Anno XXV - n. 11 Novembre 1986 - onpmi.org 11 mese di novembre associa il ricordo dei Morti. A noi...

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Anno XXV - n. 11 Novembre 1986

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PAUPERIBUS MISIT M

Evangefizare BOLLETTINO MENSILE DELL'OPERA NAZIONALE PER IL MEZZOGIORNO

D'lTALIA DIRETTA DALLA FAMIGLIA DEI DISCEPOLI Direzi'one - Redazione - Amministraz.: Via dei Pianellari, 7 . Tel. 6541409 - Cc.p. 33870007

00186 R O M A

Sommario

Evangelizzare Fredita Pag. I

Pensicro mariano Vergine Mad re » 4

la pugina del magisfero Universalita del peccato e della rcden/ione . . . » 5

Religione, arte, cultura e vita Una pia mamma dai tetti in giu » 7 I ettere inedite di don Ciiovanni Mino/ / i al padre Antonio Minetti • » 9 Pensieri con distaceo » 21 Periseopio » 22

Halle ease nostre (.'ronaehe Polieoresi » 24 Olena Seminario dei Diseepolini » 25

'la Sveglia: Pensicro religioso Aspeltiamo il paradiso » 27

II messaggio educativo di Don Mino/ / i : Slida al i i i lu ro » 2S

Incopertina: (Fahio Maftioli). I 'ispirazione ideate dell Opera Sazionale per il Mezzogiarna d Italia

Direttore Rcsponsabile: Dan Romeo Panzone Scgrctario di Amministra/ione: Angela \fasci(>tta

Auton// [rib Roma V 8504 del 20 lehbraio 1^2 - Sped in Abb. postale (Jruppo III - 7()ci

Stampato da/la I ipt>litagrafia l\ (il\ \ < s ' /. lei Hr^ft) 1*065 S l.lni I tumerapida (I R)

RIPETO UMILMENTE QUI LA MIA CONVINZIONE: LA PACE PORTA IL NOME DI CRISTO

Giovanni Paolo II

EVANGELIZARE pauperibus misit me

Ordinario L. 5.000 Sostenitore L. 10.000 d'Amicizia L. 20.000 Una copia L. 500

i

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Tessera Clementina, Roma.

LIRE 20.000

Ermini Lea, Roma; Montefusco Domenico, Potenza; Piccoli Antonina, Roccadi Mezzo; 1st. Educ. Assist. S. Cuore . Avezzano; Manserra Bruno, Benevento.

LIRE 147.000

Alunne Scuola Magistrale P. Semeria . Roma.

II

EREDITA

11 mese di novembre associa il ricordo dei Morti. A noi dell'Opera, particolarmente a noi Discepoli, richiama alia memoria e al cuore P. Giovanni Minozzi, del quale, l'l 1 del mese, ricorre l'anniversario della morte.

Sono trascorsi ventisette anni. La preghiera per lui concretizza la riconoscenza; la fedelta ai motivi

ispiratori del suo servizio e dono figliale alia sua santa memoria. Intanto ci ritroviamo in mano le istituzioni, che egli fondo, e sono

POpera, la Famiglia dei Discepoli, la congregazione delle Ancelle del Signore. Tali istituzioni sono, prima di tutto, entita ideali. pensate e costituite nella Chiesa sulle esigenze del Vangelo, messe, queste, a fondamento e lievito della vita vissuta, e come aggregazione di persone che la vita devono mettere a servizio dei piu bisognosi.

L'Opera e stata pensata vitale per l'apporto missionario delle persone consacrate, che dentro l'animassero con l'esercizio dell'amore evangelico e fuori la caratterizzassero col distintivo del cristianesimo attivo.

Sono esse l'eredita. Si impone l'obbligo di imparare e di trasmettere il messaggio di P.

Minozzi fedelmente, di riconoscerne precisamente l'eredita ideale per non vanificarla o, peggio, snaturarla e tradirla. Non e che ognuno possa farsi portatore in essa di visione personale e di gestione aliena. L'eredita va riconosciuta, gestita e promossa come e uscita dal grande cuore di lui, secondo la natura giuridica degli Enti costituiti.

II numero delle Case si e moltiplicato frattanto. Esse sono state tutte come ricostruite e adeguate al generale miglioramento della societa. E realta che si vede e si esperimenta. L'autenticita della loro funzione, cioe il servizio che in esse deve essere svolto con fedelta a quella che con parola oggi inflazionata si chiama identita, occorre mantenere con chiarezza e forza.

Invece il numero dei Discepoli e delle Ancelle del Signore e rimasto esiguo. Siamo rimasti quanti eravamo, pochi piu pochi meno, lui vivo.

I

Chi ha conosciuto P. Minozzi sa quale entusiasmo trascinatoreegli rivelava nella sua quotidiana fatica di apostolato e quale padre geloso egli fosse delle istituzioni realizzate nel vortice della sua attivita; perche profondamente credeva nella sua missione.

Non fu generico P. Minozzi, non pose mano a fare tutto il bene reclamato dalle situazioni del suo tempo, non opero pur che sia; ma individuo categorie e territori dove portare il suo contributo di aiuto redentivo, rimanendo, nel vivere la sua eroica donazione ai fratelli, sempre fedele anche alia forma e ai mezzi. A noi oggi manca la conquista forse perche di tale missione non siamo adeguatamente innamorati.

I figli nello spirito devono tendere a connotarsi con le linee del Padre fondatore e continuarne l'entusiasmo, credendo e operando con fedelta e con slancio nelTambito della particolare forma di vita apostolica, ognuno nel cerchio della sua responsabilita, svolgendo il ruolo che gli compete.

M i pare questo il modo giusto di ricordare P. M inozzi, anche senza parlarne, perche egli e grande nei fatti e porta i segni della santita, avendo consegnato interamente la sua vita per il bene dei fratelli, come il servo di Dio P. Giovanni Semeria, suo socio di missione.

D. Romeo Panzone, d. /).

E dono d'inesprimibile valore essere stati chiamati a far parte di una famiglia dello spirito. I vincoli sono nella fede, nella speranza, nella carita. Dobbiamo sentire Fumile orgo-glio dell'appartenenza, contribuire alia santificazione e alio sviluppo, amare ogni confratello, desiderare di farsi un cuor solo e un'anima sola.

II numero ha certo la sua grande importanza, costituisce una indiscutibile forza; ma quello che piu conta nella universa vita, nelle missioni specialmente a carattere spirituals e la qualita, e lo spirito animatore.

P. Giovanni Minozzi

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Tre presenze nobilitano e santificano sul piano della fondazione la nostra Opera:

il Servo di Dio P. Giovanni Semeria e P. Giovanni Minozzi, insieme fondatori; P. Tito Pasquali, fedele collaboratore dalla prima ora.

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La verginita di Maria e I'ornamento e la gloria della sua maternita, che ne costituisce il fondamento.

Tutti i privilegi che l'adornano, infatti, e fra questi la verginita, hanno il loro fondamento e la loro ragion d'essere nel fatto che Maria e stata prescelta ad essere la Madre di Dio, nel fatto cioe che «il creatore ha preso nel suo grembo un'anima e un corpo, e ci dona la sua divinita», (come canta la l.iturgia nella festa della maternita di Maria).

Dio preserva fin nel suo corpo l'integrita verginale della madre. Una delle verita mariane sulla quale i santi Padri ritornano con

fermezza e compiacenza filiale e Tassoluta verginita di Maria prima, durante e dopo il parto.

Questa verita di fede, cosi viva nella Chiesa fin dai primi secoli, viene confermata dal Concilio di Trento e poi ripresa dal Vaticano II in questi termini: la madre di Dio mostro lieta ai pastori e ai magi il figlio suo primogenito, il quale non sminui la sua verginale integrita, ma la consacro (LG 57).

Maria e tutta vergine, nell'anima e nel corpo: la verginita la investe nella totalita della sua persona.

II miracolo della nascita verginale, rispondente al disegno che si manifesta nella sua immacolata Concezione e si compie nelPAssunzio-ne, vuol significare il trionfo della Redenzione che salva e trasfigura 1'uomo nella sua unita e totalita. II nostro corpo cioe e promesso a un destino eterno e fin da quaggiu viene raggiunto dalTopera della grazia.

/). Michele Perriello

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a cur a di D. Tommaso Molinaro

UNIVERSALITA DEL PECCATO E DELLA REDENZIONE

Discorso del S. Padre, nell'udienza generale del 1 ottobre 1986

«I1 Concilio diTrento haformulato in un testo solenne la fede della Chiesa circa il peccato originale

Al riguardo. il testo del Decreto tri­dent ino fa una prima affermazione: II peccato di Adamo e passato in tutti i suoi discendenti, cioe in tutti gli uomini in quanto provenienti dai progenitori e loro eredi nella natura umana, ormai privata dell'amicizia con Dio.

II Decreto tridentino lo afferma espli-citamente: il peccato di Adamo ha reca-to danno non solo a lui, ma a tutta la sua discendenza. La santita e la giustizia originali, frutto della grazia santifican-te, non sono state perse da Adamo solo per se. ma anche «per noi» («nobis etiam»). Percio egli ha trasmesso a tutto il genere umano non solo la morte corporale e altre pene (conseguenze del peccato), ma anche il peccato stesso come morte dell'anima («peccatum, quod mors est animae»).

Qui il Concilio di Trento ricorre a un'osservazione di S. Paolo nella Lette-ra ai Romani, alia quale faceva riferi-mento gia il Sinodo di Cartagine, ri-prendendo peraltro un insegnamento ormai diffuso nella Chiesa.

Nella traduzione odierna, il testo pao-lino suona cosi: «Come a causa di un sol uomo il peccato e entrato nel mondo e

con il peccato la morte, cosi anche la morte ha raggiunto tutti gli uomini. perche tutti hanno peccato».

Dunque il peccato originale viene trasmesso perviadigenerazionenatura-le. Questa convinzione della Chiesa e indicata anche dalla pratica del battesi-mo ai neonati, alia quale si richiama il decreto conciliare.

