Anno 4 numero 14 ISettembre-Ottobre 2015 Pi - Periodico Italiano … · 2018. 1. 9. · Pi MAGAZINE...

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P i MAGAZINE Periodico italiano Anno 4 I numero 14 I Settembre-Ottobre 2015 ARTE Magico Leonardo Un genio universalmente riconosciuto SALUTE La prevenzione salva la vita Lo screening Lilt sul tumore al seno LEGGERE Una vita da Bones Nuove avventure per l’antropologa Temperance Brennan “Il senso morale di una società si misura su ciò che fa per i suoi bambini” Dietrich Bonhoeffer Pensare il domani DEI BAMBINI Pensare il domani DEI BAMBINI

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  • Pi MAGAZINEPeriodico italiano

    Anno 4 I numero 14 I Settembre-Ottobre 2015

    � ARTE

    Magico LeonardoUn genio universalmentericonosciuto

    � SALUTE

    La prevenzionesalva la vitaLo screening Liltsul tumore al seno

    � LEGGERE

    Una vita da BonesNuove avventureper l’antropologaTemperance Brennan

    “Il senso morale di una società

    si misura su ciò che fa

    per i suoi bambini”

    Dietrich Bonhoeffer

    Pensare il domaniDEI BAMBINIPensare il domaniDEI BAMBINI

  • Siate maestri, non ‘tiranni’Considerare un bambino diverso da un adulto è un meropregiudizio, che tende a ridurre il rapporto educativo aun insieme di precetti minuziosi: un sapere a sé stante,totalmente rescisso dalla filosofia. Ciò rappresenta unerrore gravissimo, poiché si finisce con l’educare l’infan-zia in base a una serie di obblighi e regole meccaniche,anziché basarsi sulle nostre risorse ‘interiori’. Regoledalle quali essi, prima o poi, fuggiranno istintivamente,‘sbandando’ pericolosamente, durante gli anni della loroformazione caratteriale e identitaria. La pedagogia,infatti, è uno dei ‘momenti’ della filosofia, un suo ambi-to specifico di applicazione di princìpi, di qualunquegenere o provenienza essi siano: religiosi, scientifici, sto-rici, tradizionalisti, ideologici, anticonformisti e viadicendo. La pedagogia deve proporre un nuovo modo,meno statico e apologetico, dunque più dinamico emoderno, di concepire il rapporto educativo con l’univer-so dell’infanzia e dell’adolescenza, trasformando l’edu-cazione stessa in ‘autoeducazione’. Se i bambini vengo-no portati a comprendere il dato valoriale e spirituale difondo dei nostri precetti, delle nostre regole e dei nostri princìpi, anzichésubirli per imposizione forzata, essi potranno, nel corso del proprio svilup-po, imparare a regolarsi per conto proprio. E gli interventi educativi ‘eso-geni’, quelli di chiarificazione, correzione e sostegno durante la difficile fasedella crescita, potranno intervenire solo quando ve ne sia effettivamentebisogno. Esistono frangenti e ‘passaggi’, sia nel corso dell’infanzia, sia nellavita giovanile, in cui i nostri ragazzi si rendono conto di aver bisogno di unconsiglio, di un punto di riferimento comportamentale, di riuscire a faremergere la propria identità. Ciò significa che ci sono e ci saranno semprequei corretti ‘margini naturali’ d’intervento riservati ai genitori. Ma ciòdeve avvenire nel momento giusto, cercando di comprendere come deter-minate problematiche siano sempre le stesse (il primo amore, le difficoltàa scuola, le distinte indoli caratteriali, i codici personali e soggettivi di pre-ferenza che prefigurano la personalità del bambino prima e dell’adolescen-te poi) anche se trasferiti in mutati contesti. Il progresso scientifico, tecno-logico e più in generale della società, può presentarsi sotto svariate ‘forme’,basate su sollecitazioni sempre nuove. Ma proprio per tali motivazioni,l’educazione dev’essere considerata una materia dinamica, in evoluzionecon il progredire della società stessa, non un mero elenco di regole fisse,rigide e immutabili. Altrimenti, si sconfinerà, ancora una volta, nel ‘pedo-tecnicismo’, ovvero in una pedagogia completamente ‘sganciata’ da ogniscala di valori e di princìpi etici, morali o filosofici che siano. Ognuno di noipuò considerarsi ‘maestro’ nei confronti dei giovani e delle nuove genera-zioni. Quel che siamo tenuti a ricordare, continuamente e innanzi a noistessi, è che ogni maestro non è mai dappiù del proprio allievo.

    VITTORIO LUSSANA

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    editoriale [email protected]>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

    L’educazione dev’essere considerata una materia dinamica, in evoluzione con il progredire della societàstessa, non un mero elenco di regole fisse e immutabili

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    Cosa vuoi fare da grande?È la domanda che, più o meno tutti, ci siamo sentiti porre da piccoli eabbiamo a nostra volta rivolto, da grandi, a nipotini e figli di amici. Lerisposte, in tenerissima età, sono sempre molto fantasiose: la balleri-na, il supereroe, l’astronauta (e anche se Samantha Cristoforetti l’hadetto e l’ha fatto, noi possiamo annoverarla fra le ipotesi bislacche).Poi, crescendo, si cambia: si formano i caratteri, si affinano le predispo-sizioni, si incontra il professore che ‘fa la differenza’, c’è lo studio pro-fessionale di papà da portare avanti (dove per dire «Ma anche no!» sifa una deviazione di rotta che rompe gli schemi familiari). Insomma,sono fasi che conosciamo e che, un tempo, portavano alla scelta del tipodi liceo e della facoltà universitaria. Più studi e migliori opportunitàavrai in futuro. Così abbiamo spinto anche i più ‘testoni’ a guadagnar-si una laurea, fino a far scoppiare le università, che hanno creato il‘numero chiuso’. Ma non è stato un gran problema, perché nel frattem-po si profilavano all’orizzonte le ‘nuove professioni’: un’enormità diqualifiche legate al green, alla tecnologia, all’alimentare. Un’infinità di‘inglesismi’ di cui si capiva poco, ma che faceva tanto ‘figo’ immaginar-lo su curriculum e biglietto da visita. Poi, la crisi. No soldi, no lavoro euna serie di dati e informazioni messe lì alla rinfusa: il lavoro c’è, masolo per gli operai specializzati che non si trovano più (ma non c’eranogli istituti professionali per quello?); i laureati costano troppo, ma nonsono sufficientemente formati e questi ‘arroganti’ pretendono lo sti-pendio alto (ma come? La laurea non doveva essere un’opportunità inpiù?). Intanto, gli artigiani di una volta sono scomparsi. Non importa:le scarpe non le ripari, le butti direttamente e ne ricompri un paionuovo. Idem, per elettrodomestici, piccoli e grandi, mobili, accessori.Non esiste più chi ripara, ma tanto tutto costa meno (peccato che valeanche meno). Il lavoro non c’è, te lo devi creare. Sì, ma con quali com-petenze? Tutta colpa della scuola che è scollata dalla realtà? In parte,sì. Ma la colpa non può stare sempre fuori dalla porta, perché tutti sisentono fieri di raccontare agli amici che hanno il figlio avvocato o dot-tore, ma in pochi lo vorrebbero calzolaio o stagnino. Il tipo di lavoro chesvolgi è uno status symbol, una forma di riscatto sociale.Per ironia della sorte, oggi, avere un qualsiasi lavoro è ciò che fa la dif-

    ferenza. La scuola c’entra, ma scollati dalla realtàlo siamo stati tutti. I bambini vedono il mondoattraverso i nostri occhi e il nostro modo di vivere.

    Ciò che sognano viene di conseguenza.FRANCESCA BUFFO

    storiadicopertina Bambini oggi, cittadini domani>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

  • 29 Don Alberto Rocco“Leonardo: un uomo del suo tempo, che piace ai giovani d’oggi”

    32 Valentinafuori dalla gabbiaTagli della carne che sono diventati taglidell’anima: un’ideale estetico falso e omologativo rischiava di ‘segnare’ per sempre quella che oggi è una ragazzasolare e un’attrice affermata

    36 Gli orribili quattroIl ritorno in sala dei Fantastici 4alla prova dei fatti si dimostra più che debole, candidandosi seriamente al titolo di film più brutto del 2015 e, forse, dell’ultimo decennio

    58 L’infanzia ‘poetica’di Corrado CalabròParallelamente al suo ruolo di alto funzionario dello Stato, il giurista e scrittore è uno dei poeti in lingua italiana più tradotti al mondo.

    48 L’infanzia ‘poetica’di Corrado CalabròIntervista alla voce del cantante e chitarrista Pietro Giamattei della band 'Simone mi odia'

    51 Federico Giova‘Fraizi’ nell’ariaIl cantautore e produttore bolognese si racconta in questa intervista

    Dalla consolidata e incisivapenna della famosa antropologaforense americana è nata lapopolare serie tv di genere ‘dra-medy’: il nuovo libro, ‘La veritàdelle ossa’, racconta un mondoche sconfina nel soprannaturale

    Vivereda Bones

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    Anno 4 - n. 14 - Settembre-Ottobre 2015

    Direttore responsabile: Vittorio LussanaVicedirettore: Francesca Buffo

    In redazione: Gaetano Massimo Macrì, Giuseppe Lorin, Michela Zanarella, Carla De Leo,Serena Di Giovanni , Ilaria Cordì , Silvia Mattina,Giorgio Morino, Michele Di Muro, Clelia Moscariello

    REDAZIONE CENTRALE: Via A. Pertile, 5 - 00168 Roma - Tel.06.92592703

    Progetto grafico: Komunicare.org - Roma

    Editore Compact edizioni divisione di Phoenix associa-zione culturale - Periodico italiano magazine è unatestata giornalistica registrata presso il RegistroStampa del Tribunale di Milano, n. 345, il 9.06.2010

    PROMOZIONE E SVILUPPO

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    Caldo, alluvioni e siccità: così ilmeteo sta trasformando l'Italia.Una situazione che, secondo gliesperti, non farà altro che peg-giorare nei prossimi 40 anni,ma fare qualcosa per evitarlo èancora possibile

    sommario Anno 4 I numero 14 ISettembre-Ottobre 2015

    3 Editoriale

    5 Storia di copertina

    8 Povertà di futuroBambini e adolescenti, deprivati di opportunità, prospettive e competenze. Colpa della crisi economica, ma anche di uno ‘scollamento educativo’ che rischia di disintegrare il futuro di chi è giovane oggi

