ANTICA ROMA donne all’ombra di Augusto di Romano, e l ...++060-augusto-ok... · Su Ottaviano...

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A B C P e r quattro giorni ave- va avuto dolori al ven- tre così forti che non aveva potuto assistere ai giochi indetti in suo onore, a Napo- li. Era l’estate del 14 d.C.: Ottaviano Augusto aveva voluto accompagnare il futuro successore Tiberio, che andava in Illiria, fino a Benevento. Durante il viaggio di ritorno, la malattia si ag- gravò. Ottaviano aveva già 75 anni e, immaginando vicina la sua morte, aveva voluto scri- vere le sue imprese. Racconta Svetonio: «L’ultimo giorno di vita si informò più volte se il suo stato provocasse già agi- tazione in città. Poi chiese uno specchio, si fece accomodare i capelli, rassodare le guance ca- scanti. Fece chiamare i suoi ami- STORIA IN RETE | 62 63 | STORIA IN RETE Febbraio 2014 ANTICA ROMA donne all’ombra di Augusto ANTICA ROMA donne all’ombra di Augusto LE ATTRICI DI UN TEATRO CHIAMATO IMPERO Su Ottaviano Augusto è stato scritto moltissimo. I libri traboccano di lodi nei suoi confronti. Più avari di notizie (e di apprezzamento) gli storici sono stati con le «sue» donne: la moglie Livia Drusilla, la sorella Ottavia, la figlia Giulia, la nemica Cleopatra regina d’Egitto. Ma la parte che esse recitarono non è certo stata secondaria. Un nuovo spunto per le celebrazioni a duemila anni dalla morte del primo Imperatore di Roma di Valeria Palumbo A sinistra, Augusto Pontefice Massimo (Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo alle Terme, Roma). Sopra, un particolare del fregio dell’Ara Pacis Augustae, con la famiglia dell’Imperatore. Sono rappresentate alcune delle donne del clan di Ottaviano. A: Livia, sua moglie; B: Antonia Minore, figlia della sorella di Ottaviano e di Marco Antonio; C: Antonia Maggiore, sorella di Antonia ci e chiese loro se pensavano che avesse ben recitato, fino in fondo, la farsa della vita. Poi aggiunse in greco: “Se la rappresentazione è stata di vostro gusto, applaudite”. Quindi li congedò. E mentre interrogava alcune persone sulla malattia della figlia di Druso, improvvisamente spirò tra le braccia di Livia, dicendole: “Livia, fin che vivi ricordati della nostra unione. Addio!”. Ebbe così una morte dolce, come ave- va sempre desiderato». Era il 19 agosto di 2.000 anni fa. Una mostra da poco conclusa alle Scuderie del Quirinale, a Roma, ha aperto le celebrazioni per il primo Im- peratore romano (www.scuderiequiri- nale.it). Le 200 opere esposte, alcune indubbiamente bellissime come l’Au- gusto Pontefice Massimo da via Labi- cana, conservato al Museo Nazionale Romano, e l’Augusto di Prima Porta dei Musei Vaticani, non hanno però cambiato l’immagine che da sempre abbiamo dell’erede di Giulio Cesare. Al contrario, ne esce rafforzata l’idea di un leader che non solo trasformò Roma nell’istituzione statale di mag- gior successo e fama della storia mon- diale ma anche che ufficializzò il ca- none della bellezza e quindi il canone estetico del potere. In Occidente – e oltre – le forme di quella Roma sono rimaste un punto di riferimento. Le parole di Svetonio, però, ci aiuta- no a decifrare due aspetti fondamen- tali di quel potere: la consapevolezza che si tratti di una “messa in scena” e il peso delle donne nel backstage. A ciò si aggiunge, evidentemente, la consi- derazione che non solo sia esistito un dietro le quinte, ma che sia stato molto più torbido, fangoso e contradditto- rio di quanto il candore (falso, come sappiamo) delle statue faccia credere. Ottaviano si fece passare lo specchio proprio come oggi potrebbe fare Sil- vio Berlusconi, che nel parossismo della sua attenzione all’immagine, nel 2014 ha deciso di esaltare il suo aspetto da vecchio, forse persuaso che questo gli regali autorevolezza. Al tempo stes- so Ottaviano chiede ai suoi intimi un applauso che non può essere sincero e che l’Imperatore pretende proprio per ricordare loro i meccanismi e i ruoli del potere. Alla fine, sembrerebbe, Ot- taviano si concede un’ultima debolez- za che è al tempo stesso, e ancora oggi, l’ancora dei potenti: rifugiarsi nelle braccia di Livia, la moglie amatissi- ma, l’unica persona da cui sa che non verrà tradito. Ma è davvero questo che pensa? La frase rivolta a Livia è quanto

