ANNO 8 - n° 14| 8 Aprile 2017 | 1 euro · 2017-04-14 · «Integrare i diversi popoli della terra...

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Ramoscelli d’ulivo per i carcerati pagina 5 Speciale Quaresima pagine 8 e 9 La settimana dello studente al Pizzi pagina 13 «Integrare i diversi popoli della terra» Papa Francesco ai partecipanti al Congresso internazionale per l’anniversario dell’Enciclica, organizzato dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo umano integrale POPULORUM PROGRESSIO 50 O ANNO 8 - n° 14| 8 Aprile 2017 | 1 euro

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Ramoscelli d’ulivo per i carcerati

pagina 5

SpecialeQuaresima

pagine 8 e 9

La settimana dello studente al Pizzi

pagina 13

«Integrare i diversi popoli della terra»Papa Francesco ai partecipanti al Congresso internazionale per l’anniversario dell’Enciclica, organizzato dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo umano integrale

POPULORUMPROGRESSIO50

O

ANNO 8 - n° 14| 8 Aprile 2017 | 1 euro

Sul sentierodei giorni

Il Poeta, rinominando le cose, le auten-tica, le ricrea fuori dall’universale ap-parenza e casualità e mortalità. Diego Valeri

È meglio aver amato e perduto che nonaver mai amato.S. Butler

Ogni giorno incontriamoqualcuno/che involontariamente cichiede senza aprire la bocca:/Quando?Come? E dopo, che cosa c’è?Jaroslav Seifert

La cultura occidentale europea si ri-specchia in Maria fino a farne il sim-bolo culturale più potente e popolare.A. M. Greely

L’eccesso, maturando produce il fruttodell’errore e alla mietitura non offre chelacrime.Eschilo

La poesia non evolve o involve, noncresce o diminuisce: è una luce o unfuoco che è sempre quella luce e quelfuoco: i quali quando appariscono, il-luminano e scaldano ora come unavolta; in quel modo stesso.Giovanni Pascoli

Maria in lei si ammira e onora la madrefonte di tenerezza, la Vergine intattaispiratrice di bellezza, la donna innal-zata al dialogo d’amore più forte dellamorte con Dio, il manto protettorenelle incertezze della vita. S. De Fiores

Rifiutati di cadere. Se non puoi rifiutartidi cadere, rifiutati di restare a terra. Senon puoi rifiutarti di restare a terra,leva il tuo cuore verso il cielo.Clarissa Pinkola Estés

Il sonar l’organo non s’impara da quelliche sanno far organi, ma da chi li sasuonare.Galileo Galilei

«Integrare i diversi popolidella terra». «Integrare ladimensione individuale ecomunitaria». «Integrarenello sviluppo tutti gli ele-

menti che lo rendono veramente tale»:l’economia, la finanza, il lavoro, la cultura,la vita familiare, la religione. Perché «solola strada dell’integrazione tra i popoli con-sente all’umanità un futuro di pace e disperanza». Ai partecipanti al Congresso in-ternazionale per i 50 anni della PopulorumProgressio, organizzato dal Dicastero per ilServizio dello Sviluppo umano integrale, ri-cevuti, il 4 aprile scorso, in Vaticano, PapaFrancesco indica la strada per rendere fattivala «sintetica e fortunata formula» coniata daPaolo VI nella sua enciclica di “sviluppo inte-grale”, inteso come «sviluppo di ogni uomo edi tutto l’uomo». Uno sviluppo che oggi sirende necessario in un mondo, come quelloodierno, «in cui visioni ideologiche e poteripolitici» che «hanno schiacciato la per-sona, l’hanno massificata e privata diquella libertà senza la quale l’uomo non sisente più uomo». «A tale massificazionesono interessati anche poteri economiciche vogliono sfruttare la globalizzazione,invece che favorire una maggiore condivi-sione tra gli uomini, semplicemente perimporre un mercato globale di cui sonoessi stessi a dettare le regole e a trarre i pro-fitti», denuncia il Papa. E, stigmatizzando an-cora una volta l’individualismo in cui sembraradicarsi la società moderna, aggiunge: «L’ioe la comunità non sono concorrenti tra loro,ma l’io può maturare solo in presenza dirapporti interpersonali autentici e la comu-nità è generatrice quando lo sono tutti e sin-golarmente i suoi componenti». Questo«vale ancor più per la famiglia, che è laprima cellula della società e in cui si ap-prende il vivere insieme». Il Papa parla dun-que di «un dovere di solidarietà» che -sottolinea - «ci obbliga a cercare giuste mo-dalità di condivisione, perché non vi siaquella drammatica sperequazione tra chiha troppo e chi non ha niente, tra chi scarta

e chi è scartato. Solo la strada dell’integra-zione tra i popoli consente all’umanità unfuturo di pace e di speranza», rimarca Ber-goglio. Si tratta di offrire modelli «praticabili»di integrazione sociale, nel senso che «tuttihanno un contributo da dare all’insiemedella società» o «una peculiarità che puòservire per il vivere insieme». «Nessuno èescluso dall’apportare qualcosa per il benedi tutti. Questo è al contempo un diritto e undovere», chiosa Francesco. «È il principiodella sussidiarietà a garantire la necessitàdell’apporto di tutti, sia come singoli checome gruppi, se vogliamo creare una convi-venza umana aperta a tutti». In tal senso bi-sogna integrare «tutti quegli elementi» cherendono efficace lo sviluppo: economia, fi-nanza, lavoro, cultura, vita familiare, reli-gione. Ciascuno nel suo specifico sono «unmomento irrinunciabile di questa cre-scita»; «nessuno di essi si può assolutiz-zare - afferma il Papa - e nessuno di essi puòessere escluso da una concezione di svi-luppo umano integrale, che tenga cioèconto che la vita umana è come un’orche-stra che suona bene se i diversi strumenti siaccordano e seguono uno spartito condi-viso da tutti». Certi di questo bisogna inte-grare tra loro anche «corpo e anima». Perchécome già scriveva il beato Montini, «lo svi-luppo non si riduce a una semplice crescitaeconomica» né «nell’avere a disposizionesempre più beni, per un benessere soltantomateriale», ma significa «che nessuna operadi sviluppo potrà raggiungere veramente ilsuo scopo se non rispetta quel luogo in cuiDio è presente a noi e parla al nostrocuore». È proprio il concetto di personanato e maturato nel cristianesimo che«aiuta a perseguire uno sviluppo piena-mente umano» perché indica sempre «rela-zione» e «non individualismo», «affermal’inclusione e non l’esclusione», «la dignitàunica e inviolabile e non lo sfruttamento», «lalibertà e non la costrizione». Questa «sa-pienza» la Chiesa mai si stancherà di offrirlaal mondo, «nella consapevolezza che - con-clude il Pontefice - lo sviluppo integrale è lastrada del bene che la famiglia umana è

2 primo piano

A CURA DI MONS. GIUSEPPE CENTORE

sabato 8 aprile 2017 - Anno 8 n°14

DI VINCENZO GALLORANO

Ho pensato di parlare del sensoprofondo della passione diGesù, quest’anno tratta dal van-gelo secondo Matteo (Mt 26, 14– 27, 66), a partire da un film che

spesso menziono quando si parla della soffe-renza; il film è Tutta colpa di Giuda del 2009. Sitratta di una commedia musicale scritta e di-retta da Davide Ferraro, che vede tra gli attoriprincipali Kasia Smutniak e Fabio Troiano. Lapellicola è ambientata in un carcere reale, doveun prete vuole impegnare i detenuti in una rap-presentazione della passione di Gesù. Il prete,allora, pensa di chiamare una regista che, però,su proposta dei carcerati, stravolge i pro-grammi: rappresentare la passione di Gesùsenza la croce! Il prete va su tutte le furie, ma icarcerati e la regista insistono: non può essere

la croce la risposta alla vita di chi sta soffrendo,non ci si può arrendere all’idea e alla realtà in-giusta della croce. Dietro c’è la condanna delpietismo, di quella compassione spicciola chenon si impegna a cambiare veramente le cosee, soprattutto, la vita delle persone. In questa storia, quindi, viene eliminata lacroce, dalla quale Gesù si schioda, e la figura diGiuda, colpevole della sofferenza e della mortedi Gesù stesso. Se vogliamo è una storia para-dossale, a tratti assurda ma che esprime ilsenso profondo della croce, anche all’internodi una prospettiva cristiana, dove non può es-sere la sofferenza l’ultima parola. Si, perché la sofferenza, quella nostra e deglialtri, va combattuta con tutte le forze; non sipuò rimanere immobili dinanzi al dolore inno-cente; ognuno di noi, con tutte le sue possibi-lità, deve impegnarsi ad alleviare la sofferenzadi chi è nel dolore che, spesse volte, è abitatodalla solitudine più sola. Sulla croce c’è unUomo che è stato condannato ingiustamente;certo Lui, per noi, non si è tirato indietro, è an-dato fino in fondo ma è morto a causa dell’odioe dell’indifferenza degli uomini. Diviene importante, allora, comprendere chedietro la croce del Figlio non c’è la volontà diDio Padre! E’ una bestemmia che ha trovatospazio all’interno della Chiesa! Il gesuita PierreTeilhard de Chardin (n. Orcines 1881 - † NewYork 1955) fu uno dei primi a far notare comenon potesse prendere piede un’affermazionedel genere. Eppure, ancora oggi, più di qualcheprete, e non solo, spiega il mistero della crocecome il sacrificio di un Figlio per volontà di un

Padre! Oggi, più di qualche cristiano partecipa‘appassionatamente’ al venerdì santo, spegnen-dosi, invece, la Domenica di Pasqua! Ma questaè una fede vuota di devozionismo, lontana anniluce da ciò che ci viene annunciato nel Van-gelo!Il racconto della passione di Gesù, allora, può -oserei dire deve - essere scritto, o meglio ri-scritto, reinterpretato da noi, in modo diverso,sempre nuovo, dalla parte di Gesù; dobbiamoimpegnarci con tutte le nostre forze a portareun messaggio di amore, di gioia, di giustizia, diverità se non per eliminare, almeno per alle-viare le croci che incontriamo sulla nostrastrada. Non dobbiamo arrenderci alla realtàdella croce, non dobbiamo cedere all’idea cheil mondo andrà sempre così! Non c’è niente dipiù contrario allo spirito del Vangelo! Non acaso, la ‘storia’ continua…

La passione di Gesù«Tutta colpa di Giuda»

chiesa 3

Nell’umbratile specchio dei miei occhiE gli occorrenti casi della vitaNon appare e scompare il Tuo beneCome il dorso d’un delfino fra l’ondeMa è inconsutile quale la tua vesteChe in sintonia cresceva col Tuo corpoE tutt’ora si dilunga a misuraChe la luna avvicenda il suo chiaroreSulla fiorente cima d’un alloro.

La tua mano ciò che sfiora risanaE a testimonio dell’antica piagaUn petalo di rosa vi ricama.Usignoli di luce e melodia Fà nel tuo Cuore un nido ai miei pensieriDove ascoltare il tuo silenzio è soaveQuanto udire il tuo Nome modulatoCon tenerezza arcana da MariaChe in Te suo figlio adorava il suo Dio.

