazione. A Rita, Francesco, Giuseppe, Paolo, va il ringraziamento della Cgil insieme all’augurio di buon lavoro alla delegazione che sarà impegnata nella nuova consiliatura.

Il perché di un’analisiQuesta terza consiliatura del CIV Inps si è caratterizzata per lo sviluppo di una azione corale che ha permesso di associare alle più importanti decisioni strategiche del Consiglio di Indirizzo e Vigilanza i diversi organismi della partecipazione sociale che concorrono, a livello centrale e periferico, alla governance dell’Istituto previdenziale. In particolare le delegazioni Cgil negli organi Inps hanno strutturato una rete tesa alla socializzazione delle conoscenze che ha coinvolto l’insieme delle presenze dei rappresentanti Cgil nelle Commissioni e nei Comitati a livello provinciale, regionale e centrale.Con gli “Appunti sulla 3^ consiliatura”, che è complementare al “Primo rapporto sull’Inps”, sviluppato in occasione del XV congresso Cgil, si vuole consegnare un bilancio dell’esperienza del quadriennio ed indicare, sulla base degli aspetti di criticità, alcune proposte che potrebbero caratterizzare la IV consiliatura del CIV Inps.Si tratta di dare continuità ad un disegno strategico che, tenuto conto della divisione di ruoli tra aspetti gestionali e quelli strategici, si concentri su questi ultimi individuando i connotati per rendere più qualificante, trasparente ed efficiente il lavoro dell’azienda sociale Inps ed al tempo stesso per tendere a completare quel disegno strategico basato sulla dualità che ha attribuito,ormai da quasi tredici anni, innovativi compiti di indirizzo e di vigilanza alle parti sociali. E’ sotteso all’analisi che viene svolta il giudizio, confermato anche in sede di negoziato sul welfare con il Governo da parte delle più rappresentative parti sociali, della irreversibilità del sistema di governance duale accanto alla urgenza di un processo semplificatorio dell’eccessivo numero di organi di vertice dell’Istituto (CIV, Presidente CdA, Consiglio di Amministrazione e Direttore Generale) e di un rafforzamento del ruolo del CIV e delle Parti sociali negli altri organismi.

Roma, giugno 2008

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I PARTE

Bilancio di una esperienza

L’Inps in cifre: i dati di un quadriennio

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Risulta di qualche utilità sintetizzare i dati dei bilanci consuntivi disponibili, quelli relativi al quadriennio 2003 – 2004 – 2005 – 2006 avvertendo che tali dati vanno interpretati rispetto al trend che indicano piuttosto che rispetto ai risultati di ogni singolo esercizio. Dalla lettura è facile evidenziare che l’azienda sociale Inps sostanzialmente ha una capacità autonoma nel far fronte alla necessità di risorse per l’adempimento dei propri compiti istituzionali in campo previdenziale. Accanto a questi compiti lo Stato ha attribuito all’Inps altre funzioni relative allo stato sociale ed in particolare alle prestazioni assistenziali ed a quelle di invalidità civile. Per far fronte a questi compiti le Finanziarie di ciascun anno prevedono dei trasferimenti da parte dello Stato che equivalgono grosso modo al 30% delle entrate dell’Istituto. La parte rilevante di questi trasferimenti avviene a piè di lista, cioè con un sistema di acconti e saldi a copertura delle singole prestazioni prevalentemente di carattere assistenziale che la legge ha attribuito, in termini gestionali, all’Inps.Una parte meno rilevante dei trasferimenti è invece di carattere forfettario e copre la messa a carico della finanza generale di alcune prestazioni previdenziali che risultano prive di copertura nel sistema a ripartizione (ad esempio le pensioni dei coltivatori diretti maturate precedentemente al 1989, o quelle trasferite, senza adeguata dotazione, dall’Ente Ferrovie dello Stato).Il buon andamento nel quadriennio considerato del bilancio consolidato dell’Inps è il risultato delle diverse gestioni in cui è articolato il sistema previdenziale pubblico dei lavoratori di imprese private ed in particolare del positivo apporto da parte dei lavoratori parasubordinati e della gestione delle prestazioni temporanee. Pur tuttavia e tenendo conto che il Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti al proprio interno ha assorbito gestioni in disequilibrio finanziario, si può affermare che tale Fondo risulta sufficientemente equilibrato per far fronte con i contributi raccolti, al pagamento delle pensioni di competenza.Non così si può dire per il Fondo che gestisce la previdenza dei coltivatori diretti, mezzadri e coloni, per il Fondo che gestisce la previdenza dei lavoratori autonomi del settore artigiano mentre risulta in un’area di confine la gestione del Fondo dei lavoratori autonomi del settore commerciale. Per ultimo occorre evidenziare che sempre complessivamente la situazione patrimoniale dell’Istituto, benché assai contenuta ha caratteristiche positive pari a circa 30 miliardi di euro. Tale situazione è certamente sottostimata dalla mancata rivalutazione del consistente patrimonio immobiliare dell’Inps (significativamente ridotto dal decreto Berlusconi del dicembre 2004 di espropriazione di 47 immobili).In termini di fabbisogno di liquidità l’Istituto si avvale di anticipazioni di cassa da parte dello Stato che su base annua restituisce e a cui potrebbe non ricorrere qualora fossero disponibili i significativi depositi finanziari vincolati per opere di pubblica utilità presso la Cassa Depositi e Prestiti.Di seguito alcune tabelle che danno conto delle osservazioni fin qui svolte.

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Inoltre occorre ricordare che:l’avanzo di amministrazione consolidato 2003 è pari a euro 26.377 *l’avanzo di amministrazione consolidato 2004 è pari a euro 29.717 *l’avanzo di amministrazione consolidato 2005 è pari a euro 28.588 *l’avanzo di amministrazione consolidato 2006 è pari a euro 30.278 * *corrisponde alla somma algebrica dell'avanzo di amministrazione al 31 dicembre dell'anno

precedente e del risultato di competenza dell'anno consolidato.

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Il punto sulla trasparenza

In questo quadriennio l’attività del CIV Inps si è particolarmente soffermata sull’opportunità di dare attuazione, in maniera condivisa, ad un nuovo e più trasparente sistema di contabilità così come voluto e previsto dal DPR 97/2003.Il lavoro sull’articolato sistema di bilanci Inps è stato finalizzato ad introdurre maggiori elementi d leggibilità, di trasparenza e di individuazione delle responsabilità. Particolarmente complessa è tale attività poiché il bilancio dell’Inps è il risultato del processo di consolidamento dei bilanci delle singole gestioni ed in particolare :1. fondo pensioni lavoratori dipendenti con al proprio interno le evidenze contabili relative ai Fondi ex INPDAI (dirigenti di aziende), ex Fondo trasporti, ex Fondo elettrici, ex Fondo Telefonici;2. gestione prestazioni Temporanee ai Lavoratori Dipendenti;3. gestione Speciale per l’erogazione dei Trattamenti pensionistici al personale degli enti pubblici creditizi;4. gestione dei Contributi e delle prestazioni previdenziali dei coltivatori diretti, mezzadri e coloni;5. gestione dei contributi e delle prestazioni previdenziali degli artigiani;6. gestione dei Contributi e delle prestazioni previdenziali degli Esercenti Attività 7. gestione per la tutela previdenziale dei c.d. Parasubordinati;8. fondo per la previdenza degli addetti alle imposte di consumo;9. fondo di previdenza per il personale di volo;10. gestione speciale per i trattamenti pensionistici degli spedizionieri doganali;11. fondo speciale per i trattamenti pensionistici del personale delle Ferrovie dello Stato;12. fondo di previdenza per il personale delle miniere;13. fondo integrativo del personale delle aziende private del gas;14. fondo di previdenza per gli esattoriali;15. fondo di previdenza dei portuali di Genova e Trieste;16. fondo di previdenza delle casalinghe;17. fondo di previdenza clero;18. assicurazione facoltativa per l’invalidità e la vecchiaia;19. fondo per l’erogazione dei trattamenti previdenziali vari;20. gestione disoccupazione frontalieri svizzeri;21. gestione degli interventi assistenziali;22. gestione per l’erogazione invalidità civili;23. fondo di solidarietà personale del credito;24. fondo di solidarietà personale del credito cooperativo;25. fondo di solidarietà per le assicurazioni in liquidazione coatta;26. fondo di solidarietà per il personale dei monopoli;27. fondo di solidarietà per gli esattori;28. fondo per il sostegno del reddito del personale del trasporto aereo;29. fondo di solidarietà del personale delle Poste italiane;30. fondo di previdenza complementare - FONDInps.

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La contabilità analiticaIl processo di innovazione amministrativa ha permesso l’ istituzione di un sistema di contabilità analitica che permette di superare le approssimazioni del passato nel valutare i costi amministrativi e gestionali relativi a ciascun fondo e/o gestione. Tale processo permetterà la valutazione anche dei costi e delle risorse necessarie delle singole articolazioni territoriali e delle strutture organizzative scelte per il governo complessivo dell’Istituto.Il processo avviato deve concludersi rapidamente producendo utili report periodici a disposizione degli Organi di vertice per una adeguata funzione di monitoraggio e vigilanza.

Il sistema budgetario e il ruolo delle Direzioni regionaliL’innovazione amministrativa ha introdotto a partire dalla Relazione Programmatica criteri che permettono una meno rituale e più puntuale definizione dei bilanci previsionali e la costruzione attraverso un sistema concertativo dei budget da attribuire in particolare alle 20 Direzioni regionali.Questo sistema dovrebbe permettere di costruire una relazione tra obiettivi da raggiungere, risorse disponibili e garantire in questo ambito una maggiore autonomia gestionale delle Direzioni regionali.Il sistema di innovazione che si sta consolidando vede incompiuta la riforma del regolamento di organizzazione che attualmente prevede sostanzialmente un sistema fortemente centralizzato benché decisamente frantumato ed attribuzioni di eventuali deleghe a livello regionale.

Una riflessione sul sistema dei controlliAnche il sistema dei controlli, di gestione strategica, auditing, necessita di una revisione e di un forte coordinamento che garantisca agli organi di vertice di poter monitorare, ciascuno per il ruolo di propria competenza, il funzionamento dell’Istituto sia sotto il profilo qualitativo che quantitativo.Il CIV ha sofferto in questi anni della mancanza di modalità concrete per esercitare in itinere il proprio ruolo di vigilanza che si è sostanziato nella verifica a posteriori dell’attuazione e/o della mancata attuazione delle Linee di indirizzo deliberate.

La mancata riforma del report dell’andamento produttivoTra gli elementi più significativi di competenza del CIV di monitoraggio dell’andamento dell’Istituto vi è quello relativo alla osservazione del cosiddetto “Andamento produttivo”.Il report trimestrale risulta largamente inadeguato ad individuare le criticità nei processi finalizzati a garantire l’esigibilità, nei tempi definiti, dei diritti delle imprese e dei cittadini.L’allegato 1 riporta la relazione istruttoria di cui alla delibera n. 7 del 9 maggio 2006, con le linee di indirizzo del CIV per la costruzione di un nuovo sistema di indicatori a disposizione degli Organi di Vertice utili alle funzioni di vigilanza che l’ordinamento assegna al CIV.

L’importanza della pianificazione e del controllo di gestioneAnche il cruscotto direzionale che permette di osservare i dati del sistema di pianificazione e controllo risulta un’indispensabile strumento per quegli organi che come il CIV ed i Comitati regionali hanno il compito di predisporre a cadenza annuale la relazione programmatica.E’ infatti quest’ultimo non un generico documento che esprime bisogni ed indica obiettivi ma uno strumento di scelte strategiche compatibili con le risorse economiche per il funzionamento dell’Istituto e con le risorse umane disponibili.Gli indicatori del sistema di controllo di gestione diventano inoltre il vero antidoto ad una generalizzata lamentazione in merito ai carichi di lavoro ed al personale impegnato permettendo di individuare i punti di criticità accanto alle aree di inefficienza e di disorganizzazione.

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Partecipazione e architettura delle garanzie

La riforma dei Comitati per ridisegnare la partecipazione delle parti sociali alla vita dell’Inps.Da più parti si è giudicato pletorico ed inefficiente il sistema di partecipazione delle parti sociali alla governance dell’Istituto.Per molto tempo queste osservazioni sono state usate per sostenere la necessità, dopo la riforma del 1995 di uscita delle parti sociali dalla gestione degli enti previdenziali, di cancellare in particolare la partecipazione delle parti sociali agli organismi territoriali.La riprova del contenuto polemico del giudizio di pletoricità dei Comitati è divenuta evidente quando gli organi di vertice dell’Istituto, CIV, CdA e Direzione Generale, hanno condiviso e proposto alle Istituzioni competenti un organico progetto di riforma della partecipazione delle parti sociali agli organismi territoriali e centrali basata su una drastica riduzione del numero dei componenti e su un recupero degli originali compiti di indirizzo e di terzietà per quanto riguarda il contenzioso amministrativo.L’articolato elaborato dagli organi di vertice dell’Istituto ha ricevuto unanimi apprezzamenti ma non ha trovato ancora attuazione di carattere normativo, nonostante il largo consenso espresso da tutte le organizzazioni datoriali e dei lavoratori in sede di audizioni. Continuano pertanto ad operare e ad essere rinnovati organismi considerati pletorici e poco efficienti.Anche il sistema di autonomia che deve presiedere una funzione di terzietà per quanto riguarda il contenzioso amministrativo, voluto dal legislatore al fine di permettere la verifica di un diritto considerato negato in tempi contenuti, 120 giorni, e senza alcun onere perché supportati dal patrocinio degli Istituti di Patronato, necessita di una profonda riforma e di un processo di innovazione.

COMITATI E COMMISSIONI

COMITATI CENTRALI- Organismi centrali:- 12 Comitati amministratori, di cui 10 di Fondi pensionistici e 2 erogatori di altre prestazioni (Comitato Gias e Comitato Prestazioni temporanee);- 7 Comitati amministratori di Fondi di solidarietà;- 1 Commissione centrale per l’accertamento e la riscossione dei contributi agricoli unificati.ORGANISMI PERIFERICI- Livello regionale:- Comitati regionali n. 20- Commissioni istruttorie operanti al loro interno n. 34totale livello regionale n. 54Livello provinciale:- Comitati provinciali n. 102- Commissioni speciali costituite al loro interno n. 408- Commissioni istruttorie operanti n. 36- Commissioni provinciali per l’integrazione salariale n. 306- Commissione locale ex art. 29 D.P.R. 752/76 per la provincia di Bolzano n. 1totale livello provinciale n. 853Totale Comitati e Commissioni complessivamente operantia livello periferico n. 907

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Rapporto tra il numero delle sedute ed i ricorsi e/o provvedimenti decisi e argomenti svolti

Comitati/Commissioni

Attività anno 2005

Media att/sed.

Ric. anno 2006

Media att/sed.

Attività anno 2007

Media att/sed.

Comitati Centrali

8.269 17,15 7.581 17,71 6.539 22,09

Comitati regionali

1.128 1,12 795 0,75 376 0,45

Comitati provinciali

67.703 8,49 68.509 9,94 66.923 11,60

C.I.G.* 620.027 72,08 615.772 82,94 533.123 104,84Totali 697.127 38,59 692.657 43,86 606.961 50,62

* si tratta dei provvedimenti di riconoscimento della Cassa integrazione ordinaria e/o edilizia e o per l’agricoltura.L’allegato 2 in Appendice riporta il progetto di riforma elaborato.

