ANNUARIO ACCADEMIAdi BELLEARTIdi VENEZIA...dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, anno...

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ANNUARIO ILPOLIGRAFO ACCADEMIA di BELLE ARTI di VENEZIA Che cos’è la scenografia? Lo spazio dello sguardo dal teatro alla città

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    ACCADEMIA diBELLE ARTI diVENEZIA

    Che cos’è la scenografia?Lo spazio dello sguardodal teatro alla città

    ISSN-

  • ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI VENEZIA

  • a cura di Alberto Giorgio Cassani

    ACCADEMIA di BELLE ARTI di VENEZIA

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    ILPOLIGRAFO

    Che cos’è la scenografi a?Lo spazio dello sguardo dal teatro alla città

  • progetto graficoe realizzazione editorialeIl Poligrafo casa editrice

    Copyright © luglio Accademia di Belle Arti di VeneziaIl Poligrafo casa editrice

    Il Poligrafo casa editrice srl Padova

    piazza Eremitani - via Cassan, tel. - fax e-mail [email protected]

    ISSN ISBN

    Annuario dell’Accademia di Belle Arti di Venezia

    a cura di Alberto Giorgio Cassani

    Annuario/Annuary

    Che cos’è la Scenografia? Lo spazio dello sguardo dal teatro alla città

    What is Scenography? The Space of the View from the Theater to the City

    comitato scientifico

    Gabriella Belli, Giuseppina Dal Canton, Martina Frank, Marta Nezzo Nico Stringa, Giuliana Tomasella, Piermario Vescovo, Guido Vittorio Zucconi

    i contributi pubblicati sull’«Annuario» sono soggetti a peer review

    per la realizzazione di questo numero si ringraziano in particolare

    Caroline Bourgeois, Martina Carraro, Francesca Colasanti, Giuseppina Dal Canton Stefano Di Buduo, Alessandro Di Chiara, Sergio Fedele, Marco Ferraris Fausto Fiasconaro, Claudia Giuliani, Daniele Lauro, Aureliano Mostini, Marta Nezzo Tali Nidam, Laura Palumbo, Gabriele Pezzi, Giuseppe “Poppi” Ranchetti, Paola Rigon Franco Tagliapietra, Giuliana Tomasella, Guido Vittorio Zucconi

    referenze fotografiche

    Le immagini riprodotte provengono dall’Archivio fotografico dell’Accademia e dagli archivi personali degli Autori, salvo dove diversamente indicato. Si ringraziano: l’Atelier di Decorazione dei proff. Gaetano Mainenti e Atej Tutta per le immagini pubblicate nel contributo di Caroline Bourgeois in merito al progetto in collaborazione con Urs Fischer; nella sezione Eventi: Maria Arrechea, Giacomo Briano e Adriano Siesser, per le immagini di “Fare Luce”, corso di Marta Allegri, durante ArtNight ; Alberto Balletti, per la foto relativa all’inaugurazione dell’anno accademico; Michele Battistuzzi e l’Atelier di Decorazione B, per le foto dell’allestimento della mostra su Rodčenko; Michele Battistuzzi, per la foto della mostra “Vedere Meglio”; Francesca Colasante, per la foto di Punta della Dogana relativa a L’Opera Parla; Andras Nagy ed Elena Molena; Franco Tagliapietra, per l’immagine dell’incontro con Fabrizio Plessi

  • Editoriale Alberto Giorgio Cassani

    Presentazione Luigino Rossi

    Presentazione Carlo Di Raco

    To do or not to do. Réflexions sur l’action d’Urs Fischer avec les étudiants de l’Académie des Beaux-Arts de Venise ou comment faire en ne faisant presque rien! Caroline Bourgeois

    DOSSIER CHE COS’È LA SCENOGRAFIA? Lo spazio dello sguardo dal teatro alla città

    Lo spazio dello sguardo. Breve storia dell’architettura teatrale Alberto Giorgio Cassani

    La visualizzazione della scena classica nella commedia umanistica Eugenio Battisti

    La questione della scena umanistica. Qualche precisazione Alberto Giorgio Cassani

    Cortine. Un elemento della scena europea Piermario Vescovo

    Renovatio e forma urbis. Il ruolo dei Palazzi del Sedile nella determinazione della scenografia urbana Gaetano Cataldo

    INDICE

    GaetanoEvidenziato

  • L’Orientalismo tra Ottocento e Novecento. Pittori metteur en scène tra Esposizioni universali, fotografi e nuovi esotici soggetti teatrali Ivana D’Agostino

    Turandot. Un libretto visionario Elena Barbalich

    Riflessi barocchi. I futuristi e la riscoperta della tradizione scenografica italiana Maria Alberti

    Le composizioni sceniche di Vasilij Kandinskij Marina Manfredi

    È Venezia ma non lo dimostra. La strumentalizzazione scenografica della città Serenissima Carlo Montanaro

    Ripensando a La Fenice Vanni Tiozzo

    La scuola dello sguardo attraverso il progetto Città Invisibili. Block notes del regista sulla drammaturgia degli spazi Pino Di Buduo

    Lo scopo del Teatro è maravigliare... Degli esiti inattesi di un progetto Bepi Morassi

    La collaborazione tra la Scuola di Scenografia e il Teatro La Fenice Paola Cortelazzo

    I costumi di scena de L’occasione fa il ladro di Gioacchino Rossini ( ). Quattro progetti Elena Bonotto, Marta Del Fabbro, Elisa Lombardo, Laura Palumbo

    Scenografia in transito. Percorsi e discorsi tra eredità e sperimentazione. La scenografia contemporanea nel campo della formazione accademica Carlos G. Coccia

    SAGGI E STUDI

    Maschere funerarie e “Corpi Santi”. Per una storia della ceroplastica artistica e devozionale Roberta Ballestriero

  • Dallo sperimentalismo artistico alla ricerca di un fondamento ascetico. Note sulla vita e le opere di Hugo Ball Riccardo Caldura

    Officina Iuav. Le origini dell’Istituto Universitario di Architettura di Venezia e l’Accademia di Belle Arti Sileno Salvagnini

    Per un’introduzione alla questione arte e felicità Luca Farulli

    Le forme del non fare Giulio Alessandri

    Artisti si nasce o si diventa? Per una concezione della storia dell’arte contemporanea. Un ossimoro in termini? Saverio Simi de Burgis

    Giancarlo Franco Tramontin: segni e forme della scultura. In occasione della personale tenutasi presso il Museo di Santa Caterina di Treviso dal marzo al aprile Saverio Simi de Burgis

    DIPARTIMENTI

    Work in regress. Corso di Plastica ornamentale Danilo Ciaramaglia, Maurizio Zennaro

    “Le Quattro Stagioni”. Un’esperienza Erasmus in Lettonia Maurizio Zennaro

    Anatomia artistica. Uno sguardo alle metodologie di ricerca fra tradizione e innovazione Renzo Peretti

    Spazio per la riflessione teorica. Note sul lavoro di tesi di Federica Bezzoli Riccardo Caldura

    Fragili pieghe: tra storia, disegno e incisione. Dispositivi della visione Federica Bezzoli

  • FONDO STORICO, ARCHIVIO, BIBLIOTECA, PROGETTO TESI, PROGETTI EUROPEI

    La memoria incisa. Interventi di tutela del Fondo storico dell’Accademia di Belle Arti di Venezia Lorena Dal Poz

    Le Effigies femminili della Pinacoteca Corneliana nel Fondo storico dell’Accademia. Tra incisioni in volume e illustrazioni librarie Francesca Giancotti

    Cicognara, ou le Connaisseur. Dall’ideologia “Del Bello” alla Biblioteca dell’Accademia di Belle Arti di Venezia Angela Munari

    L’istituzione dell’Accademia di Venezia e l’architettura. Le ragioni di una presenza difficile: appunti su alcune linee di ricerca. Elisabetta Molteni

    Progetti tesi. Dai documenti conservati nel Fondo storico dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, anno accademico Enrica Annamaria Ceccon

    Kiyoo Kawamura, il pittore della Restaurazione Meiji. Alcune riflessioni sulla mostra temporanea per il ° anniversario del Tokyo Metropolitan Edo-Tokyo Museum Yûji Tanaka

    Il programma europeo Leonardo in scena. Le esperienze dei diplomati dell’Accademia nei laboratori di scenografia di ART for ART a Vienna e nel Teatro delle Marionette di Lubiana Laura Safred

    EVENTI

    Eventi Mostre, workshop, convegni, conferenze a cura di Manuela Mocellin

    APPENDICI

    Riassunti

    Abstracts

    Autori

    Indice dei nomi

  • Gaetano Cataldo

    Renovatio e forma urbisIl ruolo dei Palazzi del Sedile nella determinazione della scenografia urbana

    I. Lo spazio urbano

    La piazza Mercantile di Bari, delineatasi all’inizio del Quattrocento sul trac-ciato terminale dell’antica Ruga Francigena che, superata la Porta Nova, conduceva a Brindisi, coincide con il vertice inferiore destro del triangolo nel quale si inqua-dra la morfologia del capoluogo pugliese. A questo topos privilegiato, destinato alle attività comunali, corrisponde, sul vertice opposto, il castello, sede del potere ducale, e su quello superiore il complesso delle abbazie altomedievali di Santa Scolastica e San Pietro Maggiore. All’interno della compagine urbana sono pre-senti le altre due emergenze architettoniche medievali di rilievo, la Cattedrale con l’Episcopio e la Basilica di San Nicola, così come si evince dalla planimetria del borgo antico (fig. ).

