Anno IV - N. 2 - MAGGIO - AGOSTO 2016 · Fusco è un Alpino ! E l’Alpin l’è semper quel. Ezio...

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Direzione e Amministrazione: Mura delle Cappuccine,33 - 16128 Genova - Poste Italiane S.p.A. - Sped. Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/2004 n. 46) art. 1 comma 2 - DCB Genova Anno IV - N. 2 - MAGGIO - AGOSTO 2016

Transcript of Anno IV - N. 2 - MAGGIO - AGOSTO 2016 · Fusco è un Alpino ! E l’Alpin l’è semper quel. Ezio...

Direzione e Amministrazione: Mura delle Cappuccine,33 - 16128 Genova - Poste Italiane S.p.A. - Sped. Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/2004 n. 46) art. 1 comma 2 - DCB Genova

Anno IV - N. 2 - MAGGIO - AGOSTO 2016

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Giugno 2016 - Il vecio alpino ParacadutistaAlessandro Bellierè, di 83 anni insieme alPresidente Firpo e all'Alpino Paracadutista FabioLorusso del gruppo Alpini Busalla, nella sede dellaSezione ANA di Genova. Alessandro Bellierè è statouno dei primi 50 alpini brevettati al lancio con ilparacadute in alta montagna.Il Primo plotone di alpini paracadutisti "specialitànella specialità" fu costituito il 1 settembre del 1952presso la Brigata alpina"Tridentina" a Bressanone dalS.Ten. Claudio Baldassari,noto alpinista rocciatore esciatore.Buon sangue non mente. 83 anni solo all'anagrafe.Mai Stracc !!

Per chi fosse interessato, il

nostro vecio ha anche un

suo sito internet:

www.alessandrobelliere.com

DA AOSTA A PALERMO

6000 KM A PIEDI

Direttore responsabile: N ic ola P el le gr in o

Comitato di redazione Presidente: PIETRO FIRPOMembri: PIERO BONICELLI - ROBERTO MARTINELLI - GIANCARLO MILITELLO - GIORGIO PRETELLI - LORENZO SANTAGATA

MAURO TIMOSSI - FRANCESCO TUO

PERIODICO PER GLI ALPINI DELLA SEZIONE ANA DI GENOVA

Direzione e Amministrazione:Mura delle Cappuccine, 33 - 16128 Genova - Tel. 010 587236 - Fax 010 5709480

mail: [email protected]

Autorizzazione: Trib. di Genova N. 4-2013 del 17/05/2013

Stampa: Arti Grafiche Francescane srls - Corso Europa, 386 b - 16132 Genova

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Ma l’Alpin l'è semper quel...

Bene, mi piace immaginare che il signor Oliver siarimasto doppiamente sorpreso sia per aver ritrovato ilportafoglio con tutto il denaro e sia perché gli era statorestituito da un Italiano: ma non sapeva che PinoFusco è un Alpino !E l’Alpin l’è semper quel.

Ezio Derqui

Voglio portare alla Vostra attenzione l’e-pisodio accaduto ad un Socio; episodioche di questi tempi a qualcuno può appa-rire insolito mentre dovrebbe essere lapratica . . . ma per un Alpino è la norma-lità. Pino Fusco si trovava in Germaniadove abita un suo figliolo ed una mattinasi stava recando all’ospedale per vedereil suo primo nipotino; lungo la stradascorge in terra un portafogli abbandona-to con all’interno un sostanzioso gruzzo-lo e si dirige subito verso un commissa-riato di “polizei” dove consegna l’oggetto.Il poliziotto in servizio vuole subito darequanto la legge prevede in questi casi,ma Fusco rifiuta decisamente. Qualchegiorno dopo riceve una lettera (in tede-sco) di questo tenore:

Egregio Signor Fusco,desidero ringraziarLa nel modo piùcaloroso e dimostrarle il mio piú sin-cero rispetto per la Sua onestà. Vistoche non l'ho trovata a casa, ho dona-to una somma di denaro a un senzatetto. Il poveretto ne aveva davverobisogno, spero che Lei sia d'accordo.È bello sapere che ci sono ancora per-sone oneste nel vicinato. Cari saluti eancora un sentito ringraziamento,Oliver...

INQUALIFICABILE INCIAMPO DI RAI UNOMi limito a riportare i dati oggettivi senza esprimere alcuna consi-derazione, tanto è vergognoso l’episodio di cui sono stato attonitospettatore. Dico soltanto che ho provato il giorno stesso (era il“fatidico” 24 maggio) a mettermi in contatto con la Rai ma ho tro-vato un’impenetrabilità assoluta, una vera e propria blindatura, percui ho provveduto a segnalare il fatto al Secolo XIX che ha pub-blicato la mia mail il 27 successivo, pur con una “piccola” rettifica,vale a dire l’omissione del nome della persona responsabile. Checomunque si chiama Cinzia Tani, di professione giornalista … mah….Non è mia abitudine accendere la tv alle 6 del mattino, quel gior-no l’ho fatto unicamente per conoscere la situazione meteo dellaLiguria, dovendo intraprendere un viaggio fuori Genova; ed è perquesta ragione che mi sono imbattuto nel programma “Il caffè diRai 1”, che proprio in quel momento stava incominciando. Segnalocomunque, ai più pratici di pc, che il programma lo si può ascolta-re e vedere andandolo a cercare sul sito della Rai. La parte in questione dura solo pochi secondi, subi-to all’inizio della trasmissione. Segnalo infine che ho informato della cosa la nostra Sede Nazionale.Allego alla presente anche il testo pubblicato dal quotidiano cittadino.

GIANCARLO MILITELLO

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“Una bella soddisfazione ... tanto per incominciare!”: avevamo così titolato due anni fa il nostro arti-colo sugli interventi nelle scuole, da qui il titolo dell’attuale resoconto. Lo scorso anno non avevamodato notizie per timore di risultare un po’ troppo ossessivi, ma alla luce dei risultati appena consegui-ti e soprattutto in previsione del nuovo anno scolastico che ci auguriamo ancora denso ed appagan-te, ecco il nostro ultimo bilancio.

Partendo dai freddi numeri, in tre anni abbiamo raggiunto dapprima 26, poi 50 ed infine 68 interven-ti. Ogni intervento va inteso come singolo incontro, indipendentemente dal numero di classi presenti:in alcuni casi abbiamo parlato a classi singole, in altri ci siamo incontrati nelle aule magne di fronte apiù classi. Quest’anno avremmo forse potuto fare qualcosa di più se all’ultimo momento non fossevenuto a mancare un Istituto Comprensivo cittadino che ci aveva programmato 10 classi. Avendo ini-ziato i contatti molto presto, siamo comunque riusciti a spalmare gli interventi su tutto l’arco dell’annoscolastico, evitandoci l’intasamento in soli quattro mesi, come ci era accaduto nel passato.

Materia dei nostri incontri sono state come sempre la Protezione Civile (intesa come “auto protezio-ne”, cioè preparazione, addestramento e modalità di intervento nelle diverse emergenze, evidenzian-do i rischi dovuti all’inesperienza che corrono ignari i cosiddetti – peraltro lodevoli – “angeli del fango”)e la storia della Grande Guerra (non solo una fredda trattazione storica dell’evento, quanto anche lesue proiezioni nell’attualità). A fronte di una costante richiesta di incontri sulla PC, abbiamo registratoun notevole crescente interesse sull’argomento GG, molto attuale in questo periodo per via delle com-memorazioni legate al suo centenario.

Ovunque abbiamo ricevuto consensi da parte di docenti ed alunni (con inviti a ritornare), segno chela nostra trattazione è risultata gradevole ed interessante. Più volte ci è stato riconosciuta dagli inse-gnanti stessi la capacità di tener desta l’attenzione per tutta la durata delle nostre lezioni (e qualcunosi è spinto anche più in là con un “magari riuscissimo anche noi a tenerli così attenti!”). A margine degliincontri sulla Grande Guerra siamo poi riusciti a coinvolgere due classi (una quinta del Liceo D’Oriadi Genova guidata da Giancarlo Militello ed una terza media dell’IC Carasco seguita da Valter Lazzari)a partecipare al concorso “Il Milite … non più ignoto” indetto dalla nostra Sede Nazionale. Gli elabo-rati sono stati già giudicati favorevolmente in sede sezionale ed ammessi alla fase finale nazionale.

Ritornando ancora ai numeri, ci siamo spostati in auto nell’ambito della provincia di Genova per oltre1600 Km, senza contare i viaggi in autobus e treni. Spesso la sveglia è stata “militare”, specie quan-do l’incontro era fissato alla prima ora in località non proprio vicine (Moneglia, Borzonasca,Rossiglione, …) ma il nostro entusiasmo ha sempre prevalso.

Siamo purtroppo ancora un po’ poco presenti nel territorio cittadino e del tutto assenti in quello dellaRiviera di Ponente e Valle Scrivia: rivolgiamo ancora una volta un caldo appello, che ci auguriamoquesta volta non cada di nuovo nel vuoto, ai vari responsabili di gruppo e settore affinché si attivinocon gli istituti scolastici dei rispettivi territori.

Per la nuova stagione stiamo esaminando la possibilità di rendere ancor più coinvolgente il nostroimpegno. Proprio nel numero di maggio 2016 dell’Alpino alla pagina 44 e seguenti è stato pubblicatoil resoconto del 20° incontro CISA. A tale manifestazione erano stati invitati alcuni studenti di Istitutisuperiori ai quali è stato chiesto di esprimere un loro giudizio sulla nostra Associazione ed in partico-lare su come noi ci dovremmo rapportare col mondo dei giovani, proprio nello specifico degli incontricon le scuole. Da questi ragazzi sono emerse considerazioni estremamente chiare ed importanti, inbase alle quali stiamo studiando correttivi e migliorie al fine di rendere ancor più fluido, interessantee comprensibile il nostro parlare.

ALFREDO CARLONI GARAVENTA – GIANCARLO MILITELLO – PIER GIORGIO PONZIO

ANNO SCOLASTICO 2015-2016:

...LA SODDISFAZIONE CONTINUA!

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Il 24 Maggio 2016, il Presidente della Repubblica,Sergio Mattarella, accompagnato dal Ministro dellaDifesa Roberta Pinotti ( nostra concittadina ),si èrecato sull’Altopiano di Asiago, per rendere omag-gio ai caduti della Prima Guerra Mondiale.

All’arrivo al Sacrario del Leiten, accolto da centinaiadi bandiere tricolori sventolate dai bambini dellescuole elementari, ha deposto una corona presso ilmonumento.

Erano presenti i Gonfaloni dei Sette Comuni, pic-chetti di varie armi e una numerosissima presenzadi Vessilli e gagliardetti della nostra associazionearrivati per l’occasione da tutta Italia.

Il Vessillo di Genova era presente con i consiglieriVittorio Marchetti e Pier Angelo Fassone.

Al suono della Fanfara Alpina Taurinense, ilPresidente si è recato presso il Municipio di Asiago;dopo aver ricevuto la cittadinanza onoraria, tra-sportato in elicottero, è giunto a Cima Lozze e hadeposto un cuscino di fiori ai piedi del Monumentodella Madonna degli Alpini.

Erano presenti alla cerimonia il Labaro dell’ANAscortato dal Presidente Favero e da un nutritonumero di consiglieri nazionali tra i quali il nostroMassimo Curasì; il Vessillo della nostra Sezioneera presente scortato dal consigliere Ten. GinoBerta e dal socio del Gruppo di Arenzano MauroMocellin.

UN GIORNO

SULL’ALTIPIANO

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Come impostare questo articolo? È stato il primopensiero, quando mi hanno chiesto di scriverequalcosa sulla Protezione Civile sezionale. Ladecisione è stata abbastanza rapida: credo che iltaglio migliore sia quello di raccontarvi il lavoro, lesperanze, la fatica così come li vediamo e viviamonoi volontari, giorno dopo giorno.

Siamo una bella squadra. Tempo addietro, quandoci siamo chiesti cosa volevamo diventare, abbiamodeciso che la nostra peculiarità doveva essere l’at-taccamento al territorio, ai paesi, alle valli, allacosta e all’entroterra. Piano piano abbiamo rag-giunto, con un crescendo esponenziale, i 110 iscrit-ti, quasi tutti operativi. Abbiamo scelto alcune basilogistiche (una a Busalla, una a Genova e una aCasarza Ligure) in cui abbiamo attrezzato unmagazzino. La squadra cinofila ha scelto Bargagliper il suo campo addestramento mentrel’Antincendio Boschivo è rimasto nella sua sedestorica: Campoligure. Non è stato facile far cre-

scere una struttura così complessa, fatta di idee euomini diversi, ma ideali e spirito comune hannofatto da collante.

Nella teoria a inizio 2016 ci eravamo dati come pro-posito quello di rallentare i ritmi forsennati deglianni precedenti. Ma poi la voglia di fare e di farbene ha preso nuovamente il sopravvento e –ancora una volta – siamo ripartiti con mille progettie altrettante attività: magazzini da allestire, sinergieregionali e di raggruppamento da sviluppare, eser-citazioni e corsi da organizzare. Oggi l'attività checi vede più attivamente impegnati è quella della for-mazione. Leggi e regolamenti impongono un adde-stramento continuo dei volontari: su questo fronte

possiamo dire tranquillamente che la PC ANAcostituisce un'eccellenza. A marzo siamo stati aMattarana (SP) per una esercitazione con la sezio-ne spezzina sull'uso delle motopompe, ad aprileeravamo al santuario della Madonnetta di Zoagli, agiugno ci siamo trasferiti a Casarza Ligure doveabbiamo installato un mini campo con tre tende ezona mensa. Una giornata è stata dedicata alla

Protezione Civile

Per essere informati sulle varie attivitàorganizzate dalla PC sezionale è possibileiscriversi alla Newsletter (inviare la richie-sta a [email protected]) oppureconsultare gli aggiornamenti sulla paginefacebook ”Unità Sezionale di ProtezioneCivile ANA Genova” e su “NCS laLanterna”.

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fermarsi qui. Andare oltre non servirebbe. Il rac-conto delle cose fatte e di quelle da fare, di quantoè andato bene o di quello che andrebbe miglioratoci piacerebbe poterlo fare di persona, magaridavanti a un caffè, in allegria. Per questo, invito acontattarci chiunque abbia piacere di conosceremeglio la nostra (anzi… vostra) Protezione Civileoppure abbia qualcosa da chiedere. E se nonriusciamo a vederci di persona… va bene ancheuno scambio di mail o una telefonata. Essere sup-portati da tutti gli Alpini: è la più grande ricompen-sa e il più alto privilegio che possiamo avere per ilnostro lavoro.

MASSIMO ROSSI(In collaborazione con il gruppo Alpini Genova Centro)

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FOTO 1: La colonna di automezzi delle PC ANA di Genova e La Spezia lungole sponde del Laghetto di Mattarana. Presenti all’esercitazione anche il refe-rente regionale della PC ANA, Giuseppe Ventura e il Coordinatore diRaggruppamento Gianni Gontero. (In collaborazione con PC ANA La Spezia)

FOTO 2 :Una parte dei quasi 40 uomini che hanno partecipato all’esercita-zione di Casarza Ligure. Una due giorni di intenso lavoro, ampiamente docu-mentato anche dalla stampa regionale. Il sabato è stato destinato al mon-taggio tende e alla simulazione di un intervento di emergenza. La domeni-ca ha visto i volontari impegnati nella pulizia di un torrente. (In collabora-zione con il gruppo Alpini di Casarza Ligure).

FOTO 3: Le squadre Cinofile ANA con il supporto della parte TLC durante l’e-sercitazione con le altre UCS provinciali, tenuta a maggio al Passo del Boccodi Bargone.

FOTO 4: I simboli che ci contraddistinguono: cappello alpino e divisa dellaProtezione Civile

FOTO 5: La pioggia non ha fermato i volontari impegnati a posizionare unasplendida aquila.

pulizia degli argini di un torrente. Attivi anche i ragaz-zi dell'Antincendio con due nuovi volontari specializ-zati e la squadra di Campoligure già operativa, men-tre i cinofili sono instancabili nell'addestramento deiloro splendidi animali: luglio li vedrà impegnati adaffrontare i brevetti ENCI. Vale la pena ricordare che,per la prima volta, la Protezione Civile ha curato l'im-bandieramento dell'adunata, ad Asti, e noi abbiamocontribuito. Ma la PC Ana è fondata soprattutto sullatradizione e sul rispetto dei valori associativi. Conquesto spirito siamo presenti a tutte le manifestazio-ni istituzionali: la commemorazione di Nikolajewka,alla Madonna della Guardia, all'Adunata Nazionale ein molte altre. E la cosa più bella in questo percorsoè che stiamo lavorando sempre più spesso a contat-to con i gruppi alpini che ci chiamano nei loro comu-ni per attività ed esercitazioni.

Credo che questo accenno al nostro operato possa

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17/04/2016A CASSANO D'ADDA PER RICORDARE L'IDEATORE DEGLI ALPINI

dedicata ai Caduti, per proseguire poi fino allaRocca Viscontea nella piazza dedicata al nostrofondatore dov'è posto il monumento allo stesso:una corona di lauro per lui e brevi parole dagli ora-tori, tra le quali al solito particolarmente incisivequelle del presidente Favero che ha invocatoancora un nuovo impegno per il servizio al paese.Di contorno all'incontro una pregevole mostra sullapersona gen. Giuseppe Domenico Perrucchetticon le sue vicende personali e l'esposizione incopia di suoi articoli su vari fogli dell'epoca (e dioggi, come il Corriere della sera, La Stampa, ecc.)e di alcuni suoi libri tecnico/militari.

CARLO FONTANA

Icento anni dalla morte del generale Perrucchettisono stati ricordati con una manifestazione cheha visto nella cittadina in cui è nato riunirsi i rap-

presentanti degli alpini da ogni parte d'Italia.Accanto al Labaro Nazionale, scortato dal presiden-te Favero e dal gen. Giorgio Battisti, tanti i vessillisezionali, tra i quali quello di Genova, con VittorioMarchetti ed Emilio Zappaterra, interminabile la filadei gagliardetti, compreso quello del gruppo diRezzoaglio. Essenziale la cerimonia che ha visto ilconcentramento presso il cimitero in cui è posta latomba del generale, una breve sfilata fino alla chie-sa parrocchiale dove è stata celebrata la S.Messa

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tempi di “naja” dura senza mai perdere però ilsenso del dovere verso il proprio Paese, del sacri-ficio e del sano cameratismo.

Tempi lontani magari vissuti allora con tormentoper la nostalgia di casa e dell'amata ma poi neltempo quando la “naja” della vita civile, taloraancora più dura della vita militare con le innume-revoli preoccupazioni per il lavoro, la famiglia,ifigli, quel periodo si era come rivalutato e riscatta-to, apparendo ai più, a distanza di molto tempo,come un ultimo periodo di spensieratezza primadei veri problemi, da borghesi, sopra accennati.

Il lunedì 14 marzo ad ogni colpo di maglio demo-litore insieme a pezzi di edificio, per tutti gli alpinipresenti e che avevano alloggiato tra quelle mura,se ne sono andati via pezzi di gioventù, quellabranda che aveva cullato i propri sogni giovanili,quelle scale percorse su e giù senza sosta, maga-ri affannati al rientro dalla libera uscita per l'ultimocontrappello, quei muri atavici che muti avevanoperò udito tutti quei silenzi fuori ordinanza al sus-seguirsi degli scaglioni di congedanti....!

La caserma, unica in Italia intitolata ad una donna,Maria Plozner Mentil, portatrice carnica che tra-sportava instancabile per l'esercito vettovaglie emunizioni al fronte e che a 32 anni lasciando quat-tro figli in tenera età ed il marito al fronte, è colpi-ta a morte da un cecchino austroungarico il 15febbraio 1916 a Casera di Malpasso mentreascendeva al passo monte Croce Carnico, inprossimità delle trincee del Pal Piccolo, PalGrande e Freikofel.

Ora l'indomita portatrice, decorata alla memorianel 1997 dal Presidente Scalfaro “motu proprio”,di medaglia d'oro al valore militare, riposa, unicadonna, vicino alla “sua” caserma, al di là del tor-

APaluzza con il gruppo gemellato Pal Piccoloalla cerimonia dell'ultimo alzabandiera primadella demolizione degli ex alloggi truppa

della mitica caserma Maria Plozner Mentil.

Ultimo alzabandiera sabato 12 marzo u.s. allacaserma Maria Plozner Mentil, il lunedì successivodifatti, il 14 marzo, inizieranno i lavori di demolizio-ne dei due edifici fatiscenti prospicienti la stradastale 52 bis che porta in Austria.

