ANNO X N.04 DIVI DERE - Diocesi di Mazara del Vallo … · 2013-03-23 · è abbattuta nelle ultime...

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Storie di mare e voci dall’Africa CON DIVI DERE Quindicinale della Diocesi di Mazara del Vallo ANNO X N.04 DEL 26 FEBBRAIO 2012 - DISTRIBUZIONE GRATUITA IL MEDITERRANEO SENZA FRONTIERE Servizi alle pagine 4 e 5 L a bufera mediatica su presunti privilegi fiscali che si è abbattuta nelle ultime settimane sulla Chiesa in Italia ha colto impreparati molti cittadini. Anche se la maggior parte di loro non si raccapezza facilmente tra testi unici, regolamenti, circolari applicative, tutti hanno sensibilità sufficiente per reagire energicamente contro le esenzioni privilegiarie che sembrano sottostare al clamore crescente che se la prende con la Chiesa, con il Vaticano e con i furbi che cercano di sfuggire alle tasse, alle quali i cit- tadini comuni non possono sottrarsi. Occorre, allora fare chiarezza, per ristabilire la verità ed essere onesti verso se stessi e gli altri. *** Editoriale ICI, IMU: uguali per tutti, o esenzione e privilegi? In questa foto: Pescatore a bordo di una tipica lancia pan- tesca dentro il vecchio porto dell’isola di Pantelleria, lo scorso dicembre. (foto Max Firreri) Pubblicità Pubblicità

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Storie di mare e voci dall’Africa

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Quindicinale della Diocesi di Mazara del ValloANNO X N.04 DEL 26 FEBBRAIO 2012 - DISTRIBUZIONE GRATUITA

IL MEDITERRANEOSENZA FRONTIERE

Servizi alle pagine 4 e 5

La bufera mediatica su presunti privilegi fiscali che siè abbattuta nelle ultime settimane sulla Chiesa inItalia ha colto impreparati molti cittadini. Anche se

la maggior parte di loro non si raccapezza facilmente tratesti unici, regolamenti, circolari applicative, tutti hannosensibilità sufficiente per reagire energicamente contro leesenzioni privilegiarie che sembrano sottostare al clamorecrescente che se la prende con la Chiesa, con il Vaticano econ i furbi che cercano di sfuggire alle tasse, alle quali i cit-tadini comuni non possono sottrarsi. Occorre, allora farechiarezza, per ristabilire la verità ed essere onesti verso sestessi e gli altri. ***

Editoriale

ICI, IMU: uguali per tutti, o esenzione e privilegi?

In questa foto: Pescatore abordo di una tipica lancia pan-tesca dentro il vecchio portodell’isola di Pantelleria, lo scorsodicembre. (foto Max Firreri)

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duen.04-26febbraio2012www.diocesidimazara.it

Il Regno di Dio è simile a ... Nes-suna definizione, ma solamenteicone, che solo chi abbia orecchieper ascoltare possa intendere. Mc4,26-32 ne traccia i contorni: ilRegno è seme che spunta da solo; èminuscolo granello di senape. Inentrambe le parabole è messo inscena un contadino, il cui com-pito comincia e si conclude col se-minare. È solamente uncontadino e fa il proprio lavoro. Ilseme germoglia e cresce, il granellodi senape si fa casa degli uccellidel cielo, vegli o dorma chi lo haseminato; come, egli stesso non losa (cfr Mc4,27). Il discepolo noncostruisce il Regno, non può ge-stirlo né appropriarsene: la sovra-nità di Dio è dono che accade,egli può solamente lasciarsi attra-versare dal mistero che non sa népuò imprigionare. Troppo spessoabbiamo avuto la presunzione didefinirci “costruttori del Regno”,come se, mattone dopo mattone,Dio ci avesse reso autori di murao trincee che lo potessero difendere.Ma il senso del discepolato risiedein quella Parola che ne stigma-tizza tratti e contorni: li scelse per-ché stessero con lui (cfr Mc3,14);solo questo è il loro compito e laloro ricchezza. Il discepolo non hanulla da difendere, è piuttostochiamato a “scandalizzare” chi siappiglia a poteri di casta ovvero agerarchie travisanti. Il discepolo ènudo, rivestito solo delle vesti can-dide della Risurrezione. Forte è latentazioni di chiudersi in nuovecaste: Maestro abbiamo visto unoche scacciava i demoni nel tuonome e volevamo impedirglieloperché non era dei nostri. MaGesù risponde: non glielo impe-dite (cfr Mc9,38-40). Lo Spiritosoffia dove vuole e suscita ognigiorno nuovi e sorprendenti “pro-feti”, si chiamino Pietro, Paolo,Francesco, Roberto o Adriano; eproclamino il Regno svelato e ve-lato nel volto di Dio dal pulpitodi una Chiesa o dal palcoscenicodi un teatro. Il Signore Dio mi re-gali sempre orecchi per intendere!

La bufera mediatica su presunti privilegi fiscaliche si è abbattuta nelle ultime settimane sullaChiesa in Italia ha colto impreparati molti cit-