    La piazza, in passato denominata anche Maggiore o Grande, in posizione ex-tramoeniale sino a tutto il XIII secolo, dal è indicata in diversi documenti del Codice Diplomatico Barese come luogo «ubi foliamen venditur»; nel come «in quo frumentum venditur»; nel come «forum rerum venalium»; nel , come «platea rerum venalium». In essa erano operative le principali funzioni pubbliche della comunità, identificate con precisi manufatti: la colonna della Giu-stizia per i debitori insolventi, la sede della truppa comunale, i Banchi, i Magazzi-ni, l’Arsenale, la chiesa di Santa Maria della Misericordia, utilizzata sin dal per

    Cfr. Domenico Di Bari, Bari. Vicende urbanistiche del centro storico, Bari, Dedalo, , tav. IV f.t. (Quaderni dell’Istituto di Architettura ed Urbanistica, Facoltà di Ingegneria).

    Vito Antonio Melchiorre, Le strade di Bari, Roma, Newton Compton, , p. . Ibid. Ibid. Ibid.

  • GAETANO CATALDO

    le consulte cittadine e abbattuta nel , la Dogana istituita da Isabella Sforza d’Aragona nel e il Palazzo del Sedile o Seggio.

    Nel Liber apprecii seu Catasto degli anni - era l’unico spazio definito piazza, insieme con quella dell’Arcivescovado, mentre gli altri ambiti di relazione erano definiti come largo, vicinato, corte, calata: è implicito che tale denomina-zione era funzionale alla sua destinazione di centro della vita cittadina in assonan-za con il centro della vita religiosa sede del potere vescovile.

    Di tanto ne danno testimonianza le vedute cittadine esistenti: in quella dell’aba-te Pacichelli ( ) sono indicati con la lettera “D” la Piazza Maggiore e con la lettera “E” il Seggio dei Nobili (fig. ); in quella più dettagliata del Borghi ( ) sono indicati con il numero la Piazza Grande, con il numero le Carceri o Palazzo del Governato-re, con il numero il Sedile della Città e con il n. il Campanile del Sedile (fig. ).

    II. I Sedili del Regno di Napoli

    Nell’ambito delle compagini urbane del Regno, il Sedile o Seggio ha rappre-sentato, almeno dal XV secolo in poi, il vero punto di riferimento di una comunità; per quanto riguarda il loro ruolo si rimanda ai significativi scritti di Benedetto Cro-ce, riferiti in particolare ai Seggi di Napoli: il testo è sintomatico, anche in rapporto alla storia dei palazzi del Sedile, perché nel saggio del il filosofo «non si dà pace» del fatto «che in Napoli siano spariti tutti gli edifizi dei Sedili o Seggi della città»; soprattutto tenendo presente che «per secoli e secoli, dal medioevo fino all’anno

    , i seggi avevano rappresentato l’organamento della cittadinanza napoletana, la distinzione della nobiltà e del popolo, l’amministrazione municipale».

    Nella capitale del Regno erano presenti cinque seggi (Nido o Nilo, Capuana, Montagna, Porto e Portanova) descritti da un diplomatico ferrarese, alla metà del Quattrocento, come «lozie (logge) lavorate e ornate, dove se reduce tutti i zentil-

    Cfr. Giuseppe Lucatuorto, La Bari nobilissima, Bari - S. Spirito, Edizioni del centro librario, , p. .

    Cfr. Mariella Basile Buonsante, Luciana Cusmano Livrea, Urbanistica, architettura e arti visive, in Storia di Bari nell’antico regime, a cura di Angela Massafra e Francesco Tateo, t. II, Roma-Bari, Laterza, , pp. - : .

    Oggi identificata solo dall’epigrafe collocata sull’ingresso «ISABELLA.DE.ARAGONI.SFORCIA / VI-CECOMES.DUX.MEDIOLANI.SEXTA».

    Cfr. Rossana Buono, Il cuore della città vecchia: la piazza Maggiore (o Mercantile), in Conoscere la città. Bari. Guide alle case ed alle chiese della città vecchia, : Piazza Mercantile, a cura di Nino Laver-micocca, Bari, Edipuglia, , pp. : .

    Cfr. Puglia Ieri. Il Regno di Napoli in prospettiva dell’abate Gio. Battista Pacichelli, r.a., a cura di Cosimo Damiano Fonseca, Bari, Editrice Adriatica, , § II, f. .

    Cfr. Il Mezzogiorno nelle antiche stampe. Immagini del Sud, a cura di Antonio Ventura, Lecce, Capone Editore, , fig. .

    Benedetto Croce, I seggi di Napoli, in Aneddoti di varia letteratura, Roma-Bari, Laterza, , pp. : .

    I Sedili furono aboliti con editto del aprile ; cfr. ivi, p. . Ivi, p. .

  • RENOVATIO E FORMA URBIS

    homini delle ditte contrade e parte della dicta citade»; in merito alla morfologia essi erano «portici quadrilateri con cancelli di ferro, e a uno dei lati una sala chiusa per le riunioni, discussioni e deliberazioni».

    Un esplicito riferimento alla descrizione del Croce, che ne conferma la deri-vazione dai broletti lombardi, dai palazzi comunali o dalle logge, è nel Sedile di Lecce realizzato al centro della piazza Sant’Oronzo con giustapposta la cinque-centesca chiesa di San Marco dei Veneziani, commissionata dalla fiorente comu-nità lagunare attiva nel Salento. Il sedile, delimitato da quattro pilastri traforati ad asola con colonne all’interno, presenta due fornici archiacuti angolari con coro-namento a loggetta trifora su tutti i lati: la conformazione ad archi di trionfo, con gli stemmi imperiale e della città ai vertici e panoplie sugli estradossi, ne colloca l’edificazione, subito dopo il , quale omaggio del sindaco oriundo veneziano Pietro Mocenigo al doge Alvise Mocenigo per la vittoria di Lepanto (fig. ).

    In merito al ruolo del Sedile di Lecce nella configurazione della piazza Sant’Oronzo (fig. ), va rilevato che l’attuale posizione centrale dello stesso deriva dal rinvenimento dell’anfiteatro, avvenuto agli inizi del Novecento, e dal conse-guente abbattimento dell’isolato curvilineo realizzato sulle strutture romane nel quale era incardinato. Altro riferimento nella costruzione scenografica dell’origi-naria piazza triangolare era la chiesa di Santa Maria delle Grazie, realizzata alla fine del Cinquecento dal teatino Michele Coluccio; solo dal la colonna, con la statua di bronzo del Santo patrono, divenne il centro simbolico dello spazio urba-no, confermato ancora oggi dal dittico Sedile/Colonna che rappresenta le uniche emergenze visive nell’invaso mistilineo della piazza. È evidente che gli edifici che vi prospettano sono quasi tutti frutto della sostituzione avvenuta tra fine Otto-cento e inizi Novecento e dànno un’immagine ben diversa dall’assetto illustrato nella veduta dell’Abate Pacichelli di fine Seicento (fig. ): in questa si nota, tra gli elementi scenografici, la statua equestre dell’imperatore Carlo V d’Asburgo, per il cui trionfale ingresso nel capoluogo salentino l’architetto Giangiacomo dell’Acaya aveva realizzato, nel , la Porta Napoli a guisa di arco trionfale con binato di co-

    Ivi, p. . Ivi, p. . In risposta alla Lex Palatia di Federico Barbarossa che imponeva l’edificazione in ogni città

    di un palazzo imperiale, i Comuni avvertirono il rilievo simbolico di realizzare palazzi municipali: il primo fu quello di Anagni ( ) realizzato su un suolo donato dal pontefice; cfr. Marco Romano, La città come opera d’arte, Torino, Einaudi, , p. .

    Il portale laterale riporta l’epigrafe «IOANNES CRISTINVS CONSVL MDXXXXIII». Cfr. Marcello Fagiolo, Vincenzo Cazzato, Le città nella storia d’Italia. Lecce, Roma-Bari,

    Laterza, , p. . La colonna di fattura romana imperiale proviene da Brindisi e indicava con la gemella, nella

    sua posizione originaria, il termine della via Appia. L’attuale statua fusa a Venezia nel fu realizzata in chiave apotropaica per la peste

    in sostituzione della precedente distrutta da un fulmine. Cfr. Puglia Ieri..., cit., § II, f. .

  • GAETANO CATALDO

    lonne e timpano triangolare con l’arme asburgica; nella piazza si nota una seconda statua equestre su fontana «con altra statua del Re N.S.» che fronteggia la prima.