I neonati, incapaci di commettere un peccato personale, tuttavia ricevono, secondo la secolare tradizione della Chiesa. il battesimo poco dopo la nasci-ta, in remissione dei peccati. II Decreto dice: «Sono veracemente battezzati per la remissione dei peccati, affinche sia mondato nella rigenerazione cio che hanno contratto nella generazione».

In questo contesto appare chiaro che il peccato originale in nessun discenden-te di Adamo possiede il carattere di colpa personale. Esso e la privazione della grazia santificante in una natura. che, per colpa dei progenitori. e stata distorta dal suo fine soprannaturale La grazia santificante ha cessato di costituire Parricchimento di quella natu­ra, che i progenitori trasmisero a tutti i loro discendenti. nello stato in cui si trovava, quando diedero inizio alle ge-nerazioni umane.

Percio l'uomo viene concepito e nasce

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sen/a la grazia santificante. Proprio questo «stato ini/iale» dell'uomo, legato alia sua origine, costituisce 1'essenza del peccato originale come un'eredita (pec-catum originale originatum, come si suol dire).

Nello stesso capitolo della Lettera ai Romani. l'Apostolo scrive: «Per la dis-obbedien/a di uno solo tulti sono stati costituiti peccatori».

F nel versetto precedente: «per la colpa di uno solo, si e riversata su tutti gli uomini la condanna». (Rom. V, 12-18-19).

San Paolo connette dunque la situa-zione di peccato di tutta l'umanita con la colpa di Adamo.

I.e affermazioni di San Paolo, orora citate e alle quali si e richiamato il Magistero della Chiesa. illuminano dunque la nostra fede sulle conseguenze che il peccato di Adamo ha per tutti gli uomini. Da questo insegnamento saran-no sempre orientati gli esegcti e i teologi cattolici. per valutare, con la sapienza della fede. le spiegazioni che la scienza offre sulle origini dell'umanita

Un'altra affermazione e contenuta nel Decreto tridentino: il peccato di Adamo passa in tutti i discendenti. a causa della loro origine da lui. e non solo del cattivo esempio. II Decreto afferma: «Questo peccato di Adamo,

che per origine e unico e trasmesso per propagazione non per imitazione, e pre-sente in tutti come proprio di ciascuno».

Noi dobbiamo considerarc il pec­cato originale in costante riferimento al mistero della Redenzione operata da Gesu Cristo, Figlio di Dio, il quale «per noi uomini e per la nostra salve/za... si e fatto uomo».

Questo articolo del Simbolo sulla finalita salvifica dell'Incarnazione si ri-ferisce principalmente e fondamental-mente al peccato originale.

Anche A Decreto tridentino e intera-mente composto in riferimento a questa finalita. inserendosi cosi nell'insegna-mento di tutta la tradi/ione, che trova il suo punto di partenza nella Sacra Scrit-tura e prima di tutto nel cosiddetto «Protoevangelo». cioe nella promessa di un futuro vincitore di Satana e liberato-re deH'uomo, gia fatta balenare nel Libro della Genesi e poi in tanti altri testi, fino all'espressione piu piena di questa verita. che ci e data da S. Paolo nella Lettera ai Romani.

Secondo l'Apostolo, infatti, Adamo e «figura di colui che doveva venire».

«Se, infatti. per la caduta di uno solo morirono tutti. molto piu la grazia di Dio e il dono concesso in grazia di un solo uomo, Gesu Cristo. si sono riversa-ti in abbondanza su tutti gli uomini".

«Come dunque per la colpa di uno solo si e riversata su tutti gli uomini la condanna. cosi anche per l'opera di giustizia di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione che da vita». (Rom. V. 14-19).

II germe della fede esige d'essere nutrito della parola di Dio, dei sacramenti, di tutto I'insegnamento della Chiesa e cio in un clima di preghiera. K, per raggiungere gli spiriti toccando i cuori, bisogna che la fede venga presentata per quello che e, e non sotto falsi rivestimenti.

Giovanni Paolo II

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"l.e donne net langelo"

Una pia mamma dai tetti in giu

La madre dei figli di Zebedeo, e Tunica mamma di due apostoli che emerge con un certo rilievo, ed e il solo Vangelo di Matteo a parlarne. Sentiamolo.

«Gesu prese in disparte i dodici e lungo la via disse loro: «Ecco, noi stiamo salendo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sara consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi, che lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perche sia schernito, flagellato e crocifisso; ma il terzo giorno risuscitera».

Allora gli si avvicino la madre dei figli di Zebedeo, con i suoi figli Giacomo e Giovanni, e si prostro per chiedergli qualcosa.

Gesu le disse: «Che cosa vuoi?» Gli rispose: «Disponi che questi miei figli siedano uno alia tua destra ed uno alia

tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesu: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il

calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo»! E Gesu aggiunse: «I1 mio calice lo

berrete: pero non sta a me concedere cio che voi chiedete, ma tutto dipende dal Padre mio». Gli altri dieci, udito questo, si sdegnarono con i due fratelli; ma Gesu, chiamatili a se, disse: «Chi tra voi vuol diventare grande, si faccia vostro servo; chi tra voi vuole essere il primo, si faccia vostro schiavo come il Figlio dell'uomo che non e venuto per essere servito; ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti». (Matteo: XX, 17-28).

L'annuncio della Passione che precede la domanda della madre, ne sottolinea meglio la stonatura rispetto all'atteggiamento di Gesu che aveva parlato di morte; e la stonatura e di nuovo messa in rilievo dalla ribellione degli altri apostoli e dalla drastica conclusione di Gesu. Dopo tre anni di predicazione, nessuno ha capito il suo messaggio.

£ una triste constatazione per il cuore di Gesu, ora cosi mortificato dalla richiesta di quella pia e buona mamma che, oltre tutto, e anche generosa.

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Poteva benissimo starsene a casa dove godeva una certa agiatezza, perche il marito Zebedeo, pur essendo pescatore, e qualcosa di piu degli altri, avendo alle sue dipendenze dei garzoni stipendiati, come riferisce il Vangelo di Marco al capo. 1,20. Per questo e una persona di rilievo nella storia evangelica. Appartiene al gruppo delle donne fedelissime. Era certamente molto vicina alia famiglia di Gesu e conosceva bene Maria: per questo Matteo al cap. 26,56 ricorda che era con lei presente ai piedi della Croce.

Legata alia vicenda di Gesu, e una delle donne che pagando, con le sue sostanze, lo servivano nel viaggio, ascoltando molte delle sue prediche e partecipando con slancio all'attivita apostolica del Maestro. E lecito dunque domandarci: come mai questa mamma cosi pia, buona e generosa, ha fatto una domanda cosi stonata? Purtroppo il suo gran cuore era sorretto da una piccola testa che le faceva vedere Tagire di Gesu «dai tetti in giu». Chiedeva per i suoi figli una gratifica, una promessa, una assicurazione da parte di Gesu: che essi siedano uno alia sua destra ed uno alia sua sinistra nel suo Regno, non e poco, anzi e molto ambizioso.

La sua richiesta e coperta da un'ombra di sottile meschinita. Niente di male, dal momento che non chiede cose cattive: vuole semplicemente che i suoi figli stiano sempre vicino a Gesu e tuttavia e corrosa dal piccolo verme dall'ambizione mondana.

La risposta di Gesu ribalta totalmente la visuale della madre e dei figli: le cose di Dio si devono considerare sempre «non dal tetto in giu, ma dal tetto in su». E da notare che Gesu non mortifica ne la madre ne i figli, ne tanto meno si adira come gli altri apostoli, ma vuole che essi riflettano seriamente su la stonatura della loro domanda perche, in realta, ignoravano tutte le implicanze umane e divine della loro richiesta.

Ma, vivaddio, la misericordia di Gesu va oltre le corte vedute umane, specie quando prega una mamma buona, pia e generosa come la presente. Cid che conta per Gesu non e «la teologia del pensiero» che sempre si arresta alle soglie del mistero di Dio, ma «/a teologia del cuore» che dritta e sicura penetra in quel mistero. La mente vanisce, ma il cuore intuisce.

Percio Gesu non delude quella madre. Qualche giorno dopo, infatti, acconsente alia sua richiesta quando,

dall'alto della Croce, affidera Giovanni a Maria S.S.ma: Porta e Regina del Cielo; e quando vedra l'altro figlio Giacomo, entrare nel Regno di Dio glorificato dal sangue del suo martirio (Atti: XII, 1-2).

Beata mamma! Tu hai realizzato il tetto degli antichi contempla-tivi: «Ubi amor ibi oculus». E Tamore che vede, capisce, conquista Dio.

Con il tuo cuore sei andata oltre le bassure di questo mondo, per assiderti con i tuoi figli presso il trono di Dio accanto al tuo Gesu per s e m P r e - D. Rodolfo Atzeni

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Lettere inedite di don Giovanni Minozzi al padre Antonio Minetti

a cura di Manfredo Falasca

P. Giovanni Minozzi. Ritratto eseguito da Franco Corteggiani.

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(Zona di guerra), 11-6-18

Carissimo, A lei e a P. Piccardo mando con memore affetto riconoscente i miei

auguri. A Lei speeialmente che fit con me sempre d'un 'affabilita cost dolce e

paterna viene il mio saluto cordiale. Voglia, caro padre, ricordarmi sempre nelle sue sante preghiere, affe(zionatissimo)

D. Giovanni Minozzi

£ quanto si legge nel retro d'una cartolina grigiastra con lo stemma sabaudo tra quattro bandiere tricolori incrociate a due a due al posto del francofoollo. Una delle migliaia e migliaia di cartoline in franchigia che ogni giorno partivano dalla 'Zona di guerra' per rassicurare parenti ed amici che si era ancora vivi. La cartolina di don Minozzi, Capitano Cappellano, proveniva dalla lntendenza Generate, Z(ona di) G(uerra). II timbro della posta militare porta la data di due giorni dopo: 13.6.18. Era Tantivigilia della Seconda hattaglia del Piave, conosciuta anche con il nome di Battaglia del Solstizio e, gia da un giorno, sul Tonale era iniziata l'operazione Valanga che nei piani di guerra austro-ungarici avrebbe dovuto ingannare l'esercito italiano distraendolo dairimminen-te attacco risolutivo — cosi era nelle intenzioni — sul Piave.