Giuseppe Centore

Con tenerezzaarcana

sabato 8 aprile 2017 - Anno 8 n°14

Tutte le parrocchie interessatealla pubblicazione degli oraridelle Sante Messesia festive che feriali, possono inviare i relativi datiall’indirizzo [email protected]

DI DON MARIANO SIGNORE

il Vangelo della Domenica

4 chiesasabato 8 aprile 2017 - Anno 8 n°14

Annunciata in tutte le chiese dell’Ar-cidiocesi di Milano, durante le ce-lebrazioni del Natale 2016, conuna lettera del CEM dal titolo “Inquesta città io ho un popolo nume-

roso, dice il Signore”, il 25 marzo,solennità dell’Annunciazione della Beata VergineMaria, si è concretizzata la visita di Papa France-sco alla diocesi ambrosiana. Cuore della visita èstato l’incontro con i detenuti e il personale pressola Casa Circondariale di San Vittore. Tre ore sudieci, lontano dalle telecamere! Dopo la primasosta alle Case Bianche (enorme complesso di al-loggi popolati nella periferia est), l’incontro con ilclero all’interno del Duomo e la recita dell’Angelussul sagrato esterno, il Pontefice è stato in visita allaCasa Circondariale di San Vittore. Al suo ingresso,in piazza Filangieri, è stato accolto da Luigi Pa-gano, provveditore regionale della Lombardia,dalla direttrice del penitenziario, Gloria Manzelli,dal Commissario Capo Manuela Federico e dalcappellano, don Marco Recalcati. Nel corridoiod’ingresso, il saluto al personale della direzione edella polizia penitenziaria, poi, in diverse areedella struttura, il saluto personale del Papa a ogni

singolo detenuto. Alle 12.30, ilpranzo con 100 detenuti nelterzo raggio della Casa Circon-dariale. Prima di trasferirsi inauto al Parco di Monza, per lacelebrazione della Messa, il Papaha deciso di sostituire l’abituale

momento di riposo pomeridiano in vesco-vado con una “siesta” all’interno del peni-tenziario, nella stanza adibita normalmenteal cappellano. È la prima volta che un Papaè entrato nel carcere di San Vittore, co-struito nel 1879. La presenza del Papa nelcarcere di San Vittore a Milano, sabato 25marzo, «è stata ben accolta praticamente

dall’unanimità dei carcerati». Lo ha poispiegato il cappellano, don Marco Recalcati,tracciando un bilancio dell’evento, vissutoanche dai detenuti non credenti o apparte-nenti ad altre fedi religiose. «Ci sarebberobellissimi episodi da raccontare. Ad esempio

un recluso di fede islamica ha fatto arrivare

dal suo Paese una veste bianca, che si in-

dossa nelle festività, poi ha confezionato un

pacco e l’ha donato al Papa. Ne è stato feli-

cissimo e orgoglioso. Direi che la visita ci ha

fatto sentire tutti uniti, anche coloro che si

trovano nel settore dei “protetti”, ovvero co-

loro che hanno alle spalle i reati più effe-

rati». Per il cappellano la presenza del Papaha lasciato un segno positivo, su due livelli:«Anzitutto all’interno del carcere. L’incontro

personale con i detenuti, aver stretto le loro

mani, averli guardati negli occhi, aver con-

diviso con loro il pranzo, ha in qualche

modo restituito dignità a queste persone».«Ma la visita – aggiunge – può portareanche qualche elemento di novità al di fuori

dei cancelli di San Vittore. Può riportare il

carcere stesso in un contesto civile e sociale,

può ricordarci che in prigione ci sono donne

e uomini come noi, che hanno sbagliato, ma

sono persone, proprio come noi. Anche per

questa ragione io insisto nel sostenere che il

carcere debba rimanere qui, in mezzo alle

case, in città». Il Papa ha pronunciato paroleprofonde, ha detto ad esempio: «Qui mi

sento a casa, mi sento bene con voi». Sa-pendo quanta diffidenza e sospetto ci sianei confronti del mondo carcerario, è chiaroche queste frasi vanno a toccare il cuore dichi, per una ragione o per l’altra, si trova aSan Vittore. Bergoglio ha poi spiegato chenon bisogna mai dire «se lo merita», riferitoal detenuto. «La legge e la giustizia farannola loro strada, ma Dio è grande, ama tutti.Cosa ne sappiamo noi della storia di quella

persona che si trova in prigione, dell’infan-

zia che ha vissuto, della famiglia che l’ha cre-

sciuto, o meno, delle sofferenze o delle privazioni

che ha attraversato?». Già in altre occasioni ilPapa parlando ai detenuti aveva detto: «è ur-gente una conversione culturale dove non ci si

rassegni a pensare che la pena possa scrivere la

parola fine sulla vita; dove si respinga la via

cieca di una ingiustizia punitiva e non ci si ac-

contenti di una giustizia solo retributiva; dove ci

si apra a una giustizia riconciliativa e a prospet-

tive concrete di reinserimento; dove l’ergastolo

non sia una soluzione ai problemi, ma un pro-

blema da risolvere perché se la dignità viene de-

finitivamente incarcerata non c’è più spazio,

nella società, per ricominciare e per credere nella

forza rinnovatrice del perdono». Citando poiuna pagina del Vangelo di Matteo, Francesco hasorprendentemente detto: «Io in voi vedoGesù». Un netto ribaltamento di prospettiva cheha commosso i detenuti a tal punto che una diloro ha sussurrato: «per due ore non sono statain galera. Il Papa ha riacceso una luce. Mi ha

fatto pensare al senso della mia vita». Diretta dal2004 da Gloria Manzelli, 56 anni, la Casa Cir-condariale di San Vittore, può contare su unpersonale di polizia penitenziaria di 779 agenti(contro 936 previsti). Gli educatori previsti sa-rebbero 16, i presenti sono 10. I detenuti pre-senti sono 893, ma i posti regolamentarisarebbero 703, di cui 285 non disponibili. SanVittore è un carcere giudiziario, non penale. Ireclusi sono tutti in fase di giudizio, non stannoscontando una pena: la permanenza media ètra i 9 e i 12 mesi, c’è chi rimane solo una setti-mana e chi fino a due anni. Diversi i reparti:quello femminile, quello clinico per chi ha pa-tologie non così gravi da consentire la scarcera-zione, quello per giovani adulti dai 18 ai 25anni, quello di chi ha dipendenze, quello deiprotetti (forze dell’ordine, transessuali, o chi hacommesso reati verso donne, bambini e an-ziani). Infine i reparti per i detenuti comuni,dagli accusati di omicidio alle truffe. Sono pre-senti a San Vittore due sacerdoti, un diacono, 10suore e 4 seminaristi.

Papa Francescovisita il Carcere di San Vittore

La legge e la giustiziafaranno la loro strada,ma Dio è grande,ama tutti

DI ANTONELLO GAUDINO

«E’ urgente una conversione culturaledove non ci si rassegni a pensare che la pena possa scrivere la parola fine sulla vita»

azione cattolica 5

sabato 8 aprile 2017 - Anno 8 n°14

Il 30 aprile si avvicina e siamo tutti in tre-

pidante attesa per festeggiare insieme ilnostro 150° compleanno.

Perché esserci? Perché 150 anni sono una

segno forte della Storia…sono la nostra storia

… fatta di tanti piccoli passi compiuti da mi-

lioni di persone. E’ una storia che diventa un

Futuro Presente, come ci ricorda il nostroPresidente nazionale Matteo Truffelli, una

Storia che non sa di passato da ricordare, ma

di presente da vivere.

Ci piace riportare le parole di Michele Tri-

dente, vicepresidente nazionale Ac per il Set-

tore Giovani, che in una intervista rilasciata

al nostro sito nazionale racconta: “Centocin-

quanta! Quando ci penso non posso fare a

meno di sentirmi orgoglioso. Orgoglioso per

questa storia preziosa che ogni giorno scopro

e riscopro tra gli scritti dei suoi testimoni, le

scelte fondanti che ci hanno portato fin qui e

che ci rendono quello che siamo, i volti, i nomi

e i sogni di chi incontro quotidianamente du-

rante questo intenso e ricco servizio. Orgo-

glioso e grato. Grato perché essere Associazione

significa anche questo: che i piccoli passi di

ognuno diventano sentiero per molti, per tutti

noi che oggi ci troviamo tra le mani questa

grande eredità. Grato e timoroso. Di quel ti-

more salutare, buono, che si prova quando si

sa di avere la responsabilità di qualcosa di

prezioso e delicato. Orgoglio, gratitudine e ti-

more sono i sentimenti con cui, il 30 aprile, en-

trerò in piazza S. Pietro, con la semplicità di

chi desidera fare festa, assieme a tantissimi

amici provenienti da tutta Italia e radunati a

Roma perché tutti tasselli, ognuno in modo

unico e irripetibile, di questa storia bellissima.”E allora anche noi ci saremo perché ci sen-

tiamo parte di questa Bella Storia! Vi aspet-tiamo in piazza San Pietro, col nostro Papa,per fare festa e lodare Dio per il dono della

nostra associazione!

Io ci sarò!

Ramoscellid’ulivo per i carcerati

DI MARIA MEROLA

Uno degli auguri che ha accompagnato iramoscelli d’ulivo preparati per i fratellidetenuti del carcere di Santa Maria

Capua Vetere. Anche quest’anno

l’Azione Cattolica delle parrocchie

“Santa Croce – San Prisco” e “Santa Maria di Costanti-

nopoli” hanno accolto di preparare, in occasione della

Domenica delle Palme, dei rametti d’ulivo accompa-gnati da un augurio in vista della Santa Pasqua. Ri-spetto allo scorso anno c’è stato un aumento nelnumero dei ramoscelli d’ulivo e questo ha fatto sì che,oltre a gruppi giovani, venissero coinvolti nell’attivitàanche i gruppi adulti. Tutti i gruppi hanno accoltosenza alcuna titubanza l’iniziativa proposta da PadreClemente Basilicata, cappellano del carcere, consape-voli dell’importanza del gesto; un gesto semplice e al-l’apparenza insignificante ma che in sé porta il pienosenso dell’amore evangelico. Gesto per far sentire loroil nostro affetto visto che non posiamo fare nulla per ri-solvere i loro problemi. Consapevoli di ciò, i gruppigiovani e i gruppi adulti nel preparare l’attività hannovoluto iniziare l’incontro con un momento di preghieraaffinché i rametti d’ulivo potessero essere, per i nostrifratelli carcerati, segno di vicinanza e di affetto di unDio che, anche in loro, si fa presente in mezzo a noi.

“Il ramoscello di ulivo è il simbolo della pace. Eccone uno per te, affinché ci sia sempre pace nel tuo cuore”

DI TITTINA MONACO E PRISCO CURATOLO

Il 30 aprile tutti in Piazza San Pietro, piccoli passi di un grande sentiero

6 settimana sabato 8 aprile 2017 - Anno 8 n°14

Saluto ai piediSalve, salvezza del mondo,o Gesù caro, salve.Affiggermi vorrei tanto alla tuacroce,e tu lo sai perché.Dammi il tuo bene.

Vengo a te quasi fossi qui presente, anzi lo sei.Come nudo ti vedo!Mi prostro innanzi a te:perdonami.

Amorosamente abbraccio i chiodi dei piedi, le crudeli ferite,le profonde incisioni;e tremo al tuo cospetto,pensando alle tue piaghe.

Nell’intimo colpito, ti ringrazio per il tuo immenso amore.O tu che prediligi i peccatorie sani ogni ferita:per i poveri sei il più dolce padre!

Quanto in me è fratturatodissolto o deviatotu guarisci, Gesù dolce,ristruttura, ricomponicon pietoso lenimento.

Cerco te sulla tua Croce, per quanto posso con un cuore puro;perché qui spero tu mi guarirai,deterso dal tuo Sangue,sano e salvo.

Le tue profonde ferite,le tue vermiglie piagheimprimi nel mio cuore,perch’io sia in tutto a Te configuratoed ami Te sopra ogni cosa.

(Chiunque sia a te giuntoed abbia questi piedi stretti al cuore,venuto infermo è ripartito sanoe con un solo bacio alle tue piaghes’è liberato da ogni suo misfatto).

Gesù dolce, Dio buono,benché reo, così a te mi rivolgo:mostrati a me benigno,né respingermi indegnodai tuoi santi piedi.

Mentre m’inginocchioabbracciando i tuoi piedi,Gesù buono, non m’allontanare,ma dalla Santa Croce guardamiin grazia della tua compassione.

Stando eretto sulla Croce,guarda me, o mio diletto,a te tutto me convertie Tu dimmi: “Ti risano,ti rimetto ogni peccato”.

Alle ginocchiaSalve, re dei Santi, Gesù,speranza anela d’ogni peccatore,sospeso alla croce come un crimi-nale,tu uomo e vero Dio,su debili ginocchia vacillante.

O quanto povero e nudo!Tu fatto in Croce oggetto di scherno e derisione,fiaccato in ogni membro, per tua libera scelta, senza costri-zione.

Incessante fluisce il tuo sangue, copiosamente effuso,che te dilava,di vile panno cintonel più acuto strazio.

O Maestà infinita! O inaudita miseria!Chi, in cambio di tanta carità

cerca davvero te, rendendo sangue per sangue?

Io, vile nei fatti e di cuore duro,cosa mai ti risponderò?Come ricambierò chi mi ama tantoda scegliere di morire per me,perch’io non muoia d’una doppiamorte?

L’amore tuo più forte della morte con quanta tenerezza a sé mi stringenel suo caldo abbraccioperch’io non sia dal morso della morte vulnerato?

Innanzi a tanto amoreti abbraccio arrossendo:mi stringo a te con forza,e tu sai il perché;dissimula e sopporta.

Ciò che faccio non t’aggravi,ma il tuo sangue ovunque sparsomi lavi e mi risani,malato e sporco,sicché non resti in me più alcunamacchia.

Costringimi a cercarti sulla Croce, sanguinante, conteso e disprezzato, compi ciò che desideroe ciò che chiedo fallo.Con limpida mente cercarti:sia questa la mia prima occupa-zione:non mi affatica o aggrava,ma sarò purificato e sano appena ti avrò abbracciato.

Alle maniSalve, Gesù, buon pastore dall’agonia spossato,dal legno dilaniato e al legno astrettocon le Tue sante mani aperte.

Mani sante, vi saluto,riempitevi di rose novelle,voi saldamente avvinte a questi rami,crudelmente perforate dai chiodida cui scorrono tante gocce di sangue.

