Appunti Di Psicologia Sociale (Piero Amerio)

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Appunti Psicologia Sociale Questi appunti si basano sul libro “Fondamenti di Psicologia Sociale” di Piero Amerio e sulle lezioni del prof. Roberto Fasanelli, insegnante di Psicologia Sociale presso il Dipartimento di Scienze Sociale dell’Università Federico II di Napoli. Definizione: La psicologia sociale connettendo sfera individuale e sociale studia i modi e le forme in cui si sviluppano esperienza, attività mentale e comportamenti in relazione al contesto sociale. Psicologia Sociale verrà abbreviata in: PS. CAPITOLO I - IL CAMPO DELLA PSICOLOGIA SOCIALE INTRODUZIONE La PS nasce tra fine ‘800 e inizi ‘900 in un contesto i grandi cambiamenti sociali. Con lo sviluppo dell’industria le città si espandono sempre di più dando vita a nuovi ricchi e nuovi poveri, inoltre sarà l’inizio di grandi manifestazioni di folle che invaderanno le piazze non solo per protesta, ma anche per momenti di festa. Inizia la partecipazione collettiva. Compito della PS quello di unire lo studio della psicologia (che si concentra sull’individuo) con quello della sociologia (che si concentra su un contesto sociale ampio). Questa fusione di competenze è la chiave per la corretta comprensione delle dinamiche che riguardano l’uomo, come Serge Moscovici , uno dei più autorevoli psicologi sociale contemporanei, afferma esponendo il pensiero secondo cui è impossibile separare psichico e sociale, dato che entrambi sono strettamente legati e si alterano a vicenda. 1

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Appunti di psicologia sociale, basati sul libro di Piero Amerio "Fondamenti di Psicologia Sociale". Dagli albori a Kurt Lewin.

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Appunti Psicologia Sociale Questi appunti si basano sul libro “Fondamenti di Psicologia Sociale” di Piero Amerio e sulle lezioni del prof. Roberto Fasanelli, insegnante di Psicologia Sociale presso il Dipartimento di Scienze Sociale dell’Università Federico II di Napoli.Definizione:

La psicologia sociale connettendo sfera individuale e sociale studia i modi e le forme in cui si sviluppano esperienza, attività mentale e comportamenti in relazione al contesto sociale. Psicologia Sociale verrà abbreviata in: PS.

CAPITOLO I - IL CAMPO DELLA PSICOLOGIA SOCIALE

INTRODUZIONE

La PS nasce tra fine ‘800 e inizi ‘900 in un contesto i grandi cambiamenti sociali. Con lo sviluppo dell’industria le città si espandono sempre di più dando vita a nuovi ricchi e nuovi poveri, inoltre sarà l’inizio di grandi manifestazioni di folle che invaderanno le piazze non solo per protesta, ma anche per momenti di festa. Inizia la partecipazione collettiva.

Compito della PS quello di unire lo studio della psicologia (che si concentra sull’individuo) con quello della sociologia (che si concentra su un contesto sociale ampio). Questa fusione di competenze è la chiave per la corretta comprensione delle dinamiche che riguardano l’uomo, come Serge Moscovici , uno dei più autorevoli psicologi sociale contemporanei, afferma esponendo il pensiero secondo cui è impossibile separare psichico e sociale, dato che entrambi sono strettamente legati e si alterano a vicenda.

PROBLEMI UMANI E PROBLEMI SOCIALI

Il mondo contemporaneo può dirsi immerso in due diversi oceani quello della globalizzazione e quello dell’individualizzazione. La globalizzazione riguarda ormai tutto l’ambito sociale, dunque non è più soltanto una prerogativa del mercato economico. L’individualizzazione è il processo che fa emergere l’individuo come persona singola capace di gestire autonomamente la propria vita, liberandosi dall’autoritarismo di categorie sociali, tradizioni e politiche soffocanti. Ciò che traspare da questi due processi è che l’influenza dei fatti sociali sull’individuo che sempre più risulta impotente di fronte a situazioni più grandi di lui, ma che influenzano

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pesantemente lo stesso, creando un maggiore attaccamento verso il mondo individuale. Fattori sociali e psicologici si intrecciano nella creazione della nostra realtà investendo singole persone e collettività. Abbiamo perciò uno scontro tra il versante individuale e quello sociale, poiché l’individuo subisce personalmente i problemi su un piano intrapsichico cognitivo-affettivo e sul piano pratico-oggettivo. Inoltre all’origine dei problemi spesso si trovano fattori sociali e nello stesso contesto sociali si trovano i modi per risolverli. Un’altro scontro è quello tra dimensione oggettiva e soggettiva. Problemi che partono dal piano soggettivo (malattie, problemi familiari ecc.) si confrontato con il contesto sociale oggettivo (politiche sociali, servizi di sostegno ecc.). La PS cambia il modo di studiare questi elementi unendo sia un approccio che riguarda l’ottica oggettiva, dove si perde il significato umano dei fatti, sia un approccio soggettivo dove si perde il senso della realtà fattuale delle situazioni. Proprio grazie a questo tipo di pensiero si arriva all’affermazione che problemi umani sono anche problemi sociali.La particolarità della PS sta proprio nell’osservare e studiare la realtà sotto diverse prospettive che riguardano più materie: psicologia, sociologia, scienze economiche ecc.

NATURA E CULTURA, INDIVIDUO E SOCIETA’

La PS che si vuole esporre, come precedentemente mostrato non avvantaggia ne lo spazio individuale su quello sociale, ne quello sociale su quello individuale. Si allontana dunque dal pensiero naturalistico che contrappone natura e società pensando l’uomo come un essere chiuso in sé e immodificabile. Seguendo il pensiero di Nobert Elias (Leggi: “La società degli individui”) pare chiaro che l’uomo non è chiuso in sé, ma nasce per stabilire relazioni con l’esterno. La relazione con l’ambiente è fondamentale per l’uomo, per la sua sopravvivenza. Questo avviene grazie alla capacità dell’essere umano di accumulare esperienza e di tramandarla attraverso la cultura. Molto importante è la simbolizzazione che con l’aiuto del linguaggio permette di richiamare nel presente ciò che non è presente, questa prerogativa dell’uomo da vita alla cultura stessa che viene tramanda nel tessuto sociale. Il contesto sociale è fondamentale per lo sviluppo del mondo psicologico individuale, la società individualizza gli uomini.

GLI INDIVIDUI IN SITUAZIONE

L’individuo è un essere capace di autonomia: soggetto del proprio pensiero, parola e azione, dotato di un suo mondo interiore e di una sua identità.