I soggetti di rappresentanza dell’utenza InpsMolti, con un approccio mercantile, hanno scambiato l’utenza Inps con i clienti dell’Inps. E’ questo un errore rilevante poiché nelle moderne democrazie la legislazione prevede che oltre al diritto del cliente di scegliersi i fornitori sulla base del miglior rapporto qualità-prezzo, specifiche tutele attraverso le organizzazioni dei consumatori.Nel caso degli utenti Inps si tratta invece di assicurati ad una forma di tutela sociale obbligatoria privi quindi dello strumento principe della possibilità di scelta del “fornitore”.Per questo risulta importante che il sistema relazionale che presiede l’Inps sia articolato e formalizzato nei confronti: - delle rappresentanze degli utenti del mondo imprenditoriale attraverso le organizzazioni datoriali e del lavoro autonomo; - delle rappresentanze dei lavoratori e dei pensionati attraverso le organizzazioni confederali del lavoro.Questa funzione risulta estremamente importante a livello territoriale e laddove è stata diligentemente svolta dai Comitati provinciali e regionali ha permesso di individuare aspetti di criticità e di disegnare adeguate modalità di risoluzione degli stessi.Accanto a questo modello relazionale è importante, anche per accrescere il livello qualitativo della relazione con l’utenza, il ruolo degli intermediari dell’Istituto (consulenti del lavoro e Caaf) e quello più pregnante degli Istituti di Patronato.

I soggetti di patrocinioIl legislatore, fin dal consolidarsi dell’ordinamento degli enti previdenziali, ha previsto forme di sostegno agli istituti che rinunciando a forme di intermediazione onerosa per gli utenti garantivano agli stessi il sostegno negli adempimenti necessari per il riconoscimento dei propri diritti e, se del caso, il supporto giuridico e/o medico nel caso di decisioni degli enti ritenute lesive.Per lo svolgimento di questi compiti i più importanti istituti di patronato hanno costruito una rete di sportelli che garantisce un eccezionale sistema di decentramento nell’accesso ai sevizi dell’Istituto.Inoltre l’adozione ormai generalizzata di forme telematiche nella relazione tra gli enti di patronato e l’Istituto permettono all’Inps oltre che di godere di un’ eccezionale forma di verifica preventiva della documentazione necessaria all’ottenimento del diritto esigito anche una straordinaria crescita dell’efficacia e dell’efficienza nella lavorazione complessiva delle richieste provenienti dall’utenza.

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Per questo il CIV ha sempre considerato strumentale ogni forma che talvolta è echeggiata anche tra gli organi di vertice dell’Istituto di polemica rispetto al rapporto tra attività svolta dai patronati e finanziamento pubblico agli stessi. Analogamente occorre osservare che negli anni hanno assunto importanza gli intermediari.

Gli intermediari L’accordo con gli intermediari, consulenti del lavoro e Caaf ha contribuito ad accrescere il livello di trasparenza, di aggiornamento e di pulizia delle posizioni assicurative, in particolare dei lavoratori dipendenti e, attraverso le verifiche reddituali, la corretta esigibilità dei diritti assistenziali.Grazie quindi all’e-mens, ed al sistema dei RED, oggi l’Inps può contare su significative banche dati.Maglia nera nell’adeguatezza delle banche dati degli iscritti e dei pensionati è la gestione separata dei lavoratori parasubordinati.

Perché il Bilancio SocialeTutto il bilancio economico, patrimoniale e finanziario dell’Inps è finalizzato al raggiungimento degli obiettivi sociali che il legislatore ha attribuito all’Istituto.Il CIV, in accordo con la Direzione Generale, ha costruito un percorso di carattere partecipativo per rendicontare ai rappresentanti di interessi, gli stakeholders, gli obiettivi di carattere sociale raggiunti attraverso la gestione dell’Istituto e gli aspetti di criticità che costituiscono una barriera per il pieno raggiungimento della funzione sociale assegnata all’Istituto nell’ambito del welfare. La scelta quindi del CIV è stata quella non di mero omaggio alle norme che prescrivono anche alla Pubblica Amministrazione di dotarsi del Bilancio Sociale, ma di costruire uno strumento capace di interrogarsi, in particolare a livello territoriale, sui bisogni e sulle modalità di soddisfazione degli stessi.Per questo decisivo è stato il coinvolgimento dei Comitati regionali e delle Direzioni regionali. Per un’analisi più dettagliata www.infowelfare.it/Bilancio sociale

Funzione e ruolo dei rapporti sociali regionaliIl CIV e la Direzione Generale hanno coinvolto gli Organismi dell’Istituto presenti a livello territoriale chiedendo loro di indicare gli aspetti di peculiarità presenti nel territorio, le criticità individuate, i percorsi di risoluzione attorno a queste analisi, di svolgere una funzione di ascolto a livello capillare e, quindi, valorizzare la dimensione territoriale provinciale.Il risultato di questa impostazione ha permesso e permetterà ancor più in futuro, di costruire un Bilancio Sociale che consenta agli Organi dell’Istituto, che devono compiere le scelte strategiche, di potersi misurare con i limiti presenti, con la percezione diffusa dell’azione dell’Istituto e con le aspettative presenti nei diversi territori. Per questo il CIV ha strettamente correlato il Bilancio sociale alla più generale architettura delle garanzie di cui la Carta dei Servizi rappresenta un importante tassello.

Il valore della Carta dei servizi La Carta dei Servizi è lo strumento che rappresenta la tastiera delle prestazioni gestite dall’Istituto e indica con precisione i requisiti per la loro esigibilità, le modalità per ottenerle, la documentazione da produrre ed i tempi massimi entro i quali l’Istituto si impegna a erogare le prestazioni richieste.E’ uno strumento che può apparire scontato, ma che sancisce in maniera non equivoca il rapporto tra l’Istituto e l’utenza ed il diritto alla esigibilità delle prestazioni.Molta discussione si è aperta nelle diverse sedi attorno alla perentorietà dei percorsi e dei tempi fissati dalla Carta dei Servizi.La scelta compiuta dagli Organi di Vertice e dalla Direzione Generale, dopo un vivace confronto tra diverse opinioni, è stata quella di fissare non tempi soglia, o tempi medi, ma tempi massimi non derogabili inferiori a quelli fissati per legge.

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Si tratta quindi di un importante ed impegnativo patto tra Istituto ed utenza, non ancora interamente applicato nell’insieme delle strutture dell’Istituto.La filosofia che presiede la Carta dei Servizi non è quella di alimentare il contenzioso amministrativo o giudiziario nei confronti dell’Istituto, quanto quello di impegnare gli Organismi ai diversi livelli ad affrontare gli elementi di criticità ostativi al raggiungimento dei termini quali-quantitativi fissati con la Carta dei Servizi.Edizione integrale e sintesi della Carta dei Servizi in www.infowelfare.it/Carta dei servizi.

Criticità, disservizi e organizzazione del lavoroL’analisi delle criticità che impediscono, parzialmente o totalmente, il raggiungimento degli obiettivi qualitativi e quantitativi fissati dalla Carta dei Servizi ed i bisogni espressi dalla costruzione del Bilancio sociale devono dare luogo ad un positivo e concertato protagonismo di tutte le parti che concorrono al buon funzionamento dell’Istituto.Come insegna l’esperienza del “lavorare in tempo reale” è il terreno della innovazione organizzativa quello che, coniugandosi con l’innovazione tecnologica, permette di superare molti aspetti di criticità. Esiste quindi un primo terreno legato alla negoziazione dei modelli organizzativi del lavoro ed ai sistemi premianti.Accanto a questo aspetto non marginale risulta l’azione sia delle rappresentanze di tutela degli utenti dell’Istituto (le Organizzazioni datoriali, del lavoro autonomo, dei lavoratori e dei pensionati) che l’azione propositiva degli intermediari istituzionali, i Patronati, che costituiscono un’ interfaccia rilevante sia sotto il profilo delle quantità di trasmissioni telematiche che per la loro funzione nei confronti dell’utenza diffusa.La terza gamba dell’architettura delle garanzie è rimasta ancora incompiuta necessitando di una sede negoziale entro la quale poter essere codificata e sancita. Si tratta del Codice Etico.

Il Codice Etico: un urgente obiettivo da conquistareE’ rilevante che, accanto alla ricognizione e all’ascolto dei bisogni, che trovano sedimentazione nel Bilancio sociale, ed alla formalizzazione della esigibilità dei diritti codificata nella Carta dei Servizi, tra l’utenza ed i lavoratori, per il tramite dell’Amministrazione, sia fissato, attraverso il Codice etico, un patto di rispetto reciproco, di qualità della relazione sociale e professionale, nonché di lotta a qualsiasi devianza.Per tale motivo quello del Codice Etico è un vulnus al quale occorre lavorare per giungere in tempi rapidi al completamento dell’architettura delle garanzie.

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Il fragile ruolo della terzietà

Il legislatore al fine di tutelare l’esigibilità dei diritti in materia previdenziale, ha previsto obbligatoriamente, prima del ricorso al Giudice ordinario il ricorso ad un percorso di risoluzione del contenzioso per via amministrativa coinvolgendo organismi composti prevalentemente dalle Parti sociali ed in particolare:Comitati provinciali e le Commissioni provinciali speciali (lavoratori dipendenti, artigiani, esercenti attività commerciali, coltivatori diretti, mezzadri e coloni), con i poteri in materia normati dall’art. 46 della legge 9 marzo 1989, n. 88, che prevede la risoluzione in unica istanza ed in maniera definitiva dei ricorsi avverso i provvedimenti dell’Istituto relativi:1) a livello di Comitato provinciale: 1.1 pensione sociale.2) a livello di Commissione speciale lavoratori dipendenti:2.1 prestazioni dell’assicurazione obbligatoria per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti dei lavoratori dipendenti e le prestazioni del fondo di garanzia per il trattamento di fine rapporto;2.2 prestazioni della gestione speciale di previdenza a favore dei dipendenti da imprese esercenti miniere, cave e torbiere con lavorazione, ancorché parziale, in sotterraneo;2.3 prestazioni dell’assicurazione obbligatoria contro la disoccupazione involontaria;2.4 prestazioni economiche di malattia, ivi comprese quelle dell’assicurazione obbligatoria contro la tubercolosi, e per la maternità;2.5 trattamenti familiari;2.6 assegno per congedo matrimoniale;2.7 trattamento di richiamo alle armi degli impiegati ed operai privati.Inoltre alla Commissione competono funzioni istruttorie e pareri su ricorsi, di seconda istanza, dei lavoratori agricoli subordinati, presentati alla Commissione centrale per l’accertamento e la riscossione dei contributi agricoli unificati.

3) a livello di Commissione speciale artigiani:3.1 prestazioni della gestione dei lavoratori autonomi, ivi comprese quelle relative ai trattamenti familiari di loro competenza;3.2 prestazioni di maternità dei lavoratori autonomi dell’artigianato;

4) a livello di Commissione speciale esercenti attività commerciali:4.1 prestazioni dei lavoratori autonomi, ivi comprese quelle relative ai trattamenti familiari di

loro competenza;4.2 prestazioni di maternità dei lavoratori autonomi del commercio

5) a livello di Commissione speciale coltivatori diretti, mezzadri e coloni:5.1 prestazioni delle gestioni dei lavoratori autonomi, ivi comprese quelle relative ai trattamenti familiari di loro competenza;5.2 prestazioni di maternità dei lavoratori autonomi dell’agricoltura;

Comitati regionali con i poteri in materia normati dall’art. 43 della legge 9 marzo 1989, n. 88, modificato dal decreto legislativo del 23 aprile 2004, n. 124 che prevedono la risoluzione, in unica istanza ed in maniera definitiva, dei ricorsi avverso i provvedimenti dell’Istituto relativi alla sussistenza del rapporto di lavoro non scaturiti da atti di natura amministrativa conseguenti a verbali di accertamento.

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Comitati ed organismi collegiali centrali con i poteri in materia assegnati a questi organismi centrali che prevedono la risoluzione in un’unica istanza. In particolare questi organismi hanno il compito di esame dei ricorsi in merito ai contributi dovuti alla gestione, alle prestazioni spettanti ai genitori ed ai parenti di handicappati gravi, alle prestazioni dei lavoratori parasubordinati e dei ferrovieri e del volo, del clero e dei collaboratori familiari non retribuiti. Il successo di questa impostazione legislativa è davvero contenuto e l’insieme dela strutturazione dei poteri e delle modalità di lavoro dei Comitati al fine di una effettiva funzione di terzietà necessita di un compiuto progetto riformatore. Di seguito l’attività svolta dai Comitati relativa ai compiti di terzietà loro assegnati e la distribuzione territoriale del rilevantissimo peso dei ricorsi al Giudice ordinario.

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Autonomia: un valore da riconquistare

Gli anni neri del Governo BerlusconiIl quadriennio nel quale si è sviluppata la terza consiliatura ha avuto quale interlocutore istituzionale a livello governativo per una parte rilevante il Governo Berlusconi e, successivamente, il Governo Prodi e, in quest’ultimo semestre, ancora il Governo Berlusconi.Per iniziativa del Ministro del Lavoro del Governo Berlusconi si è introdotto nel sistema relazionale che fa colloquiare Istituto ed Esecutivo una sorta di “autonomia vigilata” che ha imposto che tutti gli atti amministrativi deliberati dall’Inps, in attuazione di normative aventi valore di legge, fossero preventivamente sottoposti alla verifica ministeriale.Questa modalità, ancorché limitativa dell’autonomia gestionale dell’Istituto, che comunque non può mai discostarsi dai limiti fissati dalla legge, è risultata particolarmente punitiva rispetto alla proverbiale efficienza e puntualità dell’Istituto stesso nell’erogare istruzioni per l’applicazione delle norme legislative su materie di propria competenza.Una seconda grave perdita di autonomia dell’Istituto ha riguardato la mancata messa a disposizione, in maniera trasparente, dei decisori politici delle banche dati spersonalizzate a disposizione dell’Istituto. Molte volte persino l’Organo di Vertice CIV ha dovuto ricorrere a fonti Inps anticipate impropriamente ad organi di stampa anziché utilizzare dati resi ufficialmente disponibili dal proprio Coordinamento Statistico Attuariale per poter costruire valutazioni in merito all’andamento della spesa previdenziale e ai riflessi organizzativi di diverse ipotesi al centro del dibattito politico e sociale.Anche in merito alle politiche patrimoniali di investimenti e disinvestimenti per garantire all’Istituto adeguate sedi entro cui svolgere l’attività istituzionale l’autonomia dell’Inps è stata fortemente lesa da decisioni assunte nell’ambito della finanza creativa del Ministro Tremonti e del Presidente Berlusconi che hanno imposto la cessione coatta di 47 Sedi.Oltre al palese aspetto speculativo delle valutazioni degli stabili decise da un “valutatore indipendente”, oggi gravano sull’Inps esosi canoni di affitto per le stesse Sedi anche nel caso, come Milano, Torino, Padova, ecc., in cui le stesse non sono utilizzate o sono solo parzialmente utilizzate.

