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Apollineo e dionisiaco nella cultura greca. 1 Apollineo e dionisiaco (Alessia Contarino)

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Apollineo e dionisiaco nella cultura greca.

1 Apollineo e dionisiaco (Alessia Contarino)

“Il mito è il pensiero sognante di un

popolo, così come il sogno è il mito di un individuo”

(Jane Harrison).

2 Apollineo e dionisiaco (Alessia Contarino)

3 Apollineo e dionisiaco (Alessia Contarino)

yFriedrich Nietzsche, La nascita della tragedia dallo spirito della musica (1872).

L’Arte e la Vita. y Nella Prefazione a Wagner, Nietzsche rievoca lo scambio

di idee con il grande maestro, autore di un saggio su Beethoven, e il clima della guerra franco-prussiana (cui N. prese parte come infermiere, poi riformato).

y Il tema centrale è l’Arte e la sua relazione con la vita. La teoria della duplice radice apollinea e dionisiaca è presentata come un’intuizione, secondo l’analogia tra arte e natura che permette di istituire le polarità maschile/femminile, ebbrezza/sogno (i due stati artistici naturali). Pur essendo un filologo, Nietzsche non adotta lo sguardo razionale e distaccato dei filologi ma un approccio empatico e creativo. Apollineo e dionisiaco (Alessia Contarino) 4

Sogno ed ebbrezza. y Da una parte come mondo di immagini del sogno,

dall’altra parte come realtà piena di ebbrezza, che al contrario non bada al singolo ma cerca di annientare l’individuo e cerca di dissolverlo attraverso un sentimento mistico di unità.

y Ogni artista è un imitatore, cioè un artista apollineo del sogno, o un artista dionisiaco dell’ebbrezza, o infine come nella tragedia greca è insieme artista del sogno e dell’ebbrezza.

(Nascita della tragedia, cap. 2)

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Apollo e Dioniso y Apollo, divinità solare, padre di

Asclepio e quindi della medicina, e dell’arte profetica (con i santuari a lui dedicati di Delo e Delfi); associato quindi all’arte plastica, alla mantica e alla medicina, alla rappresentazione visiva artistica attraverso le immagini del sogno.

y Dioniso, figlio di Zeus e Semele, dio della vegetazione e della fecondità, del vino come mezzo per superare il dolore e arrivare a un’estasi in comunione con la divinità. Il tirso è l’emblema del culto dionisiaco: un bastone appuntito ricoperto di edera e vite.

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La nascita degli dei olimpici. y Dobbiamo smontare pietra dopo pietra quella

costruzione artistica della cultura apollinea […]. Per prima cosa notiamo le splendide figure degli dei olimpici posti sul frontone dell’edificio, le cui gesta, rappresentate in bassorilievi, ne decorano i fregi.

y Lo stesso impulso che prese figura in Apollo ha generato anche l’intero mondo olimpico. Quale fu il bisogno immane da cui sorse la società così luminosa degli de i olimpici?

(Nascita della tragedia, cap. 3)

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Il mito e la sofferenza. y “Ma, caro signore, cos’altro al mondo è romantico, se

non è romantico il suo libro?” domanda a se stesso Nietzsche in Tentativo di autocritica (premesso all’opera).

y La musica infatti è indicata nella Nascita della tragedia come portatrice di una rinascita spirituale, dell’eroe tragico che si erge titanicamente di fronte alla natura.

y Il mythos, il fondo irrazionale della cultura occidentale è alla radice non solo dell’arte ma della stessa ragione: l’uomo, di fronte all’abisso di una sofferenza intollerabile, sente l’esigenza di creare un illusorio mondo razionale, fatto di immagini apollinee. Apollineo e dionisiaco (Alessia Contarino) 8

La massima di Sileno. y “Ora dimmi, seguace di Dioniso, qual è la cosa

migliore e più desiderabile per l’uomo?”, domandò il re Mida al Sileno, e questi, costretto dalla sua insistenza, con voce stridula gli rispose: “Il meglio è per te assolutamente irraggiungibile: non essere nato, non essere, essere niente. Ma la cosa in secondo luogo migliore per te è – morire presto”.

(F. Nietzsche, La nascita della tragedia, cap. 3) y La massima di Sileno, assunta come emblema

del pessimismo greco, era diffusa e variamente attestata (Teognide, Bacchilide, Sofocle, Aristotele) ed era stata citata da Holderlin come motto per l’Iperione.

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Sileno ubriaco, opera romana del II sec. d.C. (Louvre).

