“Minga sun mi che sun rasista, lé lu che lè negher”.Un miliardo di persone si metteranno in...

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IMMIGRAZIONE E ACCOGLIENZA  “Minga sun mi che sun rasista, lé lu che lè negher”. (Vecchio detto meneghino) “Colui che odia o disprezza il sangue straniero non  è ancora un individuo, ma una specie di protoplasma umano”  F. Nietzsche Abdoul, immigrato di “seconda generazione”, assassinato a bastonate a Milano per una scatola di biscotti. “Sarebbe finita così se Abdoul, anziché avere i suoi tratti somatici, fosse apparso come un milanese doc?  Occorre maggior rispetto per il ragazzo ucciso, per la sua famiglia, i suoi amici. Se raccolto, questo appello potrà condurre a scavare dentro le cause di questo assassinio. Una vita vale quanto un sacchetto di biscotti?” Dionigi Tettamanzi, Arcivescovo di Milano, commento apparso sul sito della Diocesi Immigrazione e  memoria . In questi ultimi anni nel nostro Paese vi sono stati stupri, delitti feroci, violenze inaudite di gruppo ad opera di immigrati irregolari. Come risposta a questo scempio abbiamo assistito, ad opera di bande di italiani giovani e meno giovani, ad incendi di campi rom, pestaggi di romeni, nord africani, extra comunitari vari, barboni cosparsi di benzina e dati alle fiamme. Certo sotto la spinta dei media i fattacci di cronaca entrano prepotentemente nelle case creando allarme, paura ed insicurezza. Solo per fare un esempio, su facebook hanno creato un gruppo che ha 14.000 iscritti e che si chiama “Accendi anche tu un fiammifero... per dare fuoco a un campo Rom”.

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IMMIGRAZIONE E ACCOGLIENZA

 “Minga sun mi che sun rasista,lé lu che lè negher”.(Vecchio detto meneghino)

“Colui che odia o disprezza il sangue straniero non è ancora un individuo, ma una specie di protoplasma umano”

 F. Nietzsche

Abdoul, immigrato di “seconda generazione”, assassinato a bastonate a Milano per una scatola di biscotti.

“Sarebbe finita così se Abdoul, anziché avere i suoi tratti somatici, fosse apparso come un milanese doc?  Occorre maggior rispetto per il ragazzo ucciso, per la sua famiglia, i suoi amici. Se raccolto, questo  appello potrà condurre a scavare dentro le cause di questo assassinio. Una vita vale quanto un sacchetto  di biscotti?” Dionigi Tettamanzi, Arcivescovo di Milano, commento apparso sul sito della Diocesi

Immigrazione e  memoria .

In questi ultimi anni nel nostro Paese vi sono stati stupri, delitti feroci, violenze inaudite di gruppo ad opera di immigrati  irregolari. Come  risposta a questo scempio abbiamo assistito, ad opera di bande di italiani giovani e meno giovani, ad incendi di campi rom, pestaggi di romeni, nord africani, extra comunitari vari, barboni cosparsi di benzina e dati alle fiamme. Certo sotto la spinta dei media i fattacci di cronaca entrano prepotentemente nelle case creando allarme, paura ed insicurezza. Solo per fare un esempio, su facebook hanno creato un gruppo che ha 14.000 iscritti  e che si  chiama “Accendi anche tu un fiammifero... per dare fuoco a un campo Rom”.