tadini. Anche se la maggior parte di loro non si rac-capezza facilmente tra testi unici, regolamenti,circolari applicative, tutti hanno sensibilità suffi-ciente per reagire energicamente contro le esenzioniprivilegiarie che sembrano sottostare al clamore cre-scente che se la prende con la Chiesa, con il Vaticanoe con i furbi che cercano di sfuggire alle tasse, allequali i cittadini comuni non possono sottrarsi. Taledisparità appare tanto più odiosa e discriminatorianell’attuale congiuntura che sta spremendo tutti.Occorre, allora, fare chiarezza, per ristabilire la veritàed essere onesti verso se stessi e gli altri. Per primacosa occorre dire che l’esenzione dall’ICI, oggi IMU(Imposta Municipale Unica, ndr), non è un privile-gio concesso alla Chiesa sui beni che possiede. Alcontrario, essa è il riconoscimento di un regime fi-scale agevolato per quegli immobili che vengono adi-biti a finalità di pubblica utilità, come nel caso, adesempio, delle attività di assistenza e beneficenza enell’esercizio del culto. La ragione di tale esenzionesta nel fatto che si tratta di attività, definite tassati-vamente per legge, che non hanno scopi commer-ciali o fine di lucro. In altri termini, lo Stato imponeai comuni di rinunciare ai tributi sugli immobili neiquali vengono esercitate attività di pubblica utilità,al fine di destinare ad esse tutte le risorse, compresequelle gravanti sull’edificio che dovrebbero essereversate all’amministrazione finanziaria. Se, poi, siconsidera che tale esenzione vale non solo per gli entiecclesiastici ma anche per quelle istituzioni chehanno finalità analoghe - come le ONLUS - si com-prende che il cosiddetto privilegio non è un “favore”fatto alla Chiesa, ma rappresenta una scelta ragione-vole che, in fondo, va a vantaggio dei cittadini. Altracosa, invece, è l’abuso di chi invoca l’esenzione e sene avvale o senza averne diritto, o estendendo inde-bitamente l’esenzione a quelle parti dell’immobileche sono tenute all’imposta per il fatto che in esse sisvolgono altre attività che non hanno titolo al regimeagevolato. Nei confronti di costoro siamo noi i primia invocare le sanzioni previste, sia per la violazionedella normativa vigente, sia per il discredito che at-tirano sulle istituzioni, ecclesiastiche e non, che, alcontrario, osservano puntualmente i loro doveri.Chiarezza, dunque, per ristabilire la verità e fare giu-stizia.

LETTURE

editorialeICI, IMU: uguali per tutti,o esenzione e privilegi?

Grani di Vangelodi Erina Ferlito

***

SOMMARIOLe decisioniNuovo regolamentodiocesano per leConfraternite 3

ElezioniEletto il nuovo Consigliopastorale parrocchiale inMatrice a Marsala

Il reportageIl Mediterraneo senzafrontiere

Voci dall’AfricaLa voce chiara dilibertà del mondoarabo 4-5

MemorieLa Madonna di Custo-naci e l’ericino donCarlo Mazzara 7

L’intervistaParla monsignor La-hham, trasferito Vescovoausiliare ad Amman 73

4-5

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misure, prezzi e modalità d’acquisto

Inagenda

SELINUNTE/3-4 MARZOEsercizi spirituali per coppie di sposiSi terranno sabato 3 e domenica 4 marzo all’hotelAdmeto di Marinella di Selinunte gli esercizi spiri-tuali per coppie di sposi ed operatori di pastorale fa-miliare. A guidare gli esercizi sarà padre GiovanniMucaria. Informazioni sul sitowww.diocesimazara.it.MAZARA DEL VALLO/4 MARZOAl seminario convegno su crisi e bene comuneSi terrà domenica 4 marzo (ore 16,30) al SeminarioVescovile di Mazara del Vallo il convegno sul tema“Complessità della crisi e bene comune - Quale fu-turo per la Sicilia?”. Relazionerà Giuseppe Notarsfe-tano dell’Università degli studi di Palermo.L’iniziativa è dell’Azione Cattolica.DA PANTELLERIA AL BELICE/4-17 MARZOVia Crucis diocesana animata dai giovani

Partirà domenica 4 marzo dal-l’isola di Pantelleria la Via Crucisdiocesana animata dai giovani, invista della Giovaninfesta, che siterrà il 1° maggio a Santa Ninfa.La Via Crucis toccherà Castelve-

trano (il 16), Poggioreale e Salaparuta (il 17). Dal 22marzo poi le tappe a Gibellina, Salemi, Vita, Cam-pobello di Mazara, Mazara del Vallo, Partanna, Mar-sala e per finire Santa Ninfa. MARSALA/7 MARZOSecondo incontro per le catechisteMercoledì 7 marzo (ore 17) nella chiesa madre diMarsala si terrà il secondo incontro di formazionedelle catechiste. Il terzo ed ultimo incontro si terràmercoledì 18 aprile.PARTANNA/10-11 MARZORitiro diocesano di Quaresima per giovaniSi terrà sabato 10 e domenica 11 marzo al SantuarioMadonna della Libera a Partanna il ritiro diocesanodi Quaresima organizzato dal Servizio diocesano diPastorale Giovanile. La due giorni sarà guidata dallaLectio Divina del Vescovo. SALEMI/11 MARZOConferimento ministero di Lettore a SalemiDomenica 11 marzo (ore 18) nella chiesa madre diSalemi il Vescovo conferirà il Ministero del Lettoratoal seminarista Alessandro Palermo.

Nuovo regolamento per le Confrater-nite della Diocesi, approvato dal Ve-scovo. Il rinnovato testo organizzativo

ha apportato significative variazioni non soloper quel che concerne l’aspetto formativo-spi-rituale, ma anche per quello gestionale. I consi-gli delle Confraternite rimarranno in caricacinque anni e non più tre come lo era prima. Inquesto modo i consigli avranno più tempo perportare a termine il loro programma plurien-nale, nel pieno rispetto delle direttive impostedal piano pastorale. I particolari del nuovo stru-mento che regola le Confraternite sono stati il-lustrati durante l’incontro straordinario che siè tenuto nella chiesa di San Francesco d’Assisia Marsala. «Se un cristiano entra a far parte diuna Confraternita che ha delle regole ben pre-cise e chiare, è tenuto al pieno rispetto dellestesse - ha detto il Vescovo - il comportamentodel confrate deve essere esemplare in tutte le fasidella vita quotidiana. Da buon seguace di Diodeve sapere perdonare e non deve mai nascon-dere la propria identità cristiana, che deve cre-scere, sistematicamente, attraverso la catechesi.Fede, speranza ed amore devono essere elementicardini della vita del confrate, chiamato, oggipiù che mai, a relazionarsi con i fratelli di diversaetnia religiosa. L’interessante iniziativa della riu-nione di confrati e consorelle lilybetani è stata