A presenziare l'ultimo alzabandiera Ezio Bergamo,Vice Vicario del Gruppo di Chiavari e Mauro Nizza,tesoriere del Gruppo stesso, venuti in apposita rap-presentanza dell'intero gruppo di Chiavari per l'oc-casione ed a manifestare unitamente ai fratelli alpi-ni del gruppo di Paluzza-Pal Piccolo, gemellati conChiavari, tutte le proprie emozioni ed il sentimentodoloroso di un pezzo di storia alpina che se ne va,laddove in quegli edifici generazioni di alpini friulanie non solo ma anche tanti liguri, genovesi e chiava-resi avevano operato, sofferto e stretto i denti in

PALUZZA - ULTIMO ALZABANDIERAALLA “PLOZNER - MENTIL”

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Paluzza alle 10,30 da lì il corteo si èsnodato alla volta del monumento aiCaduti per la posa di una corona d'allo-ro sino a raggiungere poi la casermaMaria Plozner verso le 11,00 e dopo l'o-nore reso al monumento alla portatricecarnica cui è intitolata la caserma, sonoseguite le allocuzioni di rito delle autori-tà presenti e l'ultimo ammainabandieradopo essere stati elencati, a voce, tutti inomi dei battaglioni insediatisi in quegliedifici, così come i nomi di tutti i loroComandanti.

Alla cerimonia erano presenti numerosiVessilli e Gagliardetti A.N.A. oltre ilComandante del Battaglione TolmezzoGian Marco Laurentig e per le Autorità

civili il Presidente del Consiglio Regionale delFriuli, Franco Iacop ed il Sindaco di PaluzzaMassimo Mentil.

Il successivo lunedì 14 marzo le palazzine perico-lanti che incombevano sulla strada che porta alconfine di stato sono state abbattute, dall'altraparte della caserma gli ex edifici del Comando edella Mensa ufficiali sono stati invece da temporecuperati e debitamente ristrutturati.

Dal 2003 tali edifici ospitano il locale gruppo alpi-ni Pal Piccolo, egregiamente capeggiato dal“Vecio” Dario Scrignaro, sul cui pennone del grup-po sventola sempre il nostro amato tricolore, epoi la Protezione civile locale, la società sportivaAldo Moro e gli spazi aperti sono utilizzati dal soc-corso alpino per le esercitazioni cinofile.

VALTER LAZZARI

rente But nel Sacrario di Timau insieme alle spo-glie di altri 1763 caduti.

Storicamente nella Caserma Plozner Mentil dopoil periodo della costruzione, ai primi del novecen-to da parte degli austriaci e con reparti austriacifino alla fine del 1918, dagli anni venti si alterna-rono vari reparti, citiamo solo quelli che si insedia-rono più a lungo, la 212° compagnia, il VII° batta-glione Genio trasmissioni, l'undicesimo reggimen-to alpini da posizione/arresto, poi i battaglioniMondovì del quarto reggimento alpini dellaTaurinense, aggregato per motivi di O.P. (ordinepubblico) all'ottavo reggimento della Julia, all'iniziodegli anni 60, e poi ancora il Battaglione Val taglia-mento ed infine il Battaglione Tolmezzo.

Sabato 12 marzo la cerimonia vera e propria si èsvolta nel seguente ordine cerimoniale; ammas-samento nella centrale piazza XXI-XXII luglio di

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La battaglia di Adua in MusicaA corollario dell’interessante articolosulla battaglia di Adua a firma di GabrieleDe Dominicis, pubblicato nello scorsonumero del nostro giornale sezionale,riteniamo utile aggiungere queste anno-tazioni, per conoscere come nel canzo-niere degli Alpini venga ricordata quel-l’infausta giornata. Esiste dunque uncanto cui sono attribuiti ben tre titoli: ilprimo è ricavato dal verso della strofa ini-ziale (Mamma mia vienimi incontro); ilsecondo dall’analogo della quarta strofa(Baldissera manda a dire); mentre il terzoè identico a quello precedente, solo cheBaratieri sostituisce Baldissera (Baratierimanda a dire). Precisiamo subito che ilgen. Baratieri era il governatoredell’Eritrea e comandante delle truppeitaliane là presenti; il giorno della batta-glia di Adua comandava le truppe sulcampo di battaglia, nonostante che pro-prio in quei momenti fosse in atto la suasostituzione con il gen. Baldissera. Diseguito il testo originale.

MAMMA MIA VIENIMI INCONTROMamma mia vienimi incontro,vienmi incontro a braccia aperte: io ti conterò le storieche nell'Africa passò.Era il sei del triste maggioed a Massaua siam disbarcati,noialtri Alpini siamo andatiin Abissinia a guerreggiar.Maledette quelle contrade,quei sentieri polverosi:sia d'inverno, sia d'estatequa si crepa dal calor.Baldissera manda a direche il nemico è sui confinic'è bisogno degli Alpiniper poterli liberar.Appena messo piede a terraabbiam sentito la triste storiache gli Alpini con grande gloriasono morti a crociat et.Se avrem finite le cartucceche n'abbiam centosessantacombatteremo all'arma biancae grideremo Viva il Re!Viva il Re e la Regina,la pagnotta e la cinquina,Menelick dall'Abissinialo vogliamo discacciar.Lo vogliamo discacciareal di là dei suoi confinie davanti a noi Alpininon gli resta che fuggir!Di solito, i cori che l’hanno abitualmentein repertorio (SAT, Monte Cauriol, ANAMilano) eseguono solo la prima, la terzae la quarta strofa, chiudendo con un fina-le in crescendo. Ancora a riguardo di

quest’ultima strofa, essi preferiscono laseguente versione:Baratieri gli manda a direche si trova là sui confiniche ci vogliono gli Alpinisu pei monti a guerreggiar (oppure:per potersi ad avanzar).Interessante la fonte da cui provienequesto canto che, a quanto si deduce piùoltre, corse il rischio di cadere nell’oblio.La pubblicazione Canti degli Alpini, editadall’ANA nel 1968, più precisamentedalla Commissione per la difesa delcanto alpino, istituita nel 1965 dallaSede Nazionale dopo il Convegno in dife-sa del canto alpino tenutosi in quell’annoa Lecco, contiene i soli 31 VERI cantialpini ( … che sarebbe bene TUTTI i coriANA conoscessero ed eseguissero …ma purtroppo non è così, preferendosispesso altri generi provenienti dallacosiddetta nuova coralità … ). Tra questiè presente appunto Mamma mia vienimiincontro, a margine del quale esiste lapresente nota, riportata qui integralmen-te: “Il motivo di questa canzone fu rin-tracciato dal Coro della SAT di Trento perinteressamento del conte ing. PaoloCaccia Dominioni che mise in contatto ifratelli Pedrotti [fondatori del celebrecoro trentino] con le persone che ricor-davano esattamente il motivo musicaleper averlo ascoltato dalla viva voce di uncombattente, reduce dalla battaglia diAdua. La Commissione [per la difesa delcanto alpino] ha ritenuto di dover inseri-re nel proprio canzoniere la melodia diquesto motivo, utilizzando per il testouna versione analoga che ci è sembratapiù completa (otto strofe invece di cin-que) pubblicata nel 1935 su L’Alpino acura di un reduce delle guerre d’Africa.”Una precisazione. Nella quinta strofa èpresente l’espressione “a crociat et”,termine con il quale si indicava la posi-zione che il soldato assumeva col fucile,subito prima dello sparo.Allo scoppio della Grande Guerra nasceuna nuova versione dal titolo E Cadornamanda a dire: la linea melodica dellaprima parte delle strofe è lievementediversa, ma comunque è perfettamentericonoscibile il canto da cui deriva. La sipuò ascoltare nel repertorio SAT, conarmonizzazione del celebre musicistaAndrea Mascagni. Questo il nuovo testo.

E CADORNA MANDA A DIREE Cadorna manda a direche si trova là sui confiniche ha bisogno degli alpiniper potersi avanzà.Novantotto su coraggio

che le porte son bombardate,tra fucili e cannonateil nemico cederà.Cara mamma non temere,ch’io non posso ritornare:un alpino militaredeve fare il suo dover.L’espressione “Novantotto” all’iniziodella seconda strofa fa riferimento airagazzi diciottenni (nel 1916) della clas-se 1898.A completamento di questa ricerca, èbene segnalare infine che CostantinoNigra (1828-1907), uomo politico e filo-logo del periodo risorgimentale, autore diun’importante opera dal titolo Cantipopolari del Piemonte edita nel 1888,registra un canto probabilmente di fine‘700/primi dell’’800, dal titolo I coscrittidi Bonaparte, da lui raccolto a Moncalvo/AT dalla voce di una contadina. La primastrofa del brano così recita:Bonapart l’ha mandà a direch’àn da partire, ch’àn da partire.“I partirun, i partirun,cul giovinoto na servirun”.Traduzione:Bonaparte ha mandato a direche devono partire, che devono parti-re.“Partiremo, partiremo,quel giovanotto [Bonaparte] servire-mo”.Molto probabile (niente è sicuro nellafilologia musicale!) che questapotrebbe essere la vera fonte di tutto.

GIANCARLO MILITELLO

Mi si permetta un piccolo commento aquesto articolo. La guerra d’Africa non fumai bene accetta dall’opinione pubblica,soprattutto dai “ceti più bassi”, comeallora venivano definiti, poco inclini alasciarsi abbagliare dalla retorica, e benconsapevoli che le cose andavano deci-samente male. Il dissenso si manifestò amezzo di stornelli e strofette spontanee,che all’epoca funzionavano come i socialnetwork di oggi. Ne ricordo qualcuno,sentito canticchiare da mio nonno,ragazzo del ’99:“…O Baldissera, non ti fidar diquella gente nera,o Baratieri, e se la va così sono pen-sieri,o Menelicche , le palle son di piom-bo e non pasticche…”,e anche :“…o Menelikke, la regina Taitù,l’è la rovina della mia gioventù…”N.d.R. Taitù era la moglie del NegusMenelik, imperatore di Etiopiaall’epoca dei fatti.

IL DIRETTORE

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lviso sorridente di Papa Bergoglio – sulla coper-tina de L’ALPINO – traccia sicure le connotazio-ni dell’Adunata di Asti.

La “luce” che Francesco emana – con il cappelloalpino in testa – illumina simpaticamente ogniaspetto della grande manifestazione. Si accentuasolennemente quando, domenica 15 maggio, daPiazza San Pietro, all’Angelus, rivolge il suo salu-to agli alpini “Siate gioiosi – Egli dice – nella mise-ricordia e nella speranza”.Papa Francesco conosce bene gli alpini. Visitavala loro sede a Buenos Aires il giovedì ed amavasentir cantare “Il testamento del capitano”.Manifesta con orgoglio le sue origini astigiane,radicate nella fratellanza contadina.La giornata di venerdì nasce sotto i migliori auspici.La pioggia – timore della vigilia – sembra lontana. E’Piazza San Secondo, cuore storico della città, adaccogliere la cerimonia dell’Alzabandiera. La fanfa-ra della Brigata Taurinense accompagna magistral-mente le note dell’Inno Nazionale, cantato con emo-zione dalle numerosissime persone accorse - matti-niere - a godersi l’inizio dell’Adunata. Le campane diSan Secondo stemperano il rigore della cerimonia e

il loro suono si fonde con gli applausi generali.Il “via!” ufficiale è stato dato ed i programmi dellagiornata si susseguono al ritmo del “trentatré”. Cisono gli omaggi doverosi in Piazza Libertà - almonumento all’Alpino - e in piazza 1° Maggio - aiCaduti di tutte le guerre - C’è l’inaugurazione della“Cittadella degli Alpini”, in Piazza Campo del Palio,sede della corsa tradizionale di settembre.La Taurinense si è prodigata al massimo. Oltre alleesposizioni tecnologiche e militari da mettere “invetrina” per i profani e agli ambienti di guerracostruiti fedelmente, con i figuranti nelle divise mili-tari dell’epoca, si desidera offrire ai più piccoli l’oc-casione di vivere un gioco. I bambini sono i veriprotagonisti della festa. Entrano nei blindati, nell’e-licottero, si cimentano in arrampicate sulla parete“rocciosa”, percorrono il traballante “ponte tibeta-no”, scivolano sulla pista di fondo, sempre sottol’attenta guida di militari sorridenti. Le persone visi-tano gli stand incuriosite dai materiali esposti. E’un modo piacevole per venire a conoscenza di unarealtà, spesso racchiusa in formule inaccessibili.Si varca la “soglia del Libano” e ci si ritrova a rivi-vere la stessa esperienza dei nostri soldati in quel-

ASTI: 89a ADUNATA ALPINA

NAZIONALE …NEL SORRISO !

“Custodi della memoria, orizzonte per la gioventù”

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la terra; chi non ha mai visto unblindato dell’ONU, se lo ritrovadavanti con degli autentici CaschiBlu, sulla torretta. Si è fatta l’oradel rancio e ci si perde nell’infinitàdei tendoni aperti, per ogni gusto.Non ci si può dimenticare di esse-re nella patria dello spumante e delbarbera. Anche la “bagna cauda”avanza forti diritti culinari.Nel pomeriggio si rivivono la storiae la cultura di Asti.Suo “figlio illustre” è Vittorio Alfieri,il “risvegliatore dello spirito nazio-nale”, nato nel 1749 nel palazzoche, dopo vent’anni, è stato nuova-mente aperto al pubblico.Non si può mancare di visitare inesso il museo, allestito apposita-mente, la sala con i costumi antichie la torre medievale. Per immer-gerci ancor di più nella storia,tappa d’obbligo è il Museo del Risorgimento, natonel 1898, per celebrare il cinquantesimo delloStatuto Albertino. Monete, medaglie, divise, armi,bandiere e cimeli ci ricordano che in Piemonte

sorse l’embrione dello Stato Italiano.I sotterranei della città ci rimandano a un’altra sto-ria, ancor più remota. Da riscoprire.Sul far della sera si attende l’atto più toccantedella giornata: l’arrivo della Bandiera di Guerra delII Reggimento Alpini, custodita nella Casermadella Guardia di Finanza.Giunge puntualissima alle 18:30, assieme alLabaro ANA con le 216 Medaglie d’Oro, aiGonfaloni, ai Labari delle Associazioni militari, aivessilli ANA, alle centinaia di gagliardetti.L’accoglienza è straordinaria. E’ una vera “ paratad’onore”, con in testa Autorità civili e militari, scan-dita dagli applausi delle migliaia di persone siste-mate lungo il percorso, fino a Piazza SanSecondo. Il Sindaco Fabrizio Brignolo, nel manife-stare il suo plauso per l’ottimo svolgimento dellamanifestazione, non può non ricordare gli alpiniche accorsero in aiuto delle popolazioni colpitedall’alluvione del Tanaro, nel novembre del 1994 eriportarono loro il sorriso e la convinzione di poter-si risollevare. In quell’occasione fu concessaall’ANA la cittadinanza onoraria della città. “Voialpini – dice ancora – non siete ospiti, ma cittadinibenemeriti di Asti”. Ognuno serba in sé, prima dilasciare la piazza, l’espressione preziosa di que-ste parole. La Sezione di Asti, nel lungo striscione, allo sfila-mento, scriverà:

“ BENTORNATI ANGELI DEL FANGO – ASTI VIRIACCOGLIE CON SIMPATIA”. E ancora: “ASTI RINGRAZIA GLI ALPINI”.

La riconoscenza della Città è manifestata ampia-mente nei giorni dell’Adunata, attraverso l’affettosincero di chi ti stringe la mano e ti chiama“fratel-

lo”, perché ormai sei diventato dicasa. Ti fermano per la strada peruna foto, che sarà incorniciata.Sotto l’egida del Santo – le cui reli-quie sono venerate nella criptadella sua chiesa – si sono svolti inquesta piazza l’inizio e la fine dellagiornata alpina.La notte è fatta di canti, di cori, diconcerti, di fanfare, di incontri e di“trabiccoli” (non tanti, questa volta)strapieni di alpini - con il “latte”appresso - scorazzanti per l’interacittà. I vigili osservano e ….tirandritto.Il mattino del sabato è pieno disole. Ci si incammina verso ilcampo sportivo. Aspettare lenavette è inutile: tanto non passa-no secondo le attese. Nel cielo dimezzogiorno volteggia l’elicotterocon i paracadutisti a bordo. Glispalti dello stadio sono gremiti e icancelli vengono chiusi. Nel frat-tempo, sull’erba, si esibiscono glisbandieratori di tre rioni della città.L’aria di festa raggiunge l’apice con i lanci . Lospettacolo è straordinario. Gli uomini scendonodal cielo in una fantasmagoria di colori. Ci sonoapplausi a non finire. Gioia e sorrisi si stampanosui volti delle persone che – alla fine – lascianofelici lo stadio.L’Adunata è altresì spiritualità. La splendidaCattedrale - stile gotico-piemontese - “Santa MariaAssunta” del 1300, non riesce a contenere l’enor-me afflusso di persone, da tempo rimaste in atte-sa nel grande sagrato. Internamente, su due lun-

ghe file, sono schierati i Labari, i vessilli, i gagliar-detti per accogliere l’Ordinario Militare, il Vescovodi Asti e il Labaro ANA, con il PresidenteSebastiano Favero. Ora si è al completo. La SantaMessa, in suffragio di tutti i Caduti, con i duePresuli e decine di sacerdoti e cappellani militari,può iniziare. Monsignor Francesco Ravinale fa “glionori di casa” e, all’omelia, è orgoglioso di rac-contarsi vescovo-alpino a tutti gli effetti : figlio dialpino e “adottato alpino” dalle penne nere delGenerale Novelli, al ritorno dalla Bosnia, negli anni

novanta. Da quel momento ha cal-zato il cappello alpino in ogni radu-no, essendo altresì, cappellanodegli alpini, nell’astigiano.La “Preghiera dell’alpino”, recitatain forma integra, chiude la sacracerimonia. Il forte nubifragio, sca-tenatosi in quel momento, “seque-stra” temporaneamente i fedeli neltempio, ma non impedisce, allafine, il prosieguo delle iniziativealpine della serata.La lunga attesa – dall’adunatad’Abruzzo – è finita. La domenicasi apre con un cielo terso. Delnubifragio della sera prima, riman-gono qua e là, sulla strada, pochepozzanghere. Il caldo si fa sentire.Tutto è pronto per la sfilata. I gior-nali racconteranno che hannomarciato, al passo del trentatré,

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ottantacinquemila alpini, di cento-dieci sezioni, italiane ed estere.Il colpo d’occhio è imponente. Unserpentone immenso di pennenere copre ininterrottamente ilpercorso stabilito. Sul palco d’o-nore, in piazza Alfieri, le massimeautorità, civili e militari, rimango-no per ore ad applaudire gli alpiniche sfilano ed il Presidente dellaRepubblica, Sergio Mattarella, siunisce a Papa Francesco nell’in-viare il suo cordiale saluto. S’èfatta sera. In città non si sonoancora spenti i riflettori su questa

Adunata, voluta forte-mente, come un“sogno”, dal Presidentesezionale AdrianoBlengio. Il “sogno” si èavverato, nella suastraordinarietà, all’inse-gna del sorriso.La sintesi dell’89^Adunata è racchiusanello striscione “INSIE-ME IN AMICIZIA, SOLI-DARIETA’ ED ALLE-GRIA”. Termini più chemai attuali.La Sezione di Asti, nelchiudere lo sfilamento,ci ricorda:

“ARRIVEDERCI NEL 2017 ALL’ADUNATADEL PIAVE”.Lì, sulle sponde del fiume sacro alla Patria, saràdoveroso ricordare un altro centenario: l’eroismodegli alpini, martiri sul monte Ortigara (giugno1917), ove la Colonna Mozza recita:“PER NON DIMENTICARE”.

ENZO VALENCICH

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L’Alpino Marcello Minisolo del Gruppo

Alpini di Ronco Scrivia ha compiuto unabella scarpinata in stile alpino, recandosi daVoltaggio (AL) ad Asti per l’AdunataNazionale in quattro giorni di marcia (dal 9al 12 maggio).

MOTORIZZATO A PIE’

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Il 1916 è da considerarsi come l’an-no (siamo già al terzo di guerra,secondo per l’Italia) delle grandiaspettative: dopo che nel ’15 si eracombattuto duramente in singoleed infruttifere battaglie di più conte-nute proporzioni, ora su tutti i frontie da entrambe le parti si cerca diorganizzare nuovi e risolutivi scon-tri di dimensioni gigantesche, nellaconvinzione che si possa cosìporre fine alla guerra. Si arrivaaddirittura a scomodare cabala edinterpretazione dei numeri pergiungere ad un improbabile7/10/1916 quale data della finedelle ostilità… In realtà il 1916 silascerà alle spalle una serie di bat-taglie mostruose (Verdun, Somme,i grandi scontri nelle pianuredell’Europa dell’Est; ed in Italia l’of-fensiva austriaca di Primavera suglialtipiani e la nostra presa di Goriziae dei primi contrafforti del Carso aiprimi d’agosto), che solo dissan-gueranno gli eserciti ed impoveri-ranno le casse degli Stati. Perquanto riguarda la lotta sul nostrofronte lo testimoniano le 85 meda-glie d’oro assegnate nel corso diquell’anno, equamente ripartite tratutti i campi di battaglia. In questonumero ci occuperemo di alcunedelle 40 conferite negli eventi delprimo semestre del ’16 (31 dellequali alla memoria e 9 a militariallora viventi), rimarcando ancorache tutte meriterebbero di esserericordate. Seguiremo ancora l’ordi-ne cronologico di assegnazione,così come riportato nei tre volumi IlRisorgimento Italiano – La GrandeGuerra – Le medaglie d’Oro alValor Militare, edito a cura delGruppo Medaglie d’Oro al V.M.,Roma 1968. Le belle riproduzionidei Caduti, tratte dalla stessa pub-blicazione, sono opera del famosopittore ritrattista Guido Greganti

(1897-1986).