    13 La prevenzionesalva vitaCome ogni anno ottobre è il mese rosa della campagna Liltdi screening al tumore al seno

    18 CicloInVerso:e la poesia pedalaEnrico Pietrangeli è il promotore di un format unico che unisce poesia e ciclabilità.L’iniziativa ha raggiunto diverse città italiane, portando negli anni poeti e ciclisti a condividere esperienze culturali

    25 Portare da Vincia SingaporeLa mostra ‘Da Vinci: Shaping the Future’ ha portato per la prima volta nel sudest asiatico i disegni originali di Leonardo dal Codice Atlantico. Merito anche di un gruppo di giovani italiani che ne hanno curato l’aspetto multimediale

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    MagicoLeonardo

  • L’immagine qui sopra e quelladella copertina di questo mesesono tratte da un calendariomolto particolare, ispirato all’infanzia e all’ecologia,nato dalla collaborazione della fotografa argentina Gaby Herbsteis e l’illustratore Pablo Bernasconi. I due artistifocalizzano l’attenzione sul futuro delle prossime generazioni in relazione all’usodei materiali riciclati dando vita a un’originalissimaraccolta di immagini surreali che ci ricordano la magia delle fiabe e dei sogni che facevamo da bambini

    per cento della popolazione italiana ha competenze al di sotto delminimo indispensabile per vivere e lavorare nel ventunesimo secolo.E in questa percentuale rientrano anche maestre e professori chespesso hanno poca dimestichezza con il semplice invio di una mail esanno al massimo creare delle tristissime quanto graficamente con-fuse slide in powerpoint (ma lo sforzo ha richiesto un tale impegnoche le fa diventare assolutamente magnifiche). In pratica, i nostrifigli, sono digitalizzati h24 con telefonini e tablet, ma nessuno saindicargli un percorso che gli permetta di utilizzare in modo profes-sionale tali mezzi (neanche per una ricerca di informazioni in reteche sia superiore a un confuso copia e incolla). Non stupisce che il gapdigitale - metodologico, didattico e infrastrutturale - del sistema for-mativo italiano è stato stimato dall’OCSE in 15 anni rispetto alRegno Unito.La riforma della ‘Buona Scuola’ di Renzi sembra voler colmare que-sto vuoto. La sezione sulle competenze digitali contiene: banda inter-net in tutte le classi; spostamento degli investimenti dall’acquisto dihardware alla formazione degli insegnanti e dei dirigenti; adozionedella metodologia del Bring Your Own Device (porta il tuo device dacasa); coding e pensiero computazionale inseriti nel percorso didatti-co della scuola nella primaria e corsi di “Digital Making” nella secon-daria.Tutto molto bello, sulla carta. Ma resta da chiedersi chi dovrà forma-re chi? Perché il problema dell’analfabetizzazione informatica èmolto grave e prima ancora di insegnare agli studenti sarà necessa-rio ‘formare’ gli insegnanti, con il rischio di mandare qualcuno a inse-gnare una lingua con il dizionario in mano e uno scarso bagagliogrammaticale. E chi formerà gli insegnanti? In quanto tempo e con

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    Save the Children, in un dossier nel quale ha comparato le chan-ce dei bambini italiani con quelle dei loro coetanei europei l'hadefinito 'furto di futuro'. Per molti, però, è più giusto definirlo furtod’istruzione. Perché su una cosa sono in molti a pensarla alla stessamaniera: al di là dei numeri, delle statistiche, delle polemiche sulleriforme, la formazione scolastica che dovrebbe dare gli strumenti aigiovani d’oggi per essere i lavoratori e i cittadini di domani, non fun-ziona. E il problema non è solo italiano: secondo le stime di CathyDavidson, direttrice della Futures Initiative alla City University ofNew York e codirettrice delle MacArthur Foundation Digital Mediaand Learning Competitions, il 65 per cento dei bambini che entranoora nella scuola primaria finiranno per fare un lavoro che non è statoancora inventato. Uno scenario molto diverso da quello che ha vistocrescere gli adulti di oggi. Questo significa che alle nuove generazio-ni è richiesta una capacità straordinaria d’imparare lungo tutto l’ar-co della vita per mantenersi aggiornati e capaci di affrontare cambia-menti e sfide sempre più complesse. In tutto ciò anche la scuola devegiocare la sua parte, attrezzandosi con nuovi strumenti e metodolo-gie didattiche. In tutti i paesi, però, i sistemi scolastici sono struttu-re complesse che mutano lentamente. Fino a oggi nessun Paese è riu-scito a integrare le competenze per la vita nel curriculum delle cono-scenze standardizzate, e questa incapacità è una delle principalicause dello “scollamento educativo” e di una serie di problemi corre-lati, come la mancanza di competenze per la vita nei giovani. Questaproblematica non è più rimandabile, perché è strettamente legata aemergenze sociali come la disoccupazione giovanile, con segnali para-dossali. E se da una parte le imprese lamentano la mancanza di com-petenze nei giovani che hanno terminato il ciclo formativo, dall’altraquasi un milione di posti nel settore ICT rischiano di rimanerevacanti. Intanto in Italia il tasso di disoccupazione giovanile (15-24anni) è al 35,3%, il livello più elevato dal 1977. E livelli preoccupan-ti sono anche in tutta Europa, con un tasso medio del 22,9% (datiIstat 2014).Certo se il problema fosse solo la mancanza di competenze informa-tiche, la cosa sarebbe – almeno a prima vista – se non semplice, alme-no affrontabile. Ma chiunque abbia dimestichezza con il sistema sco-lastico e il suo faticoso arrancamento verso un’idea di laboratoriinformatici nella scuola, sa benissimo che la formazione che manca èprima di tutto quella dei professori. Secondo il rapporto Piaac(Programme for the International Assessment of AdultCompetencies) sulle competenze degli adulti tra i 16 e i 65 anni, il 70

    primopiano Formare i cittadini di domani primopiano>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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    Povertàdi futuro

    Bambini e adolescenti, depri-vati di opportunità, prospetti-ve e competenze. L’Italia è22esima per giovani conbasso livello d’istruzione – il28,7% tra i 25 e i 34 anni (1 su4), per dispersione scolastica,pari al 18,2% di under 25; (1su 5); all’ultimo posto pertasso di laureati (il 20% deigiovani fra 30 e 34 anni, paria 760 mila); i giovani disoc-cupati sono il 38, 4% degliunder 25, il quarto peggiorrisultato a livello europeo,mentre i neet (giovani chenon lavorano e non sono informazione) sono 3 milioni e200 mila, posizionando ilnostro Paese al 25esimo postosu 27. Colpa della crisi econo-mica, ma anche di uno ‘scol-lamento educativo’ cherischia di disintegrare il futu-ro di chi è giovane oggi e nonsolo nel Belpaese

  • na programmi spazzatura e dibattiti ridotti a rissa verbale, il cinemafinanziato è quello dei polpettoni di Natale e nelle pagine dei giorna-li trovi i po’ e i se stesso con gli accenti sbagliati?

    Bambini di oggi più problematici di quelli di ieriI bambini imparano ciò che vivono, così come il comportamento degliadulti influenza il futuro dei figli. E in questo momento storico, noi citroviamo di fronte a una generazione di genitori che delega alla scuo-la l'educazione dei figli, stanca, smarrita, impaurita e preda di sensidi colpa. La crisi personale ed educativa dei genitori di oggi sta cre-scendo una generazione di bambini problematici e sofferenti.Sarebbe opportuno un investimento sulla capacità educativa dellecoppie genitoriali, che si sentono a volte impreparate a risolvereanche le più elementari contrarietà dei loro figli. La debolezza edu-cativa si trasforma in una sorta di iperprotezionismo dei figli che nonvengono aiutati a crescere in autonomia. I genitori convinti che le dif-ficoltà non siano un elemento necessario di crescita e formazione,allevano ragazzi sempre più disarmati alla vita. Un’assenza educati-va svuotata del giusto equilibrio tra affetto e autonomia, che nonaiuta i figli a diventare da grandi individui risolti, responsabili edindipendenti. Il risultato è una generazione di ragazzi che agiscesulla base della propria autoreferenzialità narcisistica senza render-si conto delle conseguenze delle proprie azioni. Bambini e adolescen-ti che l’ultimo Rapporto nazionale sull'infanzia e l'adolescenza cura-to da Eurispes per Telefono Azzurro, ha definito una “generazioneprovvisoria”, che da una parte sente l'instabilità del presente “velo-cizzato” dall'avvento e dalla diffusione delle nuove tecnologie, dall'al-tra si trova priva di modelli di riferimento.Ma se andiamo bene a vedere, i modelli di riferimento mancano unpo’ a tutti. Anche ai genitori ‘insicuri’ che non sanno più verso qualeprospettiva futura indirizzare i propri figli: quale scuola, quale indi-rizzo? Come aveva predetto anni fa l’economista Jeremy Rifkin, c’èsicuramente un lavoro che è finito, quello legato alla carriera e agliscatti di anzianità, all’occupazione unica di tutta una vita. Ci vienedetto che dobbiamo imparare a essere job creator, perché oggi il lavo-ro si crea. Ma come? Se è vero che i mestieri del futuro non esistonoancora, forse tutte queste competenze digitali potrebbero rivelarsiinutili. E se invece che dirlo in inglese, lo dicessimo in italiano? Infondo job creator vuol dire letteralmente ‘creatore di lavoro’ e crearelavoro non vuol dire nella pratica ‘fare azienda’? Il che prescindedalla specializzazione o settore di competenza, ed è qualcosa che sipotrebbe inserire in ogni indirizzo scolastico negli ultimi due anni diformazione liceale. Non sarebbe più urgente insegnare a chi si affac-cia al mondo del lavoro che può farsi assumere o aprire un’attività inproprio, che esistono i contratti di lavoro, la burocrazia, la gestionedella contabilità, il pagamento dei tributi? Forse i cittadini e i lavo-ratori di domani devono disporre di strumenti pratici che gli consen-tano di ‘fare’, di interagire con la burocrazia, con l’economia. Essere‘creativi’ ha senso solo se poi puoi realizzare le tue idee. Altrimenti isogni restano illusioni ed eterne sconfitte.