promossa dal delegato diocesano per le confra-ternite, sacerdote Mariano Narciso, da don VitoCaradonna, vice delegato; nonché dai prioriGiuseppe Scandaliato (Maria Santissima Addo-lorata), Claudio Sammartano (Sant’Anna),Piero Angileri (Santissimo Sacramento) e Fran-cesco Russo (Maria Santissima Immacolata).«L’esigenza di questo incontro – ha precisato

padre Narciso – è derivata da un chiaro ed im-portante messaggio che è stato lanciato dallaCei, la Conferenza Episcopale Italiana, che haproposto alla Chiesa in Italia, per l’attuale de-cennio, il tema dell’emergenza educativa. LeConfraternite, parte attiva della comunità cat-tolica, devono essere, dunque, pronte a racco-gliere questa sfida affrontandola con l’energiache trova radici profonde nelle tradizioni difede, pietà popolare e carità. Ciascun compo-nente - ha proseguito don Narciso - si deve sen-tire interpellato e deve essere parte attiva pertestimoniare con la propria vita la novità cheCristo ha portato nel mondo. Le comunità cri-stiane, come ha detto il Santo Padre, BenedettoXVI al Convegno diocesano di Roma devonoessere comunità affidabili. E questo vale inprimo luogo per le Confraternite. L’amore perla parola di Dio, l’Eucarestia, l’attenzione versole nuove povertà, l’impegno educativo nel tra-smettere i valori umani e cristiani ai giovani, latestimonianza della pienezza di vita familiare esociale, devono essere il distintivo primario edindissolubile delle Confraternite». Alla riunionehanno anche partecipato le delegazioni dellaMadonna della Salute, di San Giuseppe, di SanGiovanni e di Maria Santissima del Pianto e deiSette Dolori di Castelvetrano e del SantissimoSacramento di Salemi.

tren.04-26febbraio2012 www.diocesidimazara.it

Nella chiesa di San Francesco d’Assisi a Marsala il raduno, presenti anche le delegazioni di Castelvetrano e SalemiLedecisioni

Nuovo regolamento diocesano per le ConfraterniteConsigli direttivi in carica cinque anni e non più tre

i numeri

AMarsala operano quattro Confraternite.Quella dell’Addolorata è la più numerosa(195) e si occupa dell’organizzazione della

processione del Venerdì Santo. Quella di Sant’Anna(65) cura invece la sacra rappresentazione dei Misteriviventi del Giovedì Santo. Quelle del Ss Sacramento(105) e dell’Immacolata (64) si occupano delle ri-spettive processioni. L’appartenenza alle Confrater-nite è più sentita dalle donne (il 62% degli associati).Alta l’età media degli uomini: 55 anni. (ng)

Marsala la città con più confrati

CONDIVIDEREQuindicinale d’informazione della Diocesi di Mazara del Vallo

Registrazione Tribunale di Marsala n. 140/7 -2003

EDITORE: Associazione culturale “Orizzonti Mediterranei”, piazza della

Repubblica, 6, 91026 Mazara del Vallo (TP). REDAZIONE: telefono

0923902737, [email protected] EDITORIALE:

monsignor Domenico Mogavero. DIRETTORE RESPONSABILE: don

Francesco Fiorino. COORDINATORE DI REDAZIONE: Max Firreri.

HANNO COLLABORATO: Erina Ferlito, Vincenzo Di Stefano, Nino Guer-

cio, Fabrizio Fonte, Rosamaria Colletti Lanza. IMPAGINAZIONE E GRA-

FICA: Antonino Modica. STAMPA: Grafiche Napoli Campobello di

Mazara. Questo numero è stato chiuso in redazione il 22 febbraio 2012.

Èvietata la riproduzione integrale o parziale di testi e foto pubblicati su questo giornale

di Nino Guercio

Elezioni

Marsala, eletto il nuovo Consiglio pastorale parrocchiale 2012-2017

Sono stati eletti i quattordici nuovicomponenti del Consiglio pastoraleparrocchiale in Matrice a Marsala,

che rimarranno in carica sino al 2017.Sono risultati eletti: Maria Felicia Bellina(32 voti), Daniela Di Benedetto (24), Da-niele Liliana (20), Giuseppe Fornich (18),Giacomella Ombra (17), Giacoma Chirco(16), Loredana Milazzo (16), Francesco

Scarcella (16), Antonella Puzzo (14),Arianna Vizzari (14), Andreana Patti (13),Maria Rita Clemenza (12), nella listaadulti. Per i giovani è stata eletta GaiaCammareri, con 130 voti, e per la listacoppie Alessandro Pulizzi ed Anna Stu-riano, con 88 voti. Ai nuovi componentisono giunti gli auguri del parroco, donGiuseppe Ponte.

