Ho visto, Signore, il mare scuro e furioso colpire le rocce.
Anno scolastico 2019/2020€¦ · capire, liberi di volare in alto con la fantasia. L¶istruzione...
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05/03/2020
Anno scolastico
2019/2020
-Favorire comportamenti improntati alla cooperazione con la realtà territoriale in un'ottica sistemica.-Recepire iniziative e sollecitazioni provenienti dal Territorio in linea con la programmazione educativo-didattica.-Maturare atteggiamenti consapevoli e responsabili di tutela ambientale.-Sensibilizzare al rispetto della dignità della persona e ai valori di solidarietà e fratellanza attraverso iniziative concrete.-Saper accettare la diversità di idee, culture, tradizioni superando diffidenze e pregiudizi . -Acquisire un’autentica cultura dei valori civili per avviarsi a divenire cittadini attivi.-Essere consapevoli che il contributo di ciascuno porta alla soluzione dei problemi di tutti.-Potenziare l’offerta formativa con percorsi metodologici-didattici diversificati.-Vivere esperienze nuove con compagni e insegnanti in contesti socio-culturali diversi.-Trasferire le conoscenze e competenze acquisite in ambiti differenti.
DIMENSIONE PROGETTUALE: OBIETTIVI
METODOLOGIE-STRATEGIE
-Lezione frontale, brainstorming, coopertive-learning.-Esperienze di laboratorio. -Attività di ricerca.-Visite guidate sul territorio.-Lavoro individuale e attività di socializzazione.
RISULTATI ATTESI IN TERMINI DI COMPETENZE
-Acquisizione di un'autentica cultura dei valori civili e adozione di comportamenti personali e sociali corretti sul piano dell'etica e della legalità.-Consapevolezza che la Costituzione è una “mappa valoriale” utile alla costruzione della propria identità personale, nazionale, umana, indispensabile per esercitare la cittadinanza attiva.
DOCENTI:Castellano Anna RitaMattia Mattia Rita
05/03/2020
05/03/2020
05/03/2020
L’obiettivo del concorso
letterario è stato quello di
guidare noi ragazzi a
considerare il dono come
qualcosa che arricchisce
più chi dona, di chi riceve
e farci riflettere
sull’importanza
dell’accoglienza, della
solidarietà e della
condivisione, per
imparare a leggere la vita
nella prospettiva del
donare.
Concorso letterario «IN UN BATTITO DI ALI, ANGELO E' CHI PORTA AIUTO»,
rivolto ai giovani di età compresa fra gli 11 e i 19 anni.
Anche noi abbiamo partecipato e vinto.
05/03/2020
Percorso di educazione alla cittadinanza
Abbiamo
conosciuto
meglio la
figura dello
statista,
Aldo Moro.
05/03/2020
“... Un bambino, un insegnante, una penna e un libro possono cambiare il
mondo …”
MALALA YOUSAFZAI, emblema del desiderio di legalità e di
affermazione dei propri diritti
“Prendiamo in mano i nostri libri e le nostre penne. Sono le armi più potenti. Un bambino, un insegnante, un libro e una penna
possono cambiare il mondo...” ,così dice la nostra eroina Malala. Io penso la stessa cosa: i libri e le penne sono armi potenti
perché con lo studio riusciamo a risolvere tanti problemi. Alcuni ragazzi pensano che lo studio non serva a nulla e lo lasciano per
cercare un lavoro o per non far nulla. Forse la pensano così perché godono di tutti i diritti: quello di studiare, di giocare e il diritto
più importante, la libertà. Ma forse non sanno che in altri Paesi lottano per avere questi diritti. Io sono una ragazza siriana e mia
madre mi dice sempre: ”Non sai l’importanza delle cose, prima di perderle”. Le persone che dicono che lo studio non serve, non
ragionano bene e soprattutto non ci vogliono bene perché vogliono farci diventare servi, ma non sanno che con la cultura, noi
risolveremo i problemi che loro non hanno risolto.
Malala ha pienamente ragione. La cultura è un bene prezioso, un enorme tesoro; è come un salvadanaio dove ogni monetina equivale a un tassello di conoscenza, una
tessera che unita alle altre forma l’infinito puzzle del sapere; la cosa bella è che il puzzle del sapere è infinito e proprio per questo non ci si stanca mai di imparare. La
cultura è un’arma, la più potente contro la schiavitù, i dittatorie le tirannie; la cultura è una chiave, ma per aprire cosa? Per aprire le porte della libertà ed è solo grazie
alla libertà che possiamo prendere il volo per raggiungere i nostri sogni. Grazie all’istruzione potremmo, per esempio, risolvere il problema dell’inquinamento
perché spetta alla nostra generazione, rimediare agli errori delle generazioni passate, spetta a noi salvare il pianeta. Purtroppo l’istruzione costa, studiare costa,
l’università non è per tutti, ma in una società dove “apparire” conta più del “sapere”, io ritengo che si ha la strada spianata per il lavoro se si studia e l’istruzione
ripaga sempre, l’ignoranza no. Malgrado ciò noi ragazzi di oggi vediamo lo studio un po’ come un obbligo, vediamo il percorso scolastico come un’odissea che, si
spera, finisca il prima possibile. Mentre nelle zone dove andare a scuola non è per tutti, è anche un privilegio; quando infatti questi ragazzi ne hanno la possibilità, si
impegnano molto, cercano di imparare il più possibile per costruire il proprio futuro. È proprio per questo che, come dice Malala, “Un libro, un insegnante, una penna
e un libro possono cambiare il mondo”.
Linciano Francesco
A noi ragazzi non piace l’idea di stare davanti ai libri per molte ore, ma non sappiamo che le cose si ottengono solamente con impegno e fatica. Prima di decidere di
non studiare è necessario pensare ai bambini che vivono in paesi in guerra, che vanno a scuola senza sapere se torneranno a casa o moriranno. Pensare alle persone
che non hanno la possibilità di studiare e lottano contro tanti problemi per poterlo fare. Pensare al mondo, come diventerebbe se tutti noi decidessimo di lasciare la
scuola e di andare a fare altro: alcuni troverebbero un lavoro sicuro, ma non tutti. Senza cultura tutti diventeremmo servi e nessuno riuscirebbe a risolvere i problemi
del mondo. Secondo voi così il mondo diventerebbe più bello? Di sicuro no, io almeno penso così. “Un bambino, un insegnante, un libri, possono cambiare il
mondo...”, è vero quello che dice Malala. Gli insegnanti studiano per costruire un mondo migliore, rimangono ore, mesi, anni sui libri, con impegno e fatica. Se
riflettiamo bene tutto ciò è utile per noi, per il nostro futuro, per la nostra salute, e se noi decidessimo di non studiare, tutto il loro impegno volerebbe nel vento.
