Anno XX 2002 Nel segno di Piero - odgtaa.it N. 8...Dopo le relazioni del segretario regio-nale, del...

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8 Anno XX 20. Jahrgang Maggio Mai Mei 2002 Periodico dei giornalisti del Trentino Alto Adige Infoblatt der Journalisten von Trentino Südtirol Revista periodica d’informaziun di Jornalisc de Trentino Südtirol Spedizione in abbonamento postale comma 20/c Legge 662/96 segue a pagina 3 Giornalisti in assemblea il 26 maggio a San Michele all’Adige Nel segno di Piero di GIUSEPPE MARZANO di GIUSEPPE MARZANO di GIUSEPPE MARZANO di GIUSEPPE MARZANO di GIUSEPPE MARZANO Questo numero di Media è dedicato in gran parte ai trent’anni del Sindacato regio- nale dei giornalisti ed al ricor- do di Piero Agostini a dieci anni dalla sua scomparsa. Due ricorrenze che saranno anche al centro di un incontro pubblico che, insieme all’as- semblea per il rinnovo delle cariche, terremo il 26 maggio prossimo all’Istituto agrario di San Michele all’Adige, che fu sede degli incontri della fase costituente del Sindacato re- gionale. Trent’anni è un traguardo importante nella vita di qual- siasi associazione, ma è giu- sto chiedersi perché valga la pena porre l’accento in modo particolare – starei per dire “solenne” – su questa ricor- renza. Una buona ragione è senz’altro quella di cogliere l’occasione per rendere omaggio alla memoria di Pie- ro Agostini ed alla dedizione e passione di chi, insieme a lui, s’impegnò perché i gior- nalisti del Trentino Alto Adige, allora inseriti nel Sindacato del Triveneto, avessero una propria associazione della stampa. Troverete le testimo- nianze di alcuni di questi col- leghi nelle pagine che seguo- no. C’è però un altro motivo che ha spinto il direttivo e la consulta a promuovere que- LE RAGIONI LE RAGIONI LE RAGIONI LE RAGIONI LE RAGIONI DI UN IMPEGNO DI UN IMPEGNO DI UN IMPEGNO DI UN IMPEGNO DI UN IMPEGNO Il sindacato regionale celebra i 30 anni dalla fondazione Dieci anni fa scompariva un grande giornalista: Piero Agostini

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8Anno XX

20. Jahrgang

MaggioMaiMei2002

Periodico dei giornalisti del Trentino Alto AdigeInfoblatt der Journalisten von Trentino Südtirol

Revista periodica d’informaziun di Jornalisc de Trentino Südtirol

Spedizione in abbonamento postalecomma 20/c Legge 662/96

segue a pagina 3

Giornalisti in assemblea il 26 maggio a San Michele all’Adige

Nel segno di Piero

di GIUSEPPE MARZANOdi GIUSEPPE MARZANOdi GIUSEPPE MARZANOdi GIUSEPPE MARZANOdi GIUSEPPE MARZANO

Questo numero di Mediaè dedicato in gran parte aitrent’anni del Sindacato regio-nale dei giornalisti ed al ricor-do di Piero Agostini a diecianni dalla sua scomparsa.Due ricorrenze che sarannoanche al centro di un incontropubblico che, insieme all’as-semblea per il rinnovo dellecariche, terremo il 26 maggioprossimo all’Istituto agrario diSan Michele all’Adige, che fusede degli incontri della fasecostituente del Sindacato re-gionale.

Trent’anni è un traguardoimportante nella vita di qual-siasi associazione, ma è giu-sto chiedersi perché valga lapena porre l’accento in modoparticolare – starei per dire“solenne” – su questa ricor-renza. Una buona ragione èsenz’altro quella di coglierel’occasione per rendereomaggio alla memoria di Pie-ro Agostini ed alla dedizionee passione di chi, insieme alui, s’impegnò perché i gior-nalisti del Trentino Alto Adige,allora inseriti nel Sindacatodel Triveneto, avessero unapropria associazione dellastampa. Troverete le testimo-nianze di alcuni di questi col-leghi nelle pagine che seguo-no.

C’è però un altro motivoche ha spinto il direttivo e laconsulta a promuovere que-

LE RAGIONILE RAGIONILE RAGIONILE RAGIONILE RAGIONIDI UN IMPEGNODI UN IMPEGNODI UN IMPEGNODI UN IMPEGNODI UN IMPEGNO

Il sindacato regionale celebra i 30 anni dalla fondazione

Dieci anni fascomparivaun grande

giornalista:Piero Agostini

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Appuntamento a San Mi-chele. Il 26 maggio, domeni-ca, l’Istituto agrario ospiterànuovamente, dopo trent’an-ni, il Sindacato dei giornalistidel Trentino Alto Adige. Fuproprio qui, a metà strada –più simbolicamente che geo-graficamente - fra Trento eBolzano, che, fin dal 1971 e,poi, nei primi mesi del 1972,si tennero gli incontri fra i rap-presentanti delle due Associa-zioni provinciali della stampa– che fino allora facevanocapo al Sindacato dei giorna-listi del Triveneto - per costi-tuire il Sindacato regionale deigiornalisti.

Il 26 maggio ricorderemonon solo questo anniversario,ma anche uno dei protagoni-sti di quel momento: PieroAgostini, di cui quest’anno ri-corre il decimo anniversariodella scomparsa. Lo faremocon un incontro pubblico nel-l’ambito dell’assemblea annua-

le del Sindacato che, antici-pando un po’ i tempi rispet-to alla normale scadenza, do-vrà anche eleggere il nuovoConsiglio direttivo e le altrecariche statutarie.

Il programma della gior-nata comincia con l’aperturadei lavori dell’assemblea de-gli iscritti alle 9.30. Dopo lerelazioni del segretario regio-

nale, del tesoriere e dei rap-presentanti degli enti di cate-goria, alle 10.30 l’assembleasarà sospesa per l’inizio del-l’incontro sui trent’anni delSindacato. Per l’occasioneavremo con noi il segretariogenerale della Federazionenazionale della Stampa, Pao-lo Serventi Longhi; il presi-dente dell’Inpgi, Gabriele Ce-

scutti, che era segretario delSindacato del Triveneto al-l’epoca della nascita del sin-dacato regionale dei giornali-sti, e Angelo Agostini. Inter-verranno anche GiancarloVincenti, Hansjörg Kucera eGioi Varesco, che furono trai fondatori o tra i primi diri-genti del sindacato regionale.

Ogni compleanno che sirispetta è anche l’occasione perfar festa. E per invitare amicie familiari. Il programma, altermine dell’incontro, preve-de, infatti, una visita alle can-tine dell’Istituto agrario di SanMichele e, di seguito, il pran-zo con un buffet all’aperto.

Nel pomeriggio, intornoalle 14, riprenderemo l’assem-blea con il dibattito e le vota-zioni. I seggi saranno apertianche lunedì presso il Sinda-cato, in via dei Vanga 22 aBolzano, e presso l’Ordine deigiornalisti, in via Bomporto19 a Trento.

Trent’anni non sono passati invano.Nemmeno per l’Istituto Agrario di SanMichele all’Adige che, a fine maggio,ospiterà nuovamente il Sindacato regio-nale dei giornalisti come in occasionedell’assemblea costituente. Negli anni,l’Istituto ha consolidato il suo ruolo dicentro di formazione e di ricerca, affer-mandosi ben oltre i confini regionali enazionali.

La storia dell’Istituto inizia il 12 gen-naio 1874 quando la Dieta RegionaleTirolese di Innsbruck deliberò di attiva-re a San Michele una scuola agraria conannessa stazione sperimentale, ognunadelle quali doveva congiuntamente coo-perare alla rinascita dell’agricoltura nelTirolo. L’attività della nuova istituzioneiniziò nell’autunno dello stesso anno, se-guendo l’impostazione data da EdmundMach, primo direttore. Mach, che puòessere definito il fondatore dell’Istituto,proveniva dalla Stazione Sperimentale diKlosterneuburg presso Vienna ed avevaalle sue spalle una breve ma intensa car-riera di ricercatore nel campo della chi-

mica agraria e dell’enologia. Ottimo or-ganizzatore e innovatore, Mach ebbe unruolo fondamentale nel delineare i prin-cipi base per l’impostazione dell’attivitàsia nell’ambito scolastico sia in quello spe-rimentale. A Mach si deve il merito diaver intelligentemente intuito che ricercae didattica non devono procedere sepa-ratamente ma devono invece costituireun binomio indissolubile dal quale trarrele premesse per la crescita del settore.

Con il 1919 il complesso dell’Istitutopassò alle competenze della provincia diTrento e nel 1926 fu attivato il Consor-zio con lo Stato Italiano per la gestionedell’Ente. La legge provinciale n. 28 del1990 ha riordinato le strutture operanti

a San Michele, rifondando l’antico Isti-tuto Agrario imperniato sui poli essen-ziali della didattica e della ricerca.

Oggi, l’Istituto effettua e promuoveattività di ricerca e sperimentazione scien-tifica, di istruzione e formazione nonchédi servizio alle imprese, finalizzate allacrescita socio-economica e culturale de-gli addetti all’agricoltura e allo sviluppodel sistema agro-alimentare e forestale,con particolare riferimento alle intercon-nessioni ambientali e in armonia con latutela del territorio.

Dal primo gennaio 2002, l’attività siarticola in tre Centri: quello scolastico, chesvolge attività di istruzione, qualificazio-ne, perfezionamento, specializzazione,nonché di aggiornamento e riqualifica-zione professionale; quello sperimenta-le, che si occupa di ricerca e sperimenta-zione scientifica, di servizi alle imprese,di supporto al Centro Scolastico non-ché attività di gestione dell’azienda agri-cola; e, infine, il Centro assistenza tecnicache assiste le aziende agricole sul territo-rio provinciale.

Nello stesso luogo dove 30 anni fa è nato il sindacato regionale

Appuntamento il 26 maggioa San Michele all’Adige

Fondato nel gennaio 1874

Un Istitutoapprezzato

nel mondo

L’istituto agrario di San Michele all’Adige

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di Paolo Serventidi Paolo Serventidi Paolo Serventidi Paolo Serventidi Paolo Serventi

LonghiLonghiLonghiLonghiLonghi

Il sindacato dei giornalistista affrontando in questi ulti-mi mesi prove difficilissime.Dopo la lunga, e per certiversi lungimirante battaglia sulcontratto di lavoro, la Fnsi inquesti mesi si è dovuta imbat-tere in gravi crisi editoriali digrandi e piccoli gruppi e inqueste ore, nella più generalebattaglia contro le deleghe alGoverno sul lavoro, cheavrebbero effetti devastantisull’autonomia della nostraprofessione. Insomma il sin-dacato unico ed unitario deigiornalisti in pochi mesi hadovuto rintuzzare un attaccodurissimo da parte degli edi-tori che non nascondono lavoglia di recidere d’un colpoquella rete di tutele e di diritti,sindacali e previdenziali, chefaticosamente la categoria e ilmondo del lavoro nel suocomplesso si è costruita.

In queste ore il sistemaeditoriale e la stessa Fieg stan-no tentando, anche con nuo-vi stati di crisi e ristrutturazio-ne, di ridurre l’occupazione edi colpire duramente l’auto-nomia dei giornalisti italiani eil diritto dovere di informarecorrettamente l’opinione pub-blica. Sono però certo che laFnsi saprà vincere anche que-sta battaglia con le dovute al-leanze sociali e politiche chesta dispiegando.

E questo per un motivoabbastanza semplice ma de-cisivo: il radicamento del no-stro sindacato sul territorio at-traverso i comitati di redazionima, soprattutto, attraverso leassociazioni regionali di stam-pa.

Proprio in questi giornisiamo reduci da tre grandi esignificative manifestazioni diprotesta dei giornalisti sull’ar-ticolo 18 e contro il terrori-smo in tre grandi aree del no-stro Paese che hanno vistol’intelligenza, la volontà e ilcoraggio di molte associazio-ni di stampa. A Padova, a Mi-lano e a Roma centinaia e cen-tinaia di colleghi, infatti, han-no partecipato agli incontri eai cortei nelle vie delle città.

Appuntamenti questi che han-no visto la partecipazione disindacalisti, politici e semplicicittadini che hanno voluto inquesta maniera mettere in ri-salto il nesso fondamentale tragiornalismo e diritto della gen-te ad essere correttamente in-formati.

D’altronde il sindacato deigiornalisti non è alla primaesperienza nello stringere unproficuo rapporto con i cit-tadini. Due anni, fa in pienabattaglia contrattuale, la Fnsiassieme e le associazioni distampa hanno organizzato unvero e proprio tour per l’Ita-lia con il Bus dell’Informazio-ne per spiegare alla gentecome fosse importante esse-re dalla nostra parte per tute-

lare la libertà e la qualità del-l’informazione.

Una iniziativa che ha vistola partecipazione massicciadel mondo dell’informazio-ne nelle più importanti cittàdel nostro Paese e che ha vi-sto il coinvolgimento di mi-gliaia e migliaia di cittadini, delmondo della scuola, del mon-do del lavoro.

Ecco perché sono vera-mente fiero di partecipare allecelebrazioni del trentennaledella fondazione della Asso-ciazione del Trentino - AltoAdige, salutando con affettotutte le colleghe ed i colleghidelle due Province Autono-me ed in particolare il Segre-tario Giuseppe Marzano etutti i membri del direttivo. Lavitalità di questi organismi è ilsale del nostro sindacato.

L’idea del decentramentodelle problematiche sindaca-li, tanto care a Piero Agostini,è oggi al centro del dibattitopolitico nazionale che noi ab-biamo, in qualche maniera,anticipato avendo semprecura, naturalmente, di rispet-tare il pluralismo culturale elinguistico, sostenuto e prati-cato dall’Associazione.

Quanto più il radi-camento del sinda-cato si farà fortenella realtà localetanto più incisivasarà l’azione di tute-la verso tutti i giorna-listi.

La Fnsi è impegnata in una dura battaglia in difesa della professione

Le Associazioni regionalila grande forza della Federazione

ste iniziative che vorrebbero evitare i toni semplicementecelebrativi e rievocativi di una “rimpatriata” fra vecchi – enuovi – amici che ripensano ai bei tempi andati.

I mezzi d’informazione e, di conseguenza, le condizioniin cui la professione giornalistica viene esercitata – è qua-si banale dirlo – sono profondamente cambiati rispetto atrent’anni fa. Ed anche il Sindacato non è più quello diallora. Eppure, al fondo, il senso del lavoro di chi informa,la sua funzione sociale e, insieme, il bisogno di regole egaranzie, sono sempre gli stessi.

Ecco allora che, al di là della rievocazione, ritrovarsi perquesta ricorrenza, significa prima di tutto riaffermare - an-che oggi, nell’era di internet e dei giornali fatti in batteria -le ragioni di un impegno sindacale, non sganciato da quelloprofessionale, che è anzitutto impegno per difendere l’au-tonomia e la libertà di chi fa informazione e i diritti di chi lariceve.

Giuseppe MarzanoGiuseppe MarzanoGiuseppe MarzanoGiuseppe MarzanoGiuseppe Marzano

segue dalla prima

Il segretario

generale dellaFnsi, Paolo

Serventi Longhi

(col megafono)

alla manifestazio-ne di Padova

contro

l’articolo 18

LE RAGIONI DI UN IMPEGNOLE RAGIONI DI UN IMPEGNOLE RAGIONI DI UN IMPEGNOLE RAGIONI DI UN IMPEGNOLE RAGIONI DI UN IMPEGNO

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di Gabriele Cescutti di Gabriele Cescutti di Gabriele Cescutti di Gabriele Cescutti di Gabriele Cescutti

Trent’anni fa, esattamenteil 29 marzo 1972, il Consiglionazionale della FNSI appro-vò la delibera con la quale ilSindacato Giornalisti del Ve-neto e del Trentino Alto Adi-ge si divideva in due Associa-zioni regionali, entrambe ap-partenenti alla Federazionenazionale della stampa, maognuna con propri consiglidirettivi e propri statuti. Nonfu tuttavia una reale divisio-ne, bensì il coronamento diuna procedura iniziata tre anniprima, con la quale i giornali-sti delle due regioni intende-vano dotarsi di organizzazio-ni e di strutture sindacali chemeglio rispondessero allenuove esigenze e potesseroassecondare con maggiore in-cisività i fermenti e le nuoveistanze emersi nel congressodi Salerno.

