Anno Accademico 2000/2001 (esami: - Economia e politica...
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Elena Molteni 1 01/12/02
Università La Sapienza di Roma
Scuola di specializzazione
Diritto ed economia delle Comunità europee
Anno Accademico 2000/2001
(esami: - Economia e politica delle strutture comunitarie,
- Statistiche comunitarie)
Inquinamento:
azioni per combatterlo
di Elena Molteni
Elena Molteni 2 01/12/02
Sommario
1. Obiettivi del lavoro ___________________________________________________________3
2. Piano del lavoro______________________________________________________________3
3. Introduzione ________________________________________________________________3
4. L’ambiente in Unione Europea __________________________________________________4
4.1 L’ambiente nei Trattati ____________________________________________________4
4.2 Azioni dell’Unione Europea per l’ambiente ____________________________________7
5. L’inquinamento dal punto di vista economico ______________________________________8
6. Strumenti per combattere l’inquinamento__________________________________________9
7. Lo strumento fiscale in Unione Europea__________________________________________10
8. L’Unione Europea verso gli obiettivi di Kyoto: azioni nei trasporti_____________________11
9. Gli stati membri verso gli obiettivi di Kyoto: azioni nei trasporti ______________________13
10. Indicatori del livello di inquinamento __________________________________________17
11. Dati sull’inquinamento in Unione Europea______________________________________18
11.1 Modalità di rilevazione ___________________________________________________18
11.2 Inquinamento a livello complessivo _________________________________________18
11.3 Inquinamento nei trasporti ________________________________________________20 11.3.1 Indici di inquinamento nel settore dei trasporti ____________________________21 11.3.2 Modello di regressione per l’inquinamento nei trasporti_____________________25
12. Conclusioni ______________________________________________________________29
13. Bibliografia ______________________________________________________________30
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1. Obiettivi del lavoro
Con il presente lavoro si vogliono indagare gli strumenti a disposizione per combattere
l’inquinamento, e come l’Unione Europea ed i paesi europei si sono mossi in merito. Il lavoro è
sviluppato, in particolar modo, con riferimento all’inquinamento atmosferico del settore dei
trasporti.
2. Piano del lavoro
Dopo aver analizzato la tutela che l’Unione Europea ha riservato all’ambiente, si descrivono gli
strumenti che gli stati hanno a disposizione per ridurre il livello di inquinamento.
Successivamente si evidenziano le azioni dell’Unione Europea per il raggiungimento degli obiettivi
di Kyoto, e quelle degli stati membri.
In fine si presentano, per il settore dei trasporti, gli indici che permettono lo studio dell’andamento
delle emissioni inquinanti ed un modello di regressione multivariata.
3. Introduzione
Il problema dell’inquinamento si è affacciato ai nostri giorni a causa dell’impossibilità
dell’ecosistema mondiale di continuare a sostenerne gli stessi livelli.
L’opinione pubblica ha preso coscienza dei rischi connessi ai problemi globali dell’ambiente; per
cui la sua pressione, insieme con le conseguenze economiche dei cambiamenti climatici (ad
esempio l’impennata dei rimborsi dei danni provocati dagli eventi meteorologici passati dalla media
annuale di 3 miliardi di dollari nel periodo 1970-90 a 17 miliardi del decennio successivo), hanno
reso inevitabile adottare un approccio concertato su scala internazionale.
In questa logica si è giunti alla firma di accordi internazionali, tra i quali il Protocollo di Kyoto nel
1997. Questo concerne le emissioni di sei gas ad effetto serra, i principali dei quali sono l’anidride
carbonica (CO2) ed il metano (CH4). Con esso le parti si impegnano a ridurre le emissioni di gas ad
effetto serra di almeno il 5% rispetto ai livelli del 1990 nel periodo 2008-2012. Gli obiettivi di
riduzione non sono basati su criteri rigorosi o formule oggettive, ma sono il risultato di negoziazioni
politiche e compromessi. La Comunità Europea ha firmato il Protocollo nel 1998, ma non lo ha
ancora ratificato: fino ad ora solo 32 paesi degli 84 che hanno firmato il Protocollo lo hanno
ratificato; il Protocollo diviene legalmente vincolante quando almeno 55 paesi, che contano almeno
il 55% delle emissioni dei paesi industrializzati, lo ratificano.
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4. L’ambiente in Unione Europea
4.1 L’ambiente nei Trattati
Negli anni ‘70 le preoccupazioni per l’ambiente acquistano risonanza ne lla Comunità e suscitano le
prime iniziative in campo ambientale.
Al vertice di Parigi del 1972, i capi di Stato e di governo riconobbero che, nel contesto
dell’espansione economica e del miglioramento della qualità di vita, doveva esser prestata
particolare attenzione all’ambiente. Da questo momento vi è un susseguirsi di programmi
pluriennali in campo ambientale.
La riforma vera e propria della politica dell’ambiente è costituita dall’entrata in vigore nel 1987
dell’Atto unico europeo. È in questo momento che la Comunità ha definito gli obiettivi ed i principi
fondamentali della sua azione in questo campo.
Con l’entrata in vigore del Trattato di Maastrich nel 1993 sono stati definiti formalmente i compiti
della Comunità: nell’art. 2 si legge “La Comunità ha il compito di promuovere […] l’instaurazione
di un mercato comune e […] uno sviluppo armonioso ed equilibrato delle attività economiche
nell’insieme della Comunità, una crescita sostenibile, […] e che rispetti l’ambiente”.
Per la realizzazione di questo obiettivo l’azione della Comunità comporta “k) una politica nel
settore dell’ambiente”.
Il Titolo XIX (ex titolo XVI) definisce e specifica la politica dell’ambiente. Nell’art. 174 (ex art.
130R) sono individuati i quattro obiettivi della politica ambientale:
• salvaguardia, tutela e miglioramento della qualità dell’ambiente;
• protezione della salute umana;
• utilizzo accorto e razionale delle risorse naturali;
• promozione sul piano regionale o mondiale delle misure destinate a risolvere i problemi
ambientali.
Relativamente all’ultimo punto, il paragrafo 4 dello stesso articolo, prevede la possibilità per la
Comunità di cooperare con i paesi terzi e le organizzazioni internazionali, nel rispetto delle sue
competenze ambientali.
