Anteprima "Esasperatismo Logos & Bidone" - Domenico Raio

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Edizioni Scientifiche e Artistiche Logos & Bidone Esasperatismo Domenico Raio Aspetti storici d’un Movimento Culturale prefazione di Clementina Gily

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Sin dalla sua fondazione, avvenuta a Napoli nel maggio del 2000 per opera del Prof. Adolfo Giuliani, il giornalista e critico d’arte Domenico Raio ha seguito lo sviluppo del Movimento Culturale Esasperatismo Logos & Bidone intrecciando, per oltre un decennio, le sue vicende professionali con le esperienze artistiche di molti pittori e scultori aderenti. In questo volume l’autore traccia, dalla sua prospettiva privilegiata, gli aspetti storici del Movimento proponendo un testo di agile lettura, ma dai significati profondi. Lo stile rasenta la narrativa nel raccontare le varie tappe dell’Esasperatismo, dalla presentazione del Manifesto alla Terza Mostra Internazionale, in un crescendo di iniziative e di emozioni che, grazie anche all’impegno di quanti, a vario titolo, nel corso del tempo hanno creduto nei principi ispiratori del Movimento, hanno segnato un percorso importante sotto il profilo artistico, culturale ed umano.

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Edizioni Scientifiche e Artistiche

Logos & BidoneEsasperatismo

Domenico Raio

Aspetti storici d’unMovimento Culturale

prefazione di Clementina Gily

Domenico Raio

Esasperatismo Logos & Bidone

Aspetti storici d’un Movimento Culturale

Edizioni Scientifi che e Artistiche

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ISBN 978-88-95430-43-0

E.S.A. - Edizioni Scientifi che e Artistiche

© 2012 Proprietà letteraria, artistica e scientifi ca riservatawww.edizioniesa.com [email protected]

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Prefazione

L’esasperatismo colpisce l’occhio prima della parola col suo dire con la perfetta sensazione di Baumgarten il disorientamento dell’uomo del terzo millennio e la sua speranza. Nel prendere atto della rivoluzione inavvertita, cioè la nascita ed il consolidarsi del mondo dei media, le defi nizioni degli intellettuali mimano quelle di Messer Coniglio Bianco di Lewis Carroll – ni-chilismo, postmoderno, mondo liquido – sono tutte affermazioni-negazioni, ossimori che non defi niscono niente. Chi sa trovarci un senso, ci scriva pure su; chi per professione pensa sembra non saper andare oltre l’affermazione che è fi nita la tradizione e bisogna pensare la differenza – e i risultati sono talora temibili.

Se la tecnocrazia cambia la politica e la rete collega la ribellione dei po-poli, si può forse attendere? Il cambiamento del mondo è stato inavvertito soprattutto ai politici, come una volta alle corti sovrane: Adolfo Giuliani, lo start-man del Movimento Esasperatista, fa benissimo a tenere il suo movi-mento fuori dalle scelte politiche, se non per il necessario rivolgersi di quan-do in quando alle istituzioni - non veicola messaggi, non dichiara adesioni. L’esasperatismo è l’espressione di una forza diversa e convergente, che si defi nisce nell’arte e nell’amore della cultura.

Colpisce l’occhio prima della parola: il primo bidone fu quello di Adolfo Giuliani, che materialmente adottò un bidone lasciato per strada e sballottato a destra e sinistra per fermare uno spazio per il parcheggio. La via che una volta si chiamava la ‘nfrascata, quindi era boschiva e verde, oggi non ha che spazi di mera sopravvivenza, tra le case; c’è voluto Mendini per ricordare lo spazio onirico – disegnando la fermata del metrò – necessario per almeno vedere gli edifi ci storici della zona.

