Appunti Di Linguistica Contrastiva
-
Upload
laura-barberis -
Category
Documents
-
view
1.575 -
download
7
description
Transcript of Appunti Di Linguistica Contrastiva
Appunti di Linguistica Contrastiva
1. Bettoni, Usare un’altra lingua – Guida alla pragmatica interculturale
Prefazione (pagg. V-IX)
Un’altra lingua offre la chiave necessaria per entrare in un altro mondo, ma non è strumento sufficiente per farlo.
Il successo comunicativo è bidirezionale, dipende tanto dal parlante (non solo da quello che dice ma da quello che vuole intendere) quanto dall’ascoltatore (non solo da quello che effettivamente ascolta ma anche sa e vuole inferire). La flessibilità dell’adattamento all’altra cultura deve provenire sia dall’interlocutore NN che da quello N.
Lingua e cultura (pagg. 3-40)
Lingua e cultura sono l’essenza vitale del nostro essere individuale e collettivo.
Il nesso tra lingua e cultura è stretto ma difficile da definire: se la cultura è l’intero modo di vivere di un popolo, la lingua sicuramente ne fa parte.
Aspetti comuni tra lingua e cultura:
Non-natura, nessuna delle due fa parte della ns eredità biologica, sono il prodotto dell’apprendimento, quindi
Conoscenza, e realtà mentale organizzatrice, sistemi di segni appresi, trasmessi e condivisi, quindi
Comunicazione, vivendo la cultura e parlando la lingua non possiamo non comunicare, comunichiamo la rappresentazione mentale della realtà attraverso L e C.
C è pratica cognitiva-interpretativa e sociale-comunicativa, quindi anche L.
La cultura
Diverse definizioni di C nei secoli:
Insieme complesso che include la conoscenza, le credenze, l’arte, la morale, il diritto, il costume e qualsiasi altra capacità e abitudine acquisita dall’uomo come membro di una società. (Tylor, 1871)
Qualunque cosa uno deve sapere o credere per operare in modo accettabile agli altri membri della società; conoscenza nel senso più generale del termine. (Goodenough, 1964)
Sistema di mediazione tra l’uomo e l’ambiente. (Rossi-Landi, 1973) Sistema di disposizioni con una dimensione storica attraverso cui l’individuo partecipa in
attività che gli permettono di sviluppare una serie di aspettative sul mondo e sul suo modo di stare al mondo. (Bourdieu, 1990)
Diversi tipi di analisi fattibili:
Dimensione comparativa: evidenziare gli aspetti diversi tra le varie società/ sottolinearne gli aspetti comuni
Livello di analisi: micro/macro Metodologia di ricerca: analisi qualitativa/quantitativa
Critiche al comparativismo e a concetti di cultura troppo delimitati e circoscritti. Il concetto di cultura può ancora essere utile, se gli si dà un significato dinamico, aperto, negoziale, inventivo: è necessaria maggiore cautela nell’assegnare le diverse culture a territori ben definiti.
In questo libro: interculturalità quindi comparazione, e orientamenti generali (caratterizzanti intere nazioni).
MODELLO DI HOFSTEDE (2001): CULTURA COME PROGRAMMAZIONE COLLETTIVA DELLA MENTE. MENTE È TESTA CHE PENSA, CUORE CHE SENTE E MANI CHE AGISCONO (CREDENZE, SENTIMENTI, ABILITÀ).
La C non è osservabile direttamente, come non sono osservabili i costrutti chiave del ns programma mentale: osserviamo quindi le manifestazioni, le pratiche di vita, i comportamenti.
Valori: tendenza generale a preferire uno stato di cose su un altro, fini a cui tendiamo; carattere polare con intensità e direzione. Sistemi di valori, non sempre in armonia; valori desiderati e valori desiderabili.
Pratiche: rituali, attività collettive tecnicamente inutili per raggiungere gli scopi desiderati, ma socialmente necessarie per legare l’individuo alla collettività; eroi, modelli di comportamento; simboli, “cose” dai significati complessi riconosciuti come tali solo da chi condivide la cultura (slogan, abiti, gesti, parole,…).
La stabilità della programmazione culturale è grande, anche se i cambiamenti sono possibili, sia per la collettività sia per l’individuo.
