LEUCOCITOSI Elisabetta Antonioli SODc Ematologia AOU Careggi, FI.
ANTONIOLI MATTEO 5°L ANNO...
Transcript of ANTONIOLI MATTEO 5°L ANNO...
ISTITUTO DI ISTRUZIONE SUPERIORE VINCENZO DANDOLO
SEDE COORDINATA DILONATO DEL GARDA (BS)
ALLEVAMENTO DEL VITELLO A CARNE BIANCA
ANTONIOLI MATTEO 5°L
ANNO 2014/2015
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INDICE
Introduzione pagina 2
Definizione pagina 2
Razze; pagina 2
-Frisona e Pezzata Rossa pagina 2
-Bruna pagina 3
-Rendena pagina 4
Contratti di soccida pagina 4
Benessere Animale pagina 4
Struttura della stalla ed Attrezzature pagina 6
Cure agli animali pagina 11
Mercato; pagina 12
-Flessione dei consumi pagina 13
-Andamento del consumo di carne bovina pagina 14
-Redditività di un allevamento pagina 14
Alimenti pagina 15
Conclusioni pagina 17
Direttiva nitrati allegato 1 (Valorizzazione attività produttive)
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ALLEVAMENTO DEL VITELLO A CARNE BIANCA
INTRODUZIONE
Il settore del vitello a carne bianca è poco noto rispetto agli altri comparti zootecnici (es. vacche da
latte, suini, ecc..). A parer mio è bene conoscere questo ramo, dal momento che rappresenta una
buona parte del settore del bovino da carne (30% circa) Questo è un ambito molto particolare,
unico nel suo genere che negli ultimi decenni ha visto lo svilupparsi di nuove tecnologie,
macchinari, tecniche di alimentazione e forme contrattuali, le quali si sono evolute in tempi
rapidissimi, permettendo a questo settore di rimanere competitivo sul mercato
DEFINIZIONE
Il vitello a carne bianca è un bovino che completa il suo stadio di sviluppo in sei mesi e raggiunge i
300kg di peso alla macellazione. Viene alimentato esclusivamente con derivati del latte e piccole
quantità di miscele concentrate.
RAZZE
Questo tipo di allevamento prevede l’acquisto di ristalli con un peso attorno ai 50kg, che, nell’arco
di circa 200 giorni, completano il loro ingrasso raggiungendo, grazie ad un alimentazione molto
spinta (intesa come grandi quantità di alimenti somministrati al bestiame), i 300kg con un
incremento giornaliero pari a 1,25kg, questo perché i primi sei mesi sono il periodo di maggiore
sviluppo e crescita dell’animale. Per la produzione del vitello a carne bianca generalmente non
vengono utilizzate razze con attitudine prevalentemente da carne, bensì razze a duplice attitudine
come frisona, Bruna, Rendena e Pezzata rossa. Questo perché il costo di acquisto dei ristalli di tali
razze è molto più contenuto rispetto a quello di razze con attitudine prevalentemente da carne e
comunque tali vitelli, essendo sottoposti ad un alimentazione molto spinta, garantiscono ottimi
incrementi in carne e quindi anche buoni redditi per gli allevatori. Negli allevamenti delle nostre
zone, però, dove oltre alla quantità si mira anche alla qualità, possiamo trovare una percentuale
(15% circa) di capi appartenenti a razze con attitudine da carne (Limousine, Charolaise,
Blubelga).Questi bovini saranno destinati alle piccole macellerie locali disposte a pagare prezzi
superiori per avere carne di maggior qualità. Gli altri capi saranno destinati alle grandi macellerie
ed alla grande distribuzione.
FRISONA e PEZZATA ROSSA
Le caratteristiche e le peculiarità di queste due razze sono molto simili ai fini zootecnici. I baliotti di
razza Frisona e Pezzata rossa sono generalmente destinati all’allevamento di vitelli a carne bianca.
Essendo razze a duplice attitudine sviluppano una discreta muscolatura su tutto il corpo, anche
sulle cosce, dove non è però presente il carattere coulard. La struttura ossea è molto robusta, per
questo l’animale tende a svilupparsi in altezza piuttosto che non incrementare massa muscolare.