Chi l’avrebbe mai detto cheuna donna potesse finire suun peschereccio a tirare le

reti, pulirle e ributtarle per una nuovabattuta di pesca? La marineria maza-rese, che è stata una delle più numerosein Italia, può vantarsi di averne una.Una sola in mezzo a centinaia di ma-rinai che popolano la flotta pescherec-cia tra le più grandi dello Stivale.Eccola qui il marinaio in gonnella dellaflotta una volta tra le più ricche d’Italiaed oggi schiacciata dalla crisi e dal pocopescato. Lei si chiama Tea Bocina e nelregistro di bordo risulta con la qualificadi marò, al comando del marito Mat-teo Denaro, che a bordo, invece, è ilcapitano. Sul «Nuova Angelica», unpeschereccio di undici metri costruitonel ’94 proprio per la pesca sotto costa,il rapporto tra marito e moglie è rigi-damente professionale: «Lui decide

dove andare a pescare, del resto è il ca-pitano; io eseguo le sue direttive comeun vero marinaio». Capelli ed occhineri, niente trucco e niente gioielli,guanti di lattice azzurro, Tea Bocina,mentre pulisce le reti col marito, sor-ride al solo pensiero del suo primato,cioè quello di essere l’unica donna im-barcata a Mazara del Vallo: «Che stra-nezza c’è - dice - questo è un lavorocome tanti, pesante ma dignitoso. Leamiche, quando iniziai negli anni No-vanta mi dissero: ma chi te lo fa fare?E quella domanda continuo a sentirlaancora oggi, ma io sono qui, a bordo,a fare il marinaio». Cinquant’anni, TeaBocina non è figlia d’arte. Il papà eracontadino e lei quando pensò di di-ventare marò minimamente pensavache una donna potesse avere un li-bretto di navigazione. Ed invece, l’ot-tenne, proprio rilasciato dalla

Capitaneria di Mazara del Vallo, tra ipareri contrari dei genitori che non vo-levano che lei salisse su una barca dapesca. «Ricordo la prima volta a bordo,vedevo i delfini e li ammiravo con cu-riosità. Era fine estate e arrivarono iprimi controlli, vidi le facce stranite deimilitari nel vedere una donna tra le retie su un peschereccio. I controlli si con-clusero con un augurio e quello fu l’av-vio della mia carriera a bordo». Unacarriera iniziata nel ’94 quella di TeaBocina, poi interrotta per dieci annisino al 2001 per fare la madre a tempopieno di due figli piccoli. Il ritorno abordo a ridosso del 2002. «Ricordoche non fu davvero difficile riprendere- spiega - intanto Matteo aveva acqui-stato nuove reti e il lavoro era diventatopiù duro. Ma io non ho mai avutopaura di lavorare e il mare, a queitempi, dava soddisfazioni con ricchepescate. Arrivammo pure a portare aterra cento chili di aragoste, bei tempiche oggi, peccato, non ci sono più».Quei tempi della pesca miracolosa,bontà del mare, la marineria mazareseli ha dimenticati, soffrendo oggi la crisi,pronta a schiacciare anche la mediapesca artigianale, come quella di Mat-teo e Tea. «A bordo la vita è scanditadai tempi delle “calate” - racconta –quando siamo a mare stiamo fuorianche una giornata intera mangiandofrutta, quando stiamo in banchina ciconcediamo un lauto pranzo a casa.Mi è pure capitato di cucinare a bordoma è successo poche volte, per il restoho fatto il marinaio a tempo pieno». Itempi d’oro della marineria mazaresesono quelli che non ci sono più. Laflotta peschereccia s’è quasi dimezzatae se Tea con suo marito Matteo ancoraresistono - come un’altra ventina dibarche di piccole e medie dimensioni- è davvero un caso. Le pescate oramairendono poco. Tea allarga le braccia:«Come si fa ad andare avanti così?». Edintanto continua a pulire le reti get-tando lo sguardo alla statua di San Vitoche fa capolino all’ingresso del porto-canale. Pronta ad affidarsi con gli occhial Santo patrono. (max firreri)

Per definizione culla di civiltà. Diverseciviltà “accatastate”, per citare lo storicofrancese Fernand Braudel, le une sulle

altre. «Un mare circondato da terre, una terrabagnata dal mare», secondo una felice imma-gine dello scrittore bosniaco Predrag Matveje-vic. Eppure per troppo tempo il Mediterraneoè stato mare di guerre, di opposte sponde chesi sono guardate in cagnesco: diffidenti edostili. Nel quarto libro dell’Eneide virgiliana,Didone, regina di Cartagine, lancia la sua ma-ledizione contro l’amato Enea (che l’ha appenaabbandonata) e la sua discendenza: «Nessunamore, mai, nessun patto tra i popoli. Lidi ailidi contrari, all’onde supplico l’onde, l’armiall’armi». Ma il Mediterraneo è anche lo spaziodove hanno avuto origine ben tre religioni mo-noteiste: l’Ebraismo, il Cristianesimo e l’Islam.Tutte e tre destinate, nonostante le differenticondizioni di nascita, di sviluppo e di irradia-zione, a scolpire la fisionomia storica di questospazio comune, spesso dialogando, a volte op-ponendosi tra di loro. Il Mediterraneo è il tea-tro dove, durante un cammino millenario, sisono incontrate, mischiate e affrontate tradi-

zioni e culture diverse, ognuna delle quali halasciato nella storia una propria traccia. Se sipensa a ciò che il mare nostrum ha significatonello sviluppo della storia, della cultura e deitraffici, se ne deduce che l’Europa oggi nonpossa farne a meno. Ci provò, l’Europa, a farea meno del Mediterraneo, nel VII secolo, al-lorquando, di fronte all’espansione araba, essasi chiuse a riccio. Ne derivò, secondo lo storicobelga Henri Pirenne, la ruralizzazione del con-tinente. Cui seguirà il feudalesimo. Sarà la rot-tura dell’unità mediterranea. Secondo tale tesi,infatti, l’avvento dell’Islam avrebbe provocatola rottura dei legami economici dell’Europacon tutta l’area che dalla Turchia sud-orientale,passando dalla Siria e dal Nordafrica, arrivavafino alla penisola iberica: in tal modo, l’Europasarebbe stata ridotta ad un’area ristagnante,esclusa dai commerci. E sarebbe cominciataun’epoca di impoverimento che, al momentodell’ascesa di Carlo Magno, nell’VIII secolo,aveva fatto dell’Europa un’economia esclusi-vamente agraria e di sussistenza, del tutto estra-nea agli scambi commerciali su lunga distanza.Oggi non la ruralizzazione l’Europa rischia,