Il tuo sanguefluisce da ogni parte, largamente da entrambe le manirosseggiante come rosa scarlatta,grande prezzo del nostro riscatto.

Mani perforate dai chiodidal sangue imporporate,col cuore acceso di subito amore, con le mie labbra bramose lo stillante sangue io bevo.

O quanto generosamente ti offriai malvagi e ai buoni,attiri i pigri, chiami a te i devoti,li accogli fra le tue bracciagratuitamente pronto a favorire tutti.

Ecco che mi presento a te,ferito e insanguinato,che sempre compatisci i sofferenti.Fa’ che io non sia di peso a te così vicino a chi ti ama.

Così disteso su questa croce, attira a Te i miei sensi,il mio potere e volere, il mio sapere,fammi essere utile alla tua Croce,attaccami alle tue braccia.

In una così estesa caritàattirami nella veritàper la tua vivificante Croce.Distrutto ogni mio vizio,la palma dona a me del vincitore.

Vi stringo, mani sante E, gemendo, mi compiaccio,grato a voi per tante piaghe,duri chiodi, gocce santea cui do lacrime e baci.

Dilavato nel tuo sangue, totalmente a te mi affido,queste tue sante manimi soccorrano, Cristo Gesù,nei pericoli estremi.

Al costatoGesù, Salve, sommo bene,troppo incline a perdonare?Quanto contratte ed arse crudel-mente sono le scarne membra tue

Orazione mistica alle membra di Cristo paziente e pendente dalla croceOpera attribuita a S. Bernardo di Chiaravalle.Traduzione di Mons. Giuseppe Centore

santa 7

sabato 8 aprile 2017 - Anno 8 n°14

sopra il bruciante legno della Croce!

Salve costato del (mio) Salvatorein cui una dolcezza melliflua si cela,e una forza d’amore si rivela,da cui sgorga la fonte di quel sangueche ogni cuore sordido dilava:

perdonami se a te m’avvicino, benché peccatore , o Signore:con vereconda frontevengo a te d’istinto per scandagliare queste tue ferite.

Salve, mite aperturada cui promana una sorgente pura,porta aperta e profondae farmaco salvifico,rosso più d’ogni rosa.

Vince l’aroma tuo quello del vino,allontana dall’aspide il velenoed è il bere da te, bere la vita:voi che siete assetati, qui venitee tu apri la tua dolce ferita.

Apriti, rossa piaga,e dal mio cuore lasciati sentiree fammi entrare in te,tutto in te penetrare,apriti a questo povero che bussa.

La bocca mia ti tocca,ardendo a me ti stringo,immergo in te il mio cuore,che si dà tutto a Tee tu traimi tutto in Te.

Quanto è dolce il tuo sapore, Gesù Cristo, a chi ti gusta, sopraffatto dal piaceregiunga a morte per amorenon amando altri che Te.

In questa cavità nascondimie nel profondo seppellisci il miocuore dove, nascosto, possa riscaldarsie senza temere alcuno in pace riposare.

Entri nel tuo fianco, Gesù,nell’ora della morte, l’anima mia, uscendo da me, corraverso di te,perché il truce leone non l’assalga,e accanto a te permanga.

Al pettoSalve, Dio, mia salvezza,Gesù dolce, amore mio.Salve, petto adorabile,da toccare tremando,

sede dell’Amore.

Ave, trono della Trinità,arca d’immensa carità,sostegno degli infermi,pace e riposo per gli affaticati,mensa degli umili.

Salve, Gesù, onorabile,degno che ti si cerchi,guarda me qui presente,ed infiammami, mentre mi avvicino,con una grazia che sommerga ilcuore.

Donami un cuore puro,contrito, ardente, pieno di pietà, una volontà domata, a te sempre conformata,piena d’ogni virtù.

Gesù dolce, buon pastore,di Dio Figlio e di Maria,nel magnanimo Tuo cuore la mia sordida nequiziatu, benigno Padre, lava.

Ave, specchio e splendoree Figlio dell’eccelso Dio,dai tuoi ricolmi scrigni,spargi prodigo i tuoi donisugli indigenti e sopra i desolati.

Dolce petto di Cristo Gesù,fa’, per tua grazia,ch’io divenga giusto e libero da colpe,non pensi che a Te, sempre, arsod’amore.

Te, abisso di Sapienza,lodano i cori angelici.Da te sgorgò quel succobevuto da Giovanni accanto a te re-cline:fa’ ch’io in te dimori.

Ave, fonte di bontà,corporalmente in te risiedela pienezza della divinità:dissolva il dono della tua saggezza la mia vanità.

Ave, vero tempio di Dio, ti prego: abbi pietà di me:tu, arca d’ogni bene,prezioso vaso, Dio di tutti noi,associami alla schiera degli eletti.

Al cuoreAve, cuore del Re Sovrano,lietamente ti saluto,abbracciarti mi diletta,e il mio cuore questo anela:che lo stimoli a parlare.

Da quale amore eri sopraffattoe da quale dolore stritolato,fino allo sfinimento,per volerti a noi donaree dalla morte liberarci?

Oh, quanto amara, quella morte,quanto crudele e avarach’entrata nella cella in cui vivela vita del mondo,divorò il tuo dolcissimo cuore!

Per la morte che hai sofferto,quando per me finisti,cuore amato del mio cuoreattira a te il mio affetto:è questo ciò che sopra tutto voglio.

Cuore dolce, predilettoraddrizza il mio cuore sviatoed indurito nella vanità;espulso ogni cupo rigore,rendilo pio e devoto.

Per l’intimo del mio cuorepeccatore e reo,trapassi l’amor Tuo,sicché, rapito, languaper la sua ferita .

Dischiuditi, dilatati, come rosa dal profumo squisito,fuso al mio cuoreintridilo, compenetralo. Che cosa mai chi t’ama può patire?

Veramente non sa che cosa fare, né come contenersi,né fissa misura all’amore,e di molte morti vorrebbe morirechiunque è vinto dall’amore.

Con la viva voce del cuore a te grido:dolce cuore, poiché ti amo,chinati sul mio cuore,perché possa a te unirsicon devoto affetto.

Viva sempre nel tuo amore, perché non lo sorprenda il sonno,ti preghi, pianga davanti a te,ti adori e ti onori,godendo di te in ogni tempo.

Sboccia, rosa del cuore,di mirabile profumo,degnati di dilatarti,fa’ che il mio cuore sospiri,arso dal desiderio.Fa’ che si unisca il cuore mio al tuoe con te, sia ferito, Gesù.Il cuore infatti si assimila al Cuore,se dai dardi degli insulti il cuore mio è trafitto.

Introduci nel tuo seno il miocuore,affinché ti sia vicinonel dolore gaudioso,bello con il deforme,che a stento lo contenga.

Qui riposi, qui dimori,ecco che già ti segue,vuole, assetato, ardere di te.Gesù, non contrariarlo,affinché pensi bene di te.

Al volto

del SignoreSalve, capo sanguinante,totalmente di spine coronato,ferito e sfigurato,dalla canna percossoed il volto di sputi imbrattato.

Salve tu, il cui dolce voltoinalterato e squallidoha mutato la sua bellezza,

quella che i cieli bramano, in pallore.

Ogni forza svanita, ogni vigore,non mi stupiscose ha il volto della morteche pende e viene meno,languido e disfatto.

Così trattato, così disprezzato così fatto morire per me,mostrati con amorevole aspetto, col volto luminosoad un così indegno peccatore.

In questa tua passione,riconoscimi, buon Pastore,dalla cui bocca ho succhiato il mielee, suprema letizia,attinto il dolce latte.

Non respingermi, reo,non disdegnarmi, indegno,mentre la morte incombe,reclina qui il tuo capo,poggialo sulle mie braccia.

Felice sarei d’essere unito a tenella tua santa passione,di morire con te su questa Croce;di morire, poiché l’adoro,sotto questa Croce.

Ti ringrazio, Gesù caro, per questa morte tua così amara.Tu che sei tanto clemente, o Dio pie-toso,fa’ ciò che ti chiede questo tuo inde-gno servo:ch’io non finisca senza te vicino.

E poiché è inevitabile morire,non mancarmi in quell’ora tre-menda,Gesù, subitamente corri, mio protettore,a liberarmi.

Quando mi ordinerai di partire,o Gesù caro, fa’ che io ti veda,o amante da abbracciare,mostrati a me dall’altodella Croce salvatrice.

98 speciale Quaresimasabato 8 aprile 2017 - Anno 8 n°14sabato 8 aprile 2017 - Anno 8 n°14

Foto in basso:Ingresso di Gesù a Gerusalemme

navata centrale, paretedestra, registro 3, scena 8

AS. Angelo in For-mis l’Ingresso diGesù a Gerusa-lemme (navatacentrale, parete

destra, registro 3, scena 8)segue uno stile iconograficotradizionale che ha comefonte biblica la narrazione si-nottica, arricchita dall’apo-crifo di Nicodemo, come iragazzi che stendono panniinnanzi a Cristo o l’arrampi-carsi sui palmizi. La scenaraffigura gli apostoli semprecon a capo Pietro, notasi lefalcature lineari delle vestiche ne indicano il movi-mento. Cristo è seduto al-l’orientale sull’asina, facendoil gesto della Parola con lamano destra, in quella sini-stra tiene il rotolo della

Legge. Presente un gruppo di ragazziche reggono in mano una palmacome segno di accoglienza. Il mar-cato colorito azzurro della scenacompreso lo sfondo e il vestiario deipersonaggi raffigurati vuole indicarela Gerusalemme celeste, così de-scritta dettagliatamente negli Attidegli Apostoli (cap. 21), mentre lestrutture architettoniche presenti in-dicano la Gerusalemme terrena. L’omino che si intravede arrampi-cato sull’albero delle palme spesso siassocia a Zaccheo sul sicomoro (Lc.19, 1 – 6), anche se questo a S. An-gelo è da escludere in quanto talescena è già raffigurata precedente-mente.

Il Vangelodipinto

Ingresso a Gerusalemme A CURA DI DON FRANCESCO DUONNOLO

- Quanto volete darmi perché io ve lo consegni? In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti edisse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta moneted’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù.- Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua? Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi cheprepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in cittàda un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei di-scepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.- Uno di voi mi tradiràVenuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico:uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a doman-dargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nelpiatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai aquell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fossemai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto».- Questo è il mio corpo; questo è il mio sangueOra, mentre mangiavano, Gesù prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e, mentre lodava ai discepoli, disse: «Prendete, mangiate: questo è il mio corpo». Poi prese il calice, resegrazie e lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza,che è versato per molti per il perdono dei peccati. Io vi dico che d’ora in poi non berrò diquesto frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi, nel regno del Padre mio».Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. - Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del greggeAllora Gesù disse loro: «Questa notte per tutti voi sarò motivo di scandalo. Sta scritto infatti:“Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge”. Ma, dopo che sarò risorto, viprecederò in Galilea». Pietro gli disse: «Se tutti si scandalizzeranno di te, io non mi scandalizzerò mai». Gli disseGesù: «In verità io ti dico: questa notte, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte».Pietro gli rispose: «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». Lo stesso disserotutti i discepoli.- Cominciò a provare tristezza e angosciaAllora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: «Sede-tevi qui, mentre io vado là a pregare». E, presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciòa provare tristezza e angoscia. E disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte; restate quie vegliate con me». Andò un poco più avanti, cadde faccia a terra e pregava, dicendo:«Padre mio, se è possibile, passi via da me questo calice! Però non come voglio io, ma comevuoi tu!». Poi venne dai discepoli e li trovò addormentati. E disse a Pietro: «Così, non siete stati capacidi vegliare con me una sola ora? Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione. Lo spiritoè pronto, ma la carne è debole». Si allontanò una seconda volta e pregò dicendo: «Padremio, se questo calice non può passare via senza che io lo beva, si compia la tua volontà». Poivenne e li trovò di nuovo addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti. Li lasciò, siallontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole. Poi si avvicinò ai di-scepoli e disse loro: «Dormite pure e riposatevi! Ecco, l’ora è vicina e il Figlio dell’uomo vieneconsegnato in mano ai peccatori. Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino».- Misero le mani addosso a Gesù e lo arrestaronoMentre ancora egli parlava, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una grande follacon spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti e dagli anziani del popolo. Il traditoreaveva dato loro un segno, dicendo: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!». Subito si avvicinòa Gesù e disse: «Salve, Rabbì!». E lo baciò. E Gesù gli disse: «Amico, per questo sei qui!». Al-lora si fecero avanti, misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono. Ed ecco, uno di quelliche erano con Gesù impugnò la spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote,staccandogli un orecchio. Allora Gesù gli disse: «Rimetti la tua spada al suo posto, perchétutti quelli che prendono la spada, di spada moriranno. O credi che io non possa pregare ilPadre mio, che metterebbe subito a mia disposizione più di dodici legioni di angeli? Ma al-lora come si compirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?». In quellostesso momento Gesù disse alla folla: «Come se fossi un ladro siete venuti a prendermi conspade e bastoni. Ogni giorno sedevo nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. Matutto questo è avvenuto perché si compissero le Scritture dei profeti». Allora tutti i discepolilo abbandonarono e fuggirono.- Vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della PotenzaQuelli che avevano arrestato Gesù lo condussero dal sommo sacerdote Caifa, presso ilquale si erano riuniti gli scribi e gli anziani. Pietro intanto lo aveva seguito, da lontano, fino alpalazzo del sommo sacerdote; entrò e stava seduto fra i servi, per vedere come sarebbe an-data a finire.I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una falsa testimonianza contro Gesù, permetterlo a morte; ma non la trovarono, sebbene si fossero presentati molti falsi testimoni.Finalmente se ne presentarono due, che affermarono: «Costui ha dichiarato: “Posso di-struggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni”». Il sommo sacerdote si alzò e gli disse:«Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». Ma Gesù taceva. Allorail sommo sacerdote gli disse: «Ti scongiuro, per il Dio vivente, di dirci se sei tu il Cristo, il Fi-glio di Dio». «Tu l’hai detto – gli rispose Gesù –; anzi io vi dico: d’ora innanzi vedrete il Figliodell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire sulle nubi del cielo».Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: «Ha bestemmiato! Che bisogno ab-biamo ancora di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». E quelli ri-sposero: «È reo di morte!». Allora gli sputarono in faccia e lo percossero; altri loschiaffeggiarono, dicendo: «Fa’ il profeta per noi, Cristo! Chi è che ti ha colpito?».- Prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre voltePietro intanto se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una giovane serva gli si avvicinò e disse:«Anche tu eri con Gesù, il Galileo!». Ma egli negò davanti a tutti dicendo: «Non capisco checosa dici». Mentre usciva verso l’atrio, lo vide un’altra serva e disse ai presenti: «Costui eracon Gesù, il Nazareno». Ma egli negò di nuovo, giurando: «Non conosco quell’uomo!».Dopo un poco, i presenti si avvicinarono e dissero a Pietro: «È vero, anche tu sei uno di loro:infatti il tuo accento ti tradisce!». Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conoscoquell’uomo!». E subito un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola di Gesù, che avevadetto: «Prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». E, uscito fuori, pianse amara-mente.- Consegnarono Gesù al governatore Pilato

