Antisemitismo e - seieditrice.com · secolo seguente, al tempo di Elisabetta I (1558-1603). Quanto...

12
L’accusa di omicidio rituale Gli ebrei arrivarono in Inghilterra nell’XI secolo, chiamati dagli invasori normanni, che si sforzavano di potenziare l’economia del paese; a tal fine, c’era bisogno di abili finan- zieri, dotati di capitali e disposti a prestarli a chi volesse investirli in migliorie agricole, in massicce azioni di dissodamento oppure in attività connesse alla produzione, la lavora- zione e l’esportazione della lana. A quel tempo, il prestito a interesse era ancora vietato ai cristiani e sprezzantemente denominato usura, a prescindere dal tasso applicato; mol- ti mercanti italiani ignoravano il divieto ecclesiastico e associavano frequentemente l’at- tività creditizia a quella commerciale. I re d’Inghilterra, tuttavia, come altri principi sul continente, preferirono affidarsi prevalentemente a finanzieri ebrei, cui la Chiesa con- sentiva di svolgere il mestiere di usurai: infatti, a giudizio delle autorità religiose cristia- ne, per il fatto di non accettare Cristo gli israeliti erano già condannati all’inferno; se a quel primo e fondamentale peccato avessero aggiunto anche quello del prestare a usura, la loro posizione ultraterrena non sarebbe mutata di molto. Nel XII secolo, gli ebrei acquisirono un ruolo determinante e decisivo nella vita economica inglese; ben presto, però, la loro potenza suscitò invidie e rancori, che si manifestarono in occasione dell’entusiasmo suscitato dalla seconda crociata, bandita nel 1145, dopo che Antisemitismo e letteratura in Inghilterra Quentin Metsys, Gli usurai. La Chiesa cattolica permetteva agli ebrei di svolgere il mestiere di usurai. CULTURA, CIVILTÀ E RELIGIOSITÀ 1 UNITÀ 5 Antisemitismo e letteratura in Inghilterra F.M. Feltri, La torre e il pedone © SEI, 2012 APPROFONDIMENTO A

Transcript of Antisemitismo e - seieditrice.com · secolo seguente, al tempo di Elisabetta I (1558-1603). Quanto...

Page 1: Antisemitismo e - seieditrice.com · secolo seguente, al tempo di Elisabetta I (1558-1603). Quanto ai temi e ai contenuti, va ... sero descritti come dei sadici e perversi criminali;

L’accusa di omicidio ritualeGli ebrei arrivarono in Inghilterra nell’XI secolo, chiamati dagli invasori normanni, chesi sforzavano di potenziare l’economia del paese; a tal fine, c’era bisogno di abili finan-zieri, dotati di capitali e disposti a prestarli a chi volesse investirli in migliorie agricole, inmassicce azioni di dissodamento oppure in attività connesse alla produzione, la lavora-zione e l’esportazione della lana. A quel tempo, il prestito a interesse era ancora vietatoai cristiani e sprezzantemente denominato usura, a prescindere dal tasso applicato; mol-ti mercanti italiani ignoravano il divieto ecclesiastico e associavano frequentemente l’at-tività creditizia a quella commerciale. I re d’Inghilterra, tuttavia, come altri principi sulcontinente, preferirono affidarsi prevalentemente a finanzieri ebrei, cui la Chiesa con-sentiva di svolgere il mestiere di usurai: infatti, a giudizio delle autorità religiose cristia-ne, per il fatto di non accettare Cristo gli israeliti erano già condannati all’inferno; se aquel primo e fondamentale peccato avessero aggiunto anche quello del prestare a usura,la loro posizione ultraterrena non sarebbe mutata di molto.Nel XII secolo, gli ebrei acquisirono un ruolo determinante e decisivo nella vita economicainglese; ben presto, però, la loro potenza suscitò invidie e rancori, che si manifestaronoin occasione dell’entusiasmo suscitato dalla seconda crociata, bandita nel 1145, dopo che

Antisemitismo eletteratura in Inghilterra

Quentin Metsys, Gli usurai. La Chiesacattolica permetteva agliebrei di svolgere il mestiere di usurai.

CULTURA, CIVILTÀ

E RELIGIOSITÀ

IPE

RT

EST

O

1

UN

ITÀ

5A

ntis

emit

ism

oe

lett

erat

ura

inIn

ghilt

erra

F.M. Feltri, La torre e il pedone © SEI, 2012

APP

RO

FON

DIM

EN

TO

A

Page 2: Antisemitismo e - seieditrice.com · secolo seguente, al tempo di Elisabetta I (1558-1603). Quanto ai temi e ai contenuti, va ... sero descritti come dei sadici e perversi criminali;

2

UN

ITÀ

5L’

ET

ÀD

IC

ALV

INO

EFI

LIP

PO

II

F.M. Feltri, La torre e il pedone © SEI, 2012

APP

RO

FON

DIM

EN

TO

A

i musulmani avevano espresso i primi segnali di volontà di riscossa e mostrato di voler cac-ciare i cristiani dai territori conquistati durante la prima crociata (1096-1099). In que-sta occasione, la violenza aveva investito soprattutto gli ebrei delle città tedesche situatenella valle del Reno. Attacchi e aggressioni alle comunità israelite si registrarono, però, an-che in Francia e in Inghilterra, determinati dal nuovo clima di fanatismo crociato e odioantiebraico. In Inghilterra, nello specifico, nacque una nuova accusa antisemita, scono-sciuta in passato in contesto cristiano e destinata a mantenersi viva fino al XX secolo.La nuova calunnia è di solito denominata accusa del sangue o accusa di omicidio ri-tuale. La sua origine risale al 1144, quando, nel bosco di Norwich, fu scoperto il cada-vere di un ragazzo e gli ebrei furono accusati di averlo assassinato. Qualche anno più tar-di, il monaco Thomas di Monmouth rese l’accusa ancora più grave e infamante, affermandoche non si trattava di un episodio isolato: a suo giudizio, ogni anno, un gruppo di rab-bini si radunava per decidere in quale paese uccidere un cristiano, e procedeva poi a com-piere l’efferato delitto. Tale assassinio era una sorta di ripetizione dell’uccisione di Cristo:per questo, poiché la vittima ideale era un cristiano puro e innocente, di preferenza si sce-glieva un bambino. Nel giro di qualche decennio, l’accusa sorta in Inghilterra varcò la Manica e giunse sulcontinente, arricchendosi di nuovi elementi. Infatti, all’inizio del XIII secolo si sparse lavoce secondo la quale il sangue del cristiano assassinato sarebbe un ingrediente es-senziale del pane azzimo, consumato dagli ebrei durante la cena pasquale. La Bibbia,tuttavia, proibisce esplicitamente agli israeliti non solo l’omicidio, ma anche l’assunzio-ne di qualsiasi tipo di sangue, persino di quello degli animali utilizzabili per fini alimen-tare. L’evidenza della menzogna, in questo caso, fu talmente palese, da spingere le auto-rità cristiane a smentire pubblicamente l’odiosa accusa, che trasformava gli ebrei in cri-minali al limite del cannibale, disposti a compiere delitti orrendi, che li avrebbero auto-maticamente esclusi dal consorzio umano e giustificato il loro sterminio (di lì a qualchetempo, infatti, sarebbero stati stritolati da un meccanismo simile prima i templari, all’i-nizio del XIV secolo, e poi le donne accusate di essere streghe). Il primo a muoversi fu l’imperatore Federico II, che dopo un’accurata indagine tesa a sco-prire la verità pubblicò nel 1236 una bolla nella quale si dichiarava falsa la calunnia re-lativa all’omicidio rituale. Più tardi, nel 1247, prese posizione ufficiale anche papa In-nocenzo IV; in un solenne documento sulla questione, ribadiva che le leggi degli ebrei vie-tavano di far uso di sangue e prescrivevano di non uccidere. E invece, lamentava il pon-tefice, «dovunque si trovi un cadavere, l’omicidio viene imputato con malvagità agli ebrei.Vengono perseguitati con il pretesto di simili favole e di altre ancora. E, in contrasto coni privilegi accordati loro dalla Santa Sede Apostolica, è loro negato un regolare processoe giudizio. In spregio a tutte le norme di giustizia, gli ebrei vengono spogliati dei loro ave-ri, affamati, imprigionati e torturati, tanto che la loro sorte è forse peggiore di quella toc-cata ai loro padri in Egitto».

