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PREVENZIONE E CONTROLLI SULLA FILIERA ALIMENTARE: ECCO GLI STRUMENTI PER TUTELARE LA SALUTE DEI CITTADINI PROGETTI Sanità senza confini INIZIATIVE L’Architettura della salute EVENTI Stati generali del sistema socio-sanitario PREVENZIONE I con- trolli sulla filiera alimentare ALIMENTAZIONE Educazione alla salute Edizione MANTOVA 8 NOTIZIE DALLA TUA ASL Anno III, n. 8, Luglio/Settembre 2009 Gli Stati Generali della Sanità a Mantova Lotta alle dipendenze Ufficio di protezione giuridica

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Prevenzione e controlli

sulla filiera alimentare:

ecco gli strumenti Per

tutelare la salute

dei cittadini

Progetti Sanità senza confini iniziative L’Architettura della salute eventi Stati generali del sistema socio-sanitario Prevenzione I con-trolli sulla filiera alimentare alimentazione Educazione alla salute

edizione mantova

n°8NotIzIE dALLA tuA ASL

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gli stati generali della sanità a mantova

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ufficio di protezione giuridica

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In questo numeroEDITORIALE p 3

SpAZI E TEMpI SI ACCORCIANO pER UN OSpEDALE pIÙ VICINO AL pAZIENTEL’Assessore Bresciani ai cittadini

pROGETTI p 4

SANITÀ SENZA CONFINIRhône-Alpes, Andalusia e Israele nuovi partner di Regione Lombardia

INIZIATIVE p 5

L’ARChITETTURA DELLA SALUTE600 anni di storia e luoghi della Sanità lombarda

EVENTI p 6

STATI GENERALI DEL SISTEMA SOCIO-SANITARIO Continuano gli incontri sul territorio con gli Assessori

DAL TERRITORIO p 7-10

NOTIZIE DALLA TUA ASL

pREVENZIONE p 11-14

pREVENZIONE E CONTROLI SULLA FILIERA ALIMENTAREEcco gli strumenti per tutelare la salute dei cittadini

ALIMENTAZIONE p 15

EDUCAZIONE ALLA SALUTE L’importanza di una sana alimentazione

Registrata al Tribunale di Milanoin data 07.05.2007 al numero 292Chiuso in redazione: 31 luglio 2009Direttore responsabile: Daniela MartelliRedazione: Antonio Fanuzzi, Manuela Filardo, Chiara Franceschi, Elena Frasio, Alessandro Gatta, Roberta Gorio, Enzo Mascolo, Enrico Parola, Michela Roncetti, Marcella Ubezioprogetto grafico: MultiMedia srlStampa: Lucky GroupTiratura: 440.000Contatti: comunicazione_sanita@regione.lombardia.itwww.sanita.regione.lombardia.it

Anno III, n. 8, Luglio/Settembre 2009

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SPAZI E TEMPI SI ACCORCIANO

PER UN OSPEDALE PIÙ VICINO AL PAZIENTE

Lavori in corso alla Sanità. Non sto parlando dei grandi cantieri aperti,

dei nuovi ospedali che stanno sorgendo in Lombardia o di quelli soggetti

a profonde ristrutturazioni; sto parlando delle tante opere e del conti-

nuo lavorio di cui il nostro sistema è continuamente e costantemente

soggetto perché mantenga e, per quanto possibile, aumenti la propria

efficienza. Tra gli aspetti che qualificano un sistema sanitario vi è senza

dubbio quello riguardante la vicinanza del sistema stesso ai cittadini;

una vicinanza che deve essere spaziale e temporale. Ho già scritto su

queste colonne dell’accessibilità e della vicinanza logistica, col tentativo

di favorirla promuovendo la creazione e la diffusione dei poliambulato-

ri, strutture in grado di portare in modo capillare sul territorio l’attività

ospedaliera. Questa volta vorrei invece trattare l’accessibilità dal punto

di vista temporale; in quest’ottica rientrano tre diversi provvedimenti. In-

nanzitutto la creazione, nel Pronto Soccorso degli ospedali milanesi, di

un percorso per i codici bianchi separato da quello del cosiddetto triage

(la divisione a seconda dell’urgenza dell’intervento necessario): una de-

cisione che permette di distribuire meglio l’affluenza al Pronto Soccorso,

snellendo i tempi d’attesa e già indirizzando il cittadino verso un più

preciso percorso diagnostico. Nella stessa direzione va la decisione di

estendere le categorie di medici che possono usare il ricettario del Ser-

vizio Sanitario Regionale. Il beneficio è evidente: se prima era il medico

di base o il medico di struttura pubblica a fare l’impegnativa per una

prestazione specialistica, ora può farla anche lo specialista di struttura

privata accreditata a contratto, eliminando l’ulteriore accesso al medi-

co di base. Ancora, considerato che le prestazioni specialistiche devono

essere erogate entro determinati tempi di attesa, Regione Lombardia ha

stabilito che, per le prestazioni per le quali non sono predefiniti i tempi

d’attesa, la differenza di tempo tra una prestazione erogata in solvenza

(pagata cioè dal cittadino) e una a carico del Servizio Sanitario Regionale

non può superare i 30 giorni. Vorrei aggiungere un’altra importante no-

vità: dal 1° ottobre sarà obbligatorio indicare su ogni prescrizione di specialistica ambulatoriale il quesito diagnostico, cioè il motivo per

cui viene richiesta una certa prestazione. Il medico sarà tenuto pertanto

a riportare i sintomi rilevati oppure il sospetto clinico. Questo assicura

al cittadino una maggior consapevolezza e chiarezza rispetto a un freddo

codice e indirizza già verso un percorso diagnostico preciso e appropriato.

Luciano Bresciani Assessore alla Sanità

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Luciano Bresciani è nato 66 anni fa a Carbonara di Po, in Provincia di Mantova, e risiede a Milano.Cardiologo, ha esercitato la professione in Sudafrica, con Christian Barnard, nei primi anni settanta e poi negli Stati Uniti. Ha insegnato in Olanda, presso l’Università Reale di Utrecht. Ha svolto la propria attività professionale presso gli ospedali milanesi San Paolo e San Raffaele.Negli anni Novanta è stato Assessore alla salute per la Pro-vincia di Como.In qualità di esperto di programmazione sanitaria, collabora con Regione Lombardia dal 2003 ed è stato direttore gene-rale vicario della Sanità lombarda dal giugno del 2005.