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Riorganizzazione e decentramento:due pilastri per l’innovazione

I mutamenti del mercato del lavoro, della previdenza e della struttura economico- produttiva del PaeseCome dimostrano anche i dati economici i compiti di tutela sociale affidati all’Inps sono oggi rivolti alla generalità di coloro che operano nell’ambito della struttura economico-produttiva del Paese e non hanno un rapporto di lavoro pubblico o non sono organizzati in ordini professionali.Ciò ha portato ad attribuire all’Inps compiti di tutela previdenziale per una pluralità di lavoratori non dipendenti che si rapportano nello spazio e nel tempo con modalità estremamente diverse da quelle del tradizionale rapporto di lavoro a tempo indeterminato.Si tratta di lavoratori che vedono caratterizzato il loro rapporto da elementi di discontinuità che comportano scoperture previdenziali e di forte variabilità reddituale.Sono aree entro le quali si annida il cosiddetto “lavoro grigio” che, in particolare per i soggetti più deboli, si trasforma in un lavoro totalmente in nero. Per questo risulta datato e bisognoso di un nuovo disegno riformatore l’assetto organizzativo dell’Inps in particolare nei territori.

Innovare riorganizzandoIl decentramento non solo logistico ma anche decisionale può essere utile strumento per elaborare nell’ambito dell’unicità delle regole di tutela sociale adeguate politiche in contrasto agli aspetti elusivi ed evasivi degli obblighi di assicurazione obbligatoria di carattere previdenziale.La centralità del progetto riformatore è il decentramento di poteri al territorio che comporta conseguentemente una revisione delle modalità di gestione e dei ruoli delle Direzioni Centrali.Inoltre l’accresciuto ruolo degli enti locali in merito al welfare comporta una più marcata azione a livello regionale da parte dell’Inps che deve candidarsi ad essere azienda sociale anche per la gestione del welfare locale municipale e regionale.Le regole da ridisegnare alla base della struttura organizzativa dell’Inps devono predisporre la nuova matrice organizzativa che deve risultare utile all’integrazione tra compiti diversi ed alla collegialità della governance e della Direzione.In questa consiliatura gli interventi di manutenzione del “Regolamento di organizzazione “ sono risultati marginali e/o strumentali alla risoluzione di questa o di quell’altra peculiarità o di questa o di quell’altra esigenza personale.

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Socializzare i dati: un dovere democratico

Le banche dati Inps: un patrimonio a disposizione di pochiIl patrimonio di conoscenze consolidato nella lunga storia dell’Inps può risultare utile al Paese. Dalle banche dati dell’Istituto, filtrate per garantire la necessaria privacy si possono trarre importanti spunti in merito alla distribuzione territoriale dell’occupazione, alle tipologie del rapporto di lavoro dipendente (a tempo determinato e/o indeterminato), in merito alle tipologie del rapporto di lavoro autonomo, dipendente, parasubordinato, alla continuità/discontinuità dell’occupazione, al valore dei redditi da lavoro nonché a molti altri aspetti caratterizzanti la qualità dell’impresa e riscontrabili attraverso la puntualità degli adempimenti contributivi, il ricorso alla Cassa Integrazione, la variabilità nell’arco dell’anno della forza lavoro utilizzata.Anche dal punto di vista dell’invecchiamento della popolazione osservando i dati Inps, ed in particolare quelli del Casellario dei Pensionati, si possono trarre importanti spunti in merito alla perdita di potere d’acquisto nell’invecchiamento, alle patologie invalidanti, al rapporto pensione/continuità del lavoro ed ancora in merito alla effettiva età anagrafica cui si accede al pensionamento.Per questo l’Inps non può esimersi dal mettere a disposizione dei decisori politici, sociali e dell’accademia un patrimonio di dati oggi elargiti discrezionalmente ed a pochi.

La socializzazione dei dati: garanzia di uso correttoLa messa a disposizione delle sorgenti, benché spersonalizzate a tutela della privacy, è condizione affinché una pluralità di soggetti che studi le stesse, applichi modelli statistici differenti e si sperimenti nelle proiezioni garantisca l’insieme del Paese dall’uso improprio di dati che riguardano più della maggioranza degli abitanti residenti. Oltre a questo aspetto la socializzazione dei dati può rendere le parti sociali attori attivi delle politiche previdenziali.

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II PARTE

Le proposte

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Far decollare i Comitati Il progetto di riforma dei comitati elaborato nella III consiliatura CIV Inps e condiviso dagli Organi di Governo dell’Istituto, ha trovato grande sostegno in sede ministeriale da parte delle rappresentanze sociali.Nonostante ciò durante la legislatura appena conclusa, il progetto non ha trovato modo di essere trasformato in normativa.Si tratta ora di ottenere dal nuovo Governo e dai Ministeri competenti che il percorso avviato sia considerato utile alla rapida emanazione di provvedimenti normativi capaci di innovare la situazione data.Si avvierebbe così un primo passo, non certamente marginale, nel processo di razionalizzazione della governance complessiva degli Enti Previdenziali.La realizzazione di questa prima parziale tappa risulterebbe coerente anche al progettato obiettivo di costruzione di sinergie tra gli Istituti.Infatti, con piccole e parziali eccezioni, gli altri enti non hanno uno strutturato sistema di partecipazione delle parti sociali alle governance territoriali, il modello Inps richiamato potrebbe risultare utile al sistema previdenziale più generale.La riforma della governance territoriale dell’Istituto deve, inoltre, diventare occasione per riformare anche il sistema della terzietà e per un rilancio significativo del ricorso al contenzioso amministrativo in alternativa a quello giudiziario.

Più potere ai territori: il budget territorialeLa terza consiliatura del CIV Inps si è caratterizzata per una grande attenzione e valorizzazione del ruolo delle strutture territoriali dell’Istituto.In questa linea, che rilancia l’originale intuizione fondativa di un Istituto garante centralmente della omogeneità dei diritti per tutti i cittadini ed al tempo stesso attento alle peculiarità indotte dai diversi contesti socio- economici a livello decentrato, la territorialità è veicolo di stimolo alla responsabilizzazione della dirigenza diffusa.La valorizzazione del riconoscimento del merito e della responsabilizzazione nel raggiungimento degli obiettivi necessita che, accanto al tradizionale concetto di decentramento funzionale, si affianchi quello delle titolarità decisionali.Infatti il decentramento delle titolarità decisionali comporta, oltre ad una distribuzione delle funzioni ed in particolare delle attività di front-office, l’attribuzione al decisore/decisori locali delle risorse economiche ed umane da gestire in autonomia ottimizzandole al fine del raggiungimento degli obiettivi concertati.Per questo è di particolare importanza il processo che si è avviato di definizione dei budget attribuiti alle Direzioni regionali e, conseguentemente, quelli attribuiti alle Direzioni territoriali. Occorre ora che accanto ala macrodefinizione delle risorse economiche ed umane disponibili a ciascun livello si riconosca discrezionalità reale nella gestione delle stesse.Occorre altresì che alla concertazione degli obiettivi e delle risorse ai rispettivi livelli corrisponda una condivisione dei programmi di attività territoriali dell’articolazione de servizi resi.Questo progetto di crescita e diffusione dei centri di titolarità decisionale, responsabilità e decentramento comporta la ridefinizione e la semplificazione delle funzioni svolte a livello centrale. La Direzione Generale diviene quindi autorità garante della omogeneità dei criteri di accesso ai servizi e di esigibilità dei diritti lasciando ampi margini alla definizione dei tempi e dei luoghi di erogazione degli stessi e di scelta delle priorità e dei servizi da sostenere e sviluppare.Il regolamento di organizzazione correlato a quello di contabilità, per rispondere ad una innovativa concezione del decentramento necessita di un intervento riformatore qualificato e significativo.

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Riformare il sistema decisionale dei bilanciLa riforma del 1995 che ha implementato negli enti previdenziali il sistema duale ha riservato alle Parti sociali rappresentate nel CIV il compito che nelle società di capitali è attribuito alla massima istanza: l’assemblea dei soci.Come dimostrano le ormai numerose esperienze di sistema duale nella gestione delle società private, le modalità per la valutazione dell’andamento delle società e quindi dei risultati di bilancio sono diversamente articolate per permettere valutazioni macroeconomiche all’Organo di Indrizzo, valutazioni microeconomiche per l’Organo di gestione ed ancora verifiche di correttezza amministrativa per l’Organo di revisione e di garanzia contabile. Per questo fermo restando le titolarità decisionali, che vedono l’ approvazione del bilancio in capo al CIV, da più tempo il Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell’Inps ha evidenziato la necessità di costruire un sistema di report di bilancio che permetta una valutazione macroeconomica dell’Istituto.Al tempo stesso le tre consiliature del CIV dell’Inps hanno permesso di meglio articolare le funzioni di Indirizzo che il legislatore ha posto in capo al Consiglio di Indirizzo e Vigilanza. Restano invece ancora sufficientemente indefinite le funzioni di vigilanza che, per essere esercitate, necessitano di un cruscotto per la vigilanza del CIV dal quale poter monitorare rapporti periodici di gestione (l’equivalente delle “Semestrali” delle società quotate in borsa) oltre che l’andamento di carattere produttivo in tempo reale che permetta di verificare gli scostamenti nella erogazione di prestazioni e nella lavorazione di informazioni pervenute rispetto allo stesso periodo degli anni precedenti.Si impone quindi un progetto di riforma del sistema di rappresentazione extra legge dei bilanci dell’Istituto oltre che la normazione di percorsi che pevedo non un lavoro congiunto tra Organo di Indirizzo, il CIV ed Organo di gestione, il CdA, nel percorso che porta alle cadenze fissate per legge all’apporvazione dei bilanci dell’Istituto stesso.

Definire la comunicazione sociale Tra i compiti di Indirizzo e Vigilanza affidati al CIV, in questa III consiliatura, si è identificato anche quello relativo alla costruzione del Bilancio Sociale dell’Istituto.E’ questo uno strumento, assieme alla Carta dei Servizi e al Codice Etico, della più generale architettura delle garanzie.Il Bilancio Sociale internalizza una pluralità di funzioni e tra queste, non marginale, vi è quella di rassegnare alle rappresentanze degli interessi strutturati, e quindi, in primis, alle rappresentanze sociali, un report sulla qualità, la tempestività e la quantità degli obiettivi sociali gestiti dall’Istituto. E’ quindi il Bilancio Sociale per eccellenza anche uno strumento della comunicazione sociale. L’esperienza del Bilancio Sociale, anche strumento della comunicazione sociale, ha posto in evidenza due aspetti: l’opportunità che la comunicazione sociale abbia nel CIV il punto di riferimento in merito ai temi, al target, alle modalità comunicative, ai mezzi e alle risorse da destinarvi; la necessità che la comunicazione rivolta all’utenza, e non come erroneamente si definisce alla clientela, non sia finalizzata all’acquisizione di quote di mercato che nel caso Inps sono garantite dagli obblighi assicurativi previsti dalla legge quanto alla crescita della consapevolezza e della conoscenza da parte degli interessati dei doveri contributivi e delle esigibilità dei diritti.Il versante della comunicazione sociale deve inoltre prevedere l’obbligo alla comunicazione periodica agli iscritti e ai pensionati dei dati macroeconomici dell’Istituto socializzando così lo “stato di salute” dell’ente gestore di una così cospicua (circa 1/3) quota delle ricchezza dagli stessi prodotta, ma anche prevedere una comunicazione periodica in merito al proprio conto assicurativo riposizionando così l’attenzione agli aspetti che concorrono alla costruzione del reddito previdenziale in quiescenza. Analogamente per quanto riguarda i datori di lavoro, che hanno l’obbligo anche per conto del lavoratore di provvedere ai versamenti di carattere contributivo, la creazione di un “cassetto contributivo” on line che permetta di visualizzare tutti i rapporti economico-finanziari pendenti tra datore di lavoro ed Istituto.

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Costruire sinergie con la P. A. e i poteri decentratiAnalizzando gli aspetti organizzativi degli enti previdenziali si possono indicare possibili campi di azione e, per alcuni aspetti risparmi attesi, miglioramenti delle prestazioni, maggiori gettiti.Per realizzare questi processi occorre che i Ministeri vigilanti predispongano un progetto complessivo, un piano industriale ed un percorso temporale.

Il progetto deve contenere gli elementi di quadro, valoriali, motivazionali entro cui s’intende operare. Indicativamente si possono sintetizzare in una crescita della qualità dei servizi erogati, in una esigibilità degli stessi, nella trasparenza dei processi, dei costi e dei riflessi sulla finanza pubblica.L’esercizio della concertazione è di grande importanza affinché le parti sociali possano condividere gli obiettivi valoriali e concorrere, sia attraverso le loro rappresentanze nell’organo di vertice, sia attraverso il ruolo delle rappresentanze dei lavoratori dipendenti dell’ente, attori positivi nella trasformazione dell’organizzazione del lavoro, al successo del progetto di innovazione organizzativa. Costituisce elemento qualificante del progetto l’ottimizzazione dei costi di gestione e quindi il miglior utilizzo delle risorse disponibili.

Il piano industriale è il risultato dell’applicazione del progetto alla struttura degli enti previdenziali.Costituiscono elementi del piano industriale il ridisegno delle attività che afferiscono a ciascun ente, di quelle che sono gestite attraverso strutture di servizi comuni, e la catena di comando che presiede il nuovo assetto organizzativo.Le linee guida che devono presiedere al lavoro di definizione del piano industriale si possono sintetizzare in:- mantenimento di almeno due enti previdenziali, uno per i dipendenti pubblici ed uno per quelli privati, che garantiscano il processo produttivo utile alla erogazione delle prestazioni, alle relazioni con le imprese e gli enti. La catena di comando di questi enti previdenziali, “asciugati” dalle attività non afferite, sarà estremamente semplificata basata su un capo azienda e su un esecutivo di direzione nonché su un organo di indirizzo e vigilanza;- creazione di una cabina strategica comune agli enti previdenziali “asciugati” con il compito di elaborare orientamenti omogenei e di governare e monitorare il processo sinergico, di riordino e razionalizzazione. Afferiscono a questo livello le strutture di gestione dei servizi comuni ed in particolare le strutture di gestione della informatica non gestionale, cioè quella finalizzata alla erogazione delle prestazioni istituzionali, le strutture che garantiscono la gestione del contenzioso giudiziario, i comitati partecipati dalle parti sociali per la gestione del contenzioso amministrativo, le strutture della vigilanza, della comunicazione, della gestione patrimoniale, ecc…;- creazione di una struttura territoriale (regionale e provinciale) unitaria con funzioni di front-office per tutte le attività previdenziali; allo stesso livello opereranno comitati con la partecipazione delle parti sociali con funzioni di indirizzo e vigilanza per gli aspetti di competenza territoriale e gestione del contenzioso amministrativo di primo livello.

Il percorso temporale è un dato di primaria rilevanza politica, perché deve permettere la creazione di condizioni di coinvolgimento delle parti sociali, dei lavoratori dipendenti, degli intermediari istituzionali ed al tempo stesso garantire tempestività ed efficacia delle azioni di riordino e razionalizzazione. La definizione di un planning delle azioni da intraprendere costituisce quindi elemento rilevante da valutare in maniera concomitante con i riflessi economici sul risultato di esercizio dei diversi enti e sull’assetto patrimoniale degli stessi. Il percorso sarà tempificato in modo da garantire compatibilità con il bilancio consolidato dello Stato e disponibilità a svincolare quote delle risorse degli enti previdenziali al fine di sostenere gli investimenti utili al processo di riordino. L’attenzione dell’analisi svolta ha evidenziato l’indispensabilità di un sistema duale che costituisca un “filo rosso verticale” che attraversi ciascun ente previdenziale.