Il bidone di Adolfo Giuliani si presenta di fuori nero lucido e brillante, l’interno invece è rosso di lava: dice tutto in uno. Lo risignifi ca, come dice Antonello Leone, lo porta dal suo senso originario a tutt’altro conservandone l’anima, come il marmo ogni materia ha il suo senso. Il bidone è l’offesa del vivere, la consegna del negativo; ma è anche atanor di speranza, il positivo che fa leva sul negativo. La sensazione perfetta che il bidone trasmette è il vulcanico nascere della rimonta, quella che il napoletano vive per sfi dare il mondo che resiste e gli si oppone. Napoli non sa superare l’ottica di essere, come fu, un paese di conquista, non ha fi ducia nelle istituzioni che costante-mente lo vessano. Ma sa anche avere fede nel mistero salvifi co che sperimen-ta quando nonostante tutto vince la battaglia del quotidiano. Virgilio e San Gennaro fi gurano il mistero che tante volte salva, che premia la capacità di

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la conferma. Dire in parole il senso dell’arte è una lettura che non sarà mai l’unica possibile; l’arte vuole comporre testi per tutti e per nessuno, perché ognuno legga quel che vede, anche oltre la signifi cazione dell’autore. Il cri-tico dice una direzione profonda perseguita con un ascolto attento, che è una interpretazione tra le infi nite possibili. Quindi non tolga ai morti il pensiero che hanno scritto con colori e metafore, la loro permanenza, nella Napoli del-le Fontanelle, gli chiede di superare la modestia.

La linea della scrittura è elegante per il suo intersecare le note sui pittori alla sua storia personale, la lieta crescita del critico d’arte che si evolve man mano, per le sollecitazioni del Movimento, che fanno del giornalista il confi -dente che si avvicina alle opere e ascolta dalla viva voce di artisti appassionati il fermento che li guida. Capisce così sempre meglio l’esasperatismo come regola di vita, come lettura critica ed ironica della società, che li porta ad ar-gomentare da un punto di vista diverso per costruire un discorso metodico e capace di trovare (diairetico ed euristico).

Una nuova immagine del vivere lega il giovane critico al suo percorso di formazione. I quadri successivi costruiscono un teatro di fi gura, che articola concretezze teoriche come momenti di vita. Ciò rende il testo leggibile come un romanzo, una gradevolezza narrata che evita il si direbbe inevitabile elen-co che rende i cataloghi utili ma decisamente noiosi.

Raio fa vincere la narrazione laddove pare non esista, l’arte contro la geo-metricità alfabetica porta nella evoluzione di un sogno che si realizza ed ani-ma nuova comprensione e nuova capacità di scrivere. Mostra di condividere il senso dell’esasperatismo degli autori di cui si occupa, che esaltano la carat-teristica prima dell’arte, che sempre scrive il futuro, il possibile, il pensare e non il pensiero.

Il segreto è di saper guardare oltre, anticipando le cose della vita, che va colta per quel che è, un indicibile intreccio di politica, società, persona, ra-gione, affetti – per scrivere tutto questo occorre mente intelligente e critica, guidata dalla speranza, da quel nulla che non è il niente, ma è la pienezza probabile del cosmo, la capacità di creare il nostro domani.

Prof.ssa Clementina GilyDocente di Estetica e di Educazione all’Immagine

Presso l’Università Federico II di Napoli

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Premessa

Questa mia opera è un libro d’arte un po’ sui generis, a metà strada tra la storia del Movimento Culturale Esasperatismo Logos & Bidone e la storia mia personale di giornalista e critico d’arte le cui vicende professionali si sono intrecciate con le esperienze artistiche di molti pittori e scultori aderenti che ho avuto la fortuna di conoscere negli anni che vanno dalla fondazione del Movimento alla Terza Mostra Internazionale dell’Esasperatismo. Credo che il presente costituisca solo il primo di più volumi sullo stesso argomento che conto di pubblicare in un prossimo futuro, non avendo in questo primo periodo avuto l’opportunità di presentare o di scrivere di tutti gli artisti dei quali avrei voluto. Provenendo dal settore della carta stampata, la mia narra-zione degli eventi più signifi cativi della storia dell’Esasperatismo, come la mia stessa critica d’arte, risente delle tecniche della comunicazione giornali-stica, pertanto il linguaggio sarà semplice e l’approccio sempre oggettivo per-ché il compito di un operatore dell’informazione – non a caso si parla di mass media - è di mediare tra il pubblico e il personaggio, tra le diverse tipologie di lettori e gli avvenimenti, senza mai cercare di far prevalere la propria visione o le proprie convinzioni, ma proponendo una linea interpretativa che abbia un riscontro tangibile in un fenomeno artistico-culturale come nella personale espressione di un pittore o di uno scultore. Credo che gli interessati abbia-no condiviso questo mio stile che ho riportato di pari passo anche in questo volume il quale presenta come principali riferimenti bibliografi ci il libro di Adolfo Giuliani, fondatore del Movimento, Esasperatismo Logos & Bidone; Eventi documenti rassegna stampa testimonianze, pubblicato nel 2009 sotto l’egida dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofi ci, e i siti web www.ilbidone.it e www.esasperatismo.org.