Don Minozzi era la, ma non per sparare ed uccidere. Era partito volontario, e vero, ma perche i soldati avessero vicino una persona arnica, uno che non vedesse in loro 'uomini in forza', ma solo 'uomini' figli di mamma ancora cosi ragazzi, o padri di famiglia con figli ancora cosi piccoli, spesso neppure ancora baciati e conosciuti e destinati con tanta frequenza a restare non baciati per tutta la vita, perche, mentre la licenza se la prendeva sempre comoda, la morte correva con piedi veloci. Don Giovanni era la a confortare, a comporre salme, a raccogliere ultimi respiri e ultime parole, quando ne era concesso il tempo, sempre le stesse: «povera mamma mia», «poveri figli miei» che, per gli eroi — gli altri, che erano poi i tutti, non facevano notizia — il giornalista pensava spesso a sostituire con un «Viva l'ltalia e viva il RE» gridato come ultima sfida in faccia al nemico. Lo esigeva il suo bel pezzo dal fronte di combattimento. Per don Giovanni restavano com'erano e gli si impri-mevano tutte nel cuore. I poveri figli miei divennero i poveri figli suoi che segneranno tutto il resto della sua vita. Li avrebbe baciati lui, stretti al cuore lui, nutriti lui, tirati su lui.

Don Giovanni debbo averlo incontrato nel trenta o trentuno o trentadue. Mio padre mi aveva fatto scendere dai 1171 metri su cui e

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posto il mio paesello fino a Tollo, nel chietino, perche vi compissi la quarta elementare e poi la quinta, perche, a Tollo, e proprio nella casa dove stava per sposarsi un mio fratello, c'era una maestra che era una vera maestra, parola di mio fratello sul futuro cognato. Certo, per me fu una novita: una maestra giovane, che non «menava», che non si arrabbiava, con la quale uscivo sottobraccio, che mi raccontava tante storie bellissime, che faceva con me la preparazione e il ringraziamento alia comunione, che... Una cosa per me mai vista prima e neppure immaginabile! Cera poi un arciprete cosi diverso dall'arciprete del mio paese, che era poi fratello di mia madre proprio in quegli anni fatto vescovo. Vescovo si, ma da girare alia larga da quegli occhi neri che ti penetravano nell'anima, te la rovesciavano e scotevano tutta: «Lanziche-necco, metti fuori le ribalderie!», parevano dicessero. Con don Pietro Di Fulvio, mai da nessuno chiamato dottore o monsignore, e lo era, s'aveva confidenza. Eravamo i primi a sapere tutto, io il primissimo, e un giorno ci disse che presto sarebbero arrivati gli 'Orfani di guerra' con tanto di fanfara. Fu una giornata piena per loro che venivano e per noi che li avevamo tanto aspettato. Sfilata per il corso fanfara in testa, poi il saluto ai 'Caduti' davanti alia lapide sotto i portici del municipio. Si son6 e canto la canzone del Piave.

La seconda guerra mondiale di quel paese non Iascio pietra su pietra. Per la lapide ricordo non fu una grande perdita. Una misera lapide. Non era il monumento in bronzo, un vero monumento, come al mio paese: la statua della Vittoria che si appoggia sulla spada — no, non la brandisce, vi si appoggia —, e pare che guardi giu i poveri fiori d'alta montagna, come quelli di lassu dov'erano le trincee, e la croce grande che e nel mezzo e dica: «Poveri figli di mamma!», piu Pieta che Vittoria. La, a destra e a sinistra, ottanta i morti scolpiti nel marmo e venti i dispersi. Cento sui sei o settecento atti a portare le armi chiamati a versare il sangue in terre mai sentite nominare prima. New York, Philadelphia, Baltimora erano citta note, vi avevano zii, fratelli, cugini, c'era stato il padre, vi aveva gia fatto una puntata piu d'uno di loro, e significavano lavoro e dollari, ma Podgora, Tolmino, Bainsizza, Conca di Plezzo... erano tutti nomi uditi la prima volta associati alia morte di persone care, ai nomi di quei cento: Angelilli Domenico, che poi era Menicuccio, Angelilli Maurizio, Angelilli Santino, Angelilli Vincenzo, e i tre Campati tutti e tre fratelli, Nicola, partito che sapeva appena leggere o poco piu, divenuto ufficiaie per promozioni al merito una appresso all'altra, ma per Pultimo eroismo non ci fu piu promozione: giunse a papa Giulio una medaglia d'argento alia memoria. «Che vuoi che ci faccia, che vuoi che ci faccia, se i miei figli, i miei figli non li avro

II

piu con me?», dicono ripetesse con immutata cantilena a chi si congratulava pensando che la cosa potesse confortarlo, ne la mamma era spartana, ma solo mamma, una Rachele che piange i suoi figli, con un quarto da tenere nascosto nella macchia, che piu non se Tera sentito di ripartire per 'il campo deH'onore', e tutti sapevano dove fosse, anche i carabinieri lo sapevano, ma nessuno parlo, perche lassu, anche i carabinieri, al pari d'ogni altra persona, sono innanzi tutto uomini. E la lista continua: 19 i Cirulli, 6 i Di Carlo, 7 i Falasca, 4 i Masciotta... Non pensai quel giorno che orfano e pianto, ne gli 'Orfani' quel giorno avevano di questi pensieri. Quel giorno era festa, e dopo le sonate e i canti ci fu ricevimento grande, e il prete che li accompagnava, don Pietro e tutte le 'Autorita' a dire che non facessero complimenti che mangiassero, che ce n'era a volonta per tutti, ne essi facevano complimenti. Che quel prete fosse don Minozzi?

Ci pensai tempo fa quando mi capitarono fra mano alcune lettere da lui scritte al nostro padre Antonio Minetti. La prima, senza data, ma sicuramente delle vacanze estive del 1907. E gia stato al «Mascherone»

cosi, dal nome della via, e conosciuto Tlstituto Ecclesiastico Maria Immacolata — dove era stato mandato nel 1906 dal vescovo di Ascoli Piceno a completare gli studi di teologia e ad addottorarvisi. Non e ancora sacerdote non dice di celebrare messa, ma di fare la comunione tutte le mattine —, ma e gia suddiacono, firmandosi D(on) Giovanni. Sacerdote lo sara il 7 luglio dell'anno successivo. II padre Antonio Minetti in quegli anni era padre maestro dei novizi della appena nata congregazione dei Figli di S. Maria Immacolata e padre spirituale dei giovani ecclesiastici inviati dai loro vescovi al «Maschero-ne» perche frequentassero i vari istituti di studi superiori e universita. La passione del padre Minetti era il canto gregoriano e fu tra i pionieri che lo riportarono in onore in Italia tra la fine del secolo scorso e gli inizi del presente. Suo e un corso che ebbe grande diffusione nei seminari italiani ed anche stranieri. Don Minozzi fu un suo alunno. II padre Minetti, dopo d'essere stato per vari anni anche rettore del «Mascherone», alia morte del padre Piccardo, fu eletto superiore generate della congregazio­ne. Don Minozzi fu al «Mascherone» dal 1906 al 1912, perche, dopo d'essersi laureato in teologia, si iscrisse anche all'universita statale della Sapienza e la frequento fino a conseguirne la laurea. Terminati gli studi, tornava al «Mascherone» quando si trovava a passare per Roma. Ne abbiamo una conferma nel Diario del Minetti: «5.10.1912. Oggi venne D. Minozzi per andare poscia a Monte Cassino come maestro di ginnasio (non e da escludere che fosse stato raccomandato dallo stesso Minetti aH'abate, amicissimo com'era dei benedettini)... 8.10.1912:

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Questa mane parte Don Minozzi per Monte Cassino come maestro ginnasiale».

Diamo di seguito tutte le lettere conservate nell'archivio della Curia generalizia dei Figli di S. Maria Immacolata in via del Mascherone 55, Roma.

La prima, come gia detto, e senza data, ma fu scritta sicuramente durante le vacanze estive del 1907, come si e sopra dimostrato.

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(Senza data, ma dell'estate J 907)

Mio caro e reverendo Padre, Meglio tardi che mai!'- cost mipare dica unproverbio popolare, a

cui io vorrei in qualche modo appellarmi in questo momento per venir scusato da lei. Poiche certo la mia lentezza e la mia trascuraggine sono state troppo grandi finora; per che io possa meritar perdono a prima vista. Pure la sua bonta calma e serena m 'assicura che lei non e in toller a con me; anzi m'ha gia scusato da un pezzo, raddoppiando forse le sue preghiere per me. Grazie, padre, daU'intimo dell'animo; grazie infinite. Se sempre ho bisogno delle preghiere altrui, quanto piu vivo ne sento il bisogno ora che voci amiche mancano a me per sorreggere I'animo fiacco nelle dure lotte della vita... Preghi percio molto molto per me; perch'io non m'allontani dalla buona via. Padre, e non mi scordi mai delle mie promesse: anch'io del resto cosi factio per lei e per gli altri.

La mia giornata qui e laboriosissima: studio e lavoro conlinuamen-te. Nei giorni ferialifo scuola a parecchi ragazzi delpaese sia la mattina che la sera tardi, dopo I'Avemaria. Nelle feste insegno la dottrina: la mattina a un centinaio di giovanetti inferior! ai dodici anni che non hanno fatto ancora la S. Comunione; il dopo pranzo a circa duecento giovani dai dodici anni in su. Le miepratiche religiose del resto non le ho abbandonate mai, a cominciare dalla S. Comunione che procuro sempre di farla ogni mattina: solo desidererei la voce arnica d'un padre spirituale...: questo mi manca.

E Lei come passa I'est ate? I suoi novizi stanno bene? E gli altri superiori? Minettino sta a Roma o a Lugnano? Mi saluti tutti affettuosamente, specialmente Minettino. Se vede Mons. Cani porga a lui i miei ossequii.