Per questo le rese alla macellazione non sono molto elevate (55-58%). Nella realtà del vitello a
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carne bianca la Frisona e la Pezzata rossa presentano la peculiarità di avere un ottimo appetito
rispetto alle altre razze allevate, nonché sin dalle prime settimane si rivela molto più resistente alle
malattie ed ai problemi intestinali, che sono la causa di morte più frequente nel periodo di ristallo
dei vitelli. E’ proprio per questa sua resistenza che molti allevatori preferiscono tali razze rispetto
alla Bruna
BRUNA
I vitelli di razza Bruna rappresentano, insieme ai Frisoni, il maggior numero di capi presenti nei
nostri allevamenti. Anche questa è una razza a duplice attitudine, infatti, spesso, alcuni capi, grazie
anche all’alimentazione molto spinta, si rivelano morfologicamente portati per la produzione di
carne. I vitelli Bruni presentano una buona massa muscolare in tutte le parti dell’animale con
quarti posteriori ben sviluppati. La struttura ossea è più esile rispetto a quella della Frisona,
l’animale si presenta più tozzo, ossia dalle dimensioni talvolta più contenute, con una massa
muscolare più sviluppata. Per questo le rese alla macellazione di questi vitelli sono spesso più alte
rispetto a quelle della Frisona (58-60%). Per quanto riguarda l’allevamento dei vitelli,
contrariamente a quello delle vacche da latte, per gli allevatori risulta più difficile lavorare con
ristalli di razza Bruna, in quanto meno resistenti alle malattie, più ostili nel cambiamento di stalla
(fattore che può provocare inappetenza durante i primi pasti) e più soggetti a problematiche
riguardanti le virosi intestinali. Di conseguenza l’allevatore deve porre molta attenzione e cura
nelle settimane immediatamente successive al ristallo per evitare gravose perdite.
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RENDENA
Questa è una razza presente nelle nostre stalle in numero minore rispetto alle due precedenti, in
quanto, nella nostra zona, non vi sono molti allevamenti di questa razza, quindi risulta più difficile
reperire i baliotti. Comunque tra tutte le razze a duplice attitudine è forse quella più vocata alla
produzione di carne, in quanto ha un ottimo incremento in peso ed un elevato indice di
trasformazione degli alimenti. Lo sviluppo della muscolatura è buono in tutte le zone dell’animale
(i capi migliori, infatti, presentano il carattere coulard), la struttura ossea è ben equilibrata rispetto
alle dimensioni, da ciò ne derivano ottime rese alla macellazione (fino al 62%).
CONTRATTI DI SOCCIDA
Il mercato del vitello a carne bianca, nonché tutta la filiera agroalimentare che ne segue, sono
molto articolati e presentano un’ elevata concorrenza da parte dei paesi esteri, i quali producono
carne a costi talvolta molto inferiori rispetto all’Italia. Per far fronte a questo problema già alcuni
decenni fa nel settore si sono sviluppati i contratti di soccida (unici contratti agrari associativi
legalmente consentiti). Questi prevedono l’associazione tra un imprenditore , detto soccidante
(rappresentato in genere da una ditta mangimistica o da un grosso macello) ed uno o più allevatori
denominati soccidari. Tali contratti sono stipulati al fine di aumentare il potere contrattuale degli
imprenditori agricoli e dar loro più forza sul mercato. In questa tipologia di associazione il
soccidante fornisce ai soccidari i bovini da allevare, i mangimi, i medicinali e l’assistenza tecnico-
sanitaria. I soccidari mettono a disposizione i locali per l’allevamento, le attrezzature e la
manodopera, nonché sostengono tutti i costi necessari a rendere produttivi e funzionanti gli
impianti (elettricità, acqua, ecc..). I soccidari, inoltre, si impegnano a custodire ed allevare il
bestiame nel modo migliore possibile rispettando le normative dettate dal benessere animale,
nonché la disposizioni dettate loro dai tecnici specializzati. Alla fine del ciclo produttivo di sei mesi,
quando i bovini vengono destinati alla macellazione, dal rapporto tra l’incremento di peso ed i
mangimi ingeriti si ricava il così detto “indice di conversione dei mangimi”. In base a tale indice
sono ripartiti gli utili tra soccidante e soccidario. Quest’ultima parte è di fondamentale importanza
per comprendere a fondo tali contratti, perché esplicita il fatto secondo cui l’allevatore è un
associato del soccidante e non un suo dipendente.