Domenico Raio

Esasperatismo Logos & Bidone

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Nella mia qualità di giornalista d’arte ho avuto il privilegio di veder na-scere e svilupparsi un Movimento culturale che ha due grandi meriti su tut-ti: l’aver recuperato all’arte anche quel suo congeniale ruolo di denuncia, e nello specifi co “del grado di esasperazione del vivere quotidiano” che gli ambienti opulenti di fi ne ’900, troppo orientati alla forma estetica, le ave-vano in massima parte negato, e di aver realizzato una fortissima coesione tra gli artisti aderenti, intorno ad un pensiero comune, ma nella libera in-terpretazione espressiva e stilistica di ciascun pittore o scultore che abbia condiviso i principi ispiratori contenuti nel Manifesto del 2000 del fondatore Adolfo Giuliani. Il Movimento Esasperatismo — Logos & Bidone, sorto in un luogo simbolo come può essere la città di Napoli, dove il senso del ma-lessere dell’uomo moderno raggiunge le punte estreme, a partire dal 2001 va crescendo nel numero degli aderenti, dal 2002 registra un avvicendamento degli artisti partecipanti alle prime mostre collettive, poi, dal 2003, comin-cia a formarsi concretamente il gruppo degli esasperatisti. Esso si è dunque espanso repentinamente a conferma della sua vocazione cosmopolita sanci-ta defi nitivamente in occasione della Prima Mostra Internazionale, svoltasi già nel mese di giugno del 2004 presso la Casina Pompeiana del capoluogo campano, quando per la prima volta espone il gruppo compatto con tutti i suoi artisti italiani e stranieri. La collettiva vede la partecipazione di ben 93 artisti provenienti da otto paesi di tre continenti, è un primo risultato ecce-zionale che premia chi ha fermamente creduto nel Movimento, dal fondatore agli artisti, per fi nire ai critici d’arte che si sono impegnati in un percorso di crescita che riserverà a tutti molte soddisfazioni. Dopo un primo periodo in cui il supporto pittorico è stato rappresentato prevalentemente dal suo stesso simbolo, ossia il bidone di ferro, in una seconda fase l’icona s’inserisce nella sua dimensione fi gurativa all’interno dell’opera stessa nella personale elabo-razione tecnica, tematica e compositiva degli artisti, mentre dal 29 maggio del 2010, al compimento dei dieci anni dalla fondazione del Movimento, si comincia a adottare, negli eventi uffi ciali, la misura del Bidone stesso, ossia 55 X 85 cm, ed è espressione di contenuti esclusivamente esasperatisti, un intento che, nel tempo, è stato raggiunto con assoluta naturalezza. Possiamo dunque parlare di un secondo periodo che, con ogni probabilità, già prelude ad un ulteriore sviluppo in cui il simbolo dell’Esasperatismo potrà essere interpretato nella sua sola dimensione semantica. Il bidone è, infatti, sempre da intendersi nella sua duplice accezione di contenitore e d’imbroglio. Esso è contenitore di vita, ossia di esperienze, di angosce, di speranze. Ma bidone vuol dire anche inganno, quello perpetrato ai danni dei cittadini del mondo in virtù di un presunto progresso che non ha migliorato la qualità della vita, anzi costituisce una minaccia quasi evidente per l’intero genere umano e che è