Io ebbi l’occasione - e lafortuna - di vivere i mesi del-l’ultimo passaggio, quandoancora i colleghi delle due re-gioni erano riuniti in unico sin-dacato interregionale del qualeero stato eletto segretario nelgiugno 1971 .

In quel breve periodoebbi anche la fortuna di ope-rare assieme a Piero Agostini,che era il vice segretario e ilcui incarico in “subordine”non dipendeva certo dalle miemaggiori capacità, ma piùsemplicemente dalla mia re-sidenza ( Venezia) che coinci-deva con la sede centrale del-l’Associazione interregionale.

Sia io che Piero ci dedi-cammo a spianare la stradaper arrivare senza ulteriori in-dugi al riconoscimento delnuovo sindacato da parte del-la FNSI. Erano evidenti infattile attese dei colleghi del Tren-tino Alto Adige, come eranoevidenti i benefici di impegnosindacale e di rinnovata par-tecipazione che il “distacco”

avrebbe reso possibili. Leprevisioni furono pienamen-te confermate dopo la nasci-ta della nuova Associazione,che si distinse immediatamen-te per l’impegno e l’entusia-smo con i quali i suoi associa-ti affrontavano i problemi(anche allora non indifferen-ti) riguardanti la professionee l’evoluzione contrattuale.

Piero Agostini fu il primosegretario del nuovo sindaca-to, che diresse con rara capa-cità e con unanime consensodei colleghi, segnalandosi a li-vello nazionale per la compe-tenza, l’equilibrio e l’eccezio-nale senso della misura. Dotiche lo facevano apprezzareprofondamente anche da chinon la pensava come lui. Nona caso, dopo 7 anni, nel no-vembre ‘79 fu eletto segreta-rio nazionale della FNSI e nona caso, nel giugno ‘81, fu chia-mato a ricoprire la carica dipresidente della Federazione.

Una progressione irripe-tibile di incarichi e di ricono-scimenti sindacali, cui si ac-compagnò in seguito l’impe-gno professionale nella dire-zione de “l’Adige” e di “Bre-scia oggi”.

Tutto fu, purtroppo bru-scamente spezzato la sera del26 luglio ’92. Il 26 maggio,cari colleghi, celebrate il 30°anniversario di fondazionedel vostro sindacato. Una ri-correnza di cui andare orgo-gliosi per quanto esso ha rap-presentato e ancor oggi rap-presenta in ambito locale e neirapporti a livello federale. Un’occasione gioiosa alla qua-le purtroppo si accompagne-rà - soprattutto in quanti loconobbero - il rimpianto perl’amico che non è più con noi,a ricordare i successi e le fati-che di chi assieme a lui fondòe rese forte e autorevole il sin-dacato giornalisti del Trenti-no Alto Adige.

La lettura dei dati consente subito una serie di considerazio-ni. Anzitutto che nell’ultimo anno c’è stato un consistente au-mento nel numero degli iscritti in regione. E questa è decisa-mente una bella notizia. Poi si scopre che i colleghi della provin-cia di Bolzano sono più sindacalizzati rispetto a quelli della pro-vincia di Trento. E ancora che i collaboratori, ex pubblicisti, han-no poca “simpatia” per la Fnsi. Eppure fino a non molti anni faerano molti di più i pubblicisti iscritti al sindacato. Sarà opportu-no scoprire le ragioni del distacco e cercare di ricucirle. Ancheperché i pubblicisti, o collaboratori, sono molti. Il doppio rispettoai professionisti.

Infatti alla data del 28 febbraio scorso all’Ordine regionaledel Trentino Alto Adige risultavano iscritti 1.857 giornalisti . Cosìsuddivisi: 512 professionisti, 1.091 pubblicisti, 35 praticanti. Nelconto vanno poi annoverati i 206 iscritti all’elenco speciale e i 13colleghi stranieri.

Vediamo infine qual era la situazione 30 anni fa, quando na-sceva il sindacato regionale.

I NUMERI DEL SINDACATOI NUMERI DEL SINDACATOI NUMERI DEL SINDACATOI NUMERI DEL SINDACATOI NUMERI DEL SINDACATO

La Fnsi cresceva e aveva necessità di darsi una migliore organizzazione

E quello da Veneziafu un divorzio consensuale

2002lenisnFallaittircsI

onazloB otnerT elatoT

ilanoisseforP 391 57 862

irotaroballoC 73 7 44

itanoisneP 93 41 35

elatoT 962 69 563

1002lenisnFallaittircsI

onazloB otnerT elatoT

ilanoisseforP 871 76 542

irotaroballoC 63 5 14

itanoisneP 73 21 94

elatoT 152 48 533

2791lenisnFallaittircsI

onazloB otnerT elatoT

itsinoisseforP 94 83 78

itsicilbbuP 54 71 26

elatoT 49 55 941

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di Piero Agostinidi Piero Agostinidi Piero Agostinidi Piero Agostinidi Piero Agostini

Cari amici e cari colleghi di Trento edi Bolzano,

siamo quindi giunti, se l’assemblea tro-verà la democratica maggioranza di ri-conoscimenti, alla conclusione, al mo-mento culminante, della lunga e nonpoco travagliata storia che ha precedeu-to per tappe lunghe e stasi di incertezza,la costituzione del sindacato regionale deigiornalisti del Trentino Alto Adige.

Qusto è e deve essere il momentodella verità. Ecco perché oggi abbiamol’obbligo di contarci e di dirci aperta-mente tutto, con consapevolezza, concoraggio se occorre, con profonda leal-tà e se volete con spregiudicatezza. Sesolo un’ombra rimarrà in questo nostrodialogo, se solo una parentesi grigia do-vesse restare a fare seppure da pallidoschermo alle impegnative azioni futureche attendono il nuovo sindacato regio-nale, dovremmo dirci chiaramente e su-bito che il lavoro di coloro che ci hannopreceduto, che le lunghe notti insonni tra-scorse attorno a un tavolino alla ricercadi una verifica pignola e severa del do-cumento che il compianto collega AldoCeri ha elaborato, di tutto l’altro tempomolto e prezioso che è stato speso pergiungere a questo appuntamento di SanMichele all’Adige, dovremmo dirci chia-ramente, dicevo, che non sarà servito anulla.

Quando il consiglio direttivo dell’as-sociazione stampa Bolzano, scaturito dal-l’assemblea elettiva dei giornalisti altoa-tesini nel novembre dello scorso anno,mi ha affidato l’incarico di segretario pro-

Questo box di testo deve esse-re largo 36 mm. ed utilizzare questostile.

vinciale, ha sentito il grave peso di por-tare avanti l’azione di chi mi ha precedu-to e della quale ero stato anch’io, con glialtri componenti del precedente diretti-vo, protagonista.

Il ruolo che in questa vicenda ho do-vuto interpretare è stato, più che impe-gnativo - lasciatemelo dire - sofferto. La

mia illimitata fiducia negli uomini miha lasciato amare esperienze. Eppurecontinuo a credere nei miei simili e so-prattutto nella loro sincerità.

Ma il passo che dovevo compieree la decisione che dovevo assumere,seppure confortato dall’aiuto e dallacollaborazione dei colleghi del consi-glio direttivo, mi hanno creato molteperplessità e molti dubbi. Ho capito,attraverso molteplici esempi, che for-se prima di creare la ”casa” era op-portuno verificare se le fondazioni sucui sorgeva erano solide, davano ga-ranzie sicure, costituivano motivo cer-to di affidamento.

E allora - malgrado le accuse di vo-lere assolutamente giungere alla costi-tuzione del sindacato regionale che misono state fatte a Bolzano e le accusedi non volere il sindacato regionale chemi sono state fatte a Trento - ho certodi verificare se in noi, in me per pri-mo, esiste una sufficiente coscienza sin-dacale. Ho cercato di verificare se do-mani, quando questo nostro organi-smo - se l’assemblea lo vorrà - inizieràil suo gravoso e impegnativo compi-to, saremo in grado, tutti, tutti quanti,di affiancarlo in quelle azioni, talvoltapesanti e gravi, che sarà chiamato aportare avanti.

E qui il mio ripensamentosi è fatto ancora più acuto. Si èfatto più acuto perché mi as-sale il dubbio che non vi sianelle nostre intenzioni la limpi-

ttttttttttt

Portiamo nelle nostre aziendel’azione convinta del sindacato

segue a pagina 6

Il pezzo che riportiamo afianco e che prosegue an-che nelle due pagine suc-cessive è la trascrizionepressoché integrale dell’in-tervento che Piero tenneproprio a San Michele, giu-sto trent’anni fa, nel corsodell’assemblea che vide lanascita del Sindacato regio-nale.

Ci è parso giusto ripro-porre quell’intervento e nonsolo per rendere omaggio aun grande giornalista e alprimo segretario di questasindacato. Leggendo que-ste righe siamo stati colpitidalla straordinaria attualitàdei temi che Piero Agostinitratta con la lucidità e la chia-rezza che erano un suo trat-to distintivo.

Lucidità, chiarezza e pas-sione: per un mestiere dafare con onestà e da difen-dere, quando fatto onesta-mente, con tutte le forze.

GRAZIE PIEROGRAZIE PIEROGRAZIE PIEROGRAZIE PIEROGRAZIE PIERO

L’intervento

con il quale

30 anni fa

Piero Agostini

teneva

a battesimo la

nuova struttura

Agostini nella tipografia

dell’Adige, quotidianoche ha diretto per 3 anni

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da, franca, sincera, leale convinzione dioperare con giustificata cautela sì, conriflessiva opportunità anche, ma soprat-tutto con indiscriminata volontà.

Dicevo dei miei ripensamenti e nonpuò sfuggirmi l’occasione di dire quan-to ebbi modo di dirvi, colleghi di Bol-zano, in occasione della riunione convi-viale di San Francesco di Sales.

Il nostro - quello di sindacato e quel-lo di giornalisti - non può e non deveessere un discorso fatto per testate. Ilnostro deve essere un discorso corale cheabbraccia indistintamente tutta la catego-ria, in difesa dell’interesse e della dignitàdi tutti i giornalisti, anche di quei giorna-listi che per loro scelta, discutibile o meno,non hanno aderito e non aderiranno forsemai al sindacato.

Per noi e fra di noi deve esistere ilgiornalista e non il dipendente di quellao di quell’altra azienda. Non sono mol-to convinto che queste mie considera-zioni trovino facile accoglimento, porta-ti come siamo, per quel senso ipercriticodi cui siamo imbevuti, a trinciare giudizitroppo spesso gratuiti e non certo gene-rosi nei confronti di colleghi che dipen-dono da altra azienda, se non addiritturadi quelli che ci lavorano quotidianamen-te al fianco.

La difesa della dignità professionaledeve essere alla base delle nostre azionisindacali. Nella difesa della dignità pro-fessionale sono raggruppate tutte le com-ponenti sindacali: quella della giusta re-tribuzione, quella del rapporto con il di-rettore e con l’editore, quella della giustacollocazione nel posto di lavoro e infi-ne, ma non certo per ultima, quella dellalibertà di espressione.

Abbiamo detto che questo è il mo-mento della verità e allora domandiamo-ci con realismo in quali delle aziende ovenoi prestiamo la nostra opera, la dignitàprofessionale è salvaguardata in tutte lesue componenti. Non c’è bisogno di ri-correre ad esempi per dirci con altret-tanta chiarezza: in nessuna. E non mi sco-modo neppure a cercare un alibi nel soli-to luogo comune del <fatte le debiteeccezioni>.

Gli stessi comitati di redazione e glistessi fiduciari di redazione che dovreb-bero costituire il primo valido contatto

sindacale con l’azienda, sono purtrop-po impotenti di fronte a talune dispo-tiche decisioni di chi sta al vertice del-l’assetto direzionale dell’azienda. Sonoimpotenti, il più delle volte perché nonhanno forza sufficiente alle spalle peragire; sono impotenti perché i lorocomponenti hanno accettato l’incarico,il gravoso incarico, con superficialità econ scarsa convinzione; sono impotentiperché è più facile, diciamocelo con as-soluta franchezza, stare dalla parte dichi comanda che non da quella di chiobbedisce.

Togliamoci il brutto vizio di guar-dare oltre la finestra delle nostre reda-zioni per cacciare l’occhio inquisitorenelle redazioni altrui. Cominciamo, conserietà e consapevolezza, a portareavanti un discorso sindacale nelle no-stre aziende e poi, se sarà il caso, dia-mo una mano ai colleghi delle altreaziende a fare altrettanto.

A Bolzano abbiamo fatto di recenteuna riunione del consiglio direttivo allar-gato ai comitati di redazione per esami-nare attentamente la situazione di tutte leaziende giornalistiche - mi riferisco allasituazione relativa all’assetto redazionales’intende - in relazione all’applicazione delnuovo contratto di lavoro. Non mi hasorpreso affatto la circostanza che innessuna - dico in nessuna - delle aziendegiornalistiche di Bolzano sussista una si-tuazione redazionale rispondente alleesigenze contrattuali.

Parlo di Bolzano ma per l’esperienzache posso avere in materia non credoche il discorso sia molto differente perTrento.

Ecco quali radici hanno i miei dubbi.Ecco perché sento, per la mia parte s’in-tende, tutta la responsabilità di questomomento importantissimo per i giorna-listi della nostra regione.

Odio la superficialità, anche se qual-

Il direttivo dell’Associazione stampa di Bolzano all’incontro con il vescovo di

Bolzano e Bressanone, monsignor Josef Gargitter. Da sinistra: Giancarlo

Vincenti, Paul Pichler, Luciano Cossetto, Piero Agostini, mons. Gargitter, UgoBertolini, Aldo Nervo e Giangaspare Basile

continua da pagina 5

«Chiediamoci se nelle nostre aziende...

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che volta sono costretto per mancanzadi tempo a rendermi colpevole di im-provvisazione; ma grave sarebbe se oggi,nei momenti di riflessione che questa cir-costanza deve imporci, qualcuno di noidovesse sentirsi con la coscienza appo-sto solo perché ha con diligenza prepa-rato un emendamento importante, unamodifica importantissima allo statuto;solo perché ha votato il candidato nelquale ha fiducia.

È nella volontà, è nell’impegno mo-rale per le azioni future che tutti dobbia-mo schierarci contro ogni tentativo diallettamento paternalistico, dobbiamoportare nelle nostre aziende l’azione con-vinta e convincente del sindacato perchéla nostra dignità professionale sia difesae tutelata come lo prevedono i contratti,ma ancor più come ci deve essere detta-ta dalla nostra coscienza professionale.

Azioni esemplari di quanto si possa esi debba fare in difesa della dignità pro-fessionale ci sono venute di recente daicolleghi di un giornale veronese. Nonposso fare a meno di citarli ad esempioe a modello. Essi hanno saputo imporsi,ricorrendo all’arma dello sciopero, quan-

do la direzione del giornale voleva im-porre il suo veto alla pubblicazione diuna notizia che ledeva, secondo il pareredella direzione, una nota personalità. Pec-cato che altrettanta preoccupazione nonsi avverta mai in nessun giornale quandoci si trova di fronte a poveri cristi cheper mangiare sono costretti spesso, an-che se ingiustificatamente, al furto. E icolleghi veronesi, nello spirito del con-tratto, hanno saputo imporsi ancora al-l’editore in occasione del cambio delladirezione del giornale.

Questi sono esempi di coerenza sin-dacale, perché i roboanti discorsi sullacorresponsabilità delle maestranze nellaconduzione dell’azienda non restino solovuote considerazioni demagogiche.

Non andiamo in cerca di chi si vuoleiscrivere al sindacato, non facciamo delfacile proselitismo fra chi ha scarsa con-vinzione della validità delle azioni sin quicondotte con grande profitto per tuttala categoria – un grande profitto econo-mico, normativo e di difesa della dignitàprofessionale – dalla nostra federazionequindi dal nostro sindacato.

La volontaria adesione al sindacato è

e deve essere un impegno morale di cia-scun giornalista; è e deve essere una sceltaconvinta, non allettata dalla prospettiva diuna riunione conviviale, dall’organizzazio-ne di un torneo di tennis, di un rally, di untorneo di bocce o di carte.

Impegnamoci a far sì che non sianosolo i pranzi a unirci, ma anche le giusteazioni sindacali.

Il proselitismo dobbiamo farlo, sì, macon l’esempio delle nostre azioni, con ifrutti del nostro lavoro difficile, lungo, pa-ziente.