    La collocazione quasi casuale di questi objets trouvés non ha nulla a che vedere con la perfetta organizzazione spaziale della vicina piazza Duomo (fig. ), vero forum publicum di committenza religiosa realizzato a conferma del consolidamen-to del potere temporale della Chiesa romana, a mezzo degli ordini militanti dei Gesuiti e dei Teatini, in sostituzione del più antico rito Bizantino ortodosso che aveva caratterizzato per secoli l’area più orientale della penisola.

    Per la piazza Duomo, caratterizzata dall’organizzazione concatenata di propilei d’ingresso, campanile, Duomo, Palazzo Vescovile e Seminario dispo-sti in sequenza come un film architettonico, valgono le mirabili considerazioni di Manfredo Tafuri utilizzate per piazza San Marco a Venezia: qui la sequenza inizia con la Zecca e prosegue con la Libreria Marciana, le Procuratie Nuove e Vecchie, l’Orologio, il Patriarcato, la Basilica, il Palazzo Ducale e le Prigioni collegate con il Ponte dei Sospiri; la piazzetta è delimitata virtualmente anche qui dai propilei rappresentati dalle due colonne dei Santi Marco e Todaro.

    Di là da tutte le trasformazioni subite dalla piazza Sant’Oronzo di Lecce (fig. ), spazio per eccellenza aprospettico e al quale «mai si dà una considerazio-ne statica delle visuali e assiali», resta a maggior ragione inequivocabile il ruolo consolidato di cardine urbano costituito dal Palazzo del Sedile, ruolo mantenuto anche ai giorni nostri con il nuovo assetto spaziale conseguente alle trasformazio-ni urbane del secolo scorso, «ottuso tentativo di realizzare uno spazio prospettico, là dove il vario fluire delle strade di Lecce trovava, al suo epicentro, uno spazio dinamico e avvolgente che forniva ad esse un punto di arrivo problematico».

    Nella xilografia tutto l’apparato scenografico monumentale è individuato da un’unica lettera: «C. Piazza, Colõna cõ S. Orontio, Statua di Carlo V. a Cav., e Fõtana con altra Statua del Ré N.S.».

    Il programma di realizzare un’organica “città chiesa” inizia nel con l’insediamento dei Paolotti, che si affiancano agli Ordini tradizionali già presenti, e si articola per tutto il secolo con l’ar-rivo delle altre Obbedienze e la concretizzazione del programma riformista post-tridentino; dopo la vittoria di Lepanto ( ) giungono i Gesuiti ( ) e i Teatini ( ): la nuova chiesa del Gesù sarà realizzata in soli due anni demolendo la parrocchiale di rito greco di San Niccolò; cfr. M. Fagiolo, V. Cazzato, Lecce, cit., pp. .

    La lombarda Confraternita della Croce, fondata da Carlo Borromeo nel , è incaricata di trasformare tutti i menhir salentini in Osanna, pilastri monolitici lapidei sormontati da una croce; cfr. Maurizio Calvesi, Mario Manieri Elia, Architettura barocca a Lecce e in Terra di Puglia, Roma-Milano, Carlo Bestetti Edizioni d’arte, , p. .

    Furono necessari quasi due secoli per completare i lavori. Il Duomo, di fondazione normanna con pianta basilicale a tre navate, fu munito di un secon-

    do ingresso sul prospetto laterale dotato di fastigio scenografico dedicato al Santo Patrono, visibile dai propilei: in tal senso si rigerarchizzava il manufatto con riferimento alle basiliche romane.

    Cfr. Manfredo Tafuri, “Sapienza di Stato” e “Atti Mancati”. Architettura e tecnica urbana nella Venezia del ’ , in Architettura e Utopia nella Venezia del Cinquecento, catalogo della mostra (Venezia, Palazzo Ducale, luglio-ottobre ), a cura di Lionello Puppi, Milano, Electa, , pp. - .

    In parte sostituite dall’Ala Napoleonica demolendo la chiesa di San Geminiano. M. Calvesi, M. Manieri Elia, Architettura barocca a Lecce e in Terra di Puglia, cit., p. . Ibid.

  • RENOVATIO E FORMA URBIS

    Tale caratteristica è evidente nella configurazione di altre piazze di rilievo comunale in numerose altre città della Puglia, come s’è anticipato con le parole del Croce: in tutte le comunità urbane del Regno di Napoli, almeno dalla fine del Quattrocento, si riscontra la presenza di un Palazzo del Sedile quale luogo fisico dell’amministrazione dell’Universitas.

    Oltre che nelle città maggiori, come Bari e Lecce, che ne hanno conservati gli elementi monumentali, anche in quelle minori si riscontra tale dato conferman-done il duplice ruolo di riferimento della civitas, intesa «nella specifica organizza-zione dialettica della sua democrazia, come il committente dei temi collettivi» oltre che cardine urbano nella configurazione delle piazze: in tal senso i palazzi del Sedile assommano il doppio sintetico ruolo di urbs e civitas: il concetto di urbs in-teso come manifestazione materiale della consistenza morale propria della civitas. Ogni tema collettivo della città, e il Palazzo del Sedile è il principale di questi, è proprio «espressione materiale dell’esistenza della civitas come organismo olisti-co con una propria volontà di forma, una Kunstwollen».

    Questo dato si riscontra anche nei centri minori, così com’è ancora evidente nelle cittadine di Loseto e Modugno, entrambe ricomprese nell’Umland barese.

    La prima, oggi frazione municipale situata a una decina di chilometri dal capoluogo pugliese, in origine era un comune autonomo (Lusitum) fondato nel XII secolo in quell’opera di rinascita degli antichi casali altomedievali intesi quale memoria dei siti prediali romani. La forma urbis è caratterizzata da un perimetro quadrangolare (fig. ) imperniato sull’unica strada che unisce la monumentale Porta di Bari ( ) con la demolita Porta di Canneto che conduce al castello baronale dei de Ruggiero, situato come prassi extra mœnia: la strada intercetta l’unica piazza dominata dalla mole della parrocchiale di San Giorgio, riedifica-ta nel sulla preesistente chiesa dal barone Cesare de Ruggiero. Sul lato opposto è presente il piccolo Palazzo del Sedile, commisurato a una comunità costituita da qualche centinaio di persone, ma in ogni caso presente nello spazio gerarchicamente più rilevante a testimoniare l’identitaria esistenza della civitas.

    È caratterizzato da un organismo architettonico compatto in conci di pietra calcarea a vista (fig. ), riconoscibile sull’omogeneo fronte edificato dal corona-

    M. Romano, La città come opera d’arte, cit., p. . Ivi, p. . È ad arco ribassato serrato da due coppie di lesene e trabeazione con timpano curvilineo

    spezzato. Bona Sforza, Regina di Polonia e Duchessa di Bari, donò nella seconda metà del XVI secolo

    a Giosuè de Ruggiero il feudo di Loseto. Oggi piazza Vittorio Emanuele III. Nicola Milano, Le chiese della Diocesi di Bari. Note storiche e artistiche, Bari, Levante editori,

    , p. . L’epigrafe sulla facciata recita: «D.O.M. / TEMPLUM HOC SEXCENTUM ABHINC ANNIS / DIVO GEORGIO

    MARTIRI DICATUM // TEMPORUM / INIURIA HAUD DIVINIS MYSTERII PERAGENDIS / IDONEUM / CAESAR DE RUGGIE-RO DYNASTES / AB IMIS FUNDAMENTIS / NOVO ELEGANTIQUE OPERE INSTAURANDUM / DE SUO CURAVIT / ANNO MDCCLXVII».

  • GAETANO CATALDO

    mento con cornicione aggettante e timpano curvilineo: come riferimento alla sua funzione è presente, sporgente dalla facciata, il Leone della Giustizia sotto il quale si incatenavano i debitori insolventi; il locale al piano terra, accessibile da un basso ingresso architravato, ospitava la milizia, mentre le riunioni si svolgevano nel locale del piano superiore, accessibile da una rampa di scale esterna.

    Il manufatto, caratterizzato dal paramento inferiore in grossi conci lapidei bugnati e da muratura sbozzata superiore meno rifinita, serrata da cantonali di dimensione regolare, è stato realizzato nella seconda metà del XVI secolo in con-comitanza con la cessione del feudo ai de Ruggiero. Tanto si evince proprio dalla fattura alquanto approssimativa dell’apparecchio murario, ben diverso da quello molto più raffinato che caratterizza il prospetto principale della chiesa settecen-tesca. Di là di questo resta, però, immutato il ruolo simbolico dell’edificio in un contesto socio-politico che ben poco spazio lasciava alle rivendicazioni dei cittadi-ni, in un periodo dominato dal potere feudale e religioso.

    Di ben altra consistenza è il Palazzo del Sedile di Modugno, comune di di-mensioni maggiori del primo, fondato intorno a una motta poco dopo l’anno Mille lungo la direttrice che unisce il capoluogo pugliese con le città dell’altopia-no della Murgia. La forma urbis è caratterizzata da un perimetro quadrangolare che serra l’originario casale normanno fondato su una piccola altura, la motta: non sono presenti piazze di dimensioni rilevanti, eccezion fatta per la piccola piazza del Popolo dominata dalle due chiese tardorinascimentali dell’Annunziata e di Santa Maria della Croce.