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Aspetti storici d’un Movimento Culturale

alla base di tutti i più immediati motivi d’“esasperazione” per ognuno di noi. Il discorso riguarda tutte le grandi problematiche attuali, ossia le sempre più incalzanti imposizioni della civiltà moderna, l’inquinamento fuori control-lo come la scienza priva di etica, ma coinvolge lo stesso universo dell’arte. L’intento dell’Esasperatismo è, infatti, anche di restituire l’arte alla comune fruizione, nel sottrarla ad ogni artifi zio e speculazione; è di ritrovare quella purezza di fede che ha sempre animato gli artisti più autentici e rappresentati-vi di un’epoca, con precedenti storici che eminenti critici dell’arte hanno già individuato nell’Espressionismo.

Per un mio principio etico non scrivo mai degli artisti che non sono più tra noi. Non potrei cogliere le loro osservazioni in merito ai miei testi critici sui quali, prima di renderli pubblici, uso sempre confrontarmi con l’artista. Anche se nessuno dei tanti pittori e scultori per i quali ho scritto ha mai ri-scontrato un’incoerenza in quello che affermavo rispetto alle opere realizzate o presentate in mostra, non ho mai abbandonato questa prassi. Sono solo un critico e in nessun caso quelle che sono le mie personali interpretazioni pos-sono prevaricare le intenzioni dell’artista, allora cerco sempre di raggiungere quel punto di equilibrio che lasci ogni volta ad entrambi nuovi ed ulteriori spunti di rifl essione. Questo spiega anche la ragione per la quale io non pre-ferisca scrivere di un maestro delle arti fi gurative, esasperatista o non, senza averlo prima conosciuto personalmente e magari aver visitato il suo studio. L’atelier offre numerose indicazioni sul percorso, sulla ricerca e sulla cifra stilistica di un artista e non di rado mi è capitato di scorgere i signifi cati più sottili, delle opere più recenti di un pittore, in dei lavori realizzati anche de-cenni prima. Se questa mia procedura si è rivelata effi cace è stato grazie alla mia esperienza giornalistica, non quella acquisita in redazione, ma quella di base accumulata quando ero collaboratore di quotidiani e periodici e venivo inviato “sul fatto”, ossia laddove gli avvenimenti si preparavano, si svolge-vano o si erano svolti, per raccogliere elementi e dichiarazioni necessari alla stesura del pezzo. Giuliani dice sempre che come critico io scrivo quello che vedo. Ora è chiaro che il mio approccio nei confronti dell’arte dipende dalla mia formazione giornalistica.

A pensarci bene, quel vecchio bidone grigio, già ossidato nelle sue nu-merose ammaccature, che di lì a qualche mese sarebbe diventato il simbolo dell’Esasperatimo, l’ho maltrattato anch’io. Era l’inverno del 1999, quando cominciai a recarmi con una certa frequenza alle mostre di Immagine Nea con il mio scooter bianco di fabbricazione indiana, e pure il sottoscritto, per sistemare il suo motociclo qualche metro oltre la galleria, sul lato destro della parte superiore di via Salvator Rosa, a Napoli, in maniera che, per comprensi-bili motivi, il mezzo non uscisse completamente dal suo campo visivo, usava

Esasperatismo Logos & Bidone

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2.3 La scienza incontrollataLa ricerca incondizionata del razionalmente “possibile” conduce alla realiz-

zazione dell’eticamente “impossibile”, come la vita in provetta, la clonazione, gli OGM.

2.4 L’arte non più fruibileIn arte si sono raggiunte forme di espressione non più comprensibili, sem-

pre più dispersive e confuse.

3. Il simbolo di questo movimento sarà il bidone, non più inteso come conteni-tore di materiali o come tradizionale metafora dell’imbroglio, ma come la vita stessa. È il bidone che tutti ricevono alla nascita secondo modi e forme diver-se, estetiche, sociali, economiche, culturali. È il contenitore sofferto, ammac-cato, consumato, pieno di esperienze, di tradimenti, di delusioni, di dolori.