Rose sbocciate da cespugli spinosi… y La profonda sfiducia verso le potenze titaniche

della natura, la Moira che troneggiava spietatamente al di là di ogni conoscenza, l’avvoltoio del grande filantropo Prometeo, il destino tremendo del saggio Edipo… in breve l’intera filosofia del dio silvestre venne dai Greci superata attraverso l’artistico mondo intermedio degli dei olimpici, o perlomeno velata e sottratta allo sguardo. Per poter vivere, i Greci dovettero creare questi dei a causa del più profondo bisogno… come rose sbocciate da cespugli spinosi.

y (Nascita…, cap. 3)

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Raffaello e la Trasfigurazione y Raffaello ci ha rappresentato in un dipinto

dall’intento simbolizzante quel processo originario dell’artista ingenuo e della cultura apollinea. Nella sua Trasfigurazione, la parte inferiore, con il fanciullo posseduto, coloro che lo sostengono disperati, i discepoli smarriti e angosciati, ci mostra il rispecchiamento dell’eterno dolore originario, dell’unico fondamento del mondo… Egli ci mostra con gesti sublimi come sia necessario l’intero mondo del tormento affinché il singolo sia spinto alla creazione di una visione salvifica e quindi sprofondato nella contemplazione sieda tranquillo nella sua barca oscillante in mezzo al mare.

y (Nascita della tragedia)

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Serenità come illusione.

y La tragedia non è imitazione, racconto (Aristotele) ma pathos, estasi dei personaggi.

y La serenità dei Greci non è dovuta al clima favorevole (Winckelmann) o all’originaria armonia colla natura (Schiller) ma a un’illusione cosciente scaturita dal loro pessimismo.

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Lo stile dorico. y La sfrenatezza delle celebrazioni orientali

(come le Sacee babilonesi) per Nietzsche è addomesticata e trasformata in potenziale artistico grazie all’elemento apollineo, che si esprime soprattutto nell’architettura dorica con forme semplici e decise, senza elementi superflui.

y In fin dei conti, quindi, già nel dionisiaco greco è insito un elemento apollineo che ha neutralizzato le pulsioni distruttive del dionisiaco barbarico. Anche la tesi che l’arte dorica sia apollinea è una teoria ripresa da Winckelmann e Schlegel.

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Musica apollinea e dionisiaca. y “La musica di Apollo era architettura dorica in

suoni, però in suoni solamente accennati come quelli della cetra.

y Cautamente viene tenuto a distanza come non apollineo l’elemento che caratterizza la musica dionisiaca e perciò la musica in generale, la violenza sconvolgente del suono.

(Nascita della tragedia, cap. 2)

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La cetra apollinea. y Apollo: Cetra apollinea,

strumento a corda simile alla lira: cassa di risonanza in legno con alcune corde (prima quattro poi sette) con suoni solo accennati.

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L’aulós dionisiaco.

y Dioniso: Aulós dionisiaco, strumento a fiato simile al flauto, fatto di due canne divergenti di legno.

y Molti antichisti avevano già riportato la citadorica ai culti di Apollo e l’auletica a quelli dionisiaci. Con l’accompagnamento dell’aulós si eseguiva nell’ambito dei culti dionisiaci un canto corale (ditirambo dionisiaco), in cui musica, danza e ritmica producono un effetto di rapimento estatico, costituito dall’alienazione di sé e dal sentimento di unità con la natura, scatenando le pulsioni attraverso la gestualità del corpo e la musica.

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La tragedia e Wagner. y Nietzsche risente delle tesi di Wagner: per il grande

compositore, infatti, la musica è generatrice del mito tragico.

y La sintesi di musica dionisiaca e narrazione apollinea, per Nietzsche, è rappresentata dalla tragedia greca, che è nata dal coro (cioè dalla musica) ma narra una storia.

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Villa Tribschen y C’è anche una fonte

iconografica della Nascita della tragedia: un dipinto di Bonaventura Genelli, Dioniso tra le Muse, appeso in una sala della villa di Tribschen di Wagner: Dioniso regge in mano una coppa di vino con ai suoi piedi una pantera e accanto le nove Muse, intento come gli altri a guardare una danza guidata da Eros e Sileno.

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Villa Tribschen, oggi Museo Wagner di Costanza.

y Bacco tra le Muse, 1868.