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Lo stesso articolo individua i seguenti principi generali relativi alla conduzione della politica
ambientale:
• “chi inquina paga”: questo principio esprime l’idea che il costo del danno ambientale deve
essere pagato da chi lo ha causato. Per l’attuazione di questo principio l’Unione Europea si è
adoperata con l’applicazione di imposte ambientali (cfr. par. 7.3), e con il “Libro bianco sulla
responsabilità all’ambiente”, presentato dalla Commissione Europea nel febbraio 2000, che ha
delineato la struttura di un futuro sistema di responsabilità comunitario per i danni all’ambiente;
il sistema proposto non soltanto dovrebbe comprendere le lesioni alle persone, i danni alle cose,
ma anche i danni alla natura, che ora non sono contemplati. Gli elementi che devono sussistere
per l’efficacia della responsabilità per danni all’ambiente sono l’identificazione dei soggetti che
hanno inquinato, il danno deve essere concreto e quantificabile, e deve esistere un nesso causale
tra il danno e l’autore; tale responsabilità non è uno strumento adeguato nel caso di
inquinamento diffuso e su vasta scala, data l’impossibilità di stabilire un nesso causale tra le
attività di singoli soggetti e gli effetti negativi sull’ambiente come, ad esempio, i cambiamenti
climatici determinati dalle emissioni di CO2 e di altre sostanze, la morte delle foreste a causa
delle piogge acide;
• “precauzione e azione preventiva”: esso sollecita la prevenzione dei danni ambientali piuttosto
che la loro cura;
• “correzione alla fonte”: afferma la necessità di correggere il danno ambientale alla fonte;
• “alto livello di protezione e di diversità”: questo principio prevede di tenere conto della
diversità delle situazioni nelle varie regioni dell’Unione, fornendo in questo modo un elemento
di flessibilità all’interpretazione del principio;
• “integrazione”: la protezione ambientale è una politica trasversale che deve essere integrata
nella definizione di ogni altra politica;
• “sussidiarietà”: esso è stato definito per la prima volta in relazione alla politica ambientale,
successivamente è stato elevato a principio generale dell’Unione; questo principio afferma che
l’Unione Europea può agire solo se gli obiettivi dell’azione proposta non possono essere
sufficientemente raggiunti a livello di singolo paese.
Il Trattato di Amsterdam, entrato in vigore il 1 maggio 1999, ha consolidato le linee guida dell’Atto
unico europeo e del Trattato sull’Unione Europea inserendo il concetto di sviluppo sostenibile.
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Il concetto di “sviluppo sostenibile” lo si ritrova nel Preambolo e nell’articolo 2 che stabilisce gli
obiettivi della Comunità Europea, “promuovere un progresso economico e sociale […] e pervenire
ad uno sviluppo equilibrato e sostenibile […]”.
Questo concetto significa dimensionare una crescita economica idonea a soddisfare le esigenze
delle nostre società in termini di benessere a breve, medio e lungo periodo, e che risponda ai bisogni
del presente, senza compromettere le attese delle generazioni future.
Il nuovo art. 6 del Trattato di Amsterdam ribadisce il principio dell’integrazione delle esigenze
ambientali nella definizione e nell’attuazione delle altre politiche comunitarie, che era già previsto
dall’art. 130R del Trattato sull’Unione Europea: questa integrazione è necessaria ed in sintonia con
la realizzazione dello sviluppo sostenibile.
E’ fatta salva la possibilità per uno Stato membro di applicare norme più rigorose rispetto a quelle
comunitarie purché tali provvedimenti siano compatibili con i Trattati.
Il Trattato sull’Unione Europea aveva apportato un primo miglioramento al processo decisionale
nell’ambito della politica ambientale, sostituendo, in linea di massima, la maggioranza qualificata
all’unanimità nelle decisioni del Consiglio, comunque le procedure rimanevano complesse
permanendo la coesistenza di varie procedure decisionali:
• la procedura di codecisione per i programmi di azione a carattere generale;
• la procedura di semplice consultazione, con unanimità del Consiglio, per disposizioni a
carattere tributario o relative all’assetto territoriale, alla destinazione dei suoli e
all’approvvigionamento energetico;
• la procedura di cooperazione per i rimanenti settori nell’ambito della politica dell’ambiente.
Con l’entrata in vigore del Trattato di Amsterdam la situazione è stata semplificata, poiché la
cooperazione è stata sostituita dalla codecisione, previa consultazione del Comitato Economico e
Sociale e del Comitato delle Regioni.
La riforma ha il vantaggio di ridurre a due il numero delle procedure legislative, visto che gli Stati
membri hanno preferito che la procedura di voto all’unanimità continuasse ad applicarsi ai settori
precedentemente citati.
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4.2 Azioni dell’Unione Europea per l’ambiente
La Comunità ha lanciato nel 2001 il “Sesto programma quadro” intitolato “Ambiente 2010: il
nostro futuro, la nostra scelta” che individua i principi e le azioni da intraprendere entro il 2010.
Questo programma si prefigge di contrastare i cambiamenti climatici (stabilizzare la concentrazione
di gas serra nell’atmosfera ad un livello che non causi variazioni innaturali del clima terrestre), di
proteggere la natura, la flora e la fauna (proteggere il suolo dall’erosione e dall’inquinamento, ed
arrestare la perdita di biodiversità), affrontare i legami tra ambiente e salute (approfondire la ricerca
per capire meglio i legami tra inquinamento, ambiente e salute umana), preservare le risorse naturali
e migliorare la gestione dei rifiuti (ridurre la quantità dei rifiuti che giunge allo smaltimento in
discarica).
Il nuovo approccio per mettere in pratica queste riforme prevede cinque linee di azione:
• attuazione della normativa ambientale;
• applicazione del principio di integrazione della tutela ambientale nell’elaborazione di tutte le
politiche comunitarie;
• collaborazione con il mercato (incentivazioni fiscali per l’acquisto di prodotti verdi, aiuto
alle imprese per la valutazione della propria prestazione ambientale);
• aiutare i consumatori ad operare scelte ecologiche;
• migliore assetto territoriale (collaborazione con le autorità locali per l’attività di
pianificazione territoriale).
La Comunità si è dotata di uno strumento finanziario (programma LIFE), e strumenti tecnici
(etichettatura ecologica, sistema comunitario di ecogestione e di audit ambientale, certificazione
EMAS) per il perseguimento degli obiettivi ambientali che si è posta.
LIFE eroga un contributo finanziario ad azioni a favore dell’ambiente nella Comunità ed in alcuni
paesi terzi (paesi rivieraschi del mar Mediterraneo e del mar Baltico, paesi dell’Europa centrale ed
orientale candidati all’adesione dell’Unione Europea). Il marchio di qualità ecologica permette di
fornire informazioni ai consumatori sui prodotti che hanno un minor impatto ambientale. La
certificazione EMAS ha come obiettivo quello di limitare le incidenze ambientali delle attività
industriali: le imprese che vogliono partecipare al sistema devono adottare una politica ambientale
che definisca gli obiettivi ed i principi di azione dell’impresa rispetto all’ambiente, inoltre devono
effettuare periodicamente un audit ambientale e fare una dichiarazione ambientale (il tutto viene
esaminato da un verificatore ambientale indipendente dall’impresa).
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L’Unione Europea è impegnata nell’ambiente anche sul fronte dell’allargamento con l’ISPA
(strumento per le politiche strutturali di pre-adesione) che interessa i settori dell’ambiente e dei
trasporti.
5. L’inquinamento dal punto di vista economico
L’inquinamento dal punto di vista economico è un’esternalità.
Essa si verifica quando un consumatore o un produttore è interessato al consumo o alla produzione
di un altro individuo o di un’altra impresa, cioè il suo livello di consumo o di produzione è
influenzato da quello degli altri operatori. Nel primo caso si parla di esternalità di consumo, invece
nel secondo caso di esternalità di produzione.
Le esternalità possono essere positive o negative, a seconda che gli effetti arrechino un vantaggio o
uno svantaggio al soggetto influenzato dal consumo o dalla produzione altrui.