Venuto il mattino, tutti i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio controGesù per farlo morire. Poi lo misero in catene, lo condussero via e lo consegnarono al gover-natore Pilato.Allora Giuda – colui che lo tradì –, vedendo che Gesù era stato condannato, preso dal ri-morso, riportò le trenta monete d’argento ai capi dei sacerdoti e agli anziani, dicendo: «Hopeccato, perché ho tradito sangue innocente». Ma quelli dissero: «A noi che importa? Pen-saci tu!». Egli allora, gettate le monete d’argento nel tempio, si allontanò e andò a impiccarsi.I capi dei sacerdoti, raccolte le monete, dissero: «Non è lecito metterle nel tesoro, perchésono prezzo di sangue». Tenuto consiglio, comprarono con esse il “Campo del vasaio” per lasepoltura degli stranieri. Perciò quel campo fu chiamato “Campo di sangue” fino al giornod’oggi. Allora si compì quanto era stato detto per mezzo del profeta Geremia: «E preserotrenta monete d’argento, il prezzo di colui che a tal prezzo fu valutato dai figli d’Israele, e lediedero per il campo del vasaio, come mi aveva ordinato il Signore».- Sei tu il re dei Giudei? Gesù intanto comparve davanti al governatore, e il governatore lo interrogò dicendo: «Sei tuil re dei Giudei?». Gesù rispose: «Tu lo dici». E mentre i capi dei sacerdoti e gli anziani lo ac-cusavano, non rispose nulla. Allora Pilato gli disse: «Non senti quante testimonianze portano contro di te?». Ma non glirispose neanche una parola, tanto che il governatore rimase assai stupito. A ogni festa, il go-vernatore era solito rimettere in libertà per la folla un carcerato, a loro scelta. In quel mo-mento avevano un carcerato famoso, di nome Barabba. Perciò, alla gente che si eraradunata, Pilato disse: «Chi volete che io rimetta in libertà per voi: Barabba o Gesù, chia-mato Cristo?». Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia.Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: «Non avere a che fare con quelgiusto, perché oggi, in sogno, sono stata molto turbata per causa sua». Ma i capi dei sacer-doti e gli anziani persuasero la folla a chiedere Barabba e a far morire Gesù. Allora il gover-natore domandò loro: «Di questi due, chi volete che io rimetta in libertà per voi?». Quellirisposero: «Barabba!». Chiese loro Pilato: «Ma allora, che farò di Gesù, chiamato Cristo?».Tutti risposero: «Sia crocifisso!». Ed egli disse: «Ma che male ha fatto?». Essi allora gridavanopiù forte: «Sia crocifisso!».Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto aumentava, prese dell’acqua e si lavòle mani davanti alla folla, dicendo: «Non sono responsabile di questo sangue. Pensatecivoi!». E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli». Allora rimisein libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse croci-fisso.- Salve, re dei Giudei! Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tuttala truppa. Lo spogliarono, gli fecero indossare un mantello scarlatto, intrecciarono una co-rona di spine, gliela posero sul capo e gli misero una canna nella mano destra. Poi, inginoc-chiandosi davanti a lui, lo deridevano: «Salve, re dei Giudei!». Sputandogli addosso, glitolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. Dopo averlo deriso, lo spogliarono delmantello e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero via per crocifiggerlo. - Insieme a lui vennero crocifissi due ladroniMentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero aportare la sua croce. Giunti al luogo detto Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», gli die-dero da bere vino mescolato con fiele. Egli lo assaggiò, ma non ne volle bere. Dopo averlocrocifisso, si divisero le sue vesti, tirandole a sorte. Poi, seduti, gli facevano la guardia. Al disopra del suo capo posero il motivo scritto della sua condanna: «Costui è Gesù, il re dei Giu-dei». Insieme a lui vennero crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra.- Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce! Quelli che passavano di lì lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Tu, che distruggi iltempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi dallacroce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi e gli anziani, facendosi beffe di lui dice-vano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! È il re d’Israele; scenda ora dalla croce ecrederemo in lui. Ha confidato in Dio; lo liberi lui, ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti:“Sono Figlio di Dio”!». Anche i ladroni crocifissi con lui lo insultavano allo stesso modo.- Elì, Elì, lemà sabactàni? A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Verso le tre, Gesùgridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi haiabbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Costui chiama Elia». E su-bito uno di loro corse a prendere una spugna, la inzuppò di aceto, la fissò su una canna e glidava da bere. Gli altri dicevano: «Lascia! Vediamo se viene Elia a salvarlo!». Ma Gesù dinuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito.(Qui si genuflette e si fa una breve pausa) Ed ecco, il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce sispezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi, che erano morti, risuscitarono.Uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero amolti. Il centurione, e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, alla vista del terremoto edi quello che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: «Davvero costui era Fi-glio di Dio!».Vi erano là anche molte donne, che osservavano da lontano; esse avevano seguito Gesùdalla Galilea per servirlo. Tra queste c’erano Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo edi Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedèo.- Giuseppe prese il corpo di Gesù e lo depose nel suo sepolcro nuovoVenuta la sera, giunse un uomo ricco, di Arimatèa, chiamato Giuseppe; anche lui era diven-tato discepolo di Gesù. Questi si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato allora or-dinò che gli fosse consegnato. Giuseppe prese il corpo, lo avvolse in un lenzuolo pulito e lodepose nel suo sepolcro nuovo, che si era fatto scavare nella roccia; rotolata poi una grandepietra all’entrata del sepolcro, se ne andò. Lì, sedute di fronte alla tomba, c’erano Maria diMàgdala e l’altra Maria.- Avete le guardie: andate e assicurate la sorveglianza come meglio credeteIl giorno seguente, quello dopo la Parascève, si riunirono presso Pilato i capi dei sacerdoti e ifarisei, dicendo: «Signore, ci siamo ricordati che quell’impostore, mentre era vivo, disse:“Dopo tre giorni risorgerò”. Ordina dunque che la tomba venga vigilata fino al terzo giorno,perché non arrivino i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: “È risorto dai morti”.Così quest’ultima impostura sarebbe peggiore della prima!». Pilato disse loro: «Avete leguardie: andate e assicurate la sorveglianza come meglio credete». Essi andarono e, perrendere sicura la tomba, sigillarono la pietra e vi lasciarono le guardie.

Passione di nostro Signore Gesù Cristo

contrario esse sono untempo in cui con fede ilcredente si concentra ariflettere sul mistero dellasalvezza: la Pasqua di

Cristo, la sua Passione, lamorte in croce, la suagloriosa Risurrezione eAscensione al cielo e l’inviodello Spirito santo aicredenti. Direttaconseguenza di ciò è ilmodo in cui un credente

esprime la sua fede in Gesùmorto, risorto ed asceso alcielo: attraverso una vitagiusta che sappiaesprimere la novitàfondamentale nella vita delcredente: il battesimo cherende il cristiano figlio diDio. Lungo tutto ilcammino quaresimale ilcredente riflette sul propriobattesimo, questariflessione culmina nellanotte di Pasqua, notte santain cui Cristo vince letenebre della morte e con lasua risurrezione ridonasperanza. La vita nuova e lasperanza di Pasqua donateal cristiano mediante ilbattesimo, vengono

rinvigorite dalla memoria epresa di coscienza dellarealtà del propriobattesimo. Ogni domenica,Pasqua del Signore, e inogni veglia pasquale nelricordo della risurrezionedi Cristo, il credente puòrinnovare le propriepromesse battesimaliesprimendo così lacoscienza e il desiderio dimanifestare al mondo lapropria vita da figlio di Diotestimoniando unasperanza che vienedall’amore di Dio riversatonel cuore dei credenti: loSpirito santo (cfr. Rom 5, 5).

Due aspettidivengonofondamentali peril cristiano chevoglia capire e

vivere la Quaresima secondo leintenzioni e la spiritualità dellaChiesa universale di Dio: 1. Vivere la Quaresima cometempo di preparazione allaVeglia pasquale in cui si famemoria liturgica della Pasquadi Gesù, evento di salvezza dicui ogni Domenica èmemoriale; 2.Vivere gli effetti della Pasquasui credenti attraverso isacramenti dell’iniziazionecristiana, di cui il battesimo è

inizio, un inizio che nella nottedi Pasqua divienefondamentale ricordare erivivere per il profondo legameche c’è tra la Risurrezione diGesù e il nostro Battesimo. Durante la Quaresima ildigiuno, che ricorda il primatodi Dio nella vita del cristiano,l’elemosina, che ricorda laProvvidenza di Dio verso le suecreature; e la preghiera ancheattraverso un ascolto assiduo epiù frequente della Parola diDio, insieme ad altre praticheindividuali come penitenzefisiche e spirituali, promessevotive, rinunce e “fioretti” nonpossono essere gestidevozionali per ottenerequalcosa da Dio nel bisogno, al

Mt 26,14- 27,66

I Vangeli del tempo di Quaresima spiegati attraverso gli affreschi

della Basilica di Sant’Angelo in Formis

La Quaresima in vista della PasquaDI DI DON SALVATORE SCARDICCHIO

Rivivere per il profondo

legame che c’è tra

la Risurrezione di Gesù

e il nostro Battesimo

Il 7 aprile si celebra la 67˚ Giornata mondiale della Salute. La data ri-corda la fondazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, OMS,l’agenzia speciale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per la salute,avvenuta il 7 aprile del 1948. L’obiettivo è sempre stato“quello di co-struire un futuro migliore, più sano per la gente di tutto il mondo”, dal

sito www.who.it. Ecco perché, ogni anno, per la Giornata viene scelto un temaspecifico, un’occasione per promuovere a livello globale la sensibilizzazionesu argomenti cruciali di salute pubblica di interesse della comunità interna-zionale, e lanciare programmi a lungo termine sugli argomenti al centro del-

l’attenzione. Per il 2017, l’OMS ha deciso di puntare l’attenzione sulla depres-sione e per la Giornataha scelto lo slogan “Depressione: parliamone”. Dai dati

dell’agenzia dell’ONU, “la depressione è la principale causa di malattie e di-

sabilità nel mondo. Secondo le ultime stime più di 300 milioni di persone vi-

vono con la depressione, con un incremento di oltre il 18% tra il 2005 e il 2015”.Può colpire tutti, ma può essere prevenuta e trattata. Campanelli d’allarme diquesta patologia insidiosa sono “una tristezza persistente e una perdita di in-

teresse nelle attività che le persone normalmente godono, accompagnato da

un’incapacità di svolgere le attività quotidiane, per 14 giorni o più”. Accompa-gnati da: perdita di energia; cambiamento di appetito; dorme più o meno;ansia; concentrazione ridotta; indecisione; irrequietezza; senso di inutilità;senso di colpa, o di disperazione; e pensieri di autolesionismo o suicidio.L’obiettivo della Campagna è che più persone con depressione, ovunque nelmondo, cerchino e ottengano aiuto per ritrovare una vita sana e produttiva.Parlarne “è spesso il primo passo verso il trattamento e il recupero”, ha detto ildottor Saxena, direttore del Dipartimento di Salute Mentale e Abuso di so-stanze presso l’OMS. Ma aiuta anche a abbattere lo stigma che circonda i ma-

lati. “Una migliore comprensione della depressione e come può essere trattataè solo l’inizio. Ciò che deve seguire è l’avere servizi di salute mentale accessibilia tutti, anche alle popolazioni più remote del mondo”. Perciò diviene fonda-mentale investire in supporto e cure. Paradossalmente, il non farlo risulta piùcostoso. Un approccio ritardato al problema costa ai governi spese sanitarie eassistenziali molto alte, più di quello che costerebbero i programmi di pre-venzione.