Se questo incontro di San Michele al-l’Adige, un incontro importantissimo, miripeto, saprà fugare in me i dubbi che viho esposto, se questo incontro ci darà re-almente la forza di portare avanti una con-vinta azione sindacale, se stimolerà in noila volontà di spazzare via le assurdebarriere di testata, se ci consentiràdi rinvigorire in tutti noi la co-scienza sindacale, allora credoche potremo guardare all’av-venire di questo nostro sin-dacato regionale con fiduciae con reale speranza.

Piero AgostiniPiero AgostiniPiero AgostiniPiero AgostiniPiero Agostini

Ma sotto quell’alberoMa sotto quell’alberoMa sotto quell’alberoMa sotto quell’alberoMa sotto quell’alberonon c’è più nessunonon c’è più nessunonon c’è più nessunonon c’è più nessunonon c’è più nessuno

di Angelo Agostinidi Angelo Agostinidi Angelo Agostinidi Angelo Agostinidi Angelo Agostini

Capita a volte di sentirsi fortunati. Sì, proprio così: fortu-

nati. Lo scrivo con innocenza e candore. Sentimenti e disposi-

zioni che non sono esattamente usuali dopo più di vent’anni nel

giornalismo. Eppure a me capita ancora di sentirmi fortunato.

Mi basta riprendere un libro di papà. Risentire un giro di fra-

se. Mi basta un periodo, una pagina, la scansione degli argo-

menti. Quel tono col quale passava leggero dal racconto all’ana-

lisi, dall’affabulazione (e ci sapeva fare) alla critica più rigoro-

sa (e gli veniva altrettanto bene). Mi basta questo per ricordare.

Ricordare discussioni, ragionamenti, silenzi e intese, progetti o

sogni. Ditemi voi se questa non è fortuna. La fortuna di avver-

tire ancora tuo padre vicino, dieci anni dopo. L’innocenza e il

candore di leggere un libro o un articolo per tornare a sentire tuo

padre, come fosse qui.

Capita, però, che anche le stagioni passino. Capita di tor-

nare per boschi. Fermarsi magari sotto quell’albero, mangiare

un panino o bere un bicchiere in quello stesso posto. E capita di

sbattersene della fortuna che t’è capitata a fare lo stesso mestie-

re, a poterlo rileggere e fingere, per un momento, d’averlo con te.

Perché lì, sotto quell’albero, dal suo bicchiere non beve nessuno.

...la dignità professionale è salvaguardata»

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TITOLOTITOLOTITOLOTITOLOTITOLODEL BOXDEL BOXDEL BOXDEL BOXDEL BOX

di Sergio Borsidi Sergio Borsidi Sergio Borsidi Sergio Borsidi Sergio Borsi

Le telescriventi battevano un lungoelenco di nomi, presunti appartenenti allaloggia massonica coperta P2: Piero scor-reva quei nomi, non incredulo anche semeravigliato per le molte presenze delmondo editoriale. Accese la sua consue-ta sigaretta “Super senza filtro” ed entrònel sala del sotterraneo della Federazio-ne editori. Era il maggio del 1981. Sta-vamo discutendo la revisione dei tratta-menti economici, a poco più di metà stra-da del triennio di vigenza contrattuale.Era un passaggio inconsueto per il sin-dacato dei giornalisti ma gli editori nonrifiutarono il confronto che si concluse,per noi, positivamente.

Sono stato a fianco di Piero durantetutti gli anni della sua esperienza sindaca-le romana e, sempre, in ogni sua propo-sta o decisione, si intuiva la volontà didare alla nostra professione un alto pro-filo, una presenza significativa nel pro-cesso di crescita del Paese, uno stimoloper essere interlocutori nel dibattito po-litico-democratico. Nella circostanza ci-tata – Agostini era da poco subentrato aLuciano Ceschia alla segreteria – egli volleraccogliere la domanda crescente cheproveniva dalle redazioni perché si arri-vasse all’epocale trasformazione tecno-logica in condizioni più garantite. Fu cosìfelice la sua intuizione, che anche gli annisuccessivi segnarono una positiva stagioneper il sindacato malgrado le crisi, le chiu-sure di alcune testate, le profonde mo-dificazioni della nostra professione e delmodo di fare i giornali. Furono gli annidella 416, la prima legge organica per

l’informazione stampata.Quella stagione non fu certo facile:

lo ricordiamo tutti il pericolo del terro-rismo e proprio a Piero toccò il compi-to di respingere con fermezza, senza esi-tazione, i diktat e i ricatti delle Brigaterosse che pretendevano, anche attraver-so la FNSI, la pubblicazione sui giornalidi tutte le loro risoluzioni. Sapeva dire“no” ma anche mediare – come accad-de in occasione del sequestro di un ma-gistrato – per garantire la vita al prigio-niero. La vicenda si concluse con la libe-razione dell’ostaggio e noi (Paolo Mu-rialdi, Agostini ed io) partimmo per Bru-xelles. Erano da poco iniziati i colloquiche avrebbero portato, successivamen-te, il nostro sindacato nella Federazioneinternazionale dei giornalisti. Sì, perché

anche il ruolo di costruttori dell’Europa,di presenza nelle organizzazioni occiden-tali non sfuggiva a Piero, peraltro benconscio dell’originalità del nostro sinda-cato, che abbiamo fortemente volutosempre unitario, anche quando gli scon-tri politici e le pressioni per la scissionefurono assai pesanti.

In questi anni ho meditato molto suquell’esperienza e, soprattutto, sulla per-sonalità di Piero e sul suo modo di in-terpretare la titolarità della rappresentanzadella categoria. Mai un gesto o un attoerano fini a se stessi: era il progetto fina-le che gli suggeriva il grande rispetto ditutte le opinioni, il suo equilibrio, la so-brietà delle sue manifestazioni. Tuttecomponenti essenziali della sua leader-ship. Quando accettò, senza entusiasmoma con grande realismo e alto senso diresponsabilità, la candidatura elettoralenella sua terra trentina, non esitò un soloattimo a scindere le responsabilità, per-ché l’autonomia del sindacato era unbene, per lui, dal quale non si poteva pre-scindere. Sapeva che l’elezione, fin dal-l’inizio, appariva quasi impossibile: ep-pure portò, anche nella campagna elet-torale, l’equilibrio e il rispetto per le di-verse comunità linguistiche presenti nellaregione, ingredienti quotidiani del suo la-voro da giornalista nella difficile realtàaltoatesina. Piero, testimone del suo tem-po, ha lasciato in molti di noi, un segnoprofondo: riflettere ogni giorno sulla co-erenza fra il progetto e l’opera quotidia-na. Lui sorriderebbe imbarazzato sepotesse ascoltarmi. Ma per me è regoladi vita.

Agostini segretario nazionale in un periodo molto difficile della nostra storia

Dallo scandalo della P2agli infami ricatti dei terroristi

Piero Agostini conduce

un dibattito con i

colleghi Maurizio

Struffi (Rai) e LuigiSardi (Alto Adige).

Sotto, una curiosa

immagine di PieroAgostini e Silvius

Magnago durante un

incontro all’allora Pci

ORDINE, GLI ISCRITORDINE, GLI ISCRITORDINE, GLI ISCRITORDINE, GLI ISCRITORDINE, GLI ISCRITTITITITITI

nT zBirouf

gertoT

forp 981 513 8 215

bbup 165 315 71 1901

tarp 51 91 1 53

cepsle 311 68 7 602

ireinarts - 21 1 31

elatoT 878 549 43 7581

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di Gianni Faustinidi Gianni Faustinidi Gianni Faustinidi Gianni Faustinidi Gianni Faustini

Credo di essere tra i po-chi giornalisti - assieme a GioiVaresco, Giancarlo Vincenti ealtri cari colleghi - a poter ri-cordare le riunioni che prece-dettero l’assemblea regionaledi San Michele all’Adige chedeliberò la ricostituzione delSindacato regionale. A dire ilvero i ricordi non sono pre-cisi, perchè il registratore - al-lora mastodontico, come inuso – sembrò in funzione,con ampi sorrisi di EnricoGoio, ma si scoprì dopo chenon aveva registrato nulla. Ledecisioni importanti eranocomunque maturate prima,sicchè l’assemblea non fu al-tro che il momento solennedi ratifica; seguì un pranzo inallegria.

Protagonista assoluto fuPiero Agostini che era statopiù volte, nel recente passato,a Venezia avvertendo dal vivol’opportunità di ridare al gior-nalismo del Trentino AltoAdige un’organizzazione re-gionale. Questa del resto erastata la forma assunta dal pri-mo embrione associativo,dopo la prima guerra mon-diale. L’Associazione dellastampa tridentina era infattinata nel 1920 associando gior-nalisti di Trento e di Bolzano;passata al fascismo che travol-se il libero sindacato, la FNSI,alla quale avevano aderito an-che i non molti colleghi dellaregione, e trasformata in Sin-dacato fascista della stampatridentina, venne sciolta nel1927 e aggregata alla Federa-zione veneta del Sindacatofascista della stampa.

Da allora la nostra regio-ne restò unita a Venezia, an-che dopo la costituzione, conlegge del 1963, dell’Ordinedei giornalisti. Erano però ri-sorte, nel 1948, le associazio-ni della stampa di Trento e diBolzano; quest’ultima in par-

ticolare, grazie all’appoggiodel sindaco del tempo, LinoZiller, aveva aperto un Circo-lo della stampa nel prestigio-so palazzo del vecchio muni-cipio in via Portici. Piero Ago-stini fu l’animatore di quelprocesso che portò, dopoincontri ripetuti e assembleedefatiganti, alla scelta di tor-nare autonomi, giornalisti diTrento e di Bolzano, giornali-sti di lingua italiana e di linguatedesca.

Con una sorta di patto tragentiluomini si decise che lasede del sindacato - con an-nessa delegazione dell’INPGI- sarebbe stata Bolzano; Tren-to invece sarebbe stato il rife-rimento del nuovo Ordineregionale da richiedere unavolta costituito il Sindacatoregionale. Le tappe furonocosì: assemblea a San Miche-le; prima riunione del nuovodirettivo del Sindacato a Bol-zano il 21 marzo del 1972;varo successivo dello Statuto;elezioni a dicembre per avvia-

re il nuovo Consiglio dell’Or-dine che il 28 dicembre diquell’anno elesse il sottoscrit-to come primo presidente.

Erano questi gli anni, va ri-cordato, che videro la nascitadella nuova autonomia, conil secondo Statuto, approva-to dopo il “pacchetto” e si-curamente i dibattiti che pre-cedettero e accompagnaronoquesto processo - che impe-gnò allora tutta la società ci-vile e i mondi culturali, oltre,ovviamente, alla politica - re-sero più facile l’analogo pro-cesso vissuto dai giornalistidella regione.

Uno dei primi impegni delneonato Sindacato fu l’orga-nizzazione del Congresso na-zionale della FNSI che si ten-ne a Bolzano - con inaugura-zione a Trento, presente il pre-sidente della Repubblica Le-one - nell’ottobre del 1972; ilfinale fu animato dalla con-trapposizione tra il presiden-te uscente, Adriano Falvo, ri-confermato con appena due

voti di maggioranza, e il gior-nalista trentino Flaminio Pic-coli.

Piero Agostini, grazie an-che all’esperienza maturatacome segretario regionale,sarà poi chiamato al verticedella FNSI, tra il 1979 e il1984, quale segretario nazio-nale prima e presidente poi,un quinquennio tuttora ricor-dato, nonostante i tanti annipassati, per l’equilibrio mo-strato da Agostini e per la suacapacità non comune diascolto e di dialogo, il che resepossibile la conservazione diquel bene prezioso che è peril sindacato l’unità delle variecomponenti, dentro un orga-nismo che è unico, un’eccezio-ne non solo rispetto alle altrecategorie in Italia, ma ancherispetto al giornalismo orga-nizzato in altri Paesi europei.

Agostini, conclusa l’espe-rienza sindacale, tornò poi algiornalismo attivo lasciando laRAI, dove era stato capo deiservizi giornalistici di Bolza-no, e assumendo la direzionedel giornale “l’Adige”, dal1987 fino al ‘91 e poi del gior-nale “Brescia oggi”, fino allamorte prematura nel 1992.

Ricordando i trenta annida quegli incontri costitutivi eriandando con la memoria allalunga amicizia che avevo avu-to l’onore di intrattenere conPiero, anche attraverso pas-saggi professionali comuni efrequentazioni comuni aRoma, personalmente nonposso che avvertire un dolo-roso senso di rimpianto e uncommosso sentimento di gra-titudine.

Per tutti, anche perchi non ha conosciu-to Agostini, pensosia giusto abbinarel’anniversario, che ilsindacato opportu-namente festeggia, alnome di Piero.

Il Presidente della Repubblica, Leone, presenziò alla cerimonia di apertura

Primo impegno del sindacatoil Congresso nazionale Fnsi

Piero Agostini con un altro grande, Aldo Gorfer

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di Toni Visentinidi Toni Visentinidi Toni Visentinidi Toni Visentinidi Toni Visentini

Ho un ricordo assoluta-mente positivo dei quasi 11anni passati alla guida del Sin-dacato regionale - dal 1978,quando ho preso il testimoneda Giancarlo Vincenti, al1989 quando ho lasciato permettere in piedi “Il Mattino”- e mi pare che questo sia unasorta di ‘primato’.

Erano anni - se non mifanno velo i ricordi - in cuifare sindacato era più facile diquanto non lo sia ora, nel sen-so che nei colleghi e nelle re-dazioni il senso di solidarietàed anche orgoglio professio-nali erano maggiori. E intor-no, nella società, la solidarietàanche di categoria era di cer-to un valore riconosciuto edapprezzato.

Ma sono stati anni per mebelli perché soprattutto hoavuto la fortuna - a Bolzanocome a Roma, nel periodo incui ho fatto parte della giuntaFNSI - di incontrare, diveni-re amico e collaborare conpersone di gran valore: Pao-lo Murialdi, Miriam Mafai,Sergio Borsi e, soprattutto, diPiero Agostini.

È lui la persona a cui nonsolo il nostro sindacato regio-nale deve di più. Ed è attor-no a lui che si è costruito unsolido nucleo di giornalisti eamici.

Di quegli anni ricordo conallegra soddisfazione un’as-semblea sul contratto, credol’unica, tenuta in tedesco coni colleghi del Dolomiten nellaloro redazione.

Ma ricordo soprattutto lalunghissima, aspra, defatigan-te ma alla fine positiva ver-tenza per l’Adige con la Dcche stava passando la manoin un mare di difficoltà: as-semblee interminabili, l’ango-scia e la rabbia di tanti colle-ghi, le alleanze con i sindacatidei poligrafici, le trattative “al

di Gianfranco Fatadi Gianfranco Fatadi Gianfranco Fatadi Gianfranco Fatadi Gianfranco Fata

Sono entrato in contatto con l’esperienza del sindacato con la mia assunzione inRAI a Bolzano dove era caporedattore Piero Agostini che poco dopo lasciò la reda-zione per assumere la carica di segretario della Federazione Nazionale della stampa .Le presenze di Piero in redazione si facevano, quindi, sempre più rare, limitate ai finesettimana, privando la redazione della continuità della sua forte presenza giornalistica,ma, prima ancora, della sua eperienza umana e della sua dignità culturale di alto livello.

In RAI sono stato coinvolto nelle frequenti e appassionate discussioni stimolatedal sindacato dei giornalisti RAI (USIGRAI) che, a livello nazionale, stava vivendouna stagione di approfondimento sul valore del lavoro giornalistico, sulla funzionedell’informazione e sul ruolo del servizio pubblico radiotelevisivo.

Contemporaneamente anche nella Federazione della stampa maturava una nuovosensibilità sindacale sempre più attenta alle tematiche del diritto dei cittadini ad essereinformati, coniugato col dovere dei giornalisti ad informare senza condizionamenti,in piena autonomia. Si faceva sempre più vigile l’attenzione nei confronti degli enti dicategoria: l’Ordine dei giornalisti non più fortilizio inacessibile della corporazione, maorganismo efficiente di tutela della deontologia e della formazione professionale deigiornalisti; l’INPGI, il nostro istituto previdenziale, privatizzato per essere gestito danoi giornalisti e salvato da un’omologazione in un sistema previdenziale sull’orlo delbaratro; la CASAGIT, la nostra cassa assistenziale sempre più orientata alla prevenzio-ne, ad un’assistenza puntuale ed efficace all’eliminazione degli sprechi.