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Che significato attribuire a   tutti questi drammatici fatti? Qual è il  senso più  profondo di questi eventi? Che l’Italia, con estremo ritardo rispetto alle altre nazioni europee, sta attraversando una delicata fase  di  passaggio:  da  paese  di   emigrazione  a  paese  d’immigrazione,   con   tutti   i   problemi  e   le conseguenze che questo delicato  processo  comporta. “Fino a pochi anni fa ­ dice Zagrebelsky ­   l’immigrazione verso l’Europa è stata un capitolo dei rapporti tra alcuni Stati e le loro ex colonie, oppure un effetto del ‘miracolo economico’, come in Germania (...)”. Nei secoli passati sono stati per lo più i popoli europei ad occupare territori in altri continenti. Oggi sono gli altri popoli che vengono da noi e “noi siamo impreparati al movimento in senso   inverso   e   l’impreparazione   genera   paura;   la   paura,   confusione   delle   idee   e   incertezze; nell’incertezza hanno spazio razzismo e xenofobia.”(1)Il   fenomeno  dell’insicurezza   si  va  diffondendo  nelle  nostre   città,   dove  ormai   si   aggirano   tanti immigrati   diseredati;  è   venuto   alla   ribalta   con   la   “questione   dei   lavavetri”   per   poi   esplodere drammaticamente   con   la   barbara   uccisione  della  Reggiani,  da  ultimo  con   i   recenti   incresciosi episodi  di   stupro di  gruppo,  ad  opera  di  clandestini   romeni,  che  hanno  riempito   le  pagine  dei giornali e i notiziari TV, dando vita a pericolose manifestazioni di xenofobia e razzismo. Ma   le questioni di sicurezza e quelle economico­sociali poste dal processo migratorio non possono  essere affrontate,   come   sta   facendo   l’attuale   governo   di   centro­destra,   sull’onda   delle   emozioni;   il fenomeno  è   complesso  ed  ha  assunto  proporzioni  macroscopiche  di  vero  e  proprio   esodo  con spostamenti dai paesi dell’Est e dall’Africa verso l’Europa di fronte ai quali il Governo Italiano e la stessa Comunità Europea si sono trovati impreparati. Duecento milioni sono le persone che vivono fuori dal paese di origine. “Il XXI secolo ­ secondo il filosofo e urbanista Virilio ­ sarà il secolo dei popoli in movimento”. Un miliardo di persone si metteranno in cammino nei prossimi decenni per ragioni economiche o per guerra, a causa del riscaldamento climatico o delle catastrofi naturali.  Dal 2007 la maggioranza della  popolazione  mondiale  vive   in  città,  per   la  prima volta   l’esodo urbano sostituisce   l’esodo rurale; non più dalla campagna alla città, ma dalla città alle grandi metropoli di 20 0 30 milioni di abitanti. E’ l’era della circolazione abitabile. Eppure va detto che c’era chi questo fenomeno l’aveva previsto lucidamente, come ricorda il filosofo spagnolo F. Savater: “Una delle menti più lucide e vigorose  del  pensiero  contemporanei,  Hannah  Arendt,   profetizzò   che   la   fine  del   nostro   secolo sarebbe stata contrassegnata dalla massiccia presenza dei profughi, fuggitivi, gente privata di tutti i suoi diritti e costretta a cercarli lontano dalla propria patria. Sfortunatamente aveva ragione”. Le guerre, lo sfruttamento, la povertà, la fame, le malattie, l’esplosione demografica, le trasformazioni climatiche, il degrado ambientale spingono masse di diseredati ad allontanarsi sempre di più dalle loro aree sub­continentali, alimentando il movimento verso i paesi del ricco Occidente che offrono prospettive o miraggi di sopravvivenza.Del resto è da tempo che il Presidente della Comunità Europea Barroso, di fronte ai drammatici problemi italiani, va avvertendo i leader europei del pericolo che la pressione demografica possa determinare reazioni xenofobe e razziste,  richiamando tutti   i  Paesi ad un approccio comune per affrontare il fenomeno. “Non  facciamoci illusioni ­ ha detto ­ i flussi migratori in Europa e verso l’Europa aumenteranno. Io lo dico da tempo: è  assurdo  avere 27  politiche sull’immigrazione in Europa. Dobbiamo avere una politica unica che tenga conto sia dei problemi di migrazione interna sia di dei problemi di immigrazione dall’esterno.

Per una cultura dell’accoglienza e della legalità.

 “Volevamo braccia, sono arrivate persone” Max Frisch

“Io ho un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno 

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giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del  loro carattere. Ho un sogno oggi! Martin Luther King, discorso pronunciato a Washington il 28 agosto 1963.