Il primo teorema dell’economia del benessere afferma che ogni equilibrio concorrenziale è Pareto–
efficiente, ed il secondo teorema garantisce che esiste sempre un insieme di prezzi tale che ciascuna
allocazione Pareto–efficiente è un equilibrio di mercato, una volta assegnate le dotazioni. Questi
due teoremi sono veri se si verificano le seguenti ipotesi sottostanti:
1) non esistono esternalità;
2) il mercato ha una struttura concorrenziale;
3) perfetta informazione;
4) la funzione di produzione è convessa, cioè non vi sono rendimenti di scala crescenti.
Nel caso in cui vi siano esternalità il mercato non è in grado di determinare allocazioni Pareto-
efficienti; facendo riferimento ad una situazione di inquinamento, l’azienda che inquina non
considera nel suo problema di minimizzazione dei costi quelli sociali (che comprendono i costi
d’inquinamento), ma considera solo quelli privati, quindi il risultato della minimizzazione, che
permette di determinare il livello ottimo di produzione, si attesta su un livello di produzione di
inquinamento superiore a quello ottimo.
Per risolvere questo problema è necessario costringere l’impresa a considerare i costi sociali nel suo
problema di determinazione del livello di inquinamento, quindi bisogna che “internalizzi”
l’esternalità.
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6. Strumenti per combattere l’inquinamento
Gli strumenti che possono essere impiegati per combattere l’inquinamento sono i seguenti:
a. Sistema fiscale;
b. Mercato dei diritti di emissione;
c. Comandi e controlli;
d. Accordi volontari.
a) Tramite lo strumento fiscale si ha la possibilità di internalizzare l’esternalità “inquinamento”. Le
imposte impongono a chi inquina l’effettivo costo socia le dell’inquinamento, infatti l’impresa paga
una certa somma per ogni unità d’inquinamento prodotta. Una tassa di questo tipo è detta tassa di
Pigou. Si deve notare che per poter introdurre una tassa di questo genere si deve conoscere il livello
ottimale di inquinamento, ma, se questo fosse noto, sarebbe sufficiente imporre quella quantità di
inquinamento da produrre (comandi e controlli). Dato che questa informazione non è conosciuta, e
dato che le imposte indirette possono essere traslate, non si ha la certezza del risultato e si possono
verificare effetti distorsivi del mercato, poiché viene modificata dall’esterno la struttura dei prezzi.
b) Con la creazione del mercati dei diritti di emissione il bene “inquinamento” ha un prezzo (perciò
un costo): il prezzo per l’inquinamento varia fino al punto in cui la domanda e l’offerta di
inquinamento sono uguali, quindi si ottiene un equilibrio efficiente, come per qualsiasi altro bene.
Con questo strumento è necessario definire le quote di inquinamento assegnate ad ogni azienda:
questo può essere fonte di conflitti, quindi lo Stato dovrebbe assolvere la funzione di mediatore. In
questo caso non è necessario dover creare una struttura di controllo.
c) Con i comandi e i controlli viene posto un limite alla produzione di inquinamento. Come
spiegato in precedenza, questa misura necessita la conoscenza del livello ottimo di inquinamento,
ed una struttura amministrativa per il controllo e l’applicazioni di sanzioni.
d) Con gli accordi volontari tra il governo e l’industria, non c’e’ imposizione, ma questo non
significa che tutti i partecipanti rispetteranno l’accordo; ciò può essere più facilmente spiegato con
la teoria dei giochi: l’accordo non è altro che un gioco sequenziale cooperativo, in base al quale
viene massimizzato il pay-off (risultato) complessivo dei soggetti, e non quello di ogni singolo
partecipante; ogni soggetto ha la convenienza a non rispettare l’accordo, se gli altri lo rispetteranno:
in questo modo il soggetto che trasgredisce non sostiene i maggiori costi per il controllo
dell’inquinamento, quindi è più competitivo degli altri; tutti hanno convenienza a non rispettare
l’accordo, a meno che non ci sia una sanzione. La sanzione è la possibilità per gli altri partecipanti
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all’accordo di poter successivamente non rispettare l’accordo con conseguenze economiche
negative per chi in precedenza aveva disconosciuto l’accordo, quindi se si gioca “colpo su colpo”
(al turno successivo del gioco, gioco la tua stessa strategia danneggiandoti come tu hai fatto con me
nella giocata precedente) il cartello perdura senza dover creare una struttura amministrativa di
controllo.
Con lo strumento fiscale e il mercato delle emissioni si inviano maggiori segnali sulla scarsità delle
risorse di quello che è possibile fare con i comandi ed i controlli, inoltre i primi strumenti
permettono di promuovere miglioramenti tecnologici necessari per l’introduzione della tecnologia
verde.
L’Unione Europea ha perseguito la strada dell’imposizione fiscale, cfr. par. 7.
7. Lo strumento fiscale in Unione Europea
Oggi l’accento viene posto su una maggiore diversificazione degli strumenti di tutela ambientale,
favorendo in particolare il ricorso a tasse ambientali che permettono di realizzare il principio di “chi
inquina paga” previsto dal Trattato sull’Unione Europea (cfr. par. 4.1), ed in conformità con la
teoria economica (cfr. par. 5).
La Commissione ha effettuato il 26 marzo 1997 una comunicazione in merito per promuovere il
ricorso a strumenti fiscali da parte degli Stati membri nell’ambito della politica ambientale, e per
assicurare che le tasse e le imposte ambientali vengano utilizzate in conformità alla normativa
comunitaria.
In questa comunicazione la Commissione ha dato la definizione di imposte e tasse: sono l’insieme
degli esborsi obbligatori senza contropartita, sia che tali risorse vengano riversate direttamente nel
bilancio dello Stato sia che vengano destinate a fini specifici (allocazione dei fondi). Si parla nello
specifico di tasse ambientali se la loro base imponibile esercita impatti negativi sull’ambiente.
Esistono due categorie di prelievi ambientali:
• quelli che colpiscono le emissioni inquinanti (ad esempio tasse sulle emissioni acustiche dei
velivoli);
• quelli che colpiscono i prodotti il cui utilizzo genera inquinamento (ad esempio tasse sulla
benzina).
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Gli stati membri dispongono di un ampio margine di manovra in materia fiscale, tuttavia è di
importanza cruciale fissare accuratamente le aliquote delle imposte e delle tasse ambientali affinché
esercitino un concreto effetto sul mercato. Gli Stati nel momento in cui adottano gli strumenti
fiscali ambientali devono tenere conto delle disposizioni del Trattato relative ad esempio alla
normativa sulle imposte di consumo e altre imposte indirette, ecc..
8. L’Unione Europea verso gli obiettivi di Kyoto: azioni nei trasporti
Per raggiungere gli obiettivi posti dal protocollo di Kyoto la Commissione ha elaborato una
strategia che prevede di intervenire nei settori di attività che emettono gas inquinanti, tra cui
principalmente i trasporti, l’energia, l’industria ed il turismo, e l’agricoltura.
In Unione Europea la percentuale delle emissioni totali di CO2 dovute ai trasporti è passata dal
19,5% nel 1985 al 27,5% nel 1997 (tab. 1). Per questi motivi la Commissione nella comunicazione
del 31 marzo 1998 ha dichiarato che qualsiasi azione di riduzione delle emissioni di CO2 non può
prescindere da un intervento sulle emissioni dovute ai trasporti.
Si nota dalla tab. 1 che l’apporto del settore dell’energia e dell’agricoltura è rimasto sostanzialmente
immutato nel periodo dal 1985 al 1997.