    Con il trasferimento di Isabella d’Aragona Sforza da Milano per l’acquisizio-ne del ducato di Bari, la cittadina fu scelta dalle nobili famiglie lombarde, giunte al seguito della duchessa come luogo di residenza, essendo il capoluogo privo di aree edificabili: dalla prima metà del Cinquecento in poi, infatti, si registra a Mo-dugno una consistente attività edilizia testimoniata dai numerosi palazzi ancora esistenti. In tal senso l’ampliamento della cittadina a est verso Bari, terminato nei secoli successivi, conferma le dinamiche urbane in atto: è in quest’area che viene creata la piazza del Sedile con l’omonimo edificio, concluso nel Seicento, per suggellare la pacifica coesistenza della nuova classe nobiliare con i cittadini.

    La piazza ha forma di rettangolo allungato e intercetta tutto il lato corto orientale del borgo: il prospetto di fondo è chiuso dal secondo elemento emer-gente, la chiesa del Purgatorio, con portico e profilo cuspidato (fig. ). I due ma-nufatti sono volumetricamente aggregati al centro urbano di origine medievale

    È simile alla Colonna della Giustizia, con leone giustapposto, presente con la stessa funzio-ne nella piazza Mercantile di Bari.

    È una collina artificiale, generalmente di forma circolare, realizzata con il materiale di sca-vo del fossato, posta a base di una torre eretta molto diffusa nei territori normanni d’Oltralpe e nell’Italia settentrionale.

    Ora Corso Vittorio Emanuele. Palazzi Angarano-Maranta, Capitaneo o Cattaneo, Maffei, Maranta, Parmigiani, Pascale-

    Scarli, Piepoli, Stella, Zanchi ecc.

  • RENOVATIO E FORMA URBIS

    e con i loro prospetti costituiscono gli elementi di incardinamento della futura espansione urbana. Anche in questo caso il Palazzo del Sedile si conferma come oggetto protagonista della scenografia urbana, con il suo volume compatto, caratterizzato dal paramento bugnato in pietra calcarea, sormontato dalla set-tecentesca torre dell’orologio frutto del completo restauro del manufatto: in quell’occasione fu sovrapposto all’originaria apertura ad arco, tipica dei palazzi del Sedile, il nuovo portale architravato serrato da lesene in aggetto. L’edificio sovrasta gerarchicamente tutta la piazza, oltre che per la torre a fasce bugnate e coronamento merlato, anche per il ballatoio con doppia rampa di scale che con-sente di superare il dislivello fra spazio esterno e spazio interno (fig. ).

    III. Il Sedile dei Nobili di Bari

    Il Palazzo del Sedile di Lecce può essere utile a ricostruire la facies originaria di quello barese, nella sua prima morfologia organizzato con edificio pubblico e cappella giustapposta; una nota del XVI secolo conferma l’assetto della piazza Mercantile descrivendola con cura: «Nella Piaza hanno case, botteghe e magazeni [...]. Sempre in Piaza, dove iuxsta Sedilis Universitatis è la chiesa di Santa Maria della misericordia seu de la Piaza, contigua la Muraglia della città [...]». La chie-sa era quella già utilizzata dal per le consulte cittadine; la presenza a Bari di una sede municipale è documentata da un atto rogato in data settembre dal notaio Giovanni De Lutiis, tre anni dopo la morte del principe Giovanni An-tonio del Balzo: nel documento i rappresentanti delle famiglie nobili e di quelle popolari, riunitisi in quel luogo, incaricarono tali Tommaso de Caris e Matteo di Rainaldo di recarsi a Milano per ottenere, da parte del duca Sforza Maria Sforza, a cui nel frattempo la città era stata ceduta dal re Ferrante d’Aragona, la conferma dei preesistenti privilegi.

    L’originaria chiesa fu dotata, dal , di un magazzino per ospitare un maggior numero di rappresentanti: nello stesso anno si deliberò di costruire una sede più degna dell’Universitas, demolendo il predetto edificio e incaricando della realizzazione l’architetto Nicolantonio Bonafede di Acquaviva, giusto atto del notaio Vito de Tatiis del settembre: nell’edificio risiedeva la Cancelleria co-

    L’epigrafe collocata sotto il cornicione superiore recita: «ORDO PATRITIORV(M) FIDELISSIMAE CIVITATIS MEDVNEI PROPRIO DECORI PATRIAE STVDENS COMODO SEDILI ET TURRI QUA HORARU(M) INTERVALLA DEMO(N)STRABANTUR / VETVSTATE LABENTEM PROPRIIS IMPENSIIS IN VENVSTOREM FORMAM RESTITVIT, ANNO A PAR-

    TV VIRGINIS MDCCXIII». L’arco d’ingresso agli ambienti del pianterreno, come s’è visto sino ad ora, è una costante

    tipo-morfologica di questi manufatti. Tommaso Pedio, Bari tra XVI e XVII secolo. Note ed appunti di toponomastica barese, «Archivio Sto-

    rico Pugliese», XXVII, fasc. I-V, gennaio-dicembre , pp. : . Cfr. Vito Antonio Melchiorre, Bari, Bari, Adda Editore, , p. . Cfr. G. Lucatuorto, La Bari nobilissima, cit., p. . Cfr. ibid. Cfr. V.A. Melchiorre, Bari, cit., p. .

  • GAETANO CATALDO

    . Planimetria della città vecchia: nel riquadro a sud-est piazza Mercantile, al vertice opposto il castello e in alto le abbazie; al centro la Cattedrale e la Basilica di San Nicola.

  • RENOVATIO E FORMA URBIS

    . La veduta di Bari del Pacichelli ( ): con la lettera E è indicato il Palazzo del Sedile.

    . La veduta di Bari del Borghi ( ): il Palazzo del Sedile è prospiciente la piazza Grande individuata dal numero .

  • GAETANO CATALDO

    . Il Palazzo del Sedile di Lecce: giustapposta la chiesa di San Marco (foto G. Cataldo, ).

    . Foto aerea di piazza Sant’Oronzo a Lecce con il Sedile incastrato sull’anfiteatro e la colonna (© Bing.com_maps).

  • RENOVATIO E FORMA URBIS

    . La veduta di Lecce del Pacichelli ( ): al centro piazza Sant’Oronzo.

    . Piazza Duomo a Lecce (foto G. Cataldo, ).

  • GAETANO CATALDO

    . Pianta della città di Lecce del secolo XIX: a destra piazza Sant’Oronzo con gli edifici realizzati sull’anfiteatro (fonte ASLe, Archivio di Stato di Lecce).

    . Planimetria del centro antico di Loseto con i rapporti visivi tra Sedile e Parrocchiale (elaborazione grafica G. Cataldo, ).

    . Il Sedile di Loseto (foto G. Cataldo, ).

    . Planimetria del centro antico di Modugno con i rapporti visivi tra Sedile e chiesa del Purgatorio (elaborazione grafica G. Cataldo, ).

  • RENOVATIO E FORMA URBIS

  • GAETANO CATALDO

    Il Sedile di Modugno (foto G. Cataldo, ).

    . Il Palazzo del Sedile di Bari prima degli interventi nel (foto G. Cataldo, ).

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    . Il prospetto del Palazzo del Sedile di Bari nel disegno del Lombardi ( ).

    . Il Camerone del Consiglio del Palazzo del Sedile di Bari nel disegno del Lombardi ( ).

  • GAETANO CATALDO

    . Il ruolo di cardine urbano del Palazzo del Sedile di Bari tra le piazze Mercantile e Ferrarese (© Bing.com_maps).

    . La veduta di Bari del Salmon ( - ): a destra, prospiciente la piazza e con l’alto campanile, il Palazzo del Sedile.

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    . Il disegno di Bari del Despréz ( - ): nel riquadro il Palazzo del Sedile.

    . Il Palazzo del Sedile in una fotografia del .

  • GAETANO CATALDO

    . La proposta dell’arch. Petrucci per il Palazzo del Sedile ( ).

    . La planimetria di piazza Mercantile con la posizione strategica del Palazzo del Sedile in chiave di costruzione scenografica (elaborazione grafica G. Cataldo, ).

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    . L’attuale stato di conservazione del Palazzo del Sedile di Bari (foto G. Cataldo, ).

    . Il ruolo di cardine scenografico urbano del Palazzo del Sedile di Bari (foto G. Cataldo, ).

  • GAETANO CATALDO

    munale, i sindaci nelle ore mattutine e il Mastrogiurato, responsabile dell’ordine pubblico, nelle ore pomeridiane. Non è noto quanto dell’assetto cinquecentesco sia ancora oggi riconoscibile, perché nel un incendio generatosi in un locale confinante e propagatosi al vicino arsenale provocò l’esplosione delle polveri e la distruzione dell’edificio. È, in ogni caso, probabile che non si sia trattato di completa distruzione, sia perché l’epigrafe dell’anno seguente parla di restauro, sia perché la tecnologia strutturale utilizzata per coprire il grande vano è la volta a crociera costolonata, diffusamente usata dal Medioevo in poi: per quanto le innovazioni statiche avessero lenta diffusione, soprattutto in un’area periferica del Regno, è insolito che tale sistema fosse ancora in uso. Più coerente è, invece, l’ipotesi che la volta risalga al progetto cinquecentesco e sia una declinazione dei sistemi costruttivi ancora in uso nel Quattrocento in Catalogna e Sicilia.