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pROGETTI

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Macroarea sanitaria di sviluppo. Un obiettivo a tal punto perseguito da diventare il contenuto principale dell’attività di cooperazione inter-nazionale svolta dalla Sanità lombarda. “Detto in maniera molto semplice – introduce il Dr. Carlo Corti, responsabile della struttura Progetti di sanità internazionale, – possiamo definire come macroarea sanitaria di sviluppo tutta la rete di alleanze che la Lombardia sta stringendo con sistemi sanitari avanzati, simili al nostro”. Non si tratta di diplomazia internazionale o di rappresentanza istituzionale; qui si bada al sodo, perché la posta in gioco è alta: la salute della gente. Il Dr. Corti, infatti, citando i tre soggetti che per primi hanno formalizzato con la Lombardia una collaborazione sanitaria stabile e articolata, sottolinea i benefici e i vantaggi derivanti dal lavoro programmato e svolto con ognuno di essi. “Fino ad oggi hanno aderito alla nostra idea di una macroarea sanitaria di sviluppo la regione francese Rhône-Alpes, la comunità autonoma dell’Andalusia e lo Stato d’Israele: il Presidente Formigoni si è recato personalmente a Gerusalemme per siglare l’accordo con il governo israeliano”. A voler essere campanilisti e calcolatori, e quindi guardando solo dentro i nostri confini regionali, viene un dubbio: ma davvero questa attività internazionale è utile al quotidiano esercizio del nostro sistema sanitario? In altre parole, quali sono i vantaggi derivanti da queste collaborazioni? “I vantaggi sono indubbi e, per i più scettici, anche immediati. Pensiamo allo Stato di Israele: è l’eccellenza mondiale nel campo della gestione delle maxiemergenze, del pronto soccorso, e purtroppo non è difficile capire il perché: anni di guerre hanno insegnato ad agire con la massima rapidità, oltre che con

la massima efficacia. Noi con Israele abbiamo lavorato proprio su questo tema, proponendo esercitazioni in loco, tavole rotonde, scambi. È evidente come abbiamo potuto imparare molto da Israele e attingere abbondantemente dal serbatoio delle esperienze dei suoi cittadini”. Per quanto riguarda l’Andalusia invece? “Con la comunità andalusa, e altri 25 partner europei, siamo diventati promotori del progetto comunitario epSOS, che mette a tema l’interoperabilità degli elementi del fascicolo sanitario elettronico (patient summary e prescrizione elettronica): detto in parole più semplici, il progetto mira a rendere più agevole l’accesso alle prestazioni sanitarie non programmate assicurando la continuità della cura nei casi in cui sia necessario essere curati in uno dei paesi membri dell’Unione Europea. Se, ad esempio, sono fuori Italia per lavoro oppure per una vacanza e mi succede qualcosa, grazie alla possibilità di accedere ai dati e alle informazioni contenute nel mio fascicolo sanitario elettronico (realizzato in Lombardia grazie al SISS), un medico o un ospedale

operanti in un paese dell’Unione può conoscere le mie patologie più rilevanti e rendere la diagnosi e quindi la cura più efficaci oppure verificare quali medicinali mi sono abitualmente prescritti o somministrati.” Rhône-Alpes, una regione che conoscono bene gli appassionati di ciclismo: il suo nome campeggia in molti cartelli quando si sale verso una delle vette mitiche del Tour de France, il mont Ventoux; e per la sanità qual è il significato della collaborazione con questa regione? “Le montagne c’entrano anche qui! Con loro è stato avviato un nuovo progetto - ALIAS, cofinanziato dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale attraverso il programma Spazio Alpino - che va ad interessare l’intero spazio alpino, dalla Francia alla Slovenia, e che mette in comune le diverse esperienze degli ospedali montani. Queste realtà hanno caratteristiche precise: sono realtà transfrontaliere, di confine tra Paesi diversi e quindi pongono in misura significativa la necessità dell’interoperabilità di cui parlavo prima; sono inoltre zone a bassa densità di popolazione e in cui è difficile muoversi d’inverno a causa delle abbondanti nevicate. È facile capire come la telemedicina, la possibilità di sottoporre un certo quadro clinico o richiedere una diagnosi a distanza, possano risultare fondamentali. A riprova della bontà di questo progetto, diversi territori si sono aggregati per la sua realizzazione: oltre a Rhône-Alpes, il Cantone di Ginevra, la Baviera, il Friuli Venezia Giulia, la Carinzia e la Slovenia. Inoltre stiamo lavorando per raggiungere un’intesa con il Canton Ticino, una realtà che interessa i molti lombardi che vivono nell’area di confine, come il Varesotto o il Comasco, e che lavorano oltre dogana come frontalieri”.

SANITÀ SENZA CONFINI Rhône-Alpes, Andalusia e Israele nuovi partner di Regione Lombardia

FRIULI

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La Sanità lombarda sta rapidamente cambiando volto, ma allo stesso tem-po custodisce con orgoglio una precisa identità che ha radici profonde, plurise-colari. In que-sti anni molte delle strutture o s p e d a l i e -re lombarde sono state profondamen-te rinnovate; sono in corso di completa-mento nuovi ospedali, che sostituiscono gli attuali pre-sidi con archi-tetture più confortevoli e tecnologie più avanzate, dotati di strumenti sempre più sofisticati ed efficaci. L’impegno, a livel-lo di risorse, competenze, progettualità e programmazione, è stato davvero si-gnificativo: basti pensare alla riquali-ficazione del Niguarda, la costruzione degli ospedali di Bergamo, Legnano, Como, Varese (già attivo da due anni) e Vimercate. Ma il nuovo e il moderno non hanno fatto dimenticare come la maggior parte degli ospedali lombardi abbia alle spalle una lunga storia, spes-so non molto conosciuta, ma profon-damente radicata nella tradizione assi-stenziale del territorio. Questo percorso di ammodernamento e conservazione del grande patrimonio culturale maturato in sei secoli di assistenza e cura è illustrato nel volume “L’Architettura della Salute - Luoghi e storia della Sanità lombarda”(consultabile in formato pdf sul sitowww.sanita.regione.lombardia.it). “L’ospedale inteso come luogo di ospi-talità e di cura per i malati e i bisogno-

si - così l’Assessore alla Sanità Luciano Bresciani ha presentato il libro - è il più fulgido esempio della capacità organiz-zativa e identitaria che la nostra terra