Letteratura e teatro veicoli di antisemitismoMalgrado queste solenni prese di posizione, il fenomeno dell’imputazione di omicidio ri-tuale non cessò; anzi, le accuse e i processi si moltiplicarono col tempo. Nel 1475, quan-do fu trovato ucciso, a Trento, un bambino di nome Simone, numerosi ebrei furono ac-cusati di averlo assassinato, vennero torturati e infine giustiziati. Nel 1582, Simone da Tren-to fu beatificato, a seguito delle pressioni popolari. In genere, erano i predicatori itinerantia insistere su questo tema, ignorando le bolle e i pronunciamenti ufficiali delle autorità;allo stesso modo, in occasione del venerdì santo, le omelie e le sacre rappresentazioni diffon-devano un’immagine stereotipata dell’ebreo, dipinto come un essere sadico e demoniaco.Nel 1290, gli ebrei furono espulsi dall’Inghilterra. A partire da quella data, è del tuttoassurdo e impossibile individuare una qualsiasi motivazione di tipo economico nell’odioche la cultura inglese, a tutti i livelli, manifesta nei confronti degli israeliti. In questo casolimite – un antisemitismo virulento, in un contesto affatto privo di ebrei – è chiaro cheil ruolo decisivo dev’essere attribuito alla religione e ai pregiudizi che essa aveva con-

R i fe r i me n t os t o r i o g r af i c o

pag. 91

Page 3: Antisemitismo e - seieditrice.com · secolo seguente, al tempo di Elisabetta I (1558-1603). Quanto ai temi e ai contenuti, va ... sero descritti come dei sadici e perversi criminali;

3

UN

ITÀ

5A

ntis

emit

ism

oe

lett

erat

ura

inIn

ghilt

erra

F.M. Feltri, La torre e il pedone © SEI, 2012

APP

RO

FON

DIM

EN

TO

A

tribuito a diffondere e a consoli-dare. A livello letterario, il testo più ce-lebre è senza dubbio il Racconto del-la priora, che si incontra nei Rac-conti di Canterbury di GeoffreyChaucer. L’autore scrisse l’opera apartire dal 1387; la novella in que-stione, invece, si ispira al caso diUgo da Lincoln, un bambino tro-vato morto nel 1255. Secondo lamonaca che – nella finzione diChaucer – narra la vicenda, in«una grande città dell’Asia» gliebrei uccisero un bambino che erasolito attraversare il loro quartierecantando un inno a Maria Vergine.I termini usati sono sempre forti edurissimi: a giudizio della priora, l’i-dea dell’omicidio fu instillata nel-la mente degli israeliti dal «nostroprimo nemico, quel serpente di Sa-tana, che ha deposto un vespaio nelcuore dei giudei». Tuttavia, il delittodi quelli che sono sprezzantemen-te chiamati «razza maledetta dinuovi Erodi» non restò segreto, invirtù di un grande miracolo com-piuto dalla Madonna: sebbeneavesse la gola tagliata, e sebbene ilsuo cadavere fosse stato gettato inun pozzo («anzi, in una latrina vidico che lo gettarono quegli ebrei,proprio dove loro andavano a svuotarsi le interiora!»), il bimbo riprese a cantare, fino aquando non fu scoperto dalle autorità, che seppellirono in modo solenne il piccolo mar-tire e condannarono a morire «fra il tormento e il disonore» i suoi assassini. A livello teatrale, un messaggio simile era trasmesso agli inglesi dai quadri della Passio-ne, capaci di raggiungere anche la grande massa degli analfabeti, in quanto erano messiin scena il venerdì santo, sui sagrati delle chiese. Ignorando o minimizzando il ruolo diPonzio Pilato e dei romani, in queste sacre rappresentazioni gli ebrei erano sistematica-mente presentati come gli unici responsabili della morte di Cristo. Inoltre, erano israeli-ti coloro che materialmente inchiodavano Gesù sul patibolo e innalzavano la croce: per-sonaggi sadici e crudeli, in queste loro attività si sforzavano di far patire al crocefisso tut-te le sofferenze possibili, dichiaravano di essere perfettamente consapevoli della gravità delpeccato di cui si macchiavano e – comportandosi da veri e propri demoni – rifiutavanosdegnosamente il perdono divino.Molti dei testi che ci sono pervenuti sono del Quattrocento e per molti aspetti vanno con-siderati come i precursori della grande rivoluzione teatrale che si sviluppò a Londra nelsecolo seguente, al tempo di Elisabetta I (1558-1603). Quanto ai temi e ai contenuti, varicordato che essi furono ancora rappresentati per molto tempo, almeno fino alla metàdel secolo, cioè fino al momento in cui l’Inghilterra non aderì in modo completo e irre-versibile alla Riforma. Il pubblico dell’età elisabettiana, dunque, era perfettamente pre-parato e psicologicamente disponibile ad assistere a un’opera teatrale in cui gli ebrei fos-sero descritti come dei sadici e perversi criminali; e questo anche se da tre secoli in In-ghilterra non c’erano più ebrei.

Una rappresentazioneteatrale in una stampainglese del XVII secolo.