    FRANCESCA BUFFO

    e modificato dalle prospettive e, a contempo forma e modifica le prospettive>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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    Povertà culturaleSecondo l’indagine “Le paure per ilfuturo dei ragazzi e genitori italiani”realizzata nel 2013 da Ipsos per Savethe children, secondo i genitori italia-ni i propri figli vanno al cinema menofrequentemente di quanto desidere-rebbero, a causa del costo del bigliet-to (53%, 68% per i ragazzi), o perchésempre più sale chiudono come segnodifficile fase economica (7% genitorie 6 % dei ragazzi). Per porre un frenoal caro libri (percepito dal 22% degliadulti e dal 24% dei ragazzi), labiblioteca si propone come soluzioneprevalente per i “divoratori” di quelliextrascolastici (29% dei genitori e dal28% dei ragazzi). Allarmante, maprobabilmente segno di una crescen-te e dilagante “povertà di cultura”, ilfatto che per un adolescente su 5, lalettura non rappresenti un interesse.Per il 17% dei ragazzi (21% dei geni-tori), le vacanze non ci sono già piùmentre il 23% (15% dei genitori) leha fatte ma più brevi del solito. Fra igenitori il 7% ci ha rinunciato perconsentirle ai figli mentre 1 su 3 dicedi riuscire a realizzarle grazie adofferte low cost o all’appoggio diparenti e amici.Tra le famiglie in difficoltà in italia, 6famiglie su 10 hanno deciso di nonchiedere aiuti esterni (e, quindi presu-mibilmente di prelevare dai risparmi,oppure di smettere di risparmiare),tra le altre, la famiglia allargata restala prima risorsa per chiedere e ottene-re un sostegno (29% dei genitori). Iragazzi in più della metà dei casi neparlano tra loro (57%) e i segnali tra icoetanei – meno danaro a diposizio-ne (49%), limitazioni di uscita (25%),fino a lavoretti occasionali (9%) +7%) - vengono colti con grande pun-tualità. F.B.

    quali risultati? È questo infatti il problema che la formazione profes-sionale dovrebbe risolvere, ovvero offrire strumenti concreti edimmediatamente utilizzabili a professionisti ben formati. Ma si è giàvisto in passato che questo tipo di formazione professionale il piùdelle volte si realizza in un indottrinamento teorico spesso slegatodalla realtà, funzionale al raggiungimento di scarsi risultati.Senza dimenticare poi che non è solo un problema di competenzedigitali. Secondo il lavoro teorico di Alfonso Molina, professore diStrategie delle tecnologie all’Università di Edimburgo la ripresa delPaese deve fondarsi su una scuola capace di educare per la vita, inte-grando conoscenze codificate, competenze e valori. La sua propostatiene conto delle cinque menti di Howard Gardner (disciplinata, sin-tetica, creativa, rispettosa, etica), il primo studioso che ha teorizzatole intelligenze multiple, arricchisce il quadro delle competenze per il21° secolo (pensiero critico, pensiero creativo, collaborazione, capaci-tà di relazioni in chiave interculturale, comunicazione efficace, com-petenze digitali, autoconsapevolezza, iniziativa e imprenditorialità)con la firtualità, la capacità di integrare dimensione fisica (territoria-le) e virtuale (on line) in un solo approccio di pensiero e azioni stra-tegiche. Una competenza che diventerà sempre più preziosa. Questo

    modello di educazione per la vita si riferisce anche a importanti scuo-le di pensiero e preziosi contributi sull’educazione, come ad esempioil Rapporto Delors o i lavori di Mezirow sull’apprendimento trasfor-mativo. Tutti i diversi contributi, provenienti da paesi ed esperienzediverse, convergono sull'importanza di una formazione che va benoltre a ciò che il sistema scolastico ‘impartisce’ oggi. L'enfasi è postasul potenziamento delle capacità della persona e sulla ridefinizionedel processo di apprendimento, che è lungo tutto l’arco della vita,coinvolge tutte le situazioni e azioni della vita e ha una dimensioneprofonda che riguarda credenze, ideologie e valori per parteciparepienamente alla vita della comunità. Inoltre l’apprendimento nonoccorre – e non può occorrere – fuori dalle interazioni sociali. La cul-tura è un processo dinamico, che si forma e viene modificato dalleprospettive delle persone e allo stesso tempo forma e modifica le pro-spettive, le esperienze e le comprensioni delle persone.Una teoria molto interessante. Ma se è vero, come dice la pedagogi-sta americana Dorothy Nolte, che i bambini imparano ciò che vivono,come faremo a dare una nuova rotta al futuro dei nostri bambini inun Paese culturalmente ‘zoppicante’ dove il semplice insegnamentodella lingua italiana ha raggiunto livelli di scadimento inimaggina-bili (molti laureati spesso non sanno scrivere neanche al livello ditemino di terza media) – figurarsi poi l’inglese –, la televisione propi-

    primopiano La cultura è un processo dinamico, che si forma e vieneprimopiano>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

    10 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

    La bellezza di un bambinoLa foto di un bambino intento a stu-diare, di notte, su un marciapiede,sfruttando l’illuminazione di unlocale. Daniel Cabrera, questo il nomedel bambino, è di Manila, Filippine.Per lui, studiare in quel luogo, è nor-male. Ma la sua foto, scattata da unastudentessa, Joyce Torrefranca,postata su facebook ha fatto il girodel mondo. Le luci che illuminano iquaderni, sono quelli di un unMcDonald’s. Il personale conosceDaniel e la sua famiglia perché si fer-mano spesso lì davanti. Il post è sem-plice, dice: “Ispirata da un bambino”.Un storia di straordinaria ordinarietàche colpisce e viene condivisa in milio-ni di click. E gira che ti rigira, arriva suBayanihanproject.com che è un sitodi crowdfunding e attiva la campa-gna di raccolta fondi “Raccolta fondiper l’educazione di Daniel”.E come per le fiabe di Andersen e deifratelli Grimm, le storie più bellenascono dalla realtà.

    I mestieri del futuro non esistono: c’è sicuramenteun lavoro che è finito, quello legato alla carriera e agli scatti dianzianità, all’occupazione unica di tutta una vita. Insieme allenuove generazioni, a partire dalla scuola, dobbiamo impararea essere ‘job creator’: il lavoro si crea

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    Ottobre è il mese che, da 23anni, la LILT dedica allacampagna nazionale ‘NastroRosa’. Campagna interamentededicata alla prevenzione deltumore al seno, con lo scopoprincipale di sensibilizzare ledonne sull’importanza estremadella prevenzione e della dia-gnosi precoce dei tumori dellamammella. Si richiede alledonne uno sforzo in più: il tumo-re sempre più spesso anticipa

    ed è, pertanto, necessario sotto-porsi alla mammografia eall’ecografia mammaria acominciare dai 40 anni e, inalcuni casi, dai 35 se c’è familia-rità. A disposizione delle donne,397 punti LILT, diffusi in tuttaItalia, rimangono per tutto ilmese aperti per visite senologi-che gratuite e per controlli dia-gnostici clinico-strumentali. Tragli obiettivi, anche quello dioffrire garanzie a quel 30% di

    donne che manifestano il tumo-re in età giovanile e produttiva(il 29% dei casi coinvolge, infat-ti, donne giovani, tra i 24 e i 44anni) e che si vedono escluse daiprogrammi di screening gratui-ti, previsti dal SistemaSanitario Nazionale solo per ledonne che hanno varcato lasoglia dei 50 anni. Ma in cosaconsiste la ‘prevenzione’ appli-cata al cancro al seno e qualisono le iniziative dedicate alle

    salute Ottobre è il mese rosa della campagna’ Lilt for women 2015’>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

    La prevenzionesalva la vita

    “Come ogni anno – spiega il presidente della Lilt di Napoli, professor AdolfoGallipoli D’Errico – torniamo a ricordare che circa il 35% delle patologieoncologiche rinviano a un errato regime alimentare: la prevenzione è lo stru-mento migliore per mettere i tumori all’angolo e sconfiggerli”

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    nno

    l’unico motivo che induce a farsicontrollare. Né avere familiaritàcon persone malate di tumoresignifica che, necessariamente,ci si ammalerà dello stesso. Nonci si può più trovare di fronte apazienti, spaventatissime, che sirecano a 14/16 anni in senologiaperché la mamma ha avuto untumore. I controlli devono essereeffettuati, ma nel rispetto deitempi e dell’età. Altrimentiragazze asintomatiche continue-ranno a vivere tutta la vita nelladrammatica attesa della com-parsa del tumore. Ricordo chel’età minima per un primo con-trollo al seno e per un’ecografiamammaria, in assenza di sinto-mi, non deve essere anteriore ai25/30 anni. Prima di questa età,quello che si può fare è, appunto,seguire corsi come quelli orga-nizzati dalla LILT, raccoglieremateriale informativo e capirecome si effettua un’autovisita.Ovviamente, l’autopalpazionenon può sostituire il medico ouna visita specialistica. Deveintendersi come mezzo per cono-scere il proprio corpo in modoche, eventuali modificazioni,possano essere avvertite imme-diatamente”.

    Che risposta ha, da partedelle donne, un mese di cam-pagna?“Abbiamo iniziato a riceveretelefonate da giugno, cioè quan-do la campagna non è ancoraconfermata, e che, al momento,abbiamo prenotazioni fino alprossimo gennaio. È vero che lacampagna dura tutto il mese diottobre, ma in sezioni come lanostra, che è molto grande emolto seguita dai nostri soci(circa 19.000), essa non si esau-risce ad ottobre, ma continuafino a pieno soddisfacimento di

    Il ‘big killer’ dei tumori Il tumore al seno resta il 'big killer' numero uno per le donne, registrando un incremento dovu-to all'allungamento dell'eta' media della popolazione femminile e all'aumento dei fattori dirischio. Da recenti dati e studi si stima che in Italia siano circa 46.000 i nuovi casi annui di car-cinoma mammario. L'aumento dell'incidenza del tumore al seno è stata pari a circa il 14% negliultimi 6 anni e, in particolare, per le donne tra i 25 e i 44 anni l'incremento è stato del 29% circa.Oggigiorno, spiega Francesco Schittulli, presidente della Lilt, le nuove tecnologie diagnosticheconsentono di poter individuare lesioni millimetriche in fase iniziale quando il grado di mali-gnita' e' basso e il processo di metastatizzazione pressoche' nullo, aumentando cosi' la probabi-lita' di guarigione che oggi si attesta all'87%. Risultati impensabili solo 30 anni fa, quando ilcancro al seno era considerato incurabile con percentuali di guarigione del 40-45%".