    L’occasione fu proficua per attuare il progetto di risanamento della rete viaria avviato in quest’area dal , conclusosi con la ristrutturazione e l’ampliamen-to della piazza Maggiore nel e che vide anche la realizzazione della Porta Nuova, verso mare, nel ; sempre nel fu restaurato il Palazzo del Sedile secondo il progetto redatto da Pietro Castelon, su iniziativa dei sindaci Nicola Donato Incuria e Pietro Ponzo, così come testimonia un’epigrafe di quello stesso anno originariamente rimossa e ricollocata, a metà Ottocento, sul fianco del piedritto sinistro. Fu aggiunta, due anni dopo, la torre dell’orologio realizzata sotto il sindacato di Giovanni Battista Dottula e Angelo Cardassi: l’epigrafe è col-locata sopra la bifora dell’ultimo ordine del campanile. L’orologio meccanico, proveniente dalla Germania, fu aggiunto solo nel .

    La similitudine tra il Sedile di Lecce e quello di Bari, almeno nella sua facies originaria del primo ordine, è evidente: il volume è serrato da due robusti piedritti angolari, restaurati nel , con cornicioni marcapiano e due stemmi illeggibili in sommità (fig. ); questi delimitano l’originario grande vano centrale estrados-sato, denunciato all’esterno dal grande arco a pieno centro presente sul prospet-to principale, sormontato in chiave dallo stemma imperiale con aquila bicipite,

    Cfr. ibid. Cfr. G. Lucatuorto, La Bari nobilissima, cit., p. . Cfr. M. Basile Buonsante, L. Cusmano Livrea, Urbanistica, architettura e arti visive, cit., p. . Cfr. Marcello Petrignani, Franco Porsia, La città nella storia d’Italia. Bari, Roma-Bari,

    Laterza, , p. . Cfr. ibid. «CIVIUM VSIBUS AC VOLUPTATI / PUBLICO AERE ATQ DECRETO LOCVS / RESTAVRATVS NICOLAO DONATO /

    INCVRIA ET PETRO PONSO SINDICIS / FIDELISSIME CIVITATIS CVRA / NTIBVS ANNO. DNI. M.D.C.II». Cfr. Francesca Tritto, Il Sedile: storia di un vecchio palazzo, in Conoscere la città. Bari..., cit.,

    pp. : . Cfr. V.A. Melchiorre, Bari, cit., p. . «IO[HANNE] BAP[TISTE] DOTTULA / NICOLA ANGELO CARDASSI SINDICIS / M.D.C.IIII.». Cfr. G. Lucatuorto, La Bari nobilissima, cit., p. . Le epigrafi gemelle sono collocate sotto gli stemmi: «A.D. / / R.». In quello di sinistra si intravede parte dell’arme degli Sforza Aragona.

  • RENOVATIO E FORMA URBIS

    visibile anche nel disegno del riportato dal Giovine e dal Melchiorre, ancora privo della loggia superiore (fig. ).

    È certamente questo l’assetto ante , anno della realizzazione del campa-nile in posizione evidentemente disassata rispetto al basamento, senza continui-tà con le fabbriche preesistenti: nello schematico disegno del Lombardi, ancora privo della loggia, ma con campanile e orologio, sono presenti il grande arco, a tutt’oggi visibile in facciata, e tre aperture a piano terra, invece delle attuali due, con un finestrone superiore centrale; le tre aperture sono dotate di cancelli in ferro riferibili a un unico grande vano terreno. L’assetto è confermato anche dalla veduta del Pacichelli del . La loggia trifora angolare superiore che completa il manufatto, come si dirà in seguito, è successiva al .

    Sempre nel Ritratto del Reggimento del Lombardi del sono riportati i nomi e le Arme delle famiglie della piazza dei Nobili e di quelle della piazza del Popolo primario, anch’esse : nello stesso documento sono indicati con precisione, nel disegno relativo al Camerone del Consiglio, riportato sempre dal Giovine e dal Melchiorre, (fig. ) i posti occupati dal Ministro assistente, al centro su una pedana di tre scalini di legno, che rispondeva al Regio Governatore, con ai lati il Sindaco dei Nobili e il Sindaco del Popolo primario, su una pedana con due scalini; a sinistra dello scranno del Sindaco del Popolo primario, sulla pedana ad un solo scalino, v’erano i tre scranni per il Cancelliere, per il suo scrivano e per l’Avvocato della Città, mentre sulle due ali, sempre su una pedana con un solo scalino (sic!), i Decurioni della piazza dei Nobili e della piazza del Popolo Prima-rio. Tutto questo avveniva, molto probabilmente, nell’ampio vano con volta a crociera del piano terra, in adiacenza al salone nel quale la Regia Corte in origine teneva udienza.

    IV. La loggia e il Teatro del Sedile

    La loggia del Palazzo del Sedile è indubbiamente l’elemento architettonico più rilevante e visivamente culminante di un edificio già rilevante per la storia del-la città di Bari qual è, appunto, il Sedile dei Nobili e rappresenta il sapiente frutto del binomio inventio e dispositio: il coronamento enfatizza ulteriormente il ruolo

    Manoscritto di Francesco Lombardi, Ritratto del Regimento della Università di Bari colla pianta dei Sedili e le armi delle Famiglie nobili e del Popolo primario, conservato presso il Fondo D’Addosio della Biblioteca Nazionale di Bari; cfr. M. Petrignani, F. Porsia, La città nella storia d’Italia. Bari, cit., p. .

    Cfr. Alfredo Giovine, Il Teatro del Sedile, primo teatro di Bari - . Notizie storiche, decu-rionali e cronologia, Bari , a di copertina.

    Cfr. Vito Antonio Melchiorre, Il Sedile: protagonisti, usi e voluttà, in Conoscere la città. Bari..., cit., pp. : .

    Cfr. la fig. nel testo. Cfr. A. Giovine, Il Teatro del Sedile..., cit., a di copertina. Cfr. V.A. Melchiorre, Il Sedile: protagonisti, usi e voluttà, cit., p. . In occasione delle deliberazioni relative alle tre fiere annuali, il seggio centrale era occupa-

    to dal Mastro Giurato della Città.

  • GAETANO CATALDO

    di manufatto princeps deputato a consolidare la scenografia urbana della piazza Mercantile, composta unicamente di edifici residenziali. La loggia è collegata ed è accessibile dal piano nobile del confinante immobile convenzionalmente de-nominato “Palazzo Starita”, situato sempre nell’ambito del perimetro urbano della città vecchia di Bari, ma prospiciente la piazza del Ferrarese e in posizione di cardine, nel settore coincidente con la zona meridionale della Muraglia (fig. ): il palazzo è stato realizzato, tra XVII e XVIII secolo, sulle case di un certo Girola-mo Barucchelli, oriundo di Ferrara e ascritto al ceto barese del popolo primario, o di tal Stefano Fabbri, o Fabris, anch’egli originario della città estense. L’ipotesi, supportata da un rogito del maggio del notaio Berardino Vulpis, afferma che i civici amministratori non esitarono a cedere al Fabbri, che aveva già realiz-zato il proprio palazzo sino al piano nobile, il lastrico del Sedile per far fronte, con quella somma, alla costruzione del Lazzaretto. Il Lucatuorto afferma che il Fabris fece realizzare, nel , l’attico con i busti di classici greci e latini, la loggia del Sedile: non sappiamo se l’ampia discordanza di date sia dovuta a un’errata lettura del documento o a effettive difficoltà economiche nel realizzare l’opera, stante la somma per acquisire l’area e quella necessaria a realizzare l’edificio; di certo, come risulta dalla citata veduta scenografica del Borghi, nel il Sedile era ancora privo della loggia.

    Il rilievo urbano già assunto in passato dal Sedile, confermato dai suoi addenda privati, è ulteriormente sottolineato dalla presenza del vicino porto e da quella della seconda delle uniche due porte di accesso alla città, nella vicina piazza del Ferrarese, detta Australe, di Mare, di Lecce o Nuova: la porta era collocata al termine di strada Vallisa e prospettava sulla piazza d’armi.

    L’episodio dell’alienazione del lastrico a un privato da parte della municipa-lità rappresenta l’inizio del declino del simbolo della comunità barese. All’inizio dell’Ottocento l’edificio era stato già adibito a teatro da circa quindici anni e la municipalità aveva deliberato di trasferire nuovamente la sede comunale nel Pa-lazzo Casamassimi, sito in via delle Carceri, di seguito denominata strada Palazzo di Città: dal , il Palazzo Casamassimi già ospitava la Regia Udienza.