lombarda, fin dal Medioevo, riuscì a espri-mere. Un luogo di attenzione per il popolo, in i z ia lmente e s p r e s s i o n e dei sentimen-ti di carità di istituzioni e congregazioni religiose e poi obiettivo so-ciale dei gover-

ni. Un percorso d’umanità e di profes-sionalità che continua nel tempo e che sta conoscendo proprio in questi anni un nuovo protagonismo, grazie agli im-ponenti investimenti finanziari messi a disposizione da Regione Lombardia e tesi a realizzare un nuovo modello di Sanità, dove l’attenzione alla persona e ai suoi bisogni sono centrali anche nella progettazione architettonica e ur-banistica delle nuove strutture ospeda-liere”. Umanità e professionalità: ecco le due parole che legano passato e pre-sente, novità e tradizione, tecnologia e patrimonio culturale e spirituale. Oggi come allora ad animare gli ospedali, a essere protagonisti della cura agli am-malati sono medici, infermieri, profes-sionisti che uniscono passione e sapere per incontrare gli uomini nelle situazio-ni di maggior bisogno fisico e spesso anche spirituale. Il volume tratteggia questa storia attraverso una prospet-tiva particolare, quella architettonica. Ecco dunque scorrere le immagini degli

Ospedali Maggiori quattrocenteschi, di quelli a padiglioni dall’Ottocento fino al primo Novecento, per poi approdare al moderno monoblocco e agli esiti più evoluti dello slancio costruttivo in cui Regione Lombardia si trova impegnata.

L’ARChITETTURA DELLA SALUTE600 anni di storia e luoghi della Sanità lombarda

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NUMERO VERDE UNICO pER pRENOTARE ESAMI E VISITE

800.638.638 è il numero verde unico per prenotare visite mediche ed esa-mi specialistici in Lombardia, nel-le strutture pubbliche e private che hanno aderito al servizio.Ad oggi sono già accessibili numero-se strutture sanitarie delle province di Brescia, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Mantova, Milano, Pavia e Vare-se. L’elenco dettagliato e aggiornato delle strutture sanitarie aderenti – che si arricchisce di giorno in gior-no – è consultabile visitando il sito www.crs.lombardia.it alla voce “Prenotazioni sanitarie”.Il servizio di prenotazione telefonica è attivo con operatore da lunedì a sa-bato dalle 8.00 alle ore 20.00, esclu-si i giorni festivi (solo per l’Azienda Ospedaliera di Monza dal lunedì al venerdì dalle 8.00 alle 16.00). Al momento della telefonata il citta-dino dovrà essere provvisto dell’im-pegnativa del medico e della CRS - Carta Regionale Servizi - per poter fornire i dati che gli verranno richie-sti dall’operatore.Il servizio è gratuito (da telefono fis-so, telefono pubblico e cellulare, an-che da fuori regione).

L’Architettura della saluteLuoghi e storia della Sanità lombarda

L’Architettura della salute

Luoghi e storia della Sanità lombarda

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INIZIATIVE

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QUINDICI wORkShOP DA MARZO A DICEMbRE 2009Gli Stati generali territoriali del si-stema socio-sanitario prevedono una serie di 15 incontri nei territori delle Aziende Sanitarie Locali (ASL) del-la Lombardia. Nel corso di ogni ap-puntamento, l’Assessore alla Sanità e l’Assessore alla Famiglia e Solida-rietà Sociale di Regione Lombardia incontrano i rappresentanti istituzio-nali delle realtà locali e gli operato-ri socio-sanitari. L’obiettivo dei wor-kshop voluti da Regione Lombardia è ascoltare i bisogni del settore socio-sanitario espressi dalle diverse realtà presenti sul territorio e discutere le possibili soluzioni da adottare.

EVENTI

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Venerdì 13 marzoASL di Sondrio

Giovedì 26 marzoASL di Varese

Venerdì 3 aprileASL di Lecco

Venerdì 26 giugnoASL di

Vallecamonica-Sebino

Venerdì 3 luglioASL di Mantova

Venerdì 18 settembreASL di Cremona

Venerdì 25 settembreASL di bergamo

Venerdì 2 ottobreASL di Pavia

Venerdì 16 ottobreASL di Como

Venerdì 23 ottobreASL di Lodi

Venerdì 30 ottobreASL di brescia

Venerdì 13 novembreASL di

Monza e brianza

Venerdì 20 novembreASL di Milano 2

Venerdì 27 novembreASL di Milano 1

Venerdì 11 dicembreASL di Milano

Azienda Sanitaria Localeprovincia di Sondrio

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È stata Mantova la quinta tappa regio-nale degli “Stati Generali territoriali del sistema socio-sanitario” voluti e pro-mossi dagli Assessori alla Sanità e alla Famiglia e Solidarietà Sociale, Luciano Bresciani e Giulio Boscagli.L’incontro, svoltosi nell’Auditorium “L’Ottagono” del Mantova Multicentre di Largo Pradella venerdì 3 luglio, ha visto, oltre all’ampia partecipazione di tanta parte della Sanità della provincia, anche la presenza del Presidente della Provincia di Mantova, Maurizio Fontanili, e della Presidente della Conferenza dei Sindaci ASL, Fiorenza Brioni.Ad aprire e moderare i lavori dell’in-tenso pomeriggio è stato Ernesto Chiesa, dirigente della locale Sede Territoriale di Regione Lombardia che ha introdot-to gli interventi dell’Assessore Brescia-ni, dei Direttori Generali dell’Azienda Sanitaria Locale, Pier Mario Azzoni, e dell’Azienda Ospedaliera Carlo Poma, Luca Stucchi, del Direttore Generale dell’Azienda Regionale Emergenza Ur-genza (AREU), Alberto Zoli e dei consi-glieri regionali rappresentanti della re-altà politica locale, Enzo Lucchini, Carlo Maccari e Antonio Viotto.Avviare un confronto approfondito tra sistema socio-sanitario e realtà ter-ritoriali, al fine di costruire un futuro condiviso, nel segno di un rapporto re-ciproco tra le istituzioni, i cittadini e gli operatori, è l’obiettivo che la Regione Lombardia si è prefissa di raggiunge-re con quest’iniziativa che vuole esse-re anche un’occasione importante per comunicare cosa è stato fatto e cosa ancora resta da realizzare per il futuro.