Mi favorisca poi sue buone nuove e mi benedica, avendomisempre presente nelle sue orazioni, come il piu bisognoso e il piu scioperato dei suoi cari figli spirituali. Addio. SuQ rr

D. Giovanni Minozzi

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Aquila A ma trice - (Preta)

N. B. Dei compagni miei ha da darmi qualche notizia? - Solo una volta io ho avuto lettera da Bonaca: degli altri non so nulla D'Antoni qui sta bene e la saluta.

Non si puo non ammirare lo zelo di questo giovane chierico durante le sue vancanze estive che avrebbero dovuto essere vacanze di riposo. Studio, scuola la mattina, scuola la sera tardi, catechismo la domenica a centinaia e centinaia di giovanetti. Don Minozzi e tanti tanti giovani intorno. Si fa fatica oggi a ripopolare I'alta montagna abruzzese con tanta gioventu e a pensarla cosi piena di vita, ma, nella mia fanciullezza, era ancora cosi. Certo che non dovevano essere solo della piccola frazione di Preta tutti quei giovani, dovevano esserci anche dei giovani accorsi dalle frazioni vicine e da Amatrice richiamati da quel seminarista tutto zelo. Per farsi un'idea piu precisa di come doveva essere laboriosa la sua giornata e come non dovesse rimanergli un minuto di respiro, si tenga presente che, essendo gia suddiacono, era tenuto alia recita del breviario che in quei tempi richiedeva piu di un'ora, si aggiungano inoltre tutte le altre pratiche di pieta: messa, meditazione, rosario, lettura spirituale, visite al Santissimo, ecc, cui si dice fedelissi-mo.

Minettino (Epifanio) era nipote del padre Minetti. Sara ordinato sacerdote nell'ottobre di quel 1907, andra poi missionario nel Brasile dove morra nel 1949. Durante la guerra 1915-1918 fu cappellano nella marina. Bonaca e D'Antoni sono suoi compagni del «Mascherone», il primo sara ordinato sacerdote insieme al Minozzi, il secondo qualche mese piu tardi. L'uno e l'altro suoi conterranei o quasi, anche se Bonaca figura appartenere alia diocesi di Spoleto, dove nel 1924 figura cappellano a Trevi, e D'Antoni a quella di Roma. Del D'Antoni trovo che mori il 13.3.1952, ed altro non so, come nulla so dire di mons. Cani.

Le tre lettere che seguono sono del 1908, l'anno della sua ordinazione sacerdotale. Vi premetto tre annotazioni tratte dal Diario del padre Minetti:

Dom. 5.7.1908. Quest 'oggi presero la S. Messa Minozzi e Bonaca. Furono ordinati all'Apollinare dal Sostituto. Venne notizia che la madre (di Bonaca) si trova gravemente ammalata... Mart. 7. 7.1908. Questa mattina partono per ifunerali della madre di Bonaca Minozzi e Neri. Mando due righe di conforto.

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Venerdi 10.7.1908. Questa sera parte Minozzi per ilsuopaese dove domani camera la sua prima messa.

II

21 luglio 1908

Carissimo e Revmo Padre, Scrissi gia al Vice-rettore dandogli mie notizie e incaricandolo di

porgere a lei i miei saluti e i miei ringraziamenti. Ov'egli non I'avesse fatto - il che non credo io rinnovo ora i miei ringraziamenti sinceri per la gentilissima sua letter a augur ale giuntami la mattina stessa de la mia Messa Novella. Ed ora eccomi alle notizie che lei desiderava pronte e copiose, notizie gia accennate, del resto, in parte al Vice-rettore. E giacche ci siamo, incominciamo ab ovo. II12 la prima Messa riusci solennissima. Tuttii miei paesani con a capo il parroco avevano gia fatto una publico sottoscrizione per I'addobbo della Chiesa e per le altre spese occorrenti alia buona riuscita della festa. Una disgrazia accaduta un giorno avanti appena in uno de' paesi della parrocchia, fece togliere dal programma I'accompagnamento della banda comunale di A mat rice: i I resto sisvolse tutto ordinatamente. La sera dell' 11 fu incendiata una bellissima girandola quale mai si era vista in pdese. Fu veramente una serata indimenticabile. II 12 mattino la Chiesa parata a festa con molta eleganza, si riempi fin dalle prime ore; poiche veramente la folia fu immensa. Io uscii di casa alle 10 e traversata la fitta folia sotto lo sc(r)osciare dei confetti e lo sparo dei mortari arrival in Chiesa dove tutto era pronto per una messa in terza. D'Antoni funzionava da diacono. Dopo I'Evangelo il mio parroco voile per forza fare un discorsetto e invero, con quel caldo, fu un po' troppo lungo. Come Dio voile fini e seguitd la Messa, finita la quale io impartii la benedizione papale e poi movemmo in processione per tutto il paese con una miracolosissima imagine della Madonna ch'io portai - sebbene stanco e sebbene I'urna, in cui I'imagine miracolosa e racchiusa, fosse molto pesante. Dopo la processione ci fu il bacio delle mani... ch'io in quel moment o credetti interminabile, tant a era la gen-te! -Questa la festa sacra: il resto lo imagina da se: per una settimana casa e st at a plena di visit at or i e ai soli pranzi avranno preso parte almeno 500 persone. Ne la processione sembra ancora finita. Mille aneddotti potrei narrarle qui, mille cose dirle; ma gia sono stanco e la carta fugge sotto la mia penna. M'affretto percio.

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Ho fat to gia tre battesimi e avrd cant ate chi sa quante messe. ler I'altro mi svegliarono all'improvviso per assistere un vecehio morihondo poiche il parroco stava fuori. Cor si giu mezzo vestito, gli detti I'assoluzione e I'olio santo e lo feci rinascere, tanto che migliord subito...! Ora mi capita un impiccio serio: il mio parroco stanco ha chiesto al Vescovo un mese di riposo e il Vescovo gia ha risposto annuendo e incaricando per questo mese me a funzionare da parroco e a ricevere le confessioni dei moribondi s'intende - e di parecchi che dovranno in questo frat tempo sposare. Come fare? Si tratta di confessione e io temo: che ne avverra? Veda bene, Padre, quanta e necessaria la sua preghiera per me specialmente ora: non si stanchi quindi, per carita! e se ha consigli pratici da darmi non li risparmii. Del resto sono assediato di ragazzi: chi per un po' di scuola, chi per imparare a servire la Messa... E pensare ch'io mi sento molto stanco e non e passato quasi giorno, dacche sono venuto che una leggierissima febbricciola non m'ahhia visitato. Domenica ricomincio la dottrina. Preghi molto per me, padre. Io non ho avuto piu nuove da nessuno, tranne di D'Antoni che ho visto quest a mattina e che rivedro domani e poi ancora spessissimo; perche siamo ambedue continuamente richiestiper gli ufficii. M'ossequi lei il P. Superiore, se e a Roma, mi saluti I'economo e a Minettino dia, per placere I'annesso bigliettino. Mi risponda presto poi e mi dia moltissime notizie. II Vice-Rettore ha dato la laurea, si o no'.' ha ricevuto la mia let t era? Me lo ossequi, ad ognimodo, se pure e a Roma Mar chi dov'e? E degli altri che nuove? M'ossequi anche, se lo vede, Mons. Cani a cui gia scrissi. Lei poi s'abbia tutti i miei saluti e mi creda

Suo amat. in Cristo D. Giovanni Minozzi

Veda di far mi rimettere da Minettino il certifxcato dell'ordinazione.

Ill

Reverendo Padre, riprendo finalmente la penna per rispondere a lei che for se senza

mia colpa sara inquieto con me. Ma le mie inquietitudini (sic) non son max state tantoprofonde, ne tanto durature da spaventarmi sul serio; percid, senza perdere tempo in sense vane, le do subito le mie nuove certo da lei attese con tenera bonta paterna. Dirle che io stia proprio bene non oso per non rasentare per lo meno la bugia; giacche veramente ancora mi sento un po'fiacco. Spero

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ora che e tomato it mio parroco - di rimettermi un po' in salute. Pen) anche adesso dovrd lavorare estendendosi la mia facolta di confessare. II Signore dunque mi aiuti e lei, padre, lo preghi per me. Ho scritto due volte a Mons. Cani; ma mai ho potuto avere pur un rigo di risposta. Me ne mandi nuove almeno lei e me lo saluti affettuosamente. Mandai una cartolina al Vice-rettore Gazzale; ma pare che anch'egli dorma tranquillo. Minettino ha vista la sua laur(e)a in filosofia? Che vuol farci? le teste pelate son sempre filosofiche. Chi c'e ora in collegia. Vorrei mandare i miei saluti a P. Piccardo; ma non so ove trovisi. Marchi e a Roma ancora? Perea che cosafa? E lei comepassa i suoigiorni? Si reca un poco in villeggiatura? D'Antoni sta bene e le manda infiniti saluti. 10 pure gliene mando quanti ne vuole, desideroso di aver molte notizie e di lei e degli altri superiori e di Minettino e di tutti insomma.

Benedica il suo D. Giovanni Minozzi

Aquila Amatrice - Preta

8 Sett. 1908

IV

26 Oil. 1908

Caroe reverendo Padre, Tardi le rispondo, dopo una giterella in Ascoli donde tornai ieri.

Ho visitato il mio nuovo Vescovo e ne sono rimasto contento. Non vorrei ora ritardare di molto il mio ritorno a Roma; perche sa hen lei, che v'e molto da lavorare in quarto anno. Sonopero quasi ohligalo a restore qui fin dopo i mortiper compiere lefunzioni consuete in unpaese vicino ove manca il parroco. Di nuovo qui v'e nulla. 11 Signor D'Antoni parti insalutato ospite, ne ho avute notizie di lui. Non so se il Vice-rettore Gazzale sia tomato in Collegia: gli mandai una cartolina a Genava; ma non n'ebbi risposta. Anche a P. Piccardo ho mandatipiu volte saluti; ma I'hanforsestardito i fischi dei treni; poiehe non se ne accorto neppure... a quanta semhra, almeno. Del dott. colendissimo, Minettino pelata, imagino che vaghi ne le nuvole dell'astrazione; ne I'ho quindi disturhato. Se mai avesse da

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ricadere in terra, gli ricordi lei ch'io attendo da lui almeno la seel t a d'una stanza discreta. Vedendolo, mi ossequi Mons. Cani di cui non ho tempo a scorrere le numerosissime lettere. A P. Piccardo dovrehhe, per piacere, ricordare quanta gli dissi ne I'ultima sera di collegia: egli sa le mie candizioni e pud se vuale aiutarmi. Potessi almeno, coll'elemosima delle messe, pagare da me la retta mensile, sia tornando collegiate o pensionalo. Mi dia nuove del collegia ecc, io gliene daro a Roma direttamente. Al Vice-rettore (che credo sia ancora D. Gazzale) saluti cordialissimi.