10 attualitàsabato 8 aprile 2017 - Anno 8 n°14

Un uomo dall’umanità immensa. A 50 annidalla sua scomparsa, una Laurea ad honorem indiscipline dello spettacolo alla memoria a Totò.

Antonio de Curtis, un grande artista il principedella risata, ha unito il paese da Nord a Sud rac-

contando l’Italia vera, consolando ricchi e po-veri. Il riconoscimento alla Federico II di

Napoli, in presenza della nipote Elena, il sin-daco de Magistris, Renzo Arbore, il ministro per

i Beni culturali Dario Franceschini, e il governa-tore della Regione. Un premio doveroso per unagrande personalità del mondo, lui era cultura

teatro e spettacolo. Ma chi era quest’uomo? Era

un attore, un commediografo, un paroliere, unosceneggiatore. Ed anche un poeta. Il teatro, il ci-

nema e la televisione sono stati la sua vita, lavo-rando con i più grandi protagonisti dello

spettacolo italiano. Il comico italiano è stato ri-

valutato però dopo la sua morte. Nacque a Na-poli, nel rione Sanità da una relazione clande-stina di Anna Clemente con Giuseppe de Curtische non volle riconoscerlo, ma che in seguito

regolarizzò la situazione sposando anche lamadre. Crebbe un po’ in solitudine e in condi-

zioni non proprio semplici ma sin da piccolomostrava una propensione alla recitazione. I

suoi esordi non furono affatto facili e spesso ilsuo lavoro veniva pagato con poche monete, ma

quando poi ottenne il successo riuscì anche a ri-farsi del tutto il guardaroba teatrale cosa a cui

teneva molto come le basette alla Rodolfo Va-lentino. Fu uno sciupafem-mene accompagnato sempre

da belle donne. Infatti prima

di iniziare uno spettacolo

sbirciava tra il pubblico perscorgere una dama a cui de-

dicare lo spettacolo e il piùdelle volte veniva raggiunto

poi in camerino. Un uomodalla carità grande, donò

tanti suoi beni al prossimo, sidedicò ai bambini orfanelli,alle persone disagiate e

anche agli animali abbando-nati. Quando negli anni fu

colpito da cecità dovette ab-bandonare il teatro. Il 15 aprile del ‘67 si spense.

Un clown meraviglioso, un poeta popolare e ec-cezionale esperto nell’arte di arrangiarsi. E poi

… Signori si nasce e io modestamente lo nacqui.Alcune frasi celebri:

“Perdere chi non conosce rispetto è un grandis-simo guadagno”. “O ver ricco nun è chill che tene

le tasche piene e denaro … ma è chill umile còcore nobile”. “L’educazione è come una camicia

bianca non passa mai di moda”. E come disseTotò, “quello che vuoi per me io lo auguro a te!”.

Una grandepersonalitàdel mondo

DI ANNAMARIA MEDUGNO

Totò

“Depressione:parliamone”

GIORNATA MONDIALE DELLA SALUTE..

Una patologia insidiosa che può essere prevenuta e trattata

DI ORSOLA TREPPICCIONE

istruzione 11

sabato 8 aprile 2017 - Anno 8 n°14

FORMAZIONE Il prof. Accardo conclude i 4 incontri

Dialogo e responsabilità

dei contenuti, strategie e tecniche didatti-che, valutazione. Ed allora: l’analisi dei bi-sogni, momento aprioristico di qualsiasiprogettazione formativa, non può nontener conto del territorio. In questo sensole indicazioni offerte dal prof. Accardo sonoassolutamente utili in quanto, anche difronte a difficoltà artatamente normativeche andassero contro la celebrazione di unfatto religioso (Il Natale, la Pasqua) ascuola, esse cadranno da sole di fronte alfatto che la scuola intraveda nella parroc-chia un soggetto partner nell’importantesfida educativa che coinvolge proprio tuttiin una società complessa, globale e liquida.Il prof. Accardo ha così illustrato l’articola-zione delle Unità di Apprendimento decli-nate sul versante celebrativo e attuale di unevento forte del calendario liturgico ed hariferito, facendo appello alla personaleesperienza, le modalità in cui si è articolatoil progetto S.T.A.R.T. (Storia, Arte, Religionee Territorio: beni Culturali) indirizzato allaformazione dei docenti sulla storia, l’arte ela cultura della Città, e territorio circo-stante con lezioni laboratoriali sul campo,in orario pomeridiano, nonché il progettoLilliput e Gulliver. Dal locale al globale an-

data e ritorno. Educare alla glocalità, perl’educazione interculturale, per il dialogo,la solidarietà e nuovi stili di vita, svoltod’intesa con i padri comboniani. Dunque,formazione dei docenti che tengono uncorso di aggiornamento nel territorio e sco-prono anche il valore artistico di significa-tive presenze cristiane, formazione deglialunni alla bellezza del creato e dell’am-biente, ed educazione al dialogo e al con-fronto con gli altri. E’, dunque, chiaro che selo stile è questo, se cade ogni barriera di se-paratezza e di conflitto, l’organizzazionedelle Celebrazione Eucaristica per la Pa-squa appare un evento scontato, un ap-prodo naturale che non confligge con leideologie e la barriere di sorta. Su tutto ciò,l’articolazione delle UdA, correntementeimpiegate dagli IdR; sulle quali sono svi-luppati i laboratori, che hanno ipotizzato losvolgimento di percorso multidisciplinarein cui sono state individuate conoscenze,competenze, abilità, metodologie, tempi ealgoritmi e momenti valutativi di espe-rienze didattiche in cui l’evento religiosocelebrato trova naturale collocazione.Esperienza formidabile ed entusiasmante,quella proposta dal prof. Accardo, che haposto al centro il valore del dialogo e dellaresponsabilità educativa che non investesolo la scuola, ma tutte le agenzie e le pre-senze operanti sul territorio. Una linea, ov-viamente, impegnativa anche per gli IdR diCapua.

Giunti al termine del corsodi aggiornamento per gliIdR dell’Arcidiocesi diCapua, epilogo più produt-tivo non poteva esservi se

non con la disponibilità di alcune indi-cazioni operative circa l’elaborazionedelle unità apprendimento declinate nelfar propri i momenti forti del calendarioliturgico, così da creare una sinergia vir-tuosa tra scuola e chiesa.Il tema è stato affrontato in modo esau-stivo e chiarissimo dal prof. FrancescoAccardo che si è proposto proprio di of-frire delle linee guida per le UdA. Tra le prime riflessioni emerse vi èquella che tutto debba partire dalla ela-borazione del Piano Triennale dell’Of-ferta Formativa che presenta i bisognieducativi della scuola, le strategie e le ri-sorse messe in campo alla luce delle esi-genze che il territorio evidenzia. Delresto “ai fini della predisposizione delpiano, il dirigente scolastico promuove inecessari rapporti con gli enti locali econ le diverse realtà istituzionali, cultu-rali, sociali ed economiche operanti nelterritorio; tiene altresì conto delle pro-poste e dei pareri formulati dagli organi-smi e dalle associazioni dei genitori e,per le scuole secondarie di secondogrado, degli studenti».(c,14/5L.107/2015). Come dire: la scuola nellesue scelte non può essere sola, è un sog-getto innestato in una realtà di relazionee di rapporti, di scambio e di intercon-nessioni rispetto alle quali deve dialo-gare e mettere in atto la strategiadell’ascolto. Se la scuola apprende, dun-que, dal confronto con il territorio, è evi-dente che non possa evitare quello conla comunità ecclesiale e parrocchiale,che è portatrice di sensibilità educativa,di impegno formativo e di testimonianzastorica della sua presenza in quel territo-rio. Ebbene, per il prof. Accardo, lachiave di volta è tutta qui: avviare sindalla formulazione del PTOF un dialogofecondo e significativo con la scuola, allaquale segnalare le risorse di cui si di-spone ed – eventualmente – renderle ac-cessibili, unitamente alla fruibilitàdell’immenso patrimonio storico-arti-stico, archeologico, situato presso i luo-ghi di culto o altrove. Del resto, tutto ilquadro normativo degli ultimi anni hadeclinato la programmazione in proget-tazione e, dunque, si muove verso que-sta direzione. Il curricolo nasce dallaprogettazione e si articola, secondo glistudiosi del settore, in analisi dei biso-gni, definizione degli obiettivi, struttura

DI GIAMMICHELE ABBATE L’ultimo corso dia g g i o r n a -mento/forma-zione per gliIdR, promosso

dall’ Ufficio Scuola Dioce-sano di Capua e in collabo-razione con l’ISSR “S.Roberto Bellarmino” diCapua, si è articolato inquattro incontri/laborato-rio. Altissima è stata la fre-quenza registrata e l’impor-tanza e utilità dell’offertadelle nuove possibilità pro-gettuali presentate, da rea-lizzare nelle proprieistituzioni scolastiche. A partire dall’8 marzo 2017,tali incontri si sono susse-guiti secondo un ricco ven-taglio argomentativo:-con il Prof. Pasquale Giu-

stiniani, relatore dellaprima giornata, c’è stata unaintroduzione al senso delcorso e alla progettazionedidattica, con riflessioneparticolare sulle compe-

tenze chiave europee, pro-prie dell’apprendimentopermanente (comunica-zione nella madrelingua,nelle lingue straniere, com-petenza digitale e matema-tica, scientifica etecnologica) e sulle compe-

tenze di cittadinanza (im-parare ad imparare,progettare, comunicare,collaborare e partecipare,risolvere i problemi...). Tra-mite l’elaborazione di mate-riali per la progettazione eproposte curriculari, talicompetenze sono state cor-relate a traguardi scolasticiprecisi, considerati per or-dine di scuola.-il 15 marzo, il Prof. Pietro

Boccia ha presentato lelinee guida per una proget-tazione per competenza,sottolineando la necessitàdi appropriazione - da partedei docenti - di una didat-tica generale, prima ancoradi una didattica per com-

petenza. Il relatore ha gui-dato i presenti in unlaboratorio di elaborazione,per la finale presentazionedi una bozza di curricolo -documento di progetta-zione per competenze - conla fissazione di traguardi da

raggiungere nel primo e se-condo ciclo d’istruzione.Punti fondamentali sonostate le modalità di appro-fondimento dei principalibrani evangelici riguardantiil Natale e la considerazionedei principali riti, gesti esimboli del Natale. -il 22 marzo, c’è stato l’in-

contro relazionato dalla

Prof.ssa Brunella De

Carlo, divenuto occasionedi socializzazione fra le di-verse esperienze d’insegna-mento dei docenti di IRC diCapua, un confronto apertosu punti precisi d’interessedella Buona Scuola (pro-getti e attività multimediali,digitalizzazione della pro-gettazione didattica, educa-zione alla giustacelebrazione della festa deiSanti e riflessioni sulla diffu-sione di rilevanza dellanotte di Halloween, attivitàartistiche, musicali, scola-stiche ed extrascolastiche).Grazie alla produzione gui-data, si è arrivati a progetta-zioni di percorsi didattici ededucativi, proposte di cultodei defunti, per il recuperodi una cristiana concezionedella morte e vita eterna,tramite approcci comunica-tivi necessitanti di ausiliomultimediale.-il 29 marzo, il Prof. Ac-

cardo ha concluso il pre-sente corso, con latrattazione delle diversepossibilità di manifesta-zione di fede all’interno delcurricolo scolastico, con ilfine di giusta e specificaprogettazione didattico-educativa della ReligioneCattolica. Il laboratorio diquest’ultima giornata èstato finalizzato all’elabora-zione di tali percorsi, con at-tenzione alle modalità diorganizzazione di PrecettoPasquale, risorse formativee pratiche educative, consi-derando necessariamentela connessione fra antropo-logia e contesto sociale eculturale.Come sempre, e quest’annoancor di più, il corso di for-mazione ha lasciato segnodella sua validità, attualità econtestualizzazione.