BENESSERE ANIMALE
Quanto concerne il benessere animale è normato dal Decreto legislativo n°126 del 7 Luglio 2011, il
quale stabilisce i requisiti minimi che devono essere presenti negli allevamenti di vitelli. Per vitello
intende un bovino con età fino a sei mesi. Ai fini pratici, per l’allevamento, riveste particolare
importanza l’art.3, il quale illustra tutti i requisiti necessari per l’allevamento, e l’allegato 1 che
invece esplica le condizioni relative all’allevamento. L’art.3 afferma che gli animali dopo le 8
settimane di vita non possono più essere detenuti in recinti singoli a meno che i vitelli non siano
malati e quindi necessitino di trattamenti terapeutici. La prima parte interessa la fase di
allevamento dei primi 15-20 giorni, quando i bovini sono allevati in strutture provvisorie e
removibili (i così detti “minibox”), impiegate al fine di avere una migliore gestione ed un miglior
controllo delle patologie. I recinti singoli, inoltre, devono avere dimensioni ben precise. La
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larghezza deve almeno eguagliare l’altezza al garrese del vitello e la lunghezza dev’essere pari a
quella dell’animale (misurata dalla punta del naso a dietro l’attaccatura della coda). La seconda
parte di tale articolo è invece più specifica, dal momento che illustra, per i vitelli allevati in box
multipli, lo spazio che ogni capo deve avere a disposizione in relazione al proprio peso. Per capi
fino a 150kg occorre almeno 1,5mq/capo. Con peso tra 150 e 220kg sono necessari 1,7mq/capo.
Oltre i 220kg l’animale necessita di 1,8mq. Per quanto riguarda , invece, le condizioni di
allevamento l’allegato 1 spiega che i materiali usati per la costruzione dei recinti ed i locali di
allevamento non devono nuocere alla salute del bestiame e necessitano di pulizia e disinfezione.
Viene inoltre detto che l’isolamento termico ed i sistemi di riscaldamento-ventilazione devono
garantire una buona circolazione dell’aria, un umidità ed una temperatura ottimali, nonché ridotte
quantità di polvere e gas. Per quanto riguarda gli impianti automatici, ormai presenti i tutti gli
allevamenti, devono essere ispezionati frequentemente (una volta al giorno) ed in caso di guasto
occorre un intervento di riparazione tempestivo. I bovini, invece, necessitano di controlli almeno
due volte al giorno in modo da poter intervenire immediatamente nel caso in cui vi siano animali
malati o feriti con le relative cure. Durante tutta la giornata gli animali devono essere liberi di
muoversi, coricarsi e giacere. Quindi i vitelli non possono essere legati, ad eccezione del momento
in cui vengono somministrati loro gli alimenti, per un tempo massimo di un’ora. Per quanto
riguarda la stalla il decreto afferma che quest’ultima, congiuntamente con recinti, attrezzature e
pavimentazione, necessita di pulizia e disinfezione per evitare lo sviluppo di patogeni. I pavimenti,
inoltre, non devono essere sdrucciolevoli, né presentare asperità che potrebbero lesionare gli
animali. Riguardo alle attrezzature atte alla preparazione e somministrazione degli alimenti è
indispensabile che siano concepite e mantenute in modo da evitare che gli alimenti vengano
contaminati. Gli animali devono essere nutriti almeno due volte al giorno con un’ alimentazione
consona alla loro età e peso. Inoltre, dopo la seconda settimana di vita del bovino, è necessario
che egli disponga di acqua fresca e fibra. In conclusione è bene ricordare l’Art.8 che prevede
sanzioni amministrative per chiunque non rispetti le disposizioni riportate nell’allegato 1 e
nell’articolo 3, i trasgressori sono puniti con multe da 1550 € a 9296 €.
Il benessere animale al giorno d’oggi è un Aspetti del benessere animale requisito essenziale per tuttigli allevamenti
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STRUTTURA DELLA STALLA ED ATREZZATURE
Ad oggi le stalle dove si allevano vitelli a carne bianca sono di grandi dimensioni (400-500 capi di
media) con un livello di automazione molto alto, che permette un grande risparmio di
manodopera. Per quanto riguarda la struttura della stalla si ha un capannone di notevoli
dimensioni diviso in più settori così da avere cicli di allevamento scaglionati. Molto importante è
l’isolamento termico, garantito da resine applicate nel sottotetto ed appositi pannelli inseriti nelle
pareti. L’isolamento è indispensabile per garantire tepore nel periodo invernale e far sì che in
estate le temperature non si innalzino troppo. Tutto questo è atto a preservare gli animali da
stress, così da garantire il benessere degli stessi e raggiungere standard produttivi elevati.
