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INTELLIGENT DESIGN: TRA TEORIA RAZIONALE E IDEOLOGIA FONDAMENTALISTA antidarwin.wordpress.com /2014/12/03/intelligent-design-tra-teoria-razionale-e-ideologia- fondamentalista/ Fabrizio Fratus di Nicola Berretta Prima parte 1. INTRODUZIONE: Le scoperte scientifiche non sono sempre delle scoperte. Intendo dire che non sempre sono un qualcosa in cui ci si imbatte sbattendoci il naso, inaspettatamente. Spesso vengono anticipate sulla base di teorie, ed è poi un’indagine mirata che riesce a portarle alla luce. Forse può essere utile l’idea di un fiume e delle sue sorgenti: camminando sopra un monte ci si può imbattere inavvertitamente in una sorgente naturale, questa può essere seguita lungo il pendio del monte e oltre la vallata, finché non ci accorgiamo che lentamente diviene un vero e proprio fiume. D’altro canto è più facile avere la situazione opposta, imbattersi cioè in un grande fiume e teorizzare dunque il luogo da cui potrebbe aver avuto origine. Quindi lo si ripercorre a ritroso finché non si trova la sua sorgente. La scoperta dei pianeti del nostro sistema solare segue uno schema simile. I pianeti più vicini alla terra furono scoperti grazie alla semplice osservazione diretta del cielo, a occhio nudo o tramite telescopi. Ma quelli più lontani, come Nettuno e Plutone non vennero scoperti così, la loro esistenza fu anticipata da calcoli teorici, sulla base delle irregolarità rilevate nelle orbite dei pianeti fino ad allora noti, che lasciavano presupporre l’esistenza di un pianeta ignoto, un «pianeta X», che esercitava un’attrazione gravitazionale su di essi. Fu così che due astronomi, John Couch Adams e Urbain Jean Joseph Le Verrier, misurando le irregolarità nell’orbita di Urano, postularono attraverso dei calcoli la posizione esatta dove il «pianeta X» avrebbe dovuto trovarsi per far tornare i loro calcoli, e infatti nel 1846 un altro astronomo, Johann Galle, puntando il telescopio verso quella posizione precisa, individuò il pianeta, denominato poi Nettuno. Ulteriori calcoli sul moto di Urano portarono poi a ritenere che ci dovesse essere ancora un altro «pianeta X» e vennero fatti nuovi calcoli, basandosi a quel punto sul moto sia di Urano che di Nettuno, finché Clyde Tombaugh nel 1930 riuscì ad identificare l’esistenza di Plutone. Il bello in tutto questo racconto è che la storia non è finita lì. I calcoli teorici sulle perturbazioni nell’orbita di Urano in realtà non tornavano perfettamente nemmeno mettendo nell’equazione sia Nettuno che Plutone, per cui per molti anni si è ritenuto che esistesse ancora un altro «pianeta X» che permetteva di far quadrare i conti. È stata solo la recente missione spaziale del Voyager 2 che ha risolto la questione. I calcoli non tornavano non a causa della presenza di un ulteriore pianeta sconosciuto, ma a causa di errori nel valore esatto della massa di Nettuno. Quando i calcoli furono ripetuti sulla base dei dati esatti forniti dalla sonda, tutto tornò perfettamente, per cui ad oggi Plutone sembra essere effettivamente l’ultimo dei pianeti del nostro sistema solare. 2. COS’È L’INTELLIGENT DESIGN?: Ho fatto questo excursus storico sui percorsi razionali seguiti da chi fa un’indagine scientifica per introdurre un tema che non è molto dibattuto in Italia, ma che negli Stati Uniti, così come in tutta la comunità scientifica internazionale, sta suscitando notevoli controversie. Mi riferisco all’ Intelligent Design . Questo movimento, sorto negli Stati Uniti d’America a partire dagli anni ’90, si pone in aperta critica verso la teoria darwinista sull’origine

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INTELLIGENT DESIGN: TRA TEORIA RAZIONALE EIDEOLOGIA FONDAMENTALISTA

antidarwin.wordpress.com /2014/12/03/intelligent-design-tra-teoria-razionale-e-ideologia-fondamentalista/

Fabrizio Fratus

di Nicola Berretta

Prima parte

1. INTRODUZIONE: Le scoperte scientifiche non sono sempredelle scoperte. Intendo dire che non sempre sono un qualcosa in cuici si imbatte sbattendoci il naso, inaspettatamente. Spesso vengonoanticipate sulla base di teorie, ed è poi un’indagine mirata che riescea portarle alla luce. Forse può essere utile l’idea di un fiume e dellesue sorgenti: camminando sopra un monte ci si può imbattereinavvertitamente in una sorgente naturale, questa può essereseguita lungo il pendio del monte e oltre la vallata, finché non ciaccorgiamo che lentamente diviene un vero e proprio fiume. D’altrocanto è più facile avere la situazione opposta, imbattersi cioè in un grande fiume e teorizzaredunque il luogo da cui potrebbe aver avuto origine. Quindi lo si ripercorre a ritroso finché non sitrova la sua sorgente.