    Tra le donne colpite da tumore, il cancro al seno è la malattia oncologica che si manifesta piùfrequentemente. Con un'incidenza di 1 caso su 8, infatti, rappresenta il 29% di tutti i tumoriche possono colpire il sesso femminile. È causato dalla riproduzione incontrollata di alcunecellule della ghiandola mammaria che si trasformano in cellule maligne. Nonostante il can-cro possa formarsi da qualsiasi tessuto del seno, quelli più frequenti nascono da celluleghiandolari (o dai lobuli) o dalle cellule che formano la parete dei dotti. Queste, hanno lacapacità di staccarsi dal tessuto che le ha generate per invadere i tessuti circostanti e, coltempo, anche gli altri organi del corpo. Una donna che si ammala di tumore al seno, indipendentemente dallo stadio, si deve sotto-porre a un intervento chirurgico per rimuovere i tessuti malati. Nelle forme iniziali di tumore(stadio I e II) e nei casi in cui è possibile, i medici ricorrono alla chirurgia conservativa: siasporta tutta la parte interessata dalle lesione, ma si salva il seno. Le forme più avanzate delcancro vengono trattate invece con la mastectomia radicale modificata, una tecnica che pre-vede l'asportazione dell'intero seno, della ghiandola, del linfonodo sentinella (cioè quelloche drena la linfa dell'area in cui è situato il tumore) e di tutti i linfonodi sotto l'ascella. Siacon la chirurgia conservativa che nei casi di mastectomia è prevista la ricostruzione del senoe, in entrambi i casi, dopo l'intervento, sarà un'attenta valutazione personalizzata a determi-nare quale sia la terapia più efficace da seguire: radioterapia (per proteggere la restanteghiandola mammaria dal rischio di recidiva locale o dalla comparsa di una nuova neoplasiamammaria), chemioterapia o radioterapia abbinata all'uso di farmaci inibitori.Nonostante la medicina abbia compiuto passi da gigante, non è possibile tracciare un identi-kit della donna che si ammalerà di cancro al seno. È però possibile individuare diversi fattoriche potrebbero favorire o influire sull'insorgere della malattia: in primis, l'età. Più del 75%dei casi si riferisce, infatti, a donne al di sopra dei 50 anni. Ma anche la familiarità - ovveroun legame consanguineo con una persona colpita da tumore al seno - è causa della stessamalattia per molte donne (5-7% dei casi). Un uso eccessivo di estrogeni (gli ormoni femmini-li per eccellenza) può facilitarne la comparsa del cancro al seno, così come funo e obesità rap-presentano fattori di rischio. Nel nostro Paese si ammalano circa 45 mila donne , ogni anno.Cifra che, rispetto a sei anni fa, è in crescita del 16%. Ma un altro dato molto indicativo rive-la un aumento di casi tra le donne più giovani. Negli ultimi sei anni, un considerevole +29%è da riferirsi, infatti, proprio alle donne in età compresa tra i 25 e i 44 anni.La maggior parte dei tumori non dà segno di sé e non provocano alcun dolore, soprattuttonelle forme iniziali. Spesso, infatti, il dolore che molte donne avvertono al seno, è provocatosolo dalle naturali variazioni degli ormoni durante il ciclo. Uno studio effettuato su un cam-pione di quasi mille donne con dolore al seno, ha dimostrato, infatti, che solo lo 0,4% di essepresentava una lesione maligna. Nel 12,3% dei casi si trattava di lesioni benigne, come lecisti, e in tutti gli altri casi non vi era nessuna lesione. Quindi, solo mediante mammografia oecografia mammaria (a seconda dell'età della donna che si sottopone al controllo), è possibi-le individuare immediatamente eventuali trasformazioni neoplastiche. Carla De Leo

    IL PUNTOsalute Nel nostro Paese si ammalano di tumore al seno circa 45 mila donne ogni a

    14 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

    donne colpite dalla malattia?Ne parliamo con ill ProfessorAdolfo D’Errico Gallipoli, medicoradiologo e Direttore delServizio di RadiologiaDiagnostica dell’Istituto Tumoridi Napoli che, dal 2004, rivesteanche la carica di Presidentedella Lilt della sua città, impe-gnandosi attivamente verso lacreazione e la diffusione dellacultura della salute.

    Professor Gallipoli, a chi èrivolta la campagna e cosasignifica diffondere la cultu-ra della prevenzione?“La campagna è rivolta ai socidella LILT e, in particolare, alledonne più giovani. Si tratta diragazze che accompagnano sem-plicemente le madri o di giovanidonne che, quando vengono danoi, sono probabilmente alla loroprima visita. In questi casi lavisita deve essere un’occasioneper fornire spiegazioni e infor-mazioni. Noi, infatti, d’accordocon i nostri oncologi, ci rendiamodisponibili il più possibile versoqualsiasi tipo di chiarimento.L’obiettivo della campagna èproprio quello di sensibilizzareal tema del cancro al seno e sen-sibilizzare significa favorire laconoscenza. Andando anche asfatare delle preoccupazioni avolte ingiustificate. Capita spes-so che molte donne abbiano unavisione leggermente ‘alterata’del problema. Il nostro scopo è diriuscire a trasmettere che ‘pre-venzione’ non significa fare unavisita perché è bene farla unavolta all’anno. Ma vuol dire: “Iovado a confermare che mi sentobene e che sto bene”. E moltedonne lo stanno capendo. Lodimostra la continua crescitadella cura, dell’attenzione e delgrande ritorno nei confronti di

    iniziative come la nostra”.

    Per le giovanissime, invece?A quelle ragazze che, cioè,non devono ancora sottopor-si ai controlli, quali iniziati-ve destinate?“Per le ragazze molto giovaniorganizziamo degli incontri -patrocinati dall’Ufficio Scola-stico Regionale e in collaborazio-ne con il Dipartimento di senolo-gia dell’Istituto Tumori diNapoli. In queste occasioni, ilProvveditore, i Medici e iRadiologi forniscono una serie diinformazioni a studentesse scel-te tra varie scuole. Particolareattenzione viene rivolta all’auto-visita. Si spiega cosa sia, qualesia il periodo migliore per farla ein che modo si debba fare. Vieneanche chiarito alle ragazze cosasia il concetto di familiarità. Un

    concetto che include solo alcunimembri di un nucleo familiare.Non di rado, infatti, accade che amolte donne affette da neoplasiamammaria, non sia stato comu-nicato con esattezza questo con-cetto di familiarità. Concetto chepoi le mamme continueranno atrasmettere in misura errataalle figlie. Per questo siamo con-vinti dell’importanza dell’azionedi sensibilizzazione, informazio-ne e prevenzione. Altrimenti sicontinueranno a perpetuare epi-sodi in cui ragazze di 16 annivivono con il timore di un cancro(e della morte) incombente per-ché una lontana parente è stataaffetta da neoplasia mammaria.O che devono già iniziare a farsicontrollare, solo perché sonodonne. Sicuramente la familiari-tà può assumere un ruolo fonda-mentale, ma non deve essere

  • 17 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

    umori che possono colpire il genere femminile>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

    diagnostico nell’arco di una gior-nata. Gli operatori dell’IstitutoPascale e della Lilt da qualcheanno portano avanti un progettoambizioso ‘Dal curare al pren-dersi cura’. Nel periodo di recu-pero post-operatorio, ad esem-pio, sono previsti degli incontricon uno psicologo e con un esper-to in terapia shatzu. Riteniamoche questo metodo sia di grandeefficacia: il paziente avverte unasorta di protezione, non si senteabbandonato e, contemporanea-mente, riceve anche più stimoli.Tutti ingredienti fondamentali

    per un recupero veloce. Inoltre,sosteniamo anche altri progetti.Uno, in particolare, che è anchecostosissimo, lo riteniamo moltoambizioso e di grande utilità:ogni giorno - tranne la domenica- facciamo consegnare ai pazien-ti quattro quotidiani differenti.Questa operazione, oltre a crea-re un diversivo e un motivo disvago, ha dato risultati positiviinaspettati. Con il pretesto discambiarsi il giornale, moltedonne hanno avuto la possibilitàdi conoscersi e di fare amicizia,di raccontare e confrontare leloro storie. In questo modoabbiamo favorito molte amicizieche, nel tempo, si sono ancheconsolidate”.

    Avete in programma qualco-sa anche per le donne che sirecano da voi per le terapie?

    “Si. Un’iniziativa premia ledonne madri. La strutturadispone di una ludoteca a dispo-sizione dei figli delle pazienti odelle donne che devono sempli-cemente effettuare una visita dicontrollo. Molte, infatti, vengonocon i loro bambini. Questo, sem-pre per favorire un clima diste-so, affinché non si accumuli ulte-riore tensione. Esiste anche unaltro progetto, molto simpatico,che si chiama ‘Trucco e parruc-co’. La parte ‘trucco’ avviene ognimercoledì, nel reparto di che-mioterapia (che si effettua solo

    ambulatorialmente, tranne laprima seduta), dove un espertovisagista insegna alle donnecome truccarsi, consiglia loro icolori e i prodotti più indicati, inbase alla pelle di ognuna di loroo ai punti del corpo da valorizza-re. Ma anche come ci si truccadurante la chemioterapia.All’inizio c’era molto scetticismo.Adesso lo attendono con ansia.La parte del ‘parrucco’ consiste,invece, nel dare in prestito unaparrucca alla paziente, pertutto il periodo della chemiote-rapia e fin quando non sarannoricresciuti i capelli. Noi siamoriusciti a comprare diverse par-rucche grazie ai fondi raccoltidurante iniziative di beneficen-za. Sappiamo che il loro costo èelevato e che, se una personadovesse comprarle per sé, pro-babilmente non ne avrebbe la

    possibilità. Così, noi le diamoin prestito. E loro, in cambio, siimpegnano a riportarcele lava-te, pulite e sterilizzate.L’attenzione per le donne e perla loro sensibilità è sempremolto presente. Ma devoammettere che, anche quandonoi della LILT chiediamo fondi,troviamo sempre molto soste-gno, affetto e disponibilità.Forse anche perché io stessosono sempre riuscito a farmidare aiuto. Sono ‘ultras’ dellalotta contro i tumori. E so esse-re molto persuasivo”.

    Si può fare qualcosa perridurre il rischio di amma-larsi di tumore?“Si, si può e si deve fare. Ilmondo occidentale, in particola-re, oggi ha bisogno di capire eseguire principalmente 3 cose:- Sana alimentazione- Sì a legumi, vegetali, pesce epoca carne.- Niente fumo e poco alcol, soloquello a bassa gradazione (vino,birra ecc).- Attività fisica. Bisogna abban-donare un po’ le automobili emuoversi. Occorre camminareperché, non solo aiuta a viveremeglio, ma ridurrebbe l’inciden-za dei tumori e delle malattiecardiovascolari intorno al 20%.Ma per perseguire questi obiet-tivi, occorrerebbe anche un pattocon le multinazionali, affinchéinizino a produrre cibo il piùsano e il più vicino possibile aquello che farebbero le mamme.Purtroppo il poco tempo che oggile persone hanno a disposizione,gioca a favore dell’industria e lacrisi economica favorisce un car-rello della spesa più attento alcosto che alla reale qualità di ciòche viene acquistato”.