Dagli agi di una scrivania all’angu-sto seggiolino di un aereo di queitempi: così si potrebbe delinearel’avventurosa vita militare del cam-pano Oreste Salomone classe1879 che, iniziata la carriera nell’e-sercito con incarichi di amministra-zione, inviato alla guerra di Libia siappassiona al nascente mondodell’aviazione e dapprima divieneosservatore aereo e poi consegueil brevetto di pilota. Capitano pilotadi aerei da bombardamentoCaproni, entra in guerra compiendonumerose incursioni sulle più muni-te basi aeree nemiche. Il 18 feb-braio 1916 effettua un attacco suLubiana. Il ritorno è allucinante:l’aereo è colpito e circondato dagliaustriaci che gli intimano di atterra-re, Salomone è ferito al capo eperde molto sangue che gli offuscala vista, uno dei compagni, morto ecadutogli addosso, quasi gli impe-disce i movimenti, il motore inizia afunzionare male. Nonostante tuttociò, riesce ad atterrare su territorioitaliano, salvaguardando il velivoloe gli altri compagni dal rischio di

esplosione perché alcune bombeerano rimaste attaccate alle ali.Viene immediatamente insignitodella massima onorificenza motuproprio dal re, diventando così ilprimo aviatore vivente italiano insi-gnito di tale decorazione. Dopo lecure ritornerà a volare ma moriràprematuramente due anni dopo, alrientro da un’azione a causa di unincidente in fase d’atterraggio.

Le vicende legata al nome del sot-totenente dei bersaglieri Michele

Vitali (Parma – 1895) ci portano aricordare la guerra in Alta Carnia,nel gruppo Pal Piccolo, Freikofel ePal Grande. Basta una breveescursione per comprendere quan-to fu dura qui la lotta. Trincee, forti-ficazioni varie, piccoli posti, ridotti-ni, postazioni incavernate permitragliatrici, piazzole per lancia-bombe, si trovano a breve distanzatra di loro e viene fin da chiedersicome abbiano fatto i due avversaria costruirle, dato che qui tutto èperfettamente in piena vista.Evidentemente si lavorava moltocelermente di notte. Esistono fotod’epoca che testimoniano la pre-senza di estesi villaggi composti dabaracche sui fianchi delle monta-gne. Qui c’erano poche teleferiche,

LE MEDAGLIE D’ORO AL VALOR MILITARE DELLA GRANDE GUERRA

PRIMO SEMESTRE ANNO 1916

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sostituite dalle mitiche portatricicarniche; nei pressi si trova laCasera di Malpasso, sotto la Cretadi Timau, dove una di loro, la cele-bre Maria Plozner Mentil, fu colpitaa morte. E proprio qui, come mi hariferito un amico “cjargnel” che miaccompagnò su quelle cime, quan-do in linea c’erano gli alpini e lepenne bianche erano “fuori daipiedi”, avvenivano spesso episodidi fraternizzazione, perché quellidall’altra parte erano gli stessimontanari con i quali ci si eraincontrati spesso in tempo di pacesu quei passi, scambiandosi favoried a volte combinando anchematrimoni con le rispettive sorelle!Ma quando si doveva combatterela lotta era molto aspra. La nottedel 25 marzo 1916 un reparto alpi-no perse una postazione; nei gior-ni successivi altri alpini di rincalzocoadiuvati dal reggimento di bersa-glieri di cui faceva parte Vitaliaccorsero al contrattacco. Il giorno27, nelle fasi finali che portaronoalla riconquista della trincea, il gio-vane ufficiale, pur essendo ferito,riuscì dapprima ad avvicinarsi allaposizione scalando una rocciamediante una scala al pioli, quindisi slanciò con i suoi uomini sulnemico e dopo essere stato anco-ra ripetutamente ferito, cadde nel-l’assalto finale, dopo essere riusci-to anche ad impossessarsi di unamitragliatrice nemica.

Italo Lunelli è il primo alpino insi-gnito di MOVM nel 1916. Parliamodi un giovane ufficiale nato aTrento nel 1891, un irredento, bennoto alle autorità austriache per leidee politiche sempre sbandieratee per la grande passione per l’alpi-nismo, che lo porta nell’autunnodel 1911 a scalare da solo ilCampanile Basso del Brenta,lasciandovi sventolare una grandebandiera tricolore, che con scornodegli austriaci rimarrà lassù a pren-dersi beffa di loro per molti mesi.Fondatore della SezioneUniversitaria della SocietàAlpinistica Tridentina (SUSAT),raggiunge Roma nel 1914 e dopomesi di propaganda interventista siarruola volontario nel nostro Corpo

assumendo il nome di Raffaele DaBasso (a ricordo della sua famosaimpresa). Combatte dapprima nel’15 nel settore di Tolmino e poi nel’16, dopo il corso per ufficiali, colgrado di aspirante passa inCadore. Nell’inverno il capitanoGiovanni Sala sta studiando laconquista del Passo dellaSentinella, situato tra la CrodaRossa di Sesto e Cima Undici; talepasso è un pericoloso punto d’os-servazione austriaco per i tiri d’arti-glieria verso il Comelico. Lunelliviene scelto a far parte dell’impre-sa per le sue note doti alpinistiche.Il piano del capitano Sala prevedela calata di due gruppi di ardimen-tosi alpini verso il passo dalla fian-cheggiante Cima Undici, mentre ilLunelli, che ha dovuto studiarepossibili vie d’accesso al passo,dovrà attaccare l’obiettivo dalbasso, che sarà cosi preso tra duefuochi. L’azione avviene all’alba del16 aprile con una temperatura di -30° ed ha pieno successo, congrande sgomento dei nemici. ALunelli andrà la massima onorifi-cenza, a Sala inspiegabilmentesoltanto quella d’Argento. Ma subi-to dopo la fine della guerra e permolti anni si scatenerà una durapolemica tra i due, fatta di scritti econferenze, circa i meriti della vitto-ria. Soltanto l’intervento rappacifi-catore ma deciso di Mussolini neglianni ’30 calmerà un po’ gli animiche peraltro continueranno a rima-nere piuttosto accesi fino alla loroscomparsa, avvenuta agli inizidegli anni ’60.

Una tra le vicende più vergognosedi quella guerra, responsabili igenerali dello Stato Maggiore, fu loscioglimento, per motivi disciplina-ri, del Btg Pieve di Teco nel feb-braio del ’16 a seguito della perditadel Monte Cuckla, che nell’estateprecedente era stato conquistatocon grandissimi sacrifici propriodallo stesso reparto. Tra l’altroquello cancellato era composto darincalzi dei rincalzi, in quanto negliattacchi e nella difesa del rilievo siera registrata la perdita di tutti glieffettivi originari. Soltanto nel 1925il Pieve sarebbe stato ricostituito“con le scuse” delle autorità milita-ri. Nella primavera del ’16 il cin-quantenne Ten. Col. Luigi

Piglione, astigiano, comandantedel Btg Saluzzo, ricevette l’ordine

di riprendere quel monte, situatosopra la conca di Plezzo (oggiBovec) in alto Isonzo. Impresa dif-ficile perché si tratta di un arcignopiccolo acrocoro roccioso moltoben difeso ma soprattutto domina-to e protetto dal sovrastante MonteRombon, che fu sempre per noiun’imprendibile fortezza. EppurePiglione riuscì prima a portarsi suirovesci dell’obbiettivo e poi a moti-vare tanto i suoi uomini che subitodopo un fuoco preparatorio di arti-glieria, scattò insieme a loro allasua conquista la notte del 10 mag-gio, riuscendo a penetrare nellelinee, seminando sorpresa e terro-re. Purtroppo in quei concitatimomenti venne ucciso da una raffi-ca di mitragliatrice, tuttavia questonon arrestò l’impeto dei suoi uomi-

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ni che conquistarono il Cuckla e lodifesero da ripetuti contrassalti edal continuo disturbo provenientedall’incombente Rombon. Solo laritirata di Caporetto avrebbe porta-to all’abbandono della posizione.

Foltissimo è il novero dei Cadutidecorati per i fatti legati alla violen-ta Offensiva di Maggio (o diPrimavera, solo in Italia chiamataStrafexpedition) che l’esercitoaustroungarico scatenò negliAltipiani per tentare di risolvere laguerra. Dell’argomento si occupaun altro articolo; qui passeremo inrassegna soltanto alcuni deiCaduti, senza dimenticare natural-mente gli Alpini.

Il nome di Felice Chiarle farà bat-tere forte il cuore degli ex AllieviUfficiali di Complemento che fre-quentarono la Scuola MilitareAlpina di Aosta – Caserma CesareBattisti, a partire dai primi anni ’60,perché proprio l’edificio riservatoalle camerate degli allievi portavaquesto nome. Ma chi era FeliceChiarle? Torinese, nato nel 1871,segue le orme del padre, generaledell’esercito, e diventa ufficiale diartiglieria. Sfiora il mondo alpinoperché allo scoppio della guerracostituisce ed addestra un gruppodi artiglieria da montagna che nelcorso dell’offensiva austriaca delmaggio 1916 fiancheggia un repar-to di fanteria operante in Vallarsanei pressi del paese di Trambileno,uno dei settori più caldi. Un fuocodevastante d’artiglieria si riversa

sui difensori italiani, i pezzi sotto ilcomando di Chiarle riescono aribattere, fino a quando una partedi essi risulta distrutta ed una partesenza munizioni. A questo punto,è il 18 maggio quarto giorno del-l’attacco ed il nemico sta avanzan-do con le fanterie, il maggiore fainastare le baionette ai pochi arti-glieri superstiti ed alla loro testa silancia contro il nemico. Scomparenella mischia ed il suo corpo nonsarà più ritrovato. In questa zonaera operativo un singolare fortechiamato Pozzacchio, fatto costrui-re dagli austriaci dentro un pos-sente masso di roccia, dominantela sottostante Valmorbia; oggi èrestaurato e visitabile. Tra i repartiitaliani operanti in questa zonacombatterà nel ‘17 anche il nostroconcittadino Eugenio Montale, pre-mio Nobel per la Letteratura 1975,che ha lasciato una poesia cheporta proprio il titolo di Valmorbia.

Anche il capitano degli AlpiniCorrado Venini (Como, 1880)cade combattendo lo stesso giorno

in Val Posina alla testa dei suoialpini della 91^ compagnia del BtgMonte Suello, mentre tenta di rioc-cupare l’importante posizione diCima Maggio. Dopo ripetuti assalti,mentre sta riordinando gli alpinirimasti, viene investito dallo scop-pio di una granata che lo feriscegravemente; trasportato in unospedale da campo spira due gior-ni dopo. Riesce a rincuorare i suoiuomini ed a scrivere due accoratelettere, una alla moglie, l’altra alfiglio Giulio di appena un anno, che

si rivelerà una sorta di testamentospirituale. Vi si legge tra l’altro “…se io cado per la Patria, dovrai nellamia morte trovare una ragione inpiù per amare questa nostra Italia”.Giulio, chiamato a combattere nellaII Guerra Mondiale come giovaneufficiale dei Granatieri di Sardegna,nel dicembre 1940 sul massicciodel Kurvelesh in Albania si troveràa fronteggiare una situazione ana-loga a quella del padre: con l’eser-cito in piena rotta sotto l’offensivagreca, dopo aver rintuzzato diversiassalti, il giorno di Capodanno1941, con gli ultimi 20 uomini rima-stigli in un disperato contrassaltoverrà più volte ferito, rifiuterà aiutifino a cadere dopo essere statocolpito un’ultima volta. Anche aGiulio sarà conferita la MOVM allamemoria.

Il giovane ventiduenne roveretanoDamiano Chiesa apre la schiera diirredenti che, catturati, saranno giu-stiziati dagli austriaci. Allo scoppiodella guerra diserta per arruolarsinell’esercito italiano; viene destina-to ad un corpo di artiglieria che sitrova poco distante dal suo paese echiede di andare in prima linea.Perfetto conoscitore della zona,fornisce utili informazioni sull’oro-grafia dei luoghi, tuttavia i comandisuggeriscono più volte che vengadestinato a posti più defilati, pergarantirgli una certa sicurezza. MaChiesa preferisce rimanere al suoposto. E proprio nei giorni dell’of-fensiva austriaca viene catturatodal nemico; nonostante i suoi docu-menti lo qualifichino come Mario

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Angelotti, viene riconosciuto e con-dannato a morte. Sarà fucilato il 19maggio del 1916 nella stessa fossadel Castello del Buonconsigliodove due mesi dopo cadrannoCesare Battisti e Fabio Filzi.

Due giovani ufficiali sardi,Francesco Fadda (TempioPausania, 1893) e Ignazio Salaris

(Nuoro, 1892), appartenenti al 45°

e 46° Fanteria, trovano la morte lostesso giorno, il 21 maggio com-battendo disperatamente a pocadistanza l’uno dall’altro, rispettiva-mente sul Dente del Sief e sulMonte Sief stesso.

Tale episodio avviene nella zonadel famoso Col di Lana, di cuiabbiamo già parlato nella scorsapuntata; presa questa cima, c’erapoi da conquistare l’affilatissimacresta che la collegava ad undente, al retrostante Sief, fino agiungere infine sul Monte

Settsass, che avrebbe portato allaconquista della conca dellaValparola ed al relativo passo. Mal’impresa si dimostrò subito diffici-lissima, anche se tentata nellabella stagione: i fianchi di questemontagne erano ripidissimi, ilcammino di cresta impossibileperché completamente allo sco-perto e battutissimo. Nonostantel’evidenza dei fatti, i comandiimperterriti continuarono a coman-dare attacchi che portarono a per-dite notevoli ed al sacrificio dimolti coraggiosi ragazzi, tra cuiquesti due giovani sardi. A testi-monianza della durezza dei com-battimenti, al giorno d’oggi fre-quentemente si trovano ancoraresti di Caduti di entrambi gli eser-citi nei fianchi di questi monti e neicanaloni sottostanti.

Il settore del Monte Nero torna dinuovo alla ribalta a fine maggio del’16, quando nella notte sul 26 unforte contingente austriaco compo-sto da truppe scelte dà la scalata

ed assale un tratto della crestaVrsic-Vrata, che si addossa allacima del Monte Nero stesso. Siscatena subito una reazione duris-sima da parte degli alpini, cheporta ad una lotta a brevissimadistanza. Nella difesa della posizio-ne si distingue il s.ten. AntonioSertoli (1894, Sondrio) del btgMonte Stelvio, comandante di unreparto mitraglieri. Nel corso delconvulso combattimento corpo acorpo viene prima catturato epreso in consegna da una scortache lo conduce in retrovia, poiall’improvviso riesce a disarmarla

ed a tornare in linea. Si metteancora al fianco dei suoi alpini edopo tre ore di mischie furibonde,nel contrassalto decisivo cadeprima ferito; riesce a rialzarsi ed aportarsi di fronte al nemico quandoassalito e trafitto da colpi di baio-netta cade tra i nemici ormai scon-fitti e prossimi alla fuga.

Anche la Chiesa andò in trincea.Dopo l’eliminazione progressivadei cappellani militari verso la finedell’’800, all’inizio della GrandeGuerra fu stabilito che ogni repartodovesse avere una propria guidaspirituale; a seguito di un accordotra Stato Italiano e Chiesa, no-nostante allora i rapporti fosseroancora molto tesi, fu chiesto alVaticano di indicare il nome delVescovo Castrense, cui sarebbestato affidato l’incarico di organiz-zare e gestire questa importantefunzione. Molti cappellani militari sidistinsero anche in prima linea perdoti di grande umanità e fratellanzacon gli uomini a loro affidati edanche in alcuni casi si trovarono aprendere parte essi stessi ad azio-ni di guerra. Ben tre di loro furonoinsigniti della MOVM. Il primo diessi è don Annibale Carletti

(Cremona, 1888). Assegnato allabrigata Taro, schierata tra l’Adige ela Vallarsa di fronte a Rovereto, ilgiorno 16 maggio, col suo perso-nale ascendente ed illuminata ini-ziativa, condusse all’attacco bentrecento soldati che erano rimastiprivi di ufficiali, tutti uccisi. Il nemicoincalzante ne chiese la resa, chelui sdegnosamente rifiutò, riuscen-do anzi a rallentarne l’impeto.Pochi giorni dopo, tra il 27 ed il 30

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maggio, mentre il reparto era impe-gnato a difendere strenuamente ilPasso Buole, che per gli atti di eroi-smo e sacrificio qui compiuti pren-derà l’appellativo di Termopilid’Italia, ancora don Carletti si trovanella situazione di dover prendereparte ad un assalto alla baionetta acapo di un altro reparto ormai privodi ufficiali: non si perde d’animo econduce gli uomini all’attacco. Perquesti fatti, il famoso disegnatoreAchille Beltrame immortalerà l’epi-sodio in una copertina dellaDomenica del Corriere.

Il Monte Cengio si trova nell’estre-mo lembo sud dell’Altipiano diAsiago: ai suoi piedi c’è Caltrano,poi da lì inizia la pianura vicentina.Se gli austriaci fossero riusciti adarrivarvi avrebbero poi potutovelocemente marciare verso est,cioè verso il Friuli dove combatte-va il grosso del nostro esercito,prendendolo alle spalle e per noila guerra sarebbe finita. Ma perfortuna, con atti di folle sacrificio, iGranatieri di Sardegna riuscironoa fermare il nemico in cima alCengio, chi combattendo, maanche chi, ormai senza più muni-zioni o armi, semplicemente cor-rendo ad abbracciare il nemico piùvicino ed insieme a lui buttandosinel vuoto verso la pianura: qui c’èappunto un fianco della montagnanota come “Il salto del Granatiere”.Due fratelli triestini entrambi uffi-

ciali nel 1° Granatieri di Sardegna,

Giovanni o Giani (1891) e Carlo

(1894) Stuparich si trovavano pro-prio tra quelle balze a fine maggio,furono buttati col reparto in quellamischia e tennero entrambi un

comportamento esemplare chevalse loro la massima onorificenza.

Purtroppo Carlo, rimasto conpochissimi uomini dopo una seriedi contrattacchi, decise di uccidersicon l’ultima cartuccia rimastagli,per non subire l’onta della cattura edella probabile esecuzione conl’accusa di tradimento. Giani (checombatteva col nome di GiovanniSartori), pur ferito gravemente,ebbe una notevole fortuna: cattura-to dal nemico, fu curato e quindicondotto in quattro campi di con-centramento, senza venire maiscoperto nei due anni di prigionia.Rientrato in Italia dopo la guerra, sidedicò all’insegnamento, diventan-

do un importante scrittore dell’eracontemporanea. Morì a Roma nel1961.

Complesso e ricco il curriculummilitare del col. brigadiere (grado

poi trasformato durante la guerra ingenerale di brigata) Carlo

Giordana (Moncalieri, 1865).Compie una veloce e brillantissimacarriera dapprima nella Fanteria,quindi nel Corpo degli Alpini (4°Rgt). All’entrata in guerra è dinuovo al comando di un reparto difanteria, ma presto torna al suoamato 4°, col quale combatte nelmedio Isonzo (Tolmino, Mrzli,Vodil). Ma le imprese più eclatantile compie all’inizio del ’16 ai 3000metri dell’Adamello, conquistandoimportanti posizioni e catturandomolti nemici. Per questo viene pro-mosso col. brigadiere e riceve laMOVM. Di lui sono note la grandeenergia, la tenacia, l’oculatezza nelpreparare le azioni (come Cantore)ma anche una certa inflessibilità eseverità: si dice che gli alpini loammirino, lo rispettino ma non loamino. Con la promozione vieneinviato al comando della BrigataBenevento impegnata a maggionella controffensiva sugli Altipiani.Muore in circostanze mai chiaritecolpito da un fucilata mentre in rico-gnizione nella terra di nessuno stastudiando un’azione. Gli viene con-ferita alla memoria una MAVM.Circa la sua fine sono poi fioritevarie interpretazioni, anche legateal suo senso della disciplina, che i

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fanti non sopportavano quanto glialpini, ma nulla è mai stato chiarito.Riposa nella tomba di famiglia alCimitero monumentale diStaglieno. La sua discendenza ènota per alcuni nomi del mondodello spettacolo: innanzitutto ilfiglio, conosciuto come ClaudioGora (pare che il regime gli avesseimposto il cambio del nome, nelrispetto del padre ed in relazionealla sua attività), bravo attore eregista; la moglie Marina Berti,affascinante ed ottima attrice cine-matografica; ed ancora alcuni deiloro numerosi figli, Andrea, Marinae Carlo Giordana, tutti in attività.