“La cultura come programmazione della mente è anche cristallizzazione della storia nella testa, nel cuore e nelle mani della presente generazione” (Hofstede, 2001)
Trattando di cultura è necessario evitare l’etnocentrismo, il pregiudizio e lo stereotipo.
La lingua
La L è il simbolo più potente delle manifestazioni visibili della C.
E’ possibile analizzarne le forme o le funzioni, come è fatta o cosa fa.
FUNZIONI:
Rappresentare la realtà, funzione referenziale, referente è rappresentazione mentale della realtà
Comunicare, trasmettere agli altri il referente Esprimere emozioni, sentimenti, atteggiamenti, passioni, …, funzione espressiva Stabilire e mantenere il contatto interpersonale, funzione fàtica, esprimere le relazioni sociali
tra gli interattanti, es. convenevoli Compiere delle azioni, funzione performativa, tentiamo di esercitare linguisticamente il ns
controllo sulla realtà, Dire è sempre fare Manifestare la propria identità, rivela agli altri chi siamo individualmente e a che gruppo
apparteniamo socialmente.
In ogni enunciato sono sempre presenti tutte le funzioni.
Lingua e pensiero
Universalismo, pensiero dote innata ragioniamo tutti allo stesso modo, il pensiero informa la lingua, sostanziale universalità degli esseri umani – razzismo – non spiega le differenze
Relativismo, la conoscenza (e le categorie mentali) viene acquisita attraverso l’esperienza, quindi è diverso anche il modo di pensare (Ipotesi Sapir-Whorf: esistenza di relazioni sistematiche tra le categorie grammaticali della lingua parlata da una persona ed il modo in cui quella persona capisce il mondo e si comporta al suo interno) – giustificazione indiscriminata di valori e pratiche – non spiega gli universali condivisi
Relativismo debole, solo alcune categorie mentali più generali e astratte sono innate e la forma effettiva con cui vengono realizzate è il risultato dell’esperienza
Il nesso tra lingua e pensiero esiste, ma la L in quanto struttura, più che determinare il modo in cui pensiamo, influenza il modo con cui percepiamo, categorizziamo e ricordiamo (e la facilità con cui compiamo alcune operazioni mentali).
Lingua e identità
L’identità è chi siamo noi.
Ce ne sono molti tipi e si possono distinguere in:
Identità fisica Identità psicologica, la personalità; varie ipotesi testabili ma ancora non studiate a fondo Identità geografica, se ne è occupata la sociolinguistica Identità etnica, legata alla fedeltà al gruppo ancestrale a cui apparteniamo Identità nazionale, ambiguità termine nazione Identità sociale, l’appartenenza a gruppi sociali di vario tipo Identità contestuale, contesto situazionale Identità stilistica, stile personale, totalmente individuale
Si può anche dividere in identità individuale, idiosincratica dell’individuo, e identità collettiva, condivisa dal gruppo.
L’identità è sempre culturale, ma è importante distinguere tra l’identità stessa e i suoi tratti indicatori, l’esperienza soggettiva e i tratti oggettivi; l’identità è performativa, non qcs che un individuo ha o è, m qcs che fa. E’ multipla (ruoli, tratti, quella che mi attribuisco io o gli altri) e sempre relativa.
“Allo stesso tempo la mia identità individuale – relativa per così dire dal di fuori – deve essere singolare e coerente dal di dentro.”
Riassunto
Se la cultura è la programmazione collettiva della mente (e mente è testa che pensa, cuore che sente, mani che agiscono) le tre funzioni principali della lingua che sono state isolate – lingua come pensiero, come identità e come azione – la pongono al centro della cultura: lingua come pratica culturale, che media gli aspetti ideazionale, affettivo e materiale dell’esistenza umana, e che dunque crea modi particolari di stare al mondo.
Pragmatica: capire l’influenza della lingua sul mondo e del mondo sulla lingua.
Un’altra lingua e un’altra cultura (pagg. 41-70)
Contatto tra due lingue e due culture, i fenomeni che si verificano quando una persona usa più di una lingua e vive più di una cultura, variazioni nel rapporto L-C. Bilinguismo e biculturalismo.
Il libro focalizza sulla conversazione monolingue, in cui gli interattanti usano uno la propria L1 e l’altro la propria L2, bilinguismo adulto più o meno sbilanciato, uso della L2 e conversazione interculturale nel bilinguismo individuale.