    CARLA DE LEO

    salute Con un'incidenza di 1 caso su 8, quello al seno rappresenta il 29% di tutti i tu>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

    16 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

    tutte le chiamate. Nei nostri 6ambulatori, aperti 4 giorni a set-timana, i medici prenotano unavisita ogni 10 minuti. Fissiamolimite di prenotazioni a un mas-simo di 20 persone al giorno.Questo perché desideriamo cheogni donna disponga del temponecessario non solo per effettua-re la visita, ma anche e soprat-tutto per ricevere consigli, infor-mazioni o per avere risposta aipropri dubbi. Perciò la campa-gna prosegue anche nei mesisuccessivi, per dare a tutte lapossibilità di essere visitate ”.

    Quali sono, secondo lei, imotivi di questa grande par-tecipazione?“Sicuramente il fatto che ledonne siano diventate semprepiù attente e abbiano compresoquanto sia importante muoversiper via precauzionale, ha giocatomolto a vantaggio delle aderen-ze alla campagna Lilt. Le perso-ne hanno iniziato a considerarel’Ente un vero punto di riferi-mento. Ma la fiducia è fruttoanche della grande disponibilitàdei nostri medici che, voglioricordare, lavorano come volon-tari. Inoltre la nostra quotaassociativa, che è più ‘vicina’ allepossibilità economiche dellagente, rispetto ad altre soluzio-ni. Se si pensa, ad esempio, che ilnostro Sistema sanitario garan-tisce screening gratuiti solo alledonne over 50 e che, contempo-raneamente, negli ultimi anniabbiamo assistito a un vertigi-noso aumento dei ticket, è faci-le intuire come questa situazio-ne abbia determinato, inevita-bilmente, delle disparità diaccesso alle cure sanitarie.Anzi, in molti casi, si tratta divere e proprie esclusioni. Inquesti tempi, sono molte le

    donneche preferiscono rinunciare

    ad effettuare i controlli a causadelle difficoltà economiche”.

    Un monitoraggio ad ampiospettro. I risultati?“Stiamo assistendo a una cresci-ta esponenziale della quota deicasi di T1 (primo stadio di uncancro al seno). Mentre il T2, ilT3 e il T4 sono, invece, diventatistadi più rari. La maggior partedei casi di cancro viene, quindi,scoperta, nel T1 (al massimo nelT2), che è un tumore ancoramolto aggredibile. Si pensi,infatti, che più del 90% delledonne affette da tumore in fase1, guarirà. Per questo dicevo cheè triste che una donna debbadecidere se fare la mammogra-fia o portare la cena in tavola. Esono proprio questi i casi che cifanno paura. Perché, laddoveuna donna presentasse unaforma tumorale in fase iniziale,la rinuncia alla visita potrebbefar avanzare il tumore e compro-mettere le possibilità di guari-gione. Quando invece si sarebbepotuti intervenire immediata-mente per affrontare e debellarela malattia”.

    Cosa succede quando unadonna scopre di avere ilcancro?“La reazione è fisiologica.Ovviamente la parola ‘tumore’suscita immediatamente paura.Di infarto si muore di più, ma iltumore genera panico. Allabase dei timori, ovviamente cisono le incertezze legate alfuturo: “Cosa accadrà doma-

    ni?”, “Chi si occuperà dei mieifigli?”, “Quanto soffrirò?”. Perquesto alle visite è presenteanche uno psicologo.L’argomento è molto delicato. Eva trattato con accortezza,garantendo il giusto supportopsicologico”.

    Cosa prevede il vostro pro-gramma di recupero, dopoche una donna malata dicancro si è sottoposta all’in-tervento ?“All’Istituto Tumori di Napoli(come credo anche nelle altrestrutture), cerchiamo di non farvivere l’evento in maniera trop-po traumatica. Pertanto, ancheper quanto riguarda l’ospedaliz-zazione, cerchiamo di ridurremolto i tempi. Le donne che ven-gono operate da noi, in genere,hanno completato tutto l’iter

  • progetto ha visto negli anniciclo-raduni consolidati daincontri culturali, spettacoli,tavole rotonde sostenuti epatrocinati dalle Unversità deiluoghi raggiunti oltre che daenti e istituzioni. La nascita delcosiddetto ciclismo culturale hapermesso di rafforzare l’incon-

    tro tra il movimento del corpo eil movimento della parola, chediventano una sorta di viaggionei luoghi dell’anima e del ter-ritorio in cui viviamo.Raggiungere il benessere delcorpo pedalando e allo stessotempo poetando è possibile,sicuramente questa esperienzapuò garantire dei benefici dalpunto di vista sia della saluteche per una crescita culturalecollettiva. Si tratta di tappeciclistiche amatoriali non com-petitive, con annessi eventi cul-turali poetici e non solo, nonmancano le occasioni di con-fronto e incontro, oltre a unapprendimento e un arricchi-mento delle proprie conoscenze.Nel 2013 oltre al ciclo-raduno èstato realizzato anche un for-mat radiofonico, Love, peaceand bike che ha ospitato poeti,musicisti, ciclisti e professioni-

    sti di ogni genere. Ogni manife-stazione negli anni ha seguitodei principi di coordinamento,attraverso progressive adesionicon eventi autonomi e correlati,gestiti in autonomia sul territo-rio. Ogni iniziativa proposta èstata indirizzata a un’unica eorganica manifestazione, dove

    è primario l’incontro tra ciclistie poeti, nel rispetto dell’am-biente, della storia, del ciclismoe della letteratura.A chiudere il ciclo di questiincontri la pubblicazione diCicloInVerso Poesia inBicicletta, che racconta tutte letappe e i suoi trenta autori. Nelvolume è incluso un saggio sul‘900 tra bicicletta e letteraturadi Plinio Perilli e una sezione èdedicata al cicloturismo lette-rario di fine ‘800 con la figura diOlindo Guerrini. Una serie diprogetti nati da un’idea origi-nale. Ne parliamo con EnricoPietrangeli, promotore e orga-nizzatore di CicloInVerso.

    Enrico Pietrangeli, lei è ilpromotore di un progettoinnovativo e ambizioso.Come è nata l’idea?“Ambizioso…Forse, se l’aspi-

    19 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

    titive con annessi eventi poetici>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

    razione è riconsiderare emettere insieme, tra le altrecose, talune radici dei cantas-torie, l’originaria tradizioneorale della poesia ma soprat-tutto quel ruolo mitopoieticoche il ciclismo, insieme almelodramma, ha dato al nos-tro Paese permeando cam-panilismi e classi sociali; diun ambire, quindi, alla condi-visione per quanto inun’Italia caratterizzata dauno spiccato individualismo,ben radicatosi a partire dalladissoluzione dei regniromano-barbarici, tale sì dasviluppare il genio nei secoli,ma da esportazione e quasimai meritorio in patria se, infin dei conti, si emigrava conil rispettivo fardello di sogniprima ancora che per ragionieconomiche. Innovativo nellamisura in cui il riappropriar-si di ruoli e di tradizioni ciappartiene e sono le nostreradici, parte di una storia chenon è da celebrare bensì piut-tosto da intendere comememoria sedimentata evivente, che segna il passo inun futuro possibile attraver-

    Il binomio bicicletta e cultu-ra non solo è insolito, maanche piuttosto originale.Ispirato dal ciclo-poeta OlindoGuerrini, il progetto prendeforma nel 2003 per compiersinel 2007, attraverso un format

    in Romagna che esordisce inSicilia nel 2008 con il SiciliaPoetry Bike. Promotore di que-sto particolare format è EnricoPietrangeli, appassionato dibici e poesia, che è riuscito acreare diverse edizioni di

    CicloInVerso, proseguendo conCicloPoEtica da Torino aVenezia ripercorrendo il Po nel2010, CicloInVersoRomagnanel 2011, CicloInVersoEmiliacon Umbria e Ischia nel 2012 eCicloInVersoRoma nel 2014. Il

    iniziative Vivere la cultura attraverso tappe ciclistiche amatoriali non compe>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

    18 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

    Enrico Pietrangeli è il promotore di un format unico nel suo genere,che unisce poesia e ciclabilità: ‘CicloInVerso’. L’iniziativa ha raggiun-to diverse città italiane , portando negli anni artisti, poeti e ciclisti acondividere insieme esperienze culturali, sportive e di vita

    Alice projectCicloinverso:e la poesia ‘pedala’

  • Emergency è nata 20 anni fa per offrire cure gratuite e di elevata qualità alle vittime della guerra e della povertà.Da allora abbiamo assistito oltre 6 milioni di persone grazie al contributo di decine di migliaia di sostenitori che hanno deciso di fare la propria parte per garantire un diritto fondamentale - il diritto alla cura - in alcuni dei Paesi più disastrati al mondo.Aiutaci con l’attivazione di una donazione periodica (RID): tu scegli che cifra destinare a Emergency e con quale frequenza e noi potremo pianificare al meglio il nostro lavoro e mantenere la nostra indipendenza.

    Consulta www.emergency.it per scoprire come si fa.Fai la tua parte. Stai con Emergency.

    EMERGENCYwww . e m e r g e n c y . i t

    for Emergency

    sando la rispettiva contempo-raneità. Un percorso dunquearticolato e che parte dallafigura di Olindo Guerrini,che ha ispirato tutto questo.”

    Come sono state strut-turate le diverse tappenelle città che avete rag-giunto? Quali le difficoltàmaggiori nel coordinare iciclo-raduni per la poesiain bicicletta?“Con l’impegno e il tempo liberodi quanti, credendo nel proget-to, hanno voluto contribuire arenderlo fattibile sulla base dicircostanze e di collaborazioniaccordate. Naturalmente le dif-ficoltà, soprattutto sul pianologistico e dei mezzi a dispo-sizione, non sono mai mancatecome pure, a sopperirle, c’èstata tanta passione, buonavolontà e l’arte di arrangiarsiche hanno fatto sì che il lavorosvolto abbia sempre suscitatoadeguato interesse e parteci-pazione.”

    Hai anche realizzato unlibro, pubblicato daEdizioni Controluce, doveraccogli le narrazioni dellevarie edizioni svolte, manon solo: nel volume trattianche la poesia sul temadella bicicletta. Ci parli diquesto lavoro editoriale?