 Come se ne esce? Come ridare sicurezza ai cittadini, evitando pericolose manifestazioni xenofobe? Occorre una politica nazionale seria che  investa  sia maggioranza che opposizione, perché queste questioni vanno affrontate con grande equilibrio e senso di responsabilità da parte di tutti se non si vuole   mettere   a   rischio   la   stessa   natura   dei   nostri   sistemi   democratici.   Innanzitutto   dobbiamo affrontare   le   questioni   complesse   poste   da   questo   esodo   con   politiche   che   siano   in   grado   di aggredire nella sua globalità e con decisione il problema dell’immigrazione che non è un fenomeno transitorio, né si risolve con le espulsioni di chi si macchia di gravi reati. E’ importante che chi governa sappia che ci troviamo di fronte ad un fenomeno destinato ad aggravarsi, se non regolato con  politiche  mirate   ed  orientate.  Allo   stesso   tempo  tutti   devono   sapere,   pena  un  processo  di decadenza, che il destino dell’Europa e dell’Italia è il multiculturalismo.

L’Italia da Stato etnico a Stato  multiculturale.

E  tra i banchi oltre 600.000 stranieri nell’anno scolastico 2008/09.

Questo della formazione di una società a culture plurime è uno dei problemi fondamentali, nel senso proprio della parola ­ problema che sta alla base di tutti gli altri problemi, del nostro tempo e di quello avvenire. Occorre riflettere per agire, sapendo che è una sfida al nostro vivere, alla quale non è possibile sottrarci. E’ una sfida a ogni livello della nostra esistenza. E’ una sfida che riguarda l’organizzazione della vita comunitaria: la scuola, (2) gli esercizi commerciali, i luoghi di culto, la partecipazione anche elettorale all’amministrazione delle attività, prima locali e poi nazionali; che riguarda la politica della cittadinanza, fino alla politica estera, con riferimento alle nazioni lontane che sono la fonte dell’emigrazione e alle altre che, come la nostra, ne sono la meta. Il problema non si risolve chiudendo le frontiere, ma regolamentando gli arrivi. Non ci vogliono misure di polizia, ma è necessario intervenire nei paesi d’origine per frenarne l’esodo. Il   settimanale   “Famiglia   cristiana”   nel   2008   e   nel   2009,   al   tema   dell'immigrazione   e   della sicurezza ha dedicato vari articoli e alcune copertine, scrivendo tra l’altro che “L'Italia sta 

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cambiando pelle: sempre più  violenta e intollerante” e aggiunge il  settimanale dei Paolini. “Italiani brava gente, si diceva una volta. Ma a dar conto degli ultimi incredibili episodi di violenza sembrerebbe che non è più così”.

Ripristinare un senso civico di umana solidarietà e di tolleranza.

“Credevamo di essere italiani invece  abbiamo scoperto di essere negri!”Il padre di Abdoul  assassinato a Milano da un barista per una scatola di biscotti.

“Far circolare odio e pregiudizio è più facileche far circolare  intelligenze e curiosità.”

Tahar Ben Jelloun (Io donna, il Corriere, 10 . 11 . 2007)

Sembra che l’Italia sia diventata oggi il paese dell'intolleranza e dell’odio; è un atteggiamento che nasce dalla paura, dal bisogno di sicurezza, dall'inquietudine per il diverso. Ma la paura non la si sconfigge, riducendo i fondi alla polizia e finanziando le ronde, bensì potenziando le forze dell’ordine, istituendo i poliziotti di quartiere in grado di controllare il territorio, dando ai   quartieri   un   assetto   che  garantisca  sicurezza:   più   illuminazione,   magari   telecamere   e vivibilità dei luoghi, incitando i cittadini non all’odio, ma alla tolleranza e al senso civico, a denunciare  quanto   avviene   sotto   i   propri   occhi   e   non  come   succede  oggi,   salvo   lodevoli eccezioni, a girarsi dall’altra parte. Occorre una giustizia giusta,in grado di garantire  processi rapidi e certezza della pena. E’ necessario ripristinare un senso civico, una rete di solidarietà e di reciproco rispetto. Invece si alimenta la paura e la rabbiosa reazione contro il diverso,  si alimenta l'ansia, e poi si tenta di rassicurare la popolazione con annunci televisivi altisonanti, lanciando spot rassicuranti: “30.000 militari sulle strade”,  “le ronde padane”,  i medici poliziotti ecc., come sta facendo l’attuale governo di centro­destra sull’onda delle emozioni. Gli italiani, anche se hanno la memoria corta,  non possono dimenticare che ben 27 milioni  di loro il   secolo scorso hanno lasciato l’Italia per emigrare in varie parti del mondo.  L’Italia ha bisogno degli immigrati, perché non fa più figli e gli immigrati hanno bisogno dell’Italia. Noi non possiamo pensare di utilizzarli dietro i fornelli delle pizzerie o nel chiuso delle fonderie o nei cantieri edili, o mandarli sotto il sole, per pochi euro, a raccogliere da clandestini i pomodori nelle Puglie e poi pretendere che si ritirino nelle loro stamberghe e non  si facciano più vedere in giro la sera. Noi non dobbiamo dimenticare ciò che lo scrittore svizzero Max Frisch constatava amaramente  a proposito del fenomeno dell’immigrazione degli italiani e degli altri immigrati negli anni  '50 in Svizzera e negli altri Paesi d’Europa:  “Volevamo braccia, sono arrivate persone”. E gli stranieri, come tutte le persone, hanno esigenze, primarie e secondarie da soddisfare: bambini da allevare, curare e mandare a scuola. L’Italia   ­  come ci   ricorda Nadia  Urbinati   ­  è   impegnata,  avendo  firmato  trattati  e  convenzioni, insieme alle altre nazioni,  al rispetto della vita, della dignità e dei diritti fondamentali di ogni essere umano che giunge e vive nel nostro territorio nazionale, che parli o no la lingua della maggioranza. “Perciò  non si può  parlare  la  lingua della carità  cristiana quando è   in questione la sospensione dell’accanimento terapeutico e la lingua della violenza persecutoria quando è in questione la cura di persone non italiane”.