Grazie all’impulso dei colleghi pensionati del nostro sindacato regionale nasceval’Unione nazionale dei gruppi pensionati, gruppo di base della Federstampa accantoall’USIGRAI. E infine la grande riforma del sindacato che prende atto della nuovarealtà delle categoria strettamente connessa ai cambiamenti della professione giorna-listica; una riforma che la Federazione della stampa porta avanti da sola, visto chel’Ordine è rimasto sordo alle sollecitazioni del sindacato.

Anche nel Trentino Alto Adige la partecipazione dei colleghi al varo di questariforma è stata plebiscitaria.

buio’’ con tanti interlocutoria partire da Piccoli sino a Po-stal e Pancheri.

Quella, credo, resta unadelle pagine più significative

della storia del nostro sinda-cato regionale.

Ma quel che conta ora èfare tanti auguri a Giosè Mar-zano, alla sua nouvelle vague

e a tutti i colleghi: è impor-tante che sappiano d’esserealla guida di un sindacato cheha una storia seria e impor-tante.

Era il punto di riferimento per un vasto gruppo di colleghi

Attorno ad Agostini è natoun sindacato importante

Una stagione di forte crescita

Piero

Agostini, inpiedi, legge

il suo

intervento

nel corso diuna riunio-

ne convi-

viale delsindacato

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Hansjörg KuceraHansjörg KuceraHansjörg KuceraHansjörg KuceraHansjörg Kucera

Anlässlich des 10 Jahresta-ges von Piero Agostinis Todmöchte ich einen ganz spezi-fischen Aspekt herausgreifen,der kaum jemals Beachtungfand, aber für das SüdtirolerRundfunkwesen - und fürmich persönlich - von erheb-licher Bedeutung war.

Alle drei Redaktionen derRAI Bozen - also die deutsch-, italienisch- und ladinischspra-chige - wurden bis zum Jahr1978 von einem italienischenJournalisten geleitet. Medien-politischer Einsicht undKlugheit gehorchend ent-schied sich damals die RAI-Generaldirektion für dieTrennung der Redaktionenund übertrug die Leitung derdeutschsprachigen Abteilungerstmals einem deutschspra-chigen Südtiroler, in diesemFall mir. Diese an sich sinn-volle und notwendig gewor-

dene neue Situation wurde ineiner ersten, ziemlich langenÜbergangsphase durch vielekleinere und größere Schwie-rigkeiten, Missverständnisse,Eifersüchteleien und Störma-növer belastet. Der RAI inRom und auch in Bozen fielverständlicherweise der Um-denkungs- und Umschich-tungsprozess nicht immerganz leicht.

Wenn dann aberschließlich und endlich dochalles in mehr oder wenigergeordnete Bahnen gelenktwerden konnte, ist dies mit einVerdienst von Piero Agosti-ni, der nun nur mehr die klei-nere italienischsprachige Re-daktion und nicht mehr diegrößere deutschsprachigeRedaktion zu leiten hatte, des-wegen aber die neue Struktur

beim Sender Bozen nie in Fra-ge stellte. Dafür bin ich ihmauch heute noch dankbar. Eswäre nämlich für ihn verhält-nismäßig leicht gewesen, un-serer Redaktion durch Quer-schläge und Haxl-Stellen dasLeben schwer zu machen.Aber Intigrieren war Agosti-nis Sache nicht. Seine Korrekt-heit, die ihn immer und überallauszeichnete, und seine per-sönliche Überzeugung vonder Notwendigkeit, diedeutschsprachige Redaktionautonom arbeiten zu lassen,machten ihn zu einem wert-vollen und verständnisvollenPartner in unserer nicht immerleichten Arbeit.

Aus diesem und vielen an-deren Gründen habe ich Pie-ro Agostini als einen Men-schen und Journalisten in Er-innerung, dessen früher Todmir wehtat und mich auchheute noch berührt.

di Paul Pichlerdi Paul Pichlerdi Paul Pichlerdi Paul Pichlerdi Paul Pichler

Man hatte schon in den 60-er Jahren,so beim Kongress in Grado 68, an demwir noch als Vertreter der VenetianischenDelegation teilnahmen, über eine mögli-che regionale Pressevereinigung gespro-chen, aus vielerelei Gründen, vor allemaber, weil das Büro der Presseverterung in Venedig zu weit entfernt schien, umwirksam funktionieren zu können.

Es war dann der unvergessene PieroAgostini, der zur Tat schritt und in denersten 70-er Jahren entscheidend dazubeitrug, der langgehegten Wunsch zurealisieren. Es war aber nicht einfach, dieWünsche und Vorstellungen derKollegen aus Trient und Bozen unter ei-nen Hut zu bekommen. Es gab - in Bo-zen und in Trient - hitzige Diskussionenbis in die späten Nachtstunden. Eine dervielleicht entscheidenden Sitzungen fandim alten Bozner Presseclub unter denLauben statt. An dem Abend ging es um

die im Statut verankerte Garantie einerVertretung der deutschsprachigen Jour-nalisten im Ausschuss der zukünftigenregionalen Pressevereinigung. PieroAgostini hatte vorgeschlagen - imEinvernehmen mit mir und Hans Gam-per, der ebenfalls dabei war - zu denjeweils 5 Vertretern aus Bozen und Tri-ent einen von den deutschsprachigenJournalisten gewählten Südtiroler Kolle-gen in den Ausschuss wählen zu lassen.

Die Reaktion der Trientner Kollegenwar eher heftig. Wie der Leiterder Trientner Delegation, Aldo Ceri, esformulierte wollten sich die TrientnerJournalisten nicht per Statut in die Min-dertheit drängen lassen, weil nach demVorschlag von Agostini im zukünftigenAusschuss den 5 Vertretern aus demTrentino so 6 Vertreter aus Südtirol ge-genüber sitzen würden. Es gab harteAuseinandersetzungen, aber Piero Agos-tini bestand auf das statutarisch veran-

kerte Vertretungsrecht der deutschspra-chigen Journalisten und stellte - es warso gegen 2 Uhr früh - die Vertraunsfrage.Das wirkte: die Trientner Vertretung gabnach und das neue Statut konnte ausder Taufe gehoben werden. Bei derersten Sitzung des neuen regionalen Aus-schusses am 26. März 1972 wurde PieroAgostini einstimmigzum Regionalsekretär der neuen Pres-severeinigung gewählt. In den Ausschusskamen neben Mattei, Vincenti, Beccalu-va, Varesco, Gorfer, Cavini und Zermi-ani auch Heinrich Pertner, der schondamals das Amt des Schatzmeistersübernahm und Hansjörg Kucera.Das erse Lebenszeichen auf na-tionaler Ebene gab dann dieneue regionale Pressevereiningvon Bozen und Trient mit derOrganisation des 8. Kongres-ses der FNSI in Bozen noch imJahre 1972.

Agostini verlangt Südtiroler im Gewerkschaftsausschuß

Hin und Her um deutschen Vertreter

Piero Agostini - ein verständnisvoller Wegbereiter beim Sender Bozen

Umdenken bei der RaiDeutsche Redaktion autonom

Piero Agostini und Silvius Magnago

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Sindacato di tutti i gitaliani, tede

di Giancarlodi Giancarlodi Giancarlodi Giancarlodi Giancarlo

VincentiVincentiVincentiVincentiVincenti

“Putei , fen primala casota e po’ ghe me-

ten dentro i omeni “ eral’accorato appello di Gioi Va-resco. Era il tentativo di cerca-re una riconciliazione fra le con-trapposte interpretazioni delnuovo statuto. La carta costi-tuzionale del nuovo sindacatodoveva anche prevedere comesarebbe stato l’assetto del con-siglio direttivo che doveva gui-darlo nella difficile fase di av-vio. Trentini e altotesini non riu-scivano a trovare un accordo.Il campanilismo agiva da de-terrente sulla paziente opera dimediazione di Piero Agostini.Il motivo del contendere inve-stiva la componente etnica dellarappresentanza altoatesina. Unacomponente sulla quale Pieronon derogava. Il compiantoAldo Ceri , che guidava la de-legazione trentina della quale fa-cevano parte Varesco, allora se-gretario provinciale dell’Asso-ciazione Stampa di Trento, Lui-gi Mattei, lo scomparso AldoGolfer, non sentiva ragioni. Ele discussioni nella sala del vec-chio circolo della stampa diBolzano, in via Portici, eranoestenuanti. Non finivano mai.Malgrado l’accorato appello diVaresco si continuava ad ol-tranza .

Della delegazione altoatesi-na facevano parte Piero Ago-stini, il sottoscritto, come segre-tario provinciale dell’Associa-zione Stampa di Bolzano, HansGamper e Paul Pichler. Malgra-do dissapori e tentativi di ri-vendicazioni campanilistiche siriuscì alla fine a varare lo statu-to. Si può dire che fu lì, nellesale del vecchio traballante Cir-colo, in via Portici, che nacqueil nuovo sindacato dei giorna-listi del Trentino Alto Adige.C’era la “casota” ora manca-vano gli uomini. A San Miche-le all’Adige, nelle sale dell’Isti-tuto Agrario, si celebrarono leprime elezioni del consigliodi-rettivo che sostenne, in tuttele sue impegnative competen-ze, l’avvio del sindacato.

Quel consiglio direttivo era

formato da: Piero Agostini,eletto all’unanimità segretarioregionale, don Vittorio Cristelli,come pubblicista, assunse l’in-carico di vice segretario; furo-no eletti consiglieri: Luigi Mat-tei, Giancarlo Vincenti, Gior-gio Gioi Vare-sco, HeinrichPerntner , cheassunse l’inca-rico di tesorie-re, incarico chericopre tutto-ra con grandee competentepignoleria ,Hans JoergKucera , Ro-mano Carne-vali, Franco Filippini, AldoGorfer, Vittorio Cavini, EzioZermiani, Umberto Beccalu-va. Era l’aprile del 1972.

Fu un consiglio direttivoche seppe consapevolmenteaffrontare l’incognita degli im-pegni appesantiti dall’appren-distato. La tutela dei dirigentiveneziani, pur validamente ap-

prezzata, aveva, come dire, va-lore di delega. Sindacato e Or-dine, sin dall’immediato dopo-guerra, facevano parte comeorganismi di categoria dell’or-ganizzazione triveneta. PieroAgostini , che era succeduto alla

segretaria pro-vinciale dell’As-sociazione Stam-pa a OrtensioVischi che l’ave-va retta , con al-terne fortune,dall’immediatodopoguerra, purapprezzando icolleghi venezia-ni, soffriva sia dalpunto di vista lo-

gistico che da quello della di-pendenza, quel legame con lacittà lagunare. Il progetto del-l’autonomia del nostrosindacato è un progetto chePiero ha fortemente voluto econvintamente realizzato.

Il 28 aprile del 1972, il neoeletto segretario regionale delsindacato del Trentino Alto

Adige, si reca a Venzia per in-contrarsi con Gabriele Cescut-ti, attuale presidente del-l’Inpgi,allora segretario inter-provinciale del sindacato delTriveneto.

In quella sede si prendonogli accordi per il passaggio delleconsegne. Accompagnano Pie-ro Agostini i due segretari pro-vinciali dell’Associazione Stam-pa di Trento e Bolzano, GioiVaresco e Giancarlo Vincenti .Alla riunione erano presenti ilsegretario della FNSI , Lucia-no Ceschia, e l’allora direttorePozzo. In contemporaneità conla costituzione del sindacato fufirmato il decreto della costi-tuzione dell’Ordine regionale. Ilcompianto collega Bruno Ca-gol ne resse meritoriamente lapresidenza fino al giorno dellasua morte. Dopo l’esperienzaregionale Piero Agostini fu elet-to prima segretario della FNSI,succedendo a LucianoCeschia, e poi alla presidenzanazionale del sindacato quan-do la segreteria fu assunta da

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Sergio Borsi.La presenza di Piero Ago-

stini al vertice del sindacato re-gionale ha lasciato un segno in-delebile . La sua impronta in-tuitiva , la sua azione nei mo-menti più difficili dellevertenze locali, lasua capacitàdi una corret-ta mediazionesenza nulla sa-crificare allaconvinta azio-ne sindacale,furono perme una pe-sante ereditàquando as-sunsi l’incaricoal vertice del sindacato regio-nale. Due momenti significati-vi nella segreteria di Piero fu-rono senza alcun dubbio l’or-ganizzazione dell’ottavo con-gresso nazionale della Federa-zione che fu celebrato all’Hausder Kultur a Bolzano, l’inaugu-razione avvenne a Trento allapresenza del Capo dello Stato,

di Gioi Varescodi Gioi Varescodi Gioi Varescodi Gioi Varescodi Gioi Varesco

L’idea di staccarci da Ve-nezia venne ai colleghi trenti-ni che, in rappresentanza delsindacato locale, partecipava-no ai consigli direttivi del Tri-veneto. Anni 1951/52.

Inizialmente con AldoCeri, più avanti con PieroAgostini (in rappresentanzadi Bolzano) si approfondì ildiscorso di “renderci auto-nomi”. Si predispose unabozza di statuto le cui nor-me furono oggetto di acce-se discussioni fra le due de-legazioni di Bolzano e diTrento. Leriunioni sitennero nel-la sede delcircolo del-la stampa aB o l z a n o.Furono riu-nioni lun-ghiss ime.Terminava-no a notteinoltratata.Q u a l c h evolta si èfatta addi-rittura l’al-ba.

Fu molto difficile trova-re un accordo. Agostini nonderogava: lo statuto dovevagarantire una rappresentanzadei colleghi di lingua tedescanel consiglio direttivo che sa-rebbe nato poi al primo con-gresso del nuovo sindacatoregionale che si sarebbe te-nuto a S. Michele all’Adige: ametà strada fra Trento e Bol-zano ...una delle ..finezze perdare dimostrazione della rag-giunta compattezza.

In quelle lunghe seratebolzanine più volte intervenniduramente sostenendo cheper prima cosa si dovevacostruire la casa. Che agli in-

quilini di Trento, di Bolzanoe di lingua tedesca ci si do-veva pensare poi . In quelleoccasioni mi diede fortuna-tamente una mano GianniFaustini; lo stesso Piero Ago-stini si impegnò a trovare unasoluzione.

Seguirono le assembleeprovinciali delle associazionistampa di Trento e di Bolza-no; si ottenne il benestare daVenezia e da Roma e si arri-vò così al congresso di SanMichele.

Tutta questa chiacchiera-ta a ruota libera per dire che

sono or-gogl iosodi averemesso iprimi mat-toni allan o s t r a“ c a s a ” ,orgoglio-so di avercontribui-to, fin dalprincipio,a sceglieregli inquilinipiù qualifi-cati, alcunidei quali,

addirittura, hanno varcato inostri confini, per andare adassumere alte responsabilitàin campo nazionale. Sonoorgoglioso, inoltre, di averdato vita ai comitati di reda-zione: uno dei gioielli più pre-ziosi che danno forza al no-stro sindacato.

Un mio vivo augurio?Continuiamo ad essere unitie non dimentichiamo di di-fendere sempre l’INPGI ela CASAGIT. Gli annipassano per tutti. E inostri organi di previ-denza e di assistenzasono una grande garan-zia per il nostro futuro.

e il Premio della stampa mise-r a m e n t e f i n i t onel dimenticatoio. Il Premio del-la stampa costituì, per la moti-vazione che Piero gli avevavoluto dare, un momento diriflessione sui valori dell’auto-

nomia e sui per-sonaggi chel’avevano voluta.Dopo Toni Vi-sentini , che mi ès u b e n t r a t o ,e GianfrancoFata , GiuseppeMarzano si è su-bito posto nels e g n odella continuitàdi quella traccia

profonda che ha caratterizzatol’attività di Piero Agostini. Tor-nare a San Michele, tornare nel-la sede dove il sindacato è nato,a dieci anni dalla scomparsa diPiero, significa testimoniare,per chi non ha avuto la fortunadi conoscerlo, il valore di ungrande giornalista, e la perso-nalità di un grande sindacalista.