    “Sì, ho curato un libro per uninsieme di concomitanze chelo hanno reso possibileinsieme al materiale manmano raccolto nel corso deglianni. Non solo una testimoni-anza per quanto svolto, masoprattutto lo spirito e leradici per quanto realizzatosotto la determinate spintapropulsiva di un saggio brevesul ‘900 in bicicletta chePlinio Perilli ha voluto dedi-carmi e che, naturalmente,ha trovato posto nel libroinsieme ai numerosi con-tributi prevenuti e incontratisulla tematica preposta.”

    Avremo una futura edi-zione di CicloInVerso?“Non c’è mai stata nessunacertezza per un futuro,soprattutto per quanto nascespontaneamente, per unamore disinteressato tantoper la poesia quanto per labicicletta. Eppure con «Cicloinverso e diverso / altra ruotagirerà sul verso», metaforadella vita ed essenza di unesistere che, comunque vada,non potrà mai prescinderedal divenire attraverso unmovimento «nell’incompiutogiro di una pausa / in attesadi un moto perfetto».”

    MICHELA ZANARELLA

    iniziative Un successo decretato dalla volontà e dalla passione>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

    20 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

    CicloInVerso,poesia in bicilettadi Enrico PietrangeliEdizioni Controlucepagg. 208, 16.00 euro

    Un libro che nasce spontaneamente,non programmato, sulla spinta inne-scata dall’incontro del 27 giugno 2014a Monte Compatri, in occasione di unriuscito cenacolo ciclo-poetico giunto acoronare il sogno di un progetto, quellodi vedere poeti e ciclisti raccordarsinella forza espressa tanto dal pedalequanto dal verso dando consistenza aquell’antico retaggio che da sempre, siapure inconsapevolmente, li vede insie-me. Un progetto che è anche un work inprogress, pedalando tra appunti, arti-coli, cronache e poi ancora continuandocon altre note in contrappunti, tra libe-ri pensieri, idee e prose, stravaganze ememorie, brevi saggi e tanta, tantapoesia, orbene ciclo-poesia a due ruotein un viaggio che continua, qui comealtrove, attraversando la mitopoiesi delciclismo per cicliche corrispondenze chetornano In-Verso.

  • Come d’abitudine, l’artista girava per le strade diFirenze portando sempre con sé un quadernodestinato ad annotazioni e schizzi su alcune intui-zioni dedotte dall’osservazione del mondo circo-stante, passando dalla prospettiva all’anatomiadalla botanica alla biologia. Egli fu un vero e pro-prio uomo del Rinascimento.Qual è allora l’aspetto che lo differenza dai suoi

    contemporanei? Egli era estremamente versatile

    e nel continuo passare da un campo e l’altrodel sapere riusciva a eccellere con egual ardo-re e passione.Non era uno studente sistematico, la continuascoperta era il frutto di una instancabile e irre-frenabile curiosità a sperimentare nuove teoriein ambiti del tutto differenti tra loro, come adesempio la luce, la paleontologia e i dispositivisottomarini. L’incarico di ingegnere di cortenella Milano degli Sforza (1482) costituì l’op-portunitàà per progettare sistemi difensiviall’avanguarda per il Castello Sforzesco: unponte che poteva far crollare davanti al nemicoe una specie di lanciafiamme.Per un altro grande uomo di battaglia, CesareBorgia, egli disegnò apparecchi dalle potenzialitàdavvero innovative per quegli anni: il carroar-

    aordinario pittore>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

    23 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

    Si chiama 'Being Leonardo', la app che entra

    nel mondo del genio in 3D

    Entrare nella mente di Leonardo Da Vinci eosservare la realtà conla sua originale visione del mondo. Un’esperienza alla portata ditutti grazie a 'Being Leonardo', un'app su cui scorre in manierainterattiva l'intera vita del genio del Rinascimento, dagliambienti in cui visse alle sue avveniristiche macchine ai celeber-

    rimi dipinti. Visti anche attraverso un visore per la realtà aumenta-ta. Lanciata in contemporanea all'apertura a Palazzo Reale a Milanodella più grande mostra dedicata al genio vinciano, Being Leonardo- progettata da Applix e Skira - consente diverse esperienze di frui-zione grazie a una 'timeline', cioè una tavola sinottica che organiz-za tutti i contenuti divisi per vita, opere, idee, eventi e personaggi. Nella sezione dedicata alle idee di Leonardo, ad esempio, si speri-menta l'accesso al suo mondo attraverso le straordinarie invenzio-ni, i disegni, i codici e i dipinti. Le scene reali e immaginarie dise-gnate dal genio diventano visioni a 360 gradi e in realtà virtuale.Ecco come funziona:Tra gli ambienti realizzati si potranno visitare il refettorio delCenacolo di Santa Maria delle Grazie e alcuni celebri quadri comela Gioconda e L'Ultima Cena. La sezione più straordinaria è quelladelle macchine e invenzioni ricostruite in 3D. I modelli tridimen-sionali sono raccolti in grandi ambienti immersivi come canali,città, natura, il cantiere, la battaglia, il volo. Il progetto multime-diale è complementare al percorso Being Leonardo a PalazzoReale. on l'app pensata per il : Indossando un visore Samsung Gear VR i visitatori sono stati pro-iettati in una esperienza 'immersiva', tipo videogioco.Un’esperienza virtuale amplificata molto simile all’essere nellamente di Leonardo e vivere il suo mondo a 360 gradi. F.B.

    In&app

    Adistanza di secoli il pensiero del genioLeonardo da Vinci è ancora di grande attua-litàà, tutto ciò è dovuto alla sconfinata fiducia delfiorentino nei confronti dell’umanità. Se si riper-corrono i suoi manoscritti o si viaggia tra le sueopere è davvero un arduo compito voler circoscri-vere tali invenzioni a categorie specifiche, infatti,si puòò ben dire che è stato molto piùù di un sem-plice precursore. Egli arrivò a comprenderel’evoluzione della scienza e della tecnologia delnostro secolo. Leonardo da Vinci è una delle figu-re più importanti del Rinascimento e ha cambiatoradicalmente non solo la storia dell’arte, ma l’at-tenzione alla scienza e allo studio dell’anatomiaumana. La sua storia inizia dalla cittadina diVinci in Toscana, quale figlio illegittimo di unnotaio, Pietro e di una contadina, Caterina.Proprio il mancato matrimonio dei genitori hapermesso a Leonardo di sfuggire dalla certa car-riera da notaio e di seguire la propria passione.Fuori dai canoni di una formazione tradizionale, ilgenio fiorentino passava molto tempo davanti allafinestra a osservare fiori e animali poiché era ani-mato dall’idea che la natura fosse la miglioremaestra di vita. Il paesaggio è stato sicuramente

    arte La figura di un grande visionario, abile ideatore di congegni divenuti oggi realtà e stra>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

    22 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

    MagicoLeonardo

    Il grande inventore toscano èuna figura tanto cripticaquanto affascinante, che anco-ra oggi, grazie alle sue nume-rose intuizioni, suscita lacuriosità di studiosi e appas-sionati: una genialità ricono-sciuta in tutto il mondo

    per Leonardo d’ispirazione per la sua produzioneed evoluzione, tanto da alimentare il suo piùùgrande sogno: far volare l’uomo come un uccello.Tale lunga e assidua osservazione aveva portatoLeonardo alla convinzione che il volo seguisseprecise leggi matematiche e che l’uomo potevariprodurle possedendo tutte le capacitàà motorienecessarie. Il suo sogno ricorrente era quello dicostruire una macchina che imitasse il volo degliuccelli e per far ciòò, dal 1495 fece indossare delleali ai suoi assistenti. Tale studio non si concretiz-zò, in quanto Leonardo non riuscì a trovare lamodalità giusta per dare potenza alle sue macchi-ne volanti. Deluso e amareggiato, il genio toscanosi concentrò sui pipistrelli e descrivendone il voloplanato, fu in grado di tracciare un macchinariosimile a un elicottero.

  • igazione, un salvagente, lo sci d’acqua, una maschera subacquea e uno scafandro>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

    Portare da Vinci a Singapore

    Organizzata dalla VenerandaBiblioteca Ambrosiana e dallaFondazione Cardinale FedericoBorromeo, in collaborazione conl’ArtScience Museum di Singapore,‘Da Vinci: Shaping the Future’ haportato per la prima volta nelsudest asiatico i disegni originalidi Leonardo dal Codice Atlantico.Merito anche di un gruppo di gio-vani italiani che ne hanno curatol’aspetto multimediale

    Organizzata dalla Veneranda BibliotecaAmbrosiana e dalla Fondazione CardinaleFederico Borromeo, in collaborazione conl’ArtScience Museum di Singapore, ‘Da Vinci:Shaping the Future’ è un viaggio attraverso icapolavori di Leonardo da Vinci. La mostra haportato per la prima volta nel sudest asiatico dise-gni originali di Leonardo dal Codice Atlantico,facendo scoprire al pubblico questo immenso teso-ro conservato presso la Biblioteca Ambrosiana.Una mostra che ha avuto un enorme successo dipubblico. Merito anche della realizzazione multi-mediale che porta la firma di gruppo di giovaniitaliani. Si tratta dei creativi della ‘OLO creativefarm’, la ‘fattoria creativa delle favole’. Max DePonti, Mattia Amadori e Andrea Corti, tre ragazzicomaschi classe 1979 che, dopo la laurea in designdella comunicazione al Politecnico di Milano e altermine di tre differenti percorsi professionali epersonali all’estero, hanno realizzato il loro comu-ne sogno di costruire qualcosa insieme, lavorando