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Per quattro giorni ave-va avuto dolori al ven-tre così forti che non aveva potuto assistere ai giochi indetti in suo onore, a Napo-

li. Era l’estate del 14 d.C.: Ottaviano Augusto aveva voluto accompagnare il futuro successore Tiberio, che andava in Illiria, fino a Benevento. Durante il viaggio di ritorno, la malattia si ag-

gravò. Ottaviano aveva già 75 anni e, immaginando vicina la sua morte, aveva voluto scri-vere le sue imprese. Racconta Svetonio: «L’ultimo giorno di vita si informò più volte se il suo stato provocasse già agi-tazione in città. Poi chiese uno specchio, si fece accomodare i capelli, rassodare le guance ca-scanti. Fece chiamare i suoi ami-

STORIA IN RETE | 62 63 | STORIA IN RETEFebbraio 2014

ANTICA ROMAdonne all’ombra di Augusto

ANTICA ROMAdonne all’ombra di Augusto

Le attrici di un teatro chiamato iMPeroSu Ottaviano Augusto è stato scritto moltissimo. I libri traboccano di lodi nei suoi confronti. Più avari di notizie (e di apprezzamento) gli storici sono stati con le «sue» donne: la moglie Livia Drusilla, la sorella Ottavia, la figlia Giulia, la nemica Cleopatra regina d’Egitto. Ma la parte che esse recitarono non è certo stata secondaria. Un nuovo spunto per le celebrazioni a duemila anni dalla morte del primo Imperatore di Roma

di Valeria Palumbo

A sinistra, Augusto Pontefice Massimo (Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo alle Terme, Roma). Sopra, un particolare del fregio dell’Ara Pacis Augustae, con la famiglia dell’Imperatore. Sono rappresentate alcune delle donne del clan di Ottaviano. A: Livia, sua moglie; B: Antonia Minore, figlia della sorella di Ottaviano e di Marco Antonio; C: Antonia Maggiore, sorella di Antonia

ci e chiese loro se pensavano che avesse ben recitato, fino in fondo, la farsa della vita. Poi aggiunse in greco: “Se la rappresentazione è stata di vostro gusto, applaudite”. Quindi li congedò. E mentre interrogava alcune persone sulla malattia della figlia di Druso, improvvisamente spirò tra le braccia di Livia, dicendole: “Livia, fin che vivi ricordati della nostra unione. Addio!”. Ebbe così una morte dolce, come ave-va sempre desiderato». Era il 19 agosto di 2.000 anni fa.

Una mostra da poco conclusa alle Scuderie del Quirinale, a Roma, ha aperto le celebrazioni per il primo Im-peratore romano (www.scuderiequiri-nale.it). Le 200 opere esposte, alcune indubbiamente bellissime come l’Au-gusto Pontefice Massimo da via Labi-cana, conservato al Museo Nazionale

Romano, e l’Augusto di Prima Porta dei Musei Vaticani, non hanno però cambiato l’immagine che da sempre abbiamo dell’erede di Giulio Cesare. Al contrario, ne esce rafforzata l’idea di un leader che non solo trasformò Roma nell’istituzione statale di mag-gior successo e fama della storia mon-diale ma anche che ufficializzò il ca-none della bellezza e quindi il canone estetico del potere. In Occidente – e oltre – le forme di quella Roma sono rimaste un punto di riferimento.

Le parole di Svetonio, però, ci aiuta-no a decifrare due aspetti fondamen-tali di quel potere: la consapevolezza che si tratti di una “messa in scena” e il peso delle donne nel backstage. A ciò si aggiunge, evidentemente, la consi-derazione che non solo sia esistito un dietro le quinte, ma che sia stato molto

più torbido, fangoso e contradditto-rio di quanto il candore (falso, come sappiamo) delle statue faccia credere. Ottaviano si fece passare lo specchio proprio come oggi potrebbe fare Sil-vio Berlusconi, che nel parossismo della sua attenzione all’immagine, nel 2014 ha deciso di esaltare il suo aspetto da vecchio, forse persuaso che questo gli regali autorevolezza. Al tempo stes-so Ottaviano chiede ai suoi intimi un applauso che non può essere sincero e che l’Imperatore pretende proprio per ricordare loro i meccanismi e i ruoli del potere. Alla fine, sembrerebbe, Ot-taviano si concede un’ultima debolez-za che è al tempo stesso, e ancora oggi, l’ancora dei potenti: rifugiarsi nelle braccia di Livia, la moglie amatissi-ma, l’unica persona da cui sa che non verrà tradito. Ma è davvero questo che pensa? La frase rivolta a Livia è quanto