Napoli, 29 maggio 2000

Adolfo Giuliani

Per la presentazione del Movimento e del suo simbolo, il bidone, si dovrà attendere quasi un anno. È il 18 aprile del 2001, quando quel contenitore me-tallico, scomparso nel tardo autunno del 2000 dalla sua abituale collocazione, riappare in via Salvator Rosa, ma questa volta non più piazzato sul lato de-stro della strada, tra una grossa automobile e un vecchio furgoncino, bensì in mostra nel mezzo nella sala espositiva del Centro d’Arte e Cultura Immagine Nea. Il bidone si presenta, esternamente, tutto laccato in nero, ma all’interno è rosso, con una colatura di vernice, sempre rossa, sul davanti, dove in alto appare la scritta a caratteri cubitali ESASPERATISMO, e in basso la fi rma di Adolfo Giuliani e la data del 2000. Ora ha assunto una valenza simbolica, il fusto è da intendersi come contenitore della terra e quindi della vita, sanguina perché rappresenta l’uomo con le proprie sofferenze, le preoccupazioni, la sua fragilità fi sica e morale.

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All’atto della sua fondazione il Movimento dell’Esasperatismo Logos & Bidone si presentò in netta controtendenza rispetto al clima culturale del tempo. Si era agli albori del terzo millennio e la popolazione mondiale vi-veva un momento di euforia, convinta che con la fi ne del ’900 si sarebbero estinte, quasi per magia, tutte le problematiche originatesi nel XX secolo e l’umanità avrebbe conosciuto un radioso futuro di benessere materiale e spirituale. Forse per questo fu accolto con un certo scetticismo da parte degli ambienti artistici napoletani certamente persuasi che i movimenti culturali, come pure l’opera d’arte intesa come mezzo d’espressione critica, fossero retaggio di un passato che non si sarebbe mai più proposto e che l’arte stessa dovesse vivere di vita propria, avulsa da ogni legame con la realtà. Alcuni ne presero le distanze, in altri la stessa icona del Movimento, il contenitore, non mancò di suscitare anche una certa ironia per le sue fattezze evidentemente giudicate indegne di un’interpretazione artistica e per la metafora dell’“im-broglio” che il bidone inevitabilmente evocava. Altri, invece, intuirono tutte le potenzialità simbolistiche ed artistiche di quel Logos e decisero senza in-dugi di aderire al Movimento, di condividerne i precetti e di avviare una ri-cerca artistica per offrire la migliore espressione a quell’idea tanto originale quanto signifi cativa.

A rafforzare la credibilità del Movimento contribuì anche l’adesione di quattro grandi Maestri del Novecento napoletano quali Libero Galdo, Gu-glielmo Roehrssen, Domenico Spinosa e Antonio Tammaro, ma all’inizio l’attenzione dei critici e dei mezzi di comunicazione per le esposizioni dell’E-sasperatismo in generale fu scarsa e raramente si andava oltre il consueto trafi letto, quando si trattava di annunciare le prime mostre collettive.

Forse la diffi coltà maggiore, della quale il fondatore Adolfo Giuliani era ben cosciente sin dall’inizio, stava nel portare avanti il discorso, ossia il Lo-gos prima ancora del segno, le motivazioni che sottendono al Movimento pri-ma delle opere che dell’Esasperatismo rappresentavano l’espressione artisti-ca. Per questo, anche negli anni seguenti, quando il Movimento comincerà ad essere conosciuto, Giuliani si dimostrerà intransigente nell’esigere dagli artisti partecipanti alle mostre dell’Esasperatismo, sia personali sia collettive, il riferimento iconografi co all’icona del bidone.

Alla base del Movimento c’è un’idea ben precisa che non può essere for-zata a proprio piacimento senza snaturare il pensiero che ispira i suoi principi essenziali. Se l’Esasperatismo vuole affermarsi in quanto tale, deve mante-nere una sua coerenza interna che consenta la massima libertà stilistica, ma sempre nell’interpretazione dei quattro punti del suo Manifesto, una logica che dovrà animare tutte le esposizioni del Movimento perché questo possa realmente storicizzarsi.