 A noi compete il dovere dell’accoglienza, della solidarietà  non solo perché siamo stati un popolo di emigranti, e questo non lo dobbiamo mai dimenticare, ma perché in definitiva ciò che contraddistingue   l’animale dall’uomo, è  l’ospitalità,    come ci ricorda   il  filosofo spagnolo Savater.  “Per questo l'obbligo di dare asilo è una delle poche tradizioni che possiamo qualificare, senza discutere,  come realmente  civili.  Quando Ulisse e  i suoi compagni giunsero nell'isola dei ciclopi fecero le spese della loro brutalità  subumana, in quanto questi non conoscevano le leggi dell'ospitalità   e   trattavano   gli   sventurati   che   il   mare   scagliava   sulla   loro   costa   come   semplice 

Quando Ulisse e

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bestiame. Ciò che distingue l'uomo dal bruto non sono le sue dimensioni, né la sua villosità, né il numero di occhi, bensì la disposizione ad accogliere gli stranieri: trattando i compagni di Ulisse come animali, Polifemo dimostrò la propria animalità, non quella delle sue vittime. Questa antica tradizione  dell'ospitalità   come caratteristica   fondante  dell'umanità  è   valida  anche  oggi   e   il   suo rispetto è anche la grande sfida moderna che le nostre democrazie devono affrontare. Coloro che supplicano, uomini o donne che siano, lo sappiamo sin dai tempi di Omero e di Eschilo, devono essere accolti: la barbarie che li perseguita è il loro documento di cittadinanza agli occhi di coloro che si ritengono diversi e migliori dei barbari. Non ci sono scuse per giustificare il rifiuto, soltanto alcune condizioni cautelative”. Quali   sono queste  condizioni  cautelative?  La possibilità   effettiva,   in   termini  economico­sociali, politici   e culturali dell’ambiente ad accoglierli,  senza conflitti con gli abitanti del territorio ed, aspetto  non  secondario,   l’obbligo  da  parte  dell’immigrato  al   rispetto  delle   leggi  del  paese  che accoglie perché giustamente  ci ricorda lo scrittore Tahar Ben Jelloun, nel bell’articolo del 16 agosto 2007, su L’Espresso:  “Aprire le porte della propria casa non significa permettere a chi vi entra di metterla a soqquadro, considerandola come un territorio di conquista, creare disagi a chi offre la propria ospitalità,  negandogli ogni rispetto. Bisogna invece attenersi alle leggi dell’ospitalità  per stabilire di comune accordo un progetto di convivenza.L’integrazione deve essere fondata sull’adesione e il rispetto dei valori della comunità ospitante. L’integrazione in un dato Paese comporta il rispetto delle sue leggi e convenzioni. L’integrato, pur obbedendo ai rispettivi costumi e convenzioni, deve rispettare le leggi e le convenzioni del paese ospitante”.