Il bilinguismo
BILINGUISMO: USARE UNA LINGUA DIVERSA DALLA PROPRIA L1
indipendentemente dal grado di competenza, dalla frequenza d’uso e dalla distanza strutturale tra le due L.
L1 e Dialetti/Lingue alloglotte/Lingue straniere a scuola/Lingue d’origine dell’immigrazione
Dimensioni da tenere in considerazione:
Le circostanze dell’apprendimento delle due L. Bilinguismo isolato, bilinguismo collettivo (di massa), ambiente L1(-C2)/ambiente L2 (+C2),bilinguismo additivo/bilinguismo sottrattivo, bilinguismo strumentale e bilinguismo integrativo.
L’uso delle due L. Quanto si usa L1 e quanto L2, ma anche con chi, a quale scopo, quando, dove… Le lingue non si alternano indiscriminatamente; l’uso contestuale differenziato implica anche identità differenziate.
La competenza nelle due L. Competenza linguistica, cognitivo-funzionale, socioculturale, varie gradazioni. Esempio di descrizione competenze in QCER.
L’organizzazione cognitiva delle due L. Bilinguismo coordinato o composito, coesistenza o unificazione dei due sistemi linguistici (continuum). A livello lessicale, etichettatura verbale e rappresentazione concettuale.
L’attivazione delle due L. continuum attivazione monolingue -> bilingue. Code switching, code mixing, sempre con lingua base. Il bilinguismo non è la somma di due monolinguismi.
L’identità che le due L comportano. Solo L2 o anche C2
Il biculturalismo
Essere biculturali vuol dire pensare, sentire e agire in due modi diversi, nel senso di partecipare alle manifestazioni, alle pratiche delle due C, non avere i valori di entrambe. Condividere con le persone monoculturali in C1 e in C2 i loro simboli, i loro eroi e i loro rituali è avere un’identità biculturale, data la
natura multipla, relativa, variabile (e contraddittoria) dell’identità. Identità ibrida, quando si acquisiscono aspetti di una nuova C2.
LA CULTURA È PER LA COLLETTIVITÀ QUELLO CHE LA PERSONALITÀ È PER L’INDIVIDUO,
quindi vivere i valori della C2 senza perdere i valori della C1 sembra poco probabile, essendo i valori polari.
Si tratterà piuttosto di conversione dalla C1 alla C2, più o meno completa.
Il contatto tra culture può generare anche cambiamenti nei valori, oltre che nelle pratiche; quando i valori delle due C sono in conflitto bisogna scegliere. Scegliendo creiamo una C3, mescolanza idiosincratica della C1 e della C2 (eclettismo biculturale). C1+C2=C3 è anche possibile a livello collettivo.
Il contatto C1-C2 crea tensione (+ acculturazione, - deculturazione)
La doppia personalità
Sia per quanto riguarda la personalità che per quanto riguarda la cultura, si ritiene impossibile che alternando l’uso di due lingue si verifiche un’alternanza continua nei tratti psicologici profondi e nei valori fondamentali che caratterizzano rispettivamente la persona e la cultura; d’altra parte, è molto probabile che l’uso di due lingue attivi alternativamente comportamenti diversi e identità diverse, sia culturali che personali.
2. Bazzanella, Linguistica e pragmatica del linguaggio – Un’introduzione
La teoria degli atti linguistici (pagg.147-167)
Austin e gli atti linguistici.
How to do things with words (1967), lezioni William James pubblicate postume.
Risente dell’influsso filosofico di :
Aristotele, nozione di contesto e usi non vero-condizionali del linguaggio Empirismo inglese, il pensiero speculativo dev’essere ancorato all’esperienza tangibile
quotidiana Frege, principio di contestualità, concetto di verità, nozione di forza assertoria Wittengstein (II), gioco linguistico (quindi lingua come uso)
Vuole demolire la concezione positivista secondo la quale le basi per la comprensione degli enunciati sono le condizioni di verità -> condizioni di felicità e linguaggio come azione (verso la funzionalità).
Enunciati performativi (non descrivono un’azione ma la compiono)/enunciati constativi
L’enunciato performativo compie l’azione se viene proferito in circostanze appropriate, altrimenti è infelice (vero/falso per i constativi).