La scoperta dei pianeti del nostro sistema solare segue uno schema simile. I pianeti più vicini allaterra furono scoperti grazie alla semplice osservazione diretta del cielo, a occhio nudo o tramitetelescopi. Ma quelli più lontani, come Nettuno e Plutone non vennero scoperti così, la loro esistenza fuanticipata da calcoli teorici, sulla base delle irregolarità rilevate nelle orbite dei pianeti fino ad alloranoti, che lasciavano presupporre l’esistenza di un pianeta ignoto, un «pianeta X», che esercitavaun’attrazione gravitazionale su di essi. Fu così che due astronomi, John Couch Adams e Urbain JeanJoseph Le Verrier, misurando le irregolarità nell’orbita di Urano, postularono attraverso dei calcoli laposizione esatta dove il «pianeta X» avrebbe dovuto trovarsi per far tornare i loro calcoli, e infatti nel1846 un altro astronomo, Johann Galle, puntando il telescopio verso quella posizione precisa,individuò il pianeta, denominato poi Nettuno. Ulteriori calcoli sul moto di Urano portarono poi a ritenereche ci dovesse essere ancora un altro «pianeta X» e vennero fatti nuovi calcoli, basandosi a quelpunto sul moto sia di Urano che di Nettuno, finché Clyde Tombaugh nel 1930 riuscì ad identificarel’esistenza di Plutone. Il bello in tutto questo racconto è che la storia non è finita lì. I calcoli teorici sulleperturbazioni nell’orbita di Urano in realtà non tornavano perfettamente nemmeno mettendonell’equazione sia Nettuno che Plutone, per cui per molti anni si è ritenuto che esistesse ancora unaltro «pianeta X» che permetteva di far quadrare i conti. È stata solo la recente missione spazialedel Voyager 2 che ha risolto la questione. I calcoli non tornavano non a causa della presenza di unulteriore pianeta sconosciuto, ma a causa di errori nel valore esatto della massa di Nettuno. Quando icalcoli furono ripetuti sulla base dei dati esatti forniti dalla sonda, tutto tornò perfettamente, per cui adoggi Plutone sembra essere effettivamente l’ultimo dei pianeti del nostro sistema solare.

2. COS’È L’INTELLIGENT DESIGN?: Ho fatto questo excursus storico sui percorsi razionaliseguiti da chi fa un’indagine scientifica per introdurre un tema che non è molto dibattuto in Italia,ma che negli Stati Uniti, così come in tutta la comunità scientifica internazionale, sta suscitandonotevoli controversie. Mi riferisco all’Intelligent Design. Questo movimento, sorto negli Stati Unitid’America a partire dagli anni ’90, si pone in aperta critica verso la teoria darwinista sull’origine

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delle specie per selezione naturale, tuttavia, al contrario del classico movimento creazionista, sipropone (o intende proporsi) come una critica scientifica dei presupposti teorici che stanno allabase delle moderne teorie dell’evoluzione, in maniera dunque volutamente scevra da esplicitiriferimenti a presupposti biblici o religiosi. Intelligent Designviene spesso tradotto dai massmedia italiani come «Disegno Intelligente», ma questa traduzione letterale non rende benel’idea della natura e delle caratteristiche di questo movimento. La traduzione più opportunadovrebbe essere, a mio giudizio, «Progettualità Razionale». Malgrado questa diversatraduzione, continuerò a riferirmi a questo movimento, o a questa teoria, usando l’acronimo ID,preso dall’originale inglese.

I paladini dell’ID affermano che il mondo naturale, così come ci appare dalle analisi sempre piùsofisticate che la moderna tecnologia scientifica consente, presenta un grado di complessità intrinsecatale per cui, il volerlo ritenere il solo risultato di variazioni casuali passate al vaglio della selezionenaturale (come sostiene la teoria di Darwin), risulta essere un’eccessiva semplificazione. Al contrario,secondo i fautori dell’ID, il mondo si presenta davanti ai nostri occhicome se fosse il risultato di unaprogettualità razionale. Per certi versi i fautori dell’IDripropongono temi cari ai sostenitori del PrincipioAntropico, secondo cui l’universo possederebbe al suo interno, in qualche stadio della sua storia,quelle proprietà che hanno permesso alla vita di svilupparsi, in quanto esso si presenta ai nostri occhicome perfettamente bilanciato nei suoi parametri fondamentali, in modo tale da permettere a noi dipoterlo guardare e di poter riflettere su di esso. L’universo non sarebbe dunque il risultato di variazionicasuali, ma di un progetto precostituito, che anticipatamente vedeva noi mentre oggi ci ponevamo delledomande su di esso.