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Questa concezione di individuo è sorta nella nostra cultura solo nell’Età Moderna, prima l’individuo era considerato tale soltanto in relazione alla sua appartenenza ad una comunità; fuori dal sociale non si era uomini, infatti Aristotele affermava che la società è anteriore all’uomo, mentre nel Medioevo l’ordine sociale è considerato di provenienza divina. Successivamente con l’Umanesimo l’uomo inizia ad essere l’artefice di se stesso. Dallo Stato moderno assoluto fondato sulla guerra si è passati allo Stato di diritto in cui viviamo oggi, dove il diritto si basa sulla persona individuale, seguito dal riconoscimento del lavoro come attività per aumentare il proprio benessere. Il mondo interno psicologico ha trovato affermazione con l’io cartesiano dove il cogito ergo sum ha posto in primo piano il soggetto del pensiero che attraverso la coscienza di sé afferma la sua esistenza. Per questo individuo è società viaggiano insieme alla pari, l’individuo è autonomo grazie al suo ambito nella vita sociale. Il soggetto è dentro al mondo e viene attraversato da esso. L’uomo vive nelle contraddizioni, nelle difficoltà, nei problemi e nelle speranze.

NESSUNO VIVE SOLO

Dalla nascita iniziano le relazioni sociali di una persona che continueranno per tutta la vita. Il mondo sociale è intrinseco a quello individuale. Ma non si deve considerare l’ambiente come unico responsabile della formazione di una persona. I nuovi nati devono imparare a vivere nell’ambiente umano-sociale, fin dalla nascita l’uomo è in relazione con gli altri, dove continua è l’interazione tra mondo intrapsichico e sociale. Il linguaggio è la dimensione sociale dell’essere umano. L’io esiste sempre in unione con un interlocutore “tu”, anche quando il discorso è mentale. Ci riconosciamo come noi stessi, negando di essere altri, ma senza gli altri non potremmo riconoscerci.Nessuno vive solo, anche la solitudine avviene sempre in un contesto di relazioni interpersonali dove il soggetto si auto-esclude o viene escluso. Anche la morte, seguita da una serie di rituali è un fatto sociale che trascina diverse persone.I contesti sociali in cui l’individuo è coinvolto sono diversi e in vari livelli. Una tipologia di livelli è stata esposta da Urie Brofentenbrenner in Ecologia dello sviluppo umano:

• Microsistema (famiglia)• Mesosistema, relazione tra due microsismi (relazione famiglia-scuola)• Esosistema, contesto dove l’individuo non partecipa direttamente (il

fratello maggiore di un bambino)• Macrosistema (contesto culturale di norme credenze, ideologie.

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Esiste un’altra tipologia creata da Willem Doise:• Processi intra-individuale (schemi mentali, ordinare l’ambiente sociale)• Contesto interindividuale in senso stretto• Contesto visto in differenze di posizione sociali• Ideologico

PSICOLOGIA INDIVIDUALE E PSICOLOGIA SOCIALE

La PS è una psicologia in senso pieno perché i fatti sociali sono analizzati in relazione ai processi psicologici e alle esperienze individuali e collettive delle persone. La PS si allontana dalla visione della “psicologia sociale individualistica” che vede i fatti sociali come soltanto un aggiunta alla mente umana, dove i principi di funzionamento sociali sono già prefissati a priori; questa visione naturalistica positivista viene fortemente criticata da Aschche afferma l’impossibilità di epurare da esperienze sociali lo studio della menta umana, essa come detto nei paragrafi precedenti è intrinseca nella società e viene modellata da essa, dunque l’uomo non può essere considerato come un essere immutabile che può essere studiato a prescindere da ciò che gli accade intorno. Importantissimo per lo sviluppo della PS è il contributo teorico-metodologico fornito da Kurt Lewin (di cui si parlerà più avanti in modo approfondito). Seguendo il pensiero di quest’ultimo notiamo come nell’essere umano è ben saldato il cambiamento, gli esseri umani producono le situazioni sociali e le situazioni sociali plasmano a sua volta la mente umana. Proprio ad essi si rivolge la PS.

CAPITOLO II - ORIGINI E SVILIPPI DELLA PSICOLOGIA SOCIALE

TRA PSICOLOGIA E SOCIOLOGIA

La prima comparizione del termine PS lo abbiamo con Tarde in Études de psychologie sociale (1898), mentre compariranno per la prima volta in lingua inglese con Introduction to Social Psycology di McDougall e Social Psycology di Ross entrambi del 1908. Mentre il primo è caratterizzato da un approccio psicologico il secondo è caratterizzato da un approccio sociologico, McDougall basa la sua teoria sul concetto di istinto, già usato da Darwin, dove questo collegato con le emozioni sta alla base delle condotte sociali.

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Ross parte dai fenomeni della vita sociale collettiva, che come una corrente agiscono sull’individualità determinando la più profonda psicologia dell’uomo. Nonostante le differenze entrambi i pensieri partono da presupposti naturalistici e organicistici dove alla basta dell’individuo e della società sta la natura umana. Solo McDougall in seguito cambierà pensiero trasformando gli istinti in tendenze che indirizza interessi e comportamenti in modo intenzionale nell’uomo.Ross in realtà riprende in gran parte Tarde quando esponeva i concetti di imitazione e suggestione. La società per Tarde è basata sul principio di propagazione e non di organizzazione, come fondamenta della vita sociale descrive tre cause: • Desiderio, crea equilibrio nell’uomo e nella società ed è la molla, lo

stimolo che muove l’agire;• Invenzione, operazione che crea nuove costruzioni nella realtà interna e

sociale. Maggiormente presente in certi uomini (capi, leader psicologici della folla);

• Relazioni interpsicologiche, punti di unione di nuove creazioni.Nella psicologia di Tarde viene ignorato l’intervento della menta, per questo è considerata meccanicistica. Il francese Durkheim proporrà una nuova visione: la società va studiata estraniando i riferimenti all’individuo poiché essa trascendo lo stesso. Il “collante sociale” è la solidarietà che è meccanica nelle società primitive dove il lavoro è indifferenziato e organica nelle società moderne dove abbiamo la divisione del lavoro. Dunque per Durkheim l’individuo trova piena espressione e dignità nel sociale. Allontanandosi da Tarde e Ross che consideravano il sociale come disgregazione dell’individuo.