A lei e a Minettino quello che vogliono D.G. Minozzi

Sarebbe un voler sciupare parole lo stare a mettere in risalto lo /elo del novello sacerdote tutto proteso a fare del bene donandosi tutto a tutti. Anche se molestato da quella Meggierissima febbricciola' che non l'abbandona un sol giorno, eccolo li correre a dare l'olio santo vestito a meta e far rinascere a nuova vita chi era moribondo, lasciarsi assediare da centinaia di ragazzi e partecipare ai molti pranzi dati in suo onore, ed erano pranzi alTabruzzese, anzi all'amatriciana! Qualche cosetta va pero notata: questo suo essere aperto a tutti vicini e lontani, questo suo ricordarsi d'ognuno mandando saluti e notizie, chiedendone in cambio senza che ne riceva. Fa eccezione il solo padre Minetti.

Saranno state le sue prime delusioni: gli altri non erano come lui. Non basta essere ricchi d'amicizia per donare amicizia, se mancano cuori aperti a riceverla. Si noti ancora il suo senso di responsabilita dinanzi alle anime: se per la sua incapacity di uomo inesperto di confessioni un'anima non si fosse salvata! E quella sua passione per lo studio, ma senza voler piu troppo pesare sui suoi che avevano fatto gia tanti sacrifici, e forse anche qualche debito, per portarlo fino alia messa: veda il padre Piccardo se puo assicurargli intenzioni di sante messe e qualche altro ministero in modo da potersi almeno pagare da se la pensione. Non so se il padre Piccardo pote provvedere, ma e da presumere di si, vedendolo legato alia parrocchia di san Marco, e poi non aveva il padre Piccardo dedicato a questo scopo la sua vita? Figlio di industriali genovesi, dopo aver fatto tutti gli studi al 'Nazionale', era entrato in seminario. Non ancora sacerdote eredito fopera nascente del priore Giuseppe Frassinetti, fratello e guida di santa Paola, che aveva per fine di portare al sacerdozio i giovani che non avessero potuto sostenere le spese del seminario. Dopo aver dato a Genova un quattrocento sacerdoti, al principio del secolo era stato chiamato a Roma per radunare in un seminario i molti studenti ecclesiastici che vi

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confluivano. Qui trasformo l'opera in congregazione religiosa di cui fu il primo superiore generale. A lui succedera, s'e detto, il padre Minetti. Con 'fischi dei treni' alludeva ai continui viaggi del padre Piccardo. Anche san Pio X, che l'onorava della sua amicizia, ci scherzava su nelle frequenti udienze che gli concedeva, citandogli il versetto del salmo: 'Pes meus stetit in directo1 (ho sempre tenuto il piede sul treno diretto), senso a cui il salmista non aveva in nessun modo pensato.

Ed ecco le altre due lettere in nostro possesso.

V

Revm. Padre (Minetti), avevo deciso di tornare a Roma nella prima met a di Novembre e in

tal senso avevo avvertito il Revm. Padre Piccardo. Le mie condizioni di salute pen), che solo da poco si van rimettendo completamente, m'han consigliato di riposarmi ancora un poco; sicche ormai ho deciso di tornarmene in Roma solo per i primi del prossimo gennaio. La prego avvertire di cid il Rev. P. Superiore (Antonio Piccardo). Se il collega Bonaca non si e ancora recato a Roma, la prego salutarmelo vedendolo. La ringrazio tanto del pensiero gentile che ebhe nello scrivermi. Imagino ch'ella ora sia occupato molto col/a nuova scuola cantorum e non voglio percid annoiarlo con lunghe lettere.

M'ossequi i superiori e m'abhia sempre per suo Affm.

D. Giovanni Minozzi

Preta 18 novembre 1910.

VI

Aquila Preta 7 aprile -II

Padre (Antonio Minetti) Gentilissimo, Scrivo in fretta, perche fa ben freddo qui: nevica da piu giorni. Mia sorella aggravatissima fino a pochi giorni fa, ora va sollevan-

dosi. Da due mesi e malata con febbre infettiva continua, pleurite, bronchite e polmonite.

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Ha fat to una huona scelta, mi pare, e basterehbe ormai. lo volevo tornar subito, pero di giorno in giorno atlendendo la

piega delta malattia sono arrivato alle parte di Pasqua e mi conviene restore ormai.

Ripartiro prima del 20 c. AI vieerettore non ho scritto; per che. in realta, non ne ricordo il nome. Me lo saluti lei e lo preghi di inviarmi qui qualche possibile corrispondenza prima di Pasqua.

Le chiedo un altrofavore:dovrebbepassaresenzameno a S. Marco il cui parroco m 'attende per la benedizione del Sahato Santo e spiegargli com'io non possa per allora trovarmi in Roma. Cid potrebbe avvisare anche al sagrestano della Trinita de' Pellegrini che potrebbe trovare un prete e aspettare poi per la mia cappellania.

Come vede, le do troppi fastidi; ma siamo in esercizii e la prenda cristianamente in penitenza.

Grazie infinite e auguri cordialissimi per la S. Pasqua. Suo

(Sacerdote) Minozzi Giov.

Saluti agli amici. Mi ricordi a /soldi.

Manfredo Falasca

SALVARCI DA SOU, EGOISTICAMENTE, NELL'ORGOGLIO FATUO DI PARTICO-LARI FULGURAZIONI FILOSOFICO-SCIENTIFICHE, NON POSSIAMO; DOBBIA-MO LAVORARE TITTI SENZA POSA, CON SCHIETTA IMIITA, AL PROGRESSO DELLA VERITA E DELLA GIUSTIZIA PER LA SALVEZZA DELL'INTERA FAMI-GLIA UMANA. QUESTA LA VITA NELLA CHIESA DEI CREDENTI, AVVINTI PEL CRISTO A DIO. OGNI TORPIDEZZA FIACCCNA E DISONOREVOI.E COLPA, OGNI MINIMA ESITAZIONE E ASSURDA VILTA.

P.G. MINOZZI

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PENSIERI CON DISTACCO

* Chi puo sapere quanto tempo acnora ci resta? Bisogna vivere pensando che domani ci potra toccare di rendere la nostra anima a Dio. Andrej Tarkvskij.

* Quando sorella Morte mi strappera a voi, non piangete; ma consolatevi con me per avere io raggiunto Colui a cui mi sono donata. Sr. Maria Immacolata Ricchiuti.

* Non e vero che Tuomo non possa organiz-zare la terra senza Dio. Cio che e vero e che, senza Dio, egli non puo, in fin dei conti, che organizzarla contro Tuomo. Henri de Lubac.

* Ne dovrebbe fare molto chiasso, perche la cultura, quella vera, e figlia del silenzio che favori-sce la creativita interiore. Pietro Rossano.

* Tu mi riscatti, Signore, Dio fedele. Bibbia.

* In un clima e contesto culturale come il nostro, i cristiani rischiano addirittura di abbando-narsi alia ricerca di rassicuranti surrogati o di cedere a forme di tipo entusiastico e spettacolare, nel tentativo di ottenere un qualche successo, che pero non ha nulla a che vedere con il frutto del seme evangelico. Edb Emi.

* Tu pero mangia e bevi solamente: non calpestare e non intorpidare quello che mangi e quello che bevi. S. Agostino.

S. Francesco d'Assisi

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PERISCOPIO

nEPPVRE SONO COLPE VOLE!...»

Un giovane calabrese (!), arrestato come membra di una banda di sequestrator! dipersone, e stato assolto anche dalla Cassazione «per non aver commesso il fatto».

Formula plena: sono mancate le prove per dichiararlo colpevole... A questo punto, Domenico Palamara, il giovane dichiarato dai

giudici umani «innocente», si e presentato alia Polizia, confessando di aver davvero commesso il reato: ormai, pero, non pud piu essere condannato...

Si e sentito il giovane punto nell'intimo da un Giudice, che «sta dentro», non s'inganna ed esige riparazione...

Ha sentito egli impellente 'il bisogno di scaricarsi dal peso opprimente della coscienza e infliggersi la penitenza, con I'assumere volontariamente di front e alia societa la fama di colpevole...

Non possiamo non esserne contenti... Magari avvenisse sempre cost!

Non avremmo tanti processoni, dispendiosi e, spesso, inutili!...

«GUERRA » ALLA MEMORIA ?

Senza voter andar molto indietro negli anni, mafino agli anni «60», la memoria continuava ad avere il posto di prim'or dine, tenuto nell'insegnamento da millenni. A parte la sua necessita, quando mancava la stampa, si riconosceva alia memoria il merito base di ogni sicuro sapere.

Non dice Dante: «Non fa scienza, senza lo ritener I'avere inteso»? E Memosine (la Memoria) non era secondo i Greci la Madre delle Muse, dee del sapere?

Anche nell'insegnamento catechistico aveva gran posto la memo­ria...

Oggi, sia nella scuola, sia nell'insegnamento religioso sembra che la memoria debba essere bandit a...

E i risultati sono nell'occhio di tutti: tutto e episodico («per esempio...»), frammentario sulla hocca degli alunni; manca del tutto la definizione del concetti...; non si sa citare il verso di un poet a «nostro» (sono stati quasi «radiati» dalle Antologie della Scuola Media!); c'e il caso di non ricordare le formule delle preghiere!...

Eppure hisogna dare valor e a quest a «facolta da esercitare e far

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lavorare», come scriveva Giovanni Paolo I («Catechesi in briciole»), perche su di essa si fonda ogni nostro sapere...