All’esterno della stalla è obbligatoria la presenza della vasca per la raccolta dei liquami,
opportunamente dimensionata rispetto al numero di capi presenti in stalla e messa in sicurezza,
dal momento che rappresenta un potenziale rischio per gli addetti ed eventualmente per tutti
coloro che entrano in azienda. Per quanto riguarda, invece, la zona dedicata ai bovini, questi sono
custoditi in box multipli (generalmente vi sono 5-6 capi per box) realizzati con tubolari in acciaio
inossidabile perché molto facile da pulire e non soggetto al degrado. Frontalmente, dove gli
animali si affacciano per alimentarsi, troviamo, in base alle diverse concezioni di allevamento; pali
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orizzontali paralleli fra loro, oppure una rastrelliera così detta “a trappola auto catturante”,
quest’ultima soluzione è ritenuta più comoda, dal momento che i vitelli vengono
momentaneamente bloccati, quindi il controllo da parte dell’allevatore, così come tutte le
eventuali operazioni da eseguire sull’animale sono agevolate (es. vaccinazioni, tosature, ecc..). Per
l’alimentazione dei vitelli, sul fronte del box, adiacente alla rastrelliera, possiamo trovare varie
tipologie di mangiatoia; Un’ alternativa può essere rappresentata dalla soluzione secchio+cassetta
disposti a 180°gli uni gli altri, nei secchi viene distribuito il latte, poi il meccanismo è fatto ruotare
di 180° gradi quindi troviamo le cassette dove viene distribuito il mangime. Un'altra alternativa è
quella detta “a trogolo”, ossia un contenitore unico utilizzato sia per la distribuzione del latte sia
della miscela.
Soluzione secchio+cassetta Soluzione “a trogolo”
Per quanto concerne la pavimentazione va premesso che è molto improbabile che il vitello a
carne bianca venga allevato su lettiera, infatti, le tipologie più utilizzate sono il grigliato in cemento
armato oppure il grigliato in legno di Azobè , quest’ultima è la soluzione ideale, dal momento che il
legno è molto più confortevole per gli animali, specialmente quando, nei mesi invernali, i vitelli
sono piccoli. Con la soluzione a grigliato, le deiezioni scaricano direttamente nella vasca di raccolta
sottostante, dove, grazie ad un sistema di tubazioni che sfruttano la naturale pendenza vengono
convogliate nella vasca di raccolta. E’ indispensabile, che alla fine del ciclo produttivo la
pavimentazione in particolare, ma anche tutta la stalla siano accuratamente pulite e disinfettate.
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Pavimentazione con grigliato in legno di Azobè Pavimentazione con grigliato in cemento
Per l’allevamento dei vitelli è indispensabile che vi sia un ottima areazione. Questo è un aspetto
molto delicato, perché occorre un continuo ricambio d’aria, ma questo non deve formare correnti
che potrebbero convogliarsi sul bestiame facendolo ammalare. Per questo sono state messe
appunto efficienti tecnologie composte da finestre e cupolini automatizzati, controllati da
centraline elettroniche, impostate dagli addetti in base al clima ed alla stagione, queste, mediante
sonde poste all’interno della stalla, misurano la temperatura, e ad ogni sua oscillazione,
procedono con l’apertura o la chiusura di finestre e cupolini così da garantire un clima il più
costante possibile.
Centralina per la gestione automatica delle finestre
Separata rispetto alla stalla troviamo, ormai in tutti gli allevamenti, un'altra struttura, molto più
piccola, (con una capienza del 3-5% rispetto all’allevamento) adibita ad infermeria e, per legge
appositamente contrassegnata dall’apposita scritta. Qui vengono ricoverati i capi con gravi
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malattie o problemi digestivi, così che possano essere seguiti e curati con maggior attenzione,
nonché, se necessario, alimentati in modo diverso. Un altro vantaggio dell’ infermeria è
rappresentato dal fatto che isolando animali talvolta gravemente malati si evita la possibile
diffusione di patogeni all’intero della stalla. Si è notato che negli allevamenti, in seguito
all’introduzione di tale infermeria, e congiuntamente ad un uso corretto ed attento della stessa, vi
è stata una forte diminuzione del tasso di mortalità
Molto importanti nella stalla sono le attrezzature per la preparazione e distribuzione degli
alimenti, riguardo ciò occorre premettere che i due alimenti principali, ossia latte ricostituito e
miscele, seguono processi molto diversi. Partendo dal processo di preparazione del latte, tutto
inizia con il preparato in polvere, consegnato presso l’allevamento in appositi contenitori chiamati
“Big Bag”(con capienza variabile da 1100 a 1300kg), questi vengono appesi su apposite strutture
ed alimentano coclee che convergono nella vasca di miscelazione, un grosso contenitore dalla
capacità di 1000 litri in acciaio inossidabile munito di mixer dove vengono versati latte in polvere,
acqua calda e fredda ed eventualmente farmaci idrosolubili. Tale vasca di miscelazione poggia su
di una pesa collegata al computer centrale, così che tutti gli alimenti possono essere dosati con la
massima precisione