Alle glorie di Giordana fa da con-traltare la vicenda militare del ven-

tenne umile fante messineseAntonino Sabato, nato il 2 giugno1896 e morto lo stesso giorno del1916. Figlio di poveri contadini,emigrato in Svizzera per fornire unmaggiore sostentamento alla fami-glia, allo scoppio della guerra ritor-na in Patria per dare il proprio con-tributo. Destinato alla 10^ compa-gnia della Brigata Etna, ottiene diessere assegnato ad attendente diun ufficiale, compito che assolveràfino all’ultimo come fosse una mis-sione. A fine maggio anche questoreparto è disperatamente impe-gnato a contrastare l’offensiva sugliAltipiani, precisamente sulla crestadi Monte Zomo di Gallio. All’albadel 2 giugno un poderoso attaccobosniaco sembra avere la megliodelle posizioni difese dalla 10^compagnia, che ha tre ufficiali feri-ti. Nelle prime ore del pomeriggio il

tenente Bricci, di cui Sabato èattendente, dà l’ordine del contras-salto portandosi per primo in avan-ti: Sabato lo segue ed è ferito unaprima volta, ma non abbandona ilcampo. L’attacco si è nel frattempotrasformato in un furioso corpo acorpo, Bricci sta per essere colpitoda una baionetta, quando l’umileSabato gli fa scudo col suo corpo,ricevendo in pieno petto la feritamortale, salvandogli così la vita.

Tornando al ricordo dei fratelliStuparich, quanto scritto circa l’e-strema importanza strategica delladifesa del Monte Cengio vale inugual misura per l’adiacente MonteZovetto. Qui l’ardua difesa fu com-pito della Brigata Liguria (157° e158° Rgt Fanteria), che sacrificòcirca 3000 uomini: alle bandieredei due reggimenti venne conferitauna prima MOVM. La Brigata com-batté poi eroicamente al fiancodegli Alpini sul Pasubio ed ancoranel 1917 nella XI battagliadell’Isonzo o della Bainsizza, rice-vendo un’altra MOVM. E’ il secon-do più decorato reparto dellenostre Forze Armate dopo laBrigata Sassari.

L’eroe di quella difesa sullo Zovettoè il genovese Giuseppe Rusca,nato nel 1892. Diplomatosi macchi-nista navale all’Istituto Nautico diGenova, arruolatosi e conseguitala nomina a s.ten di cpl, partecipaalla guerra di Libia, guadagnando-si una MBVM. Rientrato e conge-datosi, allo scoppio della GrandeGuerra viene richiamato ed asse-

gnato al 157° di nuova formazione,destinato sulla dorsale Vrata-Vrsic(settore Monte Nero), al nord diCaporetto, al comando di unasezione mitragliatrici. Durante l’of-fensiva austriaca del ’16, la brigataviene trasferita alla difesa delMonte Zovetto. Rusca è incaricatodi disporre le sue due sezioni dimitragliatrici, che risultano così bensistemate e dirette, da produrregravi perdite al nemico. Allora, persuperare l’ostacolo agli austriacinon resta che indirizzare sulla cimadel monte un forte fuoco di artiglie-ria. Rimane intatta solo un’arma,impiegata con grande coraggio dalRusca stesso, fino a quando unagranata centra in pieno la postazio-ne, dandogli la morte. Il suo com-portamento non sfugge all’occhiodegli austriaci i quali, conquistataquella porzione di terreno, in segnodi ammirazione gli danno sepolturasul posto erigendovi sopra unmonumentino con i rottami dellasua mitragliatrice, nastri di pallotto-le e calci di fucili spezzati.

Proprio ai piedi del Monte Zovetto,a quota 1152 dell’abitato di Cesunaavvenne un episodio che in queglistessi giorni coinvolse ben tre mili-tari del 1° Granatieri di Sardegna, ilcapitano Ugo Bignami (Milano –1869), il sottotenente Teodoro

Capocci (Avellino – 1894) ed ilgranatiere Alfonso Samoggia

(Bologna –1893). Nel corso deifuriosi combattimenti contro lesoverchianti truppe bosniache in

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avanzamento, mentre i due ufficialiincitavano i pochi uomini rimasti aresistere, dando essi stessi prova

di ardimento, il Samoggia si offrivadi andare a chiedere rinforzi, attra-versando un punto completamentescoperto. Giunto nelle retrovie escoperto che i compagni erano statitutti uccisi, ritornava in linea maprima di unirsi al suo reparto rima-neva gravemente ferito.Nonostante ciò, riuscì a trascinarsiancora avanti fino a pronunciarefrasi di incoraggiamento ai superio-ri, assicurando che i rinforzi stava-no arrivando: questa frase passeràalla storia con l’appellativo di “sub-lime bugia”. Catturato dal nemico,morirà pochi giorni appresso. Nelfrattempo Capocci portatosi ancoradisperatamente all’assalto rimane-va ucciso, mentre il Bignami,imbracciato un fucile, freddava inpochi istanti un capitano e quattronemici che lo premevano da vicino.Considerata poi la situazione ormaigravissima, corse alla difesa di unavicina caverna nella quale giaceva-no i superstiti feriti: con questo

gesto li salvò dalla reazione furio-sa dei nemici, i quali dopo averlocatturato gli riconobbero un gran-de coraggio. Al termine della pri-gionia proseguì la carriera milita-re. Per questi atti ad ognuno deitre Granatieri di Sardegna venneassegnata la massima onorifi-cenza.

La rassegna dei più significatividecorati con MOVM nel primosemestre 1916 si conclude con ilricordo di due ufficiali del 30° Rgt

Brigata Pisa, il capitano aiutantemaggiore Arturo Pannilunghi

(Siena, 1876) ed il ten. Paolo

Capasso (Napoli, 1891), entram-bi deceduti a causa dell’attaccocon i gas perpetrato dagli austria-ci sul Monte San Michele il 29 giu-gno 1916, episodio già menziona-to nel precedente articolo dedica-to ai decorati del 1915.In quell’alba, il Pannilunghi, giàreduce di Libia, si trova nellabaracca comando, poco distantedalle linee, a fianco del proprio

superiore, quando viene investitodall’onda venefica. Nonostante legravi condizioni non abbandona ilposto, predisponendo l’afflusso dirinforzi, preoccupandosi poi di sal-vaguardare la bandiera del repar-to. Ormai quasi incosciente, rima-ne al proprio posto, abbandonan-do il vessillo solo dopo che il peri-colo è scongiurato: sopravviveràancora alcuni giorni. Il giovaneCapasso in quello stesso frangen-te si trova invece in linea, in unsettore diventato famoso colnome di Il Groviglio. Vista la situa-zione disperata, circondato damorti asfissiati ed anche lui colpi-to dalle esalazioni, corre in retro-via per chiedere uomini: ottenutili,si slancia alla loro testa contro ilnemico, fermandolo ed incalzan-dolo, finché cade asfissiato pernon più rialzarsi. Grazie proprio alsangue freddo ed al sacrificio diuomini come questi, nonostante laperdita fulminea di 5000 e piùuomini nel settore, il tentativo diattacco nemico sarà in brevetempo annullato.

GIANCARLO MILITELLO

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Verso la fine dell’anno 1915 la situazione milita-re dell’impero austro-ungarico poteva conside-rarsi nettamente migliorata. Sul fronte orienta-

le, con l’aiuto determinante dell’alleato germanico, irussi erano stati respinti ben all’interno del loro terri-torio, la Serbia era stata messa fuori causa e sul frontesud-ovest le molteplici offensive dell’esercito italianosull’Isonzo erano state contenutecon modesti arretramenti.Era tuttavia necessario, a giudiziodel Capo di Stato MaggioreGenerale dell’Impero, feldmare-sciallo Franz Conrad vonHötzendorf, pervenire ad unarapida cessazione della guerra sudue fronti, che assorbiva le risor-se economiche della duplicemonarchia in misura ormai inso-stenibile. Esclusa una grandeoffensiva sul fronte orientale con-tro la Russia, Conrad rivolse lasua attenzione al fronte sud-ovest, nell’intento di mettere defi-nitivamente fuori causa l’Italia,verso la quale, peraltro, egli nutri-va da sempre una profondaavversione. Il Conrad espose i suoi intendi-menti al generale Erich vonFalkenhayn, Capo di StatoMaggiore dell’Esercito imperialetedesco: esclusa una diretta partecipazione, anche seinizialmente caldeggiata, di divisioni germaniche, eglirichiese un concorso di truppe tedesche sul fronteorientale, allo scopo di sostituire un congruo numerodi divisioni austro-ungariche (almeno nove) daimpiegare nella progettata offensiva contro l’Italia.Ma Falkenhayn non aderì ugualmente alla richiesta,poiché egli stava già progettando una grande offensi-va sul fronte occidentale : quella che sarebbe poi pas-sata alla storia come la grande battaglia di Verdun. L’Impero germanico, all’epoca, non si trovava ancorain stato di guerra con l’Italia, anche se fin dal maggio1915 l’Alpenkorps bavarese era stato schierato sulfronte dolomitico; non per tale ragione, dunque, e ciòè anche documentato dalla corrispondenza traFalkenhayn e Conrad, ma per la propria visione stra-tegica, il Falkenhayn aveva escluso un concorso tede-sco all’ operazione ideata dal Comandante austro-ungarico. In una lettera inviata a Conrad l’11 dicem-bre 1915 scriveva infatti “..la Germania non esiterebbe

un momento a partecipare a qualsiasi azione control’Italia… se tale partecipazione fosse vantaggiosa”.Com’è noto, l’Italia dichiarerà guerra alla Germaniasoltanto il 28 agosto 1916. Né Falkenhayn riteneva che esistessero concrete pos-sibilità di raggiungere, con le sole forze di cui Conradavrebbe potuto disporre, il fine che il comandanteaustro-ungarico perseguiva e cioè una definitiva scon-

fitta dell’Italia e la sua uscita dalconflitto.A giudizio di Falkenhayn, infatti,sarebbero state necessarie nonmeno di 25 divisioni ed un’in-gente massa di artiglieria, forzedi cui la duplice monarchia nondisponeva. Sconsigliò pertantol’operazione e di collaborazionein tal senso tra i due alleati non siparlò più…almeno sino aCaporetto. Conrad rimase tuttavia della suaidea e diede avvio ai preparativiper l’offensiva. Del piano opera-tivo venne incaricato un giovane,brillante ufficiale di Stato mag-giore all’epoca trentottenne, ilten. col. Karl Schneller, addetto alComando Supremo Imperiale aTeschen (cittadina oggi situata alconfine tra Repubblica Ceca ePolonia), che annoterà nel suodiario, conservato presso il

Kriegsarchiv (l’archivio di guerra) di Vienna, tutte lefasi salienti dell’offensiva.

Il pIano austro-ungarIco ed Il suo obIettIvo strategIco

In questa sede è opportuno premettere che il termineStrafexpedition (spedizione punitiva) non ha mai tro-vato riscontro nella letteratura militare e nella storio-grafia austriaca, né, tantomeno, nei piani o negli ordi-ni di operazione, ma è una definizione correntementeadoperata in Italia e sulla cui, peraltro, incerta originetorneremo oltre.Nella Relazione ufficiale austriaca, pubblicata nel1933 sotto l’emblematico titolo “Österreich-Ungarnsletzter Krieg“ (l’ultima guerra dell’Austria-Ungheria)il capitolo dedicato agli avvenimenti che ci occupanoè infatti intitolato “die Frühjahrsoffensive 1916 gegenItalien”, l’offensiva di primavera del 1916 control’Italia.

L’OFFENSIVA AUSTRO - UNGARICA DI PRIMAVERA

CONTRO L’ITALIA (STRAFEXPEDITION) MAGGIO - GIUGNO 1916

Franz Conrad von Hötezendorf (Museo

storico dell’Esercito, Vienna)

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L’obiettivo del piano era oltremodo ambizioso: par-tendo dagli altipiani di Folgaria e Lavarone si sarebbeoperato uno sfondamento delle linee italiane versol’altopiano di Asiago, con obiettivi ulteriori Schio,Thiene e Bassano del Grappa, per dilagare successiva-mente nella pianura veneta tra Vicenza e Padova,prendendo infine alle spalle lo schieramento italianosull’Isonzo: negli intendimenti di Conrad ciò avrebbe

posto definitivamente l’Italia fuori dal conflitto,costringendola a chiedere un armistizio.A tale scopo venne costituito un Gruppo di Armate(11a e 3a) poste al comando dell’Arciduca Eugeniod’Asburgo per un totale di 14 divisioni ed ulteriori 6brigate, con un imponente schieramento di artiglieriadi oltre 1000 pezzi.All’11a armata (col. gen. Viktor Dankl) era assegnato ilcompito di sfondamento delle linee italiane, mentre la3a (col. gen. Hermann Kövess von Kövessaza) avreb-be svolto compiti di manovra per lo sfruttamento delsuccesso. Vedremo nel seguito che tale concetto, perintendimento dello stesso Arciduca Eugenio, tacita-mente avallato, non senza inziali riserve, dalComando Supremo austro-ungarico, verrà mutato.

I preparatIvI austro-ungarIcI

Il piano redatto dal ten. col. Schneller era stato sotto-posto al feldmaresciallo Conrad già nella prima deca-de del dicembre 1915, ma, anche a causa delle disputetra il Comandante Supremo austriaco ed il suo omolo-

go tedesco von Falkenhayn, i preparativi iniziaronosoltanto due mesi dopo, allorché Conrad decise diagire per proprio conto. Le prime truppe trasferite dai Balcani arrivarono inTrentino verso la fine del febbraio 1916 e vennero dis-locate fra Trento e Bolzano ed in Val di Fiemme. I tra-sporti di truppe e materiali si susseguirono sino a tuttoil mese di marzo, ma lo schieramento, a causa del mal-

tempo, poté esserecompletato soltanto aiprimi d’aprile. Fu unosforzo logisticoimpressionante, chemise a dura prova larete ferroviaria austro-ungarica, in particola-re la linea delBrennero, arrivata inquei giorni alla satura-zione. Si pensi che iltrasporto di truppe,artiglieria, muniziona-mento e materialirichiese l’impiego di1850 treni.Il Gruppo di Armate“Arciduca Eugenio”era composto di 14divisioni più sei bri-gate, per un totale di190 battaglioni conun organico di156.000 uomini, 915mitragliatrici e 1056pezzi di artiglieria, dicui 185 di medio e 64di grosso calibro: tra

questi ultimi spiccava-no, oltre ai numerosi

mortai da 305 mm, il miglior pezzo dell’artiglieriaimperiale, 3 obici da 420mm ed un cannone da350mm (1). Considerando anche il personale di arti-glieria, del genio e dei servizi, gli austro – ungaricischieravano una massa di circa 290.000/300.000uomini. Imponente la movimentazione di materiali,pari a 10.000 tonnellate di munizioni e 9000 tonnel-late di materiale vario.(1) Dati citati da Gianni Pieropan (v.si. in bibliografia)e tratti da : Cletus Pichler, Der Krieg in Tirol, 1915-1916L’offensiva avrebbe dovuto prendere avvio l’11 aprile,ma improvvise abbondanti nevicate resero le vie d’ac-cesso impraticabili e si dovette giocoforza rinviare.

l’atteggIamento ItalIano dI fronte aIpreparatIvI avversarI; l’IspezIone dIcadorna sul fronte della 1a armata el’esonero del gen. brusatI

Notizie circa movimenti di truppe in Tirolo erano per-venute all’Ufficio Informazioni della 1a Armata, gui-dato dal magg. Tullio Marchetti, esule trentino, sin dal

Il progetto di offensiva austro-ungarica (da “L’Esercito Italiano nella Grande Guerra”, vol. III,

Tomo 2)

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dicembre 1915. Il Marchetti seguiva con particolareattenzione, anche grazie ad informatori operanti interritorio nemico, l’evolversi della situazione e aiprimi d’aprile, allorché le notizie divennero più preci-se, inviò una relazione all’Ufficio Situazione delComando Supremo a Udine. Ma questo rispose che,nonostante la probabilità di una maggior attività inValsugana e negli Altipiani, “..è permesso di rimaneretuttora scettici dinanzi alla ipotesi della imminentegrandiosa offensiva annunziata con troppa ostenta-zione”.Né lo stesso Capo di S.M. italiano, Generale Cadorna,riteneva in quel momento possibile un’offensivaaustro-ungarica in grande stile; la sua convinzione sibasava su di un ragionamento logico: i preparativi diun’imminente offensiva russa sul fronte nord orienta-le non potevano essere stati del tutto ignorati daicomandi austro – ungarici ed essi non avrebbero dun-que potuto sguarnire quel fronte per trasferire ingen-ti truppe nel Trentino. Inoltre, a giudizio di Cadorna(e qui non si discostava molto dalle stime delFalkenhayn) per sfondare le linee italiane sugli alti-piani l’esercito austro-ungarico avrebbe dovuto attac-care con una forza di almeno trenta divisioni, di cuiassolutamente non disponeva e che, comunque, nonavrebbero potuto manovrare nelle strette vallate.Riteneva pertanto che i preparativi avversari segnala-ti preludessero al più ad un’operazione diversiva perostacolare un’offensiva italiana sull’Isonzo in conco-mitanza con quella russa.Ma, anche per le insistenti richieste di rinforzi che glipervenivano dal comandante della 1a Armata, gen.Roberto Brusati, Cadorna dispose prudenzialmentel’invio di due divisioni dal fronte Isontino, che avreb-bero costituito la riserva della prima armata; racco-mandò inoltre al generale Brusati di rafforzare leseconde e terze linee difensive e di astenersi dall’in-traprendere parziali operazioni offensive, anche sefinalizzate ad accorciare il fronte.Frattanto il 26 aprile si presentava alle linee italiane,disertore, un ufficiale di nazionalità ceca, il ten.Anton Knechtl, il quale rivelò con dovizia di parti-colari l’imminente offensiva. Sembra che proprio inquesta circostanza sia stata pronunciata la parola“Strafexpedition”. Il disertore, interrogato dappri-ma a Verona, venne inviato al Comando Supremo aUdine, ma - come ricordò in seguito il capitanoCesare Pettorelli Lalatta, all’epoca addettoall’Ufficio Informazioni della 1a Armata - dopo duegiorni fu rimandato al Comando d’Armata senzacommenti di sorta.Alla fine di aprile Cadorna, anche sulla scorta delleinsistenti voci che lasciavano ormai presagire unattacco austro-ungarico, decise di compiere un’ispe-zione sula fronte trentina, tra la Val Sugana e la ValLagarina. In tale occasione dovette constatare che l’as-setto difensivo delle nostre linee non era propriamen-te conforme alle direttive da lui impartite. Pertanto l’8maggio dispose la rimozione del gen. Brusati e la suasostituzione con il gen. Guglielmo Pecori-Giraldi. Fu asua detta una decisione sofferta, anche perché il gen.