Condizioni di infelicità: colpi a vuoto (l’atto è preteso ma nullo) – nullità, abusi (l’atto è ostentato ma vacuo) – mancanza di sincerità/rottura di impegno.
Possiamo avere anche verità/falsità di performativi e felicità/infelicità di constativi: contesto
Es.Ti lascio in eredità il mio orologio (non ho orologi)
Tutti i figli di Gianni sono calvi (Gianni non ha figli)
Performativi espliciti e non
Tre dimensioni dell’uso di una frase:
Locutorio, l’atto di dire qcs Illocutorio, l’atto nel dire, cioè il modo in cui deve essere interpretata, intenzione Perlocutorio, l’atto col dire, ciò che otteniamo e riusciamo a fare con le parole, produrre effetti
Teoria globale degli atti linguistici: ogni atto linguistico, inteso come le parole che proferiamo per realizzare un’intenzione comunicativa, presenta gradi diversi di performatività e constatività, ed in tutti gli enunciati possiamo trovare la dimensione felicità/infelicità, la dimensione verità/falsità, una forza illocutoria, un significato locutorio (senso e riferimento).
Classi generali di forza illocutoria:
Verdettivi Esercitivi, esercitare diritti, poteri, influenza Commissivi, promettere o assumere un impegno Comportativi, comportamento sociale Espositivi, illustrare opinioni, chiarificare usi e riferimenti
La teoria di Searle
Searle risente dell’influsso di Austin, Grice, Frege, Wittengstein, Chomsky (condivide la sua idea che le scienze del linguaggio debbano esplicitare le regole sottostanti la competenza del parlante.
Lingua come strumento di comunicazione, parlare una lingua è compiere atti linguistici.
Intenzione riflessiva: l’intenzionalità è strettamente collegata alla comprensione e al riconoscimento da parte dell’interlocutore delle intenzioni del parlante.
Principio di esprimibilità: qualunque cosa significata può essere detta, cioè data qualsiasi forza illocutoria possibile, deve esserci un verbo performativo tale da esprimerla esplicitamente.
Forza illocutoria/scopo illocutorio
Dimensioni di variazione per differenziare gli atti linguistici:
Scopo o ragione d’essere di un atto Differenze relative alla direzione del vettore d’adattamento tra parole e mondo Differenze relative agli stati psicologici espressi Differenze relative all’energia o intensità con cui è presentato lo scopo illocutorio Influsso dello status conversazionale e/o sociale degli interlocutori sulla forza illocutoria
dell’enunciato Differenze tra atti che richiedono istituzioni extra-linguistiche per essere eseguiti e atti che non
le richiedono
La convenzionalità delle illocuzioni è dettata dalle regole interne al linguaggio, non dalla realtà esterna.
Regole regolanti e costitutive (il comportamento sussiste o meno a seconda di quali violiamo. Es.regole della lingua)
La tassonomia di Searle: classi degli atti illocutori
Rappresentativi. Credenza Direttivi. Volere Commissivi. Intenzione Espressivi. Es.scusarsi Dichiarazioni. Dire è fare, felicità dell’esecuzione.
Gli atti linguistici indiretti : i casi in cui un atto illocutorio viene eseguito indirettamente attraverso l’esecuzione di un altro. Significato letterale e non letterale: essenziale il ruolo del contesto e delle conoscenze condivise.
Grice e gli sviluppi successivi (pagg. 168-189)
Temi ricorrenti di Grice: l’implicazione, il significato, l’approccio alla filosofia tramite lo studio del linguaggio quotidiano.
Grice, nella sua teoria del significato, focalizza sulle intenzioni dei parlanti.
Significato naturale/non naturale (convenzionale, arbitrario)
Significato del parlante/dell’enunciato (significato letterale, ironia, atti linguistici indiretti)
Raggiungere lo stato di conoscenza reciproca di un’intenzione comunicativa è essere riusciti a comunicare.
Significato letterale/non letterale: l’implicito
Teoria sul modo in cui si usa la lingua tra agenti razionali, che inducono credenze e azioni nei destinatari che cooperano allo scambio stesso.
Principio di cooperazione: fornisci un contributo alla conversazione che sia conforme a ciò che è richiesto, nel momento in cui avviene, dallo scopo condiviso o dalla direzione dello scambio comunicativo in cui sei impegnato.