PAROL A MIA»

E un godimento davvero assistere alia trasmissione televisiva «Parola mia» di Luciano Rispoli e del Prof. Beccaria, trasmissione tutta imperniata sulla conoscenza e sull'uso corretto delta nostra lingua.

Sentir par/are di grammatica, di dizionari, ascoltare giovani che discutono con competenza di Dante, Leopardi, Pascoli, Machiavelli..., sentir. leggere da «competentb> (con la «solennita di luci e di musical, riservata oggi ai «cantantb>) brani dipoeti eprosatori «nostri»...; vedere assegnati come premi libri.. e un respiro, di fronte al dilagare di tanta sciatteria verbale o al cedimento continuo alia lingua degli altri...

E arreca meraviglia non solo la for tuna di quella trasmissione, ma anche dei libri, che trattano delta nostra lingua e del suo corretto uso (proprio in questi giorni la Radio propaganda un opera in fascicoli settimanali «Parlare e scrivere oggi»).

Si e spinti a pensare alia ricerca che tutti fanno di cibigenuini, tanto piu se «.casarecci>\ come si dice, in mezzo alia profluvie di prodotti di ogni genere...

«Parola mia» e come «pane mio», pane di casa mia...

<LA COMPAGNIA DELL A BVONA MORTE (1MILLE EQVIVO-CI DELL EVTANASIA »

Questo libro di Luca Borghi, pubblicato dal Movimento per la vita ambrosiano, intende illuminare particolarmente i giovani, per non cadere ingenuamente nelle file delta «compagnia delta buona mortem, di coloro, cioe, che, senza vero spirito cristiano, cercano di risolvere in questo modo il grave problema delta sofferenza e delta morte, appellan-dosi a fatso umanitarismo, alia maturita e alia liberta dell'uomo.

Se fosse questa la vera risoluzione del problema, che significato avrebbe la «passione dolorosissima di Gesu», la cura amorosa, per Suo amore e sul Suo esempio, dei relitti umani, degli «incurabili», nelle Case per lungodegenti, nei «Cottolengo»?

Dio solo e padron della vita: Egli solo pud decidere, net Suo disegno di salvezza, il »modo» e il «tempo» della nostra morte: e la lezione del Divino Crocifisso...

Ricordiamo S. Paolo: «... Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore». (Lett, ai Rom. 14,8).

T.M.

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LLE CASE

CRONACHE POLICORESI Ottobre, come ogni anno, e il mese

della ripresa delle attivita nel Centro Giovanile «P. Minozzi» di Policoro. II quadro sportivo del Centro risulta im-pinguato di nuove specialita (oltre a calcio, pattinaggio, tennis, pallavolo e basket, vi sono anche ginnastica artisti-ca e aerobica); ai nastri di partenza il tradizionale esercito di atleti, ansiosi di far bene sotto la guida di esperti e qualificati istruttori. Prima dell'apertu-ra dei corsi, Don Antonio ha presieduto una riunione a cui hanno preso parte gli istruttori, gli allievi e i loro genitori. Don Antonio, che cura con meticolosita-e solerzia il Centro Sportivo, ha colto l'occasione per ribadire le finalita di queste ini/iative, che mirano ad una crescita integrale degli sportivi, come uomini, cittadini e cristiani. Con la sua ispirazione cattolica, il Centro «Minoz-zi» e il punto di riferimento della gioven-tu policorese, ed e per questo che paral-lelamente alle attivita sportive si sono costituiti alcuni gruppi laccnti capo al MEG (CIA, Emmaus e Ragazzi Nuovi) e guidati da Don Antonio e Suor Laura, in cui gli atleti (e troppo dire le future stelle dello sport nazionale?!) potranno ritrovarsi per il catechismo e i corsi di formazione spirituale. Sta per aprirsi, inoltre, nel Centro, la scuola di danza classica «La Nuvola», mentre per gli appassionati di musica, il valente mae­stro Lucio D'Amico impartisce lezioni di tutti gli strumenti. Nel centro si parla anche il linguaggio deU'informatica, vi-sto che il CIDE, prestigioso gruppo del settore, ha organizzato dei corsi di com­puters. Al centro della cronaca va posta, altresi, l'associazione «S. Vincenzo de' Paoli», che, con programmi moderni e

con nuovi progetti educativi, si propone di accendere le coscienze di tutti e di suscitare nuove vocazioni caritative. II convegno interregionale (Puglia-Basili-cata) e il ritiro interregionale, quest'ulti-mo in occasione della festa di S. Vincen­zo (28 settembre). sono stati dueappun-tamenti molto seguiti dalla comunita, che ne ha fatto delle occasioni di dialogo e di presa di coscienza delle proprie responsabilita pastorali ed educative. II convegno si e articolato in tre giorni, con l'analisi di una terna di punti, carita, contemplazione e cultura, che sono gli assi portanti del progetto educativo «Ozanam 2000». I.'aspetto caritativo e stato approfondito dal responsabile re-gionale pugliese, prof. Stefano Leo-grande, mentre quello contemplativo e stato preso in attento esame da I.ilia Delia, presidente della conferenza di Policoro; inline, quello culturale, tratta-to da Don Michele Celiberti, nella veste di assistente spirituale della conferenza di Policoro. Nel ritiro organizzato dalla conferenza «S. Vincenzo de' Paoli» di Policoro, che ha ugualmente colleziona-to consensi e apprezzamenti, si e voluto rinverdire l'animazione caritativa, ma. soprattutto. rilanciare la funzione del ritiro, come momento aggregativo per l'intera comunita. Dunque due appun-tamenti volti a definire, con sempre maggiore chiarezza, identita e compiti del vincenziano.

In ultimo l'attivita dei movimenti. Suor Carolina, che ne e la responsabile regionale, guida il gruppo carismatico del Rinnovamento nello Spirito, che in terra lucana va allungando le sue pro-paggini in diversi comuni. I gruppi di Tricarico, Potenza, Novasiri e Matera,

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«generati» da quello policorese, percor-rono ormai un cammino autonomo; ancora legati a Policoro, invece, quelli di Montalbano, Colobraro, Tursi e Ro-tondella, ove. tuttavia, il fermento spiri­t u a l acquista via via forma e consisten-

za. E poi il gruppo di preghiere «P. Pio>>. le cui riunioni sono dirette dall'infatica-bile Don Antonio. Pt:r tutti l'augurio e di un anno fecondo e che sia esempio di originalita e freschezza cristiane.

Ruben Razzante

OFENA. SEMINARIO DEI DISCEPOLINI

50° DI PROFESSIONE RELIGIOSA

II caro Fr. Panerazio, insieme al nipote D. Berardino De Iulis, saeerdote Discepolo.

E una Famiglia piccola. la nostra, in tutta realta «pusillus grex». ma avanti nel suo cammino, se puo contare tra i suoi membri dei Giubilei religiosi. vere «nozze d'oro» spirituali...

Dobbiamo, in fondo, alia gentile, premurosa iniziativa del nostro affezionato Ex di Ofena, I'lnsegnante Fausto Cantera, se abbiamo avuto la gioia di celebrarnc uno.

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I.'ini/iativa sua di consegnare, l'anno scorso. al nostro Confratello I.aico. Pancrazio De lulis, una pergamena, come riconoscimento della sua multilustre attivita lav orativa, si e concretizzata nella celebra/ione del suo Giubileo religioso, die e caduto quest'anno (20 ottobre 1936-1986).

I.'umilta e la modestia del nostro carissimo Confratello. l'unico Discepolo I.aico rimasto tra noi e il piu an/iano della Famiglia (85 anni compiuti!), hanno dovuto cedere alia nostra insistenza affettuosa e abbiamo avuto la gioia della prima celebrazione di un 50° di Professione nella nostra Famiglia. anticipata al 19 ottobre. per I'incidenza della domenica e. prov videnzialmente, nel ricordo genetliaco del nostro Fondatore (102 anni!).

Una celebrazione semplice. ma affettuosa e commovente, accentrata ovviamente nella S. Messa. Presiedeva il Padre Superiore. con il quale concelebravano I). Romeo. I). Rella e D. Braceiani; erano presenti anche D. Virginio, il gruppo dei discepolini di Napoli con il giovane teologo Faiazza, il Parroco di Ofena, i nipoti di Pancrazio e un gruppo di Ex da l.'Aquila. sollecitati dal bravo Cantera: l.eandro lapadre. l.uigi Marini. Giuseppe deH'Orso, Fernando Torchetti, Costantino D'Addario. Salvatore Tantillo, Evaldo Bontempo, Mario Di Marco (mi perdonino l'omissione, per brevita, dei titoli!).

AirOmelia. D. Romeo ha commentato il significato profondo della Professione dei tre voti. base della vita religiosa e messo in risalto la ledelta a Dio del nostro vegliardo Confratello per il lungo arco della sua vita religiosa, con il suo attaccamento agli ideali della Famiglia c del Fondatore. con il suo instancabile zelo per il lavoro manuale.

Pancrazio era seduto al primo banco, come il giorno della sua Professione, solo ora accompagnato dal fedele bastone...: dopo l'Omelia, ha riletto, con voce bassa, per l'eta, ma con lo spirito di sempre, la formula della Professione, davanti al Padre Superiore... Non mi ero commossotanto, quando, pochigiorni prima, avevocelebrato il 50° di due anziani sposi...

All'agape, seduto tra il Padre Superiore e D. Romeo e i Confratelli, tra i quali, suo nipote D. Berardino, che condivide con lui l'attaccamento alia Famiglia e la passione per il lavoro, pareva un vecchio nonnino, festeggiato da nipoti!

I Discepolini di Napoli gli hanno porto gli auguri, accompagnati da versi dell'ancora giovanile D. Francesco D'Angelo; i nostri Discepolini hanno coronato il servizio canoro tenuto in Chiesa con canti d'occasione, sotto la guida di D. Grippo e D. Carozza.

Gli Ex, non piu giovani anche loro, hanno consegnato al nostro Pancrazio la pergamena, accompagnandola con un dono. Essa suona cosi:

«A Pancrazio De lulis / nato a Carapelle Calvisio l'8agosto 1901 / Servo buonoe fedele / per piu di mezzo secolo / negli Istituti di Ofena Orvieto Amatrice Napoli ha reso fiorenti orti e giardini Discepolo insieme e Maestro / di umile laboriosita di sublime pieta ora attende tra i mali della vecchiaia ' e il conforto dei fratelli rimmancabile premio di Dio.