Senza alcun risultato. Studiamo perché è meglio essere che avere, per non dipendere da nessuno, per creare un futuro in un mondo migliore. Studiamo per lottare per
i diritti dei bambini che non hanno ancora la possibilità di studiare. Dobbiamo ricordare sempre che noi siamo il futuro e che il mondo dipende da noi.
Bash Biter Muna
05/03/2020
MALALA YOUSAFZAI: premio Nobel per la PACE
Malala Yousafzai, giovanissima pachistana, è un’eroina del diritto all’istruzione che
è stata ferita gravemente dai Talebani; la sua “colpa” era quella di rivendicare il
pieno diritto alla libertà e all’istruzione per il genere femminile. Ma cos’è per me la
cultura? Ecco, quando penso alla cultura mi vengono in mente mille parole:
responsabilità, sensibilità, saggezza...Per me la cultura è una magica soglia che porta
nel mondo dei desideri, in quel mondo che tutti sognano, in quel mondo pieno di
giustizia, di diritti senza differenze tra maschi e femmine. Studiare, acculturarsi è un
privilegio; mi ritengo molto fortunata ad andare a scuola, ad imparare qualcosa di
nuovo ogni giorno. Come dice Antonio Errico in un suo articolo, “L’istruzione costa,
si costa molto, ma l’ignoranza costa molto di più”. Con l’istruzione, la cultura, si
impara a non stare al cattivo gioco, si riconoscono gli imbrogli; con l’ignoranza si dà
molta fiducia a chiunque. Solo con l’istruzione avremo un futuro, riusciremo a
realizzare tutti i nostri sogni. Se tutti avessimo un’istruzione, probabilmente non
esisterebbe il bullismo, bruttissima problematica adolescenziale. Purtroppo i bulli
non riescono a capire che tutti abbiamo dei difetti, ma soprattutto che, per colpa loro,
molte vite si interrompono. Io credo che sia meglio essere se stessi con i propri difetti
piuttosto che seguire una massa di finti perfetti. Pensandoci, anche l’inquinamento è
una forma di “ignoranza”; se tutti fossimo istruiti, riusciremmo a capire che stiamo
solo deturpando il nostro bel Pianeta, la cosa più importante che abbiamo. Ma ciò che
è più deprimente è che tutto questo va a scapito nostro; siamo proprio noi ragazzi la
generazione del futuro; saremo noi a vivere nella pattumiera che stiamo creando ricca
di caos. Purtroppo non tutti credono che studiare sia importante, soprattutto i
ragazzini della mia età. Oggi non si studia come una volta, infatti questo verbo,
ormai, non significa più mettersi davanti ad un libro e studiare concentrandosi a
memorizzare, ma equivale solo ad andare a scuola per prendere un diploma.
Possiamo dire che si studia con mille oggetti di distrazione attorno. Beh che dire? Io
non credo che studiare non seva a nulla, ma dallo studio deriva invece il nostro
futuro. Studiare è importante perché il mondo gira, il mondo cambia, ma soprattutto
perché fa bene al cuore, perché ci rende iberi di sognare e di realizzare i nostri
desideri.
Massafra Alice
Condivido anch’io il pensiero di Malala; lei ha ragione, non vi sono scorciatoie nella vita e se vi
sono, saranno solo trappole che solo lo studio e l’intelligenza ci aiuteranno a superare. Lo studio,
una penna, un libro, secondo me, rendono liberi! Liberi di pensare, liberi di esprimersi, liberi di
capire, liberi di volare in alto con la fantasia. L’istruzione è come una perla lucente in un fondale
scuro e triste. È quella cosa che ci fa capire come funziona il mondo, che ci rende grandi. Ma non
tutti l’apprezzano e molti coltivano solo l’ignoranza. Grazie allo studio, si è capito che la Terra ha
la “febbre” e va curata. Molti uomini, rifiutandosi di studiare, non hanno curato la “nostra casa”
che ormai è ammalata ed è in grave pericolo anche la popolazione che vi abita. Molti non
capiscono quanto sia importante studiare. Serve a salvaguardare e vivere bene in questo mondo.
Anche il mare è diventato un’isola di plastica perché la gente inquina senza neanche rendersene
conto ed è quasi impossibile nuotare in alcuni mari del mondo. Molti non sanno che una penna,
un libro, un insegnante, sono il desiderio di tantissimi bambini del mondo che non hanno la
possibilità di fruire di questo servizio per via delle leggi che vengono imposte dai loro “capi
dittatori” o solo per mancanza di soldi, perché vivono nella miseria.
Secondo Malala, la cultura è davvero importante perché la porta della scuola è una magica soglia
che porta in un mondo speciale. Dice ancora Malala che “Libri e penne sono armi potentissime e
che possono cambiare il mondo e che sedersi davanti ai libri è un diritto”. Secondo me, Malala
ha ragione perché l’istruzione è davvero importante perché ci rende bravi nel parlare, ci permette
infatti di avere padronanza di linguaggio e facilità nella comunicazione. L’istruzione riesce a
renderci bravi nei calcoli perché approfondiamo la matematica. L’istruzione ci dà la possibilità
di viaggiare perché a scuola apprendiamo l’inglese e le altre lingue. L’istruzione riesce a
renderci coscienti di chi ci ha preceduto, dell’uomo del passato, per sapere cosa ha fatto di buono
e gli errori che non bisogna ripetere perché a scuola impariamo la storia. Senza istruzione
nessuno saprebbe fare una frase con zero errori e tutti si fermerebbero al “2+2”. Nessuno
potrebbe lavorare perché nel mondo del lavoro non accettano l’ignoranza. Studiare è importante.
Chiriacò Angelo
Malala si era opposta a queste leggi ed ha subito un attentato da un gruppo di Talebani che
governavano nel suo Paese. Facendo ciò quegli uomini volevano creare caos e diffondere
paura; per loro, le donne e le bambine non possono avere diritti, solo doveri. A Malala tutto
questo non piaceva e neanche alle sue amiche; loro volevano studiare, acculturarsi e
manifestare le proprie esigenze e proprio per questo, Malala è stata quasi ammazzata. Quegli
uomini, avventandosi su Malala e colpendo le sue amiche, volevano far capire a tutto il genere
femminile del loro Paese che nessuno deve ribellarsi alle leggi che avevano imposto. Io ho la
fortuna di vivere in un Paese dove studiare e avere un’istruzione è una delle principali cose da
fare nella vita e tutti, anche le donne, possono acculturarsi. Sono fortunata anche se a volte non
comprendiamo la possibilità che ci viene concessa stando seduti dietro ai banchi di scuola.
L’istruzione costa tanto, ma l’ignoranza costa di più perché ci rende nulli davanti a questo
banchetto del sapere che la vita ci offre. L’istruzione è importante perché ci rende ricchi, ci
aiuta a creare un futuro migliore per il nostro Paese. E in fondo, anche se sembra difficile,
studiare è bello, ci fa sentire forti e invincibili. Lo studio richiede tanto impegno e lavoro, ma se
penso alla vita per i miei figli, vorrei che vivessero in un mondo più bello. L’istruzione è lo
scudo che ci protegge dalle avversità del mondo. Senza l’istruzione è molto difficile trovare un
lavoro. L’istruzione ci porta a credere nelle nostre possibilità e ad avere fiducia in noi stessi.