Tab. 1 – Composizione percentuale per settore delle emissioni di CO2 da combustibili fossili – anni 1985, dal 1990 al 1997.
Settori 1985 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997
Energia 35,2 36,5 36,6 36,4 35,2 35,5 36,0 34,9 34,7
Industria 20,9 18,8 17,4 17,3 16,9 17,3 17,0 17,0 16,8
Trasporti 19,5 23,9 24,0 25,1 26,1 26,4 26,2 26,2 27,5
Agricoltura 1,3 1,5 1,6 1,7 1,7 1,7 1,7 1,7 1,7
Altro 23,1 19,3 20,4 19,5 20,1 19,0 19,0 20,3 19,3
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
Fonte: elaborazione Elena Molteni su dati dell’Agenzia Europea per l’Ambiente.
Di seguito sono indicati i diversi livelli interessati dal pacchetto di intervento definito dalla
Commissione per i trasporti.
TRASPORTO MERCI SU STRADA
Deve essere migliorata la logistica per accrescere l’efficacia dei trasporti di merci, tramite
l’aumento del tasso di utilizzazione dei veicoli stradali, la riduzione del numero di viaggi a vuoto, il
miglioramento della formazione dei conducenti (si potrebbe in questo modo ridurre il consumo di
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carburante del 20%), lo sviluppo ulteriore di software di gestione degli itinerari, per ridurre le
distanze percorse.
AUTOVETTURE
Le autovetture sono responsabili di circa la metà delle emissioni di CO2 nei trasporti dell’Unione
Europea, quindi è necessario che l’industria automobilistica progetti autovetture a basso consumo di
carburante.
TRASPORTO MERCI PER FERROVIA
Una delle priorità della Commissione è la promozione della ferrovia.
TRASPORTO PUBBLICO DI PASSEGGERI
Per ridurre le emissioni inquinanti nelle aree urbane è necessario promuovere i trasporti pubblici,
tramite il miglioramento della qualità dei trasporti pubblici grazie a sovvenzioni nazionali, regionali
o locali ed efficaci campagne di informazione che incoraggino i consumatori a preferire il trasporto
pubblico a quello privato.
TRASPORTO MARITTIMO
Il trasporto via mare è uno dei modi di trasporto meno inquinanti, è pertanto essenziale
promuoverne l’uso anche per il trasporto corto raggio.
TRASPORTO AEREO
Le misure che consentono una compressione delle emissioni di CO2 sono ad esempio la
promozione, quando possibile, dei modi di trasporto sostitutivi.
SVILUPPO DI UN SISTEMA DI TRASPORTO INTEGRATO
E’ necessario promuovere l’intermodalità, si stima che la creazione di un sistema integrato che
sfrutti pienamente la telematica consentirebbe una riduzione del 4% delle emissioni di CO2
provenienti dai trasporti.
TARIFFAZIONE EFFICIENTE ED EQUA
La Commissione auspica che i prezzi dei mezzi di trasporto riflettano i costi (quali ad esempio
inquinamento, congestione del traffico, inquinamento acustico) a carico della società (cfr. par. 4).
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MIGLIORARE LA CAPACITA’ DELLE INFRASTRUTTURE
I problemi dei trasporti sono spesso associati ad una capacità insufficiente delle infrastrutture,
pertanto una priorità per l’Unione Europea è la costruzione di nuove infrastrutture di trasporto,
perseguita tramite la creazione di reti transeuropee.
Tutte queste indicazioni sono state recepite dal Piano Generale dei Trasporti del 2001 (documento
di programmazione del Ministero dei Trasporti e della Navigazione, del Ministero dell’Ambiente e
di quello dei Lavori Pubblici) che per rispettare l’ambiente propone le vie d’acqua interna, il
trasporto marittimo e ferroviario come modalità alternative alla strada. Per meglio sfruttare le
risorse a disposizione, riducendo i viaggi a vuoto, ed ottimizzando i carichi, con effetti positivi sia
sul traffico sia sull’ambiente, si potrebbe creare una “Borsa del trasporto” mutuando l’esperienza
del mondo finanziario. La concentrazione della domanda e dell’offerta sulla medesima piazza
permette inoltre di potenziare la struttura imprenditoriale del settore che attualmente è in posizione
subalterna rispetto ai concorrenti esteri, elemento di criticità evidenziato dal Piano Generale dei
Trasporti.
Nell’ambito del pacchetto di intervento definito dalla Commissione per i trasporti uno dei livelli
interessati è quello della tariffazione efficiente ed equa, cioè la Commissione auspica che i prezzi
dei mezzi di trasporto riflettano i costi (quali ad esempio l’inquinamento, la congestione del traffico,
l’inquinamento acustico) a carico della società, realizzando in questo modo l’internalizzazione di
questi costi (cfr. par. 5).
9. Gli stati membri verso gli obiettivi di Kyoto: azioni nei trasporti
Le parti che hanno firmato il Protocollo di Kyoto si impegnano a ridurre le emissioni di gas ad
effetto serra di almeno il 5% rispetto ai livelli del 1990 nel periodo dal 2008-2012.
Gli Stati membri dell’Unione devono ridurre collettivamente le loro emissioni di gas ad effetto serra
dell’8% (da ripartire tra i vari stati).
Per il periodo anteriore al 2008, le parti si impegnano a compiere progressi nella realizzazione dei
loro impegni, ed a poterne fornire le prove.
Di seguito si analizzano gli obiettivi che i paesi dell’Unione Europea si sono posti e le misure che
hanno intrapreso per ridurre le emissioni del settore dei trasporti.
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I paesi, in ragione degli obiettivi che si sono posti, possono essere raggruppati in vari gruppi.
Il primo gruppo si è impegnato a ridurre entro il 2000 (o 2005) le emissioni, in rapporto al livello
del 1990 (1988), con specifici obiettivi nazionali [i livelli di emissione di CO2, sono riportati nella
tab. 2 – cfr. par. 11.2].
I paesi che rientrano in questo gruppo sono l’Austria, il Belgio, la Danimarca, la Germania e
l’Olanda.
AUSTRIA
L’Austria ha posto come obiettivo la riduzione del 20% delle emissioni rispetto al livello del 1988
entro il 2005, in aggiunta alla stabilizzazione delle emissioni del livello del 1990 nel 2000.
Gli strumenti adottati sono l’applicazione delle tasse sui consumi di carburante, la limitazione
elettronica di velocità per gli automezzi.
BELGIO
L’obiettivo è la riduzione del 5% dei livelli di CO2 del 1990, entro il 2000.
Il piano di riduzione prevede oltre alle misure fiscali anche misure non fiscali, come
l’incentivazione dell’uso del trasporto pubblico e la promozione del trasporto combinato strada-
ferrovia.
DANIMARCA
L’obiettivo è la riduzione del 5% del livello di emissioni del 1990 entro il 2000, e la riduzione delle
emissioni provenienti dal settore dell’energia e dei trasporti del 20% di quelle del 1988 entro il
2005.
Le misure adottate dalla Danimarca nel settore dei trasporti sono simili a quelle del Belgio, in
aggiunta vi sono anche aiuti per l’acquisto di veicoli ecologici.
GERMANIA
Riduzione del 25% delle emissioni di CO2 del 1990 entro il 2005, e riduzione e limitazione delle
emissioni degli altri gas ad effetto serra, ma questo obiettivo non è stato quantificato.