    In previsione del trasferimento nella nuova sede fu deliberato di vendere all’asta il Palazzo del Sedile, seppur ancora utilizzato per pubblici spettacoli e fonte di reddito per la municipalità. Secondo quanto cita il Croce, nel suo Teatri

    Denominazione degli ultimi proprietari. Cfr. V.A. Melchiorre, Bari, cit., p. . Cfr. ibid. Cfr. ibid. Cfr. G. Lucatuorto, La Bari nobilissima, cit., p. . L’altra era collocata di fianco al castello. Cfr. G. Lucatuorto, La Bari nobilissima, cit., p. . Conclusosi in questi anni con l’apertura, in uno dei due locali al piano terra, addirittura di

    un fast food. Cfr. A. Giovine, Il Teatro del Sedile..., cit., p. . Cfr. M. Basile Buonsante, L. Cusmano Livrea, Urbanistica, architettura e arti visive, cit., p. .

  • RENOVATIO E FORMA URBIS

    di Napoli, nel il teatro del Sedile era in funzione, tant’è che vi recitò una compagnia di Istrioni; nel l’attività fu sospesa e i cittadini si rivolsero alle autorità della capitale per farla riprendere: tre anni dopo, nel mese di giugno, il re Ferdinando IV Borbone fu accolto «nel grande Sedile accomodato a Gran Galleria con il Palco del Re sopra la porta per dove si entrava e dirimpetto a questa una Grande Orchestra».

    La doppia funzione, certamente incongrua, si interruppe definitivamente nel con la chiusura della piazza della nobiltà di Bari e il contestuale trasferimen-

    to delle funzioni civiche nel predetto Palazzo di Città; l’attività teatrale, invece, proseguì. Un documento del attesta l’esistenza di una struttura di legno adi-bita a teatro e ospitata nella grande sala del piano terra: uno dei due comproprie-tari della struttura, il Cavalier Lamberti, ricorda che «[...] sono già vent’anni che per il pubblico divertimento è stato edificato il teatro in legno, senza che mai il comune ha pensato di domandare profitto nell’affitto serale accidentale». Una descrizione del teatro di legno è in un documento del del Perotti: «l’edificio che per quasi due secoli era stato sede municipale, e non ingloriosa, era ridotto a modesto teatro: due ordini di palchi di dieci palchetti ognuno; quattro file di platea di dieci stalli ciascuna».

    La precaria situazione teatrale della città, tra l’altro priva di introiti per le casse comunali, preoccupava il sindaco dell’epoca, che il gennaio propose di vendere il Palazzo del Sedile, «che di presente figura il teatro, altre due botte-ghe e del recinto dell’Ospedale degli Svizzeri», situato nei pressi del castello, per costituire un pubblico fondo necessario alla costruzione di un nuovo edificio tea-trale: il febbraio dello stesso anno l’Intendente autorizzò la cessione all’asta dei beni che furono, due anni dopo, acquistati per ducati da Saverio e Domenico Fiore. Costoro versarono, in data aprile , solo duemila ducati riservando-si di saldare il dovuto al momento della consegna dell’immobile, nel frattempo utilizzato ancora dal Comune con un fitto di ducati al mese necessario a far funzionare il teatro: va segnalato che il palcoscenico misurava palmi per , ed era «fermato solidamente con pezzi di travi in piedi intrusi nel pavimento; il

    Cfr. A. Giovine, Il Teatro del Sedile..., cit., p. . Cfr. ibid. Cfr. Giovanna Dell’Erba, Il Sedile dei nobili di Bari, in Lo studio la ricerca la professione. Cata-

    logo della mostra sulle tesi di laurea in restauro (Bari, Gipsoteca del Castello Svevo, novembre - febbraio ), catalogo a cura di Gaetano Cataldo e Marina de Marco, San Ferdinando di Pu-

    glia (BT), Editrice Litografica , , pp. : . Archivio di Stato di Bari (d’ora in poi ASBa), Opere pubbliche, Amministrazione Comunale

    Antica, fasc. , fascio , vol. , p. . A. Giovine, Il Teatro del Sedile..., cit., p. . Ivi, p. . Cfr. ivi, p. . Cfr. ivi, p. . Il palmo napoletano, prima del , misurava , metri, pertanto le dimensioni erano di

    circa m , × , , compatibili con la struttura muraria.

  • GAETANO CATALDO

    sipario misurava palmi in quadro, più quinte, ciascuna di altezza di palmi per ½»; vi erano, inoltre, «tre gabinetti dietro le scene per gli attori e le attrici, e con passetto sopra le quinte, composte di travi». Si trattava di un teatro vero e proprio, anche se di ridotte dimensioni: una puntuale descrizione della struttura teatrale provvisoria fu redatta il marzo dall’architetto comunale Giuseppe Gimma; è intitolata Stato estimativo della spesa che richiede la struttura del Teatro provvisorio in questo capoluogo nell’ambito del cosidetto locale del sedile antico, sito nella piazza grande del Comune stesso e conservata presso l’Archivio di Stato di Bari.

    Sino al Carnevale del vi furono rappresentati commedie e melodrammi buffi di Donizetti, Bellini, Cimarosa e altri autori in voga all’epoca.

    Il teatro, come s’è visto, fu un pessimo affare per la municipalità tanto da essere ancora attivo nel , anno nel quale si tentò di rescindere il contratto con Do-menico Fiore: ciò non fu possibile perché il Comune non aveva la disponibilità dei duemila ducati da restituire al Fiore.

    A complicare la vicenda intervenne la drammatica serata del luglio , nella quale la sala fu fatta sgomberare improvvisamente per timore di un repentino crollo della struttura, che in realtà non avvenne. Fu invece eseguita un’accurata ispezione tecnica a cura degli architetti Mastropasqua e Fallacara, che determi-narono di chiudere definitivamente il teatro, di far rimuovere tutte le attrezzature sceniche e rinunziare alla causa per il recupero del Sedile al patrimonio comunale.

    Di teatri si parlò nuovamente solo in occasione della costruzione del nuovo Teatro Piccinni, sul Corso Ferdinandeo, progettato nel da Antonio Niccoli-ni, che il aprile di quell’anno presentò al decurionato barese il modello ligneo e tavole con allegate relazioni di spesa.

    Nel frattempo il Sedile, privato ormai di qualsiasi significato civico, fu ab-bandonato al misero destino di fondaco commerciale, funzione mantenuta sino ad oggi. Nel la grande sala voltata a crociera fu divisa in verticale e in oriz-zontale in quattro locali e, alla morte del Fiore, passò per donazione al Capitolo Metropolitano di Bari: con pubblica asta del febbraio fu venduto a tale Lorenzo Pepe.

    A. Giovine, Il Teatro del Sedile..., cit., p. . Ibid. Ivi, pp. - . Cfr. ivi, p. . Oggi Corso Vittorio Emanuele II, cardine urbano fra il centro antico e l’espansione otto-

    centesca del Borgo Murattiano. Cfr. Domenico Spinelli, Cesare Verdoscia, Teatro Piccinni. Storia e disegni, Bari, Progedit,

    , p. . Cfr. F. Tritto, Il Sedile: storia di un vecchio palazzo, cit., p. . Cfr. A. Giovine, Il Teatro del Sedile..., cit., p. .

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    V. La loggia del Sedile dei Nobili

    La vicenda specifica della loggia si collega solo in parte con le vicissitudini del Sedile e si sovrappone con queste solo dalla metà del Settecento in poi, restando, in ogni caso, immune alle particolari questioni del fabbricato sottostante: al di là della datazione precisa della sua realizzazione, successiva al , è indubbio che da allora a oggi il destino di tutta la fabbrica abbia risentito delle vicende comuni.

    Unico dato certo è che né nel , anno della pubblicazione delle vedute del Pacichelli, né nel , anno del disegno del Lombardi, il Sedile si fregiava della loggia; situazione analoga riporta la veduta di Thomas Salmon realizzata fra il

    e il (fig. ), molto simile a quella del Pacichelli: in questa il Palazzo del Sedile, coronato dallo svettante campanile, presenta il grande arco a piano terra con due finestre superiori ed è giustapposto al Palazzo del Fabris, organizzato con un cortile, come ora. L’incisione di Bartolomeo Borghi del descrive in maniera più precisa la situazione urbana nella zona della piazza Grande rispetto al Pacichelli: si può desumere che il palazzo è ancora privo della loggia con il campanile isolato e svettante sui fabbricati circostanti.

    In conclusione sembrerebbe che la data più attendibile per la realizzazione della loggia sia il e non il , accreditando, così, la tesi del Lucatuorto: nella stessa incisione, che descrive contemporaneamente piazza Mercantile e piazza del Ferrarese individuando il ruolo cardine fra le due piazze dell’attuale Palazzo Starita, si intravede una costruzione con tetto a due falde realizzata accanto al campanile del Sedile: potrebbe essere questo il piano nobile del fabbricato, da cui si accede alla terrazza del seggio, che sarà ricucito architettonicamente con la loggia angolare.

    La conferma della realizzazione della loggia con i busti sulla parte terminale è, d’altro canto, confermata dalla veduta, realizzata fra il e il , di Jean-Louis Despréz (fig. ) che, con grande immediatezza ed essenzialità di tratto, descrive le mura della città viste dal porto vecchio: al centro del disegno, di là dalla cinta, fra le principali emergenze riconoscibili, svetta anche il campanile del Sedile con la vicina loggia, già coronata dai predetti busti.