ma l’anemia. Il vecchio continente pare ormaiaver esaurito la sua spinta vitale. Logoro, pie-gato su se stesso, frenato dalla crisi economicae finanziaria, incapace di ripensare la sua fun-zione, di alzare lo sguardo per mirare lontano.Gli stati europei sono i superstiti stanchi dellavecchia rivoluzione industriale. Il futuro è me-ticciato o morte. Ecco perché i fenomeni mi-gratori vanno compresi e guidati, certo nondemonizzati. Perché i migranti costituisconolinfa vitale, capace di portare sangue nuovonelle vene smorte degli europei. Ripensare unanuova unità mediterranea: questo occorre. Amaggior ragione oggi che il Mediterraneo è di-venuto un passaggio obbligato per il 15% deltotale mondiale del traffico delle merci. Nu-meri che stanno lì a dirci che questo mare nonè attraversato solo da disperati che fuggonoguerre, povertà e carestie. Una nuova unitàmediterranea, da opporre all’imperante scon-tro di inciviltà. Di inciviltà, si badi. Perché par-lare, come spesso si è fatto e ancora oggi si fa,di scontro di civiltà, è solo propaganda buonaper chi non tiene conto della complessità delreale.

cinquen.04-26febbraio2012 www.diocesidimazara.it

Le Chiese stanno raccogliendo le grandi sfide, prima fra tutte quella dell’evangelizzazione

quattron.04-26febbraio2012www.diocesidimazara.it

Ilreportage

Cosa ha significato il mare nostrum nello sviluppo della storia? E cosa rappresenta ancora oggi per le nostre marinerie?I numeri del traffico merci danno contezza che questo mare non è attraversato solo da disperati che fuggono dalle guerre

Il Mediterraneo senza frontiere

la storia

La voce chiara di libertà del mondo arabo

Aun anno dai moti, avviati in Tunisia dal sui-cidio di Mohamed Bouazizi, simbolo ed eroedella primavera araba, proclamato uomo del-

l'anno per il 2011 dal Timesdi Londra, si è diffusa ra-pidamente nei paesi arabi la lotta per lalibertà e per la dignità, con connotazionitalora assai drammatiche, come in Libiae in Siria. Mentre si stanno avviando leprocedure democratiche con le fatiche e irischi connessi, l’affermazione dei partitireligiosi ha allarmato non poco l’Occi-dente. La voce della libertà, della demo-crazia e dei diritti è stata, perciò ed ètuttora una delle più chiare che si leva dalmondo arabo. Un’altra voce è quella delleChiese, che stanno raccogliendo le grandisfide del Continente africano, prima fratutte quella dell’evangelizzazione, porta-trice del messaggio di liberazione del Si-gnore Gesù. Su di essa si fonda l’esigenza di fare sentirea ciascuno la prossimità di Dio, indipendentementedalla religione professata. In questa ottica le Chiesed’Africa hanno accompagnato con simpatia e condivi-

sione le lotte per la libertà nei diversi Paesi, condividen-done le idealità e le sofferenze. Rimane tuttora aperta eirrisolta la questione migratoria, che deve passare dallafase emergenziale a quella di una progettualità diffusa

e condivisa che incida sulle cause dei flussimigratori. Nel messaggio del recente sim-posio dei Vescovi dell’Africa e dell’Europaè stato sottolineato che le migrazioni «pos-sono provocare squilibri sociali e paure.Ma una autentica pastorale degli immi-grati impegna le Chiese a essere segno difraternità in Cristo». Un nodo ugual-mente decisivo è quello del dialogo inter-religioso, in particolare con il mondoislamico. Esso è definito, per la prima voltain un documento ufficiale, «una neces-sità», intesa a far superare le «paure, an-zitutto attraverso una migliore conoscenzadelle altre religioni». A noi che siamo di-

rimpettai dei Paesi della sponda sud del Mediterraneoqueste voci giungono prima e più chiare e pongono sfideche non possiamo ignorare. (Nella foto: piazza dellaQasbah a Tunisi).

dal nostro inviato a Tunisi monsignor Domenico Mogavero

Tea, donna marò che naviga nel mare blu

di Vincenzo Di Stefano

La signora Bocina è l’unico marinaio in gonnella iscritto nel registro della Capitaneria di porto di Mazara del Vallo

Voci dall’Africa

In queste foto (in sensoorario): Pescherecci all’an-cora al porto nuovo di Ma-zara del Vallo. Tea Bocina,l’unica donna marò iscrittaalla Capitaneria di porto diMazara del Vallo. Tra-monto sulla Tunisia vistoda contrada Penna a Pan-telleria; è visibile, davanti alsole, la costa della città diKelibia. Il recupero di unimmigrato morto annegatodurante uno sbarco a Tor-retta Granitola. Pescatoriselinuntini durante la pescanotturna delle sardine conla lampara. (foto Firreri)

sein.04-26febbraio2012www.diocesidimazara.it

CASTELVETRANOAl Parco la Giornata del pensiero con gli scout

Con la messa celebrata da don GioacchinoArena nella parrocchia San Francesco da

Paola a Castelvetrano si è conclusa la Giornata delpensiero organizzata, domenica 19, dalla zona Lily-beo dell’Agesci. La Giornata si è svolta all’internodel Parco delle Rimembranze di Castelvetrano, cheper un giorno è stato popolato da 400 scout prove-nienti da tutti i paesi della Diocesi. L’iniziativa si èsvolta nel centenario del Guidismo, movimentofemminile nato il 1910, tre anni dopo il corrispon-dente maschile fondato da Robert Baden Powell. Ilupetti e le coccinelle (8-11 anni) hanno svolto le at-tività dentro la parrocchia; gli esploratori e le guide(12-16), i rover e le scolte (17-21) dentro lo stessoParco. Con i cartoni è stato costruito un simbolicomuro con le parole che, secondo gli scout, rappre-sentano i limiti della condizione della donna nei di-versi continenti, traendo spunto dallo studio dellaDichiarazione universale dei diritti dell’uomo.(Nelle foto: tre momenti della Giornata).