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Il coro nella tragedia greca. y Il coro prevaleva sulle parti dialogate ed era costituito

da coreuti mascherati da satiri, cioè essere mitologici semiumani che facevano parte del seguito di Dioniso, con metà inferiore caprina e corna sulla testa. Addirittura si pensa che tragedia venga da tragos, “capro” (canto del capro).

y Il coro di satiri con danza e musica produce un effetto di estasi, un’esperienza religiosa in contatto con la divinità. La tragedia attica ripercorre quest’esperienza dionisiaca originaria facendo sì che lo spettatore si identifichi con il coro e lo immagini composto di satiri, percependo Dioniso e le sue sofferenze.

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Prometeo liberato. y Prometeo ed Edipo sono “maschere di Dioniso”. y Nella prima edizione, Nietzsche fece mettere sul

frontespizio una vignetta di Rau raffigurante Prometeo liberato.

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L’architettura teatrale greca. y Nietzsche si sofferma sull’architettura dell’edificio

teatrale, funzionale al rituale misterico in cui lo spettatore-satiro vede il mistero divino: già nella conferenza del 1870 sul Dramma musicale greco ricorda che gli spettacoli si tenevano di giorno e all’aperto, con una messinscena straniante (coturni, maschere) e una posizione elevata per favorire la visione misterica ed evocare lo scenario montano descritto da Euripide nei versi 680-688 delle Baccanti.

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Il teatro di Dioniso ad Atene è forse la prima struttura teatrale stabile, sorta tra il VI e il V secolo a. C. sul declivio dell’acropoli di Atene, di fronte al tempio dedicato al dio. Inizialmente era costruito in legno ma, col passare del tempo e con il proliferare della tragedia, venne rifatto in pietra e diventò un edificio di grande importanza nella vita cittadina.

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Le Baccanti di Euripide.

y Ultimo dramma scritto da Euripide quando egli è già in Macedonia alla corte di Archelao, nel 406 a.C., è l’unica tragedia con esplicito tema dionisiaco. A Tebe è arrivato Dioniso con le seguaci, le baccanti, che costituiscono il coro, per instaurarvi il proprio culto, ma il razionalista re Penteo li mette al bando e fa arrestare il dio.

y Dioniso si fa catturare e interrogare ma si libera dalla prigione mentre le baccanti sulle montagne intorno a Tebe compiono i loro riti e scacciano chi si avvicina. Spinto da una smania folle di conoscere, Penteo si traveste e sul Monte Citerone è fatto a pezzi dalle Baccanti, tra cui c’è sua madre Agave. La scena finisce con Dioniso, che si mostra inflessibile di fronte alla disperazione di Agave, ripresasi dall’invasamento.

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I rituali dionisiaci. y Sono illustrati in questa scena i momenti tipici dei

rituali dionisiaci: y l’oribasia (danza sfrenata sulle montagne a contatto con

la natura), y l’estasi collettiva e la possessione, y il simbolismo della caccia e del vestiario (nebridi, cioè

pelli di cerbiatto), y i tirsi (bastoni nodosi intrecciati di edera e di vite), y l’omofagia (cibarsi di carni crude della preda cacciata).

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Apollineo e socratismo. y La figura di Apollo è trattata da Nietzsche in modo

neoclassico, sulla falsariga di Goethe e di Winckelmann: dio del sogno, plastico, dorico, molto più debole di Dioniso, dio dell’ebbrezza, dell’estasi, che sarà portavoce del “dire sì alla vita” della successiva filosofia nietzscheana.

y Socrate, il padre della razionalità greca, non si interessa della tragedia e dell’arte e il suo discepolo, Euripide (salvo la ritrattazione tardiva nelle Baccanti), ucciderà la tragedia e la musica. Euripide riduce il ruolo del coro e quindi della musicalità a vantaggio della razionalità, facendo prevalere l’elemento apollineo.

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L’ostilità dell’ambiente accademico. y La Nascita della tragedia incontrò l’aperta ostilità

degli ambienti accademici verso il metodo e il contenuto: non furono accettati né la sua idea di riforma della filologia in direzione filosofica né lo stile evocativo, poetico e paradossale.

y Nell’opera non si citano mai fonti, anche se sono rielaborate molte dottrine contemporanee, e le ipotesi formulate sono enunciate come asserti definitivi e verità assolute.

y Ciò provocò l’isolamento di Nietzsche nel mondo accademico fino alle dimissioni del filosofo rassegnate anni dopo.