Roberto Brusati era fratello del primo aiutante dicampo del Re, gen. Ugo Brusati. Scrisse in propositoCadorna “… ho dovuto prendere l’energica risolu-zione di proporre la sostituzione del comandantedella prima armata. Nei provvedimenti presi per farfronte ad un attacco austriaco nel Trentino ha mostra-to la corda e si è rivelato nel suo vero valore. Teme leresponsabilità e rigetta tutto sui comandanti di corpod’armata, non ha mai forze che gli bastino, perde laserenità e la calma.E’ una cosa molto dolorosa di dover colpire dei vecchiamici e farsene dei nemici (in questo caso sono due)ma attraversiamo tempi troppo gravi perché io possatener conto di altre considerazioni che non siano quel-le degli interessi supremi del Paese..”

glI schIeramentI contrappostI alla vIgIlIa dell’offensIva

Come già in precedenza accennato, la forza di attaccoaustro-ungarica consisteva nel Gruppo di armate alcomando dell’Arciduca Eugenio, così composto: 11a Armata (col. gen. Viktor Dankl) costituita daiCorpi d’armata :- VIII (gen. di fanteria Von Scheuchenstühl) su tredivisioni- XX (ten. maresciallo Arciduca Carlo d’Asburgo,erede al trono) su due divisioni - III (ten. maresciallo Krautwald) su tre divisioni,che disponeva complessivamente di 811 pezzi di arti-glieria3a Armata (col. gen. Kövess von Kövessaza) costituitadai Corpi d’armata:- XVIII (gen. di fanteria Kritek), su una divisione e trebrigate- I (gen. di cavalleria Von Kirchbach) su tre divisioni- XXI (ten. maresciallo von Lütegndorf ) su due divi-sioni,con un totale di 245 pezzi di artiglieria. Se si include anche il personale di artiglieria, genio eservizi, la consistenza numerica delle truppe austro-ungariche si avvicinava, come già accennato, a300.000 uomini.Al giovane erede al trono il comando di un Corpod’Armata era stato assegnato su proposta dello stessoConrad, che aveva dovuto vincere non poche resi-stenze da parte dell’Imperatore e della Corte diVienna, i quali temevano per l’incolumitàdell’Arciduca. Fronteggiava queste imponenti forzed’attacco la 1a armata italiana, ora al comando delgen. Guglielmo Pecori – Giraldi, schierata dal Passodello Stelvio alla Val Cismon. Dall’elencazione chesegue sono esclusi i reparti non direttamente investitidall’offensiva e cioè quelli schierati a destradell’Adige.Alla viglia dell’attacco la composizione della 1aArmata era la seguente:- 37a divisione, limitatamente alle truppe schieratedalla sinistra dell’Adige alla sinistra della Vallarsa ecostituite da una brigata e tre battaglioni di milizia ter-ritoriale;

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- V Corpo d’Armata (ten. gen. Gaetano Zoppi) con letruppe dello sbarramento Agno-Posina e due divisio-ni, 35a e 34a, nel cui organico erano presenti anchequattro battaglioni alpini; questa grande unità eraschierata dalla destra del torrente Leno di Terragnoloal ciglio settentrionale dell’Altopiano dei SetteComuni .Disponeva di 437 pezzi d’artiglieria- Truppe del Settore Brenta-Cismon (ten. gen. DonatoEtna) dislocate dalla Val di Sella alla Cima d’Asta, acavallo della Valsugana, composte da una divisione(15^), comprendente 6 battaglioni alpini, con un tota-le di 138 pezzi d’artiglieria.L’organico delle nostre forze ammontava a 75.000uomini e, sommandovi il personale di artiglieria,genio e servizi, raggiungeva i 145.000 uomini.Quanto all’artiglieria, essa non era inferiore soltantonumericamente a quella imperiale, ma anche tecnica-mente, componendosi di pezzi in gran parte obsoleti.Dei 575 pezzi disponibili, soltanto 36 erano di grossocalibro e 147 di medio.Dislocate in pianura ad immediato ridosso degli alti-piani vi erano inoltre due divisioni (9a e 10a) nonché ilgruppo alpini ”E” su 10 battaglioni; queste truppe, percomplessivi 50.000 uomini e 62 pezzi d’artiglieria, tuttidi piccolo calibro, costituivano la riserva d’Armata. Laconsistenza numerica italiana arrivava così a quasi200.000 uomini.Prima di iniziare a trattare lo svolgimento delle opera-zioni, è opportuno accennare brevemente alla sistema-zione difensiva delle linee italiane alla viglia dell’of-fensiva.- La prima linea, che correva tra Mori (Val d’Adige),

Val Terragnolo, Monte Maronia, Soglio d’Aspio, Passodi Vezzena, Costone dei Marcai, Cima Manderiolo e,ad ovest della dorsale dell’Armentera, proseguivaoltre la Val Sugana fino a Cima D’Asta, coincideva conla linea di massimo avanzamento ed aveva assorbitola maggior parte delle risorse in termini di lavori. Lostesso Cadorna aveva però pouto constatarne la pro-blematica difendibilità.- La seconda linea correva ad immediato ridosso dellaprima, era meglio difendibile, ma era stata sottopostaa lavori di entità minore.- La terza linea (detta dei capisaldi) si sviluppava daConi Zugna, Col Santo, Monte Toraro, MonteCampomolon, Tonezza, Monte Verena, PortaManazzo, Cima Undici, Cima Caldiera, Ospedalettoin Valsugana. Era forte, ma presentava punti debolinella zona di Monte Maggio e Monte Campomolonper la scarsa profondità. - Vi era poi la linea arretrata,che coincideva sostanzialmente con il vecchio confinedi Stato, sulla quale, invano, il Comando Supremoaveva dato tempestive disposizioni di intervenire: ilavori, peraltro iniziati nell’estate 1915, erano statiinterrotti durante l’inverno e ripresi soltanto in aprile.

lo svolgImento delle operazIonI

Nella descrizione degli eventi ci si atterrà allaripartizione cronologica seguita dalla RelazioneUfficiale Italiana, che suddivide l’offensiva in quat-tro distinte fasi.

la prIma fase (15 – 19 maggIo 1916)

Alle ore 6 del 15 maggio l’artiglieria austro-ungaricaapriva il fuoco dapprima con tiridi inquadramento e preparazio-ne, poi dalle 9 con un terribiletiro di distruzione, che letteral-mente spianava le prime lineeitaliane sugli altipiani diTonezza e dei Fiorentini: eranoimpegnati nell’azione quasi 400pezzi, molti dei quali di grossocalibro. Scarsa ed inefficace lareazione della nostra artiglieria.Dopo sei ore di bombardamen-to, precedute da azioni dimo-strative in Val d’Adige ed in ValSugana, le fanterie austro-unga-riche dell’VIII Corpo d’Armataattaccarono in Val Terragnoloma incontrarono un’inaspettataed accanita resistenza da partedi due Battaglioni alpini, ilMonte Berico e il Val Léogra e direparti della Brigata di fanteriaRoma. Gli scontri furono estre-mamente violenti: a Piazza diTerragnolo si combatteva di casain casa ed i progressi dell’attac-cante furono minimi. La relazio-

Schema del piano di attacco della 11a Armata austro-ungarica (da L’Esercito Italiano

nella Grande Guerra, vol. III, Tomo 2)

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ne austro-ungarica parla di tenace ed ostinata resi-stenza italiana. Soltanto il giorno successivo e graziealla fortunosa circostanza della presa di un ponte indi-feso e lasciato inspiegabilmente intatto, gli imperialiriuscirono a varcare il torrente Leno di Terragnolo e adoccupare il paese di Moscheri, tagliando fuori i difen-sori di Piazza.Nel frattempo nel settore del XX Corpo d’Armataaustro-ungarico, là dove più terribili erano stati glieffetti dei tiri di distruzione, gli austro-ungariciavanzavano, travolgendo le linee difese dalla nostra35^ divisione tra l’alta Val Terragnolo e la Vald’Astico. Cadde Monte Maronia, poi furono perdu-ti Costa D’Agra, e Monte Coston. Le nostre truppeerano ora costrette a ritirarsi sulla linea M. Maggio –Coston D’Arsiero. Ma la caduta di Monte Maronia aveva irrimediabil-mente compromesso tutto l’assetto difensivo italianotra la Val Terragnolo e la Val D’Astico e nei giorni suc-cessivi nuovi pesanti attacchi austro-ungarici costrin-sero le nostre truppe ad un ulteriore ripiegamentosulla linea Toraro-Campomolon-Spitz Tonezza: anchequi i nostri soldati, per ammissione stessa dell’avver-sario, si batterono strenuamente. Caduto MonteMaggio, accanitamente difeso dalla Brigata Sesia, siperdette il collegamento tra le truppe dello sbarramen-to Agno Posina e quelle della 35a divisione.Frattanto l’VIII Corpo d’Armata austro-ungaricoavanzava in Vallarsa e verso il Col Santo ed il Passodella Borcola, minacciando direttamente il Pasubio. IlCol Santo era inspiegabilmente difeso soltanto dapochi territoriali, che furono sorpresi e catturati. Sulladorsale della Zugna gli imperiali avanzarono sino allependici della Zugna Torta, che tentarono invano diattaccare: la cima verrà abbandonata spontaneamentedalle nostre truppe perché ritenuta non più difendibi-le. La nuova linea correva ora tra Coni Zugna, PassoBuole e Cima Mezzana e non verrà mai presa dagli

austro –ungarici, nonostante i ripetuti violenti attacchiche saranno condotti nei giorni successivi e sino allafine di maggio. Il Pasubio, praticamente sguarnito,venne salvato grazie all’iniziativa di un ufficiale diStato Maggiore, il magg. Pariani, che aveva ricevutol’incarico di assumere il comando di un battaglionedella brigata Volturno, in arrivo con una colonna diautocarri dal fronte isontino con destinazione laVallarsa: egli dirottò l’autocolonna verso Colle Xomoda dove i fanti proseguirono a piedi verso la cima equi presero posizione, pronti a respingere gli attacchinemici, che si pensava essere imminenti.Ma la situazione per le nostre truppe si aggravava :falliti i tentativi di riprendere Monte Maggio ed ilCoston D’Arsiero, anche la linea Toraro -Campomolon – Spitz Tonezza dovette essere abban-donata la sera del 19 maggio. 35a divisione fu reso possibile anche dalla valorosaazione di contenimento dei battaglioni alpini apparte-nenti al Gruppo “E”, tra di essi Exilles, MonteLevanna, Monte Cervino, che insieme ai fanti dellaBrigata Taro, accorsero a difesa del passo dellaBorcola, minacciato di accerchiamento dall’ VIIICorpo d’Armata imperiale. Mentre in Val d’Adige la situazione restava sostan-zialmente invariata, in Val Sugana gli austro - ungari-ci compivano significativi progressi, occupando ladorsale dell’Armentera ed attestandosi davanti alpaese di Borgo Valsugana. Il bilancio di questa prima fase vide, oltre all’arretra-mento delle nostre truppe alla terza linea difensiva (ein taluni casi anche oltre), un numero considerevole diperdite, che la relazione ufficiale italiana indica in 850morti, 4.000 feriti e 11.000 dispersi. La relazioneaustriaca vanta dal canto suo la cattura di 12.000 pri-gionieri (il numero non si discosta quindi in misurasignificativa da quello dei dispersi indicati dalla rela-zione italiana) ed un bottino di 101 cannoni e 77mitragliatrici.

Bombardamento sugli altipiani (foto di fonte austro-ungarica, Archivio David Erik Pipan - Nova Gorica)

continua....

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Una documentazione fotografica:

Il forte Verena in mano al nemico

Questo articolo nasce dal ritrovamento di unapagina di un album fotografico di provenien-za austroungarica che raffigurano il forte

Verena durante l’occupazione del nemico dopo l’of-fensiva del maggio 1916. Il forte Verena allo scop-pio delle ostilità era pronto per assolvere il propriocompito; costruito a quota 2019, sull’omonima

cima che domina la valledell’Assa sull’altopiano diAsiago, poteva controllareogni movimento del nemicosul confine poco distante.Per la sua strategica posi-zione era chiamato “il domi-natore degli altipiani” edera considerato una dellemigliori opere fortificate sulconfine con l’Austria. Il 12

giugno 1915 un proiettile da 305 mm colpì la coper-tura del forte causando la morte del capitano CarloUmberto Trucchetti e di una quarantina di soldati. Aseguito di questa tragedia lo Stato Maggiore si con-vinse alla necessità di togliere le artiglierie dai fortie di utilizzarle in zone protette e ben nascoste.Questo provvedimento fu oggetto di molte critichequando le armate austroungariche eseguirono l’of-fensiva del maggio ’16 non trovarono una linea disbarramento che avrebbe potuto impedire l’avan-zata. Lo stupore per una fine così ingloriosa per ilforte Verena (quante analogie con la distruzione delforte Chaberton nel giugno 1940!!) indusse gli alticomandi a predisporre una commissione d’inchie-sta per indagare su sospette manchevolezze dalleditte appaltatrici nelle fasi di costruzione. La verità è

che il forte fu costruito in fretta e in economia; legettate di calcestruzzo eseguite nei mesi inverna-

li erano spesse secondo i progetti ma non resisten-ti ai tiri da 305 mm. Le foto qui pubblicate confer-mano la tesi della scarsa qualità del calcestruzzo:le rovine mostrano muri formati da pietrisco pocoamalgamato e completamente privo di armature.

LORENZO SANTAGATA

Foto 1: le quattro cupole corazzate del forte VerenaFoto 2: gli effetti di una esplosione nei pressi di una cupola: lo spessore dellacopertura non ha impedito la devastazione dei locali interni.Foto 3: l’entrata del forte.Foto 4: casamatta principale, da notare la scarsa qualità del pietrisco e l’assen-za di travature d’acciaio.Foto 5: foto ricordo nei pressi del forte Verena

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L’elmetto adottato dal R. Esercito nella1a Guerra mondiale era di progettazio-ne e costruzione francesi e portava il

nome del colonnello intendente Louis AugustAdrian (1859-1933), che lo aveva progettato.Tale elmetto era ricavato da un foglio d’acciaiodel diametro di cm. 33 e dello spessore di mm.0.7, lavorato a freddo. Caratteristica era la cre-stina che proteggeva lo sfiatatoio. Sul bordoinferiore erano applicati visiera e coprinuca.L’imbottitura consisteva in una fascia di pelledi capra color nero o marrone, collegata conquattro lamierini ondulati. Il peso era tra i 670e i 750 grammi, compreso il soggolo che eradi pelle di montone. Il colore era grigio azzur-ro. Questo elmetto era stato prescelto da unaapposita Commissione, della quale facevanoparte anche artisti e la sua protezione era cer-tamente inferiore a quella dell’elmetto tede-sco, nonostante ciò l’ “Adrian” fu adottato, oltreche dall’Italia, da altre numerose nazioni:Belgio, Polonia, Serbia, Cecoslovacchia,Grecia, Russia, Stati Uniti e Romania. In Italiagiunse nell’ottobre 1915 in numero molto limi-tato, 6 per compagnia, che i militari utilizzava-no a turno, quando destinati ad azioni parti-colarmente pericolose. I reparti che li riceve-vano provvedevano a fornirli, con i più svaria-ti sistemi, dei fregi caratteristici dei vari corpi.Successivamente gli elmetti furono importatigrezzi e terminati inItalia, colorandoli digrigioverde. Nel 1916furono prodotti i inItalia i primi elmettiche, molto simili all’o-riginale francese,erano però costruiticon due soli pezzi ,elmo e crestina, risul-tando quindi più eco-nomici e più compatti,anche se la protezio-ne risultò, alle provebalistiche, meno effi-cace di quella offertadall’elmo francese.Questo elmetto italia-

no rimase in servizio sino all’adozione delmodello “33”, che fu l’elmetto delle Forzearmate italiane dagli anni precedenti al secon-do conflitto mondiale sino agli anni ’80 delloscorso secolo. Gli elmetti della 1a guerra mon-diale, dopo avere equipaggiato, in parte, ilCorpo Truppe Volontarie in Spagna nel1936/39, furono ancora utilizzati, negli anni1940/45, dai militi della Milizia artiglieria con-traerea e dai militi delle batterie costiere dellaMilmart (Milizia Marittima) e furono in dotazio-ne anche a taluni reparti territorialidell’Esercito della Repubblica SocialeItaliana.Tale elmetto, caratterizzato dalla crestina, loritroviamo nel distintivo dell’AssociazioneNazionale Combattenti e Reduci e in migliaiadi cartoline, disegni, fotografie, documenti,monumenti, targhe, dipinti, medaglie di queglianni lontani, rimanendo, anche per questo,indissolubilmente legato all’epopea del solda-to italiano nella Grande Guerra.

FRANCESCO TUO

Bibliografia: “L’elmetto italiano 1915-1971” di Bossi-Nogueira

Una delle primissime foto del nuovo elmetto, non ancora chiamato colnome del suo inventore, ma semplicemente “casque de tranchées”,cioè “elmo da trincee” -Pubblicata sul numero del Dicembre 1915 dellarivista Larousse Mensuel Illustré.

L’ELMETTO “ADRIAN”

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NOTIZIE DAI SETTORI

SETTORE BRUGNETO - TREBBIA - GRUPPO VALBRUGNETO

12 MAGGIO 2016 – RADUNO DEL GRUPPODomenica 12 giugno, in località Caffarena si è svol-to il consueto raduno del Gruppo Val Brugneto.Dopo la colazione, con focaccia, vino bianco e l'im-mancabile brodo di trippa, l'alzabandiera e la depo-sizione della corona al monumento ai Caduti.A seguire la S.Messa per gli Alpini andati Avanti,celebrata dal nostro parroco Don Pietro Cazzulo.La giornata è proseguita nella piccola sede con ilRancio, preparato da valorosi alpini cucinieri e ser-vito da futuri ( speriamo ) alpini, passando così unagiornata in cordiale Amicizia.Un doveroso ringraziamento a tutti i partecipanti dallabaro Sezionale con il consigliere Banchero, aigagliardetti dei gruppi di Sampierdarena, Torriglia,

Montoggio e Carrega Ligure, al nostro Sindaco Cogorno e a Don Pietro.FULVIO CROSETTI

SETTORE STURA - PONENTE - GRUPPO DI MASONE

COMMEMORAZIONE TERRA DEL DON 2016In una bella giornata di sole, domenica 24 aprile,presso il Santuario della Cappelletta di Masone, illocale Gruppo Alpini, come ogni anno, ha ricordatotutti gli alpini caduti e dispersi nelle guerre.Alle ore 11.00 è stata officiata la Santa Messa, cele-brata da Padre Alberto Aneto e al termine si è tenu-ta la benedizione dell’urna contenente la terra delDon, che da oltre trent’anni è conservata all’internodella Chiesa, nella zona posta all’ingresso delSantuario. I partecipanti alla cerimonia si sono poirecati presso il cippo posto in prossimità del cimite-ro a ricordo dei caduti e dispersi in Russia, per ren-dervi onore. Tra i presenti alla solenne manifestazione il reduce Campese dalla campagna di Russia,Santo Oliveri - classe 1920 - il Vicepresidente della Sezione Alpini di Genova Saverio Tripodi, con iConsiglieri sezionali Gino Berta, Pieragelo Fassone e Walter Lazzari, il Sindaco di Masone Enrico

Piccardo, i gagliardetti deigruppi di Arenzano,Busalla e Campoligure. Altermine della commemo-razione, sosta presso ilParco Pertini in LocalitàRomitorio per il rancio insede.

IL CAPOGRUPPO

PIERO MACCIÒ

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SETTORE STURA - PONENTE - GRUPPO DI MASONE

PRIMO MAGGIO 2016 GIORNATA DI SOLIDARIETA’Non c’è 2 senza 3… e per il terzo anno consecutivo, il 1° maggio, la giornata della solidarietà orga-nizzata dal Gruppo Alpini di Masone in favore dell’Associazione Gigi Ghirotti, si è svolta sotto la piog-gia. La camminata al Monte Dente è stata, purtroppo, annullata, ma il resto della manifestazione siè regolarmente svolta anche se con ridotta partecipazione a causa del maltempo. Verso le ore 10sono iniziate le attività e le preparazioni per il pranzo: polenta con sughi di cinghiale e salsiccia, tigel-le e la consueta farinata, queste ultime distribuite nel pomeriggio dopo la polentata. Alle 15.30 laSanta Messa officiata dal missionario Padre Paolo Pirlo e accompagnata dal Coro alpino delle RocceNere di Rossiglione, diretto dal maestro Giancarlo Oliveri che, al termine della funzione, ha inter-pretato vari canti delvesto repertorio. Inconclusione, si è pro-ceduto alla distribu-zione del “focaccinodell’alpino”. Eranopresenti alla manife-stazione il Prof.Franco Henriquet,con diversi collabora-tori, il Vicepresidentedella Sezione diGenova SaverioTripodi, e tanti alpinie amici che hannocontribuito alla pre-parazione delle degustazioni gastronomiche. La consegna del ricavato della manifestazione nellemani del Prof. Henriquet, da parte del capogruppo Piero Macciò, è avvenuta giovedì 06 giugno nellaserata organizzata presso la sede degli Alpini al Romitorio, con la partecipazione del Presidentedella sezione di Genova Pietro Firpo, del Vicepresidente Tripodi, del Sindaco Piccardo e degli alpinidel gruppo locale. La cerimonia di consegna si è conclusa con la cena di ringraziamento per tutti ipartecipanti. Grazie a tutti coloro che hanno partecipato e contribuito con le loro donazioni alla mani-festazione.