LA PSICOLOGIA DELLE FOLLE

La Psicologia delle folle è il primo contributo europea alla PS, gli studi partono dall’omino volume di Le Bon, testo che ebbe molta diffusione e che fu ripreso da Hitler e Mussolini. Questo perché partendo da presupposti razziali (“La plebe è regina e la barbarie avanza” questa la frase finale del testo) amalgamando il tutto con pensieri antidemocratici e autoritaristi veniva mostrata la pericolosità delle folle che proprio in quel periodo, fine ‘800, erano espressione di grandi movimenti di massa che incutevano terrore a chi deteneva il potere. Proprio questi movimenti iniziarono a dare forza alla soggettività delle persone ed a far nascere una consapevolezza del proprio sé. Secondo questo pensiero nelle folle svaniva ogni personalità singola lasciandosi trasportare esclusivamente da motivi inconsci. Alla base di ciò stanno tre punti fondamentali:• senso di potenza;

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• contagio mentale;• suggestionabilità.Dunque la caratteristica delle folle è l’azione e non il pensiero; esse sono dominate dal leader, una persona carismatica e nevrotica capace di “imporsi sul gregge”. Un esempio di questi capi che si imporranno sulle masse è ovviamente conosciuta da tutti e sugli occhi anche del nostro presente.Un merito della psicologia delle folle è quello di aver portato l’attenzione degli studi sui comportamenti collettivi.

LE BASI DELLA PSICOLOGIA SOCIALE NEGLI STATI UNITI

Il contesto americano tra fine ‘800 e inizi ‘900 è assai diverso da quello europeo. In America vive il “sogno americano”, che trasporta con se i concetti di progresso e speranza. Proprio per questo lo stato a stelle e strisce sarà protagonista dei viaggi di milioni di immigrati europei in cerca di una vita migliore. Non bisogna però dimenticare che il progresso americano è stato portato avanti con azioni quale lo sterminio degli indiani d’America, la schiavitù dei neri e un capitalismo spietato. Nonostante questo il progresso portò alla valorizzazione dell’individuo che partendo dall’illuminismo diede vita alla Costituzione della Virginia che incluse come diritto fondamentale la “ricerca della felicità”. In quest’aria liberale si sviluppa la concezione positiva del sociale che darà vita nel mondo psicosociale al pragmatismo e funzionalismo. Entrambi sono collegate con la psicologia di William James. Il pragmatismo connette la conoscenza e le sue conseguenze pratiche, il termine e la teoria che include è frutto della mente di Charles E. Peirce, il pensiero viene considerato continua ricerca in un universo pluralistico dove non esiste una verità assoluta. Aggiungerà una visione dell’esperienza come ciò che non solo registra ciò che avviene, ma permette di cambiare le situazioni John Dewey. Il funzionalismo parte dalla concezione di Darwin nell’adattamento dell’uomo all’ambiente, William James produrrà il concetto secondo cui l’attività psicologica è funzionale alla vita relazionale, pratico-sociale dell’essere umano. Perciò l’attività mentale con la sua intelligenza si relaziona con l’ambiente fisico-sociale, proponendo una personalità attiva al soggetto conoscente dove la mente è protagonista e non solo come strumento passivo, la mente non solo da senso alla realtà, ma crea la realtà stessa. Questo è un pensiero che si contrappone al comportamentismo che interpreta l’essere umano in modo passivo.

LA PSICOLOGIA DI JAMES

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William James è nato nel 1842 in una famiglia borghese benestante dove ha potuto visitare spesso l’Europa e dove è stato influenzato dai fermenti della cultura democratica. James è uno dei fondatori della psicologia contemporanea. La sua psicologia studia l’esperienza che ci mostra un mondo unitario di cose e relazioni, l’esperienza è sia conoscenza che pensiero. James utilizza il termine feelings per indicare un insieme di emozioni e sensazioni che sono caratteristiche del pensiero, i feelings sono espressione della connessione mente-corpo, conoscenza immediata nel contatto con l’ambiente e sono sempre intrisi di valutazioni. Il corpo è elemento attivo nel rapporto con l’ambiente. La conoscenza dei feelings è sempre valutativa essa ci dice come una cosa è, e come si relaziona con noi. La nostra esperienza è presente perché è l’unico tempo in cui può operare, anche ciò che è passato o ciò che si prospetta nel futuro viene analizzato sempre è soltanto nel presente. Il pensiero di James è molto importante nel tema della soggettività in relazione al ruolo attivo del corpo, il “pensiero” è sempre di qualcuno ed è immerso nelle pratiche della vita, esso valuta, giudica e sceglie, esso costituisce il Sé.

LA MENTE E LA SOCIETA’

Seguendo la psicologia di James altri studiosi sostennero il ruolo forte della vita sociale, senza però mettere da parte l’individualità.Tra questi James M. Baldwin che teorizzò la società come una rete consolidata di relazioni psichiche, quindi di natura psicologica. Riassunse in oltre le fasi dell’esperienza dove l’essere si forma socialmente in diverse epoche:• Epoca affettiva, processi sensoriali rudimentali;• Epoca della rappresentazione, della memoria, dell’imitazione e dell’istinto;• Epoca della rappresentazione complessa, • Epoca del pensiero, della riflessione.

In questa visione l’Io si realizza gradualmente in un progressivo evolvere, per la comprensione dell’Io è necessario comprendere l’ordine sociale, l’inserimento in una società organizzata dove l’individuo concretizza l’esperienza.

George H. Mead analizza in modo più complesso il rapporto mente-società. Esso si considera un comportamentista sociale, per il presupposto secondo cui il punto di partenza è il comportamento esterno e non la mente vista dall’interno, ma è lontano dal comportamentismo puro che annullava totalmente la mente umana, considerandola come reagente a stimoli ciechi.

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L’esperienza interiore va studiata a partire dall’atteggiamento ossia un gesto che prepara all’azione. Gesto e atteggiamento presuppongono un’insieme di interrelazioni sociali dunque una PS. Nel modello dato da Mead il comportamento individuale deve essere spiegato a partire dal comportamento organizzato del gruppo sociale, dove sono protagoniste le interazioni tra persone. Le interazioni si affidano alla comunicazione che nell’uomo è affidata al linguaggio dove grazie al concetto di simbolismo permette la creazioni di una società complessa, ben distinta da quella animale. In definitiva si afferma che l’Io non preesiste al Tu ma entrambi si costituiscono nella relazione.