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La prima grande occasione per esporre il concetto dell’Esasperatismo da-vanti ad una platea autorevole, avviene il 10 dicembre 2001 all’Istituto Italiano per gli Studi Filosofi ci nell’ambito della conferenza su “La Creatività nell’era della globalizzazione. Ipotesi di riconciliazione”. “L’Esasperatismo – spiega il fondatore del Movimento, Adolfo Giuliani, nel suo intervento – rappresenta il modo in cui tutti noi oggi conduciamo la nostra vita. In tutti i settori della società, in tutti i campi della ricerca, in tutti gli aspetti del vivere quotidiano, si rilevano esagerazioni e forme esasperate. Esempi signifi cativi sono ravvi-sabili nei più recenti processi di manipolazioni genetiche, di clonazione, di esperimenti in vitro di varia natura. I differenti tipi d’inquinamento, terrestre idrico, atmosferico, elettromagnetico, sono un’altra chiara conseguenza del grado di esasperazione, a tratti non più controllabile, del nostro vantato pro-gresso che, con un po’ di senno residuo, faremmo bene a chiamare ‘regresso’. Il buco dell’ozono e il conseguente scioglimento dei ghiacciai, l’innalzamento della temperatura del globo, rendono l’ambiente febbricitante e malsano. Il bidone vecchio, malconcio, ammaccato, deteriorato, è dunque metafora della terra, così come l’ho descritta, con le sue miserie. Le vessazioni da essa co-stantemente subite negli ultimi due secoli, sono le ‘bidonate’, i tradimenti, le fredde determinazioni dell’umana follia, gli attacchi diretti e indiretti, che hanno trasformato il bidone-contenitore del senso letterale del termine nel bidone-imbroglio-truffa della spregevole accezione popolare. È dunque l’uo-mo, la lucida, o meglio ottenebrata, regia di tale metamorfosi, l’artefi ce del malefi cio grazie al quale il bidone-contenitore si trasforma nel bidone-truffa.”

L’intervento di Adolfo Giuliani all’Istituto Italiano per gli Studi Filosofi ci rappresenta una tappa importante in un percorso di crescita del Movimento e di divulgazione del pensiero esasperatista, che nella sua fase iniziale do-vrà impegnarsi non poco per superare tutte le riserve mentali che si stanno sollevando intorno a quest’idea ancora non del tutto chiara, e soprattutto per questo neologismo che, non solo negli ambienti artistici, si rischia di liquidare facilmente come la provocazione del momento. Il fondatore avverte aper-tamente che il pericolo esiste, e per questa ragione eviterà sin dal principio qualsiasi azione eclatante che susciterebbe l’immediata attenzione dei media, ma con altrettanta celerità brucerebbe anche l’Esasperatismo che invece, se vorrà affermarsi come movimento culturale, dovrà attendere pazientemente i suoi tempi.

Sin dalla sua fondazione, coloro che non hanno saputo o voluto bene in-terpretare lo spirito del Movimento, hanno anche confuso la defi nizione di esasperatisti con quella di esasperati, ma la differenza è troppo evidente per non pensare che si sia inteso, attraverso questo banale equivoco, sminuire l’importanza di un fenomeno in ascesa, come del resto accade per qualsiasi

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Aspetti della pittura di Ignazio Sabiucciu

Ignazio Sabiucciu può essere considerato un precursore dell’“Esaspera-tismo” con particolare riferimento al punto 2.1. del “Manifesto” del “Movi-mento”, avente in oggetto il “Vivere quotidiano”. Tutti i personaggi raffi gu-rati dall’artista denotano nei loro tratti, nelle situazioni nelle quali sono ca-lati, lo smarrimento dell’uomo nella civiltà moderna che, oramai, per i com-piti dei quali deve farsi carico, ma anche per una serie infi nita di pure vanità travestite da esigenze sociali, è costretto a vivere ad un ritmo umanamente non più sostenibile. In questa sua lotta disperata contro il tempo, fi nalizzata all’annullamento dell’attesa come fase costruttiva dei propri obiettivi, il pit-tore individua uno dei mali peggiori della società moderna, la causa che ha logorato l’equilibrio psichico delle persone e deteriorato le relazioni sociali.