Essa è la bussola che ci aiuterà a toccare la punta più alta del sapere e del vivere.
Stamer Teresa
05/03/2020
Percorso di educazione alla
cittadinanza:
importanza delle regole
disciplinari
4 NOVEMBRE: LA PACE COMINCIA DA NOI
«La pace è un bene indivisibile: o è bene di tutti o non lo è di
nessuno»
Giovanni Paolo II
Sono tanti, ancora oggi, i focolai di guerra
sparsi nel mondo. La guerra innesca un
processo a catena che genera solo violenza,
morte, distruzione, povertà...
Come dice Bertold Brecht, nella poesia
“LA GUERRA CHE VERRÀ” chi soffre
maggiormente è la povera gente, sia che si trovi
dalla parte dei vincitori, che tra i vinti.
La guerra che verrà
non è la prima. Prima
ci sono state altre guerre.
Alla fine dell’ultima
c’erano vincitori e vinti.
Fra i vinti la povera gente
faceva la fame. Fra i vincitori
faceva la fame la povera gente
egualmente.
05/03/2020
NON C’È FUTURO SENZA
MEMORIA:
Mostra filatelica-
numismatica
05/03/2020
Incontro sulla violenza di genere: riflessioni...
Queste manifestazioni nascono per la disuguaglianza tra i
sessi e una mentalità che considera le donne come esseri
inferiori. Le donne di molti paesi europei sono prigioniere
degli uomini e il loro ruolo è essere delle bravi mogli,
brave madri e figlie obbedienti. Potremmo dire, dunque,
che le donne sono sottomesse. Pertanto, dove c’è
discriminazione c’è violenza. Per cambiare le cose c’è
bisogno di una soluzione culturale che consiste
nell’educare i bambini sin dall’infanzia abituandoli a
guardare gli uomini e le donne in termini di parità. Nella
società di oggi, i media svolgono un ruolo molto
importante. In questo periodo compaiono in televisione le
pubblicità per i regali di Natale. Esse, nella maggior parte
dei casi, presentano giochi prettamente maschili (piste,
attrezzi di lavoro ecc.) e giochi prettamente femminili
(bambole, carrelli per la spesa, ecc.). Questo di certo non
aiuta. È bello invece guardare un bambino e una bambina
giocare insieme davanti ad una cucina. Bisogna educare
alla parità tra i sessi e a prevenire la violenza di genere
superando gli stereotipi. Bisogna anche saper distinguere
bene la differenza tra il litigio e la violenza oppure tra un
semplice scherzo e il bullismo.
È violenza quando ci sono danni a livello psicologico e/o
fisico, quindi quando il rapporto è patologico.
Il 25 Novembre ricorre, ogni anno, la “Giornata
mondiale contro la violenza sulle donne”.
La violenza, purtroppo, è un diffuso e triste fenomeno:
negli ultimi vent’anni sono state uccise 3.325 donne.
La violenza di genere avviene in una relazione che sta
per iniziare, che si sta concludendo o si è già conclusa.
Con l’espressione “violenza di genere” si indicano tutte
le forme di violenza: psicologica, fisica, sessuale,
stalking fino al femminicidio.
È bullismo quando un ragazzo viene preso di mira da un gruppo di compagni che fa da pubblico, non denunciando
l’accaduto. Spesso le vittime sono persone deboli, insicure di se stesse o studiose. L’esclusione o la sofferenza
psicologica sono sperimentate dai bambini che, senza sceglierlo, si ritrovano a vestire il ruolo della vittima subendo
umiliazioni da coloro che rivestono il ruolo del bullo.
La violenza sulle donne è un dramma molto difficile da risolvere, ma ciò non impedisce di provare a combatterlo per
vivere in una società basata sulla vera uguaglianza. Basterebbe smantellare il concetto di inferiorità femminile e
incominciare a essere sensibili alla violenza in quanto tale per poterla combattere nel modo giusto, partendo dalle piccole
cose della vita di tutti i giorni.
Manco Lucrezia
05/03/2020
Cos'è la violenza di genere? La violenza di genere è un fenomeno molto diffuso. E' violenza quando ci
sono dei danni , che possono essere sia fisici che psicologici. Sono fisici quando ci sono ci sono dei
graffi, lividi, psicologici quando si minaccia una persona o quando le si fa il lavaggio del cervello... Ma
perché succede questo? Perché c'è violenza? C'è violenza per vari motivi . Uno di questi sono gli
stereotipi che esistono sulle donne: cioè che sono più deboli, che devono sempre fare i lavori di casa;
addirittura in alcuni paesi le donne non hanno alcuni diritti. Esiste la violenza anche perché non c'è
rispetto, perché non si accettano le persone per come sono, non si accetta il loro carattere. Se si viene
picchiate non bisogna mai rispondere con la violenza, magari con l'autodifesa. Ma la cosa più
importante è parlare, raccontare, non nascondere, confidarci perché ognuno può essere d'aiuto. Ci sono
anche dei centri d'ascolto e di soccorso. Però dobbiamo saper distinguere bene il litigio dalla violenza.
In una coppia è normale che ci siamo dei litigi, talvolta comportamenti scorretti. Quindi se succede
questo, non è violenza, ma c'è gente che li confonde con la violenza vera e propria. Ma ora parliamo del
bullismo; il bullismo è come la violenza di genere, crea danni e succede tra ragazzi. Il bullismo avviene
anche quando dei ragazzi vedono un altro ragazzo che viene bullizzato e ridono o non dicono niente.
Non aiutare, nascondere, è una cosa sbagliatissima. La violenza di genere e il bullismo non danno la
libertà.
Francesca Chiriacò
Violenza di genere, che brutta parola, purtroppo, questo fenomeno è molto diffuso. I dati statistici riportano
che negli ultimi venti anni sono state ammazzare 3.325 donne in tutto il mondo. La maggio parte di esse hanno
perso la vita per uno stupido capriccio o uno stupido litigio, insomma per cause futili e insignificanti. È una
situazione vergognosa, assolutamente vergognosa pensare che un uomo possa commettere questi reati. Gli
uomini e le donne sono uguali, quindi dovrebbero avere gli stessi diritti, gli stessi doveri. Fanno entrambi parte
di una sola razza, la razza “umana”. Ciò vuol dire che la donna può svolgere gli stessi lavori di un uomo sia in
famiglia, sia nell’ambito lavorativo. La verità? L’uomo non riconosce, non comprende, le difficoltà dell’essere
una donna, di essere una madre.