Le misure impiegate per la riduzione delle emissioni del settore dei trasporti vanno da quelle fiscali
(tassazione dei consumi di carburante) a quelle di incentivazione del trasporto pubblico e
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combinato, all’incremento delle infrastrutture, ed all’introduzione dei veicoli a limitato
inquinamento.
OLANDA
Riduzione del 3% dei livelli di emissione del 1990 entro il 2000, dopo il 2000 è prevista la
stabilizzazione ai livelli del 2000.
Le misure adottate sono l’incentivazione del trasporto pubblico, e l’impiego di macchine meno
inquinanti.
Il secondo gruppo di paesi si è posto l’obiettivo di stabilizzare le emissioni di CO2 entro il 2000 ai
livelli del 1990: i paesi sono l’Austria (che ha anche l’obiettivo di riduzione delle emissioni),
l’Italia, il Lussemburgo, la Svezia ed il Regno Unito.
ITALIA
Nel 2000 l’Italia prevede di stabilizzare le emissioni di gas ad effetto serra al livello del 1990, e di
ridurre, entro il 2010, del 7% le emissioni del 1990.
Le misure adottate comportano programmi di controllo del traffico, e razionalizzazione della
mobilità urbana; per questo motivo è stata introdotta la figura del “mobility manager” nelle città più
congestionate.
LUSSEMBURGO
L’obiettivo è la stabilizzazione delle emissioni entro il 2000 ai livelli del 1990.
Le misure adottate prevedono l’incentivazione del trasporto pubblico, del trasporto merci su
ferrovia e per vie d’acqua interna.
SVEZIA
Il suo obiettivo è la stabilizzazione delle emissioni di CO2 ai livelli del 1990 ent ro il 2000.
Lo Stato finanzia programmi di ricerca e sviluppo per carburanti alternativi e per la produzione di
macchine elettriche. Nel breve periodo la Svezia ha adottato la politica di elevata tassazione della
benzina.
Elena Molteni 16 01/12/02
REGNO UNITO
L’obiettivo è la stabilizzazione dei livelli di emissione di gas ad effetto serra ai livelli del 1990,
entro il 2000.
Le misure sono incentrate sulla tassazione della benzina e sulla ricerca di carburanti più efficienti.
Il terzo ed ultimo gruppo di paesi ha deciso di limitare le emissioni nel periodo 1990-2000, senza
l’indicazione di precisi obiettivi.
FINLANDIA
Si è posta l’obiettivo di limitare gli incrementi di emissioni di CO2 dovute alla produzione di
energia entro il 2000.
Sono state adottate politiche di tassazione delle emissioni di carbone, di risparmio energetico e di
accordi volontari con l’industria.
FRANCIA
L’obiettivo consiste nella limitazione delle emissioni di CO2 per persona a meno di due tonnellate
di carbone per anno; considerato l’aumento prospettato della popolazione significa un incremento
massimo del 15% dal 1990 al 2000, rispetto ai livelli del 1990.
Le misure riguardano in particolar modo il miglioramento tecnologico dei mezzi in circolazione,
con controlli periodici del parco, con bonus per la distruzione dei veicoli vecchi, la riduzione dei
consumi dei nuovi veicoli, e la promozione dei veicoli elettrici.
GRECIA
Limitazione degli incrementi delle emissioni di CO2 al 15% nel periodo 1990 – 2000.
Le misure adottate consistono in nuovi sistemi di trasporto pubblico, ed in veicoli meno inquinanti.
IRLANDA
Limitazione degli incrementi delle emissioni di CO2 al 20% nel periodo 1990 – 2000, rispetto ai
livelli del 1990.
L’Irlanda si è concentrata in particolare sul settore dell’energia e dei trasporti. E’ previsto un
programma di investimenti per il sistema stradale e ferroviario. Un ulteriore intervento è quello di
incentivare l’uso del mezzo pubblico.
Elena Molteni 17 01/12/02
PORTOGALLO
L’obiettivo consiste nella limitazione degli incrementi delle emissioni di CO2 al 40% rispetto ai
livelli del 1990, tra il 1990 ed il 2000.
Il Portogallo prevede un piano di investimenti nelle infrastrutture per i trasporti, e l’incentivazione
dell’uso di carburanti meno inquinanti.
SPAGNA
Si è posta la limitazioni degli incrementi delle emissioni di CO2 dell’11 - 13% rispetto al 1990, nel
periodo 1990-2000.
Gli interventi prevedono programmi di investimenti nelle infrastrutture per il trasporto ferroviario, e
sussidi per il servizio pubblico.
10. Indicatori del livello di inquinamento
Per lo studio del livello di inquinamento di un paese si impiegano tre indicatori:
a) livello complessivo di emissioni;
b) livello di emissioni per unità di Prodotto interno lordo;
c) livello di emissioni per abitante.
Il primo indicatore permette di individuare la quota di inquinamento di un paese rispetto agli altri;
questo livello è però influenzato dalla dimensione del paese, perciò si elimina tale influenza
calcolando il secondo e/o il terzo indice.
Il secondo indicatore è dato dal rapporto tra il livello complessivo di emissioni ed il Prodotto
interno lordo: esso misura l’inquinamento per unità di prodotto interno lordo; questo indice è
influenzato dalla composizione della produzione del paese, e dalla tecnologia impiegata: maggiore è
il prodotto non inquinante, e l’impiego di tecnologia verde (o propria) e minore sarà il valore
assunto dall’indicatore.
Poiché il livello d’inquinamento del paese dipende anche dalla popolazione, si procede al calcolo
del terzo indicatore che è dato dal rapporto tra il livello complessivo di emissioni e la popolazione:
esso individua l’inquinamento per unità di abitante; se tale indicatore aumenta, significa che la
popolazione ha adottato livelli di vita più inquinanti.
Elena Molteni 18 01/12/02
11. Dati sull’inquinamento in Unione Europea
11.1 Modalità di rilevazione
L’Unione Europea per monitorare l’inquinamento ha creato con regolamento del maggio 1990
l’Agenzia Europea dell’Ambiente.
Essa ha lo scopo di raccogliere e diffondere informazioni confrontabili relative al settore
dell’ambiente. Le sue funzioni sono solo consultive, ma i suoi lavori risultano sempre più
determinanti per l’adozione di nuove misure ambientali, o per la valutazione dell’impatto delle
decisioni adottate. L’Agenzia Europea dell’Ambiente è il nodo della rete “European Environment
Information and Observation Network” (EIONET), il cui obiettivo è quello di monitorare
l’inquinamento. La co-operazione tra i partecipanti è facilitata da una rete informatica, e-EIONET.
I dati di seguito esposti si riferiscono all’inquinamento atmosferico, ed in particolare alle emissioni
di CO2 che è il principale responsabile dell’effetto serra.
11.2 Inquinamento a livello complessivo
La tabella 2 mostra i dati relativi alle emissioni di CO2 per il complesso dei settori economici, per
l’Unione Europea, e per ogni singolo stato.
Il grafico 1, costruito sulla base della tabella 2, mostra l’andamento storico delle emissioni di CO2:
si nota che le emissioni sono rimaste costanti dal 1990 ad oggi.