I personaggi sono dunque i protagonisti assoluti nei quadri di Ignazio Sa-biucciu. Si aggirano in spazi siderali, oltre la dimensione temporale, spesso sono bambini, giovani. Si tratta forse del desiderio inconscio dell’artista di recuperare un passato perduto, di ritornare ad una fase della vita nella quale i rapporti interpersonali erano fondati sulla sincerità, ad un tempo in cui gli animi non erano stati ancora corrotti dall’egoismo e dagli inganni che invece caratterizzano l’età adulta. Ma dai volti degli stessi personaggi trapela sem-pre una silente malinconia, quasi un presagio di quello che sarà il loro futuro, quando quella fase della propria esistenza sarà trascorsa.

A volte i personaggi raffi gurati rappresentano la follia, quella insita in ognuno di noi, ma quella positiva, artistica, quell’alterazione chimica che fa creare capolavori. Non di rado la follia è però combinata col sarcasmo e, proprio attraverso la fi gura del folle, che ad un ulteriore livello rappresenta anche la fi gura dell’artista, Sabiucciu sembra quasi voler censurare certi atteggiamenti umani, cogliere l’uomo in tutti i suoi limiti, nell’unica maniera possibile senza incorrere a sua volta nella censura del pubblico che tende a rimuovere gli aspetti più sconvenienti del proprio vivere, e attraverso i soli personaggi che in un universo dominato dalla menzogna hanno l’incoscien-za di rappresentare la verità e che sono proprio i folli. In altri casi, sui volti delle fi gure appare l’angoscia, ma sempre da intendersi come malinconia per una fase della vita che si è conclusa e che si può rimuovere proprio con la consapevolezza che la conclusione di un periodo prelude all’inizio di un nuovo corso.

Nei cieli siderali di Sabiucciu si sviluppano aggregazioni cellulari sovra-state da un occhio sempre vigile, un occhio che tutto osserva e indaga, forse è l’occhio del “Grande fratello”, forse è l’occhio di Dio.

Altro elemento ricorrente nelle opere di Sabiucciu è la “sfera trasparen-

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te”, o le “sfere” più in generale, simbolo da ricondurre al mistero della vita, alla dimensione magica oppure ancora una volta si tratta di ricordi dell’in-fanzia come le bolle di sapone, tanto belle quanto fragili, metafora della vita, intensa, ma di breve durata. Nell’elemento sferoidale si ritrova quel desiderio e quell’anelito alla “perfezione” in una dimensione armonica e immutabile dove nulla inizia e nulla fi nisce. L’artista allora si chiede “Noi chi siamo? Siamo dentro il cerchio che tutto racchiude come il grembo di una grande madre oppure siamo fuori, piccolissimi granelli di un meccanismo infi nito e tragico?”

Ogni quadro di Ignazio Sabiucciu è sempre il frutto del presente di una meditazione del passato proiettata nel futuro.

Il 10 ottobre 2008 è un’altra data importante nella storia del Movimento: presso la casa madre dell’Esasperatismo è assegnato il Premio “Bidone d’O-ro” per la Cultura all’Avvocato Gerardo Marotta con la seguente motivazione pronunciata dal Prof. Adolfo Giuliani: “Il Movimento artistico-culturale Esa-speratismo Logos & Bidone consegna il primo ‘Bidone d’Oro’ per la Cultura all’Avv. Gerardo Marotta, napoletano DOC, fondatore e presidente dell’Isti-tuto Italiano per gli Studi Filosofi ci. A lui, che ha speso le sue energie ed ha profuso il suo impegno per la diffusione della Cultura nel Mondo, va la grati-tudine del Movimento esasperatista che, al pari di lui, ha creduto e spera nei valori eterni del pensiero umano.”