    La conformazione attuale, a tre livelli di piano – due nel volume inferiore serrato dai contrafforti leggermente scarpati, ognuno dei quali coronato da uno stemma molto degradato – e con la loggia superiore, collegata da ampio corni-

    Frutto di viaggi compiuti nel Regno di Napoli fra il ed il . Thomas Salmon, Veduta della Città di Bari, capitale della Terra di Bari nel Regno di Napoli,

    Venezia , in M. Petrignani, F. Porsia, La città nella storia d’Italia. Bari..., cit., fig. . Cfr. Carta scenografica della Città di Bari, Capo di tutta la Puglia, consagrata ai sublimi meriti

    di S.E. il Sig.re D. Giordano Dottula, Cavaliere dell’insigne Ordine Gerosolimitano di devozione e primario Patrizio di detta Città, in Il Mezzogiorno nelle antiche stampe..., cit., fig. .

    Cfr. Franco Silvestri, Imago Apuliæ, Cavallino (LE), Capone Editore, , fig. .Lo stemma di destra, quasi illeggibile, dovrebbe essere quello della città di Bari; in quello di

    sinistra, inquartato, si intravedono le armi degli Sforza e degli Aragona, mentre quello centrale ha l’aquila bicipite imperiale.

  • GAETANO CATALDO

    cione modanato in pietra calcarea che sostiene il campanile disassato, è quella che ha contraddistinto gli ultimi due secoli di storia: l’altra documentazione disponibi-le è quella iconografica, relativamente recente, disponibile in varie pubblicazioni. La più espressiva è quella riportata dal Melchiorre (fig. ) nella quale il sedile svetta ancora isolato nel contesto di basse costruzioni e prima dell’edificazione del confinante Palazzo Traversa: sulla destra si intravede il prospetto di Palazzo Starita, verso piazza del Ferrarese, a conferma del ruolo di cardine urbano fra le due piazze del complesso, così come sottolineato nella veduta settecentesca del Borghi.

    La fotografia riportata dal Melchiorre è antecedente al , anno dei due disegni redatti in via interlocutoria per il rilascio del parere dall’architetto Cre-mona, Soprintendente ai Monumenti della Puglia e del Molise, nei quali sono prescritte le distanze che l’erigendo Palazzo Traversa dovrà rispettare dal Palazzo del Sedile: il faldone contiene i documenti del contenzioso Traversa-Starita sino alla sentenza del Tribunale di Bari del relativa ai danni arrecati alla loggia. La predetta fotografia mette in evidenza lo status quo ante le trasformazioni subite dalla fabbrica: il lungo balcone del primo piano, che univa visivamente i due con-trafforti, oggi non esiste più ed è stato sostituito da due finestroni con balaustre metalliche; l’accesso al terrazzo del fabbricato ad un piano, su cui sarà costruito Palazzo Traversa, è gia stato murato, così come risultano già murati i due archi laterali della loggia: è evidente che la loggia fu pensata dal Fabbri a cinque fornici in posizione angolare, per poter godere di un’ampia vista sulla città e sul mare, ma l’estrema snellezza dei piedritti in rapporto al peso dell’alta trabeazione do-veva aver creato, già dal secolo successivo, i primi dissesti. La necessità, quindi, di murare i due archi laterali si spiega in tal senso ed è confermata dai successivi interventi di consolidamento realizzati dall’ingegner Luigi Sylos nel .

    Una perizia dello stesso anno redatta dall’ingegner Vittorio Chiaia evidenzia come l’edificazione del Palazzo Traversa non compromettesse la veduta del pro-spetto laterale del Sedile: nel disegno, utile per ottenere l’autorizzazione, è eviden-ziata in colore rosso la «porzione del sedile non coverta dal vecchio fabbricato».

    Il problema, paradossalmente, sarebbe stato superato se si fosse dato corso al progetto previsto dal Piano Regolatore e Diradamento Edilizio della Città Vecchia di Bari dell’architetto Concezio Petrucci del : in uno dei disegni allegati, il Sedile è li-berato dagli edifici circostanti e si ricongiunge con il prospetto laterale, liberato, al Palazzo Starita unificando le piazze Mercantile e Ferrarese (fig. ); l’ipotesi sugge-

    Cfr. V.A. Melchiorre, Bari, cit., p. . In data giugno . L’immobile era stato vincolato con D.M. della Pubblica Istruzione del gennaio . Cfr. ASBa, Soprintendenza per i Beni Ambientali Architettonici Artistici e Storici (d’ora in

    poi BB.AA.AA.AA.SS) della Puglia, BA I, busta , f. . Cfr. Luigi Sylos, Perizia giudiziaria per la vertenza Starita-Traversa, allegati n. e n. alla rela-

    zione in scala : , Bari ottobre , coll. privata.ASBa, Soprintendenza BB.AA.AA.AA.SS. della Puglia, BA I, busta , f. . Cfr. D. Di Bari, Bari..., cit., fig. .

  • RENOVATIO E FORMA URBIS

    risce anche la realizzazione di un nuovo basamento in pietra con nicchia centrale e la realizzazione della terza arcata del prospetto laterale, e inoltre l’annullamento del ruolo di cardine del manufatto in relazione alla piazza Mercantile.

    Per quanto riguarda specifici interventi strutturali al Palazzo del Sedile, van-no segnalati quelli eseguiti in seguito alla relazione peritale del giugno dall’ingegner architetto Cesare Corradini per conto della proprietà dei locali del piano terreno di piazza Mercantile al civico , inoltrata in data luglio al diret-tore della Regia Sovraintendenza ai monumenti per la Puglia e il Molise: vi sono evidenziate «lesioni gravi di schiacciamento e maceramento dei materiali; [...] sotto le arcate della loggia superiore lesioni nell’architrave sovrastante all’ingres-so al piano terreno; appanciamento del muro stesso immediatamente sotto al pi-lastro superiore [...]»; sono proposti gli interventi di consolidamento ma senza la quantificazione dei costi. A questi si aggiungono i «Lavori di riparazione della Torre Orologio ed Altana al Palazzo del Sedile» conseguenti ai danni bellici: il contratto, assegnato all’impresa Nicola Virgilio, prevedeva una spesa di £ . per la «Riparazione della cuspide e cella campanaria al Palazzo del Sedile» a fronte di un preventivo di spesa totale di £ . . per i «Lavori di restauro al Palazzo del Sedile di Bari», mai effettuati nella totalità.

    VI. Metodologia di analisi formale e conservazione

    L’organismo architettonico, ad andamento di rettangolo irregolare, si pre-senta con una volumetria compatta, nella parte inferiore, con tre livelli di piano e come addendum del vicino palazzo prospiciente la confinante piazza del Ferrare-se, dal cui piano nobile è possibile accedere alla loggia del Sedile.

    Il livello di calpestio della loggia presenta l’incongruenza della volta estrados-sata del sottostante Sedile, che ingombra quasi una metà dello stesso, a conferma, in aggiunta ai dislivelli esistenti, della forzata acquisizione fattane dal Fabbri: lo stesso prospetto principale della loggia presenta notevoli incongruenze formali con l’edificio sottostante, che sono anche causa dei dissesti strutturali.

    Guardando il prospetto su piazza Mercantile, la loggia si presenta sia disas-sata rispetto al basamento inferiore, sia sbilanciata formalmente verso destra, per l’assenza del piedritto con doppia parasta situata all’angolo sul lato destro: il pie-dritto di sinistra non è stato realizzato per la presenza del campanile che surroga le controspinte degli archi; questi sono un elemento a sé stante, rispetto al seggio,

    ASBa, Comune di Bari, III Deposito post-unitario, b. , f. .ASBa, Genio Civile, b. , inv. n. . Il aprile la nave statunitense Henderson esplodeva nel porto di Bari provocando oltre

    trecento vittime e devastando gli edifici della città vecchia. ASBa, Genio Civile, b. , inv. n. . ASBa, Genio Civile, b. , inv. n. . Il campanile, unico elemento di proprietà pubblica, è stato nuovamente consolidato agli

    inizi del da parte dell’ufficio tecnico comunale.

  • GAETANO CATALDO

    per l’impossibilità di raccordo formale con i contrafforti anche a causa della pre-senza del campanile, già costruito con disassamento verticale rispetto all’elemento sottostante.

    Alla coppia di aperture dei livelli terreno e primo corrisponde la triplice aper-tura della loggia, in gran parte gravante sul piedritto di destra, che deve sopporta-re anche l’ispessimento della struttura dovuto alla soluzione d’angolo. La cesura morfologica fra il sedile vero e proprio e la loggia è confermata dalla presenza dell’ampio cornicione aggettante, in funzione di trabeazione, che riconduce a elemento organico il primo: quello che avviene sopra è altro e sembra più riman-dare all’apparente casualità dell’architettura medievale che al razionale disegno dell’architettura neoclassica.