LO STUDIO DEI GRUPPI

I primi studi della psicologia sociale furono quelli sui piccoli gruppi.La prospettiva più antica era quella di Cooley che descrisse il cosiddetto gruppo primario che consisteva nei gruppi intimi dove avviene una cooperazione faccia a faccia, dove l’Io si identifica con gli scopi comuni del gruppo, in questi gruppi l’individuo trova una completa esperienza di unità sociale. Uno dei più noi esperimenti sul gruppo fu l’esperimento Hawthorne, condotto in un’azienda elettrica tra il 1927 e il 1932. Vennero analizzati due gruppi di lavoratori, uno composto da 6 donne e un’altro da 14 uomini. In entrambi i gruppi si notò come si venne a creare uno spirito di gruppo che fatto di relazioni sociali (vi erano leader, si utilizzava un certo gergo ecc.) influenzava positivamente la produzione. Un’altra ricerca fu la sociometria di Jacob Moreno, chiave della teoria è la spontaneità e creatività come forza del progresso umano. Secondo la sua teoria c’è stato un momento molto prolifico nell’umanità fatto appunto di creatività e spontaneità caratterizzato da comunicazioni interumane più dirette e più “vere”. Successivamente con la differenziazione tra diversi gruppi portò ad una cristallizzazione dei rapporti con conseguenza uno psicodramma continuo. Per ritrovare quelle relazioni passate secondo Moreno bisogna usare la sociometria che deve servire per modificare la selezione naturale che risulta crudele, questo dovrebbe avvenire tramite una ristrutturazione delle scelte interpersonali.

LA RICERCA EMPIRICA DELLA SCUOLA DI CHICAGO

Un centro molto importante per la ricerca sociologica fu sicuramente la scuola di Chicago. La stessa città di Chicago fu un laboratorio dato che nel corso di circa un secolo passo da un villaggio di 5 mila abitanti a una metropoli di 3.5 milioni di abitanti, mostrando la grande crescita urbana e

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industriale che stava attraversando l’America. Robert E. Park descrisse la città come non solo un aggregato di elementi fisici, ma come un vero e proprio prodotto della natura umana. Park teorizzo la human ecology che paragona la vita associata tipica della città con l’habit naturale di un territorio dove gli elementi vivono simbioticamente. Molto importante è anche la ricerca sulla vita degli immigrati di Thomas e Znaniecki Il contadino polacco in Europa e in America che cerca di mettere luce sulla vita dei contadini polacchi che passano da una vita basata sul mondo contadino ad una vita immersa nel mondo industriale. Altri ricerche furono quella sui disoccupati da parte di Nels Anderson (lui stesso fu un hobo, questo risulta importante perché è un esempio di osservazione partecipata) in The hobo (termine che indica i disoccupati in cerca di lavoro). Frederic Thrasher studio in The Gang le bande di delinquenza giovanili. Louis Wirth in The Ghetto studia i luoghi dove le minoranze vengono isolate. Rober ed Helen Lynd studiarono nella cittadina dell’Indiana la convivenza sociale. W. Lloyd Warner antropologo australiano studia diverse città americane indirizzando tipici quadri sociali. Queste ricerche sono di molto rilievo perché diedero vita alla ricerca sul campo, che lo stesso Park riteneva fondamentale invitando gli psicologi sociali a sporcarsi le mani, che hanno prodotto importanti risultati nella metodologia della ricerca, dando uno strumento valido per affrontare i conflitti sociali.

GLI STUDIOSI DI CHICAGO, LA MICROSOCIOLOGIA INTERAZIONALISTA E LA PSICOLOGIA SOCIALE

Secondo Thomas e Znaniecki la causa di un fenomeno sociale o individuale è la combinazione di un fenomeno sociale e individuale e mai di uno solo di essi. Viene data consistenza teorica a queste teoria utilizzando i concetti di atteggiamento e valore. Dove l’atteggiamento è il processo individuale che determina l’attività reale e il valore è l’elemento oggettivo dove gli atteggiamenti si orientano.La loro non si può definire una vera e propria PS ma è indirizzata più verso l’interazionismo simbolico proprio per il loro approccio soggettivo sulla società.L’interazionismo simbolico viene esposta da Herbert Blumer, secondo il suo pensiero la realtà è tale solo in base al significa di cui la dota l’uomo. L’uomo agisce in base al significato che le cose hanno per lui. Questo tipo di individuo manca di una sua psicologia risultando più un attore che non una persona. Questa psicologia rimane limitata perché analizza non l’individuo e la sua psicologia, ma le relazioni sintattiche tra le persone.Su questa prospettiva si muove la psicologia sociale di Erving Goffman che fa della società un vero e proprio teatro dove i nostri attori sociali si

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muovono secondo le leggi della rappresentazione dove le interazioni sono riutilizzate. Ricordiamo Asylum e Stigma come testi importanti di Goffman che hanno messo in evidenza la negatività delle istituzioni totali (manicomi, carceri ecc.) e gli esiti distruttivi che le stigmatizzazioni possono avere sulle persone affette da handicap. Un’altra visione è quella della etnometodologia che viene portata avanti da Harold Garfinkel, secondo il sociologo statunitense ciò che bisogna osservare con attenzione sono i gesti e le attività dell’uomo e non qualche cognizione posta dentro al cervello. Il mondo sociale secondo l’etnometodologia è portato avanti dal consenso delle persone sui sistemi convenzionali in cui si trovano e che affrontano. La gente spiega la realtà attraverso scambi discorsivi e dunque grazie al linguaggio che diviene l’interesse principale di questa psicologia.