Ci sono state moltissime donne che hanno cambiato il mondo, come ad esempio Rita Levi Montalcini. Lei è
stata l’unica donna italiana ad aver vinto il premio Nobel per la medicina nel 1986. Di lei mi viene in mente
una frase che mi ha molto colpita: Ӄ facile essere una FEMMINA, bastano un paio di tacchi a spillo e abiti
succinti. Ma per essere una DONNA devi vestire il cervello di carattere, personalità e coraggio”. Mi viene in
mente anche un’altra problematica dei nostri giorni, purtroppo molto attuale il “BULLISMO”. Se penso a
questo mi viene in mente una sola parola “ignoranza”. Purtroppo i bulli sono delle persone che cercano di
mettere in cattiva luce gli altri per acquisire visibilità, ma soprattutto non capiscono che si è forti quando si
riconoscono le proprie debolezze e non quando si calpestano quelle altrui. I bulli non capiscono che per colpa
loro molte vite si interrompono molto spesso volontariamente. Questi ragazzi si divertono a giocare con i
sentimenti e con la vita delle altre persone, non capiscono che anche loro hanno dei difetti.
Ma i bulli sono anche delle persone molto insicure che cercano di coprire questa insicurezza con la maschera
della violenza. Molto spesso, queste orribili persone prendono di mira i ragazzini più piccoli, con poco
coraggio e senza autostima. A questi poveri ragazzi viene tolta la libertà di parlare, di esprimersi, di ribellarsi e
di denunciare. La cosa più brutta che si può togliere ad un persona è la libertà. La libertà è un valore di tutti.
Noi di fronte a tali fenomeni possiamo solo denunciare, ribellarci, perché non possiamo stare zitti davanti a tali
ingiustizie. Massafra Alice
Il 25 Novembre 2019 insieme ai miei compagni e alla
professoressa Castellano sono andato a Soleto perché era
stato organizzato un incontro per la giornata mondiale contro
la violenza sulle donne. Le persone che ci hanno accolto
nell'aula magna ci hanno parlato della violenza di genere.
Essa si verifica, ad esempio, quando un ragazzo provoca
danni fisici e psicologici alla fidanzata. Questo
fenomeno accade nei rapporti di coppia, ma anche fra un
gruppo di amici. Le donne, già in antichità, venivano definite
inferiori; vietavano loro di andare a scuola, imponevano di
stare a casa e fare le pulizie, facendo pensare che servissero
solo a quello. Secondo me bisogna distinguere la differenza
fra litigio e violenza: ad esempio se due persone discutono ad
alta voce non per forza si tratta di violenza, ma se una
persona inizia a insultare, minacciare, spaventare e alzare le
mani, bisogna subito denunciare, non solo se capita fra i
genitori, ma anche se capita a scuola o per strada. La frase su
cui riflettere è: “Alla violenza non si risponde con la violenza
ma con l'autodifesa”. Però
bisogna ricordare che la soluzione più semplice è parlare con
un adulto e risolvere tutto ciò. Negli ultimi 20 anni ,sono state
ammazzate 3325 donne. Ci rendiamo conto della violenza,
della crudeltà che possiede l'uomo?
Matteo Manera
05/03/2020
Lecce 26 novembre 2019
13° raduno dei CCRR nella sala consiliare della Provincia di LecceManifestazione organizzata dal Comitato Unicef Lecce e Provincia di Lecce.
05/03/2020
Seminario scientifico
divulgativo:
«MENO PLASTICA
PIÙ VITA»
05/03/2020
Incontro con l’autore A. D’Ajello
«COME LE ROSE A MAGGIO»
Sternatia, 11 dicembre 2019
Carissimo Signor Antonello,
a scuola si è molto parlato di lei, di suo figlio, della sua famiglia. Il vostro coraggio e la vostra forza
nell’andare avanti, nonostante le difficoltà, sono degni di grande ammirazione. Non vi siete mai arresi
neanche nei momenti più bui e non dovrete farlo neanche in futuro, perché dovete sempre sperare che
Matteo possa riprendere a correre verso nuovi orizzonti, magari senza bisogno di nessun aiuto.
Non riesco neanche ad immaginare cosa si possa provare nel vedere un proprio caro in pericolo di vita.
Oggi ci riempiamo la testa di problemi inutili e risolvibili e non ci soffermiamo mai a pensare a chi vive
quelli veri, a chi vive delle autentiche tragedie. Dobbiamo imparare a dire grazie per tutto ciò che ci reca
felicità, che sia l’affetto di un amico o un familiare o una situazione bella o magari anche una brutta che,
fortunatamente, è migliorata. Vi auguro di non perdere mai la voglia di sperare e di continuare ad avere
fede e che tutto possa volgersi al meglio. Salutate Matteo da parte mia e dei miei compagni.
Arlena Verri
Non oso immaginare la sofferenza che lei ha provato, credo che ci voglia più coraggio nella sofferenza che
nella morte e solo chi è passato attraverso situazioni simili può capire.
Mi ritengo davvero molto fortunata per poter correre con i miei amici, molte persone vorrebbero farlo, ma
non ne hanno la possibilità. Amo guardare un tramonto, osservare il bellissimo cielo infuocato, tuffarmi
nelle meravigliose acque cristalline del mare, o ancora passeggiare ed ammirare i campi in fiore nel
periodo primaverile. Ecco credo che siano queste piccole azioni che fanno la differenza, sono proprio
queste semplici esperienze a renderci fortunati.
Penso ancora che la vita sia un dono, che ci è stato regalato nel momento in cui siamo nati e che non debba
essere sprecata ponendoci mille inutili problemi.
Vivere è la cosa più rara al mondo. È bello essere protagonisti della propria vita piuttosto che spettatori
passivi. Insomma c’è solo un tipo di successo: fare della propria vita ciò che si desidera, realizzando i
propri sogni! La saluto cordialmente e ne approfitto per augurare a lei, a Matteo e a tutta la sua famiglia un
Santo Natale. Alice Massafra
Il romanzo è il racconto di una terribile esperienza
che ha cambiato la vita in primo luogo al figlio
Matteo, di soli 15 anni e poi a tutta la famiglia
dell’autore, Antonello D’Ajello. Tutto ha avuto inizio
il 26 dicembre del 2012 in pieno clima natalizio con la
famiglia riunita, grazie anche all’arrivo dei parenti.
Matteo, era tornato a casa e improvvisamente si era
sentito male; era entrato nella sua vita il “Mostro”,
una rara forma di encefalite sviluppatasi dal virus
della mononucleosi e da qui è iniziato il suo calvario.
Oggi Matteo ha 22 anni, è su una sedia a rotelle, ma
non ha mai smesso di lottare. Gran parte del merito
va alla sua mamma, definita una “Quercia” e a
questo papà che non si è mai arreso. Una storia
toccante, molto coinvolgente che ha emozionato tutti.
Antonello ha trasmesso a noi ragazzi un messaggio di
speranza, un invito a non mollare mai e a vivere
intensamente nonostante tutto.