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Ciò comporta mettere mano alla decennale esperienza fin qui sviluppata per colmare i limiti che si sono evidenziati e per imprimere una svolta di prospettiva. In particolare risulta indispensabile considerare come parti costitutive del sistema duale gli organi e gli organismi che vedono la partecipazione delle parti sociali presenti in ciascuno dei livelli rispetto ai quali le strutture hanno potestà decisionali.In secondo luogo occorre pensare a modelli che evitino la duplicazione di organi di carattere gestionale. Ad un organo di indirizzo fortemente strutturato e con compiti precisati può corrispondere un organo gestionale monocratico quale l’amministratore delegato.Nella gestione appare invece indispensabile la strutturazione di momenti di direzione collettiva che meglio permettono, in una situazione di forte articolazione di decentramento di poteri, di mantenere omogeneità di risultati ed adeguatezza di risposte.In questi anni gli enti previdenziali hanno sempre più assunto il connotato di azienda sociale e quindi al ridisegno complessivo della catena di comando può concorrere positivamente l’innovazione legislativa che in maniera bipartisan il decisore pubblico ha scelto per quanto riguarda il diritto societario.Le esperienze di riorganizzazione di grandi gruppi, in particolare del settore bancario, costituiscono un importante banco di prova per quanto riguarda la governance dualistica ed anche a queste esperienze occorrerà guardare nella costruzione del progetto di riordino e razionalizzazione degli enti previdenziali. Nell’allegato n. 3 si trovano alcune indicazioni affinché nel percorso sopra indicato di costruzione di sinergie si realizzino obiettivi strategici quali:

-la realizzazione della “Casa del welfare” attraverso la riorganizzazione logistica della presenze territoriali degli enti previdenziali e assicurativi; - l’eliminarzione della duplicazione delle banche dati creando banche dati condivise;- l’unificazione dei servizi di supporto all’attività degli enti quali servizi medici, legali e ispettivi;- il ridisegno di una nuova politica patrimoniale basata sulla qualità, il risparmio energetico, l’accessibilità delle sedi e l’ottimizzazione degli spazi utili.

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Costruire un Centro Studi al servizio delle Istituzioni, delle parti sociali e dell'accademiaL’Inps, nel corso del tempo, ha strutturato e consolidato un vasto patrimonio informativo riguardante:- l’evoluzione del sistema di protezione sociale attraverso la conoscenza delle prestazioni pensionistiche (anche dell’intero sistema paese con la gestione del Casellario dei pensionati), delle prestazioni assistenziali, delle prestazioni a sostegno del reddito;- l’evoluzione del mercato del lavoro attraverso gli indicatori che regolano l’afflusso e la cancellazione dei diversi operatori economici;- la conoscenza di molti fenomeni di morbilità legati alla gestione delle prestazioni di invalidità e alla gestione della certificazione di malattia.La struttura di governo affidata alle Parti sociali, che nel CIV trovano espressione, rende l’Istituto uno strumento essenziale per l’affinamento delle conoscenze e per l’apporto di idee che può dare a tutte le articolazioni istituzionali, nazionali e sovranazionali: di governo, di controllo, di indirizzo, legislativo, di rappresentanza e di studio accademico. E’ sempre più urgente quindi la necessità che l’Istituto predisponga banche dati (spersonalizzate in ossequio alla privacy) che permettano sia all’Inps stesso di attrezzarsi per acquisire una propria capacità di indagine scientifica - e di elaborazione di scenari macro economici e sociali commisurabili alla propria missione - sia alle altre istituzioni di sviluppare analoghe proiezioni.Per tale motivo è prioritario il raggiungimento dell’obiettivo di realizzare un centro studi e ricerche che si avvalga delle più elevate competenze del mondo scientifico ed accademico e naturalmente delle capacità sistemiche e statistiche presenti al suo interno, dotato di autonoma capacità di elaborazione.

Sviluppare la politica della legalitàIl miglioramento qualitativo del rapporto tra imprese e Inps rappresenta un passaggio obbligato sia nello sviluppo del sistema produttivo del Paese che nella tenuta della previdenza obbligatoria.Si tratta da un lato di rendere effettivo il rispetto della normativa in vigore e dall’altro di procedere ad una semplificazione drastica degli adempimenti con conseguente riduzione degli sprechi in tempo e disservizi. Rendere certa la perseguibilità in tempi brevi dei comportamenti evasivi (uguale più deterrenza) agevolando invece i contribuenti virtuosi (uguale sistema premiale).Politica della legalità da un lato. Liberazione di risorse dall’altro lato.Lo sviluppo della politica della legalità si sostanzia in una serie di impegni che l’Inps deve assumere:- accrescere la capacità di riscossione dei contributi dovuti,- tenere in “tempo reale” costantemente aggiornato il conto aziendale e le connesse posizioni assicurative individuali (lo strumento E-mens è l’architrave su cui sviluppare l’operazione);- monitorare il comportamento aziendale per una tempestiva azione di dissuasione, di vigilanza e di recupero dei crediti a partire da quelli appena formatisi;- delineare il funzionamento di un fascicolo elettronico aziendale dal quale avere costantemente sotto controllo tutti gli aspetti del funzionamento dell’azienda, sia nel comportamento contributivo ed omissivo sia nelle sue relazioni con altri soggetti (amministratore e consulente, aziende collegate, presenza di collaboratori, situazione delle partire gestite dall’esattoria, frequenza delle omissioni o delle rettifiche).Si amplia così la professionalità e la conoscenza dei fenomeni aziendali visti nella loro complessità ed unicità aziendali al fine di:- potenziare la capacità dell’Istituto di lettura e controllo del territorio inteso nel suo insieme - fenomeni produttivi / evoluzione del mercato del lavoro - sia dal punto di vista dello sviluppo economico sia dal punto di vista delle interrelazioni tra le varie componenti della società;- ridefinire il diverso ruolo che può essere svolto dalla vigilanza attraverso lo sviluppo di una funzione di intelligence (incroci di banche dati e uso delle nuove tecnologie) che guidi l’azione di contrasto ai fenomeni di illegalità (lavoro nero, emersione delle situazioni grigie) o di omissione.

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La liberazione di risorse avviene attraverso una serie di passaggi:- semplificazione degli adempimenti. Occorre passare dal modello burocratico (abbondanza e ridondanza di documentazione richiesta, diffidenza nei rapporti, controlli formali e ripetuti) al modello della partecipazione (autocertificazione, controlli di merito, rapporti di collaborazione) con rapidità e coerenza favorendo un’azione di sostanziosa semplificazione e la eliminazione di incrostazioni ed incoerenze;- ampliamento dell’autocertificazione;- previsione di un sistema premiale che agevoli i contribuenti virtuosi nelle occasioni di infrazioni lievi sanzionabili nei confronti dei corretti adempimenti amministrativi e penalizzi con gradualità l’elusione, l’evasione parziale ed il lavoro nero; - emissione di un DURC automatico che attribuisca di fatto all’azienda una certificazione di qualità nei rapporti con la pubblica amministrazione.

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III PARTE

Le delegazioni Cgil negli Organi Inps

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La delegazione Cgil nel CIV Inps:Rita Cavaterra, Francesco Paolo Franco, Francesco Rampi, Giuseppe Turudda.

La delegazione Cgil negli organismi centrali Inps:Baschieri Stefania, Bellastella Giuseppe, Casagrande Domenico, Cerri Daniele, Cervone Michele, Civiero Giorgio, Marciano Francesco Paolo, Galante Nicoletta, Gargiulli Claudia, Gargiulo Franco, Gallo Mario, Gnani Tiziano, Maggi Luciano, Raspini Matilde, Romagnoli Giorgio, Rossi Mauro, Rotella Luigi, Tripodi Giovanna, Vargas Valentino.

La delegazione Cgil negli organismi territoriali dell’Abruzzo: Canale Franca, Catena Ernani, Cocco Carlo, Codagnone Mario, D’Eramo Luigi, De Nicola Roberto, Del Moro Amadio, Di Cicco Mario, Di Tillio Nino, Fonte Berardo, Franciosi Germano, Grilli Walter, Piccirelli Rocco, Rosadi Fortunato, Rosci Antonio, Tarquinio Mango, Transatti Umberto, Verna Aldo.

La delegazione Cgil negli organismi territoriali della Basilicata:Allegretti Nicola, Altieri Egidio, Coviello Vito, Cursio Antonio, Druda Antonio, Gallitelli Maria Annunziata, Ligrani Rocco, Maradei Luigi, Montemurro M. Bruna, Sollazzo Giuseppe

La delegazione Cgil negli organismi territoriali della Calabria: Auddino Vincenzo, Centola Francesco, Chiodo Tommaso, Cimino Luigi, Costa Bruno, Donato Giovanni, Falbo Raffaele, Gatto Antonio, Iannello Domenica, Ianni Massimiliano Pio, Lavigna Francesco, Libri Gesualdo, Mammoliti Raffaele, Martino Giuseppe, Napoli Elio, Oliva Bruno, Pacifici Cosima, Rosato Francesco, Sangineti Carlo, Scigliano Antonio.

La delegazione Cgil negli organismi territoriali della Campania: Aprea Antonio, Arricale Benedetto, Campofreda Clementina, Corinaldesi Lucio, Covino Concetta, De Nicolais Liberator, Ferrara Annamaria, Giugliano Paolo, Ilardi Giuseppe, Iannacchero Antonio, Mattia Pasquale, Mogavero Giuseppe, Petraglia Francesco, Petricciuolo Luigi, Santacroce Rosalia, Servo Luigi, Velardi Salvatore.

La delegazione Cgil negli organismi territoriali dell’Emilia Romagna: Acerra Giovanna, Allodi Gino, Battini Arzelino, Benelli Guelfo, Bonetti Gaetano, Braghieri Romano, Candeloro Silvino, Casadio Silvano, Cavazzini Mauro, Cappelli Eleonora, Colla Maura, Cornigli Roberto, Costoli Valdemiro, Dal Passo Roberto, Danese Sergio, Dieta Franco, Dradi Adele, Dragoni Gian Franco, Efori Marco, Fabbri Giuseppe, Felici Pietro, Golinelli Greco, Golinucci Amedeo, Gori Giorgio, Guerra Rossano, Griffagnini Paola, Lorenzoni Roberta, Lugli Norma, Malavasi Renzo, Mantovani Ida, Menozzi Mauro, Montanari Valeria, Morandi Sandro, Mosconi Silvano, Nannini Fabrizio, Pareschi Milena, Parini Adriano, Querza’ Mirco, Ruggeri Giorgio, Roncaglia Antonella, Urbinati Graziano, Vezzosi Maria Paola, Zani Paolo, Zabbini Alessandro, Zavalloni Vittorio, Ziosi Valentina.

La delegazione Cgil negli organismi territoriali del Friuli Venezia Giulia: Baso Roberto, Bet Ivo, Canciani Michelangelo,Casotto Thomas, Chiarotto Simonetta, Degano Stephano, Gherdevic Guido, Gregori Marco, Mosca Corrado, Pellizzari Zeno, Piccolo Salvino, Roberti Giorgio, Roccasalva Gianpaolo, Sganghero Livio, Tassotto Antonino, Tomasella Gianpietro, Torraco Giuseppe, Ziviz Stelio.

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La delegazione Cgil negli organismi territoriali del Lazio: Arigoni Osvaldo, Buzzi Alfonso, Ceccarelli Mario, Collinelli Gisella, D’antonio Luigi, Della Fornace Massimo, Freguglia Giorgio, Gallo Carmelo, Giardini Alberto, Iannarelli Mario, Lepri Velia, Maggi Amerigo, Menichelli Leandro, Panicci Gianpiero, Panico Angelo, Pagliara Carmelo, Papacci Vincenzo, Patacchiola Saturnino, Pietrantoni Tonino, Proietti Carlo, Velletri Bernardo, Vitaterna Fernando.

La delegazione Cgil negli organismi territoriali della Liguria:Bazzano Riccardo, Castagnasso Bruno, Dacca’ Alessandro, Ferrari Bruna, Fossa Giuseppe, Florimonte Costanza, Gaione Giuseppe Ugo, Galassio Ciro, Gerini Andrea, Ghiso Paolo, Guidarini Marco, Lanzoni Afro, Luppi Bruno, Maccio’ Luciano, Meinero Gianpietro, Nevoli M. Giovanna, Nichele Francesco, Ricci Silvio, Valeggio Alfredo, Vistori Patrizia.

La delegazione Cgil negli organismi territoriali delle Lombardia: Beneggi Mirella, Berni Egidio, Bonetti Gaetano, Bonsignori Angelo, Borgogna Carlo, Boscacci Vittorio, Bursigh Vieri Paolo, Caporicci Claudio, Carli Gioacchino, Casinghini Giovanni, Cassina Giampiero, Castagna Antonella, Foglio Luigi, Folli Marco, Freddi Italo, Galetti Giovanni, Gaffuri Giampietro, Galli Osvaldo, Gavina Rosa M., Gianoncelli Virgilio, Gibellini Marcello, Gozzi Bernardo, Gritti Sergio, Lai Gerardo, Leoncelli Luigi, Leva Carmine, Madaschi Lorella, Manara Gianfranco, Matteucci Benedetto, Monfrini Guido, Mozzi Renzo, Musetta Federica, Morganti Valerio, Morlacchi Angelo, Pelucchi Giancarlo, Pezzoni Alessandro, Quadroni Renato, Ratti Enzo, Rebuschi Romano, Ricci Gian Battista, Rinaldi Ettore, Romagnoli Pier Luigi, Signorelli Mario, Tarabbia A .Maria, Torno Gino.

La delegazione Cgil negli organismi territoriali delle Marche:Alleva Giovanni, Antolini Graziella, Capriotti Flora, Cesarini Enrico, Ciocci Evasio, Cirillo Teresa, De Grazia Alessandro, Gambarara A. Maria, Grassetti Mario, Melosso Romano, Ricci Clara, Rossetti Walter, Santori Gianni, Sarti Domenico, Silvestrini Giannino, Vedova Giuliano, Vertenzi Fausto, Zingaretti M. Teresa.

La delegazione Cgil negli organismi territoriali del Molise: Brunetti Lillina. Calce Lorenzo, Carmellino Nicola, Carnevale Patrizia, D’aguanno Giovanni, De Marco Remo, Merlo Lucia, Montemagno Peppinuccio, Palange Giuseppina, Scocca Angelina.

La delegazione Cgil negli organismi territoriali del Piemonte:Aragno Baldassarre, Avalle Bernardino, Beccaro Giovanni, Bonaudi Pietro, Bozzola Giovanni, Brancato Carmela, Calvo Giuseppe, Candido Marinella, Celestino Antonio, Cellula Rosario, Configliacco Augusto, Cucchiara Antonino, Demarchi Vincenzo, Diotti Marisa, Festa Caterina, Fragnelli Antonio, Galeazzi Gianni, Garimoldi Giovanni, Ghiselli Franco, Grandi Luigi, Leonardi Armando, Lodi Elio, Luisetto Giovanni, Maio Giuseppe, Paonessa Mario, Passera Piero, Pavin Alberto, Pellino Francesco, Pesce Bruno, Pezzotta Costantino, Pintone Pasquale, Pondrano Nicolino, Ratti Giuseppe, Sesia Fernanda, Stoppa Gianfranco, Venegoni Giorgio.