Michael Behe, biochimico di fama mondiale, e anche uno dei maggiori esponenti del movimento ID,per spiegare l’inadeguatezza della teoria dell’evoluzione per selezione naturale, parla di «complessitàirriducibile», riferendosi a quel tipo di complessità che non può essere ridotta alla somma di tantecomplessità separate. Usa l’esempio efficace della trappola per topi, costituita da vari componenti: latavoletta di legno, la molla, il ferro ripiegato, e un gancetto collegato opportunamente a una based’appoggio per l’esca. Questa trappola è uno strumento complesso, ma la sua complessità non è datadalla semplice somma dei singoli componenti, essa infatti funziona solo se tutti i componenti sonocontemporaneamente connessi tra loro in modo opportuno. È sufficiente che uno di essi non sia alposto giusto, che l’intera trappola divenga assolutamente inutile. Proprio per questo motivo, Beheritiene che una struttura irriducibilmente complessa, come una trappola per topi, non possa nascere dauna serie di piccole variazioni successive, ma è necessario postulare l’esistenza di un ideatore, cheabbia razionalmente progettato il prodotto finale e abbia dunque fatto sì che le singole parti venisseroassemblate opportunamente. Behe prosegue affermando che la biologia molecolare, sviluppatasienormemente negli ultimi due decenni, ha messo sempre di più in evidenza come le nostre cellulesiano piene di elementi «irriducibilmente complessi», il cui funzionamento richiede una precisainterconnessione funzionale tra proteine specifiche, proprio come la trappola per topi sopra descritta.L’osservazione di questi fenomeni suggerirebbe dunque l’esistenza di un «progetto razionale»sottostante la complessità degli organismi viventi.

In fondo questo movimento ripropone in chiave moderna l’esempio di William Paley, teologo inglesevissuto nella seconda metà del ’700, relativo a una persona che, cammin facendo, si imbattesse in unorologio buttato per terra. È ovvio che, anche se quella persona non avesse mai visto prima unmarchingegno del genere, la semplice osservazione della sua complessità intrinseca lo porterebbe adedurre l’esistenza di un orologiaio, pur non avendo mai in precedenza conosciuto nessuno cheesercitasse quella professione. Analogamente, secondo Paley, la complessità dell’universo sarebbe diper sé indicativa dell’esistenza di un creatore.

È importante però sottolineare che i paladini dell’ID non affermano esplicitamente che questo fattorein grado di conferire una progettualità razionale sia Dio. Molti di loro confessano apertamente una fedepersonale nel Dio biblico e affermano che quell’idea di progettualità razionale è del tutto compatibilecon la rivelazione biblica, ma si guardano bene dall’affermare che l’ID implichi necessariamente, odimostri scientificamente, l’esistenza del Dio biblico.

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Quello dunque che l’ID afferma è semplicemente che, usando i soli i termini previsti da unaipotetica equazione darwiniana, non riusciamo ad ottenere un risultato compatibile con la complessitàche vediamo nella natura. Tuttavia, se aggiungiamo a questa equazione un «fattore X», chedenominiamo «progettualità razionale», i conti allora tornano. Un po’ come nell’esempio fatto inprecedenza sulla scoperta di Nettuno e Plutone: cercando di prevedere il moto di Urano sulla base diun’equazione composta dai dati fino ad allora noti (prima della scoperta di questi due pianeti), il motocalcolato non corrispondeva a quello effettivamente rilevato. Se però si postulava l’esistenza di un«fattore X», costituito da un pianeta ancora sconosciuto, i conti sarebbero tornati. E così avvenne. Ildiscorso fatto dall’ID è in larga misura analogo. Questo «fattore X» potrebbe anche non essere Dio,potrebbe infatti anche trattarsi di una «costante K» ancora sconosciuta o una «forza F» dalle proprietàancora inesplorate. Il punto è che l’equazione, così com’è oggi, risulta incompleta. Occorre notare,tornando all’esempio portato sulla scoperta dei pianeti, che l’ipotesi di un pianeta ignoto, proposta perl’incongruenza nell’equazione, non comporta necessariamente che il «pianeta X» esista davvero.Come abbiamo visto infatti, dopo la scoperta di Plutone si continuava ancora a non trovarecorrispondenze tra l’equazione e la realtà misurata. Tutto si risolse quando gli astronomi scoprironoche le differenze si colmavano, modificando opportunamente la massa stimata di Nettuno, così comerilevata con maggiore precisione dalla sonda Voyager 2, senza l’aggiunta di un nuovo pianeta. Diredunque che l’ipotetica equazione darwiniana non è compatibile con la complessità del risultato finalenon significa dire che la «progettualità razionale» (concepita come elemento mancante all’internodell’equazione) debba necessariamente esistere. In teoria infatti si potrebbe un domani rivederequantitativamente il peso della selezione naturale in questa equazione, col risultato di ottenere questavolta un risultato finale compatibile.