LA PSICOLOGIA SOCIALE NELLA SCIENZA DEL COMPORTAMENTO

Un ramo della PS è il comportamentismo (sul libro si parla di behaviorismo, ma per una questione linguistica si preferirà usare il termine precedentemente esposto). Uno dei maggiorni esponenti fu Watson, secondo il suo pensiero la psicologia deve studiare “ciò che l’uomo fa”, identificando il fare con il comportamento manifesto. Il comportamento può essere studiato come qualsiasi altro fenomeno fisico, ad uno stimolo corrisponde una risposta, questo processo viene chiamato S-R (appunto stimolo-risposta). Questa visione del comportamento considera l’uomo e l’animale senza differenze, infatti gli esperimenti condotti su cavie di laboratorio vengono utilizzati per spiegare il comportamento umano. L’ottica del comportamentismo è dunque ambientalista, perché non considera la psicologia dell’uomo. Nonostante gli studi delle neurofisiologici del tempo affermino il contrario la teoria è periferalista, cioè non vi è alcun intervento del sistema nervoso centrale. Il processo di apprendimento avviene tramite modelli meccanicistici di tentativi ed errori o condizionamento, dove viene associando diversi stimoli si fa si che un secondo stimolo produca certe risposte (http://www.youtube.com/watch?v=F-1eUjZVvb4 guarda qui). Il più rigoroso dei comportamentismi fu Skinner, i suoi esperimenti si basarono sul concetto di rinforzo, premi (un animale può premere una leva se gli si da del cibo) o annullando l’effetto precedente con delle punizioni. (http://www.youtube.com/watch?v=lxImLwqY0Jc guarda qui)Un evoluzione del comportamentismo avviene con il neocomportamentismo che aggiunge una mediazione alla teoria S-R aggiungenti tra stimolo e risposta un intervento più attive dell’organismo in dicandolo con O, dunque S-O-R. Uno dei più ortodossi di questa teoria fu Hull che chiamò questa mediazione drive (forza motivazionale) che spinge e guida l’organismo a

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soddisfare i bisogni primari (cibo, benessere fisico ecc.) e bisogni secondari formatosi su piano sociale. I drives intervengono nella formazione di abitudini che mediano stimolo e risposta e sono pulsioni motivazionali (sete, fame ecc.). Si apprende qualcosa per il rinforzo che riduce il bisogno (acqua è il rinforzo, bere il bisogno). Tolman considererà la mediazione un purposive behavior (volere che porta dal soggetto). Questa mediazione avviene tramite mappe cognitive, un esempio è quello del topo nel labirinto che memorizza il percorso. Lo stimolo viene considerato un sign-gestalt, quindi acquista valore soltanto in relazione alla metà che l’organismo ha cognitivamente organizzato. Hebb utilizzerà un’altra mediazione quella stavolta, allontanandosi dal comportamentismo, del cervello considerato come una black box di cui si stava iniziando a conoscere molte cose. È la mente che produce il comportamento.

CAPITOLO III - LA CONCRETIZZAZIONE DELL’ARTICOLAZIONE PSICOSOCIALE

UN TEORICO PRATICO: KURT LEWIN

Kurt Lewin fu un pioniere della PS, si forma nell’ambiente della Gestalttheorie di Berlino, si trasferisce in America nel 1933 spinto da fatto che era socialista ed ebreo. Lewin è considerato il padre della PS, la portata del suo lavoro fu eccezionale, ma nonostante questo non fu molto considerato dai suoi contemporanei. Molto importanti furono i suoi studi teorici, la teoria era basilare per Lewin, ma questo non fa di lui un mero scienziato teorico, dato che dava molto valore anche alla ricerca pratica. Per lui la teoria era uno strumento per poter spiegare i fenomeni guardando in termini problematici ai fatti per poter fare delle ipotesi corrette. La sua concezione della psicologia era anche pratica, i fenomeni sono popolati da esseri umani e l’intento doveva essere non solo di studiare la realtà umana, ma anche di migliorarla.

PERSONE UMANE E METODI DELLA PSICOLOGIA

Lewin si preoccupò di risolvere una delle più grandi difficoltà della PS, ossia il rifiuto di dividere l’uomo sociale dall’uomo individuale. Contrariamente alla visione che andava per la maggiore all’epoca Lewin capii che l’uomo non poteva essere studiato come un freddo elemento analizzabile oggettivamente e rifiutando un suo contatto con il mondo esterno. Le

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persone sono tutte differenti, ognuna con le sue situazioni, molte di queste hanno bisogno di aiuto e la psicologia non può essere paragonata ad una scienza fisica che si muove in un mondo stabile di impronta newtoniana. Si deve superare l’esclusiva osservazione dall’esterno superando il metodo puramente descrittivo. Gli essermi umani vanno considerati nel complesso delle loro esperienze. Seguendo la filosofia della Gestalt Lewin recepì l’idea che vede l’esperienza umana strutturata da una serie di percezioni che si legano in un network, un rete di relazioni dove i singoli elementi trovano il loro significato. E’ importante perciò il contesto dove il soggetto si trova. Il soggetto è una persona concreta che vive nel mondo nell’insieme dell’attività mentale e pratico-sociale. La persona viene definita in 4 punti come un essere umano:• portatore non solo di percezioni e conoscenze, ma di bisogni, necessità,

emozioni ecc;• che sta in un ambiente sempre precisato sul piano situazionale in termini

fisici-sociali e materiali-simbolici;• è in relazione a quest’ambiente anche tramite la sua azione pratica;• è inserito nell’insieme delle situazioni in modo dinamico perché i

cambiamenti provocati dalle sue azioni lo modificano a sua volta.

I processi psicologici non sono nel contesto ma si strutturano in relazione ad esso.

IL COSTRUTTO DI CAMPO E LA “FIELD THEORY”

Il costrutto di campo di Lewin si può paragonare alla fisica dei campi di Maxwell secondo cui ciò che bisogna analizzare di un campo elettrico non sono né le caratteristiche dei corpi che si trovano nel campo stesso né le forze che un corpo esercirà su un’altro, ma bensì la configurazione del sistema globale in cui si trovano i corpi. Il campo è un sistema dinamico. Dunque le leggi non dipendono dalle caratteristiche singole, ma dalla configurazione e dal movimento interno del campo. Lewin dunque supera il vecchio modello “aristotelico” della PS, che si fermava o esclusivamente sul caso individuale, senza considerare l’impatto sociale, o cadeva a non considerare affatto il caso singolo. La teoria di campo di Lewin afferma che l’analisi di un fenomeno non deve avvenire secondo criteri descrittivo-statistici (in base al numero di volte che esso si presenta), ma in base all’analisi strutturale-genetica delle condizioni che lo fanno accadere. Bisogna guardare affondo nella situazione nella sua piena concretezza. Il suo metodo si occupa di individui in relazione senza perdere di vista né le singole relazioni né la ricerca a leggi più generali.

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Quando si analizza un comportamento bisogna considerare i diversi elementi con le loro interazioni. Il fenomeno studiato è parte di una situazione globale che viene analizzato nel suo stato presente come un insieme dinamico di forze che connettono il fenomeno al contesto in cui si realizza. Lewin concentra l’analisi su situazioni di vita reali, includendoli in un contesto più vasto di strutture e processi, analizzando problemi specifici in dipendenza a situazioni specifiche e infine ricerca leggi più generali per spiegare come l’uomo agisce, ragiona e regola il mondo affettivo. La field theory si divide in 4 principi: 1. l’analisi di un problema va condotta nell’ambito di una situazione precisa

definita da fattori oggettivi e soggettivi che vi intervengono;2. la determinazione di tali fattori deve avvenire in termini teorici ed

empirici;3. tale definizione va condotta o su situazioni reali o in sede sperimentale;4. solo nell’ambito sperimentale si potrà utilizzare il metodo delle variazioni

sistematiche, ma anche nelle situazioni di vita reale si può osservare il momento del cambiamento.