                                                                                    Romolo Vitelli

Varese, marzo 2009

Note

1) Quello che sta succedendo oggi in Italia fa dire a mia moglie cittadina svizzero ­_tedesca : “Mi sembra di   rivivere  i  problemi che avevamo noi  svizzeri  con gli   italiani  negli  anni  Cinquanta e Sessanta”.Del resto quando avevo 20 anni, ho potuto toccare con mano  che significa  essere italiano all’estero in  quei   tempi.  Verso   la   fine  degli  anni  Cinquanta   feci  con  mio   fratello  Remo,  oggi  purtroppo scomparso, un lungo viaggio di tre mesi in Lambretta: da Francavilla al mare a Capo Nord.Lavoravamo  per poter continuare il viaggio di tanto in tanto in Germania, nell’edilizia, perché c’era il boom economico e  nei cantieri tedeschi avevano bisogno di tanta  manodopera. Un venerdì sera, a Wuppertal, città  industriale della Renania Settentrionale­Vestfalia, dopo aver finito di lavorare ci siamo recati in un bar a bere una birra. Mentre eravamo in amabile conversazione con due ragazze tedesche, entrò la polizia e cominciò a  prendere e a infilare nei cellulari in attesa alcuni avventori; arrivarono al nostro tavolo e presero senza dire una parola mio fratello, mettendolo   senza tanti complimenti nel cellulare.Io che non avevo capito assolutamente che cosa fosse successo, mi precipitai fuori e dissi in tedesco: “Questo  è  mio   fratello!  Non  ha   fatto   nulla!”   “Tu,   italiano?”:   “Komm auch!”   (vieni   anche   tu) “Varum? Wir sint studenten!” (perché? Noi siamo studenti”). Fummo rilasciati immediatamente con molte scuse. Il giorno dopo riuscimmo a sapere che cos’era successo. Due immigrati italiani avevano violentato una ragazza ed accoltellato il fidanzato; e la polizia, alla ricerca dei due violentatori, aveva fatto alcune  retate a casaccio nei locali pubblici della 

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città con  la speranza di arrestare i due criminali. Mio fratello, che era di carnagione scura e con i capelli neri, fu arrestato ed io che ero biondo e di carnagione chiara, lasciato in pace. Quindi mi ero salvato perché ero biondo e i biondi non potevano essere italiani né assassini perché biondi! Capii subito che cosa grave fosse trasferire la colpa di alcuni delinquenti a tutti gli italiani. Certo se non avessimo saputo un po’ di tedesco la nostra  piccola odissea sarebbe potuta finire in incomprensibili ed   interminabili   interrogatori   alla   sede   di   polizia,   come   quelli   subiti   da   quei   poveri   cristi   di lavoratori ed  onesti italiani, ma che avevano la sventura di avere la pelle scura e i capelli  neri! 2) La risposta della politica a tutti i livelli è oggi assolutamente inadeguata; noi scontiamo l’assenza di politiche pubbliche mirate a fronteggiare il fenomeno dell’immigrazione. In Italia manca una vera e  diffusa cultura  dell’accoglienza, dell’inclusione e della legalità.Il nostro Paese, a differenza delle altre nazioni, è stato colto impreparato al passaggio da uno Stato  etnico ad uno multiculturale e sulla stessa scuola si è abbattuto il problema della scolarizzazione e  integrazione dei figli degli immigrati:  tra i banchi,  ci sono 600.000 stranieri.  Oggi,  secondo i  demografi,  un terzo della popolazione europea occidentale sotto  i  vent’anni è composta di immigrati e figli di immigrati..Siamo passati dai 50.000 alunni di dieci anni fa ai quasi 600.000 per l’anno scolastico che si sta avviando alla fine, gli stranieri in Italia sono in continuo aumento. E si prevedono entro l’anno scolastico 2010/2011 più di 700.000 presenze di immigrati dagli asili alle superiori. L’Italia però, con il 5,5 per cento di studenti stranieri, è ancor al di sotto non solo di Francia e Inghilterra, ma anche della Spagna che ha una storia d’immigrazione simile alla nostra”(Vinicio Ongini dell’Ufficio integrazione alunni stranieri del Ministero, Famiglia Cristiana, n.° 36. 9 settembre 2007).

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