IL CAPOGRUPPO - PIERO MACCIÒ

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SETTORE STURA - PONENTE - GRUPPO DI SAMPIERDARENA

DON RICCARDODAI MONTI AL CIELO13 febbraio 1991 - 13 febbraio 2016

Don Riccardo De Grandis, il PAPA' della "Cappella della Pace- Madonna del Don", è salito in Paradiso 25 anni fa, mercole-dì 13 febbraio 1991, a 52 anni. E’ difficile per noi Alpini parla-re della sua figura di Sacerdote e di Salesiano: quali parole econsiderazioni noi potremmo aggiungere agli elogi delCardinale e dei suoi confratelli Salesiani in occasione deifunerali? Noi possiamo solo parlare dell'Uomo, diciamo puredell'uomo RAZZA MONTE GRAPPA, monte che tantoamava. Un vero uomo, che amava ciò in cui credeva, che cre-deva negli uomini di buona volontà. Per i suoi amici Alpini havoluto offrire un’estrema dimostrazione di generosità con lasua ultima celebrazione ufficiale il 13 ottobre 1990, in occa-

sione del 10° Anniversario della Festa della Cappella della Pace; nonostante il male galoppante che lo tor-mentava volle essere presente alla nostra e sua festa. Nessuno di noi lo aspettava perché sapevamo dellesue precarie condizioni di salute, che ci preoccupavano e addoloravano. Don Riccardo ci ha lasciato que-sto "messaggio": la sofferenza si supera quando si ha una FEDE, uno SCOPO; sul suo esempio dobbiamovivere questa nostra vita terrena al servizio degli altri e nel ricordo di coloro che ci hanno lasciati. Avevamopreso contatto con Don Riccardo verso la fine del 1979 in preparazione dell'Adunata Nazionale di Genovadel maggio 1980. Abbiamo subito trovato in lui e nella Famiglia Salesiana della Parrocchia una disponibili-tà davvero inusuale: prospettavamo un desiderio ed era subito risolto, ogni ostacolo veniva prontamentesuperato. La Santa Messa delle ore 18 di sabato 3 maggio 1980 fuda Don Riccardo dedicata agli ALPINI e da quella Celebrazione ènata l'idea della “CAPPELLA DELLA PACE - MADONNA DELDON". Don Riccardo ne ha seguito il cammino. E' sempre stato pro-digo di consigli, quando necessario ci ha anche tenuti a "freno"; piùdi una volta (si lavorava di sera) è sceso tra noi con una buona bot-tiglia di vino della sua tanto amata MARCA TREVIGIANA. Riccardo- come confidenzialmente voleva essere da noi chiamato - è entra-to di diritto nel novero degli Alpini “andati avanti”: una capatina nelParadiso di Cantore certamente ogni tanto la farà …Vogliamo ricordarlo attraverso le parole di un amico:“… Chi l’ha conosciuto non potrà mai dimenticarlo. Chi ha avuto con

lui la pur piccola dimestichezza non potrà per lui non nutrire amore.

... Alto, un poco stempiato, fronte spaziosa, lucente di intelligenza.

Occhi limpidi, parlanti, sorridenti senza sorridere, luminosi. Persona

solare. … Amante della montagna, innamorato dei cieli tersi che in

alto si godono con sguardi di stupore, gli occhi estasiati verso i lon-

tani orizzonti, ammira la grandezza di Dio nella maestosità della

natura. E trae spunto per parlare di Dio ai giovani e fare cenno della

purezza del creato, quando l’uomo lo rispetta. Cultura, amore per la

natura, attrattiva dei monti. Animo di squisita sensibilità, amante della bellezza. Bene riesce a trasmettere

questo squisito sentire a quanti gli si fanno compagni nel viaggio della vita, per essere da Lui guidati, a Lui

amici, a Lui ispirarsi per sentirsi umanamente realizzati, aspiranti ad una elevatezza di vita raggiungibile con

Lui più facilmente, accanto a Lui, ascoltandolo, mettendo i passi dove li mette Lui, dove Lui dice di posarli.

Don Riccardo è maestro di vita senza nessuna forzatura, maestro per l’attrattiva che esercita, per il fascino

naturale che da lui emana …”

Così lo ricorderemo sempre anche noi, Alpini di Sampierdarena.ANGELO GROSSI

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SETTORE STURLA - AVETO - GRUPPO DI MEZZANEGO

SEMOVIGO - 02 07 2016Questa calda sera d'inizio luglio siamo ancora qui aSemovigo (un altro anno è passato così in fretta!).Ad accogliere gli ospiti i canti della tradizione e non,del trio Gruppo Amixi de Crafigo. La sfilata tra glialberi del bosco fino alla edicola del Cristo per laparte religiosa dell'incontro, una partecipata S.Messa animata dal celebrante don OnesphoreNduwimana: una presenza da anni abituale la sua airaduni alpini della zona. Al ritorno presso la chiesal'omaggio alle lapidi dei Caduti, cui segue un breveincontro sulla piazzetta con le parole di saluto e gliomaggi da parte del capogruppo Flavio Zappettini ai soci, al presidente Firpo ed ai consiglieri presenti Lazzarie Marchetti nonché ai gagliardetti presenti. L'Ammainabandiera chiude la parte direi "sacrale" dell'incontroche poi prosegue nel giardino messo come sempre a disposizione dal socio (operatore tv) NarcisoMontedonico con la cena cucinata ed offerta dalle donne del gruppo di Mezzanego con il valido contributoanche di alcuni soci o simpatizzanti. Questa volta non c'erano i due reduci del 40/45 che eravamo abituati avedere in prima fila: Pietro Boero, "andato avanti" alcuni mesi fa, e Luigi Chiesa, che sta scalando i cento

anni: tristemente è un po' come se il sipa-rio stesse calando anche visivamente suquelle vicende delle quali portare avantila memoria, e farlo nel modo più vero,ora per davvero tocca a chi per fortuna laguerra non l'ha combattuta, (mi si per-metta una nota personale: sono nipote diun fante disperso in Russia, anche perquesto so che cosa significano certecose). Sia concesso ricordare l'inossida-bile alpino Alfredo Costa, da sempreanima di questo incontro, che ha volutoesserci pure con un "braccio al collo",segno visibile di una brutta caduta: ecco,

Costa, credo una figura davvero di rilievo nella sezione ANA genovese, "alpino fino al midollo" l'ho sentitodefinire, e nel libro dedicato dalla sezione agli alpini più meritevoli alla voce "Costa Alfredo" lunghissimo l'e-lenco di incarichi, pesi portati con onore e direi "con amore", ed altro ancora: un grazie ed un applauso vir-tuale per lui. Memorizzata nell'occasione una cosa che suona così: "chi muore perchè ama è un vincitore"(mi si perdonerà se la citazione non è precisa, ma è quello il senso): una frase ripetuta più volte da donOnesphore Nduwimana, che l'ha dedicata agli alpini Caduti, parole che riconoscono un senso vero alla mortein giovanissima età di tanti, anche tra i nostri di famiglia, che, partiti dalle loro case per quell'atroce avventu-ra chiamata guerra, non vi hanno fatto ritorno. Ho pensato in quel momento ad un'altra frase, che sta scritta

in un libro piuttosto noto: "non vi è amore più grandedi quello di colui che dà la vita per gli amici ...": èapplicabile tutto questo ai nostri Caduti? Pur tra lemiserie e le meschinità di qualcuno, tanti sono quel-li che non si sono tirati indietro, tanti sono quelli chehanno preferito rischiare (e perdere) la vita per sal-vare un'amico, per fare scudo di se stessi alla propriaterra in pericolo (la "Patria", la chiamano gli alpini!):questi i Caduti ai quali si portano i fiori e le corone.Un vivo "grazie di cuore" a tutte le persone che cihanno fatto vivere ancora momenti così!

G.A.

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SETTORE STURLA - AVETO GRUPPO REZZOAGLIO

RADUNO DEL SETTORE A REZZOAGLIOALL’OMBRA DEL MONUMENTO AI CADUTI ALPINI DI REZZOAGLIO…Certo lo scopo del Gruppo Alpini di Rezzoaglio era organizzare un radu-no del settore Aveto/Sturla, certo ci teneva moltissimo Armando Cuneo,a chiusura del suo lungo mandato come Capo gruppo di Rezzoaglio edera perfetto e doveroso attuarlo nel 2016 in cui ricorre il 50° del monu-mento ai caduti alpiniEcco soffermiamoci un attimo proprio su questo: il monumento. Nonun’opera d’arte di particolare pregio, ma un monumento a cui hannodedicato giornate di lavoro i veci di questo comune della Liguria mon-tana, davvero dedicate: perché hanno rinunciato a giornate di lavoropagate, in momenti anche meno agiati di oggi, per essere lì in quel pic-colo spiazzo sulla SS586 a costruire un basamento su cui appoggiarela statua di un alpino, a rappresentare tutti gli alpini che sono nati in Vald’Aveto e quanti hanno dato la vita nelle diverse guerre.A noi, figli e nipoti di quegli alpini piace pensare che la statua possaessere oggi il simbolo della generosità di quegli uomini, ma anche ilsimbolo di quella generosità con cui gli alpini si mettono al servizio delle

comunità che ne hanno bisogno,come hanno ricordato nei loro discorsilungo la mattinata, sia il sindaco diRezzoaglio Daniele Mareschi, sia ilcerimoniere del raduno PieroBonicelli, attuale capogruppo diLavagna (ex consigliere ed ex vicepre-sidente sezionale).Una manifestazione, quella del 29maggio 2016, che poteva forse, acausa della pioggia, essere disertata einvece molte le presenze di autorità edamici come: il coordinatore di settore econsigliere sezionale Vittorio Marchettie Renzo Minaglia che è pure consi-gliere sezionale; le rappresentanze:dei carabinieri con il maresciallo

Antonio Palmesano (caserma di Santo Stefano d’Aveto), dei bersaglieri “Sezione Tigullio ArataFederico”, del gruppo della Protezione Civile Sezionale di Genova e di quello dei volontari del nostroterritorio, del gruppo della Croce Rossadi Rezzoaglio; gli assessori diBorzonasca e Santo Stefano d’Aveto,Massimo Casaretto , alpino e sindacodi Carasco.Nella sfilata oltre al vessillo sezionaledi Genova sventolavano i gagliardettidi 15 gruppi e sono state deposte trecorone: davanti al monumento ai cadu-ti in guerra apposto sul muro esternodel campanile della parrocchia di SanMichele, davanti al monumento aicaduti per la libertà nei pressi della

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scuola e davanti alla statua ai caduti alpini. Lacerimonia religiosa, celebrata dal parroco donRoberto, anziché essere al campo come con-suetudine, a causa della pioggia si è svoltanella palestra della scuola.In una giornata nebbiosa, piovosa ed anche unpo’ malinconica, perché dedicata alla memoriasono stati particolarmente emozionanti alcunimomenti: l’abbraccio che gli alpini hanno simboli-camente stretto attorno ad Alfredo Costa, ex con-sigliere e vicepresidente sezionale e nazionale,corista del Soreghina ed autore di tanti scritti suGenova Alpina; il passo segnato dalle note del’33 e le canzoni interpretate dal Coro LaContrada che hanno risvegliato l’orgoglio di chi èalpino e la gioia di chi è loro al fianco; il saluto aglianziani della casa di riposo di Rezzoaglio.Grazie a Walter Lazzari, consigliere sezionale ecapogruppo di Chiavari, che ha recitato per noitutti la preghiera dell’alpino, le cui parole “ove laprovvidenza ci ha posto a baluardo fedele dellenostre contrade” per noi che viviamo in paesidove ormai si lotta contro lo spopolamento el’abbandono delle terre, hanno un valore parti-colare.

Marina Cuneomoglie dell’Alpino Giorgio Casaleggio del gruppo

di Rezzoaglio

Nel corso del raduno è avvenuto il passaggiodi consegne tra l’ex capogruppo di RezzoaglioArmando Cuneo, dimissionario dopo ventidueanni e quattro mesi in carica, insieme al segre-tario Mario Cella, ed il nuovo capogruppo,Claudio Rocca, che ha consegnato un simboli-co soprammobile in forma di aquila che staspiccando il volo ad un commosso Armando.Un grazie ai due “veci”, nominati capogruppo esegretario ad honorem, per la loro lunga e fat-tiva opera per gli alpini e per l'intera comunità.

Foto Maria Cuneo

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SETTORE STURLA - AVETO - GRUPPO DI SANTO STEFANO D’AVETO

VESSILLO IN TRASFERTA A CERVINIADomenica 3 luglio u.s. le vie di Cervinia, ancora una volta, hanno risuonato sotto i passi degli alpini chequi si sono ritrovati per il 58° raduno deireduci del battaglione alpini sciatori MonteCervino, ricorrenza annuale, ogni primadomenica di luglio, che riunisce i superstitidel pluridecorato reparto. Gli alpiniGiampaolo Rossi e Mauro Fontana, validis-simi soci nonché Consiglieri del Gruppo diSanto Stefano, da molti anni legati da anti-ca amicizia con il gruppo alpini locale diValtournanche, hanno partecipato con gliamici valdostani all'emozionante eventocommemorativo recando con loro, orgoglio-samente, sia il Vessillo sezionale di Genovache il nostro Gagliardetto di S. Stefano.La manifestazione è iniziata con la sfilataattraverso il paese e poi è continuata con lasalita alla Cappella votiva eretta quarantunoanni fa, su un pianoro a metà strada traCervinia e la Gran Becca, dagli alpini che erano riusciti a ritornare vivi dall'Albania e dalla Russia, inmemoria dei tanti loro compagni caduti sul Trebescines, nella steppa dell'Ucraina e nei lager sovietici.Dopo la celebrazione della S. Messa in suffragio degli alpini “andati avanti”, in quel luogo, di per sé misti-co e come sospeso tra le vette ed il cielo, si sono susseguiti i vari discorsi di rito da parte delle Autorità.E' doveroso ricordare che il battaglione Sciatori Monte Cervino, glorioso e mitico reparto inquadrato giànel 1911 nel 4° reggimento alpini, venne sciolto nel 1919 e ricostituito nel 1940 ed impiegato dapprima

in Albania, 300 uomini quasi tutti valdostani, guide emaestri di sci, laddove vennero impiegati non nella lorospecialità, non calzarono gli sci neppure un giorno, maa difendere per cinque mesi un costone roccioso che,se ceduto, avrebbe spalancato ai greci la via del mare.Solo una quarantina di loro ritornò ad Aosta con le pro-prie gambe...Il Monte Cervino venne ricostituito e mandato in Russianel gennaio del 1942, con una forza di oltre 500 uomi-ni, ed operò dapprima nel bacino del Donez e poi nellazona della sacca di Isium in soccorso all'alleato germa-nico, ed anche lì dimostro tutto il suo valore. Nell'agostodel 1942 operò poi sul fronte della divisione Sforzescache aveva ceduto un lungo tratto di fronte e fu in quel-la occasione che un battaglione sciatori si trovò a dovercombattere una guerra di trincea di tipo carsico, conattacchi e contrattacchi, in piena arida steppa. A metàdicembre 1942 il Monte Cervino venne inviato congrande urgenza a proteggere il fianco del Corpod'Armata alpino, lasciato scoperto dallo sfondamentorusso in corrispondenza delle divisioni Cosseria eRavenna e poi il 15 gennaio del 1943, quando i carriarmati russi arrivarono a Rossosch, sede del comandodel C.A. alpino, gli alpini del Monte Cervino rimaserosoli a difendere la città e si improvvisarono cacciatori di

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SETTORE STURLA - AVETO - GRUPPO DI SOPRALACROCE

PRATOMOLLO 17 07 2016Era il 13 luglio 1986 quando l'allora cappellanosezionale mons Luigi Borzone concelebrando laS. Messa con l'artigliere don Luciano Serra (gio-

vane), inaugurava la cappella della "Madonnadelle Nevi", costruita dagli alpini diSopralacroce, opera di cui era stato caparbiopromotore, come scioglimento di un voto fattosul fronte balcanico, l'allora capogruppo RemoManfredi ben supportato dagli altri soci. Nel suoresoconto di quella giornata, pubblicato sul n°3/1986 da "Genova alpina", Alfredo Costa parladell'impegno degli alpini di Sopralacroce che ilgiorno prima dell'inaugurazione erano ancoraall'opera con carriole e badili per rattoppare lastrada per Pratomollo dopo essersi tanto impe-gnati per la costruzione della cappella stessa.C'erano quel giorno il presidente sezionale Parodi,il sindaco di Borzonasca Roncoli, l'ing.Less, l'au-tore del disegno della cappella alpino geom.Sergio Rolando, il coro "Monte Penna", ecc..Presenti anche alcuni vessilli di sezioni sorelle.Nel 30° anniversario di quel giorno a fianco delparroco don Onesphore Nduwimana un conce-lebrante d'eccezione: il vescovo emerito diChiavari e Ventimiglia mons. Alberto MariaCareggio, molto noto anche fuori dai confiniliguri per i suoi trascorsi in compagnia di SanGiovanni Paolo II che ha accompagnato suimonti della Val d'Aosta e poi nella visita aChiavari dove gli stessi alpini si sono distinti nelservizio d'ordine. A differenza di quel 13 luglioin cui già durante la S. Messa la pioggia avevainiziato a cadere sempre più fitta tentando diguastare la festa e costringendo tutti a riparar-

si nel vicino rifugio, per questo 17 07 2016 unagiornata splendida ha permesso di gustare fino infondo il trovarsi insieme in questo angolo di para-diso della Natura. Ad accompagnare il vessillosezionale, con il presidente Firpo ed i consiglieriLazzari e Marchetti, c'erano in buon numero

carri supplendo con iniziativa ed ardimento alla mancanza di armi controcarro adeguate. Solo il giornodopo una brigata corazzata russa i cui carri erano gremiti di truppe d'assalto riuscì a scacciare daRossoch i resti di quello che restava dell'eroico battaglione. Anche in Russia quindi il Monte Cervino siè conquistato la fama di reparto eccezionale, una fama costata carissima in termini di vite umane, 105caduti e 230 feriti sgomberati prima della ritirata, 120 internati nei lager da cui ne sopravvissero solo16, ed una scarsa cinquantina gli scampati che occupavano un solo carro della tradotta che riportavain Italia i resti dell' ARMIR.Rapportato alla forza, il Monte Cervino fu il reparto più decorato del secondo conflitto mondiale: 4medaglie d'oro, 43 d'argento, 69 di bronzo e 81 croci di guerra. Alpini scelti, preparati professionalmentealla guerra di montagna in tutte le stagioni, gente audace, infaticabile, alla quale si poteva chiedere edottenere, se non tutto, quasi tutto, perché animata dal più profondo senso del dovere e da un fortissi-mo legame di gruppo. Onore agli eroici Caduti del mitico “Monte Cervino”!

PIETRO FUGAZZI

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gagliardetti ed alpini, nonostante i contemporaneivari altri raduni di gruppo, che hanno onorato l'in-contro organizzato con la solita maestria daglialpini di Sopralacroce con il capo CarmeloLucchetti e le loro encomiabili donne. Mons.Careggio nell'omelia ha piacevolmente ripercorsoi giorni trascorsi in montagna con il papa santo, harivissuto in particolare una celebrazione con ilMonte Bianco come sfondo: la bellezza della mon-tagna che costringe a pensare al Creatore, di quievidente il parallelo con gli alpini che la montagnace l'hanno nel DNA. E poi i valori, la famiglia, lapatria, un nome quest'ultimo che a volte pare pas-sato di moda per troppe persone. Al termine dellaS. Messa il gruppo ospitante ha distribuito ai rap-presentanti convenuti un ricordo dell'occasione, lapregevole immagine della cappella stessa dipinta

su tavola. Brevi le paro-le a conclusione del sin-daco di Borzonasca,l'alpino GiuseppeMaschio e di MassimoCurasì, neo vicepresi-dente nazionale (a luifelicitazioni ed auguridi buon lavoro in queldi Milano e non solo)che si sono riallac-ciati alle parole delvescovo per ribadirel'impegno e l'altrui-smo degli alpini inquesta epoca stori-ca non facile:"siamo in guerra",

è stato detto, con le vittime, i

nuovi Caduti, che purtroppo sono lì da contare. Ametà pomeriggio (se ne parlava, ma non era cosacerta) mons. Careggio ha voluto recarsi sulla cimasud/ovest dell'Aiona per venerare la Madonninadegli alpini di Sopralacroce, la cui immagine conGesù Bambino, è rivolta verso la valle Sturla, a prote-zione in particolare dei paesi che si offrono alla suavista, quelli cioè dei soci del gruppo: un intermezzospeciale che ha visto giovani e meno giovani percor-rere insieme il desolato altopiano sommitale di unamontagna che è patrimonio un po' di tutti i gruppi delsettore Aveto / Sturla. Una "Salve Regina" recitata incoro, foto ricordo e subito il ritorno al Pratomolloanche perché le nuvole, poi dissoltesi in fretta, parevavolessero impossessarsi del monte, per che la suaconformazione può diventare davvero pericoloso incaso di nebbia.La Natura e gli organizzatori ci hanno regalato ancorauna giornata alpina da incorniciare: grazie.

C.F.