Vasca per la preparazione e distribuzione degli alimenti Pesa digitale collegata alla vasca
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Tutto l’ impianto è appunto gestito da un computer centrale, dove l’allevatore preimposta
periodicamente la razione per i vari settori, le temperature dell’alimento ricostituito e gli orari per
l’avviamento automatico, questo perché il processo di preparazione del latte inizia in modo
automatico agli orari prestabiliti. Il processo si articola in tale modo; Viene prima versata acqua
calda (a 75 gradi), si avvia il mixer, dopodiché viene versata la quantità prestabilita di latte in
polvere, il quale viene miscelato per 4-5 minuti, così che avvenga un processo di cottura dei grassi
(indispensabile per la buona digestione dei vitelli). Sono poi immessi gli eventuali antibiotici ed
acqua fredda sino al raggiungimento della quantità di prodotto e della temperatura impostate. Il
latte è quindi pronto per essere distribuito ai vitelli, tale processo avviene mediante una pompa
che, essendo collegata alla vasca, manda il prodotto in una serie di tubazioni attraverso tutta la
stalla, qui gli allevatori, grazie a rubinetti e display, collegati alla pesa della vasca, provvederanno
ad una precisa somministrazione del prodotto. Tutte le attrezzature dedite alla preparazione e
distribuzione del latte , al termine di ogni pasto vengono pulite accuratamente con acqua bollente
così da evitare la formazione di qualsiasi tipo di residuo ed evitare quindi il proliferare di batteri
potenzialmente dannosi per il bestiame.
Macchina per la preparazione automatica del latte
Le miscele, invece, arrivano all’allevamento già pronte e confezionate in sacchetti da 25kg o Big
Bag. In questo ambito il compito dell’allevatore consiste nell’integrare tali miscele con altri
prodotti (in genere granella di mais o paglia macinata) per rendere il preparato più adatto alle
diverse età degli animali. Il prodotto, una volta pronto, è trasportato nell’allevamento con l’ausilio
di semplici carretti manuali (anche quelli in acciaio inox) e distribuito ai vitelli sempre
manualmente mediante secchi.
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CURE AGLI ANIMALI
Nell’allevamento del vitello a carne bianca per ottenere standard produttivi elevati ed un ottimo
benessere animale occorre seguire procedure ben precise. All’inizio del ciclo produttivo, quando i
vitelli raggiungono la stalla, è necessario eseguire una vaccinazione (tramite iniezione
sottocutanea) contro malattie broncopolmonari ed influenzali. A distanza di una settimana viene
effettuata una seconda vaccinazione per evitare problemi a livello cutaneo e virosi intestinali. E’
poi somministrata una cura, della durata di una settimana, contro problemi respiratori (questa
volta non si eseguono iniezioni, bensì per tutta la settimana nel latte vengono diluiti antibiotici
idrosolubili). Indispensabili sono le tosature, eseguite generalmente tre volte in tutto il ciclo
produttivo (dopo 80 giorni dall’ ingresso dei vitelli in stalla, dopo 120 e dopo 160). La cadenza della
tosature è un parametro molto variabile. E’ discrezione dell’allevatore valutare quando eseguire
tale operazione, anche in base alla stagione dell’anno ed alla rapidità di accrescimento del
bestiame. La tosatura non è eseguita sull’intero animale, ma solo su schiena, spalle anteriori e
zona posteriore. L’obiettivo della tosatura non è estetico, ma pratico, ossia ridurre al minimo la
sudorazione dei vitelli, dal momento che , dopo il pasto serale diviene molto rischiosa perché con
l’abbassamento delle temperature potrebbe far ammalare il bestiame.
Operazioni di tosatura su capi di 120 giorni
Un'altra operazione indispensabile è il prelievo del sangue e le successive correzioni delle anemie.
Vengono eseguiti tre prelievi ad ogni ciclo; a 30 giorni, a 80 ed a 120. Per comprendere l’obiettivo
di tale operazione occorre premettere che il vitello a carne bianca, come dice il nome stesso, è un
bovino volutamente mantenuto anemico dagli addetti al settore, che per perseguire questo
obiettivo somministrano agli animali cibi privi, o quasi, di ferro, quindi con il passare delle
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settimane può capitare che alcuni capi divengano troppo anemici, (e come si sa l’anemia porta ad
inappetenza ed abbassamento delle difese immunitarie). Mediante questi prelievi laboratori
specializzati verificano il contenuto di ferro nel sangue e segnalano gli eventuali capi con anemia
troppo elevata ai quali verrà eseguita un iniezione di apposito farmaco, con elevato contenuto in
ferro, che ristabilizzerà i valori. In conclusione di ogni ciclo produttivo, prima dell’ingresso dei
nuovi ristalli, è indispensabile eseguire il “Vuoto Sanitario”, operazione con la quale tutti i locali
dove erano ricoverati gli animali (box, grigliati, pareti, impianti..ecc) vengono accuratamente lavati
e disinfettati tramite getti d’acqua ad alta pressione. Tale operazione è finalizzata all’eliminazione
della quasi totalità dei batteri sviluppatisi nei mesi precedenti per garantire un ambiente quanto
più salubre possibile per i giovani vitelli del ciclo successivo.