È probabile che un giorno gli storici dell’arte, nel dover ripercorrere lo sviluppo dell’Esasperatismo, considereranno quella che ha riguardato le arti fi gurative soltanto come la prima fase del Movimento perché i suoi principi ispiratori si possano estendere anche alla letteratura, al teatro, alla musica o al cinema, come qualche prima esperienza in tal senso ha già dimostrato. Per conoscere se un movimento culturale possa avere un suo spazio nel futuro, è importante scoprire se vi possa essere stata qualche traccia nel passato, in-dipendentemente dalla forma d’arte studiata, perché la cultura è un concetto molto più ampio che prescinde dal mezzo tecnico-comunicativo impiegato per esprimerla, dal luogo e dal tempo storico in cui si è manifestata. La cultu-ra non muore mai, né nasce in un momento o in un posto preciso, ma ogni sua espressione può ricondursi ad un’espressione precedente e a sua volta diveni-re riferimento per un’espressione futura. Esiste un fi lo che lega i geroglifi ci ai contenuti multimediali di un’e-book ed è l’animo umano le cui sensazioni si possono esprimere con un segno primitivo come con la più raffi nata poesia.

Il 30 ottobre 2008 al Centro d’Arte e Cultura Il Bidone s’inaugura la mo-stra personale di Mario Fortunato con una mia presentazione:

Indice

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PrefazionePremessaTracce esasperatiste nell’Espressionismo letterario tedescoL’Esasperatismo tecnologico di Renato IacenteL’essenza del segno di Adriana CaccioppoliLa svolta intimistica di Paolo NapolitanoIl dinamismo cromogeometrico di Mauro MarrucciGiovani in MovimentoL’Esasperatismo di Giuseppe Di FrancoL’arte dell’“incontro”Il Messaggio dell’ArteLa “natura” dell’ArteL’impeto creativo di Domenico SeverinoEsasperatismo, un Movimento cosmopolitaGiuseppe Di Franco e l’arte di KronosL’intuizione esasperatista di Adriana CaccioppoliLa ricerca metafi sica di Rafael EspadaAspetti della pittura di Ignazio SabiucciuLa ricerca esasperatista di Mario FortunatoL’attualità dell’EsasperatismoIl messaggio dell’EsasperatismoIl riscatto del bidoneEsasperatismoIl colore dell’EsasperatismoLa concordia esasperatista; Lucia Iovino e Sandra Ravallese, differenti percorsi per un obiettivo comuneL’Esasperatismo oltre il tempo e lo spazio nell’opera di TavaniEmozioni esasperatiste di Giuseppe LafaviaStelvio Gambardella e i “vortici” del tempoLegami esasperatistiL’universo pittorico di Michele MarcielloArte e cinema, all’insegna dell’“Esasperatismo”, un parallelo possibile

Finito di stampare pressoEffegi graphic & print in Portici (NA)

nel mese di Maggio 2012

E.S.A. - Edizioni Scientifiche e Artistiche© 2012 Proprietà letteraria, artistica e scientifica riservata

www.edizioniesa.com [email protected]. 081 3599027/28/29 - fax 081 8823671

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788895 4304309> edizioniesa.com

Sin dalla sua fondazione, avvenuta a Napoli nel maggio del 2000 per opera delProf. Adolfo Giuliani, il giornalista e critico d’arte Domenico Raio ha seguito lo svi-luppo del Movimento Culturale Esasperatismo Logos & Bidone intrecciando, peroltre un decennio, le sue vicende professionali con le esperienze artistiche di moltipittori e scultori aderenti. In questo volume l’autore traccia, dalla sua prospettivaprivilegiata, gli aspetti storici del Movimento proponendo un testo di agile lettura,ma dai significati profondi. Lo stile rasenta la narrativa nel raccontare le varie tappedell’Esasperatismo, dalla presentazione del Manifesto alla Terza Mostra Interna-zionale, in un crescendo di iniziative e di emozioni che, grazie anche all’impegno diquanti, a vario titolo, nel corso del tempo hanno creduto nei principi ispiratori delMovimento, hanno segnato un percorso importante sotto il profilo artistico, culturaleed umano.

Domenico Raio, laureato in Lingue e Letterature Straniere presso l’Istituto Uni-versitario Orientale di Napoli, s’interessa di arte moderna e comunicazione. Hapubblicato diverse opere di narrativa e di fotografia.