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L’influenza di Nietzsche. y L’influenza dell’opera sulla filologia sarà molto limitata

e destinata al secolo successivo, mentre enorme sarà la sua impronta sulla poesia, sulla letteratura e sull’arte. Lo stile è volutamente lontano dall’argomentazione scientifica; non si citano mai le fonti ed è volutamente apodittico e perentorio; usa il lessico di Schopenhauer. La filologia diviene per lui una via d’accesso per occuparsi di filosofia.

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Le fonti dell’opera. y Nonostante il freddo e anche ostile clima che accolse la

Nascita della tragedia, quest’opera è anche la rielaborazione di numerosi spunti tratti da studi precedenti.

y L’amicizia con Richard Wagner e la moglie Cosima, le loro conversazioni nella loro villa di Tribschen influirono sul libro. La tesi su cui aveva già lavorato era che il ditirambo antico, legato ai culti estatici di Dioniso ed espressione della musica dionisiaca, costituisce la radice da cui poi si è sviluppata la tragedia. La polemica contro Euripide era già stata avanzata in ambiente romantico dai fratelli Schlegel, mentre è originale l’accostamento a Socrate.

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Winckelmann y Già Platone nelle Leggi concepiva Apollo e Dioniso come divinità della

creazione artistica e della musica, ma senza contrapporli (apollo è anche il padre della lira, ma N. non ne parla).

y Nell’estetica antica non c’è traccia di un contrasto tra arti figurative di stampo apollineo e non figurative di stampo dionisiaco. Questa contrapposizione è dunque il frutto di un’elaborazione moderna.

y Chi ha messo in opposizione tali principi è stato Winckelmann, che nella Storia dell’arte dell’Antichità del 1764 ha parlato di apollineo e dionisiaco per designare due ideali diversi di bellezza ellenica anche se non associava Dioniso all’ebbrezza quanto a una bellezza ambigua.

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Incertezze del modello di Nietzsche. y Nietzsche costruisce un modello che non tiene conto del

politeismo e dei numerosi dei olimpici e delle forti varietà locali delle tradizioni religiose. Ci sono, comunque, testimonianze sul fatto che nel Santuario di Delfi si alternassero effettivamente i due culti (inverno a Dioniso, estate ad Apollo).

y N. parla di due fasi della religione greca: quella preomerica dominata dal terrore e dalle forze titaniche della natura e quella olimpico-omerica più serena. In realtà oggi si è scoperto che molte divinità olimpiche hanno addirittura origine micenea.

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y “Ma la Nascita della tragedia parla anche a chi non si interessa per nulla dell’Antichità. Qui vengono indicati degli strumenti di liberazione, in un’epoca incatenata da ogni parte… E questi strumenti sono l’ebbrezza e il sogno”.

y “Noi siamo circondati dallo spettacolo, tutto oggi è spettacolo, non soltanto il teatro, il cinema, la televisione. Nietzsche ci ha svelato che quanto lo spettatore ateniese vede laggiù non è altro che uno spettacolo per il coro…

y E se la via dello spettacolo fosse la via della conoscenza, della liberazione, della vita insomma? Tale è la domanda posta dalla Nascita della tragedia”

(Giorgio Colli, Nota introduttiva alla Nascita della tragedia). 32 Apollineo e dionisiaco (Alessia Contarino)

Il messaggio dell’opera di Nietzsche.

L’Arte può salvare

la Vita?

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Dodds, I Greci e l’irrazionale. y Eric Robertson Dodds (1893-1979)

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Dodds, I Greci e l’irrazionale (1951). y “I Greci erano veramente così ciechi

all’importanza dei fattori non razionali? Da tale interrogativo è nato questo libro”.

y Secondo Dodds, ogni società obbedisce a una mentalità primitiva e non è immune all’irrazionalità.

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LA DIVINA MANIA. y Alla pazzia per cause naturali, i Greci affiancavano

anche una mania legata a cause soprannaturali, a interventi divini.

y Platone afferma, nel Fedro, che tutti i doni ci provengono dalla follia (tanto che la stessa epilessia era considerata un morbo sacro): y furore profetico (Apollo), y furore rituale (Dioniso), y furore poetico (Muse), y furore erotico (Eros e Afrodite).