Era stanco, alia fine, il caro Pancrazio, per gli acciacchi dei suoi anni, ma umilmente contento (gli si leggeva in volto!); contenti eravamo anche noi, per la pausa di gioia concessa alia nostra Famiglia «inter nubila Foebus» , per dirla con gli antichi, un po' di «Tabor» nel duro (a volte) quotidiano, per dirla evangelicamente...

Serena pausa, spinta forte per tutti alia ferma fiducia nel Signore e alia fedelta a l.ui ad ogni costo!

T.M.

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JLA S Y E G I I A NOTIZIARIO DELLA ASSOCIAZIONE EX - ALUNNI

PENSIERO RELIGIGSO ASPETTIAMO IL PARADISO E detto infatti: Occhio mai non vide, ne orecchio

udi ne mai entrarono in cuore d'uomo quelle cose che Dio ha preparato per coloro che lo aspettano (cfr. 1 Cor 2, 9).

Come sono pieni di beatitudine e ammirabili i doni del Signore! La vita neirimmortalita, lo splendore nella giustizia, la verita nella franchezza, la fede nella confidenza, la padronanza di se nella santita: tutto questo e stato messo alia portata delle nostre capacita. Quali saranno allora i beni che vengono preparati per coloro che lo aspettano? Solo il creatore e padre dei secoli, il santissimo ne conosce la quantita e la bellezza.

Noi dunque, per aver parte ai doni promessi, facciamo di tutto per trovarci nel numero di coloro che aspettano il Signore. E a quali condizioni potra avvenire questo, o miei cari? Avverra se il nostro cuore sara saldo in Dio con la fede, se cercheremo con diligenza cio che e gradito e accetto a lui, se compiremo cio che e conforme alia sua santa volonta, se seguiremo la via della verita, rigettando da noi ogni forma di ingiustizia.

S. Clemente Papa

LUTTO II 19 ottobre 1986 e deceduta a Roma la Signora Anna Rusciolelli, moglie del

nostro ex-alunno Paolo Cicci. Ne diamo il triste annuncio, elevando la preghiera di sufTragio e condividendo il

dolore per la irreparabile perdita.

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Un ex-alunno scrive di P. Minozzi

IL MESSAGGIO EDUCATIVO DI DON MINOZZI: SFIDA AL FUTURO

Quando un paese vive momenti storici che richiamano all'attenzio-ne di tutti quello che nell'antica Grecia sosteneva Platonenell'VIII libro della Repubblica: «Se un popolo, divorato dalla sete della liberta, si trova ad avere a capo dei coppieri che gliene versano quanta ne vuole, fino ad ubriacarlo. accade allora che, se i governanti resistono alle richieste dei sempre piu esigenti sudditi, sono dichiarati tiranni.

E avviene pure che chi si mostra disciplinato nei confronti dei superiori e definito un uomo sen/a carattere, servo; che il padre impaurito finisce per trattare il figlio come suo pari, e non e piu rispettato, che il maestro non osa rimproverare gli scolari e costoro si fanno beffe di lui, che i giovani pretendono gli stessi diritti, le stesse considerazioni dei vecchi, e questi, per non parere troppo severi danno ragione ai giovani.

In questo clima di liberta, nel nome della medesima. non vi e piu riguardo ne rispetto per nessuno».

In mezzo a tale licenza, concludeva amaramente Platone, nasceesi sviluppa una mala pianta: la tirannia.

Quando una societa ha nel suo seno le ferite ancora aperte dalle teorie descolarizzanti di Illich o Reismann, le tracce del pensiero negativo e della pedagogia del negativo che teorizzarono la morte della famiglia e l'aspirazione verso una societa senza padre; quando in una societa alligna il familismo amorale secondo Tanalisi fatta dal Banlield nella comunita di Chiaromonte, o subisce senza battere ciglia Tilluminis-mo riformatore miscelato ad umori fortunatiani o salveminiani, ad es. di Adriano Olivetti, o i comportamenti sono la proiezione di ibride miscele ideologiche e clientelari, o la scolarizzazione di massa porta at sapere e alia cultura generazioni di giovani non piu integrabili negli equilibri tradizionali; quando infine si abbattono miti e valori e non vengono sostituiti con altri di natura diversa o i comportamenti non sono piu Tattuazione di valori morali ma soltanto, quando va bene, di precetti relativi e imperativi ipotetici; proprio in questi momenti storici si ricorre alia scuola come alia istituzione primaria tra le primarie capace di porsi all'attenzione di tutti come principale e insuperabile agenzia educativa.

Si chiede alia scuola un salto culturale negli approcci da adottare, una maggiore sensibilita per concretizzare il diritto alio studio di ciascuno nel diritto ad una migliore istruzione da offrire a tutti i

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cittadini; una mappa di interventi piu vasta per aiutare ogni scolaro a potenziare le proprie capacita e attitudini.

Si ricorre ancora alia scuola e le si chiede un salto di qualita necessario per dare una risposta esaustiva a talune antiche e preoccupan-ti domande: a) Con quali mezzi e strumenti si pud assicurare a ciascuno individuo la

possibility di sviluppare e potenziare al massimo le proprie energie culturali, intellettuali, cognitive e creative?

b) Quali conoscenze, abilita, capacita deve avere uno scolaro alia fine del suo processo di scolarizzazione istituzionale?

c) Che tipo di valutazione si deve operare per migliorare l'apprendimen-to degli alunni?

d) Come deve avvenire il passaggio dall'istruzione all'educazione affinche i cittadini abbiano non solo delle teste ben riempite ma soprattutto delle teste ben fatte e formate, e siano individui liberi ed uguali?

e) In che termini la scuola deve operare per evitare l'immagine che ha

P. Minozzi con un gruppo di Ex-alunni all'A I tare delta Padria.

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oggi la nostra civilta deH'uomo: un essere cioe che avanza con i piedi sproporzionati rispetto alle altre parti del corpo mentre la testa e leggermente reclinata all'indietro?

La civilta del nostro secolo, definita civilta dei piedi, viene subita dalla maggioranza degli uomini, e vero, da essi prodotta ma anche subita negli aspetti piu drammatici.

Cosi tanti sfortunati nostri padri subirono nel conflitto 1915 IS la civilta della distruzione operata dai fucili e dai cannoni; nella seconda guerra mondiale subirono, altri, la civilta della distruzione atomiea; oggi si subisce la civilta della morte sulla strada, nei cantieri, nelle fabbriche, con le derrate alimentari inquinate.

Ma si subisce altresi la civilta dei consumi facili ed eccessivi, delle tecnologie avanzate che non sempre rispondono a bisogni essenziali dell'uomo ma che trovano nei mass-media la massima cassa di risonanza.

Si assiste oggi ad una strana caduta di tutti i valori e aU'emergenza della filosofia della morte vista in termini di piacere, (sembra un paradosso ma e realta), di bene immediato, di consumo di tutto, anche della vita umana.

Stanno prendendo corpo le teorie dell'eutanasia, ha ricevuto riconosciuta legalizzazione l'aborto: elementi questi della cultura della morte che serpeggia e sostiene la nostra civilta.

Mai, come in questo triste periodo storico, dunque, occorre riscuotere le coscienze, ritornare a dare alia scuola la sua funzione essenziale e vitale.

Una scuola che non sia fucina di istruzione fine a se stessa ma che, attraverso l'istruzione, sia in grado di formare ed educare; una scuola incentrata sui contenuti non come insieme di nozioni, ma elementi di un sapere e di una scienza sostenuti da una coerente filosofia morale. Una scuola di contenuti smossi dalla loro rigidezza categoriale e reimmessi nel tessuto vitale dai quale sono sorti, dai processo che ha i suoi punti nodali e processuali nel prima e nel dopo dell'atto educativo. Una scuola, in sostanza, sostenuta da una filosofia dei valori che non siano semplici teorie immerse nel variopinto caleidoscopio dell'iperuranio, ma punti fermi di vita vissuta e, pertanto, traducibili continuamente, proprio attraverso Tinsegnamento che istruisce per educare, in compor-tamenti di vita.

Se nell'antica Grecia, come si suggerisce Max Weber, esistevano alcuni valori chiamati coraggio e perche c'era Ettore che l'incarnava, astuzia o intelligenza perche Ulisse I'adoperava, fedelta coniugale e sacrificio perche Penelope li viveva, saggezza perche Socrate la personi-ficava.

La nostra scuola che apre le porte al duemila deve mettere gli alunni in condizione, dunque, di tradurre in comportamenti di vita il coraggio, l'intelligenza, la fedelta, la sapienza e cosi via.

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Anche i valori, gli ideali scendono dall'iperuranio per essere incarnati dagli uomini, non sono piu oggetto di una filosofia contempla-tiva o di una letteratura descrittiva ma, grazie alia scuola, diventano fatti di vita vissuta e proprio perche tali non permettono che la civilta venga subita ma sono gli artefici della civilta perche costituiscono parte integrante dell'uomo e del suo destine

Ma una scuola cosi ipotizzata, per non essere una felice oasi nel deserto lambita soltanto dal passo felpato di qualche camelliere. ha bisogno continuamente di ispirarsi ai propri padri, a uomini che non soltanto teorizzarono una scuola come noi la vorremmo, ma la costruirono, la realizzarono, la vissero, la fecero vivere e ce la diedero in eredita.

Tra questi eccellenti uomini, tra questi vari pedagogisti, perche il pedagogista non pud identificarsi piu nel teorizzatore astratto e accademico di credi o ipotesi pedagogiche, ma soprattutto in chi, oltre ad avere alcune felici intuizioni ed a teorizzare talune strutture pedagogiche, ha il coraggio e la forza di tradurle in operativita, in prassi didattica, in realta, un posto preminente spetta a un sacerdote al quale noi soprattutto dell'Italia meridionale, e noi in particolare abitanti di Policoro, dobbiamo molto; questo sacerdote che contraddistinse la sua vita di due grandi valori, la verita e la carita, porta il nome di Giovanni Minozzi.