Esecuzione del Vuoto Sanitario
MERCATO
In Italia si è verificato un drastico calo delle macellazioni, pari al 16%. Questo è avvenuto perché gli
altri paesi dell’UE producono carne bovina a costo minore, così che per l’Italia risulta più
conveniente importare animali già macellati piuttosto che allevarli. Negli altri paesi dell’ Unione
Europea si è verificato addirittura un aumento della produzione e delle macellazioni di circa il 7%.
Per quanto riguarda il numero di bovini da carne allevati sembra che l’Italia si difenda piuttosto
bene, collocandosi al quinto posto con 6500000 capi allevati nel 2009. In questa classifica
risultiamo preceduti dalle Francia e seguiti dalla Polonia. L’acquisto di carne costituisce circa il 20%
della spesa di una famiglia Italiana media. Negli ultimi anni però il nostro paese è stato oggetto di
un notevole calo dei consumi di carne bovina. Analisi di mercato attribuiscono la colpa di ciò che si
sta verificando al comportamento dei consumatori. Essi infatti affermano di acquistare meno
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carne bovina per il costo elevato del prodotto e per il fatto che un suo eccessivo consumo porti a
problemi della salute (esempio colesterolo). Tuttavia il consumatore, nel momento in cui decide di
acquistare carne, risulta più propenso nella scelta di un prodotto ottenuto nel rispetto delle
pratiche del benessere animale e da capi allevati in Italia. In questo ambito sono quindi
indispensabili rintracciabilità, riscontrabile in etichetta, e prodotti di qualità elevata. Questo
perché l’Italia non è in grado di competere con i paesi terzi per quantità prodotta e costi, ma è in
grado di offrire carne di qualità
FLESSIONE DEI CONSUMI
Motivazione della riduzione del consumo di carne bovina
problemi a cucinarla 10%
dubbi sulla qualità 15%
perché fa male alla salute 25%
per risparmiare 50%
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ANDAMENTO DEL CONSUMO DI CARNE BOVINA
Dal 2007 calo del consumo di carne
In Italia si producono mediamente ogni anno 168000 Tonnellate di carne bovina derivante da
vitelli a carne bianca, rappresentanti circa il 25% della produzione a livello nazionale. Solo la carne
di vitello innesca un giro d’affari attorno a 1,5 milioni di Euro annui.
REDDITIVITA’ DI UN ALLEVAMENTO
Considerando un allevamento di 500 capi, con le relative attrezzature (trattore e carrello
elevatore dal valore di 60000€ e botte dal valore di 28000€) e terreni necessari allo spandimento
dei liquami, in condizioni di normalità, condotto da un imprenditore proprietario lavoratore, il
quale ha stipulato un contratto di soccida che prevede una retribuzione di 0,35€ giornalieri per
capo ed una tecnica di alimentazione di 14 pasti settimanali è stato calcolato il guadagno ricevuto
dall’allevatore. (I valori sono rilevati dalla media dei dati nelle aziende della Provincia di Brescia)
-Incasso mensile: 0,35€/capo/gg x 500capi x 30gg = 5250€
-Spese mensili: Acqua 100€
Elettricità 150€
Carburante 462€
Quote su macchine: 60000€ x14% = 700€
Quote su attrezzi: 28000 x 11% = 265€
-Totale passività mensili 1668€
-Attivo – Passivo = 5250€ – 1668€ = 3582€
Ore di lavoro mensili: 8ore/gg x 30 = 240ore 3582€ : 240ore = 15€/ora
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5
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20
25
30
2001 2003 2005 2007 2009 2011 2013 2014
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ALIMENTI
Come detto in precedenza i vitelli sono alimentati prevalentemente con latte. Tale prodotto non
deriva dalla mungitura. Vi sono infatti stabilimenti specializzati nella produzione di latte in polvere
per questi usi specifici. Sono presenti sul mercato diverse tipologie di prodotto ideate per ogni fase
di allevamento e di metodologia che i diversi allevatori intendono seguire. Per quanto riguarda le
fasi di allevamento distinguiamo latti per la prima fase e latti per l’ingrasso. I prodotti sono molto
diversi gli uni dagli altri. Il latte per la prima fase di allevamento ha un basso contenuto di grassi
(risulta quindi di più facile digestione) e presenta al suo interno una piccola percentuale di ferro,
questo per evitare anemie altrimenti dannose per i vitelli ancora giovani. Il latte per la fase
d’ingrasso, invece, non contiene ferro e presenta un’ elevata quantità di materia grassa (che
favorisce un rapido accrescimento degli animali). Per quanto concerne le metodologie scelte dagli
allevatori vi è una distinzione fra latte “tradizionale” e latte “zero”. Vi è una notevole differenza tra
i due prodotti, il latte tradizionale ha come ingrediente principale latte scremato e presenta un
costo attorno ai 160€/q, molti meno allevatori optano per tale opzione, infatti, il latte zero
presenta un costo di circa 120€/q, questo perché deriva dalla miscelazione di diverse materie di
origine vegetale e contiene solamente siero di latte.