Il workshop, che è stato preceduto, in mattinata, da una conferenza stampa è stato, infatti, un’occasione utile e pre-ziosa per fare il punto della situazione della Sanità a Mantova, illustrando e rilanciando punti critici e punti di forza, così da disegnare un quadro finalizzato a individuare e valorizzare percorsi di eccellenza, ad avviare processi di mi-glioramento, a definire prospettive e ri-stabilire e rinforzare sinergie in una rete di collaborazione e di riqualificazione dell’offerta.Proprio uno dei vanti dell’ASL di Man-tova – come ha illustrato il Direttore Ge-nerale, Pier Mario Azzoni nel corso del suo intervento – consiste nell’estrema capillarizzazione dell’ente sul territorio

provinciale con la sua presenza diffusa di strutture residenziali e diurne, rivolte ad anziani e disabili, e l’ottima collabo-razione con gli erogatori condotta nel rispetto dei ruoli reciproci. Tante le recenti conquiste che meritano di essere citate. Da una parte, il conti-nuo e costante monitoraggio sui luoghi di lavoro che, nel triennio 2005-2007, ha registrato una riduzione degli infor-tuni di circa il 10%, un trend continua-to anche nel corso del 2008, dall’altra, l’impegno sul fronte della sicurezza ali-mentare con il coinvolgimento di tutte le attività veterinarie volte a tutelare il patrimonio zootecnico, il benesse-re animale e la salute pubblica. Non meno incisiva l’azione che ha portato

Anche MAntovA trA le tAppe degli StAti generAli dellA SAnità

p.7

Pier Mario Azzoni, Direttore Generale ASL

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a una razionalizzazione dei costi, pur nel mantenimento della centralità del paziente, in una provincia come quella di Mantova in cui la spesa farmaceuti-ca risulta tra le più alte della Regione Lombardia a causa dell’elevato tasso di invecchiamento della popolazione. Grazie ad una riqualificazione dell’as-sistenza farmaceutica del territorio che puntasse alla valorizza-zione del ruolo pubblico delle farmacie nel settore della prevenzione, dell’in-formazione sul corretto uso dei farmaci, dell’in-centivazione del farmaco equivalente e della pro-mozione di iniziative fina-lizzate all’utilizzo ottima-le delle risorse a dispo-sizione, si è così potuto raggiungere un risultato che ha visto, nei primi 5 mesi del 2009, la spesa farmaceutica territoriale registrare un decremento rispetto allo stesso perio-do del 2008 pari a 3.55%, uno dei migliori della Re-gione Lombardia. Nell’ot-tica di promuovere la salute, curare la malattia e accompagnare l’intero ciclo di vita del paziente, si inserisce anche l’attività dell’Azienda Ospedaliera Carlo Poma che si propone di porre la per-sona al centro della propria attività. In quest’ottica – come ha illustrato il Di-rettore Generale Luca Stucchi – è stato concepito il nuovo Piano di organizza-

zione e funzionamento aziendale che, approvato nel mese di dicembre, ha ri-voluzionato la fisionomia dell’Azienda, istituendo 11 dipartimenti, realtà tra-sversali che accorpano strutture affini e complementari concepite per superare la logica di presidio e puntare all’inte-grazione, prestazioni di qualità superio-re e impiego più razionale delle risorse

a disposizione.Tanti anche i progetti per i prossimi anni che vedranno la realizzazione di consistenti lavori di ristrutturazione edilizia e impiantistica per garantire ai pazienti spazi più accoglienti e adegua-ti dal punto di vista dell’accreditamen-to. A concludere la lunga giornata sono stati gli interventi del pubblico e dei

rappresentanti delle realtà associative sanitarie e di volontariato della zona che hanno posto all’Assessore Brescia-ni spunti di riflessione e di approfondi-mento.Tanti i temi sul tavolo e gli stimoli por-tati all’attenzione della platea. Tra que-sti, particolare interesse ha suscitato l’esposizione di Marco Collini, Presi-

dente dell’Ordine dei Me-dici di Mantova, che ha parlato della centralità del medico e della volon-tà da parte dell’organismo di continuare a muoversi in piena collaborazione con le istituzioni da una posizione non acritica, ma costruttiva; allo stesso modo l’intervento di Piero Parenti, Segretario pro-vinciale della Fimg, che ha esaltato l’utilità dello sviluppo e della continua evoluzione nel campo dell’assistenza domicilia-re. Un argomento toccato anche da Renzo Tarchi-ni, Segretario provinciale della Cimo che ha posto

l’accento sull’attenzione alla continu-ità terapeutica dopo le dimissioni del paziente. Di positiva interazione con le associazioni di volontariato ha, poi, parlato Paolo Galeotti, Presidente del Sol. Co. Mantova, mentre la pari dignità tra infermieri e medici è stata difesa da PierPaolo Vescovi, direttore del Diparti-mento Medico del Poma.

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Pier Mario Azzoni (Direttore ASL), Luciano Bresciani (Ass. Reg. Sanità), Luca Stucchi (Direttore A.O. Poma)

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Il corso di formazione congiunta, rea-lizzato dall’ASL di Mantova, dal titolo “Sognavo di essere Road Runner e mi sono svegliato Willie il coyote”, avviato in primavera, si propone come la prima iniziativa pubblica dell’appena istitui-to Dipartimento Dipendenze. Ciò è la dimostrazione concreta di quanto l’in-tegrazione pubblico-privato, tema stra-tegico della politica sanitaria regionale, sia ottimale per il raggiungimento di ri-sultati significativi.“Si tratta di un evento importante sia dal punto di vista formativo sia in quan-to proposta di “sistema” - ha dichiarato Maurizio Gobbetto, direttore del nuovo Di-partimento -. Da una parte, infatti, si di-mostra la rinnovata attenzione dell’ASL nei confronti dei propri Operatori, la cui formazione viene rimessa al primo po-sto tra le priorità aziendali; dall’altra, si conferma che la “questione droghe” non riguarda più soltanto gli Operatori e i Servizi specialisti del settore (Ser.T e Co-munità Terapeutiche), ma tutti i soggetti che abbiano competenza in merito. Tra essi, i Consultori Familiari, il Dipartimento di Salute Mentale, il Nucleo Ope-rativo Tossicodipendenze della Prefettura, le Asso-ciazioni dell’auto-aiuto alcologico, e, in generale, l’intera comunità manto-vana. Obiettivi delle dieci gior-nate di lavoro sono: ag-giornare le teorie sui con-tenuti, individuare una meta-teoria che “conten-