Elena Molteni 19 01/12/02
Tab. 2 – Serie storica delle emissioni di CO2 da combustibili fossili nel complesso dei settori economici nei paesi dell’Unione Europea – anno 1985, e dal 1990 al 1997 (in megatonnellate).
Paesi 1985 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 Austria 51,0 55,0 58,5 53,8 54,4 54,1 56,7 58,8 59,5Belgio 99,1 104,8 110,1 110,4 106,8 110,7 111,3 117,0 116,0Danimarca 60,9 52,8 62,4 56,9 58,6 62,7 59,9 73,9 64,0Finlandia 46,8 51,6 51,5 51,8 55,2 59,0 57,1 60,1 58,7Francia 359,8 354,1 368,8 362,8 349,9 335,5 347,2 366,0 358,7Germania 1001,8 953,3 919,3 884,1 874,4 854,7 865,7 889,0 830,6Grecia 56,7 71,1 71,2 72,5 73,3 75,7 78,2 82,1 83,0Irlanda 26,0 30,1 30,5 31,1 30,7 32,2 33,1 34,8 36,2Italia 339,1 390,8 390,0 389,2 386,0 382,1 405,1 401,0 402,4Lussemburgo 10,0 10,6 11,3 11,1 11,3 10,7 8,7 8,9 8,5Olanda 141,2 153,0 157,1 157,8 164,2 160,5 167,0 177,8 169,1Portogallo 25,1 39,1 40,8 44,8 43,7 44,4 47,9 43,4 47,9Regno Unito 544,9 567,7 577,0 569,3 547,4 537,8 532,3 551,2 529,6Spagna 177,9 203,8 215,5 225,1 211,5 222,8 237,5 226,6 242,8Svezia 58,0 50,6 50,2 51,1 51,1 54,3 53,6 58,4 51,6EU15 2998,3 3088,5 3114,2 3071,6 3018,4 2997,3 3061,3 3149,1 3058,4
Fonte: Agenzia Europea per l’Ambiente.
Elena Molteni 20 01/12/02
Graf. 1 – Serie storica delle emissioni di CO2 da combustibili fossili nel complesso dei settori economici nei paesi dell’Unione Europea – anno 1985, e dal 1990 al 1997 (in megatonnellate).
Fonte: Agenzia Europea per l’Ambiente.
11.3 Inquinamento nei trasporti
In ragione di quanto scritto nel paragrafo 8 si procede ad una analisi più dettagliata delle emissioni
del settore dei trasporti.
Nel paragrafo 11.3.1 vengono riportate le emissioni per il settore dei trasporti, e gli indici per tale
specifico settore, calcolati come descritto nel paragrafo 10.
Nel paragrafo 11.3.2 è descritto un modello di regressione multivariata, per le emissioni del settore
dei trasporti.
Elena Molteni 21 01/12/02
11.3.1 Indici di inquinamento nel settore dei trasporti
La tabella 3 riporta le emissioni di CO2 da combustibili fossili nel settore dei trasporti nei paesi
dell’Unione Europea.
Tab. 3 – Serie storica delle emissioni di CO2 da combustibili fossili nel settore dei trasporti nei paesi dell’Unione Europea – anno 1985, e dal 1990 al 1997 (in megatonnellate).
Paesi 1985 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997
Austria 12,8 15,3 16,9 17,0 17,2 17,3 17,7 17,9 17,9Belgio 17,9 22,6 23,0 24,4 24,6 25,0 24,9 26,3 27,2Danimarca 10,7 13,4 13,1 13,2 12,9 13,5 13,7 14,0 14,0Finlandia 9,8 12,5 12,1 12,0 11,8 12,2 12,0 11,8 12,5Francia 96,8 122,1 121,2 124,4 130,2 127,4 129,0 134,3 137,3Germania 136,1 169,1 171,8 175,2 180,6 179,3 181,8 180,8 184,1Grecia 13,9 17,2 17,7 18,2 19,1 19,1 19,0 19,4 19,9Irlanda 5,0 5,8 6,0 6,0 6,1 6,8 6,4 8,0 8,7Italia 80,6 97,1 99,6 104,1 106,2 106,4 108,9 109,8 111,8Lussemburgo 1,8 3,0 3,5 3,8 3,8 4,0 3,9 4,0 4,3Olanda 25,5 30,0 30,5 32,5 33,6 34,3 36,1 38,2 39,4Portogallo 7,9 11,0 11,8 12,7 13,2 13,8 14,4 15,1 15,6Regno Unito 104,3 132,4 130,2 132,8 135,8 136,7 136,6 142,2 144,2Spagna 44,1 65,6 71,1 73,1 72,2 75,3 76,9 82,0 82,8Svezia 18,2 20,6 20,3 21,2 20,9 21,6 21,8 21,6 21,9EU15 585,3 737,8 748,9 770,6 788,3 792,7 803,2 825,4 841,5
Fonte: Agenzia Europea per l’Ambiente.
Elena Molteni 22 01/12/02
La tabella 4, costruita sulla base della tabella 3, mostra i numeri ind ice a base mobile delle
emissioni di CO2 per il settore dei trasporti, per ogni paese dell’UE.
Tab. 4 – Numeri indici a basse mobile delle emissioni di CO2 da combustibili fossili per il settore trasporti nei paesi dell’Unione Europea.
Paesi 1991/90 1992/91 1993/94 1994/95 1995/96 1996/97 1997/96
Austria 10,5 0,6 1,2 0,6 2,3 1,1 0,0
Belgio 1,8 6,1 0,8 1,6 -0,4 5,6 3,4
Danimarca -2,2 0,8 -2,3 4,7 1,5 2,2 0,0
Finlandia -3,2 -0,8 -1,7 3,4 -1,6 -1,7 5,9
Francia -0,7 2,6 4,7 -2,2 1,3 4,1 2,2
Germania 1,6 2,0 3,1 -0,7 1,4 -0,6 1,8
Grecia 2,9 2,8 4,9 0,0 -0,5 2,1 2,6
Irlanda 3,4 0,0 1,7 11,5 -5,9 25,0 8,8
Italia 2,6 4,5 2,0 0,2 2,3 0,8 1,8
Lussemburgo 16,7 8,6 0,0 5,3 -2,5 2,6 7,5
Olanda 1,7 6,6 3,4 2,1 5,2 5,8 3,1
Portogallo 7,3 7,6 3,9 4,5 4,3 4,9 3,3
Regno Unito -1,7 2,0 2,3 0,7 -0,1 4,1 1,4
Spagna 8,4 2,8 -1,2 4,3 2,1 6,6 1,0
Svezia -1,5 4,4 -1,4 3,3 0,9 -0,9 1,4
EU15 1,5 2,9 2,3 0,6 1,3 2,8 2,0
Fonte: elaborazione Elena Molteni su dati dell’Agenzia Europea per l’Ambiente
Solo l’Irlanda, negli ultimi anni considerati, presenta tassi di incremento delle emissioni di CO2 nel
settore dei trasporti rispetto all’anno precedente che superano il 10%; gli incrementi che si sono
verificati negli altri paesi sono molto contenuti, e ciò permette a livello di Unione Europea di avere
incrementi annuali inferiori al 3%.