STRUTTURA E DINAMICA DEL CAMPO PSICOLOGICO-SOCIALE

Il campo psicosociale è definito dalla totalità dei fatti coesistenti nella loro interdipendenza ad un dato momento. Nel campo esistono tre tipi di fatti:1. fatti di ordine psicologico che comprendono la persona (bisogni,

motivazioni, speranze ecc.) e l’ambiente psicologico ossi come è visto dalla persona.

2. fatti che stanno fuori l’area soggettiva, dunque i fatti fisici che costituiscono l’ambiente oggettivamente (ecologia psicologica).

3. zona di frontiera, cioè una zona che si trova tra lo spazio di vita soggettivo e l’ambiente oggettivo. In essa agiscono percezione ed azione.

Perciò il comportamento dipende dall’intersezione della persona con l’ambiente. C=ƒ(P,A) Secondo una equazione pensata dallo stesso Lewin.La cosa importante del campo lewiniano è l’interdipendenza dei fatti, ogni fatto dipende dalla relazione con tutti gli altri fatti. Un’aspetto cruciale della field theory è la considerazione dei fatti nella loro contemporaneità presente. Questo significa che ciò che avviene nel campo (un’azione, una decisione, un delitto ecc.) va analizzato esclusivamente come funzione della configurazione del campo in quel momento, questo non significa escludere dall’analisi la considerazione di influenze che vengono da un passato o da un futuro, ma significa effettuare un rilevazione dello stato presente dove entrano in gioco passato e futuro qualora influenzino tale stato. Lewin dunque riformula il metodo

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sperimentale applicando una rivoluzione simile a quella di Eistein con la nuova fisica dei campi. Lewin non esclude le variabili di ordine storico, ma afferma la necessità di una loro verifica nell’incidenza della situazione presente.

L’immagine accanto mostra la rappresentazione spaziale dei fenomeni psicologici effettuata da Lewin usando lo spazio odologico ossia uno spazio in cui le parti non sono infinitamente divisibili, ma sono composte di certe unità, direzione e distanza vengono collegata dalla locomozione psicologica.Il campo psicologico è diviso in regioni dinamiche che possono variare. Le regioni sono la persona (C), personali periferiche (P), ambiente psicologico (E), ambiente ecologico (A) sensazioni, percezioni e azioni (M). Nel campo agiscono valenza e forza. La valenza è il valore che una regione acquista in un dato momento, la forza si indica con un vettore ed è il risultante del sistema di forze che agiscono in quel momento nella regione, questi elementi vengono legati dal bisogno e da scopi che mettono in primo piano i fattori motivazionali, qui vengono messi in maggior risalto i fattori sociali. La teoria di campo di Lewin si adattò benissimo allo studio rivolto al gruppo. Il gruppo è un fenomeno molto importante che riguarda la realtà dell’uomo in vari momenti che vanno dalla vita lavorativa, alla vita religiosa, politica ecc. Lewin porterà la dinamica del gruppo nelle tre direzioni della sperimentazione, clinica e pratica sociale. Il gruppo non una somma di fenomeni ma un fenomeno. Seguendo appunto la psicologia della Gestalt dove ciò che importa è il tutto e non gli elementi singoli, pare chiaro come in un gruppo bisogna considerare l’unità nella sua interezza e non i singoli individui. Un gruppo evidenzi bisogni di gruppo, tensioni di gruppo che si collegano nel campo del gruppo dove si evidenziano i fini del gruppo. Esso

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è un sistema dinamico. Le ricerche sperimentali si basano sulle caratteristiche del gruppo.Le situazioni sociali per Lewin si mantengono grazie ad un equilibrio di forze che non è statico ma quasi stazionario. Un mutamento della struttura del campo avviene tramite un aggiunta di forze o una diminuzione di forze. Lewin considera opportuno usare il secondo metodo dato che il primo è causa di alte tensioni all’interno del gruppo. Dunque per poter cambiare la dinamica del gruppo in modo positivo risulta migliore adottare il coinvolgimento del gruppo e la partecipazione attiva per risolvere problemi ed evitare tensioni.

LA DINAMICA DI GRUPPO E LA RICERCA-AZIONE

La convinzione di Lewin era l’impegno sociale della psicologia sociale, impegno visto sia come arricchimento teorico-empirico dello studioso che come impegno rivolto a migliorare la società. Nell’ambito della dinamica del gruppo da ricordare c’è il gruppo di formazione, T-group (training group) dove le dinamiche internazionali che nascono tra i partecipanti del gruppo vengono usate a scopo formativo in senso clinico-sociale. L’aspetto dinamico di questa esperienza intersoggettiva è vivo anche nel cosiddetto gruppo di azione-ricerca dove il centro dell’attività è un problema da affrontare ai fini di risolverlo. Questo può avvenire solo dando al gruppo una struttura democratica dove i vari partecipanti abbiano pari possibilità di discussione e di intervento. Da qui si nota l’impegno di Lewin affinché la PS possa essere utile ai problemi reali della vita, e possa trasformare la società.

LA TEORIA DELLA DISSONANZA COGNITIVA

Festinger, allievo di Lewin, produsse un’interessante teoria cognitiva, la teoria della dissonanza. Questa teoria si basa sul presupposto che una persona tende ad agire e pensare coerentemente al suo essere. Dunque quando l’uomo adotta un comportamento nonostante conosca la sua negatività, ad esempio fumare, cerca di cambiare il suo comportamento, tornando allo stato di consonanza perché questo gli crea disagio, una dissonanza tra il suo pensiero e il comportamento (fumare) adottato.Se invece decide di non opporsi allo stato di dissonanza (fumare) cerca di ristrutturare questo fenomeno ricorrendo alla ricerca di elementi positivi che allevino la dissonanza. L’individuo sperimenta la dissonanza in concomitanza con una decisione, la dissonanza creando disagio spinge ad eliminarlo, la dissonanza o si elimina o si attua la ristrutturazione cognitiva.