ga” le singole teorie, migliorare la prati-ca dei Servizi e le relazioni che li legano, dare basi tecnico-scientifiche alla scelta organizzativa del Dipartimento. Il tutto, al fine di co-costruire una mappa condi-visa per intervenire ai tre livelli di pre-venzione, terapia e reinserimento.Il corso vede la partecipazione di Ope-ratori provenienti da Enti intra ed extra ASL, tra cui medici, psicologi, assistenti sociali, educatori professionali, infer-mieri professionali dei Ser.T, dell’Equi-pe Carcere, dei Consultori Familiari, del Centro Mantovano di Solidarietà Arca, della Cooperativa Acquario, della Coo-perativa Porta Aperta, del Centro Primo Intervento Antidroga, della Fondazione Exodus. Inoltre infermieri, assistenti sociali, ed educatori del Dipartimento Salute Mentale, del Nucleo Operativo Tossicodipendenze della Prefettura, e del Club Alcolisti in Trattamento. Per un totale complessivo di 82 operatori. A guidare gli incontri, è il dr. Paolo Riglia-no, noto psichiatra e terapista famigliare presso il Dipartimento Salute Mentale di

Milano città, autore di testi fondamenta-li in materia, coadiuvato dal dr. Emanue-le Bignamini, psichiatra e psicoterapeu-ta adleriano, direttore del Dipartimento Dipendenze di Torino città.L’ASL di Mantova ha investito in questa iniziativa circa 20.000 euro: un impegno notevole, frutto del successo ottenuto lo scorso marzo dal Sistema di inter-vento pubblico-privato mantovano a Trieste, in occasione della Conferenza Nazionale, in cui Mantova è stata citata quale modello di integrazione pubbli-co-privato, nelle conclusioni alla pre-senza del Sottosegretario di Stato, on. Carlo Giovanardi e del dr. Giovanni Ser-pelloni, direttore del Dipartimento Na-zionale. Vanno, inoltre, ricordati i nu-merosi impegni presi dal neocostituito Dipartimento, tra cui il Piano Provincia-le di intervento e il Piano Provinciale di prevenzione.“L’ASL sta rivestendo un ruolo impor-tante nel settore delle dipendenze - di-chiara il Direttore Sociale, Carlo Prezzi - non vanno, infatti, dimenticati gli altri

fondamentali interventi, oltre al finanziamento di questo corso, quali il pro-cesso di budgetizzazione degli ingressi in Comuni-tà e l’avvio del processo di verifica dell’appropria-tezza delle prestazioni degli Enti Erogatori e dei propri Ser.T. oltre, natu-ralmente, all’istituzione del Dipartimento delle Dipendenze, recentemen-te formalizzata”.

il dipArtiMento dipendenze di MAntovA e le coMunità terApeutiche

inSieMe nellA lottA Alle dipendenze

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Promuovere il benessere e l’inserimen-to sociale della persona, della fami-glia e della comunità e, in ispirazione ai principi del rispetto dell’individuo e della valorizzazione della famiglia, favo-rire il riconoscimento degli strumenti di tutela delle persone incapaci e dell’am-ministrazione di sostegno. Sono questi i principali obiettivi dell’Ufficio di Pro-tezione Giuridica delle persone prive di autonomia o incapaci di provvedere ai propri interessi, istituito dall’ASL di Mantova in attuazione alla Legge Re-gionale n. 3/2008. L’Ufficio, affiancandosi a tutte le istitu-zioni pubbliche e private che già si oc-cupano di questi temi, persegue, inol-tre, gli obiettivi di promuovere e favori-re azioni di ricognizione dei bisogni di protezione giuridica, di informazione, orientamento e sostegno alla persona, alle famiglie e ai servizi sanitari e socia-li competenti, effettuare ricognizioni, in particolare presso le strutture residen-ziali del territorio provinciale, e di ve-rificare, in collaborazione con i servizi

dell’ASL competenti, che sia assicurata una puntuale ed esaustiva informazio-ne agli interessati e alle loro famiglie in merito agli strumenti di protezione giuridica. Intende, poi, promuovere la costituzione di un registro provinciale di amministratori di sostegno, con pre-ventiva azione formativa e successiva funzione di supporto/consulenza a co-loro che si offrono di ricoprire questo delicato ruolo, oltre a facilitare tutti i necessari contatti con gli uffici giudi-ziari e con i servizi comunali del territo-rio provinciale competenti, verificando che si realizzi, ove necessario, l’effettiva presa in carico dei soggetti e l’attiva-zione delle procedure per pervenire ad adeguati provvedimenti di protezione. L’ufficio, infine, intende supportare direttamente gli interessati e i servizi sanitari e sociali competenti nella fase di presentazione della richiesta di no-mina dell’Amministratore di Sostegno al Giudice Tutelare presso il Tribunale Ordinario. Il soggetto interessato, la sua famiglia, i servizi sanitari e sociali che provvedono direttamente alla sua cura e assisten-za possono così orientarsi, tra i diversi strumenti giuridici ed economici, com-presi i vincoli di destinazione sui patri-moni, a privilegiare quelli più adeguati ai bisogni del beneficiario e quindi più adatti a garantirgli il maggior livello possibile di benessere e di qualità della vita, mediante interventi individualizza-ti di protezione, temporanei o perma-nenti, nell’ambito di un progetto globa-le di assistenza, di cura e di tutela.