Page 4: Antisemitismo e - seieditrice.com · secolo seguente, al tempo di Elisabetta I (1558-1603). Quanto ai temi e ai contenuti, va ... sero descritti come dei sadici e perversi criminali;

4

UN

ITÀ

5L’

ET

ÀD

IC

ALV

INO

EFI

LIP

PO

II

L’ebreo di MaltaQuando William Shakespeare, intorno al 1587, giunse a Londra, vi era una fiorenteindustria teatrale, in cui la componente economica e imprenditoriale aveva un posto diprimaria importanza. La capitale del regno ospitava circa 200 000 abitanti e poiché la

gente aveva voglia di svagarsi e di divertirsi, la cittàcominciò a dotarsi di strutture di vario genere,

fra cui spiccavano i luoghi per le esecuzionicapitali, i bordelli e soprattutto le arene, incui avevano luogo combattimenti moltocruenti tra animali (ad esempio orsi con-tro cani). Ma, nel 1567, il mercante lon-dinese John Brayne ebbe l’idea di costruire

il primo teatro pubblico indipendente,che prese il nome di Red Lion. A Lon-

dra, non era stato più costruitoniente di simile dal tempo del-l’Impero romano. Nove annidopo, venne eretto un secondoedificio, chiamato semplice-mente The Theatre, e presto nesarebbero seguiti altri (il Rose, loSwan, il Red Bull, il Fortune el’Hope). A tutti questi si ag-giunse infine, nel 1598, TheGlobe, il teatro in cui venne rap-presentata la maggior parte del-le opere mature di Shakespeare.In un primo tempo, il dram-maturgo inglese più famoso fu

Christopher Marlowe, un individuo complesso, che amava gli eccessi e morì durante unarissa nel 1593. I personaggi delle sue opere sono in genere figure che non sanno porsi al-cun limite, nella loro ricerca di potenza, di sapienza o di denaro. Sono figure tragiche per-ché vorrebbero, a modo loro, superare l’umano, sfidare Dio e le sue regole, ma risultano

DOCUMENT ILa Passione di CristoIl testo seguente proviene da un’opera intitolata La Crocifissione, che a sua volta fa parte del

cosiddetto Ciclo di Wakefield, comprendente 32 copioni teatrali, denominati plays. L’opera è data-bile al 1425 circa e mostra il ruolo che il teatro sacro svolse in Inghilterra come veicolo di diffusionedell’antisemitismo a livello popolare.

GESÙ: […] Padre, che siedi in trono, perdona loro questa colpa. Questa grazia ti chiedo– ché non sanno quel che si fanno, né colui che hanno ucciso.

PRIMO TORTURATORE: Oh, sì, sappiamo bene quel che facciamo. SECONDO TORTURATORE: Sì, se ne accorgerà presto.TERZO TORTURATORE: Ma vada all’inferno! Crede forse che ci curiamo di come può soffrire?QUARTO TORTURATORE: Vorrebbe ritardare la sua morte, questo vorrebbe fare, ve lo dico io.PRIMO TORTURATORE: Avanti, tutti insieme solleviamo questa croce.SECONDO TORTURATORE: Sì, e lasciamola cadere nel fosso: questo lo farà andare in pezzi.TERZO TORTURATORE: Sì, gli strapperà un membro dopo l’altro.QUARTO TORTURATORE: Gli spezzerà le giunture. Avanti, vediamo chi va meglio.

A. LOMBARDO (a cura di), Teatro inglese del Medioevo e del Rinascimento, Sansoni, Firenze 1991, p. 54

Christopher Marlowe inun ritratto del 1585 di

autore ignoto.

F.M. Feltri, La torre e il pedone © SEI, 2012

APP

RO

FON

DIM

EN

TO

A

Page 5: Antisemitismo e - seieditrice.com · secolo seguente, al tempo di Elisabetta I (1558-1603). Quanto ai temi e ai contenuti, va ... sero descritti come dei sadici e perversi criminali;

infine sconfitte dal tempo, dalla caducità che investe e distrugge tutte le realtà terrene, opiù semplicemente dalla giustizia umana e divina, che ha ragione della loro empietà.La tragedia intitolata L’ebreo di Malta fu composta da Marlowe nel 1589. L’opera si in-serisce in un quadro più ampio, cioè fa parte di una trilogia di testi teatrali che aveva-no per tema il titanismo: i personaggi di questi drammi, infatti, come i mitologici tita-ni, si caratterizzano per il fatto di non accettare limitazioni di nessun tipo ai loro desi-deri e alle loro brame. Nel caso di Tamerlano, si tratta di brama di potere politico, daconquistare e da mantenere a qualunque costo e con ogni mezzo, secondo il più puroinsegnamento machiavelliano; nel caso del Doctor Faustus, il protagonista è avido di sa-pere e di conoscenza, e per realizzare il suo obiettivo è disposto perfino a stipulare unpatto con il demonio. Il protagonista dell’Ebreo di Malta si chiama Barabba, un nome che vuole richiamare allamemoria del lettore cristiano l’assassino che, secondo il Nuovo Testamento, il popolo vol-le libero al posto di Cristo. Barabba è insaziabile di ricchezze. Per aumentarle o difenderleviola ogni legge morale, esattamente come fanno i principi che, per conservare il potere,sono disposti a compiere ogni sorta di delitto. Significativamente, nel Prologo del dram-ma, a scena ancora chiusa compare il fantasma di Machiavelli, che riassume la storia chedi lì a poco sarebbe comparsa sotto gli occhi dello spettatore.Nel caso di Barabba, tuttavia, la malvagità non è un semplice mezzo per conseguireun fine, per sottrarsi all’anonimato ed emergere dalla massa, oppure per conquistaree mantenere il potere (come nel caso di Tamerlano, nell’opera omonima). Barabba, nel-l’Ebreo di Malta, appare come una specie di demonio in carne e ossa, di essere diabo-lico che si realizza nel compiere il male, come emerge dalle terribili parole della Sce-na III dell’Atto II.

DOCUMENT IBarabba, l’ebreo di Marlowe Marlowe condensa in poche righe tutti i pregiudizi contro gli ebrei che erano sorti durante il Me-

dioevo. Fin dal tempo della peste nera, gli ebrei erano accusati di avvelenare i pozzi, di praticare l’u-sura e di uccidere i bambini cristiani. Marlowe mostra di condividere del tutto queste accuse, ampia-mente diffuse tra gli inglesi, malgrado l’assenza di israeliti sul territorio inglese fin dal 1290. Nel casodell’Ebreo di Malta, le credenze degli spettatori e quelle dell’autore coincidevano perfettamente.

Io m’aggiro di notte sotto le mura, là dove tanti infermi gemono, e li uccido; spessovado attorno ad avvelenare i pozzi; talvolta anche, per dimostrar quanto bene io voglia ailadri cristiani, sono ben contento di privarmi di un po’ del mio denaro pur di vederli – men-tr’io passeggio sulla mia loggia – passar di lì prigionieri, in catene. Quand’ero giovane stu-diai medicina ed incominciai a praticarla in Italia; là resi ricchi i preti con funerali su fune-rali, e per opera mia le mani dei sagrestani eran sempre in moto a scavar tombe e a sonarcampane a morto. Dopo di ciò fui ingegnere e nella guerra tra Francia e Germania, col pre-testo d’aiutar Carlo V, feci strage d’amici e nemici con le mie invenzioni. Poi fui usuraio;e a furia d’estorsioni, di truffe, di confische, facendo il sensale, accettando pegni, in unanno popolai di falliti le prigioni e di piccoli orfani gli ospizi. Ogni mese qualcuno impaz-ziva per causa mia; v’era persino chi s’impiccava pel dolore, appuntandosi al petto un grancartiglio ove stava scritto com’io lo avessi torturato con l’esigere gli interessi. Ma guardacome, dal rendere infelici tutti costoro, è venuta a me la felicità! Oggi io son tanto riccoche potrei comperare la città intera.