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Si produce una dissonanza se: esiste pertinenza tra i due elementi cognitivi e se la loro discordanza avviene dopo una decisione. La teoria può essere impostata cronologicamente in questo modo: momento predecisionale in cui si crea equilibrio-conflitto, presa di decisione che rompe il momento precedente, fase post-decisionale dove la scelta rimanda alla situazione precedente causando incertezza, rimpianti ecc. Da qui si produce la dissonanza.La teoria della dissonanza può anche a attribuirsi a fatti compiuti che disconfermando le nostre aspettative ci costringono a ristrutturare il nostro mondo mentale. Questo può avvenire a seguito di un accordo forzato, dove in una certa situazione una persona è indotta a compiere comportamenti contro il proprio pensiero, perciò per lo stato dissonanza creatosi cerca di modificare il suo quadro mentale. Più basso è l’incentivo per costringere la persona a questo accordo più alta sarà la dissonanza e viceversa. Nella dissonanza è anche da considerare il concetto di committent che lega la decisione con l’azione, più un soggetto si sentirà responsabile, maggiore sarà la dissonanza stessa.CAPITOLO IV - LA CONOSCENZA SOCIALE

L’APPROCCIO COGNITIVO

Dopo gli anni 50 iniziò ad esaurirsi il movimento comportamentista, a favore del metodo iniziato da Lewin che aveva più attenzione sul mondo mentale. Ricordiamo Syntactic Structures di Noam Chomsky del 1957 che fonda il linguaggio su una teoria della mente. Martin Sheerer in Handbook of social psychology diede un importante definizione al cognitivismo affermando che esso studia il problema di come l’uomo raccolga le informazioni e conoscenze del mondo e come agisca in base a queste conoscenze. Bruner mise in luce come i fattori cognitivo-motivazionale entrano in gioco nella percezione sociale accanto a quelli sensoriali. Dai suoi lavori si sottolineò come la capacità costruttiva della mente, interviene nell’organizzazione delle informazioni ottenute dall’esterno. La vera riscoperta del cognitivismo è la mente, anche grazie al contributo di Chomsky che ridà vita ad un soggetto creativo che si muove nel mondo mediante un’analisi del linguaggio. Il linguaggio viene da lui analizzato come sistema di pensiero. La mente che studia Chomsky è una mente fatta di un complesso di meccanismi, processi e informazioni che stanno dietro all’attività direttamente osservabile che si può raggiungere attraverso modelli dettagliati e coerenti. Il cognitivismo farà un analogia tra il funzionamento del computer e la mente come sistema organizzato di strutture e processi. Da qui l’espressione legata al cognitivismo Human information processing. La tesi

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alla base dell’approccio cognitivo è quella secondo cui il rapporto uomo-ambiente è mediato da strutture di conoscenza. Questo significa che nonostante siamo consapevoli che esista un mondo reale fatto di oggetti esterni a noi non abbiamo la possibilità di conoscerlo direttamente perché esso viene mediato dalla nostra mente che ne influenza la percezione. Appunto secondo Neisser il termine cognitivo indica i processi che portano a trasformazioni, elaborazioni ecc. degli input sensoriali. Da qui si può notare l’analogia con i computer, che verrà però sempre più a screditarsi con l’avvento delle neuroscienze che sottolineeranno come il cervello non sia distaccato dal resto del corpo, ma lavori in unità con l’attività neurofisiologica.

LA COMPRENSIONE DEGLI EVENTI SOCIALI

Altro studioso importante è Fritz Heider , fu l’autore della cosiddetta psicologia ingenua che si basa sulla concezione che integra l’ottica fenomenologica con l’ottica funzionalista. La psicologia ingenua secondo il suo pensiero guida il nostro comportamento verso le altre persone. Il soggetto va tenuto in conto come elemento attivo e consapevole del gioco di motivazioni, valutazioni, tentativi ecc. Heider: “Gli individui hanno consapevolezza dell’ambiente circostante e degli eventi intrinsechi ad ess, questa consapevolezza è data dalla percezione, sono influenzati dall’ambiente personale e impersonale, producono mutamenti nell’ambiente, tentano e sono in grado di produrre questi mutamenti, hanno bisogni e sentimenti, hanno rapporti di unione, e sono responsabili verso se stessi e verso gli altri.” I nostri atteggiamenti, comportamenti si organizzano in base alla comprensione del modo di agire dell’altro. Alla base di questa psicologia stanno le attribuzioni casuali. L’uomo ha bisogno di un contesto soggettivamente stabile, le cose meno stabili sono le condotte altrui. Dunque diviene importante l’attribuzione a cause di natura personale in contrapposizione a cause di natura ambientale e all’interno di essi a fattori transitori e fattori permanenti. Particolare rilevanza ha l’intenzione, che è il fattore centrale della causalità personale, essa si ritrova nell’analisi ingenua dell’azione connessa alla capacità e al tentare. Heider riconosce che il risultato di una certa azione è la somma dei fattori personali e dei fattori ambientali, fermandosi particolarmente su quelli soggettivi. Dunque Heider costruisce un teoria dove il soggetto promuove un’azione intenzionale dopo aver analizzato la situazione.

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LA TEORIA DELL’ATTRIBUZIONE

Edwards E.Jones e Kenneth Davis crearono un modello che tenta di risalire dall’analisi degli effetti di un’azione alle intenzioni e alle disposizioni dell’attore (inteso come attore sociale). Per attribuire un azione all’intenzioni di un individuo occorre che gli effetti di quell’azione ci permettano di sapere che egli sia a conoscenza dei risultati e che abbia capacità di attuarla. Inoltre bisogna constatare che egli abbia liberamente scelto proprio quell’azione. In questo modello è importante l’insistenza sugli effetti non comuni e sulla desiderabilità sociale, essi permettono di capire caratteristiche più personali di chi agisce. Guardare “Teoria attribuzione.ppt”.