Ufficio di coordinamento:

Mantova, c/o Direzione Sociale ASL Mantova, Via dei Toscani, 1 (Palazzina 10)Tel. 0376 334554 - Fax 0376 334775Orario Lun-Ven (9-12) Email: [email protected] Responsabile: Serena Zoboli

Sedi diStrettUali preSSo Sportelli Unici Socio Sanitari:

distretto di mantova: Mantova, Via Trento, 8Tel. 0376 334604 - N. verde 800 279 444 Orario Lun-Ven (9-12)Referente: Maria Ragone

distretto di asola: Asola - Via Mazzini, 48Tel. 0376 334019 - N. verde 800 679 996 Orario Lun-Ven (9-12) Referente: Anna Bonfatti Paini

distretto di Guidizzolo: Castiglione delle Stiviere - Via Garibaldi, 16 Tel. 0376 861792 - Orario Lun-Ven (9-12)Goito - S.S. Goitese, 313Tel. 0376 689911 - Orario Lun-Ven (9-12)Referente: Donatella Terzi

distretto di ostiglia: Ostiglia - Via Belfanti, 1 Tel. 0386 302069 - N. verde 800 379 177 - Orario Lun-Ven (9-12) Referente: Rossella Balasini

distretto di Suzzara: Suzzara Via Marangoni, 4/ATel. 0376 506100 - N. verde 800 390 088 Orario Lun-Ven (9-12)Referente: Roberta Redolfi

distretto di Viadana: Viadana Largo De Gasperi. 7Tel. 0375 789763 - N. verde 800 391 533 - Orario Lun-Ven (9-12)Referente: Cinzia Parmigiani

ufficio di protezione giuridicAUno strumento di tutela della persona, della famiglia e della comunità

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a cura di: Anna Ghizzoni (URP-CA ) - Marzia Sandri (US)Via Dei Toscani 1, 46100 - Mantova, tel. 0376.334273Hanno collaborato per questo numero: Maurizio Gobbetto, Serena Zoboli e Luca Ughini

tiratura per l’aSl: 5.000 contatti: [email protected] - www.aslmn.it

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pREVENZIONE

“In Lombardia - spiega il Dr. Mario Astuti, Dirigente dell’Unità Organizza-tiva Veterinaria - ci sono un milione e 650 mila bovini, 4 milioni e mezzo di suini, 25 milioni tra polli, faraone, tacchini: siamo ottavi in Europa per patrimonio zootecnico, davanti a in-tere nazioni dell’Unione. Un discorso analogo si può fare per le macellazio-ni: i bovini macellati ogni anno sono

800 mila e i suini circa 4 milioni. Da noi viene prodotto il 40% del latte italia-no. Oltre alla quantità, c’è la qualità: in Lombardia si producono 11 formaggi e 9 salumi DOP o IGP e buona par-te dei più celebrati prosciutti d’Italia, come il prosciutto di Parma o il San Daniele, viene prodotta con i nostri su-ini: in Lombardia sono presenti due dei tre macelli italiani autorizzati a macel-

lare suini per l’esportazione verso gli Stati Uniti, Paese da sempre esigente e severo nei controlli”. In chi è abituato a pensare alla nostra Regione come all’area a maggior den-sità industriale e urbana d’Italia, con Milano capitale dell’economia, della fi-nanza e della moda, le cifre snocciolate dal Dr. Astuti probabilmente destano stupore. Da anni a capo della veterina-

ria lombarda, Astuti conosce meglio di ogni altro un mondo ai più sconosciu-to; soprattutto, meglio di ogni altro è consapevole del valore, ma anche dei rischi e dei pericoli insiti nel nostro patrimonio zootecnico: dalla mucca che rumina placida in un allevamento alla bistecca o al latte esposti nei ban-coni del supermercato, dal maiale che grugnisce in un recinto al salame che

si affetta e si assaggia prima ancora di sedersi a tavola, il percorso non è bre-ve. “Quando si pensa ai rischi legati a questo genere di alimenti – puntualizza Astuti - tutti pensano immediatamen-te, e per certi versi anche giustamente, al morbo della mucca pazza, alla ma-lattia vescicolare, all’aviaria; ma la re-altà è molto più complessa e delicata. Sembra paradossale, ma ad esempio

è importante che un maiale non arrivi stressato alla macellazione: se l’anima-le è sottoposto a stress, la qualità e la sicurezza della carne ottenuta da quel maiale possono essere compromessi. Per questo bisogna assicurare le con-dizioni di benessere degli animali por-tati al macello, per esempio evitando che siano troppo accalcati durante il trasporto o che non arrivino disidratati

PREVENZIONE E CONTROLLI SULLA FILIERA ALIMENTARE: ECCO GLI STRUMENTI

PER TUTELARE LA SALUTE DEI CITTADINI

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e facendo in modo che non vedano la macellazione di altri capi”.Premettendo dunque tali aspetti che riguardano la quantità, la qualità e anche la complessità del fenomeno, il Dr. Astuti illustra le varie aree in cui si articola il servizio pubblico veterina-rio della nostra Regione. “Ci sono tre aree distinte: la sanità animale, l’igie-ne zootecnica e il controllo dei pro-dotti alimentari di origine animale. Per poter controllare i milioni di capi presenti negli allevamenti lombardi abbiamo definito dei piani di controllo molto rigorosi. Innanzitutto per evitare che gli animali possano contrarre delle malattie, sia quelle che possono colpi-re l’uomo (come brucellosi e tuberco-losi) sia quelle che pur non colpendo l’uomo hanno grande importanza per la zootecnia (come la malattia vesci-colare) e poi, nel caso di infezione, per limitarne la diffusione e arrivare tempestivamente all’estinzione. Per questo, ogni anno, più volte all’anno, i veterinari delle nostre ASL si reca-no presso gli allevamenti a effettuare dei controlli: ad esempio, si esegue la prova della tubercolina o si prelevano sangue o feci e si fanno analizzare nei laboratori. A Brescia è situato il centro italiano d’eccellenza, l’Istituto Zoopro-filattico Sperimentale, che opera sul territorio della Lombardia e dell’Emilia Romagna”. Come agite quando vie-ne riscontrata un’infezione? “Dipen-de dal tipo: nel caso della tubercolosi gli animali positivi vengono abbattuti, mentre nel caso di altre malattie molto diffusive, in cui il rischio di contagio è alto, vengono abbattuti anche gli altri animali presenti nell’allevamento”. Nel 2001 vi fu la diffusione della BSE, il

famigerato morbo della mucca paz-za: cosa accadde? “Si iniziò il control-lo di tutti i bovini adulti macellati e di quelli considerati a rischio (macellati d’urgenza o morti negli allevamenti); da allora abbiamo controllato oltre un milione e 600 mila capi. Nei 53 alleva-menti in cui è stata riscontrata la posi-tività fino al 2003 sono stati abbattuti tutti gli animali, dopo quella data sono stati abbattuti i figli degli animali po-sitivi e tutti i nati 12 mesi prima e 12 mesi dopo il capo risultato positivo. In totale i capi abbattuti sono stati 8.507”. Eppure lo scorso anno si tornò a parla-

re di mucca pazza. “Sì, perché abbiamo trovato un nuovo caso: questo è indice dell’affidabilità del sistema di control-lo, non una fonte di preoccupazione per il consumatore. Oggi il nostro territorio è ufficialmente indenne da tubercolosi bovina, brucellosi bovina e ovicaprina, e dopo aver abbattuto 190 mila suini affetti da malattia vescicolare, tra il 2006 e il 2007, oggi siamo indenni an-che da questa malattia. Inoltre, è im-portante sapere che tutti i controlli si basano su un’anagrafe zootecnica molto dettagliata e precisa: tutti gli al-levamenti sono registrati in una banca