C. MARLOWE, Tamerlano. Dottor Faustus. L’ebreo di Malta, TEA, Milano 1992, pp. 318-319, trad. it. M.A. ANDREONI D’OVIDIO

Per quale motivo si può parlare di natura demoniaca di Barabba?Si può affermare che la tendenza di Barabba a compiere il male è razionale, cioè dettata da un

preciso interesse e tornaconto personale? Motiva la tua risposta.

5

UN

ITÀ

5A

ntis

emit

ism

oe

lett

erat

ura

inIn

ghilt

erra

F.M. Feltri, La torre e il pedone © SEI, 2012

APP

RO

FON

DIM

EN

TO

A

Page 6: Antisemitismo e - seieditrice.com · secolo seguente, al tempo di Elisabetta I (1558-1603). Quanto ai temi e ai contenuti, va ... sero descritti come dei sadici e perversi criminali;

6

UN

ITÀ

5L’

ET

ÀD

IC

ALV

INO

EFI

LIP

PO

II

F.M. Feltri, La torre e il pedone © SEI, 2012

APP

RO

FON

DIM

EN

TO

A

Il mercante di VeneziaSicuramente, Shakespeare conosceva L’ebreo di Malta di Marlowe e ha tratto spun-to da esso; al di là degli innumerevoli paralleli testuali che è possibile istituire, si pen-si semplicemente al fatto che, in entrambe le opere, la figlia prediletta dell’ebreo si in-namora di un cristiano e lo sposa. Tuttavia, l’atmosfera complessiva che si respira nel-l’opera shakespeariana è profondamente diversa da quella del dramma marlowiano. Inprimo luogo, Il mercante di Venezia è caratterizzato dall’intreccio di due vicende, unatragica e drammatica, l’altra leggera: l’affare della libbra di carne e la questione del ma-trimonio di Porzia. A differenza dell’Ebreo di Malta e di numerose altre opere dello stes-so Shakespeare, Il mercante di Venezia non appartiene a un genere preciso: non è néuna tragedia (in virtù del suo finale, lieto, almeno per i personaggi cristiani), né unacommedia allegra e spensierata. Fin dall’inizio, il testo ci si presenta all’insegna del-l’ambiguità e della complessità. Nella scena iniziale, Bassanio chiede aiuto finanziario all’amico Antonio (il mercantedi Venezia di cui parla il titolo) per poter sembrare ricco agli occhi di Porzia, ereditieradi Belmonte, che per volontà di suo padre potrà sposare solo chi vincerà la lotteria deitre scrigni. Antonio, per aiutare Bassanio, chiede 3000 ducati, per tre mesi, all’usu-raio ebreo Shylock. Invece degli interessi, tuttavia, il banchiere chiede, in caso di in-solvenza, una libbra di carne di Antonio, che a più riprese, in passato, ha insultato edisprezzato lo stesso Shylock. Gessica, figlia di Shylock, si è nel frattempo innamora-ta di Lorenzo (un amico di Bassanio), che elabora un astuto piano per prendere all’e-breo sia la ragazza sia le ricchezze; infatti, mentre Shylock è a cena da Bassanio, Ges-

sica fugge di casa portando con sé una grande quantità d’oro e di gioielli. A Belmonte, si presentano a Porzia dapprima il principe del Ma-

rocco (che sceglie lo scrigno d’oro) e il principe d’Arago-na (che sceglie lo scrigno d’argento). Lasciandosi gui-

dare solo dalle apparenze, hanno sbagliato scrigno;Bassanio invece, arrivato a Belmonte, apre quel-

lo giusto, di piombo, e può sposare Porzia. Mauna lettera lo informa che Antonio si trovain gravi difficoltà: poiché tutte le navi delmercante hanno fatto naufragio, Antonionon ha denaro per saldare il suo debito conShylock, che da parte sua, irremovibile,vuole la sua libbra di carne.Sarà Porzia a escogitare il sistema per sal-vare Antonio: dopo essersi travestita dagiurista, si presenta in tribunale e sostie-ne la tesi secondo cui il contratto stipula-

to da Antonio prevede sì la consegna di unalibbra di carne, ma non parla assolutamen-

te di sangue. Quindi, a rigore, l’ebreo potràprendersi la sua libbra di carne, solo se riuscirà

a non versare nemmeno una goccia di sangue delmercante cristiano. Alla fine della discussione, Shy-

lock è costretto da Porzia non solo a rinunciare alla suapenale, ma anche a farsi cristiano e a cedere tutti i suoi beni

(dopo la morte) alla figlia.Porzia, infine, mentre è ancora travestita da giurista chiede in dono a Bassanio un anel-lo che ella stessa gli aveva dato, ingiungendogli di non separarsene mai. Tornata a Belmonte,Porzia dapprima rimprovera Bassanio, ma poi svela il suo trucco al processo e perdona ilmarito per la leggerezza con cui è venuto meno al giuramento di conservare per semprel’anello, pegno del suo amore per la moglie.

Ritratto di WilliamShakespeare.

R i fe r i me n t os t o r i o g r af i c o

pag. 112

Page 7: Antisemitismo e - seieditrice.com · secolo seguente, al tempo di Elisabetta I (1558-1603). Quanto ai temi e ai contenuti, va ... sero descritti come dei sadici e perversi criminali;