NOTIZIE DAI SETTORI

SETTORE TIGULLIO - GRUPPO DI CARASCO

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NOTIZIE DAI SETTORI

Anche quest'anno il Gruppo di Carasco,guidato dal capogruppo GiuseppeRissetto, ha organizzato un bel radunoper ritrovarsi tutti assieme e ad onorarela memoria di tutti gli alpini del Gruppo“andati avanti”. Le commemorazionierano iniziate il giorno, Sabato 16 aprile,presso la frazione Santa Maria di Sturla,ove nel pomeriggio, alla presenza delSindaco alpino Massimo Casaretto, delConsigliere sezionale e Coordinatore delSettore Tigullio, Valter Lazzari, conVessillo sezionale, e di vari alpini delcomprensorio, era stato deposto unmazzo di fiori al monumento ai Cadutidella frazione e recitata una preghiera. Al raduno di Domenica 17 aprile hanno presenziato

le Autorità cittadine, con intesta il primo cittadino MassimoCasaretto, già più volte CapoGruppo degli alpini di Carasco,alcuni Consiglieri comunali, ilComandante della localeStazione dei Carabinieri e dueSottufficiali dell'Esercito, in rap-presentanza della Scuola diTelecomunicazioni di Chiavari.In rappresentanza dellaSezione di Genova sono inter-venuti Pietro Firpo, Presidente

sezionale, Valter Lazzari, Consigliere sezionale eCoordinatore del Settore Tigullio, Ezio Derqui,Segretario del Consiglio Direttivo Sezionale e MarcoSciandra, Consigliere Sezionale. La manifestazione ha avuto inizio presso la Sede delGruppo con la cerimonia dell'alza bandiera, dopo laquale si è formato un corteo con in testa la bandamusicale “Tenente Raffo” di Marina di Pietrasanta inVersilia, seguita dalle Autorità con il Gonfalone citta-dino ed a seguire i Vessilli Sezionali di Genova e diCuneo e poi i numerosi Gagliardetti intervenuti emolti alpini. Il corteo si è snodato per le strade cittadi-ne e durante il percorso è stata deposta una primacorona d'alloro ai Caduti alla lapide ubicata in viaPontevecchio ed un'altra ancora al monumento sitonei giardini di via IV novembre. Allo scioglimento delcorteo in Piazza Umberto I, il Parroco Don Pio dellaParrocchia di Ri Alto, ha officiato la Santa Messa nel-l'adiacente chiesetta "Della Misericordia dellaMadonna del Ponte". Al termine il Presidente

Pietro Firpo ha recitato la preghiera dell'alpino.All'esterno della chiesetta nell'adiacente piazzaUmberto I, il Sindaco Massimo Casaretto coadiuva-to dal Capo Gruppo Rissetto, ha provveduto alla pre-miazione degli oltre 30 Gruppi intervenuti unitamenteai Vessilli sezionali di Genova e Cuneo, quest'ultimorappresentato dallo storico personaggio di Carlo Re,da sempre amico del Gruppo di Carasco nonchéCapo Gruppo di Caraglio-Valgrana, Gruppo gemella-to con il gruppo di Cervasca, a sua volta gemellatocon il gruppo di Carasco.Alle due Sezioni ed a tutti i Gruppi è stato donato unguidoncino ricordo raffigurante il 60° anno di fonda-zione del Gruppo.Inoltre è stato consegnato, dal Consigliere SezionaleValter Lazzari alla vedova dell'alpino Gino Podestà,Signora Annamaria, il distintivo d'oro dei 50 anni diappartenenza sezionale spettante al marito “andatoavanti”; la signora è stata anche iscritta come " sociaaggregata" al nostro Gruppo.

ROBERTO BIGGIO

16-17 APRILE - RADUNO DEL GRUPPO

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SETTORE TIGULLIO - GRUPPO DI CHIAVARI

COMMEMORAZIONE DEL SOTTOTENENTE M.A.V.M. GEROLAMO FILIPPINI A CENT'ANNI DALLA MORTE1° LUGLIO 1916 - 1° LUGLIO 2016

NOTIZIE DAI SETTORI

“Filippini, l'omaggio di Chiavari a un secolo

dal suo sacrificio...” il titolo del Secolo XIX del2 luglio, “Gerolamo Filippini, un esempio, ritro-vati gli ultimi discendenti..” il settimanale NuovoLevante dell'otto luglio. Così le principali testateintitolavano gli articoli relativi alla commemora-zione di Filippini a Chiavari, avvenuta esatta-mente ad un secolo dalla sua morte eroica sulcampo.L'omaggio del Gruppo Alpini di Chiavari il qualeporta il nome del Caduto, è avvenuto di concer-

to con le Autorità Comunali, prima nella storicaSala Consiliare del Comune e poi alla sommitàdella prima scalinata sopra l'androne del pianoterra di Palazzo Bianco, Sede Comunale, ove èsita una stele marmorea con busto bronzeo del-l'eroico Caduto la quale riporta la seguente epi-grafe “all'Avvocato Gerolamo Filippini,Assessore del Comune, morto per la Patria, 1°luglio 1916, Cima Grama”. Dopo il saluto delSindaco Roberto Levaggi che ha ricordato sinte-ticamente lafigura e legesta di que-sto illustre con-cittadino, il sot-toscritto CapoGruppo haproseguito lacerimonia conun interventoparticolareg-giato sul per-sonaggio che,fine intellettua-le, giornalista,a v v o c a t o ,amministratore pubblico con delega all'istruzionee primo Presidente della Società sportiva cittadi-

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NOTIZIE DAI SETTORI

na “l'Entella”, allo scoppio del primo conflitto, allanon più verde età di 37 anni, chiese ed ottennedi essere assegnato in qualità di volontario alCorpo degli Alpini. Filippini, dopo l'arruolamentoconseguì presto il grado di Sottotenente, ancheper il suo grande bagaglio culturale, e venne adi-bito all'istruzione delle reclute del 5° ReggimentoAlpini a Salò, nelle retrovie.Ma già nel secondo anno del terribile conflitto,ancora una volta, Filippini sentì di poter offrireall'amata Patria ancora di più, e chiese ed ot-tenne di essere assegnato ad un battaglioneoperativo impegnato in prima linea, il MonteSuello, che per una curiosa casualità del desti-no portava il nome della battaglia combattutanel 1866, nel corso della terza guerra d'indipen-denza, dal padre Domenico nelle file deiGaribaldini. Ed il 1° luglio del 1916, ad una etàmediamente doppia dei suoi pari grado, guidòin località Costòn di Cima Grama, sul MontePasubio, il proprio plotone della 140a compa-gnia all'attacco contro munitissime posizioninemiche. Dopo i discorsi di rito, sia da parte dell'Ammini-strazione Comunale che del Gruppo Alpini diChiavari, in questa sala grondante di storia eove spesso aveva riecheggiato la vocedell'Assessore Filippini, a favore dei ceti popo-lari ed in particolare a propugnare l'estensionedella pubblica istruzione anche ai meno abbien-ti, sono state consegnate delle targhe ricordodell'evento alle numerose rappresentanze civilie militari intervenute alla cerimonia oltre che aidiscendenti dell'eroico ufficiale. Segnalare ilgesto squisito, a nome di tutti i discendenti, didonare al Gruppo alpini di Chiavari una bellissi-ma riproduzione in tela di un quadro, di ottima

fattura, ritraente il prozio in divisa.Tra gli intervenuti La Dott.sa Gozziin rappresentanza della Società cal-cistica “Virtus Entella” fondata nel1914 dal Filippini, il Comandantedella Scuola di Telecomunicazionidi Chiavari, Capitano di VascelloGiuseppe Cannatà, il Dott.Giuseppe Mesi, Vice Questoreaggiunto della P.S. Di Chiavari, ilCapitano Alessandro Visintin,Comandante della Compagniadella G.D.F., un Luogotenentedell'Arma in rappresentanza delMaggiore Michele Lastella,Comandante la Compagnia dei

Carabinieri di Chiavari, le principali associazio-ni d'Arma, il Presidente dell'U.N.U.C.I. Cap.Med. Prof.Viggiani, il Ten. Col. GiovanniMarabotti - Classe 1918- dei Combattenti eReduci, il nostro Presidente Sezionale PietroFirpo ed il Vice Presidente Saverio Tripodi, ilGenerale di Divisione Modesto Marchio, sociodel Gruppo di Chiavari, reduce di guerra, feritoe pluridecorato ed infine ben sedici gagliardet-ti di Gruppi alpini del circondario. Per i discen-denti del Caduto erano presenti, da parte delfratello Luigi, la nipote Donna Marina FilippiniHollinshead e la di lei figlia Alexia e da parte delfratello Silvio, la Signorina Beatrice, figlia dellanipote Dott.sa Arch. Augusta Filippini in rappre-sentanza della madre ed il nipote Dott.Francesco Filippini, fratello di Augusta.La cerimonia è proseguita presso la stelemarmorea adornata di busto bronzeo in divisadel Caduto, in fondo all'androne d'ingresso aPalazzo Bianco, Sede Comunale, e sulle note

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della canzone del Piave suonata dal bravotrombettiere, accompagnato in concerto da bentre sassofonisti, è stata deposta una corona difiori, benedetta da Prete Rinaldo, in rappresen-tanza del Vescovo Diocesano, Sua EccellenzaMons. Alberto Tanasini.Infine, sulle note del silenzio, superbamenteeseguite dal valente trombettiere ed in riverentesilenzio del numeroso pubblico, in onore e

memoria dell'eroicoCaduto è stata recita-ta dal sottoscritto lamotivazione dellaricompensa al valoreassegnata, seguitadalla recita della pre-ghiera dell'alpino.

VALTER LAZZARI

Foto di GUIDO LOCCO

SETTORE TIGULLIO - GRUPPO RECCO GOLFO PARADISO

Dopo un lungo periodo di silenzio si è ricostituitoa Recco il Gruppo Alpini. Grazie all’iniziativa e aldinamismo dell’infaticabile Franco Bonavena(eletto Capo Gruppo all’unanimità sin dalla primariunione) ed al supporto organizzativo dellaSezione di Genova (un grazie particolare alPresidente Firpo, al Consigliere Minaglia ed alSegretario Derqui), il Gruppo conta oggi oltreventi iscritti ed ha dato vita in pochi mesi ad even-ti significativi quali tre riunioni interne ed unacena conviviale aperta ai gruppi vicini e agli amicidegli Alpini con la partecipazione di oltre sessan-ta persone. E’ stato inoltre presente su richiestadel Comune di Recco ad eventi nazionali quali laFesta della Liberazione, la Festa nazionale del 2giugno ed ha collaborato all’organizzazione dellacerimonia di inaugurazione del depuratore aRecco ricevendo i ringraziamenti da parte delleistituzioni. Tra gli alpini soci il gruppo può conta-re su due “record” per così dire “generazionali”.Da un lato Chiara Castellani, giovane e brillanteCaporal Maggiore del 1° Rgt. Art. da Montagna,dall’altro Emilio Ferreccio, vecio e reduce dai mille

ricordi e dalle mille esperienze. La loro presenzaè un riferimento importante per tutti e rappresentaquella continuità di valori necessaria per il presen-te e per il futuro dello spirito alpino. All’AdunataNazionale di Asti la presenza del Gruppo è statagarantita tra l’altro, come alfiere, proprio dall’alpinaChiara…. Si sta lavorando con grande lena, in

“A VOLTE RITORNANO… PER FORTUNA”

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SETTORE TIGULLIO - GRUPPO DI ZOAGLI

In data 24 aprile la squadra della ProtezioneCivile Sezionale ha effettuato un'esercitazione diprevenzione incendi con pulizia del sottobosco inlocalità Madonnetta di S.Pietro di Rovereto, nelterritorio del Comune di Zoagli. Il “team” formatoda 13 elementi e capeggiato da Massimo Rossi,uno dei due vice-coordinatori sezionali, dopoaver portato a termine con successo il compitoassegnato, alla vigile presenza anche del sotto-scritto Capogruppo di Zoagli, competente perterritorio, ha avuto il suo meritato “rancio alpino”

grazie anche alle doti culinarie della signoraCristina Peirano, moglie di Andrea Peirano, sociodel gruppo di Zoagli nonché membro della prote-zione civile sezionale ed in azione in loco. E cosìdopo l'accurata pulizia del sottobosco, vuoi perl'aria salubre, vuoi per l'appetito irrobustito dall'a-zione, l'opera è stata completata con l'accuratapulizia anche dei piatti. Bella giornata in sanaallegria ed amicizia alpina, a presto Protezionecivile sezionale!

MICHELE NOZIGLIA

NOTIZIE DAI SETTORI

piena sintonia con iprincipi dell’alpinità: unringraziamento a tuttigli iscritti che stannocrescendo di giorno ingiorno e agli alpini deigruppi vicini che cihanno sostenuto edhanno partecipato atti-vamente alle nostre,per ora, piccole iniziati-ve.Noi siamo piccoli, macresceremo…….

MAURIZIO DEL FANTE

ESERCITAZIONI DI PROTEZIONE CIVILE NEL LEVANTE 24 APRILE 2016

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Di prima mattina lì a due passidalla chiesa di Castiglione,sollevando di nascosto unlembo del tricolore che coprequalcosa dai bordi bianchi,ecco apparire, scolpiti nelmarmo, muli ed alpini che sal-gono verso le cime con i lorocarichi di gioventù e forza: èl'opera dello scultore BrunoZanini, difronte alla quale ilpensiero va, ti riporta subito agiorni lontani, alle scarpinatesu per i bricchi della Carnia edel Cadore di ormai troppianni fa, ma poi, più seriamen-te, si corre a cento, a settanta-cinque, a settantatré anni fa, alle immagini di mulied alpini sulle mulattiere scavate a viva forzalungo i pendii insanguinati del 15/18, nel fangodelle strade albanesi, a quei puntini neri ondeg-gianti sulla neve senza confini delle pianure russe.

Abbiamo bisogno di ricordare, di "insegnare la sto-ria" ai nostri giovani, come ha sottolineato ripetu-tamente anche Piero Bonicelli nel suo interventoconclusivo della manifestazione organizzata dalgruppo di Castiglione Chiavarese che ha festeg-

SETTORE VALLESCRIVIA - GRUPPO DI RONCO SCRIVIA

RANCIO ALPINO PER LE MISSIONIDEL BURUNDIDomenica 29 maggio 2016, nonostante la gior-nata piovosa ed il clima non proprio primaverile,in tanti hanno risposto alla chiamata degli Alpinidel Gruppo Ronco Scrivia, partecipando al“Rancio Alpino per le Missioni del Burundi”. GliAlpini di Ronco Scrivia la cui sede è ubicatanelle scuderie di Villa Frassinello, di proprietàdelle Suore Benedettine, hanno contraccambia-to l’ospitalità preparando un gustoso menù abase di penne alla norcina, spezzatino misto dicarne e verdure e un’abbondante porzione didolce. Il ricavato della giornata è andato all’ABCONLUS, associazione cha aiuta e sostiene le missioni delle Suore Benedettine della Provvidenza intutto il mondo. In questa occasione particolare, gli Alpini hanno voluto sostenere i progetti che leSuore stanno portando avanti in Burundi, paese flagellato dalla guerra civile e dalla povertà, aiutan-do soprattutto i bambini e le donne in difficoltà. Saluti Alpini

GRUPPO ALPINI RONCO SCRIVIA

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SETTORE VALPETRONIO - GRUPPO DI CASTIGLIONE CHIAVARESE

50° DEL GRUPPO E INAUGURAZIONE SCULTURA ALPINA12 06 2016

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giato i 50 anni di vita con un pensiero moltoconcreto rivolto all'indietro, agli alpini di ieri,a quello che eravamo. Per chi ricorda qual-cosa del tempo della naja ... durante lemarce ed i "campi" persino la neve era pre-feribile all'acqua, ma quel mattino di metàgiugno è pioggia scrosciante sugli alpiniche alla spicciolata arrivavano come incertiin paese, ricevuti dagli esponenti del localegruppo e dal coordinatore di settoreBonicelli, cerimoniere di giornata, ma pianopiano il sole si fa strada tra le nubi pur vela-to a tratti ed accompagna il procedere delprogramma. Accanto al vessillo sezionaleaccompagnato dal presidente Firpo e dai consi-glieri Lazzari e Minaglia, presente anche quello dei

cugini di La Spezia e tra i gagliardetti alcuni dallasezione di Parma, come quello di Bedonia edell'Alta Val Ceno. I raduni alpini hanno un ritualecollaudato, semplice e significativo, che va dall'o-maggio alla Bandiera ed ai Caduti, alla S.Messacelebrata per loro, c'è però la possibilità di qualchevariazione positiva: come già visto a Sopralacrocee Rezzoaglio, è accaduto anche qui che si sia fattauna sosta presso la casa di riposo dove ad atten-

dere gli alpini erano schierati gli ospiti ed il perso-nale d'assistenza; le note della banda, tra le qualiun lento e pensoso "Sul cappello", hanno accom-pagnato attimi di commozione ed anche velati daun po' di tristezza, com'è normale che sia di fronteal fuggire tangibile del tempo. Un gesto questodella visita ai meno giovani che potrebbe entraredi diritto nel programma dei raduni alpini. Primadella S. Messa si è proceduto allo scoprimento, adopera di un reduce del gruppo, della scultura cui siaccennava all'inizio, una spessa lastra di marmobianco scolpita quasi ad altorilievo rappresentantedue alpini e due muli, con il loro carico di parti di

artiglierie, impegnati a salire le montagne, operaposta a sinistra per chi guarda la chiesa sul muroche racchiude a monte il sagrato: un nuovo contri-buto ben visibile al dovere di "non dimenticare",perché "senza passato non può esistere futuro",frasi che sembrano precostruite ed anche inflazio-nate, ma che non si ripetono mai abbastanza vistol'assenteismo, se non proprio l'ignavia, che paionocircondare chi vuole che la nostra storia e le per-sone che l'hanno costruita vivano con noi e di essesi tramandi il ricordo. Grazie, alpini di Castiglione.

C. F.

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SETTORE VALPOLCEVERA - GRUPPO DI RIVAROLO

ATTIVITA’ DEL GRUPPO NEI PRIMI SEI MESI DEL 2016Le attività del gruppo sono ini-ziate domenica 23 gennaiocon la tradizionale messa alSantuario della Madonna delGarbo che il gruppo dedica aisoci andati avanti. E sonoproseguite nelle seguentidate: Sabato 2 aprile 2016con il consueto pranzo socia-le si è celebrato il ricordo dellafondazione del nostro gruppoSono ben 61 gli anni che cidividono da quel 27 marzo1955, data ufficiale dellanascita del nostro Gruppo edella nostra Baita. Il momentoclou della giornata è statoquello della consegna degliattestati, che come è statodeciso dal consiglio, accompagneranno i distintivi di anzianità per i 25 e i 50 anni di iscrizione allanostra Sezione e che il nostro Gruppo ha deciso di istituire da ora in poi. Era anche la prima volta chevedeva Ugo Cirri in veste di Capo Gruppo all'anniversario che, nonostante la commozione che ha fattocapolino, può dirsi soddisfatto per la buona riuscita della giornata. Va bene Ugo, prosegui così! Il gior-no 10 aprile il gruppo ha partecipato con 14 soci all'annuale pellegrinaggio della sezione al Santuariodi N.S. della Guardia.In occasione dei festeggiamenti del 25 aprile, una rappresentanza formata dal Capo gruppo Ugo Cirrie dal segretario Mauro Balbo, ha partecipato, con il Gagliardetto del gruppo, al corteo organizzato dalleistituzioni cittadine. Il 29 maggio 2016, nonostante il tempo avverso, abbiamo organizzato un'escur-sione al Monte Antola. Non sappiamo bene quanti anni erano passati dall'ultima volta che il nostrogruppo aveva deciso di cimentarsi in un’escursione. Avevamo deciso di darci una scossa e fare muo-vere quelle gambe che, parrebbe, trovino il loro ambiente naturale solo sotto il tavolo. Su spinta diRoberto Nascioli l'idea di cimentarsi in qualcosa che avesse a che fare più propriamente con un grup-po di alpini che con la "Confraternita del Raviolo". Si incamminarono rigorosamente sotto la pioggiacoloro che furono definiti: "I magnifici 7" che sprezzanti della pioggia, della nebbia e del forte vento rag-

giunsero la cima con grandesoddisfazione. (foto 1)Intanto un nutrito gruppo dipartecipanti partito in ore più"umane", aveva raggiuntoCase del Romano era inattesa di ricevere i nostricamminatori come eroi epoter pranzare tutti assieme.E' perfettamente inutile direche il clima di amicizia eraottimo e abbondante come ilsucculento pranzo. (foto 2)Sabato 4 giugno in localitàMalga Slapeur, ai piedi del

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NOTIZIE DAI SETTORI

M. Fior, teatro di sanguinosi combattimenti duran-te la prima guerra mondiale, si è svolta la com-memorazione del centenario della prima battagliadelle Melette (1916). Nel ricordo della Battaglia,l'Associazione Croce Nera Austriaca della Stiria, ireparti eredi delle tradizioni dell'esercito regio-imperiale, il 7 giugno di ogni anno celebrano aGraz, capoluogo della Stiria, il Meletta -Gedenkfeir, la festa del Ricordo di Monte Meletta,nella cartografia austriaca corrispondente alnostro Monte Fior. (foto 3)L'esercito era rappresentato da un Picchetto diAlpini in armi del battaglione Morbegno. Oltre le

rappresentanze tedesca e polacca, la delegazioneaustriaca era rappresentata dal Granduca D'Austria esignora (pronipote dell'imperatore Francesco Giuseppe)ed alti ufficiali. La delegazione Italiana era composta daiSindaci dei vari Comuni dell'Altipiano di Asiago, un rap-presentante della Provincia di Vicenza, varie associazionid'arma e ovviamente gli Alpini del Veneto, Piemonte,Lombardia. La Liguria era rappresentata dai gruppi diNervi e Rivarolo Ligure e dai loro Gagliardetti accompa-gnati dagli alfieri Francesco Giarretta, per il gruppo diNervi e dal nostro Tomaso Gaggero. Forse per la primavolta il nostro gagliardetto ha sventolato ad una manife-stazione internazionale. (foto 4 )Nel pomeriggio, alle ore 17.00, siamo stati presenti allacelebrazione al Santuario di Monte Berico, dove sono rac-colte tantissime Bandiere di Guerra, alla S. Messa inonore della Bandiera "jesus" la cui promotrice è laFrancesca Rossi del Borghetto di Genova Rivarolo (dovesaremo presenti per la celebrazione della cerimonia che siterrà il 25/9/2016)Alla funzione erano presenti oltre alle autorità Civili e Militaridi Vicenza, la Guardia d'Onore del Pantheon (tomba dei

reali a Roma) la presidenza nazio-nale dell'AssoArma, fanti, bersa-glieri, carabinieri, marinai gli Alpinicon il vessillo di Vicenza i gagliar-detti di Malo e Grantorto.Domenica 5 giugno 2016, 15 socidel gruppo hanno partecipato alservizio d'ordine organizzato dallaSezione, nell'ambito del pellegri-naggio del mondo del lavoro doveil Cardinale Angelo Bagnasco haufficialo la Santa Messa, al termi-ne della quale, ha suggellato lagiornata posando assieme ai rap-presentanti del nostro Gruppo.(foto 5).