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dati informatizzata dove, per i bovini, la registrazione riguarda i singoli animali. Ogni allevamento è stato anche geore-ferenziato: il puntamento geografico, cioè l’esatta ubicazione territoriale di ogni allevamento, ci permette, in caso di epidemia, di individuare immedia-tamente quali allevamenti si trovano nell’area a rischio, nelle vicinanze della struttura dove è stata riscontrata la po-sitività, e quindi di intervenire in modo mirato per isolare il fenomeno con la massima rapidità ed efficacia”.Il Dr. Astuti passa ora alla seconda area della veterinaria, l’igiene zootecnica.

“Rientrano qui una serie di controlli che non hanno un riflesso diretto sullo stato sanitario degli animali. Viene verificato l’uso dei farmaci: ne-gli allevamenti intensivi c’è il rischio della diffusione di malattie come la polmonite o le parassitosi, pertanto agli animali vengono somministrate le medicine come agli esseri umani”. A noi che consumiamo carne o latte, come e quanto ci riguarda questo? “Ci riguarda molto, perché negli alimenti si possono trovare residui dei farmaci somministrati che possono nuocere al consumatore. Si chiama ‘tempo di so-

spensione’ il periodo necessario per-ché si abbia la certezza che nei prodotti gli eventuali residui di un medicinale siano al di sotto delle soglie di sicu-rezza. Faccio un esempio: se oggi devo trattare una vacca con un antibiotico, per tutto il tempo di sospensione di questo antibiotico devo buttare via il latte prodotto da questa vacca. I vete-rinari verificano poi che non vengano somministrati prodotti vietati come gli anabolizzanti o certi antibiotici come il cloramfenicolo. Vengono effettuati controlli su sangue, urine o feci, che permettono di rilevare non solo so-stanze vietate o residui di farmaci, ma anche i contaminanti ambientali, ad esempio le diossine o i metalli pesan-ti come il piombo o il cadmio”. A tal proposito: la memoria corre immedia-ta al Belgio, dove scoppiò lo scandalo diossina. “Appunto: un caso emble-matico che ribadisce l’importanza dei controlli; sa da che cosa fu causato quell’episodio? Da una scorretta elimi-nazione di oli industriali che, finendo nei mangimi, contaminarono poi gli animali: per questo da noi ci sono dei controlli ferrei anche su alimentazione e mangimi. In generale, c’è un’atten-zione al benessere degli animali alle-vati: i veterinari delle ASL controllano come i capi vengono trattati negli alle-vamenti, sia per una motivazione eti-ca, perché non è giusto maltrattare gli animali, sia per un motivo qualitativo, se si vuole, anche economico-commer-ciale: un animale trattato male dà un prodotto qualitativamente inferiore, come spiegavo prima parlando della macellazione dei maiali”. Una curiosi-tà, pensando ai maiali; un vecchio ada-gio popolare dice che del maiale non

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si butta via nulla. In verità, che cosa si fa degli scarti degli animali macel-lati? “Il discorso non è secondario: c’è un’area che si occupa specificamente della gestione dei cosiddetti sotto-prodotti di origine animale, i prodotti cioè derivati dalla macellazione e dal-la trasformazione dei prodotti di ori-gine animale e che non vengono de-stinati all’alimentazione umana come, ad esempio, le ossa, il grasso, la pelle, l’intestino, ecc. Dopo gli episodi di mucca pazza e quello della diossina in Belgio la regolamentazione è diven-tata più rigida: i tessuti considerati a rischio come il sistema nervoso dei bovini vengono distrutti, altri prodotti possono essere utilizzati per la produ-zione di fertilizzanti, altri ancora per la produzione di mangimi destinati agli animali da compagnia”. Il Dr. Astuti passa infine alla terza grande area del-la veterinaria, il controllo degli ali-menti. “Innanzitutto una precisazione: alla veterinaria spetta il controllo de-gli alimenti di origine animale, carne, latte e suoi derivati, miele, uova e pe-sce (a Milano c’è il mercato ittico più importante d’Italia), mentre gli altri, come frutta e verdura, vengono con-trollati dai Servizi di igiene degli ali-menti e della nutrizione. Per quanto riguarda il settore di competenza vete-rinaria, ci sono delle attività che ven-gono sempre tenute sotto controllo: ogni animale viene controllato prima e dopo la macellazione, si verifica se non vi siano sintomi di malattie, segni che facciano sospettare l’uso di pro-dotti vietati, come gli anabolizzanti, o di stress. Quindi si compiono degli ac-certamenti sulla carcassa e sugli orga-ni interni e, se necessario, i campioni

raccolti vengono mandati ai laborato-ri di analisi”. Ci sono delle strategie particolari su come effettuare i con-trolli? “Premesso che è impossibile pensare di controllare tutto in conti-nuazione, sì, ci sono; ci basiamo sulla valutazione del rischio: la frequenza è maggiore sulle attività che riguardano prodotti con caratteristiche di maggior rischio o destinati a particolari cate-gorie di consumatori. Un altro criterio è l’affidabilità o meno del produttore: chi ha commesso qualche infrazione viene controllato più frequentemen-te”. Quanti controlli vengono fatti in un anno? “Nel 2008 abbiamo control-lato 2.600 stabilimenti che producono e trasformano alimenti, riscontrando 1.500 infrazioni: il numero non deve spaventare, quanto piuttosto rassicu-rare sulla qualità del prodotto finale; infatti si va dalla citazione all’autorità giudiziaria, dalle sanzioni amministra-tive al semplice rilevamento di irrego-larità di minor conto che vengono ri-solte con la richiesta (e successiva ve-rifica) di operazioni di manutenzione, pulizia, ecc.”. Ci sono controlli diversi per i prodotti che giungono da fuori confine? “Dipende: non possiamo ef-fettuare controlli diversi da quelli abi-tuali su prodotti che provengono dai paesi dell’Unione Europea, perché la normativa comunitaria si basa sul pre-supposto che tutti i paesi della UE ap-plichino le stesse norme di igiene e si-curezza sui prodotti alimentari. Invece dai paesi terzi, extracomunitari come l’America e l’Argentina, sì”. Si sentono tante voci sui prodotti cinesi. “Fino al 2000 le importazioni dalla Cina di ali-menti di origine animale erano lecite, poi furono bloccate del tutto perché la