Massime in cui si articola:
Massima di Quantità: “Fornisci l’informazione necessaria”.Fai che il tuo contributo sia sufficientemente informativo per gli scopi della conversazione.Non essere più (o meno) informativo del necessario.
Massima di Qualità: “Sii sincero”.Non dire ciò che ritieni essere falso.Non dire ciò per cui non hai prove adeguate.
Massima di Relazione: “Sii pertinente”.Fai che il tuo contributo sia inerente alla conversazione.
Massima di Modalità: “Sii chiaro”.Non utilizzare espressioni oscure.Evita ambiguità.Sii breve.Sii ordinato.
Violare le massime, rispettando il principio di cooperazione, è indicativo di un significato più profondo dell’enunciato: implicatura conversazionale. Significati occasionali legati al contesto (pragmatica)
(Implicatura convenzionale- lingua naturale)
Per riuscire a colmare i vuoti del non detto gli ascoltatori fanno riferimento al cotesto linguistico, al contesto fisico nelle sue varie componenti, alle loro aspettative e conoscenze, diverse per ogni cultura in quanto acquisite mediante precedenti esperienze comunicative.
Dopo Grice
Grice ha proposto una teoria del non-detto.
Principio di informatività (Atlas-Levinson): enunciati troppo informativi non utili per l’interlocutore; meno dici, più dici ( in assenza di info sufficienti, l’interlocutore è abituato ad estrapolare il massimo).
Presupposizione lessicale/semantica, pragmatica, enciclopedica; ciò che si dà per scontato è generalmente vero (o assunto come tale)
Logica della cortesia (Lakoff): individua due regole Sii chiaro e Sii cortese; quando sono in conflitto, si preferisce normalmente la cortesia (mantenere rapporti positivi con gli altri)
La violazione della cortesia compromette il rapporto stesso, mentre un fraintendimento è più accettabile.
Non ti imporre Offri delle alternative Metti il destinatario a suo agio
Massima del tatto (Leech): ruolo interpersonale del principio di cooperazione:
Minimizza il costo per l’ascoltatore (aspetto negativo dell’atto) Massimizza il beneficio per l’ascoltatore (aspetto positivo)
Studiata a livello grammaticale (imperativo), perché la forma grammaticale diventa rilevante quando si tratta di un atto non “cortese”, che deve essere in qualche modo mitigato.
Faccia come identità interazionale (Goffman):
Faccia negativa, autonomia, autodeterminazione. Si basa sull’evitamento, salvare la faccia, conservando libertà da imposizioni ed intrusioni altrui
Faccia positiva, propria immagine positiva e personalità, coinvolge l’altrui apprezzamento ed approvazione
Le azioni altrui possono minacciare la propria faccia, sia positiva che negativa , Face Threatening Acts
Strategie di cortesia (Brown e Levinson):
Positiva, solidarietà Negativa, limitazioni, non forzare l’interlocutore Off record, restare vaghi, ambigui, lasciare aperta una via di uscita
La teoria della pertinenza, in un modello inferenziale della comunicazione, basato su un processo mentale per mezzo del quale da un insieme di premesse si ricavano una o più conseguenze, la pertinenza determina l’attenzione di un interattante in un dato momento, coinvolge un giudizio contestuale, che rende utilizzabile e comprensibile un enunciato nella situazione.
Quando dire è interagire (pagg. 190-214)
Dall’atto linguistico isolato (Austin) si è passati allo scambio verbale e non verbale (Grice e successori); la ricerca pragmatica recente focalizza sull’interazione verbale.
L’analisi del discorso
Disciplina che deriva dalla retorica classica, ha avuto una ripresa significativa dopo la metà del XX secolo.
Si basa su un modello deduttivo, prima si ipotizzano le regole poi si analizza il testo.
Modelli più linguistici che sociologici, viene privilegiata la semantica
Tratti comuni alla maggior parte dei teorici:
Le unità di azione che si eseguono nel parlare appartengono a un insieme delimitato e specificato
Gli enunciati sono segmentabili in unità, ognuna delle quali corrisponde ad almeno un’unità di azione
Le sequenze conversazionali sono regolate da un insieme di regole di ordinamento sequenziale che si applicano ai vari tipi di atti linguistici
La scuola americana
1977 Labov e Fanshel propongono un modello di AD sulla base di dati reali riprodotti senza molta attenzione ai fenomeni soprasegmentali ed ai problemi di trascrizione; il comportamento conversazionale si svolge sul piano di ciò che si dice e sul piano di ciò che si fa, cioè l’interazione nel suo complesso.