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L’oracolo di Delfi. y Il medium apollineo di Delfi era comunque molto

diverso dall’estasi dionisiaca, in quanto tendeva alla conoscenza del futuro e non a un invasamento collettivo; non usava, inoltre, gli stessi mezzi dei culti dionisiaci, cioè il vino e la danza religiosa.

y A Delfi e presso gli altri santuari apollinei, il dio si manifestava attraverso “l’entusiasmo”, cioè entrando nella sacerdotessa e parlando attraverso la sua voce, in uno stato di trance verosimilmente indotto per autosuggestione. Apollo calmava le ansie di una “società di colpa” promettendo la sicurezza, attraverso la corretta interpretazione dell’oracolo. 37 Apollineo e dionisiaco (Alessia Contarino)

Il Santuario di Delfi. y Il Santuario di Delfi, in cui la Pizia bruciava foglie di alloro

in un calderone e pronunciava gli oracoli in forma poetica.

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Dioniso, il liberatore. y Dioniso rappresentava un’analoga necessità sociale, in quanto placava

le ansie in modo catartico, liberando l’individuo da quegli impulsi irrazionali e contagiosi che avrebbero potuto distruggere la comunità. Dioniso è il liberatore, che permette a ciascuno di non essere più se stesso, svincolandosi dai legami familiari ma anche dalla responsabilità individuale.

y Legato a tali manifestazioni era il culto del dio Pan, al quale i pastori davano la colpa dello stato di turbamento legato a un’insolazione o dell’improvviso panico di un gregge che portava le pecore a scappare da un luogo.

y Simili agli adepti di Dioniso erano i Coribanti, che arrivavano a piangere, avere violente palpitazioni e cadere in trance durante le danze sfrenate; gli studiosi pensano che si trattasse di persone vittime di fobie o stati ansiosi che venivano così curati con rituali appositi e musica.

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Il menadismo. y In molte società, sostiene Dodds, esistono persone che

trovano nella danza rituale un’esperienza religiosa. y Nel Medioevo, in Europa, si ballava fino a cadere per

esaurimento, come la danzatrice descritta nelle Baccanti (v. 136), o si arrivava a giacere privi di sensi, calpestati dagli altri danzatori.

y L’isterismo delle donne invasate veniva domato e posto al servizio della religione con danze rituali; quello che si sviluppava invece sul monte Citerone era isterismo allo stato puro, il pericoloso bacchismo che scende sulle persone onorate e le trascina contro la propria volontà.

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La danza della menade. y La menade è una figura vera, non convenzionale,

esistita sotto nomi differenti in culture e tempi diversi. Flauti, timpani e tamburelli erano usati in tutti i grandi culti danzanti, come quelli dell’asiatica Cibele. Duemila anni dopo, nel 1518, i danzatori di San Vito attraversarono l’Alsazia ballando una melodia analoga, di tamburi e di flauti.

y Nell’estasi dionisiaca è particolare il portamento della testa, “lanciando i lunghi capelli verso il cielo”, all’indietro. Tale gesto è attestato anche nei poeti latini (Catullo, Ovidio e Tacito) ed è raffigurato nelle antiche opere d’arte.

y Le danzatrici di Euripide portavano fuoco sulla testa senza scottarsi, come si trova in molti riti legati all’uso di carboni ardenti; di ciò è stata trovata una spiegazione medica: l’autosuggestione produce insensibilità al dolore.

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Baccante, dettaglio da rilievo neoattico, I sec. a.C., Napoli, Museo Archeologico Nazionale.

Il rituale dionisiaco. y Un altro elemento primitivo era nel maneggiare

serpi, tanto che Dioniso può apparire sotto forma di serpe, come si può vedere anche nelle raffigurazioni sui vasi; il rituale del maneggiare serpi è presente in vari rituali nel mondo.

y Nella danza dionisiaca invernale c’era anche l’atto culminante del mangiare crudo un animale, com’è attestato anche dai regolamenti sul culto dionisiaco. Nelle Baccanti, l’omofagia è eseguita prima sul bestiame tebano e poi su Penteo; gli scrittori greci spiegavano l’omofagia come un rito commemorativo a ricordo del giorno in cui Dioniso fu sbranato e divorato.

y Ogni due anni, Dioniso è presente in mezzo ai suoi danzatori, sulla montagna; può comparire sotto vari aspetti, anche vegetale. Ciò spiega il rituale di fare a pezzi l’edera e masticarla.

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Opere consultate. y E. R. Dodds, I Greci e l’irrazionale, BUR. y G. Ugolini, Guida alla lettura della Nascita della

tragedia di Nietzsche, Laterza. y F. Nietzsche, La nascita della tragedia (a cura di G.

Colli), Adelphi. y F. Nietzsche, La nascita della tragedia (a cura di S.

Mati), Feltrinelli.

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