In classe, attraverso la lettura di alcuni brani del
libro, siamo entrati a piccoli passi nella storia della
famiglia di Antonello D’Ajello e in particolare di
Matteo. Ci siamo resi conto di come il signor
Antonello abbia avuto un ruolo importantissimo in
questo lungo vissuto di sofferenza di suo figlio e
abbiamo voluto leggergli dei passi di alcune lettere
che abbiamo scritto per lui..
Gent.mo Signor D’Ajello,
Sono Alice, ho 13 anni. Certo sono piccola per cercare di
immedesimarmi nella situazione che avete vissuto, ma sicuramente
capisco che non è stata facile.
Superare la malattia di un figlio richiede molta forza e coraggio e
questo coraggio viene dato, molto spesso, dalla fede e dalla forza
incontestabile dell’amore.
05/03/2020
«COME LE ROSE A MAGGIO»: le nostre lettere all’autore...
Carissimo Signor D’Ajello,
mi ha particolarmente colpito un aforisma che lei ha citato in un’intervista: “La felicità è solo un frammento di tempo limitato e breve.
Carpitelo, tenetevelo stretto e godetevelo anche se sembra monotonia, perché è in quella monotonia che è racchiusa l’essenza degli attimi
felici, della quotidianità che spesso ci annoia”.
Questa frase mi ha fatto riflettere sul concetto di felicità. Penso che durante la fase adolescenziale si creda che la felicità sia poca cosa,
minima, in confronto alla rabbia, alle delusioni e alla tristezza che spesso proviamo. Questo contrasto di emozioni ci permette, però, di
leggerci dentro e di individuare la nostra vera identità, oltreché di sperimentare e di confrontarci con la sofferenza e con il dolore vero.
Vorrei dirle grazie:
GRAZIE per avermi insegnato a non arrendermi mai e a trovare il coraggio per affrontare le situazioni difficili;
GRAZIE per avermi insegnato che se si ha un sogno, con la forza, la tenacia e la costanza, si può realizzare;
GRAZIE per avermi insegnato ad essere me stessa… sempre! Lucrezia Manco
Carissimo Signor Antonello,
è quasi buffo pensare come queste malattie ti colpiscano quando
meno te l’aspetti, nella maniera più improvvisa possibile, proprio
come un fulmine a ciel sereno. Suo figlio, proprio come me,
viveva, all’epoca, il periodo adolescenziale, quando ogni minimo
problema viene ingigantito a dismisura e si pensa a tutto
all’infuori di queste cose.
Ora mi viene da pensare a tutte le volte in cui mi arrabbio per
cose “stupide”, per esempio quando il parrucchiere mi fa un
taglio di capelli che a me non piace, oppure quando mi spunta
qualche piccolo brufolo sul viso, oppure ancora quando, durante
la partita, i miei compagni non mi fanno battere i calci di rigore.
Sono sicuro che anche il suo Matteo era proprio come me.
Lei, sicuramente, ha scritto il libro per raccontare il “viaggio”
che ha intrapreso insieme a Matteo, verso il porto della
guarigione. Come Ulisse, ci vuole raccontare la sua “Odissea”,
percorso che non è ancora finito, ma che le auguriamo possa
concludersi felicemente. Auguro a Matteo, con tutto il cuore, che
un giorno il sogno di rialzarsi e di tornare a camminare con le
sue gambe possa realmente realizzarsi e magari possa ritornare a
giocare a calcio, proprio come faceva prima che il mostro
entrasse nella sua vita. Tantissimi auguri.
Francesco Linciano
Carissimo Signor D’Ajello,
il suo romanzo mi ha insegnato a non vivere i problemi con paura, ma sempre con la speranza e il coraggio. Dobbiamo cercare aiuto in Dio
perché Lui è sempre con noi anche quando non ce ne accorgiamo.
Nel suo libro paragona sua moglie ad una Quercia, che perde le foglie, ma non la sua forza e fa sì che possa rimanere unita la famiglia.
Questo paragone mi è veramente piaciuto, perché dimostra quanto le donne siano forti e importanti nel tenere salda l’unione familiare
anche nelle situazioni difficili.
Auguri a Matteo e a voi tutti, non mollate mai! Matteo Greco
Carissimo Signor Antonello,
so perfettamente come si sente, anch’ io ho toccato con
mano questo genere di sofferenza. In passato anche mia
sorella si è ammalata, un tumore cerebrale me l’ha
portata via con un soffio a soli 15 anni. Se devo essere
sincera io la sento ancora adesso vicina a me, perché lei
da lassù mi manda dei segnali che mi aiutano ad
affrontare le difficoltà della vita. È stato un dolore
profondo che affligge ancora adesso il mio cuore. So
perfettamente che anche lei è molto addolorato: vorrebbe
vedere Matteo correre, saltare, nuotare e gettare via la
sua carrozzina.
Ciò che lei e la sua famiglia fate per Matteo è
straordinario. Si vede come i vostri occhi s’illuminano
ogni volta che parlate di lui; per affrontare questi grandi
ostacoli che la vita ci fa incontrare, ci vuole veramente
tanto coraggio! Spero che lei, in futuro, possa tornare ad
abbracciare Matteo senza doversi piegare e che tutti
insieme possiate gioire per sempre nuovi traguardi.
Avete tutto il mio appoggio, il mio conforto, la mia
vicinanza; per qualsiasi cosa io ci sono e ci sarò sempre.
Un abbraccio, vi voglio bene e buona fortuna per tutto!
Teresa Stamer
Carissimo Signor D’Ajello,
è molto difficile comprendere pienamente ciò che lei
ha vissuto. Sto cercando di immedesimarmi nella sua
situazione, ma è molto complicato. Chi non ha
attraversato i grandi problemi, vive come veri le
piccolezze. Noi ci affliggiamo per cose senza senso;
ci sembra che il mondo ci remi contro e la nostra
mente fa fatica a trovare soluzioni per cose da nulla.
Non deve essere così.
Bisogna essere sempre ottimisti perché c’è gente che
sta affrontando i veri drammi della vita e, anche se un
giorno dovessimo trovare un muro che ci blocca il
passaggio e fossimo costretti a fermarci, dobbiamo
comunque cercare di scavalcare quel muro e
continuare la vita con serenità. In questo cammino ci
saranno molto d’aiuto i nostri genitori che faranno da
faro a noi figli, proprio come avete fatto voi. Questo è
quello che io ho provato e capito ascoltando la vostra
storia e cercando di immedesimarmi in Matteo a cui
auguro la realizzazione di tutti i sogni e soprattutto
una completa guarigione.