Rendere esplicita l’analisi intuitiva che tutti compiamo automaticamente, mettendo in rilievo regole obbligatorie.
L’unità di analisi è l’atto linguistico nell’interazione verbale, che può essere, per l’evento terapeutico:
Meta-linguistico Rappresentazioni Richieste Sfide
Per la narrativa, segmentazione in parti:
Orientamento Sviluppo narrativo Valutazione Coda
La scuola europea
Teun Van Dijk
La scuola di Ginevra:
Generalizzazione dei processi di organizzazione conversazionale a tutte le forme di discorso Generalizzazione dei principi di organizzazione gerarchica dalla struttura della frase alla
struttura del discorso e utilizzazione del concetto intuitivo di felicità e infelicità
Temi principalmente studiati: connettori pragmatici, argomentazione (relazione tra uno o più argomenti e una conclusione), topos (premessa ->conseguenza non obbligatoria).
La scuola inglese
Attenzione sociolinguistica e socioculturale alla lingua, interazione tra lingua e situazione istituzionale
Dati reali, corpora
CDA
L’analisi critica del discorso si situa tra l’analisi linguistica dei testi e le teorie sociali sulla relazione lingua-potere. Lingua pratica sociale a tutti gli effetti, studiata nelle ripercussioni sociali allo scopo di smascherare l’ideologia in vista di un’emancipazione.
Lingua mezzo privilegiato di controllo sociale e di potere per manipolare il consenso.
Potere della parola perché nella lingua si riflette la visione del mondo e soprattutto nell’interazione verbale si plasmano e si rafforzano i rapporti sociali e l’identità.
Ricontestualizzazione
L’analisi della conversazione
Impronta sociologica, si basa su dati reali raccolti ed analizzati con un approccio empirico.
Attenzione all’interazione tra contesto, produzione linguistica, paralinguistica, non verbale, che produce analisi dettagliate.
Studi:
avvicendamento dei turni di parola, PRT (Punto di Rilevanza Transizionale), regole di selezione del parlante successivo, sequenze complementari (coppie adiacenti), preferenza (dispreferito=marcato) riparazione /scambio di conferma pre-sequenze sequenze inserto aperture e chiusure meccanismi di riparazione
Punti di convergenza e problemi di trascrizione
Attualmente AD e AC convergono su:
uso di dati reali centralità della nozione di turno nozione di sequenza, sequenze complementari nozione di preferenza formato di produzione
Convenzioni di trascrizione
Problematiche relative a: linearizzazione, produzione di suoni, guida per il lettore, oltre che un sistema di trascrizione unificato (stesso problema per l’annotazione in linguistica informatica)
La ricerca sul dialogo
Interattività e intenzionalità
Aspetti dell’interazione verbale
Comprensione: nella comprensione gioca l’attesa preferenziale, il riconoscimento: l’insieme di patterns da applicare in circostanze nuove sfruttando al massimo le info contestuali.
Negoziazione: non si negozia solo il significato di ciò che si dice (co-costruzione del significato), ma anche la relazione e i ruoli degli interattanti (ruoli sociali, interazionali)
Conversazione come co-produzione
Caratteristiche fondamentali del dialogo: sequenzialità, interattività e dinamicità.
Verso la complessità
Composizionalità pragmatica: analizzare le varie componenti che intervengono, a livello pragmatico, per costruire la forza illocutoria dell’atto linguistico totale.
Sinergia di parametri con cui deve essere considerato un enunciato:
contenuto proposizionale contesto globale e locale atteggiamento del parlante livello internazionale
Dimensione emotiva
3. Bercelli, Analisi conversazionale e analisi dei frameStudio dell’interazione verbale: approcci diversi la cui integrazione appare problematica.
Punto di convergenza: attività realizzata dai partecipanti nel corso dell’interazione (hic et nunc)
Goffman
Organizza le sue analisi intorno al concetto di frame: porzioni di attività sociali interpretate attraverso schemi che i partecipanti mutuano dai loro repertori culturali; schemi esperenziali di interpretazione che riflettono modi reali di organizzazione sociale della situazione e che sono utilizzati da interattanti con motivazioni, intenzioni, scopi e responsabilità.