7

UN

ITÀ

5A

ntis

emit

ism

oe

lett

erat

ura

inIn

ghilt

erra

F.M. Feltri, La torre e il pedone © SEI, 2012

APP

RO

FON

DIM

EN

TO

A

Normalità e diversità a confrontoPrima di addentrarci nell’analisi della figura di Shylock, conviene soffermarci su Anto-nio, il cui tratto dominante, all’inizio dell’opera, è la malinconia. Un numero elevato dicritici mette in diretta connessione questa tristezza di Antonio (per la quale egli dice dinon saper trovare una spiegazione plausibile) con il profondo affetto che egli nutre perBassanio: si tratterebbe, in pratica, di un amore omosessuale. Antonio stesso (prima an-cora della società) condanna e tenta di cancellare questo suo sentimento; ma invece, almassimo, riesce soltanto a rimuoverlo, a nasconderlo. Anche il mercante Antonio, dunque, è un escluso, un isolato rispetto al mondo nor-male che lo circonda. Ma poiché, in realtà, è in-capace di accettare la propria diversità, deve sfor-zarsi con ogni mezzo di ribadire la propria nor-malità, di mettere in mostra che condivide ap-pieno i valori dominanti e socialmente apprezzatidel gruppo in cui è inserito. Ecco perché, fortedel suo essere cristiano (cioè della sua piena ap-partenenza, sotto questo profilo, alla comunità deinormali) assume nei confronti del diverso religiosoe culturale (l’ebreo) un atteggiamento di disprezzoparticolarmente accentuato, sicuramente piùaspro di quello di tutti gli altri personaggi dell’o-pera. Il suo odio verso Shylock (e, più in gene-rale, verso gli ebrei) non è una conseguenza delmicidiale contratto proposto dall’usuraio: alcontrario, come emerge chiaramente da tutta laScena III dell’Atto I, in varie occasioni Antonioha già pubblicamente insultato Shylock – dan-dogli del «miscredente», dello «strozzino» e del «cane» – ed è arrivato al punto di sputar-gli sulla sua «gabbana d’ebreo». Nel processo davanti al doge, Antonio afferma esplicitamente e appassionatamente cheogni tentativo di porre un freno all’odio e alla sete di sangue di Shylock è del tutto im-possibile e condannato allo scacco. «Ricordati – dice Antonio a Bassanio –, che l’hai dafare con un ebreo. Tanto varrebbe, essendo sulla spiaggia, pregare la marea di contenereil suo normale flusso; tanto varrebbe chiedere a un lupo perché ha fatto piangere d’an-goscia la pecora per il perduto agnello; tanto varrebbe proibire agli abeti della montagnadi fremere nelle alte cime e di stormire quando li strapazzano le raffiche del cielo; tantovarrebbe tentare le cose più assurde, quanto il cercare di mitigare – e c’è cosa più assur-da – questo cuore giudeo» (Atto IV, Scena I). Al di là della varietà e della bellezza delle immagini evocate, il risultato ottenuto da que-ste parole è quello di rendere alla perfezione il punto di vista di Antonio; a suo giudizio,la malvagità di Shylock è congenita e inseparabile dal suo essere ebreo. I parallelinaturalistici presentano quella perfidia come una realtà inestirpabile e immodificabile, pre-sente negli ebrei fin dalle origini (come la ferocia nel lupo) e destinata ad accompagnar-li fino alla distruzione del mondo.Nella Scena IV dell’Atto III, Shylock, aveva affermato: «Mi hai dato del cane prima di aver-ne motivo; e ora un cane voglio essere: e bada alle mie zanne». Dal punto di vista dell’e-breo, dunque, il suo modo di fare violento verso Antonio è solo un atto di giusta vendet-ta per tutte le umiliazioni subite. Quello di cui Shylock non si rende conto, però, è che com-portandosi così fa solo il gioco di chi, pregiudizialmente (cioè prima di ogni sua azione esenza curarsi di come l’ebreo fino ad allora avesse effettivamente agito) lo odiava, e che per-tanto dal violento comportamento di Shylock si vede solo confermata la piena legittimitàdel proprio odio. Anzi, tutto ciò giustifica perfino l’eliminazione del diverso, come mostrala dinamica del processo davanti al doge, dopo che Porzia (facendo osservare che a Shy-lock è proibito prelevare da Antonio – nel momento in cui asporta la sua libbra di carne– anche una sola goccia di sangue) ha salvato la vita dell’amico di suo marito.

Incisione del XVII secoloche raffigura il massacro di ungruppo di ebrei.

Page 8: Antisemitismo e - seieditrice.com · secolo seguente, al tempo di Elisabetta I (1558-1603). Quanto ai temi e ai contenuti, va ... sero descritti come dei sadici e perversi criminali;

8

UN

ITÀ

5L’

ET

ÀD

IC

ALV

INO

EFI

LIP

PO

II

F.M. Feltri, La torre e il pedone © SEI, 2012

APP

RO

FON

DIM

EN

TO

A

La contrapposizione tra Belmonte e VeneziaBelmonte, la terra di Porzia, si contrappone nettamente a Venezia e ne è per così direl’opposto, il rovescio. Infatti, tanto la città lagunare appare come terra di diversità(che si scontrano tra loro, oltre a confrontarsi con la normalità), quanto Belmonte sem-bra il regno in cui la normalità domina incontrastata: luogo per eccellenza dell’amo-re eterosessuale, è pure la terra dove può trovare rifugio Gessica, la figlia traditrice diShylock, dopo la sua conversione. Non a caso, allora, la logica antisemita di Porzia ap-pare ancora più coerente (per quanto meno volgare) di quella di Antonio: basti pen-sare che essa, dopo aver sconfitto Shylock sul piano della stretta giustizia, non sa ar-restarsi alla cancellazione del debito, ma finisce per esigere, di fatto, la stessa vita diShylock. «Aspetta ebreo – dice Porzia dopo aver ottenuto dal doge la grazia per An-tonio –. La tua stretta giustizia non ti abbandona ancora. È stabilito, nella giustiziadegli statuti di Venezia, che quando resti provato che uno straniero ha, con mezzi ido-nei diretti o indiretti, attentato alla vita di un cittadino, alla parte lesa va una metà deibeni del reo; l’altra metà passa alle casse dell’erario; e la vita del reo resta affidata alleprovvidenze inappellabili del doge» (Atto IV, Scena I).Certo, subito dopo, il doge concede la grazia e Antonio lascia a Shylock i mezzi pervivere; il risultato, però, in un certo senso non cambia, in quanto l’essenziale viene co-munque raggiunto nel momento in cui, come pre-condizione, viene posta la conver-sione dell’ebreo stesso. L’effetto, dunque, è ugualmente la cancellazione della diversità,l’eliminazione dell’ebreo da parte della società critiana normale, che non tolleraal proprio interno dissidenze morali, culturali o religiose di sorta. È proprio il fatto

di mettere a nudo questa logica impietosa che impedisce al critico di liquidare sprez-zantemente come antisemita Il mercante di Venezia; il dramma, al contrario, ci

appare come un coraggioso atto di denuncia contro ogni forma di intolleranza,ancor oggi stimolante e provocatorio, proprio in virtù della sua complessità.

Non v’è dubbio sul fatto che Shylock sia una vittima: lo è prima di tutto,in generale, del pregiudizio e dell’intolleranza della società normale (cristiana),che non accetta l’esistenza della diversità; lo è in secondo luogo, e più inparticolare, dell’arroganza di Antonio, nella misura in cui, per quella stra-da, egli tenta di ribadire (a se stesso e agli altri) la propria normalità. Tut-tavia, nel momento in cui cede alla tentazione di richiedere la vita di An-tonio come pegno per il suo prestito, e allorché (ulteriormente esacer-bato dalla perdita della figlia e del denaro che ella gli ha sottratto) insi-ste nell’esigere la sua libbra di carne, in modo altrettanto inconfutabileci appare come un colpevole, per non dire un criminale. Per capire questa duplice caratterizzazione di Shylock, è fondamen-tale osservare che per Shakespeare (a differenza di Marlowe) l’ebreo nonè affatto un demonio incarnato, capace solo di concepire malvagità e

di compiere delitti. Come emerge dai celebri versi della Scena I dell’AttoIII, l’ebreo è, per l’autore del Mercante, un essere umano come tutti gli

altri, capace come loro di soffrire, di amare e di ridere: «Non ha occhi,un ebreo? Non ha mani organi statura sensi affetti passioni? Non si nutre

anche lui di cibo? Non sente anche lui le ferite? Non è soggetto anche luiai malanni e sanato anche lui dalle medicine; scaldato e gelato anche lui dal-

l’estate e dall’inverno come un cristiano? Se ci fate il solletico, non ridiamo? Seci avvelenate, non moriamo? E se ci offendete non dovremmo vendicarci? Se siamo

come voi in tutto e per tutto, anche in questo vogliamo somigliarvi: se un ebreo of-fende un cristiano, come gli mostra la sua famosa carità il cristiano? Vendicandosi. Ese un cristiano offende un ebreo, quale dovrà essere, a somiglianza di quella cristiana,la sua carità? Eh… la vendetta! Villania mi insegnaste e villania vi userò; e sarà diffi-cile che io resti al disotto dei maestri» (Atto III, Scena I).