Validità, attualità e contestualizzazioneDI CATERINA PIANTIERI

Concluso il recente corso di aggiornamento e formazione per gli Insegnati di Religione

12 famigliasabato 8 aprile 2017 - Anno 8 n°14

Ha ragione papaF r a n c e s c oquando diceche AmorisLaetitia va

letta molto lentamente. A di-spetto di un linguaggio troppovelocemente definito dai piùcome semplice ed abbordabile

può capitare di imbattersi inperiodi molto densi. Siprenda, ad esempio, questobrano che si trova al n. 121:«Il matrimonio è segno pre-zioso, perché “quando unuomo e una donna celebranoil sacramento del Matrimonio,Dio, per così dire, si “rispec-chia” in essi, imprime in loroi propri lineamenti e il carat-

tere indelebile del suo amore.Il matrimonio è l’icona del-l’amore di Dio per noi. AncheDio, infatti, è comunione: letre Persone del Padre, del Fi-glio e dello Spirito Santo vi-vono da sempre e per semprein unità perfetta. Ed è proprioquesto il mistero del Matri-monio: Dio fa dei due sposiuna sola esistenza”». In pocherighe troviamo una sventa-gliata notevole di temi ed am-biti. Molto si potrebbe diresulla famiglia “segno” (e nonsimbolo). Ci colpisce invecela definizione di famigliacome icona. Come tutti sa-pranno, le icone sono un ge-nere di pittura a temareligioso diffusosi a partiredal III, IV secolo dopo Cristo,in un periodo di crisi per lacristianità d’oriente. La crisiera dovuta essenzialmenteall’ingresso di elementi mon-dani nella fede cristiana. Co-munemente collegata alleChiese orientali, un’icona èun’immagine sacra dipinta sulegno davanti alla quale i cre-denti pregano. Per capirne ilsenso bisogna tornare alle ori-gini. La profonda crisi spiri-tuale portò i credenti ad

astrarre i temi della loro fedeper far prevalere la dimen-sione contemplativa visiona-ria: vera realtà fu considerataallora quella invisibile allosguardo corporeo. Per questol’iconografia schematizza leforme, annulla i volumi, ilpeso, la profondità, le ombre,predilige la disposizione sim-metrica, dispone le figure suun unico piano, sceglie la rap-presentazione frontale, insistesugli sguardi. In altri termini,suggerisce la “visione inte-riore” degli “occhi dello spi-rito”. Molti secoli dopo, lasaggezza del Piccolo Principeavrebbe riassunto questo pen-siero nella massima secondola quale “l’essenziale è invisi-bile agli occhi”. L’iconaspinge lo sguardo interiore al-dilà dell’apparenza nella es-senza più profonda dellarealtà. Per questo il SantoPadre aveva detto al n. 59 che«Non si può neppure com-prendere pienamente il mi-stero della famiglia cristianase non alla luce dell’infinitoamore del Padre, che si è ma-nifestato in Cristo, il quale siè donato sino alla fine ed èvivo in mezzo a noi». Cosa

vuole dire papa Francesco, al-lora, definendo la famiglia“icona” dell’amore di Dio? Sestiamo al significato dei ter-mini e alla storia appena trat-teggiata, vuole dire che lafamiglia è l’amore di Dio Tri-nità in azione nel mondo eche, così come ci si inginoc-chia davanti ad un’icona, bi-sognerebbe farlo davanti aduna coppia consacrata dal sa-cramento del matrimonio.Come cambierebbe la Chiesase questa semplice ma rivolu-zionaria idea magisterialefosse applicata nelle nostreparrocchie? In fondo anche ilnostro è un tempo di crisi perla cristianità. Forse per questopapa Francesco invita ad an-dare oltre le parvenze terreneed umane della famiglia: essaè innanzitutto opera di Dio alui finalizzata. Via di santifi-cazione che vedrà la propriarealizzazione al di là delmondo, in Dio. Sbagliano,quindi, coloro che ne vo-gliono fare una semplice que-stione di regole umane.

Supponiamo di aver imboccato un per-corso di preparazione al matrimonioricco di giovani che, partiti da un “natu-rale” disappunto verso la Chiesa e le“cose” di Dio, un poco per volta, stupiti

dall’accoglienza ricevuta e dai contenuti degli in-contri che non si sono mostrati per nulla pesanti obigotti e anzi hanno fatto loro scoprire orizzontinuovi verso cui il loro amore e la loro storia potessedirigersi, supponiamo che questi giovani, in questainsperata situazione, di ritorno dal viaggio dinozze, dopo aver accolto il kerigma in maniera nondel tutta priva di convinzione, si presentino in par-rocchia, dal parroco o dalla coppia che li ha seguitie chiedano: “E ora? Ci è piaciuto, vorremmo con-tinuare”. Supponiamo che capiti tutto ciò (potrebbeanche accadere): cosa possiamo offrire loro? È unasituazione, purtroppo, rarissima e lo sanno bene ivescovi campani che, nel loro documento “Lineeguida per la recezione della Amoris Laetita”, il do-cumento redatto per una lettura comune dell’esor-tazione apostolica post-sinodale di papa Francescoche stiamo commentando da qualche settimana,pongono la questione con chiarezza: “Si rende in-dispensabile accompagnare gli sposi nei primianni di vita matrimoniale. Nello stesso tempo bi-sogna valorizzare le occasioni nelle quali si pos-sono incontrare le coppie di sposi giovani che sisono allontanate: «Mi riferisco, ad esempio, al Bat-tesimo di un figlio, alla Prima Comunione, oquando partecipano ad un Funerale o al Matrimo-nio di un parente o di un amico… Un’altra via di av-vicinamento è la benedizione delle case, o la visitadi un’immagine della Vergine…» (230). La linea èchiara: accompagnare i giovani che si lasciano ac-compagnare e avvicinare quelli che invece non ne

vogliono sapere. La vita è prodiga di occasioni perfare tutto ciò e i vescovi, citando papa Francesco,fanno un approssimativo elenco di situazioni. Loscopo è, se hanno una vita di fede, riallacciarli allacomunità e, se invece non ancora non si sono in-camminati sulla sequela di Cristo, annunciarglielo.Il “come” è la grande incognita. I nostri vescovipropongono di promuovere “la nascita dei gruppidi famiglie e accompagnarli con un cammino orga-nico di preghiera, di catechesi e di condivisione”.Cammino organico di preghiera, di catechesi econdivisione, ecco la ricetta. Non incontri estem-poranei lasciati all’inventiva di qualche persona dibuona volontà, ma cammini strutturati di cate-chesi. Quando Papa Francesco invita le famiglie acamminare forse si riferisce a questo. Come for-mare un gruppo famiglia? L’esperienza ci suggeri-sce che non esista una ricetta che possa valere perle diverse situazioni. Ciò che va bene nella parroc-chia x non vale nella parrocchia y. Addirittura nellastessa parrocchia potrebbero essere necessariemodalità diverse di incontri. Una cosa è certa: de-vono prendervi parte marito e moglie. Il classicoincontro (magari anche di preghiera) per singoli

(anche se coniugi) che intraprendono da soli(senza il compagno) un qualsiasi cammino nelquale non si metta a tema l’essere coppia e famigliaalla luce di Cristo e del suo Vangelo non va bene.Non va nella direzione che indicano i vescovi ed ilpapa. Bisogna ragionare in termini di “una caro” sesi vuole rendere la Chiesa a misura di famiglie. Perfare ciò occorre formazione e i nostri vescovi lo ri-badiscono citando ancora Amoris Laetitia: “Nel-l’Esortazione il Papa aveva evidenziato con forza lanecessità della formazione sia dei ministri ordinatisia dei seminaristi sia degli operatori laici di pasto-rale familiare: «…necessità di una “formazione piùadeguata per i presbiteri, i diaconi, i religiosi e le re-ligiose, per i catechisti e gli altri operatori pastorali.(…) ai ministri ordinati manca spesso una forma-zione adeguata per trattare i complessi problemi at-tuali della famiglia» (202). «I seminaristi dovrebbero accedere ad una forma-zione più ampia sul fidanzamento e sul matrimonioe non solo alla dottrina. (…) è importante che le fa-miglie accompagnino tutto il processo del seminarioe del sacerdozio» (203). Qui si apre un altro capitoloimportante.

I primi anni: imparare a camminare

DI ASSUNTA SCIALDONE

Dove vedere Dio?

Si fa presto a dire gruppo famiglia

DI PIERO DEL BENE

L’icona

13foraniesabato 8 aprile 2017 - Anno 8 n°14

Come di consueto, anche quest’anno, la Setti-mana dello Studente ha trovato spazio all’in-terno dell’Istituto liceale “S. Pizzi” di Capua dal27 Marzo al 30 Marzo 2017. Il dirigente scola-stico Enrico Carafa si è dimostrato molto entusia-sta dei numerosi eventi che hanno avuto luogoall’interno del suo Istituto durante questa setti-mana. Durante i primi tre giorni della settimana,docenti e studenti hanno partecipato attivamenteall’organizzazione di lezioni a diverso sfondo te-matico: “Europa e Italia”, “Filosofia della StreetArt”, “Terra dei fuochi”. Gli alunni interessati sisono impegnati al massimo delle loro compe-tenze al fine di coinvolgere il maggior numero dipersone all’interno delle loro lezioni, sulla cuiscena vi sono state tematiche territoriali partico-larmente sensibili. A coronamento del percorsodidattico intrapreso, il giorno 30 Marzo, durantel’assemblea d’istituto, gli alunni hanno ridato vitaad un evento unico. Interamente organizzatodalla Prof.ssa Caputo, lo “Stand gastronomico”che da alcuni anni, ha un obbiettivo puntale: lasolidarietà. Gli alunni hanno provveduto autono-mamente a procurare pietanze culinarie del terri-

torio con ungrande aiutoprovenientedalle famiglieche, in que-sta occa-sione, hannoribadito illoro spirito diimpegno inuna lottacontro la po-vertà e l’abbandono. La coordinatrice del validis-simo evento ha curato, per oltre un mese l’interaorganizzazione con estrema serietà ed orgoglioper un atto di solidarietà che rende onore ad ognisingolo partecipante. Gli alunni, a tal proposito,hanno affermato che questa non è stata una sem-plice “Settimana dello Studente” dedicata esclu-sivamente al valore di ogni singolo scolaro, maanche alla volontà di agire in ambito sociale e dilasciare un’impronta. Il ricavato, di circa 1300euro, è stato devoluto alla parrocchia di DonDelio a Casal di Principe che è sempre stata sti-

mata per l’enorme solidarietà verso il prossimo.Questo risultato attesta l’enorme successo ri-scosso dalla società intera, che, in questi anni, hacontribuito alla sensibilizzazione di ogni singoloindividuo. Don Delio ha di recente affermato eraccomandato di non fermarsi a vittorie comequeste, ed è questo il motivo per cui, durante ilTempo Pasquale, tutte le famiglie hanno nuova-mente deciso di celebrare il periodo donandodelle uova di Pasqua. Tutto ciò ribadisce l’enormeimpegno intrapreso da giovani e non, l’enormevolontà di agire nel sociale con eccellenti risul-tati.