SapevaSapevaSapevaSapevaSapevamediaremediaremediaremediaremediare

senza maisenza maisenza maisenza maisenza maiperdereperdereperdereperdereperderedi vistadi vistadi vistadi vistadi vista

l’obiettivol’obiettivol’obiettivol’obiettivol’obiettivo

Continuiamo a difenderla

Fatta la “casota”dell’autonomia

giornalistideschi e ladini

IIl primoato del

neonato

sindacato

regionalefu

l’i’organizzazione

del con-gresso

nazionale

della Fnsi

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di Franco Filippinidi Franco Filippinidi Franco Filippinidi Franco Filippinidi Franco Filippini

C’era anche Gigi Mattei,trent’anni fa a San Michele. Èstato uno dei fondatori del sin-dacato regionale anche se oraè passato “dall’altra parte dellabarricata”: e fa l’editore

Parliamo un poco di que-gli anni, Gigi.

«Per la verità non mi ricor-do granché – comicnia perpoi soggiungere, accompa-gnando la frase con un sorri-setto malizioso - A parte gliscontri con Luciano Ce-schia…».

Con il segretario naziona-le della Fnsi?

«Proprio lui. Ma nel frat-tempo era diventato diretto-re dell’Alto Adige e credevadi poter imporre alla redazio-ne scelte che la redazione noncondivideva. Vedi la chiusuradella pagina tedesca. E il Cdrdell’Alto Adige, allora, glielafece rimangiare».

Mattei capo della redazio-ne trentina dell’Alto Adige maanche sindacalista. Evidente-mente di lui i colleghi si fida-vano. Ma racconta un po’ latua storia.

«Fin da ragazzo ho avutol’idea fissa di occuparmi di in-formazione. In cantina con-servo ancora i numeri di unquindicionale che, assieme a ungruppetto di amici, confezio-navamo ai tempi del LiceoPrati. Si chiamava ‘Il Cuccio-lo’ ed era un periodico perragazzi. Uscì per parecchiotempo ed ebbe un notevolesuccesso. Tanto che fu pro-prio per la “fama” che mi eraconquistato con Il Cucciolo –il mio cavallo di battaglia era-no “I racconti di Renzino”storie di un ragazzo legate atemi di attualità – che Gior-gio Grigolli mi chiamò aRoma alla redazione di Ju-nior, l’edizione italiana di unaprestigiosa rivista londineseper ragazzi, edita dalla Gaz-

zetta dello Sport: E questa fula causa della sua prematurafine».

Colpa dello sport?«Colpa del fallimento del-

l’edizione romana della Gaz-zetta che costruinse la proprie-tà a un drastico taglio dellespese. Cominciando proprioda Junior. E così, purtroppo,la mia avventura romana duròappena due mesi. Era il 1950».

Ma la prematura conclu-sione dell’impresa capitolinanon scoraggiò un giovanissi-mo Mattei semprepiù deciso a fare ilgiornalista “da gran-de”. Solo che dovran-no passare ben 14anni e Gigi dovràadattarsi ad altri me-stieri – “sette anni allaCassa di risparmio esette in Provincia” –prima di veder coro-nato il suo sogno.

Ma in Provincianon eri all’ufficiostampa?

«In teoria sì. Sonostato un precursoredell’ufficio stampa epubbliche relazioni.Ma è durata poco. Isei mesi di presidenza Alber-tini. Poi è arrivato l’avvocatoRosa e…».

Non ne voleva sapere diuffici stampa?

«Non ne capiva la necessi-tà. Non gli andava giù che laProvincia pagasse qualcunoper far sapere quello che inProvincia si faceva. Del restol’avvocato Rosa se avessepotuto avrebbe appaltato al-l’esterno tutti i servizi provin-ciali…».

Un antesignano della pri-vatizzazione, insomma, anchese le cose non sono proprioandate in quella direzione.

«Direi di no. Ma io intan-to fui vittima di un caso dimobbing ante litteram. Mi si

pagava per non far niente. Fuitrasferitio da un assessoratoall’altro. Mi occupai persinodella ricostruzione di Zamba-na dopo la frana che avevadistrutto metà paese. Ricor-do pomeriggi interi a risolve-re cruciverba…»

Ma poi arrivò Kessler e ilBruno lo capiva a cosa pote-va servire un ufficio stampa.

«Lo sapeva perfettamen-te. Peccato che non ritenesseil sottoscritto sufficientemen-te affidabile… E infatti per

quel ruolo aveva un suouomo. E io, che non avevoalcuna intenzione di mettermialle dipendenze del portabor-se di un politico, me ne an-dai».

Per sbarcare finalmentedentro un redazione.

«Grazie a Piero Agostini.Che cercava qualcuno che glipotesse dare una validamano».

Entrare in redazione e di-ventarne il capo è questionedi pochi mesi per Gigi Mat-tei che da potenziale “alleato”di Kessler, ne divenne la “co-scienza critica”.

«Senza scomodare paroletroppo grosse è tuttavia vero

che, anche approfittando diun momento storico moltoparticolare – ricordiamo cheTrento visse in maniera deci-samente vivace gli anni dellacontestazione studentesca -l’Alto Adige seppe assumeree svolgere un ruolo molto im-portante all’interno della co-munità trentina».

Merito di Gigi Mattei….«Un poco di merito cre-

do di averlo avuto anch’io….Il merito se non altro, questosì lo rivendico con orgoglio,di aver introdotto il dibattitopolitico nelle pagine di quelloche allora era un giornale cheprivilegiava soprattutto lacronaca nera».

Sembra si stia parlando diepoche molto lontane e nonsono passati nemmeno 40anni…

«Allora la società trentinaera molto divisa: tre quarti del-le persone o poco meno sta-vano da una parte (sotto loscudo crociato) e il resto erasparpagliato tra l’opposizio-ne di destra e di sinistra. Lagrande intuizione dell’AltoAdige fu di aprire le porte aquelle forze politiche e socialiche non trovavano moltospazio sulle colonne dell’Adi-ge».

E oggi, quali sono oggi gliingredienti che possono farela fortuna di un giornale?

«Credo sia più difficileoggi fare bene un giornale.La società è in continuo rime-scolamento e il lettore lo con-quisti solo con la professio-nalità. Non ci sono scorcia-toie e soprattutto non si puòsperare di vivere di rendita».

Prima di chiudere dueparole sul tuo ex giornale,l’Alto Adige, che da pochesettimane ha cambiato nome.Cosa ne pensi?

«Potrebbe essere un risar-cimento” butta lì. Ma forse èuna battuta».

Quattro chiacchiere con Gigi Mattei, che parla di Piero e del sindacato

«Oggi è più difficilefare un buon giornale»

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di Vittorio Cristellidi Vittorio Cristellidi Vittorio Cristellidi Vittorio Cristellidi Vittorio Cristelli

Mi sembra impossibileche siano passati già dieci annida quando l’abbiamo saluta-to nella pieve di Fiera di Pri-miero.

Piero Agostini è una diquelle persone che già in vitaassurgono ad emblema e de-stinate quindi a durare neltempo. Come durano, a di-spetto anzi proprio per i cam-biamenti, i valori . Chi si chie-desse oggi che cos’è e a cosaserve il sindacato dei giorna-listi non potrebbe non incro-ciare la figura di Piero Ago-stini per trarne elementi di di-scernimento e criteri di giudi-zio. E questo non solo nelTrentino Alto Adige, ma inItalia .

Non per nulla quando dalvertice del sindacato del Tren-tino Alto Adige approdòcome consigliere al sindacatonazionale, fu subito individua-to come leader ideale dell’in-tero organismo.

E non perchè lavorasse digomiti, che anzi era sua carat-teristica tendenza quella dievitare cariche, ma perchèognugno - anche chi militavain correnti diverse dalla sua -percepiva dai suoi discorsi edai suoi interventi, così fluidie conditi di generosa aggetti-vazione, che lì c’era la sostan-za e la stessa ragione d’esseredi un sindacato democratico.Io ho avuto la felice venturadi accompagnarlo sia nellafase regionale sia in quella ro-mana e potrei citare tantimomenti nei quali quelli stessiche “politicamente”avrebbevoluto fargli le scarpe, eranocostretti a sussurrare all’orec-chio del vicino: ”Ha maledet-tamente ragione !”

Perchè per Piero Agostiniil sindacato non era solo lapur legittima forza per riven-dicazioni economiche, cali-brate sul tasso di inflazione,

ma anche e soprattutto il mo-vimento per affermare la di-gnità dei giornalisti e la loroautonomia di fronte all’ag-gressione che l’incipiente pen-siero unico poneva in atto conil cavallo di Troia delle nuovetecnologie.

Non è retorica definire Pie-ro Agostini un “maestro” an-che se del maestro non avevanè il piglio e men che menola pretesa. Che anzi lo sentivipiuttosto compagno di viag-gio ed amico. Anche qui po-

trei portare esempi di sincerapartecipazione e perfino di te-nerezza di cui era capace. Nonposso tacere però la sua testi-monianza come componen-te del consiglio di amministra-zione del Centro antidroga diTrento. Anche se esula dalmondo dei giornali , è peròemblematico dell’uomo. Viha partecipato per pochissi-mo tempo, assorbitocome fudalla direzione dei quotidianiprima di Trento e poi a Bre-scia, ma nell’ambiente è per

sempre ricordato dalla “Co-munità Piero Agostini”, cheaccoglie i tossicodipendenti“vittoriosi”, usciti cioè dallacomunità terapeutica di Cam-part. Non sarebbe male se an-che il sindacato pensasse aqualcosa di simile. Nonfoss’altro perchè legiovani leve deigiornalisti, incurio-siti da quel nome,apprendano cosasignifica fare sinda-cato.

SI IMPEGNAVA NELLA FATICA DI CAPIRESI IMPEGNAVA NELLA FATICA DI CAPIRESI IMPEGNAVA NELLA FATICA DI CAPIRESI IMPEGNAVA NELLA FATICA DI CAPIRESI IMPEGNAVA NELLA FATICA DI CAPIRE

di Nino Vascondi Nino Vascondi Nino Vascondi Nino Vascondi Nino Vascon

C’era in Piero, la diversità. Non quella eccentrica, bizzarra; bensì: un essere

diverso dagli altri, per un impasto di volontà, timidezza, controllo, fedeltà ai

principi, a regole, moderazione e slancio in avanti. Ci si rendeva conto, a poco

a poco, che era fatto così. Un pudore (che era coscienza di sè) gli impediva

ogni esibizione.

Il ricordo è sfumato e perde, nel tempo, i contorni, ma resta questa sensa-

zione straordinaria: Agostini era uno che si impegnava nella fatica di capire;

pagava di persona. Anzi: ha pagato; amaramente.

Poi c’era l’incontro annuale, estivo, in Primiero (parlo degli anni roventi)

con resoconti e scambi di informazioni. Tutto con grande lucidità, chiarezza,

senza finzioni. Non era capace di fingere. Perciò gli costava molto. La politica

era il discorso più frequente e più fitto: una inevitabile passione. Andare in

politica, quindi, era la strada giusta, era l’esito giusto per l’esperienza fatta,

una soluzione lineare, conseguente. Ma il percorso aveva difficoltà maggiori

di quanto si potesse immaginare. Con una frase insulsa evito, caro Piero, un

discorso lungo. Eppure molti pensieri di allora, molte intuizioni riaffiorano

fortemente adesso. Il nostro (di noi, del nostro mestiere) rapporto con la poli-

tica, come ne parleremmo volentieri, in Primiero quest’estate.

Il sindacato non deve lasciare che si disperda la sua grande eredità ideale

Piero, un vero maestroche ha ancora molto da insegnare

Piero Agostininella tipografiadell’Adigecon RobertoTimoe StefanoParolari.Nella paginaa fianco:Agostinie Magnagoa un dibattitoin casa Pci

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Stefan WallischStefan WallischStefan WallischStefan WallischStefan Wallisch

Heinrich Pernter, Jahrgang ’38, ist ei-nes der bekanntesten Gesichter unsererGewerkschaft. In Bozen und Trient wieauch in Rom wird er wegen seiner ruhi-gen aber beharrlichen Art geschätzt. Seit30 Jahren ist er Schatzmeister der regio-nalen FNSI.

Heinrich, wie bist du eigentlich

zur FNSI gekommen?

Auf Vorschlag von Piero Agostiniwurden ich und Hansjörg Kucera 1972,nach der Loslösung unserer Region vonder einstigen Journalistengewerkschaftder Drei Venetien, als erste deutschspra-chige Journalisten in den Vorstand ge-wählt. Piero überredete mich, die Funk-tion des Schatzmeisters zu übernehmen,obwohl ich mit meiner humanistischenAusbildung nur wenig von Zahlen ver-stand. Ein Publizist, Ceccarelli, war aberBuchhalter und stand mir anfangs zurSeite. Sein sehr hilfreicher Grundsatz war:Immer den Geist und nicht den Buch-staben einer Richtlinie befolgen.

Wie hat sich die Gewerkschafts-

arbeit in diesen 30 Jahren verändert?

Diese hat sich sowohl quantitativ als

auch qualitativ wesentlich geändert. Vonrund 100 Mitgliedern ist die Gewerk-schaft auf mittlerweile 365 angewach-sen. Obwohl man viel von Entbürokra-tisierung spricht, ist der Arbeitsaufwandaber immer größer geworden,besonders was den Datenschutz betrifft.

Hat sich das Verhältnis zu den

Verlegern gewandelt?

Der Ton hat sich sicherlich geändert.Konfrontation hat es aber immer gege-ben, und keine Vertragserneuerung gingohne Streiks über die Bühne. Sowohl in-nerhalb der Verleger als auch innerhalbder Gewerkschaft hat es früher abermehr Einheit gegeben.

Vergangenes Jahr hast du die

Funktion als CASAGIT-Vertrauens-

mann zurückgelegt. Hast du nun

mehr Zeit, um in die Berge zu ge-

hen?

Leider nicht, man wird schließlichnicht jünger. Früher habe ich alle meinefreien Tage mit Bergtouren verplant. Mitdem Alter wird man aber auch in diesenDingen etwas lässiger.

Was kannst du den jungen Kolle-

gen raten, die erst am Anfang ihrer

Karriere stehen?

Seid maßvoll! Das war immer meinLebensmotto. 16 Stunden Arbeit täglichbringt nichts, ebenso wie immer nur dasMinimum zu machen. Maßhalten ist auchin der Gewerkschaftsarbeit ein wichti-ger Grundsatz. Mit überzogenen Forde-rungen erricht man nur wenig.

di Enrico Bortolamedidi Enrico Bortolamedidi Enrico Bortolamedidi Enrico Bortolamedidi Enrico Bortolamedi

All’assemblea costitutivadel Sindacato regionale deigiornalisti partecipai comecronista (ero alle prime), suprecisa indicazione del miocaposervizio Luigino Mattei,che a quel tempo reggeva laredazione di Trento dell’AltoAdige. Lui aveva una parteattiva ai lavori, per cui mi in-caricò di seguire la cronacadegli stessi. Di quella dome-nica di fine inverno è rimastoin me un vivo ricordo del-l’atmosfera che ho vissutonell’aula magna dell’ Istitutoagrario di San Michele. Deldibattito ben poco potrei ri-ferire a distanza di tanti anni,ma ho ben presente con qua-le consapevolezza i miei col-leghi con alle spalle anni diprofessionismo vivessero quelmomento. Fu questo il mioapproccio al sindacalismo, un

“incontro” foriero di tantesoddisfazioni. Da Gigi Mat-tei, Piero Agostini, EnricoGoio, Vittorio Cristelli e so-prattutto da Gioi Varescoebbi lo stimolo per dedicareparte del mio tempo al sin-dacato. Ricordo solo questi,perché allora i colleghi dell’Al-to Adige, mi erano del tuttosconosciti, e solamente in se-guito ebbi modo di apprez-zare il loro impegno.

Ma è stato soprattuttoVaresco a prendermi permano perché la costituzionedi un sindacato regionale, si-gnificò anche l’immissione digiovani forze in quello pro-vinciale, di cui il carissimoamico Gioi è stato appuntouna bandiera per oltre diecianni. Con lui ho vissuto le

prime esperienze nel diretti-vo provinciale dove iniziacome tesoriere, sotto la stret-ta “vigilanza” di HeinrichPertner.

Mi sembra giusto, nelmomento in cui si celebra iltrentesimo di fondazione delsindacato regionale, ricorda-re brevemente quello provin-ciale, che sotto la guida diVaresco è stato anche in gra-do di dar vita ad una coope-rativa edilizia. E l’esempio è ilpalazzo che si trova in viaLorenzoni a Trento.