Francesca Chiriacò
05/03/2020
Natale di sensibilizzazione sui problemi degli anziani: solitudine,
situazione di precarietà, abbandono ...Nelle passate generazioni gli anziani occupavano un ruolo di primo piano all’interno della
famiglia. Venivano loro riconosciute autorità, esperienza e saggezza. Nell’attuale società sempre in
movimento, in cui tra studio e lavoro quasi tutti i componenti della famiglia hanno la giornata
completamente impegnata, una persona anziana può facilmente trovarsi a trascorrere molto tempo da
sola. La solitudine, dunque, accompagna spesso l’anziano e può portare ad un disagio molto profondo. A
scuola, attraverso una semplice drammatizzazione natalizia, abbiamo affrontato il problema della loro
silenziosa solitudine con brevi dialoghi, apparentemente scherzosi, ma drammaticamente seri. Abbiamo
utilizzato, come mezzo espressivo, il dialetto, una lingua più vivace e colorita e più vicina ai nostri cari
nonni.
05/03/2020
RICORDI?
Spettacolo
teatrale
Anche lo spettacolo teatrale «Ricordi?» dei Cantieri
Teatrali Koreja, ci ha consentito di riflettere sulla
condizione degli anziani, nel momento in cui, perdendo la
memoria, cancellano, di fatto, una parte della loro
esistenza, dei loro affetti.
05/03/2020
I NOSTRI ANZIANI:
PESO O RISORSA?
I nonni o gli anziani in generale, nel passato, avevano un ruolo molto
importante nella società, in quanto erano considerati saggi, esperti e
lungimiranti. Era come se con “l’anzianità” acquisissero automaticamente il
rispetto e l’attenzione degli altri.
Ai giorni nostri ormai non funziona più così, ormai tutti i membri della
famiglia sono impegnati per buona parte della giornata e, tra sport, compiti,
rientri pomeridiani e commissioni varie, capita che gli anziani,
specialmente quelli che per un motivo o l’altro non possono uscire da casa,
vengano lasciati soli. Così molte volte soffrono la solitudine e cadono in
depressione. La situazione peggiora quando gli anziani hanno bisogno di
essere assistiti. In questo caso, di frequente, vengono mandati in strutture
ospedaliere dove dovrebbero essere aiutati, sorvegliati e curati e invece, in
alcuni casi, vengono maltrattati e comunque, non avendo contatti con la
famiglia, si sentono profondamente soli. Io ho la fortuna di avere entrambi i
nonni , con i quali ho un rapporto molto bello e , ogni volta che ho del
tempo libero, vado a trovarli. Parlare con loro è come leggere un libro di
storia e per loro, parlare della giovinezza è come riviverla, lo si capisce
dagli occhi che si riempiono di gioia. Mi rendo conto che quando vado a
pranzare da loro iniziano a preparare tutto già di buon mattino. Per me è
solo un pranzo, ma per loro è una vera e propria missione per farmi
trascorrere nel migliore dei modi il tempo che passo con loro, ma tutto ciò
senza farmi notare nemmeno una volta la loro fatica. Nel corso della mia
vita ho elaborato che c’è un legame strettissimo tra gli anziani e i ragazzi,
infatti è come se i primi avessero il compito di trasmettere i propri
insegnamenti ai secondi. Gli anziani sono le testimonianze di generazioni ,
epoche e usanze passate e sono un vero e proprio tesoro dal valore
inestimabile. Francesco Linciano
Quando vado a casa dei miei nonni paterni, li trovo sempre seduti sulle loro sedie, vicini, intenti a vedere
la televisione mentre la badante fa i lavori di casa. Veramente non so se guardano la TV con attenzione;
sta accesa, ma loro non la considerano. Quando i miei nonni vedono noi nipoti, gli si stampa un sorriso in
faccia e gli si illuminano gli occhi. Mia nonna ha i capelli ricci, corti e grigi. I suoi occhi trasmettono
felicità quando mi guarda perché lo fa sorridendo in modo affettuoso. Quando vado lì, chiedo a mia nonna
di raccontarmi del suo passato. Lei mi racconta di quando era in Svizzera e di quando andava ai campi con
suo padre per raccogliere il tabacco, il grano e le olive. Io la ascolto con interesse, perché mi piace sapere
cosa facevano nel passato e come vivevano a quei tempi. Mio nonno invece è calvo e ha la barba corta che
mi pizzica quando lo bacio. Con lui gioco a carte, e si diverte molto. È stato lui ad insegnarmi come si
gioca a scopa. Sin da quando ero piccola, quando vado a trovarli, i miei nonni mi offrono sempre un
cioccolatino e io non rifiuto perché, oltre a far felice me, fa felice anche loro. Quando arriva l'ora di
cenare, mia nonna mi chiede sempre se voglio cenare con loro, ma spesso mio padre mi riporta a casa per
cena. Quando devo andare via, li saluto sempre con un bacio sulla guancia. Dei nonni materni, invece, ne
ho solo uno: mia nonna. Con lei, quando capita l'occasione, faccio il formaggio o la ricotta fatta in casa.
Mi spiega sempre come si fa, ma io mi limito a schiacciare la ricotta nella fuscella e ad assaggiare la
cagliata o il siero che mi mette sempre in un bicchiere perché io lo assaggi. Lei non soffre di solitudine
perché con lei c'è mia zia e mio zio e ogni tanto da lei vanno anche le mie cuginette e le dà tanta gioia
vederle giocare insieme. Il problema della solitudine degli anziani è un problema che non deve essere
trascurato. Noi giovani possiamo andare a trovare gli amici, uscire e divertirci con loro. Non tutti gli
anziani possono fare ciò, anzi, la maggior parte sta chiusa in casa senza nessuno che gli faccia compagnia,
magari perché sono al lavoro, perché impegnati o magari solo perché preferiscono stare attaccati al
cellulare. Non tutti trovano bello stare da soli a guardare il pavimento, in silenzio, immersi nei propri
pensieri, ma molti anziani non possono fare altro. Bisognerebbe insegnare ai figli ad ascoltare gli anziani,
perché loro hanno tanto da dirci e noi tanto da imparare. A che serve sognare di costruire una macchina
del tempo per tornare indietro di quarant’ anni per vedere come la gente viveva a quei tempi, se basta
girare lo sguardo per trovare un anziano pronto a raccontarci tutto? Basta poco per dare felicità agli
anziani. Come riusciamo a trovare il tempo per gli amici, possiamo trovarlo anche per loro. Un giorno
anche noi saremo anziani e non penso che vorremmo rimanere da soli. Arlena Verri
Chi sono gli anziani?
Semplice gli anziani sono coloro che ricordano, coloro che tramandano di generazione in generazione le vicende
accadute nel passato; sono come un libro di storia, una perla di saggezza.
Ormai si tende a non calcolare più, come una volta, gli anziani e questa cosa mi sembra sbagliatissima, perché è solo
grazie a loro, se oggi la donna ha dei diritti, è solo grazie a loro se l’Italia non è in guerra, ed è solo grazie alla loro
saggezza se non si stanno verificando i fenomeni che si sono verificati qualche decennio fa. Credo che sia un
privilegio avere degli anziani nella propria famiglia , perché ormai sono dei veri e propri tesori sono come
un’enciclopedia che risponde a tutte le tue domande. Credo che si tenda ad allontanarli perché sono visti come dei
vecchi decrepiti, arretrati, ma io, fortunatamente, non la penso proprio così, anzi credo che siano ancora più giovani
di noi, perché per essere giovani non si deve solamente sapere usare il telefono, il computer ecc. Questa è una
concezione sbagliatissima della giovinezza . Si è giovani quando si ha voglia di vivere e a mio parere gli anziani
hanno più voglia di vivere dei ragazzi del giorno d’oggi. Nella mia famiglia gli anziani sono molto importanti una in
particolare, la mia nonna. Lei per me è tutto.