La delegazione Cgil negli organismi territoriali della Puglia:Anglani Giacomo, Battista Spartaco, Cantatore Nicola, De Prezzo Nicola, Di Stasio Biagio , Fiore Giuseppe, Fraccascia Mario, Graziano Antonio, Iatarola Michele, Mangarella Nicola, Mele Francesco, Massaro Domenico, Muccio Antonio, PagliaraSerena, Palmate’ Antonio, Persiano Franco, Polieri Antonio, Ruscigno Giuseppe, Toma Luca, Tommaselli Giovanna, Zinni Pasquale.

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La delegazione Cgil negli organismi territoriali della Sardegna: Carta Lucio, Coghene Francesco, Contu Pietro, Costa Vincenzo, Foddai Antonio, Frau Giuseppe, Idda Andrea, Lai Leonardo, Lilliu Giampaolo, Loche Giuseppe, Malloci Salvatore, Manca Roberta, Medde Pierluigi, Onnis Ermanno, Pani Giovanna, Piana Gavino, Pavanetto Giorgio, Pili Francesco, Pinna Alberto, Trudu Antonio.

La delegazione Cgil negli organismi territoriali della Sicilia: Alfo’ Salvatore, Bruno Salvatore, Cancare’ Filippo, Cardinale Giovanni, Catania Gaetano, Ceraulo Salvatore, Cocivera Vincenzo, Di Franco Carmelo, Ferro Giovanni, Galbo Damiano, Galione Paolo, Gennaro Francesco, Giavatto Giuseppe, Manno Orazio, Minuti Tiziano, Motta Natale, Norato Sergio, Oriti Titi Biagio, Piazza Lorenzo, Ribaudo Onofrio, Rizzo Giuseppe, Silvestro Giuseppe, Stellino Girolamo, Tamburella Enrico, Tavolino Salvatore, Tranchida Francesco, Tripi Salvatore, Tripi Italo, Tripoli Carmelo, Troisi Giuseppe, Valenti Sebastiano, Vicari Ornella.

La delegazione Cgil negli organismi territoriali della Toscana:Almarceguy Mary, Andreozzi Gennaro, Battiloni Paolo, Ballocci Oriano, Berti Roberto, Bertolucci Marino, Bettarini Paolo, Bettini Loriana, Biagiotti Ilia, Bonora Carla, Bravi Virio, Brusco Gabriella, Burchietti Piero, Cappellini Riccardo, Chiesi Giovanni, Del Freo Nino, Della Maggesa Luciano, Duchini Enzo, Ermini Piero, Ferretti Roberto, Fiochi Carla, Fioretti Giordano, Fulceri Giorgio , Franchi Umberto, Ganapini Gherardo, Gianfredi Giovanni, Gori Marcello, Lazzeroni Veris, Lorenzini Mauro, Malentacchi Mario , Malpassi Alessio, Martino Adolfo, Mati Roberto, Mugnaini Paolo, Nenci Massimo, Occhipinti Giovanni, Orsi Carla, Pianigiani Anna, Pieroni Ivana, Poponcini Elsa, Puccini Daniela, Romito Nicolo’, Salvietti Gabriella, Scalacci Massimo, Sensi Adriana, Tamagna Luciano, Targioni Giancarlo, Troisi Gino, Vinciarelli Fernando.

La delegazione Cgil negli organismi territoriali del Trentino Alto Adige: Bernardi Walter, Coletti Diego, Ebner Alfred, Gamper Irmgard, Gasperini Enzo, Giarrizzo Giuseppe, Grasselli Roberto, Loro Claudia, Pilla Luigi, Sola Lorenzo.

La delegazione Cgil negli organismi territoriali dell’Umbria: Almadori Ilio, Cappuccini Oliviero, Farinelli Andrea. Fratini Fabrizio, Fratticcioli Alfio, Ialacci Petronilla, Moriondo Serena, Perugini Fabio, Sarri Osvaldo, Selis Franco, Stocchi Pasquale, Zupi Amedeo.

La delegazione Cgil negli organismi territoriali della Valle d’Aosta: Busa Bartolo, Fuggetta Antonio, Idone Massimo, Peaquin Romano, Zublena Rinaldo.

La delegazione Cgil negli organismi territoriali del Veneto: Bego Riccardo, Bettin Paolo, Bettineschi Pierino, Broggio Sergio, Ceccolin Maurizio, Cesari Sandro, Cestonaro Andrea , Cibinel Giuseppe, Colombo Pieralberto, Da Corte Luigi, Dal Pra’ Mauro, Di Maria Agostino, Fregnan Mario, Frezzato Maurizio, Gardi Stefano, Gelsetti Dismo, Malagugini Vincenzo, Marcante Giovanni, Piacentini Luigi Franco, Pietrobon M.Pia, Mazzorana Barbara, Montini Luigi, Moschin Claudio, Sbardella Giovanni, Soardo Flavio, Vaccai Lorisa, Vittiman Ettore, Zanata Lorenzo.

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IV PARTE

Appendice

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Allegato 1

Valutazione strategica e di gestione per un utile report sull’andamento produttivo(estratto da delibera n. 7 del 9 maggio 2006)

1 - PremessaLe analisi del CIV sull’attività svolta dall’Istituto si sono fin qui basate, in prevalenza, sulla relazione trimestrale sull’andamento produttivo e sulla gestione di cassa.Tutto ciò secondo le previsioni di cui all’articolo 3, comma 5, del decreto legislativo n. 479 del 30 giugno 1994, in materia di riordino e soppressione di Enti pubblici di previdenza e assistenza, prevede che il Consiglio di Amministrazione “trasmette trimestralmente al Consiglio di Indirizzo e Vigilanza una relazione sull’attività svolta, con particolare riferimento al processo produttivo ed al profilo finanziario…”.Peraltro già in occasione dell’approvazione delle Linee di Indirizzo per il Piano pluriennale 2004-2007 il Consiglio di Indirizzo e Vigilanza aveva posto, quale asse portante dell’attività dell’Istituto, l’adozione del sistema di contabilità analitica le cui risultanze “costituiscono uno strumento indispensabile ai fini di una maggiore trasparenza e leggibilità dei dati di bilancio e, come tale, rappresentano un elemento rilevante ed irrinunciabile per l’esercizio della funzione di controllo strategico attribuita dalla vigente normativa al CIV”.“Tale esigenza, rappresentata in tutte le relazioni di accompagnamento ai bilanci dell’Istituto, è stata oggetto di precisi e puntuali indirizzi, rivolti agli Organi di gestione, per richiamare l’importanza del sistema di formulazione delle politiche programmatiche dell’Istituto e nel successivo monitoraggio dei risultati”.Nelle citate Linee di indirizzo, nelle quali vengono indicati gli elementi caratterizzanti e portanti del sistema di contabilità analitica, il CIV ha inoltre sottolineato che “l’obiettivo da perseguire attraverso l’integrazione dei dati finanziari con quelli analitici, dovrà consentire di valutare l’adeguatezza delle scelte compiute in sede di attuazione degli indirizzi politici, in termini di congruenza tra risultati conseguiti rispetto alle aspettative previste”. Il “sistema duale”, cioè il sistema di governo degli Enti basato sulla separazione delle funzioni di programmazione e di indirizzo dalle funzioni di gestione, si deve esplicare pertanto tra poli di riferimento quali la dimensione strategica e la dimensione del controllo ed attraverso l’analisi della congruità tra gli obiettivi raggiunti a fronte delle aspettative previste.La piena applicazione del nuovo regolamento per l’Amministrazione e la Contabilità nell’Istituto che è stato approvato dal Consiglio di Amministrazione con deliberazione n. 172 del 18 maggio 2005 consente di dare slancio alla completa attuazione del sistema di governance dell’Istituto.Tutto ciò premesso, le Commissioni ritengono di evidenziare le seguenti osservazioni che costituiscono un’ipotesi evolutiva connessa alle trasformazioni in atto.

2 – Elementi per una valutazione strategica La Relazione programmatica per gli anni 2007-2009, approvata dal CIV con deliberazione n. 4 del 28 marzo 2006, costituisce la base per la definizione delle linee guida, delle linee programmatiche e per la definizione dei budget che confluiranno nella predisposizione del bilancio preventivo.Nella costruzione del Piano è assai significativo il ruolo affidato alle strutture operative dell’Istituto e ai comitati territoriali, attraverso un ampio e diffuso processo di programmazione e budget che, partendo dalle esigenze territoriali, individua programmi e progetti finalizzati a realizzare gli obiettivi della gestione coerenti con le linee di indirizzo formulate dal CIV.Gli obiettivi e le aspettative devono essere declinate in relazione agli effetti prodotti sul contesto socio-economico attraverso la valutazione della soddisfazione dei fabbisogni e delle esigenze, espresse o latenti, dei destinatari degli stessi. Tali esigenze sono state rappresentate attraverso la dimensione territoriale del Bilancio Sociale, coerentemente con le linee guida approvate dal CIV con deliberazione n. 19 del 15 novembre 2005.

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A tale proposito si richiama quanto affermato nelle Relazione programmatica per gli anni 2007-2009 laddove si sottolinea l’importanza che la “partenza di una effettiva politica budgettaria, con la negoziazione delle esigenze dalla periferia al centro, contribuisce alla realizzazione di un nuovo sistema di pianificazione e di controllo della produzione, in grado di valorizzare managerialità e impegno operativo”. Assume pertanto un rilievo particolare poter disporre di una adeguata rappresentazione territoriale dei dati e degli indicatori più significativi del controllo di gestione per porre in essere una costante rivisitazione degli obiettivi della Relazione programmatica.

3 – La riformulazione degli indicatoriLa verifica degli obiettivi diventa, nell’impostazione delineata, di fondamentale importanza nell’intero processo programmatorio.L’analisi dell’andamento produttivo e della gestione di cassa, che rientrano nei report fin qui prodotti dagli organi di gestione, devono essere rivisitati e ridefiniti nel contesto programmatorio attualmente in divenire a seguito dell’approvazione del regolamento di amministrazione e contabilità. Occorre pertanto che, in questo ambito, venga ridefinito e condiviso un nuovo sistema di indicatori in grado di guidare l’azione strategica, la fase gestionale e l’attività di controllo.E’ altrettanto necessaria ed importante quindi, che alla riflessione segua una fase di condivisione con gli Organi, peculiare ed autonoma - benché complementare al gruppo di lavoro insediato per la governance – rispetto alle altre novità programmatorie, per far sì che le decisioni assunte costituiscano una base comune che consenta l’esercizio delle diverse funzioni attribuite agli Organi stessi.A tal fine il CIV ritiene utile attivare un confronto di analisi ed approfondimenti che, partendo dalle tecniche utilizzate dall’Istituto nel controllo strategico, sia in grado di riformulare gli indicatori di seguito elencati.

a) Indicatori di ottimizzazione gestionale- indicatori di efficienza da introdurre con il compito di valutare la capacità dell’organizzazione nel raggiungimento degli obiettivi definiti ottimizzando le risorse utilizzate.Tali indicatori di efficienza consentono agli Organi dell’Istituto di dare sostegno alla politica del personale, alla politica della formazione, alla politica dello sviluppo informatico e alla politica del decentramento.- indicatori di efficacia e di qualità da introdurre partendo dall’ottimizzazione degli attuali indici (indici di giacenza, indici di deflusso, indici di attraversamento delle pratiche - considerando i tempi di lavorazione complessivi dell’attività in outsourcing -, indici rilevabili dall’esame della stratificazione delle giacenze) ed arrivando ad un loro progressivo superamento in relazione all’avanzamento delle nuove procedure di controllo della gestione.Tali indici hanno lo scopo di offrire valutazioni sul grado di efficacia della risposta ai bisogni e alle richieste degli assicurati e delle aziende e sul livello di qualità percepito dagli utenti.- indicatori di innovazione da introdurre hanno lo scopo di misurare la capacità dell’Istituto di erogare i servizi ottimizzando il proprio funzionamento interno. Con tali indici si misura quindi il collegamento tra gli indicatori di efficienza e quelli di efficacia attraverso la valutazione dell’assetto organizzativo ovvero della capacità delle singole strutture di ottimizzare i processi interni con attività di autodiagnosi e di verifica permanente. - indicatori di complessità ambientale da introdurre al fine di tenere conto di particolari situazioni esistenti sul territorio (agricoltura, turismo, stagionalità, frontalieri).Tali indici hanno lo scopo di valutare le differenti proposte che le strutture decentrate indicano per rispondere alle peculiarità territoriali.

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b) Indicatori economico-finanziariSono indicatori da introdurre con l’obiettivo principale di definire l’evoluzione delle variabili economiche e finanziarie per i singoli aggregati di bilancio e per ogni centro di costo.Purtuttavia gli indicatori economico-finanziari devono consentire una analisi approfondita delle variabili costitutive ed evolutive dei sistemi di protezione sociale.In particolare è di estremo interesse disporre di:- indicatori di mutamento dei bisogni in grado di seguire l’andamento delle pensioni per categoria, per fondo, per importo, per sistema di calcolo;- indicatori dei mutamenti lavoristici in grado di indicare l’andamento degli iscritti alle varie gestioni pensionistiche che possa disegnare l’evoluzione del mercato del lavoro tenendo conto della dimensione territoriale, aziendale, dei rapporto di lavoro e delle qualifiche lavorative, nonché l’andamento delle prestazioni erogate in qualità di ammortizzatori sociali;- indicatori di realizzabilità e di solvibilità dei crediti in grado di segnalare l’andamento della gestione del portafoglio in relazione alle varie tipologie di incasso e alle varie gestioni interessate.Tali indicatori possono contribuire alla formazione di un indicatore di previsione, in grado di segnalare gli scostamenti intervenuti tra i valori assunti in preventivo e i dati accertati a consuntivo e definire quindi il grado di attendibilità del modello previsionale utilizzato.

c) Indicatori di impatto e di contestoGli indicatori sopra delineati costituiscono una tastiera di strumenti valutativi che nel Bilancio Sociale trova attuazione attraverso gli indicatori di impatto e di contesto e che sono sintetizzabili in:- indicatori di impatto quali misuratori degli effetti collegati alle azioni previste dai programmi e dai progetti intrapresi in relazione ai destinatari degli stessi;- indicatori di contesto quali misuratori del grado di incidenza dei programmi e dei progetti sul contesto socio-economico attraverso la soddisfazione sociale, fabbisogni ed esigenze, espresse o latenti, realizzata attraverso le prestazioni istituzionali.