A Varesco subentrò ToniCembran e nell’ordine si sus-seguirono, Fulvio Gardumi,Luciano Azzolini, il sottoscrit-to, e Carmine Ragozzino. Nelfrattempo il sindacato cam-biò denominazione in Asso-

ciazione stampa trentina, ap-punto per significare che ilcompito non era solo di faresindacalismo, ma anche favo-rire occasioni di incontro edibattito. L’associazione havissuto momenti alterni, mapurtroppo negli ultimi anni lasua voce si è affievolita.

Chiudo con l’augurio chequesto momento di celebra-zioni e riflessioni sia occasio-ne per il rilancio del sindacali-smo anche a livello provincia-le. Dall’aula magna dell’Istitutodi San Michele sarebbe auspi-cabile che venisse la spinta peril rilancio dell’Associazionestampa trentina. San Micheleper il sindacalismo regionaleè stato un simbolo, basti pen-sare che si scelse proprio quel-la sede per dare vita moltianni fa al Gruppo giornalistisportivi, che sta attraversan-do una felice stagione.

Anche a livello provinciale trentino

“Rilanciamo il sindacato”

Heinrich Pernter: “Konfrontation und Streik hat es immergegeben”

30 Jahre im Dienst der Fnsi“Liebe Kollegen, seid maßvoll”

Heinrich Pernter

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di Dalia Bergodi Dalia Bergodi Dalia Bergodi Dalia Bergodi Dalia Bergo

Si può dire che il sindaca-to sia cresciuto con lei. Nonc’è dubbio: Carmen AmadoriGiardini ha aiutato il sindaca-to a decollare. L’associazionespegne quest’anno le trentacandeline e lei da ventotto ri-copre il preziosissimo ruolodi segretaria: prima sotto iPortici, poi in via dei Vanga eda qualche anno anche a Tren-to. Si potrebbe definire ungrande amore: ascolta storiedi giornalisti ogni giorno, malei minimizza: «A me piaceascoltare. Sono fortunata, per-ché faccio un lavoro che midà molte soddisfazioni. Quinon mi può venire alcun esau-rimento nervoso».

I segretari del sindacatosono cambiati in questi anni,ma lei è sempre lì. Solo lei co-nosce i segreti di quel lavorotanto oscuro ma altrettantoprezioso. E qualcuno, a volte,ne approfitta. Carmen amaricordare il suo primo incon-tro con questo mondo: «Erail 1974 e stavo cercando unlavoretto che mi occupasseper qualche ora – racconta –Su un quotidiano ho letto cheil sindacato dei giornalisti cer-cava una persona. Ho telefo-nato. Mi ha risposto Ugo Ber-tolini. L’approccio non è si-curamente stato dei migliori.

Dal 1974 è il punto di riferimento per tutti i giornalisti della regione

Sindacato? Inpgi? Casagit?Nessun problema, c’è Carmen

Mi ha subito detto che si trat-tava di un lavoro un po’ deli-cato. Due o tre ore, ma parti-vo sfavorita. Bertolini mi hadetto chiaramente che cerca-vano una persona di esperien-za, con qualche anno più dime. Eppoi avevo una figliapiccola… Beh, ci ho provatocomunque e mi ha dato unappuntamento davanti allaRai». Poi l’incontro. Ma pri-ma anche la paura raccontataal marito: «Quel giorno nonsapevo con chi avevo parla-to. Mi aveva detto che ci sa-remmo visti davanti alla Rai.Ha descritto il suo look: oc-chiali da vista, loden verde,altezza media. Ho detto a mio

marito che forse era megliose mi accampagnava e stavaun po’ distante. Poi è andatotutto bene. All’incontro c’eraanche Piero Agostini. Tuttepersone squisite. All’inizio nonsapevo dove mettere le mani,poi le cose sono cambiate».

Ma la carriera di CarmenAmadori non è stata solo alfianco di giornalisti. La primasede del sindacato era sotto iPortici, insieme al Teatro Sta-bile: «Il circolo della stampaera lì, ma la mia stanzetta inrealtà era stata affittata a Mau-rizio Scaparro, all’epoca regi-sta di teatro. Fortunatamenteveniva lì solo ogni tanto. Ave-vamo il telefono in comune e

mi capitava di rispondere allesue telefonate. Quando arri-vava, poi, prendevo tutte lemie carte e andavo ad aspet-tare fuori dalla porta». Oratutto è cambiato. La sede, illavoro, ma anche il sindacato:«Soprattutto in questi ultimidue anni devo dire che i gio-vani si sono riavvicinati al sin-dacato. Secondo me è unafortuna. Ne vedo di più. Siinformano, chiedono spiega-zioni sui nuovi contratti e chie-dono come entrare in questomondo che soprattutto inAlto Adige è un po’ ristretto.Purtroppo qui da noi i ragaz-zi italiani hanno più difficoltàa trovare un posto, perché cisono poche alternative. Honotato che i giovani di linguatedesca hanno maggiori pos-sibilità».

In 28 anni ha visto tantepersone, ma dice di non es-sersi mai annoiata: «Ognunomi racconta una storia diver-sa. Il più simpatico? Senza dub-bio Ezio Zermiani, anche sevoglio ringraziare HeinrichPernter. Lui è il mioconfessore. Sa tuttodi me. È una perso-na che sa ascoltare».Cosa vorrebbe direai giornalisti? «CitoBenigni per dire: vivoglio bene».

“Mi vengono in mente tante diquelle cose e penso a duepersone che, a mio avviso,rappresentano la continuità diquel lontano progetto diautonomia del sindacalismotrentino-altoatesino, che nel ’72si realizzava. Una è HeinrichPernter, mitico tesoriere dellenostre inesistenti risorse.L’altra è Carmen Giardini, carae preziosa anima di tutto ilservizio”

Piero AgostiniPiero AgostiniPiero AgostiniPiero AgostiniPiero Agostini(lettera a Gianfranco Fata per l’inau-

gurazione della sede del Sindacato invia dei Vanga. Marzo 1992)

Carmen nel suo “regno” in via dei Vanga a Bolzano

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Anche i giornalisti dicono no al pac-chetto di misure predisposto dal mini-stro Maroni per la riforma del mercatodel lavoro. Con tre manifestazioni (Pa-dova e Milano il 4 aprile, Roma il 4) e lapartecipazione allo sciopero generale del16 aprile, la Federazione Nazionale dellaStampa ha chiamato alla mobilitazione igiornalisti italiani, mettendoli in guardiacontro i rischi devastanti che la confer-ma della delega, non solo l’articolo 18,avrebbe comportato per l’autonomia ela libertà della nostra categoria già forte-mente compromesse.

In un documento diffuso dal Sinda-cato dei Giornalisti del Veneto, dall’As-sociazione Stampa del Friuli-VeneziaGiulia, dall’Associazione Stampa EmiliaRomagna e dal Sindacato Giornalisti delTrentino Alto Adige per la manifestazionedi Padova, si osserva che «se lo svuota-mento dell’articolo 18, che tanta parteha all’interno dello statuto dei lavoratori,dovesse proseguire, ciò significherebberendere il giornalista ricattabile proprionello svolgimento essenziale della suaprofessione. Una limitazione che si tra-durrà nella violazione del diritto costitu-zionale dei cittadini ad essere corretta-mente informati. Ma si aprirà anche la

strada alla precarizzazione di massadella categoria, specialmente dei gio-vani (lavoro a termine generalizzato), ealla possibilità di scardinare le aziendegiornalistiche attraverso cessione di in-teri rami d’azienda e relativi servizi. L’in-terposizione di manodopera e altriprovvedimenti del pacchetto Maronicontribuiscono a raggiungere lo stessoscopo: quello di indebolire una cate-goria e un sindacato di lavoratori, laFnsi, che pur con tutti i limiti, rappre-senta comunque uno degli elementi co-stitutivi della democrazia nel nostroPaese, l’informazione».

La delega sul lavoro, insomma,come è stato sottolineato nelle diverseprese di posizione della Fnsi, si tradur-rebbe per i giornalisti in uno smantel-lamento dei diritti dei singoli e delle re-dazioni. La delega governativa preve-de inoltre la liberalizzazione dei servicecon la cancellazione del divieto d’inter-posizione di manodopera, l’eliminazio-ne delle garanzie del posto di lavoronel caso di cessione di ramo di azien-da, l’abolizione della volontarietà nellatrasformazione dei contratti a tempopieno in part time, l’introduzione deicontratti a chiamata e del lavoro discon-

tinuo con forme di caporalato anchenel nostro settore, l’istituzione dell’ar-bitrato che si sostituirebbe al giudiziodella magistratura. Una serie di misureche renderebbero i giornalisti semprepiù ricattabili, distruggerebbero il ruolodel sindacato e stravolgerebbero glistessi contenuti di flessibilità del nostrocontratto.

Esempi clamorosi delle intenzionidelle imprese nel settore dell’informa-zione, che avrebbero mano libera conla delega governativa, si sono registratiproprio nelle ultime settimane. Da par-te di molte aziende aderenti alla Fieg,tra le quali si segnala per i comporta-menti antisindacali il Gruppo Riffeser,sono stati presentati piani di riorganiz-zazione e di crisi che avrebbero pe-santi conseguenze. Soprattutto, questipiani tendono a scaricare sull’occupa-zione dei giornalisti e sull’Istituto di Pre-videnza di categoria il costo di sbagliatescelte aziendali utilizzando licenziamenti,cassa integrazione e prepensionamen-ti. Questa iniziativa di alcuni editori vaad aggiungersi all’attacco aperto che laFieg ha rivolto di recente all’autono-mia dell’Inpgi.

Perché diciamo no alle misure sulla modifica del mercato del lavoro

In pericolo la libertàe l’autonomia dei giornalisti

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Si è svolta sabato 23 mar-zo a Trento, presso la Saladell’Aurora di Palazzo Tren-tini, l’assemblea annuale del-l’Ordine dei Giornalisti. Ailavori erano presenti il diret-tore dell’Ordine nazionale,Antonio Viali, il direttore dellaFnsi, Giancarlo Tartaglia, e ilconsigliere nazionale dell’Or-dine Giuseppe Morello. Nelcorso dell’assemblea sono sta-ti premiati con un distintivod’oro raffigurante una pennad’oca quattro colleghi chehanno raggiunto o superato i50 anni di iscrizione all’Albo(vedi riquadro a parte).

I lavori sono stati intro-dotti dalla relazione del pre-sidente, Fulvio Gardumi, cheha sintetizzato un anno di at-tività, evidenziando in parti-colare l’avvio della revisionedell’elenco pubblicisti e spe-ciale; la predisposizione di unnuovo software di gestionedell’Albo che, se da un latoha ritardato la stampa delnuovo Albo, dall’altra consen-tirà di inserirlo anche nel sitoInternet; la stipula di nuoveconvenzioni che consentonoagli iscritti sconti su vari pro-dotti e servizi; l’organizzazio-ne di un corso di formazioneper praticanti e giovani pub-blicisti (vedi riquadro a par-te); l’organizzazione del con-vegno ‘’Redattore Sociale’, laconsegna del Premio Goio‘’Storie di emarginazione’ el’avvio sperimentale di unOsservatorio della qualità del-l’informazione sociale (di cuisi è già parlato su queste pa-gine nel numero scorso).

È stato poi proposto unfondo di solidarietà per inter-venire a favore di giornalistipubblicisti pensionati che ab-biano difficoltà a pagare laquota intera (in attesa chel’Ordine nazionale decida inmerito alle richieste formula-te da tutti gli Ordini regionali

per ovviare alla discrimina-zione tra professionisti pen-sionati che pagano metà quotae pubblicisti pensionati chepagano quota intera).

Gardumi ha fornito poii dati sugli iscritti dal 1 aprile

2001 al 28 febbraio 2002: 29nuovi professionisti (di cui 2trasferiti da altri Ordini), 33pubblicisti, 17 praticanti (dicui 1 d’ufficio), 33 elenco spe-ciale, 1 elenco stranieri. Tota-le: 113. Cancellati: 53 su richie-

Il segretario dell’Ordine, Fabrizio Franchi (in assenza dellatesoriera, Margherita Detomas), ha illustrato il bilancio con-suntivo 2001 e preventivo 2002 (le cifre sono pubblicate aparte). Franchi ha messo in evidenza la buona situazione eco-nomica, che consente di prevedere una serie di attività cultura-li e di acquisti per migliorare la funzionalità dell’ufficio ed hasottolineato che il problema dei ‘morosi’, in passato una dellecause principali delle difficoltà di bilancio, quest’anno è statodi dimensioni ridottissime, forse per l’introduzione della moradel 10% per i ritardatari, forse per l’invio a casa dei bollettinidi conto corrente, forse per la cancellazione dei morosi abi-tuali o forse per un maggior senso di responsabilità degli iscritti.Franchi ha infine ringraziato, come già aveva fatto Garduminella relazione, la segretaria dell’Ordine, Simonetta Pocher, ela segretaria del Sindacato, Carmen Giardini, per la loro effi-cienza, capacità organizzativa e dedizione.

È seguita le relazione dei revisori dei conti, letta dal collegaHansjoerg Kucera. Quindi hanno portato il loro saluto il se-gretario del Sindacato regionale, Giuseppe Marzano, il fidu-ciario dell’Inpgi, Toni Visentini, della Casagit, Franz Volgger, isegretari dell’Associazione stampa di Bolzano, Ute Niederfri-niger, del Gruppo Giornalisti Pensionati, Nino Vascon, il pre-sidente dell’Ucsi, Weimer Perinelli.

In conclusione il consigliere nazionale dell’Ordine Giusep-pe Morello ha illustrato le novità in materia di accesso allaprofessione e ha fatto il punto sul dibattito nazionale e suirapporti con i vari ministeri interessati per quanto riguarda lariforma dell’accesso e la riforma degli ordini professionali.

Al termine dei lavori la Presidenza del Consiglio provin-ciale di Trento ha offerto un buffet a tutti i presenti. Il presi-dente del Consiglio, Mario Cristofolini, aveva inviato un mes-saggio di auguri all’assemblea.

sta , 27 per passaggio a altrielenchi, 16 per morosità, 4 pertrasferimento, 6 praticanti persuperato triennio, 5 per deces-so. Totale 111.

Il presidente ha fornito in-fine l’andamento degli espo-sti in materia disciplinare arri-vati all’Ordine nel 2001/2002.Esposti arrivati: 10 + 4 se-gnalazioni

Procedimenti disciplinariavviati: 6 (di cui 3 conclusicon archiviazione, 2 con av-vertimento, 1 tuttora aperto);

Rimessi ad altri ordini perincompetenza: 1

Chiusi dopo la fase preli-minare: 3 (di cui uno conclu-so con avvertimento non con-seguente a procedimento di-sciplinare).

Per quanto riguarda lamateria del contendere: dif-famazione 2; minori (carta diTreviso) 3; notizie false o ine-satte 1; privacy 4; lealtà fracolleghi 1; fiducia giornali-sti-lettori 1; mancata rettifica2 (il totale è superiore al nu-mero degli esposti perché inqualche caso vi è più di unaviolazione in uno stesso caso,come Carta Treviso + privacyo notizie false + diffamazio-ne + mancata rettifica).

Le segnalazioni sono stategirate a chi di competenza (ca-rabinieri che hanno ostacola-to il lavoro di un giornalista;Associazione albergatori al-toatesini per ristoratore che harifiutato di ospitare una gior-nalista; cittadino che lamentail mancato versamento daparte di un giornalista di unrisarcimento danni stabilitodall’autorità giudiziaria; po-litico che lamenta arti-colo di satira).

Nel successivodibattito è statochiesto che l’Ordi-ne renda pubblichele decisioni prese inmateria deontologica.