L’aumento che si è verificato in Irlanda è probabilmente dovuto allo sviluppo che negli ultimi anni
ha avuto questo paese: purtroppo a fronte di un fatto positivo, quale quello dell’aumento del Pil di
un paese che ha un reddito medio pro capite inferiore al 90% di quello medio europeo, vi è un fatto
negativo quale quello dell’aumento delle emissioni inquinanti; questo significa che i paesi con
basso reddito hanno come priorità quella di incrementare il loro livello di reddito, senza
preoccuparsi degli effetti ambientali conseguenti.
Elena Molteni 23 01/12/02
L’incremento che si verifica nelle emissioni inquinanti è determinato sia dall’evoluzione della
popolazione sia dall’andamento del prodotto interno lordo, per questo motivo si riportano nella
tabella 5 le emissioni di CO2 per abitante, e nella tabella 6 le emissioni inquinanti per milionesimo
di Pil, per il settore dei trasporti.
Tab. 5 – Tonnellate di emissioni di CO2 da combustibili fossili per il settore trasporti per unità di abitante nei paesi dell’Unione Europea dal 1990 al 1997.
Paesi 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997
Austria 1,99 2,18 2,16 2,16 2,16 2,20 2,22 2,22
Belgio 2,27 2,30 2,43 2,44 2,48 2,46 2,59 2,67
Danimarca 2,61 2,55 2,56 2,49 2,60 2,63 2,67 2,65
Finlandia 2,51 2,42 2,39 2,33 2,40 2,35 2,28 2,44
Francia 2,16 2,13 2,17 2,26 2,20 2,22 2,31 2,35
Germania 2,12 2,14 2,16 2,22 2,20 2,22 2,20 2,24
Grecia 1,70 1,74 1,77 1,85 1,83 1,82 1,85 1,90
Irlanda 1,65 1,70 1,69 1,71 1,90 1,78 2,21 2,38
Italia 1,71 1,76 1,83 1,86 1,86 1,90 1,92 1,95
Lussemburgo 7,92 9,11 9,74 9,62 9,98 9,58 9,69 10,29
Olanda 2,01 2,03 2,15 2,20 2,24 2,34 2,47 2,53
Portogallo 1,11 1,19 1,29 1,34 1,40 1,45 1,52 1,57
Regno Unito 2,30 2,26 2,29 2,34 2,35 2,34 2,42 2,45
Spagna 1,69 1,83 1,88 1,85 1,92 1,96 2,09 2,11
Svezia 2,42 2,36 2,45 2,40 2,47 2,47 2,44 2,48
EU15 2,14 2,16 2,21 2,25 2,26 2,28 2,34 2,38
Fonte: elaborazione Elena Molteni su dati dell’Agenzia Europea per l’Ambiente ed Eurostat
Elena Molteni 24 01/12/02
Tab. 6 – Tonnellate emissioni di CO2 da combustibili fossili per il settore trasporti per milionesimo di Pil a prezzi correnti nei paesi dell’Unione Europea dal 1990 al 1997.
Paesi 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997
Austria - - - - - 98,24 98,02 98,11
Belgio 145,43 140,56 139,54 133,98 127,22 118,09 124,46 126,54
Danimarca 136,78 124,70 121,72 113,46 113,88 107,01 101,60 97,12
Finlandia 116,03 121,21 143,11 160,40 144,60 121,34 117,39 115,66
Francia 127,51 122,77 119,55 119,52 111,82 108,58 109,67 110,63
Germania - 119,92 112,18 108,09 101,66 96,69 96,26 98,63
Grecia - - - - - 211,37 198,02 186,43
Irlanda 155,71 155,25 144,76 143,29 147,35 126,04 139,10 123,26
Italia 111,89 106,00 109,44 125,08 123,24 129,79 113,07 108,73
Lussemburgo - - - - - 279,23 278,96 279,06
Olanda 128,96 124,76 125,43 120,72 115,74 113,76 117,73 118,53
Portogallo - - - - - 173,99 170,30 167,01
Regno Unito 169,92 156,14 161,07 165,67 156,53 158,57 153,06 123,95
Spagna - - - - - 172,08 170,93 167,95
Svezia - - - 127,29 123,98 118,74 104,72 104,49
EU15 228,00 154,55 152,73 153,92 147,30 127,79 125,34 121,30
Nota: se il dato non è disponibile, ciò è dovuto alla mancanza del corrispondente dato del Pil Fonte: elaborazione Elena Molteni su dati dell’Agenzia Europea per l’Ambiente ed Eurostat
Dalla tabella 5 si può notare che tutti i paesi, ad eccezione della Finlandia, presentano un netto
aumento dell’inquinamento per abitante.
Questo fenomeno può addebitarsi o all’aumento dei volumi di spostamento oppure all’uso di veicoli
più inquinanti. Dato che la tecnologia ha con il tempo garantito una maggiore efficienza, ritengo
che l’ipotesi più plausibile sia quella dell’aumento dei volumi. Tale fatto trova riscontro nelle
statistiche sui trasporti che evidenziano un incremento nei volumi di traffico passeggeri.
Un andamento difforme si nota rapportando le emissioni inquinanti per il settore dei trasporti al
Prodotto interno lordo (tabella 6). Si constata che le emissioni per milionesimo di Pil o rimangono
costanti, o presentano una leggera tendenza alla diminuzione.
Questa tendenza è influenzata prima di tutto dalla dinamica dei prezzi che sono andati aumentando,
determinando un incremento fittizio del Pil, inoltre vi può essere anche l’impiego di tecnologie
meno inquinanti. Non ritengo che la riduzione dell’indice sia dovuta ad una diminuzione del
volume di trasporto della merce, poiché la riorganizzazione aziendale ha portato ad una maggior
Elena Molteni 25 01/12/02
attenzione ai capitali immobilizzati nel magazzino, perciò è stata adottata la politica del “just in
time”, le cui conseguenze contrastano con l’ipotesi formulata.
11.3.2 Modello di regressione per l’inquinamento nei trasporti
Nel presente paragrafo si presenta un modello di regressione che permette di studiare le relazioni
tra le grandezze che si ritiene possano influenzare le emissioni di CO2 da combustibili fossili per il
settore dei trasporti.
Il modello impiegato è stato quello di regressione lineare: la variabile dipendente è le emissioni
inquinanti di CO2 da combustibili fossili per il settore dei trasporti, invece le due variabili
indipendenti sono la popolazione ed il prodotto interno lordo a prezzi correnti; il modello che si è
utilizzato è stata sia la retta che il piano di regressione. Gli anni analizzati sono stati il 1990, 1995
ed il 1997.
L’equazione del piano di regressione usata risulta la seguente:
CO2 = 0 + 1*PIL + 2*POP,
CO2 = emissioni di CO2 da combustibili fossili per il settore dei trasporti,
0 = intercetta del piano,
1 = coefficiente della variabile “prodotto interno lordo”,
PIL = variabile “prodotto interno lordo”,
2 = coefficiente della variabile “popolazione”,
POP = variabile “popolazione”.
Dall’analisi risulta la seguente equazione del piano di regressione per il 1990:
1990CO2 = 1.587 –4.02*10-5*PIL + 2.645*10-3*POP.