Sabato 1 aprile è calato il sipario sulla Iedizione del Concorso Internazionale dipoesia “I tuoi occhi senza di me”. Al TeatroGaribaldi di Santa Maria Capua Veteresono stati proclamati i vincitori del Con-corso promosso dalla Fondazione Bar-bara Vito onlus e dall’Avis Comunale incollaborazione con l’AmministrazioneComunale. La serata è stata condotta daGiuseppe Brunasso, presidente dellaFondazione organizzatrice dell’evento, eda Antonietta Caputo. In una sorta di ge-mellaggio solidale, che ha superato i con-fini dei singoli Comuni, sono intervenutialla manifestazione portando il loro sa-luto e confermando il loro appoggio agliorganizzatori, il Sindaco Antonio Mirra, ilpresidente del Consiglio Comunale Da-nilo Feola, il consigliere comunale EddaDe Iasio per la città sammaritana ed ilconsigliere comunale Giuseppe Piegariper la Città di Eboli. La serata ha visto lapartecipazione del Nucleo Operativo Pro-tezione Civile di Firenze nelle persone diMassimo Pieraccini e Patrizia Pieraccini,rispettivamente presidente e direttoreoperativo della struttura che si occupa direperire e trasportare le cellule staminaliin ogni parte del mondo, di Gabor Desi-deri, volontario addetto alle missioni in-ternazionali, di Laura Montesano,paziente trapiantata di midollo osseo, An-tonio Ferraro, donatore di midollo osseoe di Carlo Mantuano, fratello di Franco dicui sono stati donati gli organi a seguitodel suo decesso. Ognuno ha portato lapropria testimonianza in un coinvolgentesusseguirsi di emozioni che hanno strap-pato più di una lacrima alla platea. La lo-cale AVIS, oltre che dal vice presidenteBrunasso, era rappresentata dal Presi-

dente Nunzio Francesca e dal vicepresi-dente vicario Umberto De Gennaro. Le li-riche premiate sono state declamate dalprof. Vincenzo Pietropinto di Eboli, dalpoeta Antonio Covino di Napoli e daLucio Pesacane di Caserta.Di seguito l’elenco dei poeti premiati:I CLASSIFICATO CATEGORIA ADULTI –SEZIONE LINGUAIMPALA’ SEBASTIANO con “Sarajevomon amour” II CLASSIFICATO CATEGORIA ADULTI– SEZIONE LINGUACAPPELLA ANNA con “Allegorica Effigie” III CLASSIFICATO CATEGORIA ADULTI– SEZIONE LINGUAGIOVANNI CIAO con “una vita a metà(senza ali)”I CLASSIFICATO CATEGORIA ADULTI –SEZIONE VERNACOLOMARSEGLIA FAUSTO con “Comme nasce na puisia”II CLASSIFICATO CATEGORIA ADULTI– SEZIONE VERNACOLOMONTELLA CARMINE con A Padre Pio ora santo”III CLASSIFICATO CATEGORIA ADULTI– SEZIONE VERNACOLOGEMITO FRANCESCO con “Strunzillo”- Premio GIACINTO SABATELLA categoria adultiURSINI VINCENZO con “Mio Sud”- Premio BARBARA VITO categoria adultiCOSTANTINO MARIANGELA con “di sole in sole”- Premio LAURA MONTESANODEL GAUDIO ENRICO con “pe vuto”- Premio N.O.P.C. logistica dei trapianti -FirenzeVOLPE MARIO con “quando muore una madre”

- Premio FERNANDO PESSOATASSONE BRUNO AGOSTINO con “l’attesa del dono”- Premio ANNA GRIMALDIBUONO NUNZIO con “macramè” - Premio FRANCO MANTUANOPALATUCCI ANGELO con “volatili pensieri” - Premio FRANCO TERRENITAGLIANI CATERINA con “nessuno è solo” - Premio NEDO PANNOCCHIACAMELLINI SERGIO con “dolza malincunia” - Premio ANTONIO FERRARODE VITA ALESSANDRO con “na mugghiere scungegnate” - Premio PATCH ADAMSD’ANDREA GAETANO con “nu tengo tiempo”- Premio ADMO - DONATORI DI VITAABBRO LUIGI con “lacrima e foglia”- Premio VITE PER LA VITACAPRIA FRANCESCO SAVERIO con“perdii n’amicu”- Premio SOLIDARIETA’ SENZA CONFINIIORIO LUIGI con “la mia favola” - Premio WOODWORKSCOVINO ANTONIO con “naufraghi”- Premio WOODWORKSIANNONE CIRO con “core ‘e mamma”- Premio WOODWORKSGAETA LUCIA con “un angelo in volo”- Premio LE MIE ALI PER LE TUE RA-DICI CLASSE VB con “lune smarrite”- Premio AVIS – GOCCE DI VITACIAO GIULIA con “un’immagine mi sveglia”- Premio RTSPIRONE VANDA con “madre coraggio”MENZIONE DI MERITO CATERINA MORABITO con sei qui con me”Per la categoria ragazzi:I CLASSIFICATO EX AEQUO CATEGO-RIA RAGAZZI – SEZIONE LINGUA BRUNASSO DE BIASIO GIUSEPPE con“I colori del mio mondo”

STEFANELLI EURIDICE DELIA con“polvere di ricordi” II CLASSIFICATO CATEGORIA RAGAZZI – SEZIONE LINGUAGRAVANTE VALENTINA con “su mamma” III CLASSIFICATO CATEGORIA RAGAZZI – SEZIONE LINGUASAMB AISHA MARYAM con “la terra trema” I CLASSIFICATO CATEGORIA RAGAZZI– SEZIONE VERNACOLODE BERNARDO ALESSANDRA con “‘A classe mia” II CLASSIFICATO CATEGORIA RAGAZZI – SEZIONE VERNACOLOAMIRANTE AUGUSTO con “Ithaki” III CLASSIFICATO CATEGORIA RAGAZZI – SEZIONE VERNACOLOGRAVANTE MATTEO con “‘A ricreazione” - Premio DOTTOR MASCALZONE EXAEQUO categoria ragazziFRANCESCA FEDERICO con “Comm’è bell ‘a natura”FRANCHINI DOMENICO con “L’estate”- Premio GIACINTO SABATELLA categoria ragazziPAGANO ANTONIO con “l’indifferenza”- Premio BARBARA VITO categoria ragazziSCIALDONE ANTONIO con “una goccia per la vita”MENZIONI D’ONORECICINATI GIUSEPPE con “la vita”D’ALESSIO FRANCESCA con “volevo dirtelo”GALLO PASQUALE con “sfere lucenti”LAMBERTI ANTONIO con “la casa dei nonni”PALESTINA ANTONELLA con “bisogna ricordare per non dimenticare”PALMIERO LENA con “per non dimenticare”RUSSO LUCIA con “la poesia in ogni mio respiro”STORTI GIOVANNI con “la shoah”.

Il 1 aprile si è concluso il Concorso Internazionale di poesia “I tuoi occhi senza di me”.

La settimana dello studente

DI GIOVANNI DELLA CORTE

S. MARIA C.V.

DI SIMONE MASCHERETTI

La volontà di agire in ambito sociale e lasciare un’impronta

Premiati 46 poeti

CAPUA

14 foraniesabato 8 aprile 2017 - Anno 8 n°14

Chi non legge a 70 anni avrà vissuto

una sola vita: la propria. Chi legge

avrà vissuto cinquemila anni: c’era

quando Caino uccise Abele, quando

Renzo sposò Lucia, quando Leopardi

ammirava l’infinito. Perché la lettura è un’immor-

talità all’indietro.

Così, con queste parole, Umberto Eco, spiegaval’importanza, il fascino e la bellezza della lettura.Non si tratta solamente di una disciplina da im-parare tra i banchi della prima elementare, ma lasi può considerare come una vera e propria arteche porta a comunicare con noi stessi. Le statisti-che recenti dimostrano che gli italiani non sonoun popolo di lettori, nonostante la maggior partedella letteratura mondiale sia nata nella nostraItalia. Alcuni studiosi ritengono, però, che non siain calo la passione per la lettura, ma che essaabbia cambiato oggetto d’indagine. Oggi, se sichiede ai giovani di leggere I Promessi Sposi, L’Or-lando Furioso o ilDecamerone, l’idea non è moltoesaltante, ma se i titoli di questi grandi classici sisostituiscono con l’ultimo libro di Happy Potter,del Trono di Spade, di Stephen King, la reazione èopposta. C’è un’offerta vastissima di letture divario genere e si può scegliere quello che si prefe-

risce. Le persone, devono trovare prima il genereche li aggrada e poi ci si appassiona. Indubbia-mente la lettura perfeziona il linguaggio, il mododi scrivere migliorando l’ortografia e arricchendoil vocabolario personale, ma porta alla forma-zione di un bagaglio culturale che non ha confini.Non è necessario leggere libri che hanno lo stessospessore di un’enciclopedia Treccani, a voltebasta leggere anche una semplice etichetta di unprodotto alimentare, di un indumento, di un og-getto o le istruzioni del nuovo televisore per co-noscere aspetti o caratteristiche del prodotto chefino a quel momento non avevamo posto l’atten-zione. La lettura richiede attenzione, mente liberae “anima vagante”. Grazie a queste tre semplicicaratteristiche e un buon libro, si può viaggiare, cisi può divertire, conoscere luoghi, immedesimarenelle storie, immaginare il prosieguo, appassio-nare e creare curiosità. Si da vita, così, ad una“corrispondenza d’amorosi sensi” (direbbe Fo-scolo), ad uno “scambio di favori” tra il lettore el’autore. L’autore dona le sue storie e i suoi rac-conti al lettore in modo che quest’ultimo possasognare ad occhi aperti, con i piedi ancora pog-giati a terra nutrendo la mente. “E quindi si rassi-curino i lettori. Si può essere colti sia avendo lettodieci libri che dieci volte lo stesso libro. Dovreb-bero preoccuparsi solo coloro che di libri non ne

leggono mai.” (Umberto Eco). L’esperienza dellalettura è unica, basta scoprirla e poi diventa quasiuna dipendenza. È un passatempo piacevole epotrebbe essere l’elemento che accomuna tantigiovani. Ad esempio saloni di lettura, ambienti incui si scambiano libri, o ancora aule studio po-trebbero essere luoghi di incontro per raccontarsie raccontare soprattutto per chi è già ferrato nellalettura, ma rappresenterebbero anche l’opportu-nità giusta per far conoscere realtà nuove. Da stu-dentessa in lettere moderne, sarei moltoentusiasta all’idea di poter vedere caffè letterari osale di lettura nella mia città come luoghi di in-contro per giovani, studenti, rendendo viva que-sta passione per i libri con dibattiti, e perché no …anche con della buona musica.

E tu che lettore sei?

Una riflessione e un suggerimento sull’importanza della lettura

L’Istituto Comprensivo Mazzocchi incontra le Istituzioni di S. Maria Capua Vetere

MARCIANISE

DI ANASTASIA OLIVIERO

Monsignor don Dome-nico di Salvia conti-nua nell’itinerariopellegrinante pressole istituzioni citta-

dine per portare il messaggio del si-gnificato cristiano del “Vivere nellaLegalità”. La sua azione è stata, viva-mente e con passione, accolta dalprof. Lorenzo Chieffi, Preside dellaFacoltà di Giurisprudenza, dall’asses-sore Oscar Bobbio, in rappresentanzadell’Amministrazione comunale di S.Maria Capua Vetere, dalla dott.ssa El-vira de Cicco, dirigente scolastica del-l’Istituto Comprensivo “A. S.Mazzocchi”. Gli incontri si sono con-clusi con l’intervento appassionato eforte del rev. Don Luigi Merola, fon-datore ed animatore della Fonda-zione ”a voce d’e’ creature” impavidoassertore del messaggio di “Legalità”nella scuola e nelle famiglie. Toccanteè stato la sua esortazione “non ab-biate paura … estirpate la violenza, ilbullismo, l’euforia derivante dall’usodi droghe pesanti o leggere che sonosempre la stessa cosa…”. La sala, gre-mita da docenti e da famiglie degli

alunni, ha applaudito con convin-zione tutti gli interventi ma in parti-colare si è emozionata quando donMimì di Salvia ha detto che la Chiesa,in cammino, porta con sé un duplicesignificato di vita: una nel tempo, cheè quella in cui noi ora ci troviamo, l’al-tra oltre il tempo, nell’eternità, quellaverso cui è incamminato il nostro pel-legrinaggio sulla terra. In questomondo, dove tutto è labile, rimane lacertezza del messaggio cristiano chepromuove fraternità, comprensionedel prossimo, ascolto. Altrettanto si-gnificativo l’intervento dell’assessore

Bobbio che, ricordando i suoi tra-scorsi professionali di magistrato, hapuntualizzato l’importanza della co-ordinazione tra famiglia e scuola performare il giovane al vivere civile inuna comunità in cui sia bandita laviolenza ed ha ricevuto uno scro-sciante applauso quando ha ricor-dato le parole del giudiceCaponnetto, eroe della lotta alla cri-minalità “ … io sogno che un giornola mafia abbia paura della scuola…”.La questione è stata anche ripresa dalDirettore del dipartimento Chieffiche ha esortato i presenti, nella qua-

lità di docenti, di genitori, di studentia non perseguire lo studio comeunico traguardo per un lavoro ma aconsiderare lo studio come un mezzodi elevazione nella struttura di cre-scita civile e culturale, potenziando laconoscenza di quella che una volta sistudiava come “educazione civica”. Ladirigente scolastica de Cicco hamesso in evidenza l’azione, continuae costante, della sua scuola per se-guire in tutte le fasi della vita scola-stica il percorso non solo culturaledei fanciulli ma anche di vita civile incontinua corrispondenza con le fa-miglie. L’intervento conclusivo delrev. Don Luigi Merola ha messo inevidenza i traguardi raggiunti dallasua Fondazione nel perseguire concostanza l’azione formativa dei ra-gazzi, quando vengono sottratti alperverso fascino della criminalità eha richiamato i presenti all’esorta-zione di resistere alla violenza ed anon aver paura. Ha concluso conl’immagine della Chiesa che è natadalla capacità di ”dodici uomini” chehanno avuto fede ed hanno procla-mato il messaggio di pace e fraternitànel mondo.