MARSALAFesteggiamenti coi bambini in onore di San Giovanni Bosco

Nella parrocchia Maria Ss Ausiliatrice di Marsala si sonosvolti i festeggiamenti in onore di San Giovanni Bosco,

padre, maestro ed amico dei giovani. Nell’oratorio salesiano, gio-vani e bambini (nella foto) hanno trascorso un pomeriggio in al-legria. Don Bosco, grande comunicatore, ha usato tutti i mezziper potere arrivare al cuore dei giovani. In occasione della festadel Santo, i ragazzi missionari hanno voluto far conoscere il suocarisma e la sua gioia contagiosa. Attraverso una iniziativa moltobella, il parroco don Gino e i ragazzi sono stati intervistati da unaemittente radiofonica marsalese. Il gruppo missionario si chiama“Le matite colorate di Don Bosco”, tratto da un pensiero diMadre Teresa di Calcutta. L’infanzia missionaria vuole quindi im-pegnarsi ad essere una piccola matita nelle mani di Dio, per rac-contare, disegnare e costruire un mondo migliore per tutti,crescendo nella fede, per divenire buoni cristiani e onesti cittadini- come voleva don Bosco - per il quale il gruppo rappresenta unagioiosa rete di solidarietà che abbraccia tutti i bambini delmondo. Un contributo all’allegria l’ha dato il laboratorio“Mamma Margherita”, allestendo la fiera del dolce con tantebuone delizie preparate dalle mamme; esse fanno parte della Famiglia salesiana e la loro associazione ha lo scopo di aiutare le famiglie più bisognose attraversolavori di maglia e ricamo, il cui ricavato va ad esse devoluto. La manifestazione si è conclusa con la processione del Santo. (Rosamaria Colletti Lanza)

SANTA NINFATavola rotonda sulla libertà di stampa con Mineo e Piraino

«L’Italia è un paese molto anomalo. È necessario recuperarela dinamica della comunicazione, senza nessuna presele-

zione». Lo ha detto il Vescovo, monsignor Domenico Mogaveroconcludendo la tavola rotonda sul tema “Libertà di stampa: ga-ranzia per una vera democrazia” organizzato a Santa Ninfa dal-l’Ufficio diocesano per i problemi sociali e il lavoro guidato dadon Edoardo Bonacasa. Alla tavola rotonda, moderata dalla gior-nalista Lilli Genco, hanno partecipato Corradino Mineo, diret-tore di Rainews24 ed Andrea Piraino, ordinario di dirittocostituzionale nell’Università di Palermo. In videoconferenza daRoma, invece, p. Giulio Albanese, missionario comboniano e di-rettore del mensile “Popolo e Missione”. «Siamo un paese libero di non costruire, anche nel settore dell’informazione» ha ribadito il direttore Mineo. «A volte - ha detto,invece, Albanese - dentro la Chiesa si ha timore ad affrontare alcuni temi, mentre gli argomenti legati agli avvenimenti nel mondo mancano oramai nei piani editorialidei nostri giornali». (Nella foto: don Edoardo Bonacasa, Andrea Piraino, Lilli Genco, Paolo Pellicane, monsignor Domenico Mogavero e Corradino Mineo).

Fotocronache

La «Madonna di Custonaci», patrona di Ericee dell’intero agro-ericino, ha da sempre rive-stito un ruolo di primaria importanza dal

punto di vista storico e religioso in tutta la Sicilia oc-cidentale. C’è da dire che nell’Isola la devozione ma-riana è diffusissima e si fa risalire fin dalla primaevangelizzazione, per poi intensificarsi durante la li-berazione dell’Isola dal dominio arabo ed affermarsidefinitivamente nel 1643 quando venne nominata,dal parlamento siciliano (per poi essere riconfermatanel 1739 dal Papa Clemente XII), Patrona princi-palissima «Maria Mater Siciliae». La stessa provinciadi Trapani (fino al 1844 ricadente per intero nellaDiocesi di Mazara del Vallo) si caratterizza, in parti-colare, per la presenza nel suo territorio di diversi, edassai rinomati, Santuari mariani. Tra i quali spiccacertamente per spiritualità quello di Custonaci, cheè stato per secoli e secoli meta di continui ed affollatipellegrinaggi. Tuttavia nel corso dei secoli la devo-zione verso la «Madonna di Custonaci» non si è li-mitata al solo agro-ericino o comunque alla Vettaericina. Si è avuta, infatti, a seguito della riproduzionedi diverse copie del Quadro, una notevole diffusione

del culto anche in buona parte della pro-vincia di Trapani. Nel 1791 si stabilì, inparticolare, a Castelvetrano il sacerdote eri-cino Carlo Mazzara, che dal 1799 fu cap-pellano dell’ospedale e rettore dell’attiguachiesa di Sant’Antonio Abate. Il prelatofece dipingere una copia del quadro e neintrodusse il culto nella sua chiesa a prote-zione, in special modo, degli agrumari (si-niàra). L’erudito padre domenicanoGiuseppe Castronovo riporta in appen-dice, nel suo «Le glorie di Maria SantissimaImmacolata sotto il titolo di Custonaci»del 1861, una memoria inedita scritta pro-prio dal venerabile padre Mazzara, morto,tra l’altro, nel 1840 in odore di santità, incui vengono minuziosamente descritte ben155 grazie concesse ai castelvetranesi (dal 1811 al1816) dalla «Madonna di Custonaci». Ancora oggiviene conservato presso il museo del celebre Santua-rio mariano un quadro in cui si scorge padre Mazzarache accudisce, implorando la Vergine della cittadinacollinare, gli infermi all’interno dell’ospedale di Ca-

stelvetrano. Dopo la morte il suo corpo venne rie-sumato dal cimitero in cui era stato sepolto e tumu-lato all’interno della chiesa. Ancora oggi è possibileleggere, infatti, una lapide posta a perenne memoriadella volontà popolare dei fedeli che conobbero ilprelato ericino.