Poiché R2 (coefficiente di determinazione) risulta uguale a 0.970, il piano di regressione è una
buona approssimazione dei dati osservati. Svolgendo il test T di Student sui coefficienti, emerge
che l’intercetta non è significativa (quindi il piano passa per il punto di origine), ed anche il
coefficiente della variabile prodotto interno lordo non è significativo, quindi potrebbe essere
omesso dall’equazione di regressione, in modo da impiegare un modello con meno parametri,
Elena Molteni 26 01/12/02
quindi più semplice. Il modello al quale si passa togliendo la variabile Pil è la retta di regressione, la
cui equazione è la seguente:
1990CO2 = 1.155 + 2.04*10-3*POP.
Dal modello risulta che i punti anomali (presentano un forte scostamento tra il valore osservato e
quello fornito dal modello) sono l’Italia, il Regno Unito e la Francia (cfr. grafico 2).
Graf. 2 – Diagramma di dispersione delle emissioni di CO2 da combustibili fossili per il settore dei trasporti e la popolazione – anno 1990.
Le equazioni del piano di regressione per gli anni 1995 e 1997 sono le seguenti:
1995CO2 = 0.542 – 2.021*10-5*PIL + 1.78*10-3*POP.
1997CO2 = 1.623 – 3.145*10-5*PIL + 1.575*10-3*POP.
In questi due anni i paesi che nel 1990 risultavano anomali si riallineano con gli altri, portando in
questo modo R2 a valori di circa 0.99 per entrambi gli anni.
Anche per il 1995 ed il 1997 risulta che la variabile Pil non è significativa, a differenza della
variabile popolazione.
POP_90
100000800006000040000200000-20000
TR
AS
P_9
0
200
100
0
-100
Olanda
Lussemburgo
Italia
Irlanda
Grecia
Gran Bretagna
Germania
Francia
Finlandia
Danimarca
Belgio
Austria
Elena Molteni 27 01/12/02
Il grafico 3 dispone sullo stesso diagramma la relazione tra le emissioni inquinanti nei trasporti e la
popolazione per i tre anni di analisi, invece il grafico 4 mostra la relazione tra le emissioni e il
prodotto interno lordo.
Graf. 3 – Diagramma di dispersione delle emissioni di CO2 da combustibili fossili per il settore dei trasporti e la popolazione – anni 1990, 1995 e 1997.
100000800006000040000200000-20000
200
100
0
-100
TRASP_97
POP_97
TRASP_95
POP_95
TRASP_90
POP_90
Elena Molteni 28 01/12/02
Graf. 4 – Diagramma di dispersione delle emissioni di CO2 da combustibili fossili per il settore dei trasporti e il prodotto interno lordo – anni 1990, 1995 e 1997.
Confrontando gli anni 1995 e 1997 con il seguente modello
CO2 = 0 + 1*POP + 2*(Dt*POP),
Dt = variabile “dummy” che assume valore 0 se l’anno è 1995, e valore 1 se l’anno è il 1997.
ed eseguendo il test T sul coefficiente 2, risulta che l’anno non è influente, cioè i coefficienti
angolari per i due anni sono uguali. La medesima situazione risulta anche per il confronto tra il
1990 ed il 1997.
1400000
1200000
1000000
800000
600000
400000
200000
0
160
140
120
100
80
60
40
20
0
TRASP_97
PIL_97
TRASP_95
PIL_95
TRASP_90
PIL_90
Elena Molteni 29 01/12/02
12. Conclusioni
Dallo studio emerge una sempre maggiore sensibilizzazione dell’opinione pubblica al problema
dell’inquinamento.
Questa maggiore attenzione dirige le azioni dell’Unione Europea sia a livello internazionale
procedendo alla conclusione di accordi per la riduzione delle emissioni, sia all’interno
sensibilizzando i paesi e dotandosi di strumenti propri di tutela ambientale.
Ogni stato membro ha reagito in modo difforme alla necessità di rispettare gli obiettivi di Kyoto,
ma si può notare un deciso intervento nel settore dei trasporti per sollecitare l’uso del mezzo
pubblico, penalizzando quello privato con la tassazione del carburante, un programma di rinnovo
del parco veicoli, e l’investimento in ricerca per nuovi carburanti e nuovi veicoli meno inquinanti.
Elena Molteni 30 01/12/02
13. Bibliografia
a. A beginner’s guide to the un framework Convention and its Kyoto Protocol – United Nations
Environment Programme and the Climate Changes Secretariat - 1999;
b. Ambiente 2010: il nostro futuro, la nostra scelta – 6° programma di azione per l’ambiente della
Comunità Europea - Commissione Europea;
c. Atto unico europeo;
d. Comunicato della Riunione dei Ministri Ambiente del G8 – Trieste, 2 – 4 marzo 2001;
e. Comunicazione della Commissione – 26 marzo 1997 [tasse ed imposte ambientali nel mercato
unico];
f. Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo - 3 giugno 1998
[strategia comunitaria dopo Kyoto];
a. Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici;
b. Environmental degradation and hazardous waste management: a Mediterranean perspective –
Prof. Giuseppe Burgio - luglio 2001 - “The mediterranean dimension of the european
integration process: opportunities and challenges” – scuola organizzata da “European Institute
of Cyprus” - Nicosia (Cipro);
c. Environmental law in Europe – N.S.J. Koeman – Kluwer law international;
d. Global Environment Outlook 2000 – UNEP;
e. Il Corriere della sera - varie;
f. Il Sole 24 ore - varie;
g. La Borsa del trasporto: costituzione di un nodo informativo per la P.A. e per il mondo politico, e
agevolazione degli operatori del settore dei trasporti – autori Elena Molteni (funzionario
statistico Ministero dei Trasporti e Navigazione) e Vinicio Amicosante (funzionario informatico
Corte dei Conti) - rivista “L’amministrazione Ferroviaria” maggio 2001 n. 5 - edita dal Collegio
Amministrativo Ferroviario Italiano;
h. La Repubblica - varie;
i. Libro bianco sulla responsabilità per danni all’ambiente – Commissione Europea – 9 febbraio
2000;
j. Libro verde sullo scambio dei diritti di emissione di gas ad effetto serra all’interno dell’Unione
Europea;
k. Microeconomia – Hal R.Varian – Cafoscarina;
Elena Molteni 31 01/12/02
l. Overview of national programmes to reduce greenhouse gas emissions – European Environment
Agency – 1999;
m. Piano Generale dei Trasporti e della logistica 2001 – Ministero dei trasporti e della
Navigazione, Ministero dell’Ambiente, Ministero dei Lavori Pubblici;
n. Protocollo di Kyoto;
o. Regolamento CEE n. 1210/90 del Consiglio – 7 maggio 1990 [istituzione dell’Agenzia europea
dell’ambiente e della rete europea di informazione e di osservazione in materia ambientale];
p. Regolamento CEE n. 1655/2000 del Parlamento europeo e del Consiglio – 17 luglio 2000
[strumento finanziario per l’ambiente (LIFE)];
q. Regolamento CEE n. 1836/93 del Consiglio – 29 giugno 1993 [adesione volontaria delle
imprese del settore industriale a un sistema comunitario di ecogestione e audit (EMAS)];
r. Regolamento CEE n. 1980/2000 del parlamento europeo e del Consiglio – 17 luglio 2000
[sistema comunitario di assegnazione di un marchio di qualità ecologica];
s. Trattato di Amsterdam;
t. Trattato di Maastrich;
u. Trattato istitutivo della Comunità Europea.