Cina non era in grado di garantire il rispetto delle norme comunitarie sui residui di sostanze vietate. Da cinque anni sono ammesse le importazioni di miele, pesci d’allevamento e carni di coniglio, mentre per gli altri prodotti il divieto permane”. Quindi la carne che si mangia nei ristoranti cinesi? “Non può arrivare dalla Cina. C’è ancora qualcosa che sfugge ai controlli, pen-so al latte cinese che abbiamo trovato in commercio in occasione del proble-ma ‘melamina’, ma tendenzialmente la fruizione di questi prodotti rimane sempre circoscritta a sistemi di com-mercializzazione clandestini o ad al-cuni negozi etnici”. Infine il Dr. Astuti cita con orgoglio le produzioni tipi-che e tradizionali lombarde: “In Lom-bardia c’è una fascia geografica dove sono presenti attività di allevamento e trasformazione particolarmente a ri-schio di estinzione: sono le zone della montagna caratterizzate da piccole re-altà come gli alpeggi disseminati lun-go l’arco montuoso lombardo. Al di là dell’impatto economico, che secondo un freddo calcolo commerciale sareb-be minimo sul totale dell’attività, sono importanti da un punto di vista stori-co, culturale, della tradizione, e anche ambientale. Chi cura gli alpeggi tiene puliti prati e boschi, cura la manuten-zione dei muretti a secco che vedia-mo quando facciamo le passeggiate in montagna. Abbiamo lavorato tanto per rendere applicabili anche a queste realtà le norme igienico-sanitarie in uso nel resto del nostro territorio e i risultati ci rendono molto orgogliosi: oggi abbiamo in Lombardia 360 alpeg-gi regolarmente autorizzati a lavorare il latte e a produrre formaggi”.

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EDUCAZIONE ALLA SALUTEL’IMPORTANZA DI UNA SANA ALIMENTAZIONE

ALIMENTAZIONE

Quando si parla di sana alimentazione, vengono subito in mente le rubriche ormai onnipresenti in riviste, quoti-diani, settimanali, da quelli sportivi a quelli di gossip, dove abbondano infor-mazioni, su cosa, quando e come man-giare per mantenersi “in forma”, sul valore energetico degli alimenti e sul relativo dispendio determinato dalle più svariate attività (correre, dormire, spolverare…). La circolazione di informazioni cor-rette sui comportamenti salutari è una grande opportuni-tà per permettere alle persone di prendere decisioni libere e con-sapevoli. Proprio la quantità di in-formazioni oggi disponi-bile richiede capacità di interpretazione e di sele-zione che possono essere acquisite in età giovanile, in particolare nelle re-lazioni educative “signi-ficative”: in famiglia e a scuola. In questo senso, molti programmi di edu-cazione alla salute realizzati nelle scuole della nostra regione, si ba-sano sui principi dell’“educazione alle competenze di vita” (Life skills Education in School promossa dall’ Organizzazione Mondiale della Sanità), che sostiene proprio la capacità di prendere deci-sioni attive e consapevoli attraverso lo sviluppo, tra l’altro, del pensiero criti-co, cioè il saper riconoscere e valutare i diversi fattori che influenzano gli at-teggiamenti e il comportamento, quali ad esempio le pressioni dei coetanei e l’influenza dei mass media. Per sostenere stili di vita sani, quin-di, informazione ed educazione sono

certamente importanti, ma da sole non bastano perché, come dice il noto proverbio, “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”… e nel nostro caso c’è di mezzo molto! L’abitudine consapevole e duratura a una sana alimentazione, di individui e comunità, dipende da molti fattori: tra-dizioni e culture delle persone e delle comunità (per esempio consumare frequentemente il pesce - tra le indica-zioni per una sana alimentazione - può risultare più difficile in Lombardia che

in Sicilia) e anche di chi lavora nel set-tore (se la cuoca di una mensa scolasti-ca è convinta che la sua professionalità si misuri solo dalla gustosità dei suoi piatti, preferirà cucinare patatine fritte anziché cavoli al vapore!); occasioni di sperimentare, conoscere, valutare i vantaggi dei cibi sani (molte indagini rivelano che i bambini crescono senza mai aver assaggiato frutta e verdura a fronte di un pregiudizio sul loro “catti-vo sapore”); costo dei cibi salubri (che spesso è maggiore rispetto agli altri) e loro disponibilità, per esempio, nel-le occasioni alimentari extrafamiliari

(mense scolastiche, luoghi di lavoro e luoghi di cura, distributori di frutta e verdura in alternativa ai cibi snack per spuntini e merende, ecc.). A questo punto potrebbe venire il dub-bio che mangiare sano sia una vicenda complicata! Ma non è così… semplicemente dob-biamo essere consapevoli che non ri-guarda solo ed esclusivamente l’offerta di informazioni corrette e la responsa-bilità individuale nell’utilizzarle. Perché, non dimentichiamolo… una

corretta alimentazione ini-zia molto prima di sedersi a tavola!Questa visione - fondata su risultati di studi scien-tifici e recepita dai pro-grammi di sanità pubblica europei - è alla base delle politiche sanitarie di pre-venzione e di promozione della salute, in particolare di stili di vita sani, di Re-gione Lombardia. Regione, infatti, sviluppa coerentemente azioni che riguardano la diffusione di informazioni, gli accordi

con la Scuola per specifici programmi educativi, la formazione degli operato-ri sanitari, scolastici, ecc., la sensibi-lizzazione di imprese, gruppi e organiz-zazioni e la collaborazione con gli altri settori regionali, per la realizzazione di politiche e interventi che facilitino e sostengano consumi alimentari cor-retti e più in generale scelte saluta-ri. L’intento è quindi quello di agire sui diversi fattori sopra descritti, con l’obiettivo principale di dare concre-te ed efficaci opportunità per la tutela della salute di cittadini e comunità del nostro territorio.

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