L'attivita caritativa ha sublimato continuamente la sua grandezza rendendolo sempre testimone dell'amore di Cristo in ogni vicenda umana. Si tratta di un uomo nato il 19 ottobre 1884 in una zona non tanto dissimile dalla nostra Basilicata, ad Amatrice nell'Abruzzo montagnoso ma austero e ferace di gente di carattere, di nobilta d'animo, di valori vitali.

In occasione dell'ultimo anno Santo Papa Giovanni Paolo II ricevendo in udienza gli alunni dei vari istituti dell'Opera Nazionale per il Mezzogiorno d'ltalia e ricordando padre Semeria e padre Minozzi disse testualmente: «l'amore fu la luce e l'ideale della loro vita e delle loro iniziative... Amate la verita — prosegui — come essi l'hanno amata, con ricerca metodica ed appassionata, con ardente entusiasmo: amate con viva partecipazione la Chiesa come essi l'hanno amata; infine amate in modo speciale i poveri, gli umili, i bisognosi, i sofferenti» e aggiungerei, senza nulla togliere a quanto affermato dal Pontefice, come essi l'hanno amato.

Ma chi e questo padre Minozzi e in quali termini si presenta oggi il suo messaggio educativo?

Secondo me e un messaggio di amore, di cultura, di liberta. 6 questo trinomio che bisogna non perdere di vista.

Padre Minozzi si laureo in lettere alia Sapienza di Roma nel 1913 dopo essere stato ordinato sacerdote nel 1908 ed e autore, tra l'altro, di

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molte pregevoli opere: «Ricordi di guerra» - due volumi; uno studio accurato sul predilettoSan Bernardino da Siena, un librosu «Montecas-sino nella Storia del Risorgimento»; due volumi su Paolo Segneri; di lui ancora si possono segnalare le «Meditazioni», «Buona notte. Come parlo ai miei figlioli», «Ricordando» ecc.

Ma non volendo assolutamente dare un taglio biografico a questo lavoro ritorno subito al suo messaggio educativo incentrato come prima affermato suU'amore, sulla cultura e sulla liberia.

«L'amore (sosteneva Alberto Virgilio in una sua conferenza su San Francesco d'Assisi) e una magica parola che esprime ogni legame di benevolenza, ogni moto del sentimento che unisce gli uomini tra loro. o anche gli uomini ad altri esseri viventi e perfino alle cose.

Nella pregnanza ed elasticita del termine amore si accomunano globalmente situazioni psicologiche diverse, correlate cioe alia prospet-tiva da cui si muove e al rapporto che si intende esprimere».

Ma l'amore di don Giovanni Minozzi e da intendersi come «un'energia cosmica che racchiude in se ogni altro palpito in una sintesi solare di totale immersione in Dio supremo amore e supremo bene che si manifesta attraverso i suoi figli piu sfortunati e derelitti: i poveri, i deseredati, gli orfani».

Se San Tommaso individuo il sentimento universale dell'amore nell'attitudine di ogni essere creato, soprattutto se dotato d'intelligenza. ad amare universalmente Dio-creatore, piu di se stesso, cosi come nell'organismo qualsiasi parte ama naturalmente l'insieme piu di se stessa, don Minozzi vide in questo insieme le piu varie realta, da quelle fisiche a quelle umane come la proiezione e remanazione perenne di Dio.

Amd pertanto la natura e come San Francesco d'Assisi vide ed esalto il senso di Dio nella bellezza delle creature naturali per risalire aU'ardente amore del Creatore. In «Buona Notte» ad es. cosi descrive la neve: «Che stupendo fenomeno la neve! In me desta un'ebbrezza addirittura. Quel vapor acqueo che le precipitazioni atmosferiche trasformano in cristalli che s'aggruppano insieme e in falde bianchissi-me scendono a ricoprire di candore la bruna terra, ad ammantare piamente con una coltre soffice le faticate sementi, a proteggere il lungo riposo invernale e preparare in pace il turgido risveglio primaverile. che splendore, che mirabile dono di Dio!

Imparate, figliuoli, ad ammirare la magnificenza creatice dell'Altis-simo e fate festa alia bella visitatrice, rendendo grazie a Colui che l'ha mandata».

E una preghiera sublime, uno squarcio lirico, un momento dell'amore cosmico.

(continua) Rocco Lisia

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FINCHE V/VRO RESTERO FEDELE AI PO VERI PADRE A QUALUNQUE COSTO GIOVANNI MINOZZI

P. Giovanni Minozzi nacque il 19 ottobre 1884 a Preta dell'Amatrice, un paesino dell'Abruzzo montagnoso. Studio a Roma, laureandosi in lettere alia Sapienza, dopo aver completato il corso teologico alia Gregoriana.

Ordinato sacerdote il 5 luglio 1908, si dedico al ministero tra i pastori dell'Agro romano. Alio scoppio della prima guerra mondiale, ando volontario come Cappellano militare, organizzando al fronte le Biblioteche per gli Ospedali da campo e le Case del Soldato.

Conclusa vittoriosamente la guerra, fondo con P. Semeria VOpera Nazionale per il Mezzogiorno d'ltalia per I'assistenza agli orfani di guerra e alle popolazioni d'ltalia meno provvedute. Successivamente fondo le congrega-zioni religiose Famiglia dei Discepoli e Ancelle del Signore.

La verita e la carita furono le linee che ne contraddistinsero la vita. L'attivita caritativa ne sublimo la grandezza umana, facendolo testimone dell'unico ideale deH'amore di Cristo nelle vicende a lui contemporanee.

Mori a Roma 1*11 novembre 1959.

A FAR DEL BENE PADRE NON SI SBAGL1A MAI GIOVANNI SEMERIA

Barnabita, nacque a Coldirodi (Imperia) il 26settembre 1867,sortendoda natura intelligenza aperta e forte inclinazione alio studio, grande bonta di cuore e animo sensibiie al richiamo degli ideaii: doti tutte che mise al servizio della vocazione religiosa e sacerdotale. Oratore e apologeta voile riconciliare la scienza con la fede.

Fu sempre all'avanguardia nelle lotte del pensiero, mantenendosi, pur tra incomprensioni e ostilita, fedele alia Chiesa, come indiscutibilmente attestano il pensiero e la vita.

Lo scoppio della grande guerra 1915-18 lo trasse tra i soldati al fronte, divenuto Cappellano del Comando Supremo.

Dopo la guerra si diede all'apostolato senza soste a favoredegli orfani, dei quali si fece servo per amore di Dio, fondando, insieme a Don Giovanni Minozzi, VOpera Nazionale per il Mezzogiorno d'ltalia, ente morale che si propone, gia da sessanta anni, di favorire la elevazione civile, morale e religiosa delle popolazioni nelle regioni piu povere d'ltalia.

Concluse la mirabile sua vita logorandosi, giorno a giorno, nel faticoso esercizio di ardimentosa carita.

Mori a Sparanise (Caserta),tralesueorfanelle,il 15marzo 1931. Neestata introdotta la causa di canonizzazione.

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L'OPERA NAZIONALE PER IL MEZZOGIORNO D'lTALIA

Questa nostra Opera e una istituziohe di assistenza e beneficenza.

E stata fondata nel 1919 dai Cappellani militari P. Giovanni Semeria e P. Giovanni Minozzi, con lo scopo di soccorrere con le rendite e il patrimonio gli orfani di guerra, estendendo tuttavia il servizio di assistenza a tutti i ragazzi bisognosi di aiuto spirituale e materiale. Nei suoi ultimi fini I'Opera e sorta per promuovere iniziative atte a favorire I'elevazione della gente nelle regioni d'ltalia meno provvedute.

L'attivita dell'Opera oggi si articola e si concretizza nelle seguenti istituzioni: 28 istituti di educazione, 42 scuole materne, 5 case per anziani, 2 centri giovanil i, 1 casadi soggiornoespir i tual i ta, 2scuole magistrali, lOscuole elementari, 3 pensionati universitari.

LA FAMIGLIA DEI DISCEPOLI

La Famiglia dei Discepoli e una congregazione religiosa, fondata da P. Giovanni Minozzi nel 1931 dentrol 'Opera Nazionale per il Mezzogiorno d'ltalia e avendo I'Opera come immediato campo di impegno e di apostolato

II suo fine speciale e I'assistenza ai poveri dell ' ltalia Meridionale, special-mente ai fanciull i e agli orfani, nelle loro regioni o anche fuori d'ltalia, per elevarli a Dio nella Chiesa sua.

Oggi la Famiglia dei Discepoli articola la sua specifica missione nelle seguenti istituzioni:

- Presidenza, Amministrazione centrale, Istituti maschili dell'Opera Nazionale per il Mezzogiorno d'ltalia;

- Istituto "Felice Ventura" — Matera; - Istituto "Pietruccio Leone" — Mondello (Palermo); - Casa di formazione per i Discepolini — Orvieto (Terni); - Casa di spirituality e Centro giovanile "P. G. Minozzi" - Policoro

(Matera); - - Stedentato dei Discepoli e Casa generalizia. Via dei Pianellan, 7

ROMA.

IV

CASE PER ANZIANI AUTOSUFFICIENTI

MONTEROSSO AL MARE (LA SPEZIA): Centro Residenziale Anziani "P.G. Semeria" — Tel. 0187/817514

GREVE IN CHIANTI (FIRENZE): Istituto "Principessa di Piemonte" — Tel. 055/853057

AMATRICE (RIETI): Istituto Maschile "P.G. Minozzi" - Tel. 0746/85254

OFENA (L'AQUILA): Casa di Riposo "Mons. P. Leone" - Tel. 0862/956129

S. PIETRO DI POGGIOBUSTONE (RIETI): Casa della Letizia Francescana — Tel. 0746/688933

FRANCAVILLA AL MARE (CHIETI): Casa "Madonna della Pace" — Tel. 0865/819442

BONEFRO (CAMPOBASSO): Casa di Letizia — Tel. 0874/73344

NELLA VERITA

NELL'AMORE 2 Gv 1,3