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    mato dotato di cannoni su tutti i lati e una primi-tiva mitragliatrice.Le sue invenzioni non avevano quale unico carat-tere distintivo quello militare, Leonardo amavaanche analizzare l’acqua e a tal proposito i suoischizzi rivelano nuovi sistemi di navigazione, unasorta di salvagente, gli sci d’acqua e unamaschera subacquea con tanto di abbigliamen-to da immersione molto simile all’odierna muta.Non è importante sapere se tali scoperte vennerodavvero realizzate, ciò che davvero colpisce delgenio di Leonardo è la sua dote di grande visio-nario e abile ideatore di congegni divenuti oggirealtà; si guardi al paracadute o alla biciclet-ta disegnata nelle sue componenti principali eprovvista di catena (considerato da alcuni unfalso per l’uso della matita di grafite). Leonardoaveva giàà in mente i moderni androidi, quan-do invia alla corte di Francesco I di Francia, unleone meccanico in grado di camminare senzaalcun problema.Nell’ultima parte della sua vita Leonardo era piùinteressato alla scienza che all’arte e in particola-re al corpo umano (dissezionava i cadaveri). Daimanoscritti è noto l’episodio della lunga e pazien-te attesa dell’artista toscano davanti il letto dimorte di un centenario, con il fine di chiarire lecause di una morte così serena. In seguito alla dis-

    sezione del corpo dell’anziano, Leonardo riportauna testimonianza che può considersi la primadescrizione dell’arteriosclerosi.Oggigiorno, gli schizzi e le criptiche teorie hannoacquisito una forma concreta nelle riproduzioni di150 opere realizzate con i materiali dell’epoca(legno, cordame, stoffe e metallo) dall’aziendaNiccolai di Firenze, al fine di esporre in via per-manente la più grande collezione (privata) di mac-chine del genio a livello mondiale. Per poter vive-re pienamente l’esperienza delle opere e del pen-siero del Maestro del Rinascimento, vi sono alcu-ne esposizioni permanenti sparse per l’Italia: i 40modelli dedicati al volo, alla guerra, all’ingegneriaidraulica e meccanica a Venezia presso il campo diS. Barnaba, al più grande museo tecnico- scienti-fico in Italia “Leonardo da Vinci” nell’anticomonastero di San Vittore al Corpo a Milano,l’esposizione “Il genio di Leonardo da Vinci”divenuta permanente a piazza del Popolo a Roma.Le istituzioni culturali delle due prestigiose cittàitaliane, Roma e Milano, hanno promosso duran-te quest’anno diverse importanti esposizioni:“Leonardo da Vinci- l’Autoritratto” (23/06 -03/08/2015) a Palazzo Caffarelli e “Leonardo daVinci – Il genio e le invenzioni” (30/04/2009 -30/04/2016) all’interno dello storico Palazzo dellaCancelleria a Roma. Per quanto riguarda Milano,“Leonardo da Vinci” (da poco conclusa) aPalazzo Reale e la mostra interattiva“Leonardo3- il Mondo di Leonardo”(1/03/2013 - 31/10/2015) nelle Sale del Re traPiazza e la Galleria V. Emanuele II.Per conoscere la complessitàà di Leonardo daVinci artista, inventore e scienziato, alcuni stu-diosi e artisti hanno fondato nel 1993 nel suopaese natale, il Museo ideale Leonardo daVinci. Un’opportunitàà per studiosi e non diapprofondire e rileggere una figura, troppo spes-so legata alla leggenda e agli stereotipi che alcontesto rinascimentale.La strabordante creatività del poliedrico artistatoscano ha superato i confini nazionali per sbarca-re in esposizioni internazionali a Vienna, Dubai,Abu Dhabi e Singapore.La straordinaria somiglianza tra i disegni e levisioni moderne, potrebbe indurre l’uomo di oggi aimmaginare Leonardo quale viaggiatore versodimensioni parallele a bordo di una macchina deltempo, magari inventata proprio da lui!

    SILVIA MATTINA

    arte Leonardo amava analizzare anche l’acqua e i suoi appunti rivelano nuovi sistemi di nav>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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  • ni che attraverso dei giochi, hanno potuto intera-gire con le teorie sviluppate da Leonardo, riuscen-do a conoscerle e a capirle meglio”.Mattia Amadori: “Abbiamo anche lavorato allacreazione di altri video legati alle diverse inven-zioni di Leonardo. Sulla pittura abbiamo ideatouna scomposizione a livelli: una sorta di viaggioall’interno dei suoi dipinti”.

    Vi ritenete soddisfatti del vostro lavoro?Max De Ponti: “Quel che preferisco del nostrolavoro è proprio il fatto che siamo continuamentestimolati da sfide sempre nuove. Nello specificodella collaborazione con la Biblioteca Ambrosiana,siamo orgogliosi di aver potuto partecipare attiva-mente a un progetto così bello e importante. Cheè stato sicuramente anche molto faticoso e impe-gnativo e che ci ha veramente portati a lavoraregiorno e notte. Dire che ci riteniamo soddisfattisarebbe però un errore: forse per la natura stessadel nostro lavoro, non ci sentiamo mai soddisfattipienamente. Probabilmente è proprio questo checi spinge a cercare di migliorarci sempre e a faredi più. Sicuramente siamo fortunati, perché fac-ciamo un lavoro che ci piace e che svolgiamo conpassione. Questa è già una grande soddisfazione”.Mattia Amadori: “Sono pienamente d’accordocon Max: ogni progetto rappresenta una nuovasfida e ci regala una nuova emozione. Ma emo-zionarci è anche una necessità: perché se nonsiamo noi i primi a emozionarci, non possiamopensare di emozionare gli altri”.

    Com’è nata la ‘OLO Creative Farm’?Max De Ponti: “Io e i ragazzi ci conosciamo sindall’adolescenza e tutti e tre abbiamo studiato‘Design della comunicazione’ al Politecnico diMilano. In realtà, il desiderio di costruire qual-cosa insieme lo abbiamo sempre nutrito. L’ideadella ‘OLO’ è arrivata però dopo la laurea, alritorno da differenti percorsi all’estero: ci siamoreincontrati a Como e abbiamo deciso di prova-re a fare qualcosa di nostro. All’università, gra-zie al coinvolgimento in esperienze e progetticomuni, avevamo potuto sperimentare come,oltre all’amicizia, tra noi ci fosse anche moltoaffiatamento sul lavoro”.Mattia Amadori: “Confermo quanto dice Max.Ed è stata proprio questa stima reciproca che ciha spinti a provare a metterci in gioco e a lan-ciarci in un’avventura tutta nostra, piuttosto

    che inscatolarci nel solito tran tran di stage, for-mazione e tirocini”.

    A chi si rivolge il vostro lavoro?Andrea Corti: “Il nostro studio lavora tanto sullaricerca e lo sviluppo di soluzioni nuove e alterna-tive. Ciò significa che inevitabilmente il target èmolto ampio e vario perché ci confrontiamo conprogetti molto diversi tra loro. Sicuramente èrivolto a tutte quelle aziende o privati che hannonecessità di fare qualcosa di innovativo”.Max De Ponti: “Lavoriamo a 360° su tutto ciòche è comunicazione: dai ‘mapping’ e ‘projectionmapping’, alla realizzazione di video o video clipmusicali. Ma in ogni caso, cerchiamo sempre direalizzare progetti creati ‘su misura’ del cliente”.

    Dall’ideazione alla realizzazione di un pro-getto: che tipo di processo mentale seguite? Mattia Amadori: “Il nostro è sempre e innanzi-tutto un lavoro di squadra. Quindi, partendo daun’idea o da una suggestione che uno di noi puòaver avuto su un determinato progetto, ci si mettetutti insieme a tavolino a lavorarne l’ideazione. Avolte l’input può derivare anche dallo stesso lavo-ro di ricerca e di studio, che è una fase imprescin-dibile per il nostro intervento. Ma ciò che restainvariato è che tra di noi c’è sempre un grande

    andava a unire due aspetti: quello didattico-museale e quello più ludico e d’intrattenimento”>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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    con le idee, la fantasia, la comunicazione e, soprat-tutto, con l’innovazione.I loro interventi spaziano dalla progettazione erealizzazione di video o videoclip musicali, a ‘map-ping’ e ‘projection mapping’ sulle più differentiscenografie: e che si debba proiettare su un paio diocchiali – vedi il video creato per il marchio Police– o sulle facciate dei palazzi – come ad esempionel caso della proiezione in 3D sull’architettura diVilla Olmo a Como, in occasione del ‘vernissage’ edel ‘finissage’ della mostra di ‘Boldini e La BelleEpoque’ – i ragazzi non si tirano mai indietro.Anzi: il confrontarsi con i più disparati settori econ la messa a punto di tecnologie ‘ad hoc’ e sem-pre all’avanguardia, è motivo costante di input esuggestioni diverse e stimolanti. Che li ‘costringe’a considerare e ad affrontare ogni giorno unanuova e avvincente sfida.Prestigiosi ‘brand’ italiani e internazionali, cosìcome artisti del calibro dei ‘The Muse’,‘Afterhours’ o ‘Rita Pavone’, sempre più spesso sirivolgono al loro genio creativo.L’arma del loro successo? Idee fresche e innovati-ve, la tenacia nel realizzarle, ma soprattutto lafiducia nel lavoro di squadra. Dall’ideazione allarealizzazione di un’idea, puntano molto sullaforza di un ‘team’ affiato. Non è quindi un caso sela Biblioteca Ambrosiana li ha coinvolti nell’alle-

    arte “Con la mostra di Singapore ci siamo cimentati per la prima volta in un progetto che a>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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    stimento della mostra ‘Da Vinci: Shaping the futu-re’. Ma chi sono realmente Max De Ponti, MattiaAmadori e Andrea Corti? E cosa significa per lorolavorare con le idee?Lo scopriremo nell’intervista che di seguito vi pro-poniamo.

    Cos’ha significato per voi la collaborazionecon la Biblioteca Ambrosiana? Mattia Amadori: “È stata ed è fondamentale.Prosegue tuttora in previsione di altri progetti.Precedentemente avevamo già avuto esperienzelavorative nell’ambito museale. Ma prima di que-sta mostra la maggior parte del nostro lavoro erasempre rimasto legato all’intrattenimento. Inquesto caso, invece, ci siamo cimentati per laprima volta in un progetto che andava ad uniredue aspetti: quello didattico-museale e quello piùludico e di intrattenimento. Indubbiamente pernoi costituisce un importante riconoscimento alnostro lavoro. Ma, prima di tutto, ci ha dato ungrandissimo stimolo creativo e ci ha messi di fron-te a una importante sfida”.Max De Ponti: “Sfida che a posteriori possiamodefinire vinta: è stato rilevato che la mostra suLeonardo da Vinci a Singapore è quella che haregistrato in assoluto il maggior numero di pre-senze. Un successo che possiamo considerare unpo’ anche nostro”.