    La conferma di oggetto altro, caratteristico della loggia, è data dalla differenza di materiale utilizzato: ai raffinati conci di pietra calcarea selezionata per edificare, con soldi pubblici, il Sedile e il campanile, corrispondono i blocchi di tufo carparo della loggia disposti, in ogni caso, con estrema perizia. La natura di questo mate-riale, poroso e meno coerente della pietra calcarea, è alla base del diffuso degrado materico sostanzializzatosi nell’alveolizzazione degli elementi e nella riduzione di presa e contrasto fra i conci.

    VII. Conclusioni

    Il Palazzo del Sedile è stato oggetto di un intervento di restauro progettato e diretto da chi scrive. Gli interventi sono stati realizzati nel a conclusione di un lungo iter, iniziato nel , che ha visto la predisposizione dei progetti prelimi-nare e definitivo per l’approvazione dell’intervento da parte di Soprintendenza e Comune: si è quindi proceduto alla redazione del progetto esecutivo e al successivo appalto; dopo il montaggio dell’impalcatura e l’esame ravvicinato della loggia e dei busti di coronamento si è proceduto alla predisposizione dei grafici di rilievo e di progetto di dettaglio per la presenza degli elementi scultorei, facendo riferimento alla prassi consolidata nell’ambito degli interventi di conservazione del costruito.

    Come risulta dalle fotografie redatte di recente (fig. ), non sono stati più effettuati gli interventi di restauro della parte inferiore del Sedile per indispo-nibilità di risorse economiche da parte della proprietà: in tal senso si evidenzia l’ingiustificabile inerzia dell’Amministrazione comunale o degli organi periferici del Ministero per i Beni Culturali a voler predisporre gli interventi d’ufficio con successivo recupero delle somme, tenendo conto che i locali del piano terra ospi-tano due avviate attività commerciali e che il campanile, di proprietà comunale, poggia su una struttura ormai staticamente inaffidabile.

    Si rimanda a una successiva trattazione di dettaglio della metodologia di intervento conser-vativo che, al momento, esula dal contenuto del testo.

  • RENOVATIO E FORMA URBIS

    A più di otto anni di distanza dalla conclusione del cantiere, che ha almeno rallentato una situazione di dissesto statico ormai intollerabile, la situazione è lam-pante e il degrado, seppur lentamente, ha ripreso a interessare superficialmente l’edificio storicizzandolo nuovamente: la parte sottostante si presenta ancor più bisognosa di interventi, non è stato eliminato il pluviale in cemento-amianto e la ricca vegetazione parassita che lo cela alla vista.

    Del pari, quasi tutti gli altri edifici della Maggior piazza sono stati, in qualche modo, recuperati, sull’onda di una rivitalizzazione di uno spazio che si sta confi-gurando come luogo simbolico e di pregio (fig. ), anche dal punto di vista della rendita immobiliare, alternativo agli spazi tradizionali della città contemporanea. D’altronde è sempre il capitale privato che riesce a individuare nuovi indirizzi di sviluppo e investimento: al di là delle sempre più scarse risorse pubbliche, spesso mal gestite, era auspicabile una presa di posizione dell’Amministrazione comu-nale con un segnale forte e chiaro sui simboli della memoria collettiva (fig. ), anche per confermare l’inversione di tendenza rispetto all’errore commesso, qua-si due secoli fa, nell’alienare la sede dell’antico comune. Restiamo, purtuttavia, in fiduciosa attesa.

    Le schede tecniche predisposte per il cantiere erano: SCHEDA .B: Pulitura preliminare e preconsolidamento. SCHEDA .B: Consolidamento. SCHEDA .B: Rimozione croste nere. SCHEDA .B: Eliminazione macchie. SCHEDA .B: Esfoliazioni, disgregazioni, polverizzazioni. SCHEDA .B: Per-ni e staffe. SCHEDA .B: Stuccature cementizie. SCHEDA .B: Lacune e alveolizzazioni. SCHEDA .B: Infestanti biologici. SCHEDA .B: Interventi di cuci-scuci. SCHEDA .B: Interventi di protezione. SCHE-DA .B: Protezione antivolatili.

  • Maria Alberti docente di Storia del Teatro contemporaneo, e Storia della Scenografia, Accademia di Belle Arti di Venezia

    Giulio Alessandri docente di Stile, Storia dell’Arte e del Costume, Teoria e Storia dei Metodi di Rappresentazione, Accademia di Belle Arti di Venezia

    Roberta Ballestriero dottore europeo di ricerca, Universidad Complutense Madrid, docente di Storia dell’arte, Open University in the North West, Manchester

    Elena Barbalich docente di Regia (dall’ottobre ), Accademia di Belle Arti di Venezia

    Eugenio Battisti † già ordinario di Storia dell’Architettura, Università di Tor Vergata, Roma

    Federica Bezzoli diplomata di secondo livello in Arti visive e Discipline dello Spettacolo, indirizzo Grafica d’Arte - Disegno, Accademia di Belle Arti di Venezia

    Elena Bonotto diplomata di primo livello in Scenografia e Costume, Accademia di Belle Arti di Venezia

    Caroline Bourgeois co-curatrice dell’esposizione Madame Fisscher, Palazzo Grassi, François Pinault Foundation

    Riccardo Caldura docente di Fenomenologia delle Arti contemporanee, Accademia di Belle Arti di Venezia

    Alberto Giorgio Cassani docente di Elementi di Architettura e Urbanistica e di Storia dell’Architettura contemporanea, Accademia di Belle Arti di Venezia

    Autori

  • AUTORI

    Gaetano Cataldo docente di Metodologia della Progettazione, Accademia di belle Arti di Venezia

    Enrica Annamaria Ceccon dottoressa magistrale in Storia delle Arti e Conservazione dei Beni artistici, Università Ca’ Foscari di Venezia

    Danilo Ciarmaglia docente di Plastica ornamentale, Accademia di Belle Arti di Venezia

    Carlos G. Coccia docente di Escenografia, Universidad de Palermo, Buenos Aires

    Paola Cortelazzo docente di Costume per lo Spettacolo, Accademia di Belle Arti di Venezia

    Ivana D’Agostino docente di Storia dell’Arte e del Costume, Storia dell’Arte contemporanea, Storia della Scenografia contemporanea, Accademia di Belle Arti di Venezia

    Lorena Dal Poz Soprintendenza per i Beni Librari, Regione Veneto

    Marta Del Fabbro diplomata di primo livello in Scenografia e Costume, Accademia di Belle Arti di Venezia

    Pino Di Buduo direttore del Teatro Potlach, Fara di Sabina (RI)

    Carlo Di Raco direttore, docente di Pittura, Accademia di Belle Arti di Venezia

    Luca Farulli docente di Estetica ed Estetica dei New Media, Accademia di Belle Arti di Venezia

    Francesca Giancotti catalogatrice del Fondo storico, Accademia di Belle Arti di Venezia

    Daniele Lauro dottorando in Storia del Giappone, dipartimento di Storia, University of North Carolina at Chapel Hill, North Carolina (USA)

    Elisa Lombardo diplomata di primo livello in Scenografia e Costume, Accademia di Belle Arti di Venezia

    Marina Manfredi docente di Storia dell’Arte contemporanea, Storia dell’Arte moderna, Letteratura artistica, Accademia di Belle Arti di Venezia

    Elisabetta Molteni docente di Storia dell’Architettura, Università Ca’ Foscari di Venezia

    GaetanoEvidenziato

  • AUTORI

    Carlo Montanaro già direttore e docente di Teoria e Metodo dei Mass Media, Accademia di Belle Arti di Venezia

    Bepi Morassi regista, direttore della produzione e dell’organizzazione tecnica, Fondazione Teatro La Fenice

    Angela Munari referente per la catalogazione del Fondo Storico, Accademia di Belle Arti di Venezia

    Laura Palumbo diplomata di primo livello in Scenografia e Costume, Accademia di Belle Arti di Venezia

    Renzo Peretti docente di Anatomia artistica, Disegno ed Elementi di Morfologia e Dinamiche della Forma, Accademia di Belle Arti di Venezia

    Luigino Rossi presidente, Accademia di Belle Arti di Venezia

    Laura Safred docente di Storia dell’Arte moderna, Accademia di Belle Arti di Venezia

    Sileno Salvagnini vicedirettore, docente di Storia dell’Arte contemporanea, Accademia di Belle Arti di Venezia

    Saverio Simi de Burgis docente di Storia dell’Arte contemporanea e Storia e Metodologia della Critica d’Arte, Accademia di Belle Arti di Venezia

    Yûji Tanaka curatore, Tokyo Metropolitan Edo-Tokyo Museum

    Vanni Tiozzo docente di Restauro per la Pittura, Accademia di Belle Arti di Venezia

    Piermario Vescovo docente di Letteratura italiana, Letteratura teatrale italiana e Librettologia, Università Ca’ Foscari di Venezia

    Evelina Piera Zanon archivista, Accademia di Belle Arti di Venezia

    Maurizio Zennaro docente di Plastica ornamentale e Tecniche del Mosaico, Accademia di Belle Arti di Venezia

  • Fotolito Lucenti - PadovaFinito di stampare nel mese di luglio per conto della casa editrice Il Poligrafo srlpresso la Papergraf di Piazzola sul Brenta (Padova)

    cover annuario 2012ANNUARIO 2012 Accademia BBAA Venezia