Definiscono le situazioni come tipi di attività socialmente dati.
Condivisione di massima del frame attivo da parte degli interattanti (cmq negoziazione implicita).
Incontri sociali istituzionalizzati: macro-frame costante e frames momentanei, rapidamente mutevoli.
Trasformazione di frame: l’attività viene riconnotata, in modo da mantenere alcuni tratti strutturali del frame primario. I mutamenti, anche sottili, sono solidamente radicati in organizzazioni sociali e modelli culturali precostituiti
Analisi della conversazione
Aderenza molto stretta ai dettagli del parlato e rifiuto di concetti teorici che non emergano da analisi di ampi corpora. Attenzione a rilevare i segnali che i partecipanti stessi si scambiano riguardo la natura dell’attività in corso all’interno dell’attività stessa.
Rigorosa astensione da arbitrio interpretativo.
Una mossa proietta determinati sèguiti possibili e non altri e retro-definisce ciò che la precede.
La segnalazione da parte degli interattanti non avviene solo a livello verbale, ma anche a livello di particolari modalità di realizzazione verbale e non verbale delle loro mosse.
Analisi della conversazione: i formati di conversazioni speciali
Il formato conversazionale di un determinato genere di attività è costituito, fondamentalmente, da un sistema di alternanza dei turni specificatamente modificato rispetto alla conversazione informale ordinaria.
I partecipanti possono segnalare e riconoscere un certo tipo di attività solo se condividono un repertorio culturale di tipi di attività possibili.
Gumperz: indici di contestualizzazione
Indici di contestualizzazione sono elementi paralinguistici che segnalano la natura delle attività in corso.
Contestualizzazione (Gumperz): processo mediante il quale aspetti centrali dell’interazione in corso sono segnalati da indici verbali e non verbali prodotti dai partecipanti stessi; tali indici consentono loro di inferire in modo interpretativo il contesto attivo (frame) al momento, sulla base di convenzioni culturali non codificate.
Fenomeni prosodici (variazioni di tono, di volume e velocità di emissione, pause), ma anche stile, lessico, mimica, gesti, postura, direzione dello sguardo.
Gli indici segnalano aspetti cognitivi, normativi ed emotivi inerenti l’attività momentanea qual è intesa e reciprocamente segnalata dai partecipanti.
Gli indici si sovrappongono a segmenti di parlato; il modo il cui un indice connota il senso di un segmento dipende almeno parzialmente da convenzioni culturali; essi non contribuiscono generalmente al significato in modo univoco; il riconoscimento del tipo di attività momentaneamente in corso è generalmente necessario per determinare i significati referenziali di termini e enunciati.
Come convergono i tre approcci considerati
Oggetto: i tipi di attività momentaneamente in corso per i partecipanti con le loro varie modalità di realizzazione interattiva e di riconoscimento intersoggettivo.
Si completano a vicenda, v.frame e indici in AC
4. Goffman, FootingComportamenti simili alla commutazione di codice che tuttavia non implicano nessun passaggio da un
codice a un altro.
Un cambiamento di footing implica un cambiamento nella posizione che assumiamo nei ns confronti e in quelli degli altri presenti, espresso nel modo in cui affrontiamo la produzione e la ricezione di un enunciato.
Il cambiamento di footing è in genere legato a fatti linguistici, o perlomeno paralinguistici.
Parlante e ascoltatore non sono termini di descrizione adeguati, coinvolgono solo l’udito (e la produzione).
Conversazione, unità considerata nel suo insieme, momenti di discorso.
Ascoltatore, o ricevente:
partecipante ratificato, partecipante accidentale (astante) uditore occasionale destinatario (segnali visivi)
Comunicazione dominante e comunicazione subordinata, aperta o nascosta: collusione; allusione (bersaglio piuttosto che ricevente).
Stato di conversazione aperto
Partecipazione ratificata: instabilità strutturale
Status partecipativo: rapporto di ogni membro con l’enunciato (o l’interazione)
Conversazione non ordinaria: dal podio; parlante e pubblico; oratori e attori (ciò che ha luogo sul palcoscenico è solo casualmente un parlato). Strutture partecipative specifiche per ogni tipo, la matrice di tali strutture è diversa e addizionale rispetto a quella generica della conversazione.
p.195