4 - Conclusioni Il CIV, come è già stato sottolineato, attribuisce notevole importanza alle implicazioni connesse all’introduzione del nuovo sistema di contabilità. La revisione del Regolamento di organizzazione è tra le conseguenze più importanti tra le quali vanno annoverate anche le implicazioni sul terreno della capacità programmatoria e del monitoraggio costante dei risultati attraverso un articolato sistema di controllo di gestione. L’esame dell’andamento del processo produttivo e del profilo finanziario deve pertanto trasformarsi in un sistema di reportistica aggiornato in tempo reale e disponibile per i livelli manageriali, gestionali e strategici.Su tali basi già la deliberazione del CIV n. 18 del 25 ottobre 2005 aveva previsto che gli Organi dell’Istituto dovessero “attenersi, per la redazione della Relazione sul processo produttivo a criteri e modalità che tengano conto dei tempi della verifica, della completezza dei dati esposti, dell’inserimento di nuovi indicatori, del ruolo dei Comitati territoriali e della nuova struttura del Bilancio dall’anno 2006”. Pertanto il passaggio dall’attuale modalità di rappresentazione dell’andamento produttivo ad una nuova modalità condivisa di rappresentazione della realtà dell’Istituto dovrà avviarsi, pur con la necessaria gradualità, nell’ambito delle proposte anzidette, fin dalla redazione del prossimo Rapporto, utilizzando in termini innovativi il prezioso patrimonio di informazioni già disponibili con l’attuale sistema di pianificazione, programmazione e controllo di gestione.

9 maggio 2006

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Allegato n. 2Linee degli Organi di Vertice dell’Inps per la riforma, il riordino e la razionalizzazione degli Organismi preposti alla definizione dei ricorsi (elaborato dal Gruppo di lavoro CIV/CdA/DG Inps del 27 giugno 2007)

PremessaLe linee per un progetto di riforma dei Comitati centrali e territoriali dell’Inps che gli Organi di vertice propongono per l’attuazione di quanto previsto dall’art. 1, comma 469 della legge finanziaria 2007 mutuano dall’esperienza pluriennale maturata all’interno dell’Istituto.Con il presente documento si intende proporre un’ipotesi di riforma per un nuovo modello organizzativo e funzionale relativo alle funzioni di indirizzo e vigilanza dei Comitati regionali ed alla gestione del contenzioso amministrativo dei Comitati provinciali e dei Comitati centrali.

I principi ispiratoriDalla periodica analisi conseguente all’attuazione dell’art. 41 della legge n. 449/97 e dalle elaborazioni svolte dalla Commissione mista CIV-C.d.A-Tecnostruttura, che ha portato alla deliberazione n. 346 del 20.12.2006 del Consiglio di Amministrazione, i principi ispiratori delle linee sono così sintetizzabili:- riconferma della valenza del ruolo delle Parti sociali nella formazione degli Organismi centrali e territoriali e nella governance dell’Inps a tutela dei cittadini e delle imprese;- pariteticità delle rappresentanze dei lavoratori e di quelle datoriali e del lavoro autonomo articolandole, in relazione al ruolo ed ai compiti dei singoli Organismi in rappresentatività funzionale per i Comitati provinciali ed in rappresentatività proporzionale per i Comitati regionali e quelli centrali; - specializzazione e riduzione significativa nel numero e nella composizione degli Organismi;- riaffermazione della terzietà delle funzioni di gestione del contenzioso degli Organismi territoriali e centrali e della loro autonomia rispetto al ruolo dell’Amministrazione.

Ipotesi per un nuovo modello organizzativo e funzionale degli Organismi:1) le funzioni di indirizzo e vigilanza dei Comitati regionali; 2) la gestione del contenzioso amministrativo dei Comitati provinciali e dei Comitati Centrali.

1) Le funzioni di indirizzo e vigilanzaI Comitati regionaliIl Comitato regionale costituisce l’organismo territoriale con connotazione programmatica riferita al territorio di competenza ed esercita funzioni di indirizzo e vigilanza su delega del Consiglio di Indirizzo e Vigilanza.La sua composizione si basa sul criterio della rappresentatività proporzionale.Esso costituisce l’organismo di riferimento del CIV nel territorio con compiti e ruoli delegati dallo stesso CIV.Tali funzioni si esplicano attraverso:- la relazione sociale strutturata nel territorio, in particolare con gli Enti e le Istituzioni socio-politiche nonché con gli Intermediari istituzionali e le Parti sociali presenti nel CIV;- la relazione con l’Amministrazione in merito alla gestione budgetaria ed alla programmazione delle politiche organizzative del proprio territorio di riferimento.In particolare, le competenze attribuibili sono così articolate:- coordinamento dei Comitati provinciali ai fini dell’ottimizzazione degli obiettivi e dei compiti loro assegnati, con riferimento all’elaborazione dei piani territoriali, alla predisposizione del bilancio sociale ed alla formazione del relativo budget;- collegamento con l’ente Regione ai fini del coordinamento e della reciproca informazione in ordine all’attività ed agli orientamenti nel settore della previdenza e dell’assistenza sociale;

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- contatti periodici con le Organizzazioni sindacali dei lavoratori, dei datori di lavoro e del lavoro autonomo, con gli Enti di Patronato e con gli altri interlocutori istituzionali, al fine di fornire informazione sull’attività dell’Istituto nell’ambito regionale e di raccogliere le indicazioni e le proposte;- partecipazione all’elaborazione degli obiettivi dei piani territoriali ed alla predisposizione del Bilancio Sociale;- valutazione, con la Direzione regionale, del budget di competenza in relazione ai piani territoriali;- verifica dei risultati dell’Amministrazione relativamente al territorio di competenza;- pareri in materia di organizzazione e riorganizzazione dell’Istituto nel territorio, con particolare attenzione al decentramento delle attività e delle funzioni;- pareri circa l’acquisizione e/o la locazione di immobili per lo svolgimento dei compiti istituzionali dell’Istituto sul territorio;- svolgimento di ogni altro compito assegnato dal CIV o dal CdA nell’ambito delle rispettive funzioni istituzionali;- presentazione annuale al CIV di una relazione in ordine all’attività svolta ed agli obiettivi da perseguire nell’ambito del territorio di riferimento.Per quanto riguarda la Valle d’Aosta il Comitato regionale svolge altresì i compiti attribuiti al Comitato provinciale.I Comitati regionali mantengono una composizione numericamente uguale all’attuale, con una diversa distribuzione dei componenti e della titolarità del voto deliberativo.Per lo svolgimento di tali attività se ne prevede la seguente composizione:-18 componenti in rappresentanza paritetica dei lavoratori, dei datori di lavoro e dei lavoratori autonomi; tali componenti hanno potere deliberativo-4 componenti in rappresentanza del Ministeri vigilanti, dell’ente regionale; del Direttore regionale Inps; tali componenti non hanno potere deliberativo.- i Presidenti dei Comitati provinciali, componenti di diritto senza potere deliberativo. Il presidente del Comitato è eletto tra i rappresentanti dei lavoratori dipendenti

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2) La gestione del contenzioso amministrativoCon riferimento alla gestione del contenzioso amministrativo, l’ipotesi di riordino e di razionalizzazione degli organismi preposti alla definizione dei ricorsi prevede un’articolazione su due livelli: quello provinciale e quello centrale.

I Comitati provinciali Il Comitato provinciale costituisce l’organismo territoriale per la gestione del contenzioso amministrativo, riferito al territorio di competenza.La sua composizione si basa sul criterio della rappresentatività funzionale.Esso costituisce l’organismo di riferimento del CdA nel territorio, con compiti e ruoli delegati dallo stesso.La proposta di nuova configurazione di Comitato provinciale, per la natura prevalentemente tecnica strettamente legata alla gestione del contenzioso amministrativo, si basa su criteri di dinamicità, snellezza ed efficienza. Si prevede che tale specializzazione permetterà di accrescere l’efficacia, con un conseguente disincentivo al ricorso giudiziario. Ai fini di una rappresentatività funzionale ed in coerenza con il principio della pariteticità tra rappresentanze dei lavoratori dipendenti, di quelle datoriali e dei lavoratori autonomi, le organizzazioni più rappresentative esprimeranno un solo rappresentante ciascuna.In particolare le competenze attribuibili sono così articolate:- decisione in via definitiva di ricorsi in materia;- di prestazioni pensionistiche sia di carattere previdenziale che assistenziale;- di prestazioni temporanee, ivi compresi i ricorsi avverso i provvedimenti di reiezione delle domande di cassa integrazione guadagni ordinaria, per l’ edilizia e l’agricoltura;- contributiva entro il limite di 50.000,00 euro per sorte capitale, valore rivalutabile con delibera del Consiglio di Amministrazione;- di contributi e prestazioni dei soggetti iscritti alla gestione di cui al Decreto legislativo 565/1996 e di cui all’articolo 2, comma 26, della legge 335/95;(fanno eccezione i ricorsi degli iscritti al Fondo di previdenza per il clero secolare e per i Ministri di culto delle confessioni religiose diverse dalla cattolica);- di sussistenza del rapporto di lavoro in agricoltura relativamente agli operai agricoli a tempo determinato;- di sussistenza del rapporto di lavoro non di competenza dell’organismo di cui all’art. 17 D.L. 124/2004 in quanto diversi dai verbali di accertamento ispettivo ex art. 42 e seguenti legge 88/89.- decisioni sulle domande di differimento degli adempimenti contributivi per ferie collettive;- elaborazione di report trimestrali da trasmettere al CdA ed al CIV sull’andamento del contenzioso amministrativo;- svolgimento di ogni altro compito affidato dal CdA .Per lo svolgimento di tali attività si prevede che lo stesso sia così composto:- 10 componenti con poteri deliberativi in rappresentanza paritetica dei lavoratori dipendenti, dei datoriali e dei lavoratori autonomi con potere deliberativo;- 2 rappresentanti dei Ministeri vigilanti senza potere deliberativo;- il Direttore della Sede provinciale Inps, senza potere deliberativo, poiché resta fermo il suo potere d’impugnativa motivata per illegittimità. Il Presidente del Comitato è eletto tra i rappresentanti dei lavoratori dipendenti.Il Regolamento delle riunioni e delle adunanze degli Organi collegiali prevederà modalità e frequenze per garantire la gestione del contenzioso nelle aree a più alta densità di popolazione e di attività economiche.

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I Comitati CentraliI Comitati centrali costituiscono gli organismi per la gestione del contenzioso amministrativo riferito alle impugnative motivate per illegittimità dal Direttore provinciale Inps, nonché per il contenzioso in materia contributiva eccedente il limite definito annualmente dal CdA per la competenza del livello provinciale.Restano confermate le competenze di Comitato amministratore del Fondo o dei Fondi afferenti.La loro composizione si basa sul criterio della rappresentatività proporzionale.I Comitati costituiscono organismi di riferimento del CdA con compiti e ruoli delegati dallo stesso.La previsione di una nuova configurazione dei Comitati centrali, tenuto conto delle ipotizzate attribuzioni a livello provinciale, si basa su criteri di dinamicità, snellezza ed efficienza, nonché di specializzazione. La composizione, con l’eccezione per l’area dell’assistenza, risulta coerente con il principio della pariteticità tra rappresentanze dei lavoratori dipendenti, datoriali e dei lavoratori autonomi e necessita di un numero più contenuto di partecipanti al quale comunque può corrispondere una presenza proporzionale delle organizzazioni maggiormente rappresentative.L’accorpamento dei Fondi sulla base del criterio della specializzazione e della omogeneità può risultare così articolato:- area assistenza alla quale afferiscono le gestioni partecipate dai trasferimenti dello Stato per i compiti assistenziali;- area del lavoro dipendente alla quale afferiscono tutti i Fondi previdenziali relativi al lavoro dipendente sia per le prestazioni pensionistiche che per quelle temporanee;- area del lavoro parasubordinato alla quale afferisce il Fondo di cui all’art. 2, comma 26, della legge 335/1995 per tutte le sue articolazioni gestionali;- area del lavoro autonomo alla quale afferiscono il Fondo specifico degli artigiani, quello degli esercenti le attività commerciali e quello dei coltivatori diretti, mezzadri e coloni; oltre a questa ipotesi prevalente è presente l’opinione alternativa che l’attuale articolazione in tre Comitati (artigiani, esercenti le attività commerciali e coltivatori diretti, mezzadri e coloni) debba essere mantenuta in relazione alla presenza di marcate peculiarità;- area della previdenza del clero alla quale afferisce il corrispondente fondo;- area della solidarietà alla quale afferiscono i Comitati di solidarietà istituiti da leggi specifiche e che, pur insediati presso l’Inps, gestiscono risorse proprie garantendo totale autonomia economico-finanziaria e dei costi di gestione.In particolare le competenze attribuibili ai Comitati centrali sono così articolate:- decisione relativa ai ricorsi in materia contributiva di importo eccedente i limiti fissati per il livello provinciale;- decisione relativa alle sospensive conseguenti alle impugnative motivate per illegittimità dei Direttori provinciali Inps;- predisposizione dei bilanci dei fondi amministrati per la successiva approvazione definitiva da parte degli Organi competenti;- deliberazione sui bilanci tecnici delle gestioni afferenti;- proposte al Consiglio di Amministrazione in materia di prestazioni e contributi;- vigilanza sull’affluenza dei contributi e sull’erogazione delle prestazioni nonché sull’andamento delle gestioni;- predisposizione su base trimestrale di un report da trasmettere al Consiglio di Amministrazione e al CIV sull’andamento del contenzioso amministrativo e della gestione/i del fondo/i amministrati;- assolvimento di ogni altro compito demandato da leggi o regolamenti e/o dal CdA.I nuovi Comitati Centrali saranno composti secondo i seguenti criteri generali:- pariteticità della rappresentanza dei lavoratori dipendenti, dei datori di lavoro e dei lavoratori autonomi; tali componenti hanno potere deliberativo;- in luogo della rappresentanza del Ministeri vigilanti, rappresentanti del Consiglio di Amministrazione in rappresentanza della PA; tali componenti hanno potere deliberativo.Il Presidente del Comitato è eletto tra i rappresentanti dei lavoratori dipendenti.

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In deroga a tali principi:- il Comitato assistenza continua ad operare con le stesse competenze previste dalla legge 88/89 e con la stessa composizione (5 componenti di cui 2 Consiglieri di Amministrazione in rappresentanza della Pubblica Amministrazione);- il Comitato lavoro autonomo o in subordine i tre Comitati (artigiani, esercenti attività commerciali, coltivatori diretti mezzadri e coloni) sono privi della rappresentanza dei lavoratori dipendenti e pertanto ad esso/i non è/sono applicabile il criterio della pariteticità.Il Comitato lavoro autonomo risulterebbe composto da 17 membri, di cui 7 in rappresentanza delle OOSS degli esercenti attività commerciali, 4 degli artigiani, 4 dei coltivatori diretti mezzadri e coloni, e 2 Consiglieri di amministrazione in rappresentanza della PA. Nell’ambito dei poteri regolamentari dell’Inps, saranno garantite per la gestione del contenzioso modalità organizzative e titolarità decisionali in modo da tutelare le differenze e le peculiarità.Il Presidente del Comitato lavoro autonomo è scelto tra i componenti in carica, con criterio di rotazione nell’ambito di tutte le categorie dei datori di lavoro autonomo.Qualora fossero mantenuti i tre Comitati (artigiani, esercenti attività commerciali, coltivatori diretti mezzadri e coloni) essi risulterebbero riorganizzati in coerenza con i criteri generali del progetto;- il Comitato lavoro parasubordinato presenta la peculiarità che la rappresentanza dei lavoratori dipendenti è sostituita dalla nomina di rappresentanti del lavoro parasubordinato.- il Comitato Clero non è inquadrabile nelle categorie di lavoratori subordinati o autonomi o parasubordinati.Peraltro, l’evoluzione delle dinamiche demografiche e interreligiose potrebbero portare ad una integrazione del Fondo anche con altre confessioni religiose e, quindi, il Comitato potrebbe essere chiamato a svolgere un nuovo ruolo di rilievo crescente.Pertanto, si ritiene di mantenere l’attuale organismo, ma ridotto nella sua composizione a 6 membri, di cui due consiglieri di amministrazione in luogo dei ministeriali.Ciò premesso si indicano di seguito le nuove composizioni ipotizzate raffrontate alla situazione attuale, le cui specifiche articolazioni sono riportate in apposito allegato:

COMITATO ASSISTENZAex GIAS

COMITATO LAVORATORI DIPENDENTIEx Comitato FPLDEx Comitato Prestazioni TemporaneeEx Commissioni CAUEx comitato Fondo VoloEx comitato Ferrovie dello StatoEx Comitato Fondo GasEx Comitato Casalinghe

COMITATO LAVORO AUTONOMOEx Comitato ArtigianiEx Comitato CommerciantiEx Comitato CD-CMIn alternativa:COMITATO LAVORO ARTIGIANO COMITATO ESERCENTI ATTIVITA’ COMMERCIALICOMITATO COLTIVATORI DIRETTI MEZZADRI E COLONI

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COMITATO PARASUBORDINATIEx Comitato Articolo 2 comma 26 L. 335/95

COMITATO CLERO

COMITATI DI SOLIDARIETA’

Dal ridisegno complessivo degli organismi collegiali centrali e periferici emerge che il numero complessivo dei componenti scende dagli attuali 6.000 a 2.000 circa.