A Palazzo Trentini l’assemblea annuale con Viali, Tartaglia e Morello

Revisione albo e formazionel’Ordine guarda avanti

I CONTI VANNO BENE

Il presi-dente

dell’Ordi-

ne FulvioGardumi

(a destra)

con il

segretarioFabrizio

Franchi

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2

)oruEni(ETARTNE 1002inoissocsir iudiserovitnusnoc

1002

1 aznetepmocideiranidrO

1 1 1002ittircsietouq oruE 59,787.621 oruE 40,367.2 oruE 99,055.921

1 2 inoizircsievounetouq oruE 20,917.41 oruE 20,917.41

1 3 eressetoicsalir oruE 12,596.7 oruE 12,596.7

1 4 airetergesidittirid oruE 53,116.1 oru 53,116.1

1 5 SS.FF/ailatilAeresset oruE 33,050.2 oruE 33,050.2

1 7 onazloBotacadnisetouq oruE 03,959.2 oruE 03,959.2

1 8 ivittaisseretni oruE 97,043 oruE 97,043

1 9oilgisnoCadetouqonrotsir

elanoizaN oruE 79,118.5 oruE 79,118.5

1 01 ilatsopesepsisrobmir oruE 99,405 oruE 99,405

1 11 itsetisrobmir oruE 86,064 oruE 86,064

1 21 ittircsietouquserom oruE 20,062.2 oruE 20,062.2

1 31 àtilarebileitubirtnoc oruE 66,256.1 oruE 66,256.1

oruE 72,458.661 oruE 40,367.2 oruE 13,716.961

2 iudisereiranidrO

2 1 0002ittircsietouq oruE 74,881.4 oruE 74,881.4

2 3oilgisnoCadetouqonrotsir

.cerpinna.zaN- -

oruE 74,881.4 oruE 74,881.4

ETARTNEELATOT oruE 47,240.171 oruE 40,367.2 oruE 87,508.371

)oruEni(ETARTNEinoissocsir

2002

1 aznetepmocideiranidrO

1 1 ittircsi2002etouq oruE 00,073.941

1 2 inoizircsievoun oruE 00,000.31

1 3 eressetoicsalir oruE 00,005.7

1 4 airetergesittirid oruE 00,005.1

1 5 .SS.FF/ailatilAeresset oruE 00,000.2

1 7 onazloBotacadnisetouq -

1 8 ivittaisseretni oruE 00,053

1 9.zaN.snoCadetouqonrotsir

2002 oruE 00,739.41

1 01 esepsisrobmir oruE 00,005.1

1 11 ittircsietouquserom oruE 00,003.2

1 21 àtilarebileitubirtnoc oruE 00,005.1

oruE 00,759.391

2 iudisereiranidrO

2 1 itnedecerpinnaittircsietouq oruE 00,367.2

oruE 00,367.2

3 aznetepmocideiranidroartS

3 1 omsilanroigosrocinoizircsi oruE 00,044.3

oruE 00,044.3

ETARTNEELATOT oruE 00,061.002

2002)oruEni(ETICSU

4 aznetepmocideiranidrO

4 1 elanoizaNoilgisnoCaetouq oruE 00,059.98

4 2 .zaN.snoCaderessetotsiuqca oruE 00,009

4 3 .SS.FF/ailatilAeressetoritir oruE 00,056.1

4 5 onazloBotacadnisaetouq -

4 6inoizacoleedeseseps,ottiffa

eirav oruE 00,009.11

4 7 xafeehcinofelet oruE 00,005.1

4 8 elanosrepledirenoeeseps oruE 00,008.52

4 9 itallobirolaveilatsop oruE 00,059.4

4 01 airellecnac oruE 00,000.3

4 11 aznatneserpparesepseisrobmir oruE 00,002.01

4 21 izivreseeznelusnoc oruE 00,003.01

4 31 acnabisseretnieeiracnabeseps oruE 00,002.1

4 41 oblaotnemanroiggaeapmats oruE 00,000.5

4 51 itsiverpmideeirav oruE 00,000.1

4 71 itnemanroiggaeitsetotsiuqca oruE 00,050.1

4 81 inoizarucissa oruE 00,089

4 12 etsopmi oruE 00,003.1

4 22 enidrOoiraiziton oruE 00,006.4

oruE 00,082.571

5 iudisereiranidrO

5 1 1002.zaN.snoCaetouq oruE 00,058.1

5 2 itnedecerpinna.zaN.snoCaetouq -

oruE 00,058.1

6 aznetepmocideiranidroartS

6 1 oiciffuarutazzertta oruE 00,000.5

6 2 .rcsiinoizacinumoce.tlucevitaizini oruE 00,001.8

6 3 inoizelerepeseps -

6 4 omsilanroigosroc oruE 00,007.3

oruE 00,008.61

ETICSUELATOT oruE 00,039.391

1002)oruEni(ETICSU itnemagap iudiser ovitnusnoc

4 aznetepmocideiranidrO

4 1 elanoizaNoilgisnoCaetouq oruE 26,158.25 oruE 53,578.4 oruE 79,627.75

4 2 .zaNoilgisnoCaderessetotsiuqca oruE 66,638 oruE 66,638

4 3 .SS.FF/ailatilAeressetoritir oruE 81,606.1 oruE 81,606.1

4 5 onazloBotacadnisaetouq oruE 22,737.2oruE 22,737.2

4 6inoizacol-edesesepseottiffa

eirav oruE 33,715.11 oruE 33,715.11

4 7 xafeehcinofelet oruE 78,074.1 oruE 78,074.1

4 8 elanosrepledirenoeeseps oruE 48,435.42 oruE 27,868.1 oruE 65,304.62

4 9 itallobirolaveilatsop oruE 88,889.4 oruE 88,889.4

4 01 airellecnac oruE 35,712.3 oruE 35,712.3

4 11 aznatneserppareesepsisrobmir oruE 83,179.5 oruE 83,179.5

4 21 inoizaroballoceizivres,eznelusnoc oruE 89,423.5 oruE 89,423.5

4 31 iracnabirenoeeseps oruE 27,471.1 oruE 27,471.1

4 41 oblAotnemanroiggaeapmats-

-

4 51 itsiverpmieeirav oruE 40,810.1 oruE 40,810.1

4 61 enoizircsiessateetouqisrobmir oruE 96,834.1 oruE 96,834.1

4 71 itnemanroiggaeitsetotsiuqca oruE 19,779 oruE 19,779

4 81 inoizarucissa oruE 70,539 oruE 70,539

4 91 onazloBotacadniSaosnepmoc - -

4 12 etsopmi oruE 61,830.1 oruE 61,830.1

4 22 enidrOoiraiziton oruE 62,514.4 oruE 62,514.4

oruE 43,550.621 oruE 70,447.6 oruE 14,997.231

5 iudisereiranidrO

5 1 0002elanoizaNoilgisnoCaetouq oruE 47,795.6 oruE 47,795.6

5 2 .cerpinna.zaNoilgisnoCaetouq - -

oruE 47,795.6 oruE 47,795.6

6 aznetepmocideiranidroartS

6 1 oiciffuarutazzertta oruE 04,774 oruE 04,774

6 2 ittircsi.numoceilarutlucevitaizini oruE 10,856.3 oruE 10,856.3

6 3 inoizelerepeseps oruE 20,792.4 oruE 20,792.4

oruE 44,234.8 oruE 44,234.8

ETICSUELATOT oruE 25,580.141 oruE 70,447.6 oruE 95,928.741

I BILANCI DELL’ORDINE: ENTRATE E USCITE 2002 E 2001

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Si è concluso con successo sabato 6aprile il primo corso di giornalismo or-ganizzato dall’Ordine regionale dei Gior-nalisti per i giovani praticanti, pubblicistie quanti si sono da poco affacciati allaprofessione giornalistica. L’idea è nataper dare una formazione di base a gio-vani che spesso già lavorano e che nonhanno occasioni formative: ormai nelleredazioni c’è sempre meno tempo perinsegnare il mestiere e anche la prepara-zione dei praticanti all’esame avviene nelmigliore dei casi dopo 18 mesi che giàlavorano, ma molto più spesso dopoanni. Il corso, diretto da Gianni Faustini,è stato realizzato in collaborazione con

Grande interesse e tanti iscritti al corso professionale per i più giovani

Giornalista, un mestiereche si può anche studiare

l’Istituto di Formazione al Giornalismo‘’De Martino’ di Milano, che ci ha man-dato i suoi migliori docenti, tutti giorna-listi con lunga esperienza in grandi testa-te nazionali e abituati a trasmettere le loroconoscenze agli allievi dell’Istituto. Si èsvolto dal 21 febbraio al 6 aprile ognigiovedì e sabato pomeriggio (dalle 14alle 16), grazie anche alla collaborazionedella Federazione trentina delle Coope-rative e del For.Es, che hanno messo adisposizione le loro sedi gratuitamente.Ci sarà una lezione conclusiva il 26 mag-gio in occasione delle celebrazioni per i30 anni del Sindacato a S. Michele. Inquell’occasione saranno consegnati gli at-

testati di frequenza ai partecipanti.I corsisti iscritti sono 43, un numero

molto elevato nonostante la scarsa pub-blicità data all’iniziativa. Si pensava a unnumero massimo di 25 persone, maquando si è arrivati a 43 si è pensato dinon fare più pubblicità al corso. Moltepersone ci hanno detto però di non aversaputo dell’iniziativa, ma pensiamo di ri-peterla l’anno prossimo e di aggiungerealtri momenti di formazione e per que-sto pubblichiamo in sintesi il program-ma svolto quest’anno e invitiamo i po-

tenziali interessati a dare già fin d’ora

la loro disponibilità di massima per

una nuova edizione.

Nel corso dell’Assemblea dell’Ordine sonostati premiati con un distintivo d’oro raffiguran-te una penna d’oca, simbolo della professio-ne, quattro colleghi iscritti da 50 o più anni al-l’Albo. Eccoli nella foto in prima fila da destra:

Arturo Chiodi, professionista iscritto dal1.4.1949 (è stato fra l’altro direttore della Gaz-zetta di Mantova, del Popolo, del Mattino di Fi-renze, della Gazzetta del Popolo, fondatore delGiornale Radio Rai terzo programma e del Grdi lingua tedesca di Bolzano)

Mario Comina, pubblicista iscrittodal16.2.1952 (è stato collaboratore de l’Adigee del Corriere dello Sport)

Marcello Gilmozzi, professionista iscrittodal 1.7.1952 (è stato tra l’altro vice direttore del’Adige e direttore del Popolo)

Padre Giovanni Bonetti, pubblicista iscrittodal 21.7.1952 (è stato collaboratore de l’Adige,di Vita Trentina e delle pubblicazioni missiona-rie francescane).

PENNA D’OCA (D’ORO) A QUATTRO COLLEGHI DI LUNGO CORSO

A conclusione della sua relazione, il presidente dell’Or-dine regionale ha invitato i presenti a un minuto di raccogli-mento in ricordo dei colleghi scomparsi nel 2001/2002,per i quali è stato pubblicato lo stesso giorno dell’assembleaun necrologio sui quotidiani regionali: ALDO ALDI,GIANPAOLO CAPPELLETTI, CESARE GUGLIEL-MO, RINO PEREGO, SABINO UBER.

Giovedì 21 febbraio: In-

troduzione. Storia e socio-

logia del giornalismo

(Gianni Faustini, già presi-dente nazionale Ordine, gior-nalista Rai, direttore Alto Adi-ge e Adige, docente di storiadel giornalismo all’UniversitàLa Sapienza di Roma)

Sabato 23 febbraio: De-

ontologia. I doveri deonto-logici del giornalista; etica pro-fessionale; la legge del ’63; car-ta dei doveri; codice sulla pri-vacy; carta di Treviso; giuri-sprudenza ordinistica; pareridel Garante e casistica. (Fran-

RICORDATI I COLLEGHI SCOMPARSIRICORDATI I COLLEGHI SCOMPARSIRICORDATI I COLLEGHI SCOMPARSIRICORDATI I COLLEGHI SCOMPARSIRICORDATI I COLLEGHI SCOMPARSI

co Abruzzo, presidente –di-missionario - dell’OrdineLombardia , già cronista a“Il Giorno” e caporedattoreal “Sole 24 ore”, docente diStoria del Giornalismo al-l’Università Statale di Mila-

no, autore di fondamentalistudi sul giornalismo).

Giovedì 28 febbraio: Di-

ritto e informazione. Costi-tuzione; libertà di espressio-ne; diritto di informare e diessere informati; norme am-

ministrative e penali relativealla stampa (avvocato Cor-

so Bovio, giornalista, docen-te universitario, massimoesperto italiano dei rapportitra diritto e informazione eautore di numerose pubbli-cazioni sull’argomento)

Sabato 2 marzo: Le fon-

ti del giornalismo e i

settori specifici in cuisi articola (bianca,nera, giudiziaria,cultura, esteri, spet-tacoli, sport,ecc…). Le partico-

segue a pag 24

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Sul quotidiano l’Adige èstata innescata nel febbraioscorso una polemica che se-condo il Consiglio dell’Ordi-ne dei Giornalisti ha portatosolo discredito alla categoriae all’Ordine stesso.

Sull’edizione del 1 febbra-io è apparso un servizio dimetà pagina dal titolo ‘’Pro-vincia, tutti capiredattori’, sot-totitolo ‘’Massima qualifica peri nove giornalisti dell’UfficioStampa. E adesso ne verràassunto un decimo per le va-rie riviste’; occhiello ‘’Tre deicomponenti adibiti alla pro-mozione turistica dell’Apt.Gli altri si occupano dellepubblicazioni. Anche se gli ar-ticoli sono scritti da esterni’.L’articolo era accompagnatoda un’intervista al presidentedella Giunta, Dellai, che giu-stificava l’inquadramento deigiornalisti e, spazientito perl’insistenza dell’intervistatore,si lasciava andare a frasi pocourbane.

Lo stesso giorno l’Adigeha chiesto al presidente del-l’Ordine, Fulvio Gardumi, unsuo parere sulla vicenda. Gar-dumi lo ha inviato ma se lo èvisto pubblicare il giornodopo nelle lettere al diretto-re. E questa è stata una primascorrettezza. Se si chiede unparere non si vede perchédebba essere messo tra le let-tere, come se l’iniziativa di scri-vere fosse partita dal presiden-te. Tanto più che lo stessogiorno (2 febbraio) l’Adigeprosegue nella ‘’battaglia’con-tro quella che definisce ‘’l’ano-malia trentina’degli ufficistampa, precisando nell’oc-chiello del nuovo articolo chel’ufficio stampa provinciale diBolzano produce 4.250 co-municati all’anno e quello diTrento solo 2.500.

Nel suo intervento Gardu-mi aveva criticato proprioquesto voler fare i conti in

base al numero di comunica-ti, sostenendo che la profes-sionalità non si misura sul nu-mero di comunicati e che l’in-quadramento come capire-dattori era una scelta di tiposindacale fatta a suo tempo inmancanza di un contratto spe-cifico per gli uffici stampa.Troppa generosità a spese deicontribuenti? Può essere, maciò che è stato offensivo per icolleghi dell’ufficio stampa è

stato proprio valutare la quan-tità del loro lavoro e non laqualità. Gardumi aveva rico-nosciuto all’Adige che se l’in-tento era quello di dimostra-re che l’esercizio di critica sirivolge anche contro i gior-nalisti, la cosa era in sè positi-va, ma che il risultato era sta-to un altro: ‘’aver messo in cat-tiva luce un gruppo di pro-fessionisti che non lo merita eaver indebolito complessiva-mente l’immagine della cate-goria dei giornalisti, già ber-saglio privilegiato di troppipolitici che non trovano dimeglio che attribuire moltedelle loro incapacità ai gior-nalisti’.

Che il risultato fosse stato

quello previsto dal presiden-te dell’Ordine è stato dimo-strato nei giorni successivi dalettere dei lettori (‘’Stakanovi-sti in redazione’ e via di que-sto passo). Ma a questo pun-to si inserisce una nuova eancor più incomprensibilepolemica del direttore del’Adige, Paolo Grezzi, chedomenica 3 febbraio intitolaun articolo di fondo ‘’L’ono-re perduto della libera stam-

pa: i giornalisti el’onore (da Co-gne a Trento).Dopo aver cri-ticato giusta-mente gli ecces-si dei giornalisti‘’sciacalli’ nellavicenda di Co-gne, concludetestualmentecon un ps: ‘’ilpresidente del-l’Ordine deigiornalisti delTrentino AltoAdige, FulvioGardumi, ierl’altro ci ha rim-proverato diessere stati cat-tivi e di aver of-

feso l’onore della categoriaper aver pubblicato su l’Adi-ge una piccola inchiesta sullacuriosa situazione che vedetutti e nove gli addetti dell’uf-ficio stampa della giunta pro-vinciale di Trento inquadraticon l’alta qualifica di capire-dattori. La sua critica mi tur-ba e mi sconcerta, perché soquanto Gardumi sia sensibilealla tutela dei soggetti debolinei confronti dell’informazio-ne irrispettosa e arrogante.Ma perché avremmo dovu-to essere omertosi e corpo-rativi nei confronti di una si-tuazione di privilegio – finan-ziata con denaro pubblico –che riguarda alcuni aderentialla nostra categoria? Se sco-

priamo che in un ufficio pub-blico sono tutti inquadrati epagati come dirigenti anchequelli che non dirigono untubo e prendono ordini, e loscriviamo, facciamo una me-ritoria opera di informazio-ne, mentre se parliamo deinostri colleghi, siamo deglisciacalli?