COGNIZIONE SOCIALE

Dopo la teoria dell’attribuzione che aveva il limite di avere un punto di vista normativo e prescrittivi poco coerente con la realtà un’altro orientamento si fece spazio nella PS: la social cognition.Essa si basa sui presupposti del cognitivismo dove l’individuo media costantemente le informazioni che riceve dall’esterno decodificandole e interpretandole. Il problema della rappresentazione delle conoscenze si affronta utilizzando il concetto di schema. Partendo dal fatto che l’uomo ha limitate risorse cognitive, la necessità di essere accurati si coniuga con far fronte in modo rapido alle situazioni sociali. L’essere umano è considerato come una sorta di stratega che cerca di predire le situazioni sociali e le azioni degli altri. Intervengono poi in esso automatismi cognitivi che agiscono sulla volontà dell’individuo (stereotipi).L’ambiente è la sorgente di stimoli dell’uomo, possiamo definire la realtà come intersoggettiva perché essa è costruita dal soggetto attivo, inoltre il mondo sociale è una costruzione intersoggettiva comune perché prodotta dalle vicende attraversate dall’umanità. La percezione della realtà avviene in modo altamente organizzato, per la Gestalttheorie l’organizzazione avviene in due processi, uno primario dove interviene la ricezione sensoriale e uno secondario dove intervengono funzioni cognitive di classificazione e inferenza. Secondo il New look on perception invece intervengono fin da subito fattori soggettivi-funzionali, processi automatici e inconsci che organizzano il materiale informativo. Fin da bambini ognuno di noi impara a categorizzare, cioè a organizzare la nostra realtà. Secondo Bruner proprio la categorizzazione sta alla base della nostra percezione. Ogni elemento fa parte di una categoria se presenta certi tratti comuni che la distinguono da altri (es. mammiferi, ovipari ecc.). Ci sono poi dei prototipi che rappresentano una certa

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categoria perché ci risultano con più attributi comuni rispetto ad altri (es. il cane rappresenta gli animali, la mucca i mammiferi ecc.). Importanti per la teoria cognitiva sono gli schemi, strutture di dati che servono a rappresentare conoscenze. Sono gli schemi che hanno la funzione di mediazione cognitiva con noi stessi, con gli altri e con il contesto generale. Come insegna Arcuri: possiamo considerare lo schema come una struttura piramidale con al vertice le informazioni più astratte e generiche (ad esempio parlando dello schema di vigile del fuoco, persona addetta allo spegnimento degli incendi), alla base invece abbiamo le informazioni più specifiche (persone o eventi). Gli schemi sono connessi tra loro tramite una fitta rete di relazioni. Essi attivano processi e loro stessi sono dei processi che agisco con altri schemi. La nostra esperienza avviene sia in relazione alla nostre strutture di conoscenze schematica (processi guidati dagli schemi, top-down) sia in relazione ai dati concreti di del contesto (processi guidati dai dati, bottom-up). Esistono tre particolari schemi:• Schemi di persone, insieme di conoscenze che classificano le persone in

base a diverse caratteristiche.• Schemi di ruolo, prerogative che caratterizzano i ruoli sociali. • Schemi di eventi-azioni, vengono definiti script, e sono una sorta di

copione che indica una sequenza di azioni che vengono compiute abitualmente.

Lo script è composto come una serie di vignette dove ognuna di esse rappresenta una situazione, definita da fasi temporali che si succedono e da concatenazioni causa-effetto. Lo script è una sorta di strada mentale che noi seguiamo per compiere una certa azione.

CONOSCENZA SOCIALE

Il processo cognitivo, cioè il processo che ci porta a costruire rappresentazioni, si divide in processi automatici e controllati e processi schema-driven e data-driven. I processi automatici sono quelli che avvengono senza l’intenzione della persona. I processi controllati sono quelli che attiviamo in modo consapevole. I processi schema-driven sono quelli presenti nelle operazioni di trattamento delle informazioni e ci permettono di produrre conoscenze immediate delle situazione. I processi data-driven sono quelli che ci permettono di conoscere attraverso il contesto concreto. Molto importante è il concetto di inferenza ossia l’andare oltre l’informazione che ci viene data, questo significa che utilizzando informazioni che già abbiamo riusciamo a creare delle nuove informazioni grazie al ragionamento. L’inferenza ci permette di produrre giudizi.

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Altro tipo di ragionamento è quello che definiamo euristico che ci permette di creare inferenze in modo rapido, attraverso schemi mentali, però essi spesso ci portano ad errori, ricordiamo:• euristica della rappresentatività, quella che utilizziamo quando ci affidiamo

a criteri irrazionali ed a elementi di rappresentatività per descrivere l’appartenenza di una persona ad un diverso contesto sociale.

• euristica della disponibilità, quando esprimiamo un giudizio sulla probabilità del verificarsi di qualcosa facendo affidamento agli esempi che ci sopraggiungono con maggiore facilità facendo spesso uso di stereotipi.

• euristica della simulazione, si usa quando si valutano fatti realmente accaduti immaginandosi come sarebbero potuti andare le cose in un’altra situazione.

• euristica dell’ancoraggio, ci affidiamo ad un dato che ci viene mostrato senza allontanarci da esso.

LO STEREOTIPO

Lo stereotipo è un insieme di credenze semplificate basate su certi attributi generalizzati relative a gruppi e categorie dove i membri vengono etichettati utilizzando queste credenze senza usare un analisi dell’individuo. Per la social cognition esso è “attribuzione a un individuo di caratteristiche basate su aspettative e associazioni riguardanti il gruppo di appartenenza”. Nel caso dello stereotipo spesso si profila il cosiddetto noi-centrismo dove il proprio gruppo si considera superiore, creando dunque un bias cioè una distorsione.

Guardare Cognizione sociale.ppt

CAPITOLO V - LE EMOZIONI

L’emozione è un fenomeno complesso che comprende molteplici variabili che vanno dall’aspetto più psicologico a quello fisiologico. Possiamo dire secondo quando studiato da Antonio Damasio che ci sono due facce dell’emozione, una che riguarda esclusivamente noi stessi e che gli altri non possono vedere (feeling) e un’altra che è osservabile da tutti (emoction). Un errore fatto dagli studiosi antichi sull’emozione era quello di scindere mente e corpo considerando il corpo soltanto come un contenitore freddo che non era attivo nel processo stesso dell’emozione, cosa che viene smentita prima da James e successivamente dallo stesso Damasio che ne riprenderà il pensiero. James sostiene che i cambiamenti corporei seguono immediatamente la percezioni e che il feeling (sentimento) che abbiamo di

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questi cambiamenti sia l’emozione. Ad ogni emozione obbligatoriamente segue una reazione corporea. Damasio ha colto l’importanza dell’esperienza interiore data da James, ed ha aggiunto che l’uomo interagisce con l’ambiente non solo con il cervello, ma anche con il corpo. Secondo Damasio l’emozione è il frutto del combinarsi di un processo valutativo mentale con le risposte disposizionali a tale processo, dirette verso il corpo, che hanno come risultato uno stato emotivo del corpo, ma anche dirette verso il cervello con i conseguenti cambiamenti mentali.

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