Il risparmio complessivo si attesta su circa 2,5 milioni di euro annui.

Valori in euro

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Allegato n. 3

Indicazioni e proposte per la costruzione di linee guida per il riordino e la razionalizzazione degli enti previdenziali (a cura della delegazione Cgil nel CIV Inps – estratto da “i Quaderni di infowelfare.it n. 7”)

1. Gli enti previdenziali oggetto del progetto di riordino e di razionalizzazioneNel dibattito politico vengono considerati quali componenti del processo di riordino e razionalizzazione e di unificazione: Inps, Inail, Inpdap, Ipost, Enpals, Ipsema.Quest’aggregazione sconta una semplificazione non meramente lessicale poiché è difficile considerare omogenei per compiti, funzioni e modalità di gestione economico-finanziaria due Istituti (Inail e Ipsema) che si occupano in maniera generalistica o in maniera specialistica (lavoratori del settore marinaro) dell’assicurazione per gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali. Per questo le considerazioni che seguono sono riferite per le valutazioni macroeconomiche ai dati desumibili dai documenti Inps e Inpdap e per quelle più in generale di politica organizzativa considerando gli enti strettamente previdenziali: Inps, Inpdap, Ipost ed Enpals.

2. E’ utile riordinare e razionalizzare gli enti previdenzialiAccrescere la qualità delle prestazioni di carattere previdenziale, la tempestività delle risposte, migliorare il modello di relazione con la platea degli utenti, considerare le peculiarità socio-economiche dei territori per meglio graduare la qualità delle risposte, costituisce un imperativo che gli organi di vertice, a cui è affidata la governance degli Enti previdenziali, devono continuamente perseguire.Il Parlamento svolge una costante azione di monitoraggio per verificare gli obiettivi perseguiti e la Commissione Bicamerale a ciò deputata ha il compito precipuo di proporre novazioni normative al fine di correggere disomogeneità, inefficienze, inadeguatezza delle risposte.Anche le nomine degli organi di gestione in capo al Governo, sentito il parere delle competenti Commissioni Parlamentari, è strumento di vigilanza sull’adeguatezza dell’ordinamento degli enti previdenziali.Colpisce che, in assenza di progetti legislativi di riassetto dell’ordinamento degli enti, sia d’iniziativa delle istanze a ciò deputate sia d’iniziativa dei gruppi parlamentari o dei parlamentari stessi, l’esecutivo abbia scelto, dapprima con il decreto Bersani, la giusta strada dell’autoriforma per poi, in corsa, cambiare linea proponendo percorsi connotati da radicalità di interventi che poco si addicono a processi complessi di ristrutturazione organizzativa.Al quesito iniziale si può quindi rispondere senza indugi che vi è una persistente e continuativa necessità di riordino e razionalizzazione organizzativa e che il legislatore, così come ha fatto il decreto Bersani, deve incentivare, sostenere ed “obbligare” tale processo garantendo continuità di gestione, evitando strappi, costruendo il necessario consenso. La profondità del processo di riordino e di progettazione di un nuovo ordinamento del/degli ente/i previdenziale/i deve avere chiari alcuni assunti fondamentali:- a situazioni disomogenee occorrono risposte coerenti ma articolate; è sbagliata l’unificazione delle risposte senza intervenire sui processi di omogeneizzazione delle situazioni; - il mercato del lavoro e le politiche di welfare necessitano di un rafforzamento dell’articolazione territoriale degli enti previdenziali; sono utili processi di front-office unitari, sono sbagliati processi di accentramento;- una innovativa distribuzione dei poteri decisionali. La spesa pensionistica infatti è maggiore di quella sanitaria per la formazione e per gli interventi nel mercato del lavoro, ma è priva di un contrappeso, in termini di coinvolgimento decisionale di federalismo solidale: per questo oltre alla qualificazione e al ridisegno del ruolo dei Comitati Inps occorre prevedere luoghi di coinvolgimento delle istituzioni locali;

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- è indispensabile un processo di ricambio generazionale, percorsi che garantiscono profili professionali e qualità delle prestazioni; è sbagliato un approccio all’aspetto occupazionale basato esclusivamente sulla contrazione degli organici;- è utile un processo di ridisegno logistico della presenza degli Enti nel territorio ed una ridefinizione degli investimenti patrimoniali degli Enti stessi. Sono stati sbagliati gli interventi dirigistici disegnati da esigenze di finanza creativa che hanno scaricato obbligazioni sugli enti previdenziali ingessando la loro articolazione logistica attraverso contratti con investitori immobiliari sottoscritti dalla Agenzia del territorio e che hanno altresì danneggiato gli equilibri economico-finanziari degli enti e per questo hanno trovato opposizione, anche in sede giurisdizionale sia da parte dei CIV che da parte delle organizzazioni sindacali;- è necessario il superamento dell’autoreferenzialità e dei meccanismi di proliferazione delle nomine, attraverso la semplificazione ed il ridisegno della “catena di comando”, spostando poteri e risorse dal centro al territorio. Alla luce di queste considerazioni che peraltro hanno guidato il legislatore in tutti i processi di semplificazione delle modalità di gestione della previdenza pubblica appaiono utili e necessari processi di autoriforma e di riforma ordinamentale che tendano a mettere in sinergia aspetti comuni ed omogenei e garantiscano peculiari forme di gestione per gli aspetti non omogenei.Da ciò emerge che la praticabilità del percorso di riordino e di razionalizzazione degli enti previdenziali è fortemente correlato ai processi di omogeneizzazione delle prestazioni, delle contribuzioni e delle relazioni tra soggetti contribuenti, utenti ed enti previdenziali.Per questo nel Memorandum Governo – Organizzazioni sindacali del 2007 il disegno ordinamentale è stato fortemente correlato allo sviluppo del riordino previdenziale.

3. Omogeneità e differenze nei compiti e nelle modalità di gestione vigenti nei diversi enti previdenzialiIl legislatore in questi anni sedimentando intese con le parti sociali ha teso ad omogeneizzare le prestazioni pensionistiche in particolare tra lavoratori pubblici e lavoratori dipendenti del settore privato.Eppure le modalità di relazione tra i diversi enti che in qualità di datore di lavoro afferiscono all’Inpdap sono significativamente diverse dalle modalità con le quali le imprese ed i lavoratori autonomi si relazionano con l’Inps.Le diversità afferiscono sostanzialmente alle relazioni economico-finanziarie sia pregresse che attuali per quanto riguarda la morosità che ha incidenze rilevanti sulla gestione e sulle anticipazioni a carico della Tesoreria dello Stato.Risulta opportuno segnalare che il processo di confluenza in un unico ente, quindi con una unificazione del bilancio, necessita di un più elevato livello di autonomia economico-finanziaria con un aumento della liquidità indispensabile per far fronte alle uscite istituzionali, ed una ridefinizione degli aspetti patrimoniali. E’ realistico pensare che tale operazione produrrebbe riflessi negativi sul bilancio consolidato dello Stato, ridurrebbe gli stocks di risorse vincolate presso la Cassa Depositi e Prestiti ed avrebbe bisogno di una valutazione per ridisegnare il punto zero di una nuova fase di equilibrio tra entrate ed uscite, tra spostamenti di risorse da fondi in attivo e fondi con risultato negativo. Un percorso quindi di armonizzazione del rapporto contributi/prestazioni, contenimento dei crediti, creazione del conto assicurativo, diviene condizione indispensabile alla omogeneizzazione di processi organizzativi e produttivi.Per questo appare opportuno che la parte di back-office relativa ai processi produttivi delle diverse gestioni, nonché la solidarietà “finanziaria” che permette il contenimento delle anticipazioni di tesoreria continuino a mantenere l’attuale assetto che risulta in equilibrio rispetto alle compatibilità economiche e si pianifichino eventuali aggregazioni unicamente a processi di armonizzazione dei diversi fattori economici sperimentate e consolidate.

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4. Razionalizzazione delle spese di funzionamento degli enti previdenzialiL’incidenza dei costi di funzionamento degli enti previdenziali risulta proporzionalmente più contenuta di analoghi costi a carico di prestazioni previdenziali privatizzate o non obbligatorie, pur tuttavia risulta opportuno analizzare il quadro degli elementi che concorrono a comporre le spese complessive di funzionamento degli enti e sul quale pare essere concentrata l’attenzione del legislatore.

OccupazioneE’ evidente che un intervento teso a ridurre l’incidenza dei costi di funzionamento si pone in via prioritaria il tema degli oneri per il personale che costituiscono il 53% dei costi complessivi di funzionamento.Il contenimento del numero complessivo degli organici in un quadro di garanzia per la qualità delle prestazioni, per la presenza decentrata dei servizi necessita di una profonda revisione del modello organizzativo.I percorsi di miglioramento e di efficientamento dei processi produttivi sono ottenibili attraverso progetti più avanzati di informatizzazione delle routine di elaborazione, eliminazione di funzioni e di ruoli organizzativi ridondanti, responsabilizzazione del personale a ciò dedicato, ridisegno e semplificazione della “catena di comando” con un forte spostamento della responsabilità sulla dirigenza del territorio ed una riduzione delle funzioni del centro, eliminazione di professionalità puramente esecutive attraverso la crescita professionale e l’orientamento problem solving dei funzionari che processano le pratiche loro assegnate. Nei risparmi attesi dal Governo di cui abbiamo dato conto vi è un’aspettativa di riduzione del personale quantizzabile tra 12.000 e 15.000 dipendenti senza considerare i processi necessari ad un obiettivo di tale portata e senza considerare le gradualità necessarie a non mettere in crisi processi produttivi orientati ad un utenza’ e ad obiettivi sociali.I conti sbagliati riguardano quindi sia la possibilità di integrazione tra processi produttivi disomogenei, sia la indispensabilità che ad una esuberanza di personale, conseguente all’automazione di processo, corrisponda la necessità di assunzioni significative in attività di diverso contenuto professionale.I conti vanno quindi sviluppati introducendo, rispetto all’approccio grossolano e semplificatorio, le categorie della gradualità, della gestibilità, della sostituzione di professionalità, degli investimenti informatici ed organizzativi.Il solo contenimento della “catena di comando”, riducendo di 1/3 la dirigenza, può produrre risparmi di oltre 4 milioni di euro annui.

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InformaticaE’ difficile ipotizzare un indicatore che misuri l’adeguatezza degli investimenti informatici degli enti previdenziali analogamente alla consuetudine che misura il livello di maturità e di innovazione dell’industria italiana attraverso il rapporto tra investimenti informatici e fatturato complessivo. Infatti, se gli investimenti in informatica degli enti previdenziali fossero commisurati al volume complessivo delle prestazioni istituzionali erogate, il grado di innovazione organizzativa risulterebbe assai scarso e marginale; viceversa se la comparazione fosse svolta rispetto all’ammontare complessivo delle spese di funzionamento, l’incidenza degli investimenti informatici qualificherebbe gli enti in una sfera di eccellenza rispetto all’innovazione.La fotografia schematica ci porta a propendere per la generalità degli enti, con un’accentuazione dell’Inps, ad un uso significativo e adeguato dell’innovazione informatica rispetto ai processi produttivi, anche se questa affermazione va storicizzata e va evidenziato che la numerosità delle utenze connesse, l’amplissima popolazione di applicativi che non ha pari nel contesto nazionale, ha portato alla conservazione di situazioni sulla soglia della obsolescenza tecnologica.Questo elemento, apparentemente di criticità, costituisce invece opportunità nella riprogettazione dell’architettura informatica per la costruzione di elementi sinergici, integrati e dialoganti tra una pluralità di sistemi informatici aziendali che, a partire dalla propria autonomia, si basi però su presupposti, piattaforme, modalità compatibili, scalabili e integrabili.E’ ragionevole pensare che un processo di ristrutturazione di tale profondità necessiti di una pianificazione di investimenti su scala pluriennale che avranno una crescita di risorse impegnate nella fase progettuale e realizzativa e porteranno ad economicità gestionale nella fase di regime degli investimenti. E’ erroneo pensare quindi che, dei circa 380 milioni di euro investiti annualmente per far fronte ai costi di gestione e di sviluppo dell’informatica, si possa prevedere in un quinquennio di riferimento una contrazione, mentre sicuramente a regime i costi di funzionamento oggi stimati in circa 280 milioni di euro annui possano contenersi per almeno il 30%. Il progetto sinergico attorno all’architettura informatica degli enti previdenziali costituisce quindi elemento strategico essenziale sia nella prospettiva da noi sostenuta di riordino e razionalizzazione degli enti, sia nell’ipotesi di un percorso di riunificazione degli stessi. La fattibilità di tale obiettivo risiede in un progetto che associ gli esperti di organizzazione aziendale orientata all’informatica, ai decisori, interni all’ente, degli obiettivi di crescita quanti-qualitativa delle prestazioni da erogare, disegnando così un piano di fattibilità. All’interno di questo piano vanno collocati obiettivi di innovazione che comportano, sulla base delle compatibilità economiche, processi di reingegnerizzazione dei diversi applicativi e processi di sviluppo verso forme innovative di lavoro a distanza, di comunicazione web sia per la trasmissione dati che per la comunicazione vocale.

Logistica L’aspetto logistico degli enti evidenzia forti omogeneità riferito al primo livello di presenza territoriale, quello del capoluogo di provincia, ed invece forti differenze per quanto riguarda la sottostante articolazione territoriale.Il volume complessivo delle risorse assorbito per garantire la presenza degli enti previdenziali è stimato in circa 365 milioni di euro che garantiscono una irrinunciabile rete di relazione con l’utenza che può avvalersi di una ottimale funzione integrativa svolta dagli intermediari istituzionali (Patronati) e, per alcuni peculiari aspetti, dalla rete delle strutture convenzionate (Caaf) . Il processo di costruzione sinergica della presenza degli enti previdenziali nel territorio conosce alcune positive, se pur limitate, esperienze in particolare nelle province di nuova istituzione. Analizzando tali esperienze si possono evidenziare, riferiti alla committenza, esclusivamente aspetti di carattere positivo orientando la cittadinanza verso un unico interlocutore gestore degli aspetti previdenziali indipendentemente dal percorso lavorativo che ha coinvolto ciascuna persona. Nelle collocazioni di carattere logistico risiedono però aspetti differenti rispetto al processo produttivo che l’interlocuzione con l’utenza, attiva.