    Il vostro intervento in cosa si è concretizza-to?Andrea Corti: “Per la prima volta nella sua sto-ria, la Biblioteca Ambrosiana dava in prestito aun museo estero delle opere e alcuni fogli de ‘IlCodice Atlantico’ di Leonardo. Trattandosi di unprogetto che li avrebbe legati a un Paese asiatico,dove tecnologia e innovazione sono presenti ovun-que, l’esigenza di sviluppare una parte multime-diale è risultata immediatamente indispensabile.A questo punto siamo stati contattati noi della‘OLO’ che, dall’ideazione, alla realizzazione, allaproduzione, abbiamo curato tutti gli aspetti dimultimedialità. Nello specifico, il nostro interven-to si è concretizzato nella realizzazione di anima-zioni e video esplicativi delle teorie di Leonardo, diun ‘mapping’ sull’ultima cena – con le stesse tec-nologie che usiamo per le proiezioni sui palazzi,abbiamo sviluppato un lavoro di riproduzione del-l’opera all’interno di una sala della mostra –.Abbiamo creato degli applicativi rivolti ai bambi-

  • Il borgo di Sàrmede, provin-cia di Treviso, conta 3.200anime. Un paese circondatoda i boschi, in un territoriintriso di leggende millena-rie. Già a parlarne così, ci siimmagina un paesaggio dafavola. Cosa che deve avereun qualche fondo di verità se,trent’anni fa, l’illustratoreboemo Stepan Zavrel decisedi restarci a vivere fino allamorte,avvenuta nel 1999.

    Don Alberto Rocca, quantarichiesta di Leonardo daVinci c’è nel mondo?“La richiesta è molto alta: siain Europa che in Oriente.Come Pinacoteca Ambrosiana,nell’ultimo anno abbiamo

    organizzato anche due mostre,una a Singapore e l’altra aTokyo, che per la prima voltanella storia portavano i lavoridi Leonardo da Vinci nel sud-est asiatico. Fatto che, con-giuntamente al grandissimosuccesso riscosso dalle esposi-zioni, dimostra come l’interes-se per questo genio italianosia forte e vivo”.

    Su quale aspetto del suoeclettico genio e della suaproduzione artistica vienemanifestato maggior inte-resse?“Tutti gli aspetti dell’opera diLeonardo da Vinci suscitanointeresse. Ma, soprattutto inOriente, stiamo osservando

    una particolare attenzionesull’aspetto tecnologico. ASingapore, ad esempio, dovel’intera mostra era incentratasulla figura di Leonardo inge-gnere, architetto, musicista epittore, abbiamo notato comeil fascino predominante loesercitasse l’aspetto scientifi-co della sua produzione. Ilquale, tra l’altro, è proprioquello sul quale bisogna ripor-re la maggior prudenza e atten-zione, dal momento che abbia-mo riscontrato – e non di rado –letture facilmente fuorvianti espesso anacronistiche dei suoilavori, per esempio in afferma-zioni tipo: “Leonardo da Vinciha inventato l’elicottero”.

    Che importanza rivestonooggi gli innovativi mecca-nismi inventati più di cin-quecento anni fa?“Innanzitutto, penso che l’at-tuale interesse per le scoperteleonardesche sia dovuto alfatto che noi viviamo in unasocietà che tende a privilegia-re le conoscenze tecnologiche.

    Don Alberto Rocco“Leonardo: un uomo

    del suo tempo, che piace ai giovani d’oggi”

    Cultura / Intervista al direttore della Biblioteca Ambrosiana di Milano

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    confronto. Questo aspetto rappresenta un circolovirtuoso: ti aiuta a capire sul nascere le criticità diogni nuova idea. Nel tentativo di provare anche aprevenire il più possibile i problemi che si potreb-bero incontrare nella realizzazione pratica”.Andrea Corti: “Esattamente. Perciò, stabilite eapprovate da tutti le linee guida di un progetto,cerchiamo di capire in che modo andremo a realiz-zarlo. In questa fase il lavoro viene ripartito tranoi e i nostri collaboratori: intercettate le diversee specifiche competenze in modo che le nostre sin-gole potenzialità vengano esaltate”.

    Che tipo di difficoltà capita di incontrare achi lavora con le idee?Andrea Corti: “Ogni progetto ha delle sue diffi-coltà intrinseche. E in lavori di carattere innova-tivo è molto facile che questo accada perché sitratta di iniziative che, magari, non sono maistate affrontate da altri prima”.Max De Ponti: “Spesso dobbiamo cimentarci concose completamente nuove, che per noi rappresen-tano delle vere e proprie ‘sfide’. Solo con l’espe-rienza, provando e riprovando, si può capire qualipossano essere le soluzioni migliori. Un momento‘arduo’ è quello in cui il progetto viene presentatoai committenti: far comprendere la nostra idea,ciò che sta dietro a un pensiero e perché sia impor-tante realizzarlo in quel modo, è molto difficile.

    Soprattutto se si tiene conto del fatto che non trat-tiamo mai progetti e soluzioni ‘standard’”.

    Quali sono le ‘muse’ a cui attingete peravere idee sempre nuove e interessanti?Max De Ponti: “Come accennava prima Mattia,facciamo innanzitutto tantissimo lavoro di ricer-ca, cui segue necessariamente una fase creativa,che si conclude in una fase pratica che riguarda larealizzazione tecnica di queste idee”.Andrea Corti: “Gli input poi possono provenireda qualsiasi direzione: dalla stessa fase di ricercao da un impulso nato dalle suggestioni provocatedalle varie fiere a cui partecipiamo, alla costantescoperta di novità. In ogni caso, trattando l’inno-vazione, cerchiamo di stare sempre al passo con itempi. Per noi è una necessità stare sulla crestadell’onda o quantomeno avere qualcosa di ineditosu cui poter lavorare. E svilupparlo per poter tro-vare una nuova applicazione”.

    Cosa significa per voi la parola ‘creatività’? Mattia Amadori: “Significa trovare forme sem-pre nuove di comunicazione che allo stesso temposiano emozionali. Riuscire a raccontare delle sto-rie – perché una grande parte del nostro focus èincentrato sull’essere narrativi – e non semplice-mente creare una serie di effetti che stupiscano”.Max De Ponti: “L’aspetto ‘fantastico’ ed emozio-nale è assolutamente fondamentale. Non a caso,quando dieci anni fa stavamo costruendo l’imma-gine dello studio, abbiamo pensato a un nome cherichiamasse il mondo delle favole. ‘OLO’ è infattiun riferimento ai sette nani: abbiamo preso inprestito la desinenza dei loro nomi (almeno di seidi loro). L’aggiunta del ‘creative farm’ voleva inve-ce unire, attraverso l’immagine della fattoriacreativa, un aspetto più terreno, dunque realizza-bile e concreto, a quello fantasioso. Come a dire: lefavole possono realizzarsi anche su questa terra”.

    Quanto contano creatività e buone idee perprogettare un futuro di successo?Andrea Corti: “Tantissimo. Le idee ma ancor dipiù la forza di volontà per portarle avanti e riusci-re a realizzarle: anche quando non si sa in chemodo si potrà concretizzare quell’intento, la volon-tà è un aspetto determinante. È fondamentaleavere delle idee. Ma se non le metti in pratica,finiscono col restare sospese nell’aria”.

    CARLA DE LEO

    arte “La fase creativa richiede molta ricerca preliminare”>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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  • Mentre materie come la storiastanno ‘perdendo fascino’, tuttociò che è scienza suscita unagrandissima attrazione. Mabisogna ricordare che, nono-stante il suo grande genio,Leonardo è un uomo del suotempo, che pur avendo dellegrandissime intuizioni, resta-va inevitabilmente legato allosviluppo tecnologico di quelperiodo, che non sempre pote-va supportare queste intuizio-ni. Oltretutto, non sappiamoquanto i suoi studi avrebberopotuto influenzare il dibattitoscientifico a lui contempora-neo, dal momento che molti deidisegni anatomici di Leonardorimasero sconosciuti a lungo.Per cui, è difficile capire cosaoggi sia ispirato a Leonardo.Penso però che il supportoattuale che lui può ancora daresia grande, ma senza sovradi-mensionare questo aspetto: eraun genio, ma collocato semprenel suo tempo”.

    Leonardo da Vinci fuoridalle mura della BibliotecaAmbrosiana: quali parame-tri deve rispecchiare unprogetto esterno?

    “Innanzitutto è necessario unprogetto che sia scientifico,qualunque sia l’aspetto che sivuol mettere in evidenza: chesia la pittura, l’astronomia ouna panoramica sulla suaintera produzione artistica.Perché il valore di una mostrarisiede nella sua capacità diapportare qualcosa in piùsulla conoscenza. Poi ovvia-mente occorrono tutte quellegaranzie di sicurezza che assi-curino protezione a un tesoroquale quello che Leonardo ciha lasciato”.

    Che valenza ha la promo-zione di un personaggiocome Leonardo da Vinci?“L’aspetto che forse più affasci-na di Leonardo è la sua polie-dricità: lui si è occupato di mol-tissime cose e di tutte inmaniera molto approfondita. È,in un certo senso, un personag-gio in continuo divenire: para-dossalmente, se oggi l’interesseper Leonardo verte soprattuttoper la sua produzione scientifi-ca, in realtà l’ambito sul qualelui ha esercitato la massimainfluenza è stata la pittura.Differenza che si è originata

    perché i pittori vedevano quelche produceva. Si pensi a cosasignifichi a Milano alla fine del’400 l’esecuzione de L’ultimacena, che segna pesantementetutto quello che è poi lo svilup-po artistico dei pittori contem-poranei. Questo non può esseredetto invece delle sue trovatescientifiche”.

    Da chi si compone preva-lentemente il pubblico chevisita le mostre suLeonardo da Vinci?“Il pubblico di Leonardo è unadelle più grandi sorprese, non-ché una delle cose che fa piùpiacere riscontrare, poiché ècomposto da tantissimi giova-ni. Proprio i giovani sono statialla base di alcune nostre scel-te, come nel caso della mostradi Singapore, dove, oltre aifogli del Codice Atlantico, sonostati esposti anche una seriedi modelli funzionanti, creatiapposta per la BibliotecaAmbrosiana da ingegneri eartigiani. Senza dimenticaretutto l’impianto multimedialerealizzato dai ragazzi di‘OLO’, pensato a completa-mento della comprensione deiprogetti. Questo aspetto è fon-damentale se vogliamo chel’interesse dei giovani siasempre crescente. Anche per-ché bisogna riconoscere che ifogli del Codice sono comples-si, sovente di natura meditati-va, se non addirittura rifles-sioni personali di Leonardo.Tutto il lavoro per renderecomprensibili e anche parlan-ti questi fogli non è solo affa-scinante, ma è anche unoscopo preciso che noi abbiamonei confronti delle nuovegenerazioni”.

    CARLA DE LEO

    arte “I fogli del Codice Atlantico sono complessi, sovente di natura meditativa”>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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    Don Alberto Rocca direttore della Biblioteca Ambrosiana diMilano mostra alcuni disegni originali di Leonardo da Vinci.

  • abbia aiutata a raccontare una vicenda personale di vanità>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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