setten.04-26febbraio2012 www.diocesidimazara.it

Memorie

Il sacerdote della Vetta fu cappellano dell’ospedale belicino e rettore dell’attigua chiesa di Sant’Antonio Abate dal 1799

Quelle 155 grazie concesse ai castelvetranesi nell’800La Madonna di Custonaci e l’ericino don Carlo Mazzaradi Fabrizio Fonte

Nella foto: il quadro (olio su tela) di Carmelo Peraino, datato 1840, cheraffigura don Carlo Mazzara nell’ospedale di Castelvetrano. La tela è cu-stodita nel museo mariano del Santuario di Custonaci. (foto Firreri)

L’intervista

Lahham: «Torno con gioia nel mio paese dopo 24 anni»Monsignor Maroun Lahham come ha

accolto la nomina del Santo Padre aVescovo ausiliare e Vicario patriarcale

di Amman?«L’ho accolta come una chiamata a una nuova fasedella mia vita. Era inattesa per me; ma il Signore agi-sce così nel senso che quasi mai dà un preavviso. Perquesto io ho sempre capito dopo che quanto il Si-gnore mi chiede serve effettivamente al mio bene». Per Lei si tratta di un ritorno in patria, essendo natoin Giordania. Èpiù forte in Lei la soddisfazione ditornare come vescovo nel suo Paese, o il rammaricodi lasciare Tunisi, la prima Chiesa nella quale haesercitato il ministero episcopale?«Non nascondo cha lasciare la Tunisia mi costa eprovoca in me una certa sofferenza. Ho amato tantoquesto paese e questa Chiesa. Avrei pure preferito ri-manere ancora un anno almeno per vedere nasceree consolidarsi la “nuova Tunisia”. La Giordania è si-curamente un’altra realtà nella quale vado con gioiae in spirito di obbedienza».Può tracciare un bilancio sintetico dei cinque annivissuti in questa città e in questo Paese?

«Qui ho scoperto un nuovo modo di vivere il mi-nistero ordinato e di essere pastore. Da Arcivescovodi Tunisi ho cercato di instaurare un spirito di fami-glia. Ho fatto la visita pastorale due volte all’anno atutte le istituzioni, parrocchie, comunità. Ho impa-rato a vivere non solo con l’Islam ma per l’Islam. Hocoltivato il dialogo con le autorità politiche e anchecon le rappresentanze diplomatiche dei diversi paesi.Ho scritto quattro lettere pastorali. Mi sono adope-rato perché le scuole cattoliche continuassero a eser-citare la loro funzione educativa nei confronti dellenuove generazioni. Ho commesso anche tanti errori,che sarebbe troppo lungo elencare, frutto della miainesperienza almeno inizialmente, e anche della fra-gilità di ciascun essere umano».Come è oggi la situazione in Tunisia, a un annodalla rivoluzione dei gelsomini?«La Tunisia in questo momento impegnativo edesaltante della sua storia è tranquilla. Questo è il paeseche ha fatto finora i passi più concreti ed efficaciverso la democrazia, anche se si trova di fronte a dueproblemi non indifferenti: i nuovi governanti nonsembrano avere l’esperienza politica necessaria per

guidare il paese dal regime autoritario alla democra-zia partecipativa (non basta essere stati in prigione oin esilio per essere in grado di governare un paese);l’economia tarda a ripartire, la disoccupazione haraggiunto livelli preoccupanti e il crescente costo dellavita provoca disagi molto gravi nella gente. Speriamobene».Con quali sentimenti e propositi si reca adAmman?«Provo una grande gioia nel ritornare nel mio paesedopo una assenza di 24 anni. Nello stesso tempo hola consapevolezza che mi aspetta tanto lavoro in unarealtà sociale molto diversa da quella tunisina e inuna Chiesa con identità e priorità pastorali di altravalenza. A ciò si aggiunge l’impegno di Ammini-stratore Apostolico della Diocesi di Tunisi, che mirichiederà, una volta al mese, di fare la spola tra que-sta città e Amman, fin quando non sarà nominatoil nuovo vescovo».Continueremo ad averLa tra noi a Mazara delVallo, ancora nei prossimi anni?«Ma certamente».

(don francesco fiorino)

L’Arcivescovo di Tunisi, trasferito Vescovo ausiliare e Vicario patriarcale di Amman, racconta la sua esperienza

otton.04-26febbraio2012www.diocesidimazara.it

Egregio direttore, prendo a prestito larecensione di Avvenire del 27 settem-bre 2011 alla vigilia dell’uscita del