Siccome siamo molto simili, andiamo molto d’accordo; ha un carattere molto forte, ma allo stesso tempo è
dolcissima, è premurosa, altruista, è perfetta, è la nonna che tutti vorrebbero.
Lei è la mia migliore amica, è anche più importante della mia mamma; è la persona di cui mi sono sempre fidata, è
colei che riesce a strapparmi un sorriso anche nelle giornate peggiori, è colei che mi fa sentire speciale anche quando
mi sento una nullità. So che mi starà sempre accanto nonostante i ma e i se. Senza di lei , probabilmente, non
riuscirei a stare, perché è troppo importante, è per me fondamentale. Alice Massafra
05/03/2020
27 Gennaio: GIORNATA DELLA MEMORIA
INNO ALLA SPERANZALa poesia “Inno alla speranza”, tratta dal libro “Il diario di Anna Frank”, ci ha fatto capire che Anna, nonostante gli orrori del presente
che parlano di necessità di nascondersi, di impossibilità di condurre un’esistenza normale, di morte e distruzione, non vuole rinunciare a
tutte le sue speranze e continua a credere nell’intima bontà dell’uomo, convinta che riuscirà a rinascere dalle "sue ceneri".
Sabato, 15-07-1944
E’ un gran miracolo
che io non abbia rinunciato
a tutte le mie speranze
perché sembrano assurde e inattuali.
Le conservo ancora, nonostante tutto,
perché continuo a credere
nell’intima bontà dell’uomo,
mi è impossibile costruire tutto
sulla base della morte, della miseria, della
confusione.
Vedo il mondo mutarsi lentamente
in un deserto,
odo sempre più forte l’avvicinarsi
del rombo che ucciderà anche noi,
partecipo al dolore di milioni di uomini,
eppure, quando guardo il cielo,
penso che tutto volgerà nuovamente al bene,
che anche questa spietata durezza cesserà
che ritorneranno
l’ordine, la pace, la serenità.
Intanto devo conservare intatti i miei ideali;
verrà un tempo in cui
saranno forse ancora attuabili.
Anna Frank
Il titolo è è una chiave di lettura per comprendere il messaggio che veicola. Parla di una ragazzina
tredicenne, una nostra coetanea, che ha vissuto personalmente le terribili esperienze che vanno dalla
discriminazione, emarginazione, necessità di nascondersi fino alla deportazione, alla vita nel campo di
concentramento, alla morte, all’olocausto finale. Con questa poesia, Anna Frank si rivolge a noi e,
nonostante gli orrori che lei ha vissuto direttamente, non vuole rinunciare a tutte le sue speranze e
continua a credere nell’intima bontà dell’uomo e dell’umanità. Crede che l’uomo riuscirà a rinascere,
un giorno, dalle “sue ceneri”, che capirà di essere caduto talmente tanto in basso, che dovrà per forza
risollevarsi e rinascere. Anna Frank è l’emblema di una ragazzina piccola e fragile, ma che dimostra
forza d’animo e determinazione più di tanti adulti. Questa poesia è molto bella e benché scritta da una
nostra coetanea, con queste sue parole, lei appare molto più matura della sua età. Per capire meglio le
emozioni e gli stati d’animo di Anna, ci siamo immedesimati nella sua storie, immaginando di aver
vissuto noi stessi questa bruttissima esperienza nei campi ed è stato terribile il solo pensarlo. Crediamo
che, se fossimo stati noi al suo posto, ci saremmo arresi fin dall’inizio. Abbiamo perciò capito quanto
lei sia stata coraggiosa e forte nell’affrontare tutto ciò che le è accaduto. Pensiamo e speriamo che il
bene possa trionfare sempre e comunque sul male ma che è importante evitarlo e sconfiggerlo giorno
dopo giorno.
Esmeralda e BrunellaEra una bellissima giornata primaverile. Il sole era alto nel
cielo e, con i suoi raggi, scaldava il cuore degli abitanti di
Gocciolandia, il paese delle goccioline di sangue.
Esmeralda e Brunella, due simpatiche goccioline, da
sempre molto amiche, vennero a conoscenza di una
terribile notizia: c’era urgente bisogno di sangue perché un
povero bambino era stato vittima di un terribile incidente
stradale. Era in pericolo di vita. Non c’era tempo da
perdere, bisognava agire al più presto. La goccia
Esmeralda era per natura buona, gentile, cordiale, altruista,
disponibile; non perdeva occasione di aiutare chi era in
difficoltà, consapevole che, in pochi minuti, donando se
stessa, avrebbe potuto salvare una vita. Da sempre, aveva
fatto della donazione lo scopo principale della sua
esistenza e, anche in questa situazione, si era data un gran
da fare per sensibilizzare tutte le goccioline di
Gocciolandia e per offrire in primo luogo il suo prezioso
contributo. Al contrario, la sua amica Brunella era
superficiale, egoista, scontrosa e cattivella. Scherniva e
derideva chi, come Esmeralda, aiutava il prossimo. La
paura di Brunella era di mettere a rischio la propria salute,
non capendo che donare il sangue non solo è un dovere
personale e che non è necessario essere degli eroi, ma è
soprattutto un gesto di amore verso il prossimo e di
solidarietà verso chi ne ha bisogno. Il sangue non si può
riprodurre in laboratorio, sono le goccioline le uniche a
poterlo donare. Brunella naturalmente rimase indifferente
alla richiesta di aiuto, mentre Esmeralda si attivò subito,
convinse le altre amiche goccioline e tutte insieme
riuscirono a mettere in salvo il bambino. La vita però, a
volte, ci dà delle lezioni quando meno ce l’aspettiamo. Un
giorno fu Brunella a non star bene e, terrorizzata, si mise
ad urlare in cerca di aiuto. La brava Esmeralda corse da lei
e la accompagnò nell’ospedale delle goccioline ammalate.
Brunella, smunta, deperita, dal colorito opaco, fu
prontamente soccorsa in ospedale e lentamente si riprese.
Vide però attorno a sé tanta sofferenza, dolore, situazioni
di emergenza: incidenti d’auto, traumi domestici, trapianti,
interventi chirurgici. Finalmente capì l’importanza del
donare per salvare altre vite e da quel momento fu
un’assidua e generosa donatrice di sangue.