Maurycy Gottlieb,Shylock con la figlia

Gessica, dipinto del XIX secolo.

Page 9: Antisemitismo e - seieditrice.com · secolo seguente, al tempo di Elisabetta I (1558-1603). Quanto ai temi e ai contenuti, va ... sero descritti come dei sadici e perversi criminali;

9

UN

ITÀ

5A

ntis

emit

ism

oe

lett

erat

ura

inIn

ghilt

erra

F.M. Feltri, La torre e il pedone © SEI, 2012

APP

RO

FON

DIM

EN

TO

A

Si può dunque affermare che il punto di vista dell’autore (Shakespeare) su questa de-licata questione dell’umanità dell’ebreo si discosta in maniera nettissima dal puntodi vista del protagonista della sua opera (Antonio), il quale condivide appieno il pre-giudizio cristiano relativo alla intrinseca e irriducibile malvagità degli ebrei. Ma, in tal modo,Shakespeare si distingue nettamente (per non dire soprattutto) anche da Marlowe, e ladifferenza tra i due scrittori consiste principalmente nel fatto che Barabba è un personaggioassolutamente statico, tragicamente immutabile nella sua qualità di principe del Male; Shy-lock, invece, è una figura dinamica, che evolve e si trasforma nel corso della vicenda. Lacattiveria di Shylock non è affatto qualcosa di connaturato con il fatto di essere ebreo, ben-sì una reazione che gli altri, col loro disprezzo e la loro intolleranza, hanno preparato einfine scatenato. Shylock (personaggio dinamico) non è sempre stato una belva, né la fe-rocia è parte integrante del suo essere più di quanto non possa nascondersi in qualsiasiessere umano: è il brutale comportamento di Antonio nei suoi confronti a trasformare que-sta persona capace di amare e di soffrire in un «cane», in un essere spietato fino all’in-transigenza, nel reclamare la sua libbra di carne.Il risultato dell’intera operazione è che Shakespeare riesce a delineare perfettamente le mo-dalità di funzionamento del fenomeno dell’antisemitismo, il cui tratto più tipico è quel-lo di essere una profezia che si autorealizza: un uomo, identico a tutti gli altri, vieneinfatti messo in condizioni e sottoposto ad umiliazioni tali da essere indotto a trasformarsiin quel tipo di figura che l’antisemita afferma che l’ebreo effettivamente sia. Il che raffor-za l’antisemita nel suo odio e gli fa apparire pienamente giustificata la violenza che ha eser-citato (o si accinge a esercitare) verso l’ebreo.

R i fe r i me n t i s t o r i o g r af i c iLa genesi dell’accusa di omicidio rituale

La cosiddetta accusa del sangue fu mossa contro gli ebrei fino all’inizio del Novecento. Quando lacalunnia raggiunse la sua forma definitiva, si affermava che israeliti uccidevano un bambino cristiano,per impastare con il suo sangue il pane azzimo, che essi consumavano durante la cena pasquale. Inorigine, però, l’omicidio rituale di cui gli ebrei erano accusati in Inghilterra era concepito dagli scritto-ri cristiani prima di tutto come una ripetizione della crocifissione di Cristo.

La genesi dell’accusa di omicidio rituale nei confronti degli ebrei nel medioevo è iden-tificabile nell’opera di alcuni membri dell’ordine benedettino e della gerarchia ecclesiasticache nel XII secolo, in Inghilterra, fanno nascere l’accusa, per così dire, già adulta, perfet-tamente formata e armata di tutto punto come Minerva dalla testa di Giove. Cita et Mira-cela S. Wilelmi Norwicensis, l’opera di Thomas di Monmouth che fonda il mito del santomartire William di Norwich, è un testo complesso e affascinante. Thomas era giunto in cittàtra il 1147 e il 1150 per divenire monaco presso la sua cattedrale, che era sede del ve-scovado locale e di una comunità benedettina. Era poi venuto a sapere che il giorno diPasqua del 25 marzo del 1144 era stato ritrovato il cadavere di un ragazzo [William diNorwich, n.d.r.] ed era stato seppellito in terreno sconsacrato. Nel corso di un sinodo lo-cale tenutosi un mese dopo il padre, un sacerdote di nome Godwin Sturt, aveva accu-sato alcuni ebrei dell’assassinio di William. Questa prima accusa di Godwin era una sem-plice accusa di omicidio. Il vescovo Edoardo si era detto scettico, ma aveva invitato gliebrei a discolparsi da quella che era ancora una semplice accusa di omicidio.

A questo punto era però intervenuta l’autorità secolare: lo sceriffo di Norwich, reputandoinfondate le accuse e temendo per l’ordine pubblico, aveva ordinato agli ebrei di non pre-sentarsi al vescovo e di non rispondere alle domande dell’autorità ecclesiastica. Vista la cre-

1

Page 10: Antisemitismo e - seieditrice.com · secolo seguente, al tempo di Elisabetta I (1558-1603). Quanto ai temi e ai contenuti, va ... sero descritti come dei sadici e perversi criminali;

10

UN

ITÀ

5L’

ET

ÀD

IC

ALV

INO

EFI

LIP

PO

II

F.M. Feltri, La torre e il pedone © SEI, 2012

APP

RO

FON

DIM

EN

TO

A

scente tensione, lo sceriffo aveva poi ordinato agli ebrei di trasferirsi al sicuro entro le muradel castello di Norwich. A questo punto, […] sul caso di William, Thomas profuse tutte le sueenergie, riuscendo a trasformare un semplice caso irrisolto di omicidio o di morte acciden-tale nella celebrazione di un santo martire e nell’accusa di omicidio rituale a scopi religiosi con-tro gli ebrei. Nel libro I della sua Vita del santo, Thomas presentò al lettore i fatti, così comelui li aveva ricostruiti con indagini condotte più sulla base di congetture che su riscontri, trail 20 e il 24 marzo 1144. L’incauto William, che era stato più volte ammonito dai genitori anon frequentare ebrei, venne portato da un forestiero presso una casa della comunitàebraica. Al momento della cena il fanciullo fu afferrato dagli ebrei, che dopo avergli posto inbocca un bastoncino assicurato con una cinghia alla nuca, procedettero poi nel modo se-guente: «prendendo un corto tratto di corda, dello spessore di un mignolo, e legandovi trenodi sporgenti ad una certa distanza, legarono quella testa innocente dalla fronte alla nuca,spingendo il nodo centrale nella sua fronte e gli altri due nelle tempie, mentre le due estre-mità della corda erano legate strettamente sulla nuca e legate in un nodo molto stretto. Leestremità della corda furono poi passate attorno al collo e portate attorno alla gola sotto ilmento, e lì completarono questa spaventosa macchina di tortura con un quinto nodo. Maneppure allora la crudeltà dei torturatori poteva essere soddisfatta, senza aggiungere peneancor più severe. Avendogli rasata la testa, la trafissero con innumerevoli spine, e fecero or-ribilmente sgorgare il sangue dalle ferite che gli avevano inflitto». Subito dopo gli ebrei, se-condo Thomas, crocefissero William pronunciando questa formula: «…come abbiamo con-dannato il Cristo ad una morte vergognosa, così condanniamo anche il cristiano, così che,unendo il signore e il suo servo nella stessa punizione, noi possiamo ritorcere su di loro la penadi quel rifiuto che essi ci imputano». La vittima venne poi finita con una «spaventosa ferita sulsuo fianco sinistro», il suo corpo, lavato con acqua bollente fu infine gettato nella foresta diThorpe.