nuovo Condividere: «la redazione ha lavo-rato per mesi alla ricerca di una formula cherendesse il giornale più attento alle esigenzedella comunità ecclesiale e più vicino al ter-ritorio». «Ecco la sana prospettiva, come haaffermato il vescovo Domenico Mogavero,di far sentire la voce della nostra Chiesa, inun tempo nel quale si avverte il bisogno diparole chiare e coraggiose. Per far questo oc-corre che ciascuna realtà diocesana e anchei singoli fedeli riconoscano il giornale comeparte non marginale della propria esperienzaecclesiale per far sentire attraverso di esso lapropria voce». A tal proposito, va un plausoa quanti hanno contribuito al migliora-mento di un progetto ambizioso di cui si-curamente questo territorio e le suecomunità avevano bisogno. Mi permetto,senza volere innescare nessun tipo di pole-mica, considerato che gli assenti hanno sem-pre torto ed io sono un credente “assente”,di non poter comunque esimermi dal-l’esternare alcune domande che moltospesso anche all’interno del mio nucleo fa-miliare diventano motivo di confronto avolte anche serrato. Può una comunità par-rocchiale disinteressarsi, con le dovute ecce-zioni, leggi Caritas, delle problematicheterrene che affliggono la gran parte degli in-dividui ed in particolare quelli dei quartiericosiddetti a rischio “delegando” totalmentealla Fede e quindi alle celebrazioni al chiusola risoluzione anche dei problemi terreni,ponendosi come obiettivo la crescita dellapropria esperienza ecclesiale, che resta co-munque sempre monca se priva di una espe-rienza più corposa ed incisiva nel sociale? Lechiedo se questa è una Chiesa “malata” ,semplicemente vecchia, non al passo con itempi e se risponde alle aspettative delle co-munità. Può una parrocchia, che viene“scelta” dai fedeli secondo i presunti meritiattribuiti al “pastore”, far crescere una co-munità sofferente come la nostra, o mettesemplicemente in risalto la grande debolezzaumana di fronte alla Fede, quella vera?Grazie.

Vito Licata(Campobello di Mazara)

Carissimo lettore,gli interrogativi proposti all’attenzione del no-stro quindicinale invitano a riflettere attenta-mente sulla identità della Chiesa oggi inrapporto al territorio e ai suoi problemi e sulla

missione della parrocchia quale espressione piùvicina alla gente. La visione di Chiesa che ab-biamo ereditato dal Vaticano II è quella diuna realtà che vive nel tempo e si immedesimain tutto ciò che rappresenta occasione di gioia,di sofferenza, di speranza per l’uomo contem-poraneo. Da ciò consegue una caratterizza-zione della missione della Chiesa che ci vieneproposta come “Chiesa estroversa”, cioè unaChiesa non ripiegata e richiusa su se stessa, me-taforicamente limitata dalle mura dell’edificiosacro, bensì una comunità che porta all’uomoe al mondo il messaggio di liberazione del Van-gelo. In quest’ottica si comprende che nonhanno senso le eventuali deleghe a qualcunoperchè supplisca alle assenze o alle omissionidei molti. Il battezzato, in ragione della suaconfigurazione a Cristo uomo-Dio, deve im-parare a mediare tra la comtemplazione diDio e l’impegno quotidiano per la promozionedella persona e per la soluzione concreta deiproblemi che lo assillano. In queste poche bat-tute si può comprendere che noi guardiamo ecerchiamo di presentare non una Chiesa disin-carnata, lontana dalla realtà storica in cuivive, ma una Chiesa che, come dice Gesù nelVangelo, è nel mondo pur non essendo delmondo.

FLASHBENI CULTURALI Torna a Castelvetrano il Trittico dell’Annunciazione

Laposta [email protected]

Torna a Castelvetrano il celebre dipinto delTrittico raffigurante l’Incoronazione della

Vergine, tra i Santi Gandolfo e Giorgio (nellafoto). Il Trittico dell'Annunciazione è un dipintosu tavola di autore ignoto risalente al 1444, cheera conservato al Palazzo Abatellis di Palermo,ma che originariamente era collocato nellaChiesa dell'Annunziata di Castelvetrano. La ta-vola manca da Castelvetrano dal 1860, quandosparì, forse con la complicità di una suora delMonastero annesso alla chiesa, proprio nell’annodella spedizione dei Mille. Del Trittico si perdetteogni traccia, salvo ad essere citato, nel secondoDopoguerra, dalla critica d’arte del tempo, inquanto si scoprì compreso nel catalogo delle opereacquisite dall’allora Museo Nazionale, passate inseguito alla Galleria Regionale di Sicilia a Pa-lazzo Abbatellis in Palermo. Ora il Trittico tornanuovamente in Diocesi.

Chiesa “malata”, semplicemente vecchia, o non al passo coi tempi?

Gentile direttore, inquesti mesi dai gior-nali nazionali ho

avuto modo di apprenderedella polemica riguardante ilVescovo di Mazara del Valloche si sarebbe fatto confezio-nare abiti dal celebre stilistaGiorgio Armani. Ma sono an-date effettivamente così lecose? Si può sapere la verità?

Sandro Stallone(Ravenna)

Ringrazio il carissimo lettoreperchè mi offre l’opportunità didissolvere dubbi e perplessità suun fatto assai semplice da de-scrivere e soprattutto da moti-vare. Per prima cosa occorredire che non si tratta di abitipersonali richiesti dal Vescovo econfezionati per il suo uso, madei paramenti liturgici predi-sposti dallo stilista Armaniquale suo omaggio personalealla nuova chiesa madre diPantelleria. È noto, infatti, a

tutti il suo attaccamentoverso questa isola nella qualeama trascorrere parte del suotempo libero. Non è secon-dario far presente che si ètrattato, appunto, di unomaggio, che non ha com-portato per la parrocchia diPantelleria alcun onere eco-nomico. Da ultimo, giovaricordare che nel passato sin-goli artisti, religiose espertenell’arte del ricamo, benefat-tori con finalità di abbelli-mento per il culto hannodotato le chiese di arredisacri, paramenti e vasi litur-gici per dare gloria a Dionella solenne bellezza delculto a lui reso. Nel nostrocaso è stato suggerito allo sti-lista di scegliere tessuti e co-lori secondo il suo genio e diassumere come elementi de-corativi i segni del mare(pesci, crostacei, stelle ma-rine) e i segni della terra(spighe, grappoli d’uva).

I paramenti di Armani per Pantelleria e una polemica eccessiva