DI TIBERIO GRACCO

S. MARIA C.V.

Docenti, genitori e alunni alla scuola del vivere civile

orari messe 15sabato 8 aprile 2017 - Anno 8 n°14

ARCIDIOCESI DI CAPUAA.C.L.I. Progetto San MarcelloC.so Gran Priorato di Malta, 22 81043 Capua (CE)P. Iva: 03234650616Reg. Trib di Santa Maria C.V.n. 764 del 22 Giugno 2010www.kairosnet.it

per contatti e pubblicità+39 338 7740103 - [email protected]

DIRETTORE RESPONSABILEAntonio Casale

CAPOREDATTOREGiovanna Di Benedetto

GRAFICAGiovanna Di Benedetto

HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO

Giuseppe Centore – Annamaria MedugnoVincenzo Gallorano – Antonello GaudinoPiero Del Bene – Assunta Scialdonedon Franco Duonnolo – Orsola Treppiccionedon Mariano Signore – Maria MerolaTiberio Gracco – Tittina Monaco Prisco Curatolo - Antonietta GravinaGiammichele Abbate - Caterina PiantieriSimone Mascheretti - Anastasia OlivieroGiovanni Della Corte - don Salvatore Scardicchio

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CITTÀ PARROCCHIA CHIESA

ORARI PRE

FESTIVI ORARI FESTIVI

CAPUA CAPUA CENTRO Cattedrale 18.00 8.30 に 11.30

CAPUA CAPUA CENTRO 1エキWゲ;"};ミデげ#ミミ; 17.00 -

CAPUA CAPUA CENTRO Chiesa San Domenico 19.00 -

CAPUA CAPUA CENTRO Chiesa Santi Filippo

e Giacomo - 9.30

CAPUA CAPUA CENTRO Chiesa della

Concezione - 10.30

CAPUA CAPUA CENTRO 1エキWゲ;"SWノノげ#ミミ┌ミ┣キ;デ; - 19.00

CAPUA CAPUA CENTRO Cappella ex Ospedale

Civile 8.15 8.45

CAPUA PARROCCHIA SACRO CUORE DI GESÙ - 18.30 9.00 に 11.00

CAPUA PARROCCHIA SAN GIUSEPPE - 18.00 9.00 に 11.00 に 18.30

CAPUA PARROCCHIA SAN PIETRO APOSTOLO - 18.00 9.00 に 11.30 に 19.00

CAPUA PARROCCHIA SAN PIETRO APOSTOLO Chiesa di San Lazzaro - 10.30

CAPUA PARROCCHIA SAN ROBERTO BELLARMINO - 18.30 9.30 に 11.00

PANTULIANO PARROCCHIA SAN GIOVANNI EVANGELISTA Chiesa San Giovanni

Evangelista 18.00 8.00 に 11.00

PANTULIANO PARROCCHIA SAN GIOVANNI EVANGELISTA Chiesa Santa Maria

Maddalena - 9.30

LEPORANO PARROCCHIA S. MARIA AD ROTAM MONTIUM - 17.00 9.00 に 17.00

CAMIGLIANO PARROCCHIA SAN NICOLA DI BARI - 18.00 9.00

VITULAZIO PARROCCHIA }#d~#"c#yN#"7;]]げ#Fd;d# - 18.00 9.15 に 11.00 に 18.00

BELLONA SAN SECONDINO VESCOVO E CONFESSORE - - 7.00 に 9.00

11.00 に 18.00

TRIFLISCO PARROCCHIA DEL SS. SALVATORE Cappella SS. della Pietà 18.00 -

TRIFLISCO PARROCCHIA DEL SS. SALVATORE - - 10.00 に 18.00

S. ANGELO IN F. v#yyj11KN#"7N"}#d~げ#dF;]j"Nd"EjycN} Suore 17.00 -

S. ANGELO IN F. v#yyj11KN#"7N"}#d~げ#dF;]j"Nd"EjycN} Chiesa Madonna del

Carmelo - 8.30

S. ANGELO IN F. v#yyj11KN#"7N"}#d~げ#dF;]j"Nd"EjycN} Chiesa };ミデげ#ミデラミキラ"Sキ"

Padova - 10.00

S. ANGELO IN F. v#yyj11KN#"7N"}#d~げ#dF;]j"Nd"EjycN} Chiesa San Michele

Arcangelo - 11.30 に 18.00

CURTI PARROCCHIA DI CURTI Chiesa San Michele

Arcangelo 18.00 8.00 - 11.30

CURTI PARROCCHIA DI CURTI Tempio

dello Spirito Santo - 10.00 に 18.00

S. MARIA C.V. SANTA MARIA MAGGIORE

E SAN SIMMACO Duomo

8.00 に 9.00

18.30

8.00 に 10.00

11.30 に 18.30

S. MARIA C.V. SAN PIETRO APOSTOLO 19.00 9.00 に 11.00 に 19.30

S. MARIA C.V. SAN PAOLO APOSTOLO 19.00 8.00 に 11.30 に 19.30

S. MARIA C.V. }#d~げ;y#}cj 18.30 9.30 に 11.00 に 18.30

S. MARIA C.V. }#d~げ#Fj}~Ndj 18.30 8.30 に 10.30

S. MARIA C.V. SAN PAOLINO 18.30 9.00 に 11.00

S. MARIA C.V. }#d~げ#d7y;#"#vvj}~j]j 7.00 に 19.00 7.30 に 10.00 に 19.00

S. MARIA C.V. SANTA MARIA DELLE GRAZIE 7.30 に 19.00 7.30 に 10.00

11.30 に 19.00

S. MARIA C.V. IMMACOLATA CONCEZIONE 8.30 に 19.00 8.30 に 10.00

11.30 に 19.00

S. MARIA C.V. RETTORIA ANGELI CUSTODI 18.00 18.00

S. MARIA C.V. SAN VITALIANO 19.00 10.00 に 11.30 に 19.00

S. MARIA C.V. CHIESA MADRE CIMITERO 10.00

S. MARIA C.V. Suore Ancelle

SWノノげキママ;Iラノ;デ; 7.15 8.30

S. MARIA C.V. Suore Domenicane

di Pompei 7.15

S. MARIA C.V. Suore Vittime Espiatrici 7.30

S. MARIA C.V.

Suore Ancelle

SWノノげキママ;Iラノ;デ;"ふゲ;ミデげ#ミSヴW;ぶ

7.30

CASAGIOVE SAN MICHELE ARCANGELO 19.00 8.00 に 10.00

11.30 に 19.00

PORTICO

DI CASERTA SAN PIETRO APOSTOLO 19.00

8.00 に 10.00

11.30 に 19.00

MARCIANISE SANTA MARIA DELLA LIBERA 19.00 8.30 に 10.30 に 19.00

MARCIANISE SANTISSIMA ANNUNZIATA 19.00 7.00 に 8.30

10.00 に 11.30 に 19.00

MARCIANISE }#d~#"c#yN#"7;]]#"}#dN~#げ 18.00 8.00 に 9.30 に 11.00

CASAPULLA }#d~げ;]vN7Nj"†;}1j†j 8.30 に 19.00 7.30 に 9.30

11.30 に 18.30

CANCELLO

ED ARNONE MARIA SANTISSIMA ASSUNTA IN CIELO 19.00 11.00 に 19.00

MAZZAFARRO }#d~げ#d~jdNj"7N"v#7j†# 9.30

SANTA MARIA

LA FOSSA MARIA SANTISSIMA ASSUNTA IN CIELO 17.00 8.00 に 11.30 に 17.00

SANTA MARIA

LA FOSSA MARIA SANTISSIMA ASSUNTA IN CIELO

Cappella in via Camino

(Poderi) 10.00

16 eventisabato 8 aprile 2017 - Anno 8 n°14

La famiglia parrocchiale di San Michele Arcangelo di Casagiove sulla Via della Passione

La sera del 14 aprile a Casagiove, inpiazza San Michele, tutta la comu-nità parrocchiale si è data appunta-mento per partecipare alla ViaCrucis.

Ogni anno la sera del Venerdì Santo, il SantoPadre si reca al Colosseo per presiedere questopio esercizio con migliaia di pellegrini, prove-nienti da ogni parte del mondo. Con la stessacommozione e fede centinaia di cristiani com-piono l’ultimo tratto percorso da Cristo Signoredurante la sua vita terrena nelle varie parroc-chie: dal monte degli Ulivi fino al Monte Calva-rio. La tradizione della Chiesa ha custoditomemoria viva, affettuosa anche se dolorosa,delle parole e degli avvenimenti di questo cam-mino durante il quale la Grazia divina noncessa di manifestarsi misteriosamente rive-lando l’immenso amore di Gesù per l’ uomo, inogni sosta, in ogni incontro, in ogni sua caduta,nel grido straziante della morte. Ma si fa me-moria anche della sua Resurrezione. Tutto è compiuto! (Gv 19,30). Ma non tutto éperduto, anzi, la sofferenza di Gesù é seme digioia futura per l’umanità; ogni insulto é prelu-dio di gloria; ogni suo incontro con amici, connemici, con indifferenti ... sulla via del do-lore è occasione per un grande insegna-mento, per un ultimo sguardo, per un’offerta di pace.Il parroco, don Stefano Giaquinto, instanca-bilmente ha invitato tutti a prendere parte aquesta Via Crucis da lui definita “ viva “.Viva, perché sono uomini, donne e bam-bini del nostro tempo a dare voce e corpo aifatti biblici e soprattutto al Mistero dolorosodella Passione di Gesù Cristo.Viva, perché i fedeli passo dopo passo ac-compagnano il Figlio di Dio mostrandotutta la loro compassione: come la soffe-renza di Gesù rivela il Volto di un Dio chesoffre con l’uomo e per amore dona la suavita, così la gente del Venerdì Santo accorre

per soffrire con Lui. Viva, perché la folla che cammina oggi, riper-correndo le tappe della Passione, non vuole es-sere inerme e indifferente dinanzi alle crociquotidiane e altrui ma sceglie di vedere gli invi-sibili del nostro tempo.Abitare è infatti il verbo al centro della Via Cru-cis viva che la Commissione Famiglia, coordi-nata da Menditto Pasquale, ha optato perquest’anno.La prima stazione, “ Gesù nel Getsemani “, ri-vela l’angoscia che assale Gesù, lasciato solonella notte più nera del mondo quando intui-sce che la salvezza richiede l’offerta della pro-pria vita. Egli trova la forza nel potere dellapreghiera, la stessa che consola e risveglia glianimi abbattuti di chi vive il dramma della soli-tudine, della condanna a morte annunciata damalattie o dipendenze che falciano giovanivite. Lungo il cammino avvengono incontri congli amici che tradiscono: Giuda e Pietro. Essi vi-vono in quelle persone insoddisfatte e arrab-biate con il mondo intero o in coloro che perpaura si schierano dalla parte dei più forti esono pronti a rinnegare persino se stessi, lapropria fede. Ma Gesù sa, predice e ... ama eperdona.La via della Croce prosegue tra la diffidenza del

popolo e delle guardie, tra l’ostilità del Sine-drio. In quanti angoli delle nostre città, inquanti luoghi della Terra, in quante delle nostrecase, Satana continua a insidiare i cuori degliuomini proponendo la carta vincente del po-tere, dell’inganno, della violenza, della ric-chezza. Eppure Cristo deriso non esita aproclamare con coraggio la Verità. Testimoniache la difesa non-violenta ci rende liberi e nonschiavi.L’incontro di Gesù con Simone, il Cireneo, cimostra che la grazia si manifesta in ogni occa-sione. Essa ci permette di scorgere l’uomo na-scosto sotto il peso dei nostri pregiudizi.Camminare accanto al Nazareno significa sco-prire Dio in ogni fratello ripiegato, schernito,spogliato, moribondo e ... tendergli la manoperché possa rialzarsi e riavere la sua dignità.La Via della Croce sale fino al Golgota dove ilFiglio di Dio muore tra atroci sofferenze perdo-nando i suoi nemici. Sembrerebbe la fine ditutto invece la morte di Cristo apre le porte delParadiso.L’Amore sconfigge la croce anzi la permea diLuce gloriosa e la Speranza rinfranca i cuoristanchi.La Fede in Gesù Cristo arde e sospinge uominie donne, giovani e bambini, a credere nella Re-

surrezione, dà la Forza necessaria per cam-minare lungo la via dei nostri Calvariquotidiani con il sorriso sulle labbra, ci faalzare le braccia e protendere le mani peraiutare, accarezzare, abbracciare il fratelloinvisibile che passa accanto.Questa “ Via Crucis Viva “ ha riunitogruppi di famiglie che sperimentano idrammi della quotidianità. Accompagnatida Cristo sono diventati a loro volta compa-gni di strada di tanti giovani e insieme vi-vono la realtà di una chiesa che non vuolechiudersi in se stessa ma intende abitarenei vicoli dei quartieri oscuri perché ilgrido dell’umanità abbandonata, calpe-stata, umiliata, sia udito e a tutti sia portatala Gioia donata dal Risorto.

DI ANTONIETTA GRAVINA

Via Crucis viva

FEDE E VITA