Latte in polvere
Componenti del latte “zero”
Siero di latte in polvere, Strutto, Siero di cocco, Glutine di frumento, Proteine del siero, Olio di palma, Farina di frumento
Componenti del latte tradizionale
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Latte scremato, Siero di latte, Strutto, Farina di frumento, Olio di palma, Destrosio, Bicarbonato di sodio, Carbonato di calcio
Analisi chimiche a confronto
Elementi Latte zero Latte tradizionale
Proteina greggia 19,00% 20,50%
Grassi greggi 18,00% 23,00%
Fibra grezza 0,30% 0,25%
Ceneri grezze 7,50% 6,50%
Sodio 0,50% 0,45%
Molto importanti sono anche le miscele concentrate, perché anche se somministrate agli animali
in quantità inferiore rispetto al latte son indispensabili per un ottimo funzionamento del
metabolismo, per la digestione completa di tutti gli alimenti e quindi per il raggiungimento di
standard produttivi elevati. Questi alimenti derivano dalla mescolanza di più materie prime
(principalmente mais, frumento, orzo, soia e girasole) generalmente fioccate, con l’aggiunta di
paglia macinata per garantire un’ ottimale digestione. Anche in questo ambito esistono diversi tipi
miscele al fine di seguire al meglio tutte le fasi di crescita del bestiame. Comunque nella maggior
parte degli allevamenti l’alimento già miscelato viene integrato con altre materie prime, quali
paglia macinata (utilizzata nel primo periodo per favorire la ruminazione) o granella di mais
(impiegata nella fase di ingrasso per il suo elevato valore energetico)
Miscele ed altre materie prime. Da sinistra; Mais, Paglia tritata, Miscela pellettata, Miscela fioccata
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Composizione del mangime
Fiocchi di granturco, Fiocchi di orzo, Granella di mais, Fiocchi di favino, Paglia di frumento, Fiocchi di pisello proteico, Fiocchi di soia, Bicarbonato di sodio, Bicarbonato di calcio
Componenti
Elementi % sul tal quale
Proteina grezza 12,50%
Oli grezzi 4,00%
Cellulosa grezza 6,50%
Ceneri grezze 3,10%
sodio 0,20%
CONCLUSIONI
Allevare vitelli a carne bianca è un’ attività diversa rispetto all’allevamento di altre tipologie di
bovini, questo particolare tipo di zootecnia richiedente l’ impiego di specifici prodotti, mezzi e
tecniche produttive si è sviluppato un ramo specializzato che vede coinvolte grandi ditte per la
trasformazione e produzione degli alimenti, per la fornitura di bestiame e la costruzione di
strutture ed attrezzature, nonché per la trasformazione e distribuzione del prodotto finito, il quale
possiede caratteristiche uniche rispetto agli altri generi di carne, tanto da ritagliarsi una sua parte
di mercato. A parer mio l’allevatore riveste un ruolo essenziale, dato che, con il proprio lavoro,
concorre al mantenimento ed al miglioramento di tale settore. E’ bene quindi che quest’ultimo
venga promosso e valorizzato.
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Allegato 1 Valorizzazione della attività produttive
DIRETTIVA NITRATI
Avendo trattato il caso di un allevamento zootecnico, risulta inevitabile che questo, oltre alla
produzione di carne, dia origine, per forza di cose, anche a quantità piuttosto ingenti di reflui sotto
forma di liquami. Essendo questi destinati ad essere smaltiti sul terreno, ed avendo un contenuto
di azoto elevato che li rende potenzialmente inquinanti nei confronti delle falde acquifere,
esistono normative molto dettagliate che ne regolano lo spandimento. Tali leggi si articolano su
tre livelli; Europeo, Nazionale e Regionale.