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Si tratta quindi di ridisegnare un possibile, ed auspicabile, front-office unico che, nella fase iniziale, potrà essere contenitore di una pluralità di terminali dei singoli enti e che, sostenuto dallo sviluppo della nuova architettura informatica, sarà orientato verso un front-office unico che afferirà per la definizione delle pratiche ad una pluralità di processi produttivi. Aspetto di criticità di questo disegno organizzativo nel territorio è la possibile rottura della pratica, da tutelare, del “lavorare in tempo reale” evitando che il front-office si trasformi in un dequalificato raccoglitore di istanze ed invece si costruisca una figura di professionista del front-office ad elevata professionalità, perché conoscitore di una pluralità di processi, che sia “avviatore” dei retrostanti processi produttivi. La riorganizzazione logistica può quindi produrre significativi risultati in tempi sufficientemente contenuti attraverso l’unificazione delle sedi garantendo così una riduzione stimabile attorno al 25% dei 365 milioni prima ipotizzati ed in tempi medi sul terreno del personale impiegato attraverso una riduzione del numero complessivo ed una crescita degli investimenti formativi orientati alla qualificazione con conseguente sviluppo della remunerazione degli stessi. Un primo parziale e immediato risultato riguarda l’abbandono delle sedi non utilizzate o sottoutilizzate.

Partecipazione delle parti socialiNelle spese di funzionamento degli enti previdenziali ricadono quelle relative agli organismi collegiali, sulle quali ampia è stata l’attenzione del decisore pubblico nei mesi di preparazione della finanziaria, e le spese per il contenzioso amministrativo e legale. Come sempre l’attenzione ricade sugli aspetti che più colpiscono l’immaginario collettivo e che hanno fortemente impegnato la discussione attorno a quei circa 10 milioni di euro necessari a garantire agli enti previdenziali un livello di coinvolgimento e di partecipazione delle parti sociali.Il ruolo delle parti sociali nella governance territoriale non è solo legato a garantire la terzietà nella gestione del contenzioso amministrativo, ma anche a svolgere una funzione di indirizzo e vigilanza in modo da declinare le politiche dell’Istituto nel contesto socio-economico territoriale.Il processo di ricerca sinergica a livello territoriale, per quanto riguarda la partecipazione delle parti sociali può sostanziarsi nello sviluppo di omogenei organismi di ente implementando, per quanto riguarda l’Inps, ulteriormente la lotta alla pletoricità di ruoli e funzioni che ha caratterizzato il processo di autoriforma degli organismi, sviluppando funzioni e compiti del Comitato regionale, la cui composizione terrà conto del livello di rappresentatività delle parti sociali, assegnando invece al Comitato provinciale, estremamente snello e funzionale, compiti peculiari del territorio. Il successo di tale riorganizzazione non riguarderebbe unicamente il contenimento delle loro spese di funzionamento, peraltro già oggi estremamente contenute, ma potrebbe produrre un virtuoso riflesso attraverso un’azione di raffreddamento del contenzioso di carattere legale.

ContenziosoE’ questo infatti un ambito significativo nel panorama delle spese di funzionamento che drena almeno 250 milioni di euro e che invece potrebbe essere fortemente contenuto attraverso una più efficiente ed efficace azione di prevenzione del contenzioso legale, dei costi di giudizio che, per la sola Avvocatura degli enti, supera i 70 milioni di euro.Gli strumenti attivabili, oltre a quelli di una più efficace azione affidata al contenzioso amministrativo, riguardano la puntuale applicazione delle norme di autotutela degli enti ed un allargamento del mandato di rappresentanza ai funzionari competenti, in modo da evitare le numerose condanne in contumacia o con l’assenza di un contraddittorio ricco di competenze di merito. Quelli che abbiamo evidenziato sono solo alcuni degli aspetti di possibile ricerca di sinergie tra gli enti. Altri campi di analisi riguardano le attività medico-legali e gli investimenti connessi alle attrezzature ad esse asservite, le attività di carattere ispettivo e la comunicazione sociale.

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5. I risparmi possibili dal processo di crescita delle sinergie Come abbiamo cercato di argomentare, se le attese non sono immediate, la creazione di processi sinergici, per quanto riguarda l’informatica, la logistica, la governance territoriale, il contenzioso e conseguentemente, il personale, può produrre riduzioni di spesa che a regime comportano un contenimento di almeno 500/600 milioni di euro annui. E’ inutile sottolineare che tale obiettivo è raggiungibile scontando nell’immediato la necessità di una crescita degli investimenti strutturali finalizzati a creare le condizioni per il contenimento della spesa corrente; ciò esige quindi nel breve periodo, secondo i criteri di contabilità pubblica, un incremento delle risorse immediatamente disponibili.Vi sono altri campi di possibile risparmio e questi attengono tutti alla capacità riorganizzativa che eviti il formarsi di erogazioni non dovute o il frantumarsi e moltiplicarsi di funzioni. Emblematico in questa direzione è il caso del pagamento unificato delle prestazioni pensionistiche, limitato attualmente alle prestazioni Inps ed Inail, laddove, nel caso di titolari di più pensioni di altri enti, è possibile effettuare un unico mandato di pagamento con consistente riduzione delle spese amministrative di gestione bancaria e postale.Anche il problema della creazione degli indebiti, che risultano difficilmente recuperabili, è elemento sul quale occorre strutturare processi di innovazione organizzativa.Per le prestazioni correlate al reddito il legislatore deve promuovere con urgenza una semplificazione dei redditi di riferimento che permetta una analoga semplificazione nella raccolta delle dichiarazioni reddituali. E’ quella legislativa la sede opportuna per un ridisegno dei tempi per la raccolta delle dichiarazioni reddituali e delle annualità di riferimento orientate alla riduzione della creazione di indebiti.Le relazioni con l’utenza degli enti previdenziali sono oggi inadeguate poiché non garantiscono né una comunicazione preventiva all’utenza rispetto al mutamento della propria situazione individuale, né una comunicazione annuale a ciascun utente che lo informi sul suo rapporto con l’Istituto e sull’andamento economico-finanziario del fondo cui afferiscono i contributi.Il campo della comunicazione con l’utenza, e più in generale quello della comunicazione, è contesto entro il quale un lavoro sinergico non ha significativi riflessi di carattere economico, quanto invece di servizio all’utenza destinataria di informazioni integrate onnicomprensive e quindi più rispondente alla complessità del percorso lavorativo che coinvolge oggi una grande quantità di cittadini.In chiave sinergica vanno collocati anche processi per i quali esistono prime sperimentazioni o primi approcci di modificazione organizzativa. Il riferimento in particolare è alla complessa situazione della certificazione della malattia che necessita sia di una azione sinergica tra enti, ma ancor più con le istituzioni regionali alle quali compete il convenzionamento dei medici di base e la gestione del sistema sanitario nazionale. Il trattamento dei 20 milioni di certificati di malattia con il conseguente calcolo delle indennità, dei contributi figurativi di carattere previdenziale e con la gestione delle attività di verifica medica sono un terreno di possibile risparmio di sistema derivante dalla riduzione delle attività burocratiche, ma anche da una lotta all’uso improprio delle indennità erogate.E’ iscrivibile alla stessa tipologia di costruzione sinergica il tema della invalidità civile rispetto al quale l’unificazione in un solo gestore dell’intero processo di accertamento dello stato di invalidità fino all’erogazione dell’eventuale indennità, nonché di una oculata gestione del contenzioso, può permettere risparmi di sistema ed evitare all’ente previdenziale condanne inflitte rispetto a valutazioni assunte da Commissioni che afferiscono ad una diversa istituzione.Tra i temi di approfondimento per una costruzione sinergica vi è quello relativo alle strutture di vigilanza. L’autoriforma delle stesse, in chiave di crescita della funzione di intelligence, comporta la creazione di strutture fortemente decentrate e fortemente insediate nel contesto socio-economico territoriale che sappiano selezionare le fonti informative utili ad individuare aree di evasione contributiva. La creazione di una funzione di vigilanza integrata asservita all’insieme degli enti previdenziali non comporterebbe una riduzione delle risorse umane ed economiche investite

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poiché l’attuale assetto risulta inadeguato ad una azione continuativa che abbia funzioni dissuasive dell’evasione contributiva e di contenimento delle forme elusive.Di converso però una innovata funzione di vigilanza che agisca con continuità ed in maniera sistemica può produrre risultati dal versante delle entrate e quindi produrre effetti positivi sui risultati di gestione degli enti previdenziali.Più per esigenze di finanza pubblica che in chiave di esigenza degli enti previdenziali si è sperimentato in questi anni in maniera massiccia l’uso della cartolarizzazione dei crediti contributivi. Il risultato in termini di recupero non si è sostanzialmente discostato da quello praticato storicamente con la gestione diretta da parte degli enti previdenziali. Anche in questo caso il nodo risiede nella prevenzione della creazione dei crediti e le sinergie costruibili non riguardano la collocazione in outsourcing delle attività di recupero dei crediti, quanto l’adozione di comuni metodologie di lavoro in tempo reale che evitino, sia nel pubblico che nel privato, il consolidarsi di crediti ed in azioni tese ad evitare, laddove si è generata una morosità, il consolidamento della stessa.In ultima analisi i processi virtuosi che possono essere messi in atto sostenuti anche da orientamenti normativi da parte dei Ministeri vigilanti hanno come comune focus l’innovazione organizzativa e possono dar luogo in alcuni casi al consolidamento di strutture unificate, in altri ad azioni congiunte e coordinate, in altri ancora a metodologie ed all’utilizzo di banche dati di carattere comune, negoziando tra enti ed altre istituzioni piani e obiettivi territoriali ai quali conformarsi. E’ quello della crescita delle sinergie un terreno che può produrre due risultati: minori costi, attraverso la riduzione delle spese di funzionamento, e attraverso l’erogazione più puntuale delle prestazioni agli aventi diritto; maggiori entrate conseguenti ad una più precisa pretesa dei contributi dovuti ed una rigorosa lotta all’evasione e all’elusione contributiva.

6. Completare l’armonizzazione dei sistemi previdenzialiI sistemi previdenziali hanno subito un significativo processo di armonizzazione per le nuove generazioni, ma mantengono forti differenziazioni per le situazioni maturate e maturande.Anche il livello di contribuzione e di garanzia dell’equilibrio economico-finanziario dei diversi fondi presenta ancora forti disparità.Per ragioni dimensionali l’attenzione si concentra prevalentemente sull’andamento del Fondo Pensioni lavoratori Dipendenti, certo il più significativo per numero di iscritti, di pensionati e, quindi, di spesa previdenziale complessiva. Si compie però un errore nel non osservare e valutare possibili recuperi in termini di gettito riferiti a quei fondi che garantiscono prestazioni previdenziali che eccedono lo standard previsto dai processi di armonizzazione.Timidamente nel dibattito preparatorio alla legge finanziaria 2007 è ad esempio apparso il tema del contributo di solidarietà a carico dei percettori di elevati trattamenti pensionistici. Il tema non ha trovato normazione.Risulta anche importante, per una equilibrata valutazione dell’attribuzione corretta della spesa previdenziale, l’analisi delle risorse conseguente ad alcuni settori merceologici, come l’agricoltura, rispetto alla quale una più attenta separazione tra elementi previdenziali ed assistenziali potrebbe mettere in luce una miglior performance economica degli enti previdenziali.Occorre evidenziare che nel processo comparativo tra gli enti previdenziali esistono disparità significative riferite a prestazioni gestite ed erogate dagli stessi. Ad esempio l’ente previdenziale dipendenti pubblici gestisce prestazioni quale quello dei prestiti o delle vacanze studio dei figli dei dipendenti indisponibili per l’attività dell’Inps.

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3^ consiliatura del Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell’Inps 3 dicembre 2003 – 2 dicembre 2007 prorogato al 28 luglio 2008 Presidente: Francesco Lotito Consiglieri in rappresentanza delle organizzazioni datoriali: Confindustria: Elio Schettino (c. d.), Maria Magri, Vincenzo Palamara, Francois Rinaldo D’Harmant (sostituito nel corso della consiliatura per decisione del Tar con rappresentante delle Cooperative) Confcommercio: Luigi Taranto (c. d.) Guido Lazzarelli Confapi: Paolo Ravagli Confagricoltura: Francesco Taddei Cooperative: Carlo Marignani Confesercenti: Giuseppe Capanna

Consiglieri in rappresentanza delle organizzazioni del lavoro autonomo Confcommercio: Carlo Falco Coldiretti: Romano Magrini Artigianato: Claudio D’Antonangelo

Consiglieri in rappresentanza delle organizzazioni dei lavoratori Cgil: Rita Cavaterra (c.d.), Francesco Paolo Franco, Francesco Rampi, Giuseppe Turudda CISL: Sergio Ammannati (c.d.), Angelo Landella sostituito nel corso della consiliatura da Giuseppe Galli, Moreno Gori UIL: Francesco Lotito (eletto Presidente nella prima seduta), Rocco Carannante CIDA: Gaetano Bartoli UGL: Paolo Segarelli (sostituito nel corso della consiliatura per decisione del Tar con rappresentante della Confsal) CISAL: Nicola Maria Cavallaro CONFSAL: Cosimo Nesci

Dirigente Generale della Struttura Tecnico Amministrativa del CIV: Leonardo Devito Franceschi sostituito da Giuseppe Giangrande Dirigente Area Indirizzo: Nadia Ciani sostituita da Maurizio Bonifazi Dirigente Area Vigilanza: Cristina Deidda sostituita da Antonio

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“Rendete ogni cosa la più semplice possibile, ma non di più”(Albert EINSTEIN)

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INDICEPrefazione di Morena Piccinini Il perché di un’analisi

I PARTE: Bilancio di una esperienza L’Inps in cifre: i dati di un quadriennio Il punto sulla trasparenzaPartecipazione e architettura delle garanzie Il fragile ruolo della terzietà Autonomia: un valore da riconquistare Riorganizzazione e decentramento: due pilastri per l’innovazione Socializzare i dati: un dovere democratico

II PARTE: Le proposte Far decollare i Comitati Più potere ai territori: il budget territoriale Riformare il sistema decisionale dei bilanci Definire la comunicazione socialeCostruire sinergie con la P. A. e i poteri decentratiCostruire un Centro Studi al servizio delle Istituzioni, delle parti sociali e dell’accademia Sviluppare la politica della legalità

III PARTE: Le delegazioni Cgil negli Organi ed Organismi Inps

IV PARTE: Appendice Valutazione strategica e di gestione per un utile report sull’andamento produttivoLinee degli Organi di Vertice dell’Inps per la riforma, il riordino e la razionalizzazione degli Organismi preposti alla definizione dei ricorsi Indicazioni e proposte per la costruzione di linee guida per il riordino e la razionalizzazione degli enti previdenziali

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