C. F.

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SETTORE VALPOLCEVERA - GRUPPO DI SERRA RICCO’

BREVE STORIA DEL GRUPPO ALPINI DI SERRA RICCO’Il gruppo Alpini di Serra Riccò era già esistente prima degli anni ’40. In quel periodo aveva già 30 soci iscrit-ti ed il capogruppo era l’ Alpino Antonio Busallino classe 1913.Il gruppo venne sciolto per motivi di guerra e Busallino venne richiamato alle armi e mandato a combatteresul fronte russo, dal quale non tornò più come tantissimi altri. Dai documenti del Ministero della Difesa risul-ta disperso ma promosso al grado di sergente e decorato di medaglia di bronzo al valor militare.Nel 1967 l’Alpino Modesto Canavese propose di rifondare il gruppo ed insieme ad altri soci alpini provvide illocale per la sede, intitolando il gruppo al Generale Remigio Vigliero. Canavese venne nominato capogrup-po e lo gestì fino al 1972, quando venne nominato il nuovo capogruppo Luigi Timossi, che guidò il gruppoper 40 anni fino al 2012. Nel 2012 venne nominato capogruppo Franco Mastrorilli, che lo gestisce a tutt’og-gi. Nel 1974 il Gruppo decise di costruire un monumento in memoria di tutti gli Alpini di Serra Riccò cadutinella prima e seconda guerra mondiale. Nel 1975 il gruppo decise di apporre al suddetto monumento le lapi-di con i nomi di tutti gli ottantacinque Alpini Caduti di Serra Riccò. In occasione dell’inaugurazione fu orga-nizzata una festa di Gruppo, che da quell’anno si ripete, solitamente l’ultimo week-end di agosto, cercandosempre più di migliorarla.Il ricavato della festa viene devoluto tramite la Sezione di Genova ad organizzazioniquali l’ospedale Gaslini, FOP, terremotati, alluvionati, Croce Rossae Croce Bianca locali. Nel 1987 Luigi Timossi, all’epoca capogrup-po, in collaborazione con la Pro Loco di Serra Riccò di cui eramembro del consiglio, organizzò i lavori di ristrutturazione e messain opera della pista da ballo e del palco nell’area delle feste, pro-curando materiale a costo minimo e manodopera offerta dal grup-po Alpini, in modo che tali locali potessero essere usati per tutte lefeste organizzate nel luogo. Nel 2008 il Gruppo, in collaborazionecon il Comune intitolò un ponte al Battaglione Alpini Pieve di Teco.Nel 2002 Luigi Timossi e Elio Pisano proposero di ristrutturare laChiesa di S. Michele di Castrofino, che dagli archivi risulta esiste-re dall’anno 504, e da tempo si trovava in condizioni di degrado.Vari enti provarono più volte a fare ristrutturazioni ma senza nes-sun esito.Il gruppo degli Alpini, dopo lunghe discussioni, riuscì adottenere dalle Belle Arti l’autorizzazione per la ristrutturazione, edi due alpini iniziarono insieme al Signor Giorgio Richini, all’epoca assessore ai beni culturali del comune diSerra Riccò, a procurare tutta la documentazione per poter effettuare i lavori. Durante gli scavi sia interni cheesterni per la sistemazione del pavimento si trovarono parecchi resti di scheletri umani a dimostrazione chei cimiteri in quel periodo erano al bordo delle chiese. Malgrado tutti gli intoppi, i due alpini, con la tenacia e lacaparbietà riuscirono a organizzare un gruppo di Alpini e volontari della popolazione di S.Cipriano con acapo l’imprenditore edile Renzo Dellepiane ed iniziare e finire i lavori. Ci furono molte donazioni, ad esem-pio la Ditta Grandi Calcestruzzi di Serra Riccò che fornì gratuitamente una parte di materiale, la fondazioneCARIGE , il Comune di Serra Riccò, Provincia di Genova, il Gruppo Alpini di Serra Riccò e molti abitanti delcomune. Grazie a tutto ciò il restauro venne ultimato e la Chiesa di S. Michele di Castrofino a San Ciprianodi Serra Riccò venne inaugurata il 9 luglio 2011 con una Santa Messa celebrata dal Parroco di San CiprianoDon Andrea Cosma. Da allora ogni anno vengono celebrate due Messe, il primo sabato di luglio ed il primosabato dopo il 29 settembre (ricorrenza di S. Michele titolare della chiesa) in ricordo di tutti i nostri morti edin particolare di tutti gli Alpini andati avanti in guerra o in pace.

LUIGI TIMOSSI - ELIO PISANO

SETTORE VALPOLCEVERA - GRUPPO VALVERDE

CAMPOMORONE 1/4/2016Gli alpini del 3° 1965 si sono ritrovati nella sede delGruppo 50 anni dopo la fine della naia. Erano insieme aBra e a Paularo. Una giornata di grande gioia per il ritro-varsi di nuovo insieme per una bellissima serata. Vivagli Alpini !

NOTIZIE DAI SETTORI

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SCARPONCINIALTAVALFONTANABUO-NA – Marta, nipote delsocio Francesco ZanardiARENZANO - Leonardo,figlio di mamma FrancescaDelfino figlia del socioRoberto Delfino e papàRoberto Molinari.BOLZANETO – Andrea,nipote del socio Antonio DeNegri consigliere delGruppoBOLZANETO – Emiliano,nipote del socioCapogruppo SeverinoLuciani.COGORNO – Federica,figlia di mamma SilviaLarosa, e nipote del socioDario Panesi.COGORNO – Davide, figliodi mamma AnnalisaCurotto, e nipote del socioDario Panesi.CORNIGLIANO – Daniele,nipote del socio DomenicoChiesa (nonno) e dei sociFranco e FrancescoTravo(zii).GENOVA CENTRO .Christian, nipote del socioPino Fusco.MASONE - Camilla nipotedel socio Carlo Pastorino.MASONE – Greta, figliadell'Amico degli Alpini OmarMissarelliNERVI - Emma, nipote delsocio Pier Luigi Gardella.SAVIGNONE – Giulia, nipo-te del socio GiorgioSchenone (nonno).SERRA RICCO’ . AlessioGiuseppe, nipote del socioUmberto Rossi.TORRIGLIA – Leonardo,terzo nipote del socioUmberto Avanzino (nonno)

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Ai genitori i più vivi rallegra-

menti e gli affettuosi auguri

da parte della famiglia alpina.

ALPINIFICIALTAVALFONTANABUO-NA – il socio aggregatoDaniele Nicchia (figlio delsocio Sergio) con la gentile

signorina Sabina Cassol(figlia di alpino).PIEVE- SORI – il signorPaolo Olcese, figlio delsocio Luigi Olcese, con lagentile signorina EklisaBraschi.RONCO SCRIVIA – Il sig-gnor Paolo Carminati, figliodel socio Ugo carminati, conla gentile signorina MarcellaPiccardo.

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Da tutti gli alpini auguri di

tanta felicità ai novelli sposi

e … tanti bocia.

LUTTISOCI

ALTAVALFONTANABUONA- l'Alpino GianfrancoMangini padre del socioFabrizio Mangini .ARENZANO – Il socioBartolomeo Malagamba,classe 1938.BUSALLA – il socioGiovanni Tamagno, classe1948.BUSALLA – il socioGiuseppe Torre (Gianni) –classe 1945.CASTIGLIONE CHIAVARE-SE – il socio Ernesto Baratta, classe 1921.COGOLETO – il socioCarmelo Chinnici classe1945.FAVALE DI MALVARO – ilsocio Carlino Boitano, clas-se 1934.GENOVA CENTRO – ilsocio Antonio Gadaleta,classe 1935.MONTOGGIO - il socioVirginio Risso classe 1941.NERVI – il socio AlbertoRisso, classe 1937.REZZOAGLIO – il socioAndrea Muzio, congato deisoci Mario e GiovanniTraversone.SAVIGNONE – il socio SilvioDacà, classe 1939SAVIGNONE -. il socioBartolomeo Valernte, clas-se 1939.SAVIGNONE – il socioaggregato Terziano SpinettiSAVIGNONE . il socio

aggregato Enrico Traverso.SESTRI LEVANTE – il socioAngelo Taddei.VOLTRI – il socio AngeloCaviglia

FAMIGLIARI

ALTAVALFONTANABUONA- la signora CaterinaBacigalupo zia del capo-gruppo Giovanni Bacigalupoe zia dell'aggregato FabioChiapparaALTAVALPOLCEVERA – lasignoraElisabetta Cangemi mogliedel socio Francesco Parodi.BOLZANETO - SignoraRosa Cavalli suocera delSocio e Consigliere delGruppo nonché VicePresidente SezionaleSaverio Tripodi.CHIAVARI - la signora MariaCarla Noceti cognata delsocio Luigi Garibaldi.CHIAVARI – il signorFederico Marcone, padredel socio Andrea FAVALE DIMALVARO . la signora EliaCereghino, moglie del socioAngelo Mangini.FAVALE DI MALVARO . lasignora Masiglia Boitano,suocera del socio GiuseppeLosini e zia del CapogruppoDario Crino.GENOVA CENTRO – lamadre del socio GiuseppeVentura.GENOVA CENTRO – lasignora Zanetta Novi, suo-cera del cosio BrunoBarbagelata.MASONE – la signora RosaRepetto, zia del socioMichele D’Agostino.MASONE – il signorGiuseppe Ravera fratello delsocio Benedetto Ravera.MASONE – la signoraGraziella Pastorino zia delSocio Alessandro PastorinoNERVI – il signor FernandoCilvio, padre del socioClaudio Clivio.ORERO – il signor GiorgioPizalis, padre del socioGiorgio Pizalis.RAPALLO – la signoraGiuseppina Ferri, moglie delsocio Antonio Tolaini, reducedi Russia.

RAPALLO – la signora AduaMaria Boero, moglie delsocio Giacomo Lerici.RONCO SCRIVIA - il signorMario Clerici, padre delsocio Angelo Clerici.SOPRALACROCE – lasignora Rita Botto, sorelladel socio Italo Botto e nonnadel socio Fabrizio Perazzo.VALBRUGNETO – la signo-ra Franca Fraguglia, madredel socio Fulvio Crosetti ecognata del socio ItaloCavagnaro.VOBBIA – il signor GinoCapuzzo, padre del socioGian Marco Capuzzo.VOLTRI – la signoraAssunta Palleschi, suoceradel socio Claudio Rapetti.Il signor Genesio Rapetti,fratello del socio Claudio.

*****A tutti i famigliari l’espressio-

ne del più vivo cordoglio da

parte delle penne nere

genovesi.

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ANNIVERSARIDI NOZZENOZZE D’ORO (50 anni)COGOLETO - il socioBartolomeo Briasco (Tanin) ela gentile consorte SignoraPalmira Valle.

Agli sposi le nostre sincere

congratulazioni

*****LAUREEBOLZANETO - Il Sig.Maurizio Torre, nipote diOscar Ochner, già CapoGruppo trentennale delGruppo Alpini Bolzaneto, haconseguito la laurea diIngegneria Meccanica.Congratulazioni, Ingegnere

GENOVA MONTE - MonicaC. GiraldI, nipote del Sociodel Gruppo Monte FedericoPastoris, ha conseguito laLaurea “BA (Hons)Illustration” presso laManchester MetropolitanUniversity. Congratulazioni, Dottoressa

IN FAMIGL IA

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IN FAMIGL IA

GRUPPO DI BOLZANETOAntonio De Negri, socio e consi-gliere del Gruppo di Bolzaneto,con il nipotino Andrea.

GRUPPO ALTAVALFONTANABUONAIl Socio Francesco Zanardi èdiventato nonno per la secondavolta per merito di Marta

GRUPPO

GENOVA CENTRO

Il piccolo Christian Fusco in

braccio a nonno Pino

GRUPPO SAN COLOMBANO CERTENOLI

RITROVARSI

Recentemente a Genova, dopo 45 anni, sisono ritrovati l'alpino Renzo Solari delGruppo di San Colombano Certenoli delSettore Val Fontanabuona e l'alpino AlbertoPerotti, della Sezione A.N.A. di Biella,entrambi classe 1950, e nel 1970/1971 com-pagni di camerata, il primo autiere al batta-glione Aosta e l'altro meccanico all'autoParco.

GRUPPO DI SANT’OLCESE

UN INCONTRO MAI DIMENTICATO

L’a r t i g l i e realpino PietroMedicina nel1965 facevaparte della 7a

batteria delG r u p p oP i n e r o l oaggregato al3° Reg-g i m e n t o

Artiglieria da Montagna Julia e durante il campo inver-nale incontrò in Loc. Verpa del Comune di Lauco (UD)

(ora 14000 abi-tanti 1086 m.s.l.m.) la piccolaMaria Faddi.Grazie all’inte-r e s s a m e n t odella signoraAurora Adani edel signor ArrigoSovrano i due sisono nuovamen-te rivisti nel 2014a Padola – ValComelico.

Lo scorso 15 marzo è mancato a Roma, doverisiedeva, il generale Mario Parisio, già consi-gliere militare del presidente della Repubblica

Sandro Pertini. Era un vero Alpino e un grande uomo, che ha lasciato in coloro che hanno avuto la fortuna diconoscerlo e di essere ai suoi ordini un affettuoso e grato ricordo di stima e di riconoscenza per l’esempio da luidato nelle diverse e importanti cariche ricoperte nella sua operosa vita. Il generale Parisio, che veniva da unafamiglia di tradizioni militari, ha svolto con grande capacità tutti gli impegnativi incarichi della sua lunga e bril-lante carriera. Amava dire che il grado che gli aveva dato maggiori soddisfazioni era quello di capitano - con ilquale aveva comandato la 22ª compagnia del battaglione Saluzzo negli anni ‘50 - perché più degli altri gli avevaconsentito di trascorrere un lungo periodo a contatto con i suoi alpini, dei quali conosceva a fondo e condivide-va problemi e aspettative. Con grande semplicità e modestia affermava che il merito della sua carriera era dovu-to alle numerose persone che con lui avevano positivamente operato nel corso degli anni. Con grande affettoporgiamo le nostre condoglianze alla moglie, signora Pia, e a tutta la famiglia Parisio e ci uniamo al loro dolore.

gabrIele de domInIcIs

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Ricordando il Generale Parisio

Mario Parisio, nato nel 1922 a Leinì, non lontano da Torino, aveva segui-to le orme paterne intraprendendo nel 1940 la carriera militareall’Accademia di Modena. Nominato sottotenente nel 1942, venne asse-gnato al battaglione Feltre del 7° reggimento alpini e inviato in Francia.In seguito all’armistizio dell’8 settembre 1943 venne internato in diversicampi tedeschi, condividendo la prigionia con il padre e con don RinaldoTrappo. Rientrato in Italia nel 1945, venne destinato al battaglione alpi-ni L’Aquila e promosso tenente. Nel 1950 fece parte del Corpo diSicurezza della Somalia; rientrato in Italia, venne assegnato al batta-glione Saluzzo, dove nel 1952 ricevette i gradi di capitano, proseguen-do poi la sua carriera tra Scuola di Guerra, Stato maggiore e altri impor-tanti incarichi. Dopo aver comandato come tenente colonnello il batta-glione Bassano nel 1964 e come colonnello il 6° reggimento alpini nel 1968, nel 1973 fu pro-mosso generale di brigata al comando della Julia. Nel 1979 diventò generale di Corpo d’Armata,massima carica militare italiana, e l’anno successivo ispettore delle scuole militari e comandantedella Scuola di Guerra. Nel 1982 il suo ultimo e prestigioso incarico: consigliere militare del pre-

sidente della Repubblica, Sandro Pertini. Nel 1985, il congedo.Foto 1)Il capitano Parisio nel gennaio 1958 a Pradlèves con alcuni subalterni della 22ª compagnia del battaglione Saluzzo

Foto 2) Il generale Parisio comandante della Brigata Julia

LUTT I

GRUPPO DI CASTIGLIONE CHIAVARESE

Il "vecio" ErnestoBaratta, classe 1921, andato avanti il 30 aprilescorso.

GRUPPO DI NERVI - Alberto RissoIl 12 febbraio è deceduto il socio del Gruppo di Nervi AlbertoRisso. Nato a Bogliasco nel 1937 fu Sottotenente Alpino,alla SMA di Aosta e poi al Battaglione Tirano del 5° Rgt.

Alpini della Brigata Orobica.Iscritto all'Associazione dal1959 e dal 1989 socio delGruppo di Nervi per diversimandati fu anche Revisore deiConti del Gruppo. Conosciuto aGenova anche come socio emembro del Direttivo dellaAssociazione "A Compagna".

GRUPPO DI SESTRI LEVANTE"Angelino ha spiccato il volo"

Sabato 7 Maggio esco di casa per andare a prendere ilsolito giornale e, poco più avanti noto una ambulanza eauto-medica. Mi viene da pensare con ansia che ilNostro Angelo Taddei abbia avuto l'ennesimo attacco diquel male che oramai da tempo lo tormenta. Di ritornodall'edicola ho avuta l'efferata notizia che questa volta il"Vecio" non ce l'ha fatta. Ecco perché la sera prima Luiha disertato il "rancio" mensile in sede eppure ci tenevatanto a stare in compagnia.Ma non è stato per questo motivo; dopo nemmenoun'ora dal Suo decesso la cara Alda, Sua consortecon voce rotta dal pianto miannunciava al telefono che ilsuo e nostro caro, dopo avereconsumata la solita colazionesi era coricato ed aveva rag-giunto il sonno eterno. Ciao"Capuralmaggiù" ci vedremosicuramente con altri Veci delnostro 6°.

VITTORIO “RINO” BIGGI

l’alpino fabio lorusso delgruppo di busalla ha raggiun-to quota nove adunate sfilan-do imbragato con il paracadu-te al traino, proprio nel luogodella sua prima adunata, nel-l’anno 1995. una bella faticata,che merita un riconoscimento.maI strac.

con il 1° maresciallo stefano ruaro medaglia di bronzo al valo-re militare ricevuta per azioni di combattimento nella missionemilitare Italiana denominata operazione Ibis -somalia 1993, edil tenente colonello daves "truppe alpine" dove ha trascorso10 anni nel btg alpini paracadutisti.

foto di gruppo insiemecon il comandante del4° reggimento rangeralpini paracadutistiradizza, il comandantedel battaglionemanzone, il marescialloluogotenente garofalo eandrea galetti dibolzano.

ASTI - 89A ADUNATA NAZIONALE

con mario carlo romagnoli (con la polo nera)consigliere del gruppo di busalla passaggio in corsa e saluto alla tribuna