A livello Europeo si fa capo alla Direttiva 91/676/CE, quest’ultima regola l’utilizzo di defluenti
zootecnici o concimi chimici apportati al terreno, che possono rilasciare nitrati, potenzialmente
dannosi per le acque superficiali o profonde.
In Italia, invece, è di grande importanza il Decreto ministeriale 19-04-1999 contenente il Codice di
buona pratica agricola, ossia un insieme di pratiche agronomiche volte all’uso razionale e
sostenibile di reflui zootecnici e concimi chimici, al fine di diminuire quanto più possibile
l’inquinamento. Le pratiche consigliate sono svariate, si va dalla stesura di piani d’irrigazione e
fertilizzazione, alla gestione dei terreni con rotazioni o avvicendamenti oppure alle pratiche per la
gestione dell’allevamento.
La Regione Lombardia tramite il Decreto della Giunta Regionale della regione Lombardia
3297/2006 ha designato le aree vulnerabili e non vulnerabili. Ha cioè individuato quei terreni che
per la loro giacitura, conformazione e morfologia si prestano a sopportare carichi di azoto più o
meno elevati. I terreni ricadenti in aree ritenute vulnerabile hanno un carico massimo di azoto pari
a 170Kg/Ha, mentre quelli ricadenti in zone non vulnerabili raggiungono un quantitativo azotato di
340Kg/Ha.
La Direttiva nitrati pone anche limiti per lo spandimento dei liquami, ad esempio è vietato
spandere liquami per un periodo di 90 giorni nella stagione invernale a partire da Novembre (le
date precise sono stabilite annualmente dalla Direzione Regionale tramite uno specifico Decreto).
Oltre a questo, altri casi in cui è proibito distribuire liquami possono essere; il divieto di spandere a
meno di 5 metri dai corsi d’acqua, in prossimità di case o strade, sui terreni con falda acquifera
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affiorante, nei giorni di pioggia oppure su terreni che presentano coltivazioni destinate
all’alimentazione umana (ortaggi) o su colture foraggere 20 giorni prima che vengano sfalciate o
che vi si fatto pascolare il bestiame. Tale Decreto stabilisce inoltre la durata degli stoccaggi in
modo dettagliato per ogni specie animale allevata e tipo di deiezione;
Specie allevata Tipologie di deiezioni prodotte
Tempo stoccaggio Liquame
Tempo stoccaggio Letame
Bovini Liquame/Letame 120 giorni 90 giorni
Suini Liquame/Letame 180 giorni 90 giorni
Avicoli Letame 90 giorni
Viene anche stabilito il carico di azoto annualmente prodotto dall’allevamento, nel caso di un
allevamento medio di 500 capi il quantitativo prodotto è compreso nella fascia da 3000 a
6000Kg/anno. Questo dato risulta indispensabile per sapere se è necessaria la stesura degli
specifici documenti, ossia per l’esempio riportato il PUAS ed il POA.
Carico di azoto
Azoto prodotto annualmente
PUA/PUAS POA/POAS CAPI
Meno di 1000Kg Non necessari Non necessari Fino a; 30 tori, 12 vacche, 116 vitelli
Da 1000Kg a 3000Kg Non necessari POAS Da 31 a 99 tori, da13 a 49 vacche, da 117 a 300 vitelli
Da 3000Kg a 6000Kg PUAS POA Da 100 a 179 tori, da50 a 72 vacche, da 301 a 689 vitelli,
Oltre 6000Kg PUA POA Oltre; 180 tori, 73 vacche, 690 vitelli
Il POA è una dichiarazione contenente tutti i dati aziendali che dev’essere fatta ogni 5 anni, il POAS
non è altro che una forma un po’ più semplificata del POA. Il PUA è un documento redatto
annualmente riportante le specifiche aziendali riguardo; Carico zootecnico, strutture per lo
stoccaggio dei liquami, carico di azoto e piano di fertilizzazione conforme con le normative vigenti.
Affinché tale Direttiva sia rispettata le autorità prevedono ferrei controlli e pesanti sanzioni per i
trasgressori. Gli Enti Provinciali si accertano che le aziende rispettino gli adempimenti
amministrativi e che siano in possesso di tutta la documentazione necessaria (PUA, POA), i
trasgressori sono puniti con multe da 200 a 2000€. Le Amministrazioni Comunali, invece,
controllano nella pratica che gli operatori rispettino le modalità di trasporto e smaltimento, infatti,
nel caso in cui non venga rispettata l’utilizzazione agronomica dei reflui (es. spandimento di
quantità eccessive) è prevista una sanzione da 500 a 5000€.