Mah, caro Fulvio, davve-ro non l’ho capita la tua dife-sa d’ufficio della lesa dignitàdella categoria degli addettistampa, rispettabilissimi e sti-mabili, quando a noi parevasolo di aver criticato il Princi-pe (o il Palazzo) che li pro-muove tutti a spese del con-tribuente. Ma si vede che in-vecchio, e che non so più checosa è uno sciacallo, e tantomeno che cos’è l’onore’.

Fin qui Ghezzi. Che cosac’entrino i giornalisti sciacallidi Cogne con la vicenda del-l’ufficio stampa è del tuttoincomprensibile. Solo che ilettori, ancora una volta, l’han-no capita a modo loro e han-no cominciato a scrivere let-tere del tenore ‘’è vero, i gior-nalisti sono sciacalli e privile-giati e l’Ordine difende scia-calli e privilegiati’. Il presiden-te dell’Ordine si è sentito indovere di scrivere una nuovalettera per chiarire che l’Or-dine non difende ma puniscegli sciacalli. Ma a quel puntoormai la polemica aveva pre-so la sua strada, i lettori sisono lasciati suggestionaredall’abile accostamento diGhezzi tra giornalisti sciacallie privilegiati , dove l’Adigeappariva l’unico difensoredell’etica giornalistica e l’Or-dine il cattivo difensore deicattivi giornalisti.

A chi sia giovata questapolemica e soprattutto per-ché sia stata montata sono in-terrogativi la cui risposta lalasciamo alla sensibilità e al-l’intelligenza di tutti i colleghi.

Il Consiglio dell’Ordine replica all’Adige e al suo direttore

Tutti capi redattori in ProvinciaMa la polemica a chi giova?

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di Fulvio Gardumidi Fulvio Gardumidi Fulvio Gardumidi Fulvio Gardumidi Fulvio Gardumi

Una vicenda che ha assuntoanche i toni della polemica inalcuni ambienti altoatesini ri-guarda i ‘’bollini’da applicaresulla tessera dell’Ordine. Que-st’anno, dopo 30 anni di storiadell’Ordine, si è deciso di sosti-tuire i vecchi bollini in cartonci-no che venivano incollati sullatessera con dei bollini autoade-sivi e un pò più ‘moderni’ ma-gari anche meno facilmente ri-producibili (chiunque, volendo,poteva farsi col proprio com-puter il vecchio bollino). Que-st’anno si è introdotto il coloree il logo dell’Ordine nazionaledei Giornalisti ma, ahimè, pervoler essere un pò più bilinguidi quanto si sia stati in passato(va precisato che per 30 anni c’èsempre stato scritto solo ‘Or-dine dei Giornalisti Trento’ enessuno si è mai lamentato diquesto palese mancato bilingui-smo!), sul bollino di quest’annoè apparsa la scritta ‘’Ordine deiGiornalisti Trentino-Südtirol2002”.

La mancata dizione ‘AltoAdige’ ha sollevato le protestedi alcuni giornalisti altoatesini dilingua italiana che si sono sentitioffesi. Sono state scritte lettereal direttore del Sindacato nazio-nale (ma non si capisce che c’en-tri la Fnsi e il povero Tartagliain questa storia), al Presidentedell’Ordine nazionale e a tuttauna serie di personalità, a Bol-zano sono state dedicate allaquestione trasmissioni televisivedai toni apocalittici e è nato unbotta e risposta pepato con unorgano di informazione di lin-gua tedesca.

Come presidente dell’Ordi-ne vorrei placare gli animi, pre-cisando che non c’è stata nes-suna volontà di offendere igiornalisti altoatesini di lingua ita-liana. Si è trattato di un banalequanto involontario errore in ti-pografia, del quale faccio am-menda e al quale l’anno prossi-

mo rimedieremo. Qualcunoha chiesto che già quest’an-no ristampiamo i bollini e lirispediamo a tutti. Vorrei ri-spondere che trovo fuoriluogo tale richiesta per i se-guenti motivi: 1) Il ‘’bolli-no’non è un documento uf-ficiale – nessuna legge loprevede – è solo un modocome un altro per docu-mentare l’avvenuto paga-mento. Ma nessuno precisa

che cosa ci vada scritto. Ba-sterebbe anche un semplice‘’2002”. 2) In secondo luogo,se proprio volessimo farlobilingue, si dovrebbe scrivere‘’Ordine dei Giornalisti Tren-tino Alto Adige-Südtirol –Journalisten Kammer Trenti-no-Südtirol” e forse anche, arigore, la scritta in Ladino. Inogni caso non basterebbe unbollino di un centimetro qua-drato ma servirebbe un len-

Sul nuovo, colorato bollino da applicare sul tesserino professionale

E l’Ordine finisce sotto accusa:c’è Südtirol, ma non “Alto Adige”

zuolo. 3) Come ho già ricor-dato, per 30 anni è comparsasui vecchi bollini solo la dici-tura ‘’Ordine dei GiornalistiTrento’. Perché nessuno si èmai lamentato nè alcun gior-nalista di lingua tedesca si èmai sentito offeso per questascritta solo italiana?

Colgo l’occasione per ag-giungere una riflessione. Laparte di lingua tedesca dell’Or-dine è sempre stata, a mioavviso, un po’ trascurata.Questo non per cattiva vo-lontà ma per oggettive diffi-coltà di traduzione di tutti idocumenti, con i costi con-nessi. Le delibere, ad esem-pio, non vengono scritte intedesco, ma solo in italiano.Vogliamo ovviare a queste la-cune? O ci lamentiamo soloquando ci si dimentica unaparola italiana e facciamo fin-ta di niente tutte le volte in cuimancano le traduzioni in te-desco? Vogliamo assumereanche una segretaria di linguatedesca perché curi la corri-spondenza e tutte le pratichein tedesco? Se l’assemblea lodecide, si può fare, precisan-do però che occorrerà au-mentare la quota di iscrizioneannuale per pagare le relativespese. Ma almeno saremo si-curi che non ci sfuggirà piùun bollino inesatto…

Questo Consiglio ha cer-cato di fare qualcosa di con-creto per rimediare almeno inparte alle carenze sul versantelingua tedesca e, per comin-ciare, ha deciso di tradurre lenorme deontologiche e dicollaborare con la scuola digiornalismo in lingua tede-sca. Mi pare un segnaledi buona volontà,come nelle intenzio-ni voleva essere an-che quello del bol-lino, solo che il dia-volo ci ha messo lacoda.

È stato rinnovato anche quest’anno l’accordo con il CaafCgil per l’applicazione ai nostri iscritti di tariffe agevolateper la dichiarazione dei redditi 2001.

Sono le seguenti:Provincia di Bolzano:Mod. 730/01 • 29,00Mod. 730/01 (coniuge a carico) • 36,00Mod. 730/01 (coniuge non a carico) • 56,00Unico 2001 • 43,00Ici 2001 • 10,00Le dichiarazioni verrano raccolte anche presso la sede

del Sindacato il giorno 14 maggio, dalle 8.30 alle 12: ènecessario prenotarsi (tel. 0471 971438)

Provincia di Trento:730 Precompilato (se non richiede correzioni) • 0730 Singolo • 18,00730 Congiunto • 36,00730 Congiunto (solo un coniuge iscritto) • 59,00Unico • 26,00Bollettini Ici (per ogni comune) • 6,00Dichiarazione Ici • 10,00

Auch heuer ist das Abkommen mit der Steuerberatungs-stelle Caaf-CGIL erneuert worden. Vorzugstarife gelten beider Abfassung der Steuerklärungen 2001 für alle Gewerk-schaftsmitglieder.

SüdtirolMod. 730/01 • 29,00Mod. 730/01 (Ehegatte zu Lasten) • 36,00Mod. 730/01 (Ehegatte nicht zu Lasten) • 56,00Unico 2001 • 43,00ICI 2001 • 10,00Entgegengenommen werden die Steuerklärungen auch

am Sitz der Gewerkschaft am 14. Mai zwischen 8,30 Uhr und12 Uhr. Dabei ist eine Vormerkung erforderlich (Tel. 0471/971438).

Trentino730 ausgefüllt (falls keine Korrektur notwendig) • 0730 Einzelperson • 18,00730 Ehepaar • 36,00730 Ehepaar (nur ein Gewerkschaftsmitglied) • 59,00Unico • 26,00ICI (für jede Gemeinde) • 6,00ICI-Erklärung • 10

CONVENZIONE CON CAAF CGIL

VEREINBARUNG MIT CAAF CGIL

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Autorizzazione Tribunale di Bolzano n. 20/82 del 10/12/1982

Spedizione in abbonamento postale

comma 20/c - Legge 662/96

Direttore responsabile: Giuseppe Marzano

Coordinatori: Giancarlo Vincenti e Hugo Seyr

In redazione: Franco Sitton, Paul Pichler,

Giorgio Fait, Ermanno Hilpold

Redazione: Via dei Vanga, 22 - Bolzano

Telefono 0471-971438, fax 0471-981192, [email protected]

Impaginazione: Studio Pegaso Multimedia (Cognola)

Stampa: Arti Grafiche La Commerciale Borgogno Srl-Gmbh

via Galilei 26 - 39100 BOLZANO

ISCRITTI ALL’ORDINE

nelle sedute del 19 dicembre

2001, 1 febbraio 2002 e 13

marzo 2002

PROFESSIONISTI

CHIGHIZOLA Sandra

(Salò - BS 19.07.1946) decorren-

za 09.10.2001; DEPENTORI

Pierluigi (Riva del Garda 21.09.1971)

decorrenza 11.10.2001; PLIEGER Harald

(Brunico 23.07.1971) decorrenza

25.02.2002; SGAMBELLONE Giuseppe

(Bagnara Calabra - RC 26.11.1956) decor-

renza 04.07.1986 (trasferito dall’Ordine

della Calabria).

PUBBLICISTI

ENDERLE Sieglinde (Termeno

30.09.1959) Traminer Dorfblatt, decorren-

za 01.02.2002; GASPERI Stefano (Tren-

to 08.05.1959) Agricoltura Trentina, de-

correnza 01.02.2002; HOFER Gustav (Sa-

rentino 09.05.1976) Neue Südtiroler Ta-

geszeitung, decorrenza 01.02.2002; MAN-

ZANA Giacomo (Rovereto 31.10.1973)

Il Fisco decorrenza 01.02.2002; FLIES

Irmgard (Bolzano 04.03.1935) Dolomiten,

decorrenza 13.03.2002; MARCHESE

Eliana Agata (Catania 23.06.1980) l’Adi-

ge, decorrenza 13.03.2002; PIZZINI Luisa

(Rovereto 20.03.1969) l’Adige, decorren-

za 13.03.2002; SCHWARZE Gabriele

Claudia (Zwenkau (D) 20.12.1965) Dolo-

miten; decorrenza 13.03.2002.

PRATICANTI

RIZZA Marco (Bolzano 21.11.1976)

Alto Adige, decorrenza 01.12.2001; WIE-

SER Marion (Bolzano 05.08.1979) Katho-

lisches Sonntagsblatt, decorrenza

01.06.2001; BALDESSARI Michela

(Trento 20.06.1976) Radio Dolomiti, de-

correnza 21.01.2002; FABIANI Elena

(Merano 10.04.1972) aggiornamento iscr.

registro praticanti al 01.01.2000; FRE-

GONA Luca (Bolzano 02.04.1966) Alto

Adige, decorrenza 01.10.2000; GOBBAT

Barbara (Portogruaro – VE 07.05.1971)

Trentino Industriale, decorrenza

01.02.2002; GOBBATO Fabio (Bolzano

27.07.1971) aggiornamento iscr. registro

praticanti al 01.11.2000.

ELENCO SPECIALE

HOLZKNECHT Franz (Merano

03.01.1967) Schlern Aktuelle – Sciliar

Attualità, decorrenza 01.02.2002; MAL-

FER Luciano (Trento 09.01.1962) INF-

FAMIGLIA, decorrenza 01.02.2002;

PONTALTI Michele (Trento 05.02.1955)

IASMA Notizie, decorrenza 01.02.2002;

ANESI Sergio (Baselga di Pinè

21.06.1952) Notiziario Alta Valsugana,

decorrenza 13.03.2002; AVENA Loren-

za (Bolzano 25.09.1996) Der Schlernbo-

te – Il Corriere dello Sciliar, decorrenza

13.03.2002; CASONATO Marco (Tren-

to 19.02.1960) SIBT News, decorrenza

13.03.2002; FEDEL Domenico (Baselga

di Pinè 15.06.1945) Autonomia Integrale,

decorrenza 13.03.2002; SANTONI Mar-

co (Arco 28.06.1956) Il Nodo, decorren-

za 13.03.2002.

larità specifiche sui singolimezzi di comunicazione(Alfredo Pallavisini, giàinviato del “Giornale nuo-vo” di Montanelli e autoredi testi di storia e enciclope-die per Mondatori).

Giovedì 7 marzo: La

carta stampata. Il quotidia-no, il periodico, l’articolo,l’intervista, l’inchiesta, l’invia-to, il redattore al desk, il cor-rispondente: tecniche e stra-tegie, consigli pratici.L’agenzia. (Gigi Speroni,già inviato della Domenicadel Corriere e del Corrieredella Sera, capo uffico stam-pa della Rizzoli libri e diret-tore delle relazioni esterne diEuro Tv)

Sabato 9 marzo: La te-

levisione pubblica e priva-ta. Il lavoro del giornalistain redazione e in esterno. Illinguaggio della tv, l’infor-mazione, l’intrattenimento, lafiction, lo sport…Le ripre-

se e il montaggio dei servi-zi. Documentazioni visive.L’auditel, lo share, gli spot.(Roberto Costa, già invia-to del Tg1 e del Tg2 e re-sponsabile della redazionemilanese di Rai Sport)

Giovedì 14 marzo: La

radio e il suo linguaggio,l’emittenza pubblica e priva-ta. L’informazione, la co-struzione di un servizio, leparticolari potenzialità delmezzo. La radio come co-municazione globale (Da-

niele Biacchessi, caposer-vizio Radio 24, emittente delSole 24 Ore, autore di libria metà tra inchiesta e narra-zione sui più importanti fattidi cronaca degli ultimi 30anni)

Sabato 16 marzo: Il

giornalismo multimedia-

le e on line e il suo linguag-

gio. La costruzione di un ar-ticolo e di un servizio. Gliapprendimenti tecnici. Ilnuovo mercato. Situazioni eprevisioni. (Sergio Bolzo-

ni, caposervizio attualità diTgCom, il telegiornale online di Mediaset)

Giovedì 21 marzo: Gli

uffici stampa. La comuni-cazione pubblica e privatatramite gli uffici stampa, lerelazioni esterne, i portavo-ce. Le nuove possibilità of-ferte dalle istituzioni. (Alber-

to Faustini e Enrico Pais-

san, capi ufficio stampa del-la Giunta provinciale e delConsiglio provinciale)

Sabato 23 marzo: Orga-

nismi di categoria. Ordi-ne (Antonio Viali, diretto-re Ordine nazionale). Sinda-cato (Giancarlo Tartaglia,direttore nazionale Fnsi)

Giovedì 4 aprile: Cenni

sul sistema giudiziario ita-

liano con particolare atten-zione al processo penale(Carlo Ancona, responsa-bile ufficio Gip del Tribu-nale di Trento)

Sabato 6 aprile: L’info-

grafica. Linguaggio e tec-

niche di una nuova pro-

fessione in rapida espan-

sione (Franco Malaguti,grafico, già collaboratore del’Unità , Vie Nuove, Sape-re, direttore artistico delleedizioni Mondadori)

Domenica 26 maggio:

Incontro conclusivo del

corso a S.Michele all’Adigein occasione della celebra-zione dei 30 anni del Sinda-cato regionale. Dibattito conPaolo Serventi Longhi,segretario nazionale dellaFnsi , Gabriele Cescutti,presidente nazionale Inpgi,e altri esponenti del giorna-lismo nazionale

segue da pagina 21

Mestiere che si impara

ORDINE: ECCOI NUOVI ISCRITTI