Thomas introduceva poi il suo più importante testimone, che non solo confermava l’ac-caduto, ma ne spiegava i motivi reconditi e segreti: si trattava di un certo Teobaldo, che Tho-mas presentava come un ebreo convertitosi al cristianesimo proprio grazie ai miracoli attri-buiti all’intercessione di William. Secondo il racconto di Thomas, Teobaldo gli riferì che gli ebreidi Spagna si riunivano annualmente a Narbonne per organizzare il sacrificio e lo spargimentodel sangue di un cristiano, e questo per adempiere ad una prescrizione contenuta in «anti-chi scritti» dei loro padri. Gli ebrei di Narbonne decidevano in quale nazione si sarebbe te-nuto il sacrificio, mentre gli ebrei della nazione prescelta indicavano la città in cui eseguire ilsacrificio. Nel 1144 la scelta era caduta sull’Inghilterra e su Norwich. L’uccisione serviva agliebrei per un duplice scopo: manifestare solennemente odio e disprezzo per Gesù Cristo, lacui uccisione perpetrata dai loro avi era stata la causa della loro schiavitù e dispersione peril mondo, e procurare la liberazione del popolo d’Israele e il suo ritorno in Palestina. […]

Il racconto di Thomas, considerato nel suo insieme, contiene degli elementi inediti e scon-certanti. In particolare l’idea, totalmente nuova, che non un gruppo di ebrei o una singolacomunità ebraica siano responsabili di quanto si pretende avvenuto, ma l’intero ebraismo.Ovvero che tutti gli ebrei, in quanto popolo, siano direttamente responsabili della morte diWilliam. Altra idea devastante elaborata da Thomas è quella secondo cui il martirio di Wil-liam sia solo un anello di una catena di uccisioni rituali che si stende dagli anni della Diasporaal presente e che è destinata a continuare sino a quando Israele non si convertirà, ovvero,in termini di escatologia cristiana, quasi fino al Giudizio Universale. Dal momento poi che siafferma che gli ebrei decidono ogni anno dove si debba svolgere il sacrificio, e che non c’èmodo di prevedere su quale località cadrà la loro scelta, l’omicidio rituale diventa un affaireche riguarda immediatamente l’intera Cristianità. Ogni comunità ebraica diventa in un certosenso colpevole ancor prima che si verifichi la scomparsa di un bambino o un uccisione.Questo incredibile dettaglio sembra concepito ad arte per alimentare ansie e fantasie pa-ranoiche nella popolazione, e per scavare un solco incolmabile tra le comunità ebraiche equelle cristiane.

R. TARADEL, L’accusa del sangue. Storia politica di un mito antisemita, Editori Riuniti, Roma 2002, pp. 23-25

Quale enorme peccato, secondo la tradizione cristiana ostile agli ebrei, essi avrebbero dovutoscontare fino alla fine della Storia?

Quale idea «totalmente nuova» (e «devastante») introdusse il racconto di Thomas di Monmouth?Che cosa è la «diaspora»? Quale evento, secondo la tradizione cristiana ostile agli ebrei,

l’avrebbe provocata? Quando si concluderà?

Page 11: Antisemitismo e - seieditrice.com · secolo seguente, al tempo di Elisabetta I (1558-1603). Quanto ai temi e ai contenuti, va ... sero descritti come dei sadici e perversi criminali;

11

UN

ITÀ

5A

ntis

emit

ism

oe

lett

erat

ura

inIn

ghilt

erra

F.M. Feltri, La torre e il pedone © SEI, 2012

APP

RO

FON

DIM

EN

TO

ALa genesi del Mercante di VeneziaLa prima edizione a stampa del Mercante di Venezia è databile con certezza all’anno 1600; l’ope-

ra fu consegnata alla corporazione dei librai (nel cui registro doveva essere annotato ogni libro desti-nato alla pubblicazione) il 22 luglio 1598. Quanto alla data della prima rappresentazione, non possia-mo fare altro che congetture; tuttavia, è possibile che essa risalga al periodo immediatamente poste-riore il 7 giugno 1594, giorno in cui fu giustiziato pubblicamente Roderigo Lopez, un marrano portogheseche, medico personale della regina Elisabetta, fu accusato di aver tentato di avvelenare la regina.

A Londra, benché il famoso vento protestante avesse affondato l’Invincibile Armada nel1588, la paura di un’invasione straniera era ricorrente, e le voci di complotti per uccidere laregina Elisabetta costanti. La minaccia era reale quanto bastava per essere presa sul seriodalla gente normale; le spie del governo, penetrando vorticosi, oscuri intrighi sia nelle am-basciate sia a corte, trovarono molte buone ragioni per essere preoccupate. Un gruppo inparticolare, la fazione militante protestante e violentemente antispagnola organizzata intornoalla figura dell’ambizioso favorito della regina, il conte di Sussex, venne addestrata specifi-camente a sventare complotti concreti o potenziali. Il 21 gennaio 1594 la banda di Essextrovò ciò che cercava: il dottore personale della regina, Roderigo (Ruy) Lopez, di origine por-toghese, fu arrestato con l’accusa di tramare insieme al re di Spagna che, secondo le let-tere intercettate, gli aveva inviato una strabiliante somma di denaro – 18 500 sterline – persvolgere un’importante missione. […] Secondo tutte le versioni Lopez era un cristiano pra-ticante – un fedele protestante completamente assimilato nell’alta società – e gli inglesi siaccontentavano normalmente del conformismo religioso esteriore. Ma il particolare profilodella sua malvagità – avidità, perfidia, malizia segreta, ingratitudine e rabbia omicida – sem-brava creare il bisogno di una spiegazione speciale, che avrebbe anche rafforzato l’idea chela regina fosse stata miracolosamente salvata grazie all’intervento divino. Il tradizionale odionei confronti degli ebrei, insieme alla particolare attualità dell’Ebreo di Malta di Marlowe (ilcui antieroe, com’è noto, inizia la carriera di dottore avvelenando i suoi pazienti) conferironoalle origini ebraiche di Lopez un importante significato nella storia del suo complotto.