Candito Clara
CULTURA DELLA DONAZIONE...Concorso FIDAS
Associazione leccese donatori Volontari Sangue
La storia del mio amico LucaEra un’afosa giornata estiva, io e Luca eravamo stesi in riva al mare a immaginare e fantasticare sul
nostro futuro. Il mio sogno era quello di diventare un’agile e abile ballerina e di esibirmi nei Teatri
più importanti del mondo. Quello di Luca, bambino solare, generoso e altruista, era di aiutare il
prossimo: voleva diventare un medico e prestare il suo servizio nei luoghi in cui la percentuale di
donne, bambini e anziani bisognosi di aiuto era molto alta. Per un brutto scherzo della sorte, però, fu
proprio Luca ad aver bisogno dell’aiuto degli altri. Era appena iniziata la scuola, quando tutto il paese
rimase profondamente turbato dalla brutta notizia: Luca era affetto da una grave malattia e aveva un
bisogno urgente e costante di sangue, gruppo zero. Decisi io stessa di pubblicare la tragica notizia su
Facebook ,Instagram, Whatsapp, i mezzi più veloci per raggiungere e informare milioni di persone in
brevissimo tempo. Il tempo a disposizione, infatti, era veramente poco: la vita di Luca era nelle nostre
mani, o meglio, scorreva nelle nostre vene. La prima a donare il sangue fu proprio la mia mamma,
perché io ero ancora troppo piccola, nonostante strepitassi dalla voglia di aiutare il mio amico. La mia
mamma è sempre stata un esempio e un modello da seguire per me e vederla in prima fila, pronta a
donare ‘’una parte di sé’’ per salvare la vita di un altro mi riempìva il cuore di gioia. Mentre lei era in
ambulatorio, io attendevo fuori dalla porta ansiosa e preoccupata, quando intravidi Luca da un vetro
dell’ospedale: smunto, deperito, pallido e sofferente tanto che facevo molta fatica a riconoscerlo.
Sentì una fitta allo stomaco, il cuore iniziò a battere sempre più velocemente e una lacrima amara
scese lungo il mio viso. Rimasi ferma a pensare a tutte quelle persone che ancora oggi rifiutano
‘egoisticamente’ di donare il sangue: per paura, per pigrizia, per indifferenza. Donare non comporta
alcun sacrificio: può anzi essere motivo di orgoglio e di esempio per gli altri. Donare può significare
alleviare il dolore e la sofferenza di chi, come Luca in quel momento, soffriva terribilmente. Grazie
alle donazioni di milioni di persone ora Luca sta bene e puo’ finalmente realizzare tutti i sogni di cui
parlavamo in riva al mare. Dalla storia di Luca ho capito che ognuno di noi, un giorno, puo’ avere
bisogno di aiuto e si puo’ trovare in serie difficoltà se non trova dall’altra parte persone pronte a
tendergli la mano.Io stessa, appena avrò l’età necessaria (ovvero la maggiore età), contribuirò a
donare il mio sangue che altro non vuol dire che donare un sorriso Villani Viola
Omar, l’ambulante marocchinoOmar, un venditore ambulante marocchino, si era da poco trasferito in Italia, dopo aver affrontato un devastante viaggio della
speranza su una “carretta di mare”. Durante il viaggio, aveva anche perso i suoi cari. Non bastavano i suoi tanti guai: la miseria,
la discriminazione, la solitudine; un giorno, subì anche un grave incidente stradale e aveva davvero urgente bisogno di sangue.
Nessuno, purtroppo, aveva raccolto l’invito che era stato diramato tramite Facebook. “Aiutare un marocchino? E perché mai?
Privando, magari, un italiano che ne avrebbe più diritto?”, era ciò che dicevano in tanti dopo aver appreso la notizia. Solo Paolo,
persona davvero gentile e generosa, donatore abituale, non ci pensò un istante e corse subito in ospedale. Non aveva paura
dell’ago, non si spaventava dei medici, godeva di ottima salute e, soprattutto, non aveva pregiudizi. “Bianchi, neri, gialli...siamo
tutti fratelli”, diceva fra sé e sé. Le goccioline del suo sangue, pian piano, dopo qualche iniziale difficoltà, cominciarono a
transitare nelle vene di Omar e le sue condizioni migliorarono. Il coraggio e la bontà di Paolo avevano contribuito a ridare la
salute a un fratello che veniva da lontano… Omar… il venditore ambulante marocchino da poco trasferitosi in Italia.
Iurlaro Giorgio
1. Spegnere le luci quando non servono.
2. Spegnere e non lasciare in stand by gli apparecchi elettronici.
3. Sbrinare frequentemente il frigorifero; tenere la serpentina pulita e
distanziata dal muro in modo che possa circolare l’aria.
4. Mettere il coperchio sulle pentole quando si bolle l’acqua ed evitare
sempre che la fiamma sia più ampia del fondo della pentola.
5. Se si ha troppo caldo abbassare i termosifoni invece di aprire le
finestre.
6. ridurre gli spifferi degli infissi riempiendoli di materiale che non
lascia passare aria.
7. Utilizzare le tende per creare intercapedini davanti ai vetri, gli
infissi, le porte esterne.
8. Non lasciare tende chiuse davanti ai termosifoni.
9. Inserire apposite pellicole isolanti e riflettenti tra i muri esterni e i
termosifoni.
10. Utilizzare l’automobile il meno possibile, condividerla con chi fa lo
stesso tragitto. Utilizzare la bicicletta per gli spostamenti in città...
E in più piantare un albero o una pianta
6 marzo 2020, giornata dedicata al risparmio energetico e ad un’opera di sensibilizzazione volta ad
aumentare gli alberi, le piante, il verde intorno a noi.
Il decalogo di «M'illumino di
Meno» per il risparmio
energetico e per uno stile di vita
sostenibile.
L’invito di Caterpillar è quindi a piantare un albero perché gli alberi si nutrono di anidride carbonica; sono lo strumento naturale
per ridurre la principale causa dell'aumento dei gas serra nell'atmosfera terrestre e quindi dell'innalzamento delle temperature.
Gli alberi e le piante emettono ossigeno, filtrano le sostanze inquinanti, prevengono l'erosione del suolo, regolano le temperature.
Gli alberi sono macchine meravigliose per invertire il cambiamento climatico. Per frenare il riscaldamento globale bisogna
cambiare i consumi, usare energie rinnovabili, mangiare meno carne, razionalizzare i trasporti. Tutti rimedi efficaci nel lungo
periodo. Ma abbiamo poco tempo e il termometro globale continua a salire. Quindi piantiamo alberi.
GLI SCIENZIATI DI TUTTO IL MONDO CONCORDANO: RIFORESTAZIONE.
Abbiamo illustrato il decalogo di
«M'illumino di Meno», per il risparmio
energetico e per uno stile di vita
sostenibile, ai compagni di Scuola
Primaria...
...e poi abbiamo distribuito il decalogo di «Mi illumino di meno» agli esercenti di Sternatia
Documentazione delle esperienze più significative
a cura della docente referente:
prof.ssa Castellano Anna Rita