Lopez e i due agenti portoghesi accusati di essere intermediari vennero con-dannati immediatamente, ma la regina ritardò l’approvazione necessaria a ef-fettuare l’esecuzione senza fornire spiegazioni, e il ritardo provocò ciò che gliufficiali governativi descrissero come «il generale malcontento della gente, chesi aspettava quella condanna a morte». Finalmente, il 7 giugno 1594, il popolo– o, in ogni caso, le fazioni che premevano per l’esecuzione – fu accontentato.Lopez e gli altri vennero fatti uscire dalla Torre di Londra dove erano detenuti.Invitato a dichiarare eventuali ragioni che avrebbero dovuto impedire l’esecu-zione, Lopez replicò che si appellava alla conoscenza e al buon cuore della re-gina. Dopo l’espletamento delle formalità i tre prigionieri vennero messi su unaportantina e condotti tra lo scherno degli spettatori fino a Tyburn, nel luogo del-l’esecuzione, dove li attendeva la folla. Chissà se William Shakespeare era tra lafolla. Il processo di Lopez, con le lotte interne alle fazioni e le torbide accuse, ave-vano generato un vivo interesse. E comunque a Shakespeare interessavano leesecuzioni capitali: una delle sue prime farse, La commedia degli errori, è strut-turata intorno al conto alla rovescia di un’esecuzione, e l’ascia del boia gettaun’ombra cupa su Riccardo III e altri drammi storici. Era professionalmente affa-scinato dal comportamento della plebe e anche dal comportamento di uomini edonne che affrontavano la morte. […] L’esecuzione del dottor Lopez fu un eventopubblico. Se Shakespeare vi avesse assistito personalmente, avrebbe visto e uditoqualcosa che andava oltre alla comune, spettrale esibizione di terrore e crudeltàferoce. In conseguenza alla sua condanna, Lopez era evidentemente sprofondato in unaprofonda depressione, ma sul patibolo si tirò su e dichiarò, secondo lo storico elisabettianoWilliam Camden, che «amava la regina come amava Gesù Cristo». «Il che, detto da uno chesi professava ebreo – aggiunse Camden –, scatenò non poche risate tra la folla».

Forse furono proprio queste risate scaturite dalla folla ai piedi del patibolo a ispirare lostraordinario risultato ottenuto da Shakespeare con Il mercante di Venezia. Tanto per inco-minciare, erano crudeli in modo fuori dal comune: nel giro di pochi minuti quell’uomo vivosarebbe stato impiccato, e il suo corpo sarebbe stato fatto a pezzi. Le risate della folla ne-gavano solennità a quell’evento trattando la morte violenta come motivo di divertimento. Piùspecificamente, esse negavano a Lopez la fine che cercava di fare, cioè una fine in cui spe-rava di riaffermare la sua fede di suddito fedele alla regina e di anima cristiana. Alle ultimeparole di un morente veniva normalmente attribuita assoluta sincerità: non c’era tempo pergli equivoci, non c’era più alcuna speranza di rimandare, non c’era più alcuna distanza tra

2

Frontespizio di unaedizione del Mercante diVenezia stampata nel 1600.

Page 12: Antisemitismo e - seieditrice.com · secolo seguente, al tempo di Elisabetta I (1558-1603). Quanto ai temi e ai contenuti, va ... sero descritti come dei sadici e perversi criminali;

12

UN

ITÀ

5L’

ET

ÀD

IC

ALV

INO

EFI

LIP

PO

II

F.M. Feltri, La torre e il pedone © SEI, 2012

APP

RO

FON

DIM

EN

TO

A

se stessi e qualunque giudizio fosse stato in serbo oltre la tomba. Era, nell’accezione piùletterale del termine, un momento di verità. Chi era scoppiato a ridere aveva dichiarato aper-tamente – agli altri e a Lopez – che non lo credeva. «Detto da uno che si professava ebreo»:Lopez non si professava ebreo; aderiva pubblicamente al protestantesimo e invocava GesùCristo. Le risate avevano trasformato le ultime parole di Lopez da una professione di fedea una sottile battuta, un doppio senso accuratamente costruito: «Amava la regina esatta-mente come amava Gesù Cristo». Ovvero: siccome agli occhi della folla Lopez era un ebreo,e siccome gli ebrei non amavano Gesù Cristo, ciò che voleva dire era che aveva cercato difare alla regina ciò che la sua razza maledetta aveva fatto a Gesù. Le sue parole corri-spondevano a una dichiarazione di innocenza, ma la risposta della folla le trasformò in un’am-bigua ammissione di colpevolezza. […]

La folla rideva perché pensava di trovarsi di fronte a una maliziosa battuta alla Marlowe:«Amava la regina quanto amava Gesù Cristo». Si trattava, almeno questo era ciò che capi-vano, della confessione di un potenziale assassino, un uomo per il quale la parola amore inrealtà significava odio. Sebbene il suo mestiere gli richiedesse di divertire un pubblico po-polare, Shakespeare non era, evidentemente, del tutto a suo agio con quelle risate. Ildramma che scrisse prende a prestito da L’ebreo di Malta, ma allo stesso tempo ne ripu-dia l’ironia corrosiva, spietata: posso essere qualunque cosa, sembra dire il commediografo,ma non sono uno che ride ai piedi del patibolo, e non sono Marlowe. Ciò che scaturì al po-sto dell’ironia alla Marlowe non è tolleranza – dopotutto il dramma mette in scena una con-versione forzata come prezzo del perdono – ma […], senza mitigare la natura perfida di Shy-lock, senza negare la necessità di ostacolare le sue intenzioni omicide, il dramma ci ha offertoun accesso troppo grande alla sua vita interiore, un interesse eccessivo nella sua identità enel suo destino per permetterci di ridere di cuore e senza disagio. Shakespeare fece ciò cheMarlowe non scelse mai di fare, e che la folla che rideva all’esecuzione di Lopez non po-teva fare: mise sulla carta ciò che immaginava quell’uomo contorto, che stava per esseredistrutto, dicesse tra sé e sé: «Io sono un ebreo. Non ha occhi un ebreo? Non ha mani, unebreo, organi, membra, sensi, affetti, passione? Non è nutrito dallo stesso cibo, ferito dallestesse armi, assoggettato alle stesse malattie, curato dagli stessi rimedi, riscaldato e raf-freddato dallo stesso inverno e dalla stessa estate, come lo è un cristiano? Se ci pungete,non sanguiniamo? Se ci fate il solletico, non ridiamo? Se ci avvelenate, non moriamo? E seci fate un torto, non dovremmo vendicarci?» (3.1.49-56).

S. GREENBLATT, Vita, arte e passioni di William Shakespeare, capocomico, Einaudi, Torino 2005, p. 297, trad. it. C. IULI

Per quale ragione le parole di Lopez (secondo cui egli «amava la regina come amava GesùCristo») suscitarono l’ilarità della folla?

Per quale ragione lo spettatore del Mercante